La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


venerdì 9 ottobre 2015

Semplicemente me stessa

Who am I?

Bella domanda.
Di sicuro non lo so neppure io con precisione, fatto sta che son ciclista scarsa per passione ed amore, nuotatrice per diletto e runner per scappar via una volta ogni tanto.
Quando iniziai a pedalare sulle ruote grasse le stesse erano cosi rare che ti guardavano con sospetto e meraviglia al contempo ma presto si resero conto che con quelle ruote artigliate potevi andare un po’ ovunque, cosa che con una bicicletta normale non potevi fare. Perché ho iniziato? Per paura, per riscatto, per voglia di farcela dopo un brutto periodo di malattia che mi aveva lasciato cicatrici visibili sul corpo ed invisibili nell’anima, un anima che non ha voluto saperne di arrendersi e che, ancora oggi, non molla di un centimetro sebbene vi siano moltissimi motivi per iniziare a pensare ad andare in “pensione” dall’agonismo.
Andare in bici mi faceva star bene quando nessun farmaco riusciva a farmi stare in piedi e, poco alla volta, mi sono ritrovata a rincorrere ragazzi sulla ciclabile delle Torbiere, raggiungerli e superarli, con meraviglia mia innanzitutto e loro naturalmente. E da allora son passati 20 anni e sto ancora pedalando.
Le mtb per me è avventura, scoperta e voglia di esplorare; non so neppure io quanti km ho fatto in tutti questi anni, zaino in spalla, spesso da sola con le cartine in mano per capire dove girare ed andare, alcune volte con il mio più grande amico, Dado, che mi ha accompagnato praticamente ovunque in giro per l’Italia pedalando al mio fianco. Facevamo centinaia di chilometri senza parlare, dividendo borracce e barrette, fermandoci a far qualche foto nei punti in cui vedevamo scorci meravigliosi, cascate e fiumi in piena o picchi rocciosi sui quali salivamo con la bici in spalla arrancando, sedendoci poco dopo sulle sommità a guardare la valle sottostante sempre in silenzio, non volendo disturbare quello spettacolo immenso che è la natura.
E poi le gare arrivando tra gli ultimi ma col sorriso sulle labbra, i panini rubati ai ristori e le risate in compagnia, le decine di persone conosciute negli anni diventate amici a cui non potrei rinunciare. Le cadute, le botte e le escoriazioni portate con orgoglio come medaglie anche se con le lacrime agli occhi… tutto questo era ed è ancora la mia mtb!
Quante volte mi hanno chiesto “perché lo fai?” e non saper cosa rispondere se non “perché mi piace”. Oppure quando mi dicono “ …ma alla tua età…” storcendo il naso….. beh a loro non do neppure risposte, non è necessario farlo, solo loro che se le devono dare da soli, che devono capire cosa possa essere importante per loro stessi senza dover giustificare scelte o passioni ad altri che si fossilizzano su “usi e costumi” costruiti da una società che poco pensa all’individualità ma solo alla massa; io ho scelto per me stessa di stare bene con il mio io, cioè ciò che reputo importante.
E se questo star bene significa sudare ed avere il fiato corto per arrivare in cima ad una salita che sembra non finire mai, beh allora va bene cosi. Nulla mi appaga di più di un alba vista sul lago da Polaveno o di un tramonto visto dal monte sopra Sale Marasino, non vi è nulla di più bello di un lungo faticare sulla Valeriana o sulla strada di Zone per arrivare al Redentore in Guglielmo per pestare la neve quando a valle si gira ancora con le maniche corte.
Le immagini immagazzinate nella mia testa, nei cassettini dei ricordi del mio cervello, resteranno con me per sempre. Ho avuto la fortuna di pedalare in quasi tutto il nord Italia, in lungo ed in largo; ho visto la fantastica foresta nera in Germania dove i castelli che sbucavano tra i tronchi massicci facevano da contorno a paesaggi da fiaba e la fantasia faceva il resto, immaginando cavalieri in corazza su cavalli possenti e potevi davvero pensare di essere nel Medioevo tanto tutto pareva immutato; oppure ancora le montagne lungo la Costa Azzurra dove ho passato una settimana intera pedalando sui tracciati della Roc d’Azur in compagnia di migliaia di altri appassionati come me.
E come posso scordare le risate fino al mal di pancia quando, sempre in compagnia di Dado, mi son persa provando un percorso di gara e siam arrivati al traguardo del giro di prova che la gara era partita da un ora! O quando alla Aironbike Dado ha bucato e si è nascosto dietro ad una pianta per far pipi nel mentre passava il quad mandato da me a cercarlo visto che la gara era finita da mezz’ora e dicevano che sul percorso non c’era più nessuno? quasi interviene l’esercito pensando fosse caduto nel Po mentre lui era tranquillo al bar del paesino accanto a mangiarsi un panino perché quasi morto di fame….. ed ancora al ristoro di non so più quale gara dove abbiam bevuto un calice di Lambrusco e siamo arrivati cantando a squarciagola Mandolossa di Charlye Cinelli….
Questa è stata ed è la mia mtb, e di sicuro fin quando riuscirò a stare in sella ed avrò voglia di arrivare in cima ad una salita, a vedere l’alba o un tramonto o semplicemente per vedere se le nuvole corrono davvero quando sono più in alto sarà la mia filosofia di vita.

K. Pitton

martedì 6 ottobre 2015

6h di Urcis

Come si fa a non andare alla Urcis?
non posso non andarci, buttarmi nella mischia, provarci, bermi la birra al ristoro e star bene di testa per due o tre giorni!
Ed aspetto il post sulla pagina Facebook che dice che aprono le iscrizioni, mando il tutto il più velocemente possibile, prima iscritta ogni anno, categoria solitari cosi, se vado piano, non rompo le scatole a nessuno.
Gia il venerdì sera dopo il lavoro butto sacca e bici sul camper e mi avvio verso Orzinuovi e la frazioncina di Barco dove, da sette anni, parte questa bellissima gara che sembra una festa spettacolare di fine stagione per il mondo della Mtb.
Arrivo, parcheggio più o meno nello stesso posto di sempre, oscuro i vetri e mi avvio verso la zona check in dove ritiro numero e pacco gara; amici da salutare, battute da scambiare e poi mi rintano nella casetta su ruote in solitudine, leggo un poco, guardo la tivu, ceno pensando a domani, chiedendomi come altre mille volte "ma ce la farò"?
Il tempo scorre lento, sento altri arrivare e parcheggiare nella serata inoltrata accanto a me, ma io ormai sono in modalità off.
Mi sveglia il ticchettio della pioggia durante la notte, nulla di che ma mi abbatto, gia non vado, se poi trovo fango non vado del tutto... speriamo smetta va! e cosi sarà infatti. Le gocce si diradano man mano ed al mattino nuvole si ma pioggia zero.
Iniziano ad arrivare tutti presto, alcuni addirittura in autobus privato; macchine stracariche di bici, borse e ragazzi, furgoncini trasformati in piccole officine meccaniche, un sacco di facce sorridenti e la voglia, palpabile nell'aria che si respira, di mettercela tutta in quest'ultima prova dell'Endurance tour.
Sono indomabili questi ragazzi. Non vedo Charlye in giro e lo chiamo al telefono, lui è l'addetto al percorso ed oggi seguira la gara dei bambini nel campo che per tanti anni è stato il punto di partenza di questa gara atipica, con ristori fatti da birra alla spina e spiedo finale.
Ed è ora di mettersi le scarpette ai piedi, preparare la bici e provare a combinare qualche cosa.
I miei nuovi compagni di squadra hanno posizionato il gazebo sul percorso dove anche io potrò mettere le mie borracce o ciò che riterrò opportuno per la gara; loro vanno come treni, io faccio da vagone ristorante va che è meglio. Ed è ora di partire, tutti schierati al centro di Barco per la novità di questa edizione, un lungo giro di lancio che farà comunque parte della gara per poi immettersi nel percorso vero e proprio e pedalare lungo i 12 km che caratterizzano questa gara nel parco dell' Oglio.
E le prime pedalate portano le immancabili lacrime di chi ama la mtb alla follia ma che  ha poco o nulla più da dare a questo mondo se non qualche apparizione sporadica qua e la.
Potrei farlo ad occhi chiusi il percorso, fatto sia in un senso che nell'altro nel corso degli anni ancor prima che fosse la mitica Urcis! Solo i due nuovi single ricavati nel bosco mi mettono in difficoltà ma li faccio a piedi scusandomi mille volte quando penso di intralciare qualcuno.
Ma il lungo single storico, quello nel bosco, tracciato anni fa dai ragazzi della Sacheschinghem, battuto e durissimo tra le piante quello.... beh quello lo amo! largo abbastanza per far passare due bici per cui a chi chiama strada ed ha fretta non rompo le scatole. Quanto è bello ragazzi.
E poco alla volta finisce il primo giro con birra obbligatoria, il secondo idem e seconda birra... ed il terzo con relativa bionda... e basta per me.
Stanca, con le vesciche ai talloni perchè non più abituata alle scarpette rigide da ciclismo, con la schiena che fa un male cane mi avvio verso il camper e la rinfrancante doccia calda che lava via polvere e parte della stanchezza.
Poi la compagnia dei miei compagni al gazebo a far il tifo a chi corre ancora con le luci accese nella notte. Miky e Jeky che arrivano per stare in compagnia portando una torta al caffè che divideremo al tavolo dopo gara, le chiacchiere su tutto e tutti come amici veri che dividono passione e tanto altro.... e la serata va a concludersi poco alla volta fino a quando, tutti stanchi, si torna verso le macchine e si parte per tornare a casa. Ma quello che resta di questa giornata è la consapevolezza di essere parte di un gruppo, di qualche cosa di più grande, il piacere di aver riso e condiviso parole ed emozioni, pedalata dopo pedalata, goccia di sudore e manciate di polvere che hanno arrossato e colorato la pelle e che ci hanno resi uguali seppur diversi ma tutti, proprio tutti, col sorriso sulle labbra.
Alla prossima ragazzi!