La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


giovedì 19 luglio 2007

Rampi Night

Devo fare in fretta oggi pomeriggio, a casa di corsa a togliere la divisa e saltare in macchina, tutto è già pronto per andare a Preseglie, Val Sabbia.
Era stata Elsa, mia figlia, a portarmi questo volantino nero e rosso ed a chiedermi “ La fai questa mamma vero? Ci sono le salamine…”.
Quello che devo “Fare” è pedalare, e non mi costa poi cosi tanto visto che la mountain bike è la mia passione.
Un ora di strada ed ecco Preseglie e lo svincolo per il motodromo del Galaello, dove c’è il ritrovo di questa gara in notturna.
Ci sono già un sacco di ragazzi in giro in bike, provano il percorso ma io, guardando un paio di salite segnalate, decido di tenermi le energie per dopo, per la gara.
E’ una grandissima pista da motocross, mi dicono sia conosciuta a livello internazionale e vi vengono svolte gare molto importanti e le foto appese alle pareti della segreteria lo dimostrano: foto di campioni del passato e del presente con tanto di dediche ed autografi, poster e maglie personalizzate, immagini di facce sorridenti dopo le gare e foto di evoluzioni in moto pazzesche.
Ritiro il mio numero, il 119, lo attacco alla bike e via a pedalare per scaldarmi un poco le gambe. Arriva tanto in fretta l’ora della partenza e c’è sempre quel attimo, un paio di secondi non di piu, in cui lo stomaco si torce come in uno spasmo di paura, ma ti avvicini al nastro della partenza ed aspetti il via.
E’ la prima volta che parto in formazione “da cross”, tutti allineati in fondo ad un prato davanti a delle griglie di metallo che, quando si abbassano, danno il via.
Li lascio sfilare i ragazzi, davanti a me; c’è un imbottigliamento poco più avanti dove il circuito si stringe e poi si inizia a salire…su, sempre piu su.
Parecchi tratti li faccio spingendo la bike, sono troppo erti per me ma ,nonostante tutto, non mi va di fermarmi e tornare indietro e quando mi chiedono se voglio fermarmi un secco “no” è la mia risposta.
Piano arrivo in cima ed iniziano le discese in uno scorrevole single track, non troppo tecnico per la mia preparazione ed i chilometri scorrono sotto le ruote.
Vengo doppiata ad un certo punto dal primo in classifica, un campione, Ramon Bianchi, e cerco di non intralciare chi lotta per la classifica.
Sento da lontano la voce dello speacker che annuncia l’arrivo del primo, sento la musica ed il profumo delle salamele arrosto che, qualche volta, sono un ottimo doping…ti fanno andare piu in fretta.
Arrivo al traguardo trafelata ma con un braccio alzato: è la mia vittoria, arrivare sempre.
E trovo pure qualcuno che mi riconosce e dice “ Hey ti ho vista alla Iron Man di Idro..” ed ancora..” Bionda signora non mollare”.
Ripongo la bike, mi cambio velocemente e via a gustare il mio panino con la salamela che ho guadagnato pedalando mentre Elsa guarda meravigliata i ragazzi che fanno pazzesche evoluzioni con le bici da trail, su e giù da casse e sacchi ed ostacoli di ogni genere.
Poco dopo iniziano le premiazioni e mi fermo a guardare, premiano Alberto, il mio “capo squadra”, faccio un tifo da stadio, ma sento anche il mio nome tra le donne premiate: sono quarta.
Mi porto a casa una giacca antivento, una foto ricordo ed un applauso ma dentro di me porto molto di più: la voglia di fare, di esserci, la voglia di provarci, sempre.
Kathy Pitton