La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 30 ottobre 2011

Rally dell'Oglio



15° edizione, decisamente longeva come manifestazione sportiva.
Ne ho fatte tre o quattro delle precedenti edizioni e lo scorso anno, sebbene iscritta, mi girai dall’altra parte nel letto sentendo la pioggia battente che cadeva al mattino.
Stavolta no, ho deciso che lo faccio il Rally, bello o brutto che sia, ho voglia di pedalare… e cosi pensando mando l’iscrizione una settimana prima pagando 15 Euro anziché 10 perché come al solito capisco fischi per fiaschi.
Ma se facessi la brava qualche volta però…
Giovedì sera cena in agriturismo con i vecchi compagni di corso, cena a cui non rinuncerei per nulla al mondo e che si ripete a cadenza semestrale dal 2000…….e fin qua nulla da eccepire, era giovedì… però se poi replico il sabato sera a casa di un amico biker in Croce di Marone con altri 14 pedalatori mezzo fulminati come me, pasta al tartufo, tagliata ai ferri, salamine e spiedini e dolci di ogni genere ( quest’ultima parte è colpa mia che ho fatto 5 torte una diversa dall’altra), poi non puoi pensare la domenica mattina alle 5 e mezza di essere sveglia e pimpante nonostante l’ora dormita in più!
Nel sentire la sveglia mi è venuto male!
O mamma è già ora di alzarsi dal letto, ho la testa che gira per il mondo da sola, il the nella tazza di brontolo sembra farmi venire il mal di mare per cui non faccio colazione, butto la sacca sul camper e quasi dimentico la bike, mi infilo le scarpe da ginnastica, imposto il navigatore perché stamattina non sarei in grado di arrivare da nessuna parte e via, verso la bassa e Casalmorano, Cremona.
52 km passano veloci, la radio accesa col volume a tutta per stare sveglia, il pensiero che Lorena è già la ad aspettarmi con le mille cose da raccontare come sempre…insomma in poco più di 50 minuti sono li a cercare un parcheggio per il mio bestione senza dar fastidio a nessuno.
Al controllo tessere mi avvisano che ho pagato di più per cui non devo dare la cauzione per il chip, ho il mio numero in mano e cerco Lory che arriva puntuale con un amico da presentarmi.
La gara parte alle nove e mezza, il tempo scorre veloce per cui meglio non perdere tempo ed andare ad infilare scarpette e casco, tolgo Valchiria dal gavone e me ne vado a gironzolare in giro per scaldarmi un poco.
La nebbia rende tutto strano, soffice… si insomma hai quella sensazione di ovattato che sembra voler cancellare rumori e suoni, perfino i copertoni sulla ghiaia paiono avere un suono diverso.
Mentre me ne torno verso la zona di partenza un signore elegante mi chiama: “Signora dell’Iseo……”. Beh posso essere solo io quella che cercano no? Son qua da sola stavolta.
Mi fermo e chiedo che succede; è un giudice di gara, presente la volta scorsa a Bagnolo Cremasco e gentilissimo, chiede come sta la collega caduta la settimana scorsa, Silvana.
Sta bene grazie, si è ripresa, la botta al ginocchio è migliorata e credo che stamattina sia uscita in bike con degli amici.
È quasi ora di partire.
Noi faremo un giro di lancio di 6 chilometri poi ci immetteremo nel circuito vero e proprio di altri 26 con un totale di 32 km finali ( a me ne risulteranno quasi 4 in più all’arrivo ma tant’è..).
Partiamo al contrario degli altri e per un paio di minuti c’è stato un po’ di caos con bici girare a destra ed a sinistra senza saper bene da che parte girare, alla fine comunque tutto ok, un gruppo parte verso destra ed un altro verso sinistra; ci immettiamo su di un campo di pannocchie tagliate, robe da matti! Un saltellare a destra e sinistra e non andare avanti neppure a spingere e se uscivi dal tracciato delle bici davanti a te sprofondavi nel fango appiccicaticcio, quello che sembra mastice e non ti molla più.
Ciclabile poco dopo e via per strade bianche e sentieri.
L’ho presa con calma oggi, un po’ la nausea per i bagordi della sera prima, un po’ per il fastidioso mal di schiena che mi tormenta da tempo, la tattica di gara è pedalare senza tirare troppo e quel che viene viene.
Ricordo sempre i particolari di ogni percorso e di questo non dimentico di certo il lungo single track nel bosco e neppure quello lungo il fiume, una specie di Urcis lunga quasi il doppio!!
Bello, anche se un po’ “morbido” per il fango formatosi a seguito della nebbia che rende tutto umido e scivoloso.
Una pedalata dietro l’altra mi avvicino alla fine della gara e solo negli ultimi chilometri Fabio bionic man mi doppierà.
Supero alcuni concorrenti, giusto per convincermi che nonostante tutto la gara l’ho fatta bene e non sono arrivata ultima e via verso il traguardo dove mi aspetta una tazza di the bollente.
Quando arrivo è sempre la stessa cosa che penso… ecco, ce l’hai fatta Kate.
La vecchia leonessa ruggisce ancora qualche volta anche se azzoppata dal mal di schiena o dalla nausea per la serata pre-gara.
Il ristoro, le chiacchiere con Lory, il piacere di rivedere Elena Zappa sui campi di gara e sul podio, due parole con la vincitrice, Lorena Zocca, il saluto delle altre ragazze e le chiacchiere con i “ragazzi” bergamaschi dai baffi grigi della Lakota Bike, quello che ai profani di questo mondo sembra magari solo un caos più o meno calmo è il sale della mia attuale vita.
A volte mi dimentico i nomi delle persone che incontro e che mi chiamano e sono in imbarazzo non sapendo come rivolgermi loro ma un sorriso lo faccio volentieri e non è mai forzato, anzi fa stare bene anche me.
Me ne torno al camper dopo aver applaudito le ragazze a premio, le prime dieci, ed il mio 11esimo posto non è altro che un piazzamento ma va bene cosi perché il mio premio l’ho già avuto, l’essere qua, ancora e comunque.
Tornando a casa lungo la tangenziale, guidando con calma, penso che martedì mattina mi alzerò presto e magari una puntatina a Mantova la faccio, c’è l’ultima gara del Trofeo Assindustria di Matteo….
Quasi quasi un giro vado a farlo.

lunedì 24 ottobre 2011

Lago Gerundo


Non esiste da secoli per cui non mettetevi a cercarlo su Google che tanto non lo trovate!
È stato prosciugato dai Romani ed al suo posto ci sono campagne coltivate a granoturco e mais, quei bei campi che quando ci passi in mtb ti fanno tribolare di brutto saltellando di qua e di la come in un frullatore gigantesco.
Stavolta non sono sola in giro ma in compagnia di Giusy, Silvana ed Ezio.
Tre diavole rosse ed un friulano in trasferta alla conquista delle campagne cremonesi o questa era l’intenzione iniziale.
Accordateci da giorni, alle sei e mezza si parte da casa mia, Giusy ed io in camper e gli altri in macchina con destinazione bassa Lombardia e Bagnolo Cremasco; ci si iscrive li dalle sette e mezza in poi per cui nessun problema se si arriva un poco tardi.
La strada è silenziosa e buia, campagna scura e nebbiosa, un freddo pungente che ci fa chiudere le giacche anche durante il viaggio finché non si scalda l’ambiente e, chiacchierando del più e del meno, arriviamo a Bagnolo, parcheggio il bestione e si va alle iscrizioni.
205 malati di due ruote sono qua, nonostante il freddo e nonostante si scriva sulle riviste specializzate che la stagione delle ruote grasse sia finita, ma a noi non importa, si pedala eccome, freddo o non freddo, fango o asciutto, e lo si fa con la forza e la passione di sempre.
Ci danno anche un pacco gara non previsto, piccole cose che fanno piacere, un caffé caldo e due chiacchiere ed è quasi ora di cominciare a pedalare.
Il camper è comodo perché ci si cambia al caldo ed in un attimo eccoci trasformate da “ragazze” in biker con casco scarpette e guanti, guerriere per gioco e per qualche ora.
Una mezz’ora a pedalare attorno per vedere com’è la strada, 5 o 6 giri attorno al campo sportivo su quella che dovrebbe essere la pista di atletica ed è ora di schierarsi in griglia, divisi per categorie; oggi sono in veste di “capitana” della squadra femminile, non mi hanno risparmiato ne battute ne prese per i fondelli ma siamo tra amici ed il bello è proprio questo.
Silvana ha un attimo di strizza pre-gara ma la capisco, l’ho sempre avuta anche io per cui capisco benissimo come si sente; basta andare piano, non si deve dimostrare nulla a nessuno, segui il tuo ritmo ed arrivi, sempre.
Via che si parte.
Asfalto per un chilometro circa e poi campi, strade bianche e sentieri, scorrevole e veloce, compatto e gelato in alcuni tratti il terreno favorisce lo scorrere delle ruote; solo alcuni punti sono insidiosi, la discesa su di un argine con risalita appena dopo ed un pezzo di campo con delle buche da ribaltamento.
Il primo giro vola, Silvana davanti a me e Giusy già alla rincorsa delle prime, pedalo tranquilla sapendo e sentendo che stò andando bene, che le gambe girano e che la schiena non da fastidio.
Passo il traguardo ed inizio il secondo giro.
Sempre seguendo il ritmo del mio respiro mi accorgo che ho recuperato terreno, che il tempo mi sorride e sono contenta perché tutto sta andando per il verso giusto ma…..
C’è sempre un ma.
Strada bianca, ghiaia su di cui è meglio non frenare, curva secca a destra in un campo e mi trovo davanti Silvana, caduta malamente, con i soccorritori accanto…piange dal dolore e si stringe un ginocchio.
Mi fermo.
La gara non è più importante ora ma lei si.
È un amica, una compagna di squadra ed ha bisogno di aiuto.
Aspetterò con lei l’arrivo dell’ambulanza e solo allora riprenderò la mia corsa, nonostante abbia insistito perché partissi prima mi è parso giusto cosi.
Ormai la gara è andata ma nonostante tutto pedalo fino al traguardo sentendo in lontananza la moto scopa ma arrivo comunque e scopro di essere in classifica ad un giro dalle ragazze ed ottava di categoria.
Non è che sia cosi importante ma va bene cosi.
Giusy felicissima di essere 4° e meritatamente per di più ha un sorriso radioso e decisamente contagioso.
Recuperiamo la bici di Silvana che nel frattempo è stata portata all’ospedale di Crema per accertamenti ed Ezio la mette in macchina mentre io mi occupo di recuperare la sua tessera federale consegnata agli organizzatori dai giudici di gara.
Ezio parte di corsa verso l’ospedale con l’accordo che ci si sente poco più avanti per ragguagli e noi due diavole superstiti ci avviamo al ristoro dopo aver fatto la doccia.
Amici con cui chiacchierare del più e del meno, amici che non vedevo da tempo perché pedalano in circuiti diversi che chiedono cosa è successo alla componente del trio mancante…il tempo scorre veloce e ci chiamano per le premiazioni.
Entrambe portiamo a casa due scatoloni di formaggi assortiti offerti dallo sponsor della gara e sulla strada del ritorno saranno parecchi i compagni di squadra che ci chiameranno per sapere com’è andata la gara e la giornata.
Mi dispiace per il fatto che una di noi si sia ferita ma fa parte del gioco, della passione che ci portiamo dentro.
Quando arrivo a cara trovo la mia dolcissima ragazzina con gli occhi pieni di lacrime: ha visto morire in diretta uno dei suoi campioni, il suo idolo, il pazzo Sic dalla capigliatura impazzita ma dal sorriso disarmate e la domanda che mi ha fatto mi ha lasciata senza parole:
“perché si può morire a 24 anni per una passione mamma?
Perché si deve morire facendo qualche cosa in cui si crede ciecamente e che si ama alla follia?”

NON SO COSA RISPONDERE PICCOLA.
So solo che, a volte, si segue quella passione senza pensare perché ti prende il cuore e stringe, non facendoti vedere quale sia il limite da non superare e la fatalità purtroppo è li, dietro l’angolo, pronta a prendere quello che non si vorrebbe lasciar portar via ma non possiamo farci nulla.
Capisco che a 16 anni tutto questo possa sembrare assurdo e che solo da adulti si capisce che contro il destino non puoi combattere.
La mia giornata finisce cosi, cercando di consolare il mio piccolo angelo, la persona più importante del mondo per me e per oggi la mia Valchiria se ne starà in garage da sola perché Elsa è più importante.
Ci saranno altre giornate in sella, tra il fango, belle storie da raccontare, ma ora posso solo chiudere gli occhi e pensare a quella mamma, una donna che ha perso il suo piccolo, cercando di mandarle un pensiero, di esserle accanto nel suo dolore, tanto immenso da spaccare un cuore.
Il resto non conta nulla.

martedì 18 ottobre 2011

Oreum Cup_francigena Cup


Che nome strano.
Mi incuriosisce principalmente per il fatto che due miei amici, nell’estate appena trascorsa, hanno fatto un viaggio fantastico in bici da qua fino a Roma seguendo l’antica Via Francigena, definendolo il viaggio più fantastico mai fatto.
Li ho invidiati a morte mentre pedalavano lungo tutta l’Italia fino alla capitale e quando mi giungevano i loro messaggi, tutte le sere, con descritto dove erano passati e dove stavano cenando e si sarebbero fermati per la notte, pensavo che si, un giorno, anche io avrei fatto quella antica via….
Cosi, nel leggere di questa gara, non ci ho pensato un solo secondo e via che ci vado anche se ho appena fatto la crono ad Asola e sono un poco cotta.
Alle 5 è suonata la sveglia, camper a posto e pronto a partite, bike solo da caricare e, dopo colazione, via alla volta di Orio Litta in provincia di Lodi.
Il navigatore dice 130 km ed un ora e 15 minuti ma sarà ben diversa la storia; decido di seguire le sue indicazioni e mi immetto nell’autostrada a Rovato ma già mi suona strano il fatto che mi indici la Venezia e non Milano ma sono tranquilla.
Poco il traffico in giro di domenica mattina alle sei e mezza, accendo la radio ed ascolto la musica guardandomi attorno, è ancora notte ma inizia a schiarire e qua e la vedo chiazze di rosso nel cielo.. …speriamo non indichi la pioggia come fa quel vecchio detto popolare….rosso di sera……
A Brescia mi fa prendere la Cremona e via tranquilla……
Iniziano i banchi di nebbia ed è la prima volta dopo questa anomala e lunga estate; ad un certo punto l’autostrada sembra sopraelevata rispetto ai campi a lato e questi ultimi sono letteralmente sommersi dalla nebbia che lascia svettare solo le cime degli alberi come ad indicare la strada, li , testimoni muti delle bizzarrie di stagione.
Ed ecco la stranezza: sembra che la nebbia voglia “mangiarsi” un pezzo di strada e passare dal lato opposto passando sopra il guard rail ed il colpo d’occhio è davvero notevole, sembra un artiglio sollevatosi dal campo sottostante ed appeso al metallo che cerca di sollevarsi e passare dalla parte opposta, come a raggiungere la nebbia dall’altro lato… stranissima situazione.
Ma poco dopo iniziano i guai o meglio inizia la lunga gira volta di qua e di la passando più volte sotto lo stesso ponte!
Insomma ad un certo punto si esce dall’autostrada ma ci sono un sacco di svincoli nuovi di zecca che probabilmente non sono nella memoria del navigatore e che ovviamente non riconosce per cui, mi manda di qua e di la e mi ritrovo sempre allo stesso punto; nessuno in giro a quest’ora del mattino e mi innervosisco a tal punto da pensare adesso me ne torno a casa e vado a dormire!!!
Finalmente decido di mettermi a lato strada e di tirar fuori la mia vecchia e fedele cartina geografica e di tornare alla vecchia maniera, seguo le indicazioni, ripasso sul Po ( non ditemi perché sono finita quasi a Piacenza perchè non lo so) e finalmente ecco sto paese, Orio Litta appunto.
Arrivo fino in centro ma non trovo un parcheggio dove lasciare il bestione senza che dia fastidio ed allora me ne torno al parcheggio intravisto appena arrivata, è a circa un chilometro ma ho abbastanza tempo per farmi una camminata.
Arrivo al Bar Sport, faccio l’iscrizione e me ne torno al camper giusto in tempo per vedere passare un furgoncino che mi strombazza e vedo una mano fuori dal finestrino che saluta: chi sarà??
Mi vesto, tolgo la bici dal gavone e vado verso il centro e la partenza: ci sono sei gradi, un freddo dell’accidenti!
Meno male che l’olio riscaldante per le gambe funziona perché non ho portato i pantaloni lunghi e ringrazio la lucina che mi si è accesa stamattina facendomi buttare nella sacca la giacca pesante.
Ecco Grazia con suo figlio, era lei prima che mi salutava passando; due chiacchiere con lei e pochi altri visto che quaggiù non conosco quasi nessuno e mi faccio spiegare da lei quale sia la strada migliore da prendere al ritorno, cioè via Crema-Orzinuovi cioè esattamente quello che avevo pensato stamattina ma ho voluto dare fiducia alla tecnologia nuovamente e nuovamente mi ha fatto fare un giro dell’accidenti!
Grazia è gentilissima e mi invita a casa sua per il pranzo cosi sarei già per strada ma declino l’invito, vorrei essere a casa ad un orario decente oggi.
È già ora di partire, 4 giri da 9 chilometri.
Non conosco il percorso ma preferisco non provare nulla e fare il primo giro con calma e gli altri di seguito in base alle sensazioni del primo.
Le donne partono in fondo al gruppo ed a me va bene perché cosi so che non darò fastidio a nessuno.
Pronti via.
Strade bianche, campi arati, erba, tanta erba che mette a dura prova la mia schiena già malandata ultimamente e quegli strappi micidiali su per gli argini e giù poco dopo; avevo sentito dire di fare attenzione alla prima discesa ed arrivandoci capirò il perché… un ragazzo a terra, soccorso ed imbracato dai soccorritori e trasportato d’urgenza all’ospedale… il voler superare a tutti i costi su di un sentiero dalla pendenza del 30%, corto d’accordo, ma largo giusto per il passaggio di una bike e basta.
La farò a piedi quella discesa e la seconda anche poco dopo ma il resto in sella, a testa bassa, cercando di non cadere sulle pietre e sulla sabbia di quel sentiero sotto l’argine, un continuo saltellare che mette a dura prova spalle, braccia e schiena.
Alla fine del giro si passa all’interno di Villa LItta Carini, una spettacolare residenza utilizzata per cerimonie e meeting aziendali, sembra la reggia di Versaille .
Passaggio sotto il traguardo e via di nuovo.
Un giro dopo l’altro, la stanchezza che mi rompe il fiato e la sete che si fa sentire; ad un certo punto sento la campana dell’ultimo giro ma qualche cosa non mi quadra, non ho più visto Grazia, ne mi ha superato ne l’ho raggiunta, non capisco.
Vedrò al traguardo com’è la situazione, ora voglio solo finire la gara.
Ultimo giro, ultimi chilometri ed ecco la cosa che mi fa girare le scatole: io e tanti altri a dannarmi sul sentiero sotto l’argine ed ecco il furbone di turno che, bello tranquillo, si fa tutta la strada sopra l’argine stesso tagliando praticamente un terzo del percorso, arriva all’ultima discesa, scende per far vedere che almeno l’ultimo pezzo lo fa e si mette anche ad urlare chiamando strada: ”occhio…occhio…passo a destra.. e fammi passare cazzo…”!!
Ma pensa te sto qua, prima fa il furbo ed adesso vuole anche farmi mettere in parte per far passare lui…ma vedi bene di andartene a quel paese o intelligenza sportiva dell’altro mondo e stammi ben lontano altrimenti ti trito i maroni.
Chi era? Non lo so ma è facile saperlo, basta guardare la classifica, è arrivato una sola posizione avanti a me il mister.
Al traguardo purtroppo scopro che Grazia è caduta malamente e si è spaccata la spalla ed è stata portata all’ospedale con l’ambulanza, ne avrà per un mese; suo figlio mi sembra sereno però per cui significa che , nonostante la gran botta, era cosciente e sono più tranquilla anche io.
Max mi avvisa che hanno già recuperato la sua bike ed un compagno di squadra porterà il ragazzo e la bici a casa.. proprio non potevo venire a casa tua a pranzo Grazia vedi????
Guarisci presto ragazza che ti voglio rivedere in sella con me in qualche angolo di Lombardia ok?
La premiazione non si fa attendere molto, so che il secondo posto è mio ma mi dispiace non avere la mia amica accanto sul podio, stavolta ci saremmo state entrambe, assieme.
Spero sia per una prossima volta.
Saluto Fabio e quei pochi che conosco e riparto verso casa, seguendo la strada normale stavolta ed infatti, cartina alla mano e viaggiando verso Cremona prima, Crema poi, in un ora e 10 minuti sono arrivata mentre all’andata ho fatto il giro del mondo.
Bah che impiastro che sono.
Giuro che domenica prossima il navigatore non lo porto nemmeno e che a Bagnolo Cremasco arriverò comunque e, stavolta, sarò con altre diavole rosse!
Alla prossima.

lunedì 17 ottobre 2011

Crono Titici Energy Bike


Ed eccola di nuovo la crono di Matteo.
L’ho fatta lo scorso anno perché ero curiosa non avendone mai fatta una e di sicuro non manco stavolta.
Al mattino in giro con un gruppo per la Franciacorta a visitar cantine, alle 11.25 li ho imbarcati sul battello per l’isola e da li di corsa fino a casa, un cambio repentino da lady in tacchi e tailleur a ciclista, bike in macchina e via verso Asola e la bassa.
Non so perché non sono partita in camper, forse perché pensavo fosse tardi e con la macchina sono molto più veloce ma una volta giunta la mi sono resa conto che avrei avuto tutto il tempo per arrivare, parcheggiare e sistemarmi.
Comunque sia, sono qua.
Lo scorso anno, non capendo bene il sistema delle iscrizioni, mi ero pre-iscritta , cosi facendo sono partita praticamente un ora e mezza dopo il primo… stavolta ho aspettato fino alla fine delle iscrizioni e la mia ora di partenza risulta essere le 15.22.00.
Ok, alle 16 sarò già al traguardo, cambio veloce e sarò a posto.
Come sempre è bello perdere tempo tra chiacchiere con le ragazze presenti ed i tanti amici con cui scambiar battute ed informazioni sulle prossime gare.
Anche il Gliso oggi è tra i presenti e non solo in veste di fotografo ma di biker e mi piace rivederlo in sella; i volantini della sua gara del 6 novembre prossimo sono su tavolo dei giudici. ….si perché quest’uomo qua una ne fa e tre le sta progettando e sinceramente gli auguro un pienone alla partenza del Cross di Cortefranca!
Dai che tocca a me.
Il giudice scandisce il tempo con le dita della mano, cinque secondi, quattro, tre, due, uno e via che si parte sul sentiero tracciato dietro il capannone della Titici, la fabbrica di biciclette di Matteo and Co.
Il campo appena dopo è una specie di gigantesco frullatore dove saltello qua e la, strada bianca poco dopo e campi ancora … via via si pedala.
17 km dicono i volantini, a me ne risulteranno 19 alla fine ma comunque, essendo a cronometro individuale, combatti solo contro il tempo e null’altro.
Quando sono li, da sola, mentre pedalo senza nessuno attorno, penso che questo sia uno sport individuale per forza, cronometro o no perché combatti contro il tuo tempo e non contro l’avversario.
Certo anche lui è li a correre con te o contro di te, uno arriva primo, altri in mezzo ed uno ultimo, ma il tempo scorre per tutti allo stesso modo, un secondo dopo l’atro, un minuto dopo l’altro e vedi il tuo tempo all’arrivo sullo schermo che lampeggia e non si discute col cronometro.
Corri da solo e non puoi accusare nessuno di averti ostacolato, tu stesso sei l’artefice della tua performance, nessuno ti aiuta.
Arrivo al cartello dell’ultimo chilometro e sembra passato cosi poco dalla partenza; passo il traguardo serena perché ho fatto quello che amo di più, pedalare, il vento seppur gelido mi ha accarezzata e mi è piaciuto, come sempre.
Il ristoro è un inno all’abbondanza, spiedini di carne, panini, torte e focacce, the caldo e bibite per tutti ma ho freddo ed è meglio andare a cambiarmi.
La mezz’ora successiva passa tra chiacchiere e saluti e stò andandomene verso la macchina quando mi chiamano e dicono di aspettare la premiazione.
Il volantino dice che premiano i primi tre mentre ne premieranno cinque per categoria per cui premio anche alla qui presente Old Lady, foto ricordo e sorrisi.
Mia figlia sorride ogni volta quando arrivo a casa, mi chiede se vado a fare la spesa o a fare una gara in bike…..di solito non rispondo ma sorrido a mia volta.
Ora una calda doccia laverà polvere e sudore, pulisco Valchiria prima di riporla in cantina ma le olio la catena perché domani sarà un'altra storia…..

lunedì 3 ottobre 2011

Urcis 6h con variante Charlye alla Gliso Style


Rinuncio a tutto ma alla Urcis no!

Faccio carte false, prendo ferie sei mesi prima, mi do malata, scappo di casa col camper e la bici, qualche cosa mi invento ma non manco di sicuro a Barco a girar per il Parco dell’Oglio.
Iscrizione come solitaria cosi se vado piano non rompo gli schieramenti di squadra, camper pronto da due giorni, sacca a bordo e via, sabato mattina alle 10.30 sono già per strada
Da Rovato via Trenzano in poco più di mezz’ora sono ad Orzinuovi, da li a Barco 5 minuti basta seguire le frecce disseminate lungo la strada tipo briciole di Pollicino ed ecco laggiù l’arco rosso con scritto Arrivo, suono il clacson ad Ivan che, a dorso nudo come se fosse luglio, sta finendo di montare transenne e gonfiabili.
Parcheggio accanto al campo di calcio ed alle docce riservate agli atleti e in dieci minuti son già che cammino verso la zona arrivo e cambio, tutto un fermento di gente che va e viene, profumo di salamine nell’aria ed il camioncino di Charlye in mezzo alla strada e lui che sbuca da dietro un angolo!
“Kathy n’dom!”
Salto sul furgone tra cavi elettrici, sacchi di attrezzature varie, un caos che a confronto la mia machina è in ordine e via che si va verso Ivan ed i suoi gonfiabili… è mezz’ora che aspetta dei cavi e delle spine elettriche, uno scambio più o meno amichevole di “convenevoli” gentilissimi che fan si che le tre croci della Via Crucis li accanto si attorciglino attorno a loro stesse per non sentire….. ( ma sti due qua si amano alla follia lo so lo so) e poi via verso la zona cambio perché Charlye vuole farmi vedere la sua nuova creatura.
Entriamo nel Castel Barco e nel parco di questa vecchia villa padronale ci sono fettucce e transenne, una parte totalmente inedita del percorso, la creatura del Charlye appunto….una discesina di due metri stile parete, curva secca a sinistra e giù tra le piante sulle radici delle stesse, curva a destra e giù di nuovo per due metri da cardiopalma per saltellare poi sui solchi del campo dove è stato tagliato il granoturco da poco…ma non si seguono i solchi, troppo facile, ci si passa sopra di traverso che se mi porto una bottiglia di latte ci faccio il burro prima di sera.
Variante Charlye alla Gliso Style insomma!
Bella storia sta qua, meglio che la provi prima va che è meglio!
Mi dice che ci hanno messo un guado in mezzo al percorso, il ghiaione è stato allungato non poco e si fa un pezzo di bosco in più al ritorno ed allora decido che provo tutto domani, ho sei ore di tempo per memorizzare tutta la strada per cui al camper e mi preparo due forchettate di pasta.
Alle due e mezza c’è la gara dei bambini e non la voglio perdere , mi piace vedere i piccoli all’opera e chissà se alcuni dei miei Diavoletti si farà vedere oggi.
Alle due c’è un assembramento da paura, piccoli con il triciclo, alcuni con le bici con le rotelle altri seri con tanto di abbigliamento tecnico e la bicicletta quasi più bella della mia Valchiria, faccette sorridenti e divertite.
Alle due e mezza parte la prima batteria, un solo giro per i piu piccolini seguiti da genitori e nonni, tantissimi sul triciclo… uno spettacolo, alcuni bambini incitano i nonni a spingerli più velocemente e si arrabbiano pure se non corrono, bella storia ragazzi.
Dopo un ora e mezza sono tutti e 200 ( un gran numero direi) a far merenda al tendone del ristoro con tanto di medaglia al collo e maglietta ricordo; chissà se tra qualche ano saranno anche loro in sella ad una mtb qua a gareggiare nella 6h di domani o se ci porteranno i loro figli, è bello credere che sia cosi e che la tradizione di sport per passione passi di padre in figlio.
Alle quattro tutti in sella per partecipare al giro stile ciclo-pedalata turistica fino a Soncino seguendo le strade del Parco dell’Oglio preceduti da un camioncino delle guardie e seguiti da una macchina dei vigili e da un ambulanza.
A metà strada ci viene in contro il Sindaco di Soncino che ci accompagna fino al castello dove una guida ci farà visitare le sue mura; che bello questo posto, ha mantenuto intatte le mura perimetrali della rocca e della città, il parco ed il ponte levatoio sono stati ricostruiti solo parzialmente…il tutto condito con una serie di cavalli e cavalieri in costume medioevale perché questa sera c’è una rievocazione medioevale, fiaccole pronte per essere accese, catapulte cariche, drappi con gli stemmi delle casate e gualdrappe colorate.
Non me l’aspettavo, è stato coinvolgente.
Quando poi ho visto i vigili che stavano a guardia delle biciclette è stato il massimo… e si perché nessun biker lascerebbe la propria cavalcatura senza guardiano e vi erano delle bici nel gruppo che costavano tanto quanto un anno di stipendio, telai in titanio fatti a mano negli Stati Uniti, carbonio italiano fatto artigianalmente, le sospensioni più esclusive, ruote in carbonio che da sole costano più di una vacanza al mare per un mese….
Un bel assortimento di cavallini non c’è che dire.
Poco dopo siamo ripartiti alla volta della chiesa di santa Maria; io centro poco con le chiese in verità ma devo dire che non mi aspettavo di certo una bellezza del genere.
Fuori quasi anonima, solo una piccola statua sopra il portone d’ingresso ma dentro mi si è aperto un mondo di storia dell’arte incredibile! Non c’era un angolo senza un affresco e sebbene la mia conoscenza in materia sia piuttosto limitata mi sono seduta a guardare le pareti a volta e le nicchie a lato, un trionfo di colore tanto intenso da sembrare vivo; l’unica atipicità erano le seggiole di plastica al posto dei banchi tradizionali in legno, sembravano stonare nella grandiosità del contesto in cui erano inserite.
Dopo una ventina di minuti siamo ripartiti verso Orzinuovi per una strada diversa dalla precedente, sempre scortati dalle auto di servizio siamo passati di fronte al castello e poi verso la piazza dove ci attendeva la sorpresa della giornata: la banda schierata al completo e una serie infinita di tavoli imbanditi dalle associazioni di volontariato del paese, vi si poteva trovare di tutto!
Panini imbottiti di salumi, cioccolatini, dolci fatti in casa, crostate e torte salate dai sapori più disparati, biscotti e frutta e, naturalmente, da bere a volontà.
Certo che quando ci si mettono i ragazzi del Pedale Orceano e della Croce Verde le fanno in grande le cose!
Il ritorno verso Barco è stato moooooooooolto rilassato ed alle sei e mezza ero al camper a riporre Valchiria nel gavone ed a farmi una doccia.
Stasera c’è festa al tendone del ristoro, musica e cena in compagnia dei ragazzi dell’organizzazione, hanno preparato 200 porzioni di spiedo e c’è di tutto tra cui scegliere.
La serata passa che è un spasso tra risate e birra alla spina, la luce che salta in continuazione perché gli strumenti musicali succhiano più del dovuto ed allora si canta senza musica e c’è mancato poco che io e Charlye facessimo due giri di valzer sotto lo sguardo attonito di sua figlia Chiara e della moglie.
Certo che riescono sempre a farmi sentire a casa anche se non faccio parte della loro famiglia e per questo devo ringraziare le Signore, mi coinvolgono con le loro chiacchiere ed è piacevole passare del tempo con loro.
Mi raccontano anche che un mio raccontino è stato letto da Benedetti ai mondiali di Copenagen e, sinceramente, resto basita, non credevo che un qualche cosa scritto da me potesse essere letto in un contesto come quello, mi fa piacere davvero.
Alle 23 me ne vado a dormire anche perché io dovrei fare una gara endurance la domenica….
Chissà comè ma la domenica mattina arriva sempre troppo velocemente, le macchine vanno avanti ed indietro ed il parcheggio si riempie di bici e persone; arrivano le ragazze del trio Iseo’s women che partecipano alla gara e poco dopo vedo Michele Quaranta, altra maglia del G.C.Iseo… mi piace quando vedo i miei colori attorno, mi sento meno only rider anche se la mia gara sarà comunque in solitaria ma è quello spirito di squadra, quel legame invisibile che ci lega come gruppo di amici ed anche se nel mondo “di fuori” ci si vede poco all’interno di un evento che ci accomuna per passione ci sentiamo una grande famiglia.
Colazione con calma e la vestizione poco dopo, chip alla caviglia ancor prima dei pantaloncini per non dimenticarlo sul tavolino, casco in testa e borraccia piena da mettere su Valchiria ed eccomi pronta; mi sono posta uno obbiettivo, pedalare sei ore senza fermarmi se non per le pause pipì visto che bevo come un cammello assetato nel deserto e se poi sarà diverso beh vedrò lungo il percorso.
Rivedere Margherita Beltramolli dopo quasi due anni mi fa piacere, conoscere Denise di persona dopo anni su Facebook a condividere passione per la bike e pensieri e rivedere Morena in sella è una bella sensazione; le facce amiche sono tante ma molte sono quelle sconosciute, siamo in 513 oggi e non son pochi per una gara in pianura.
Il tempo scorre veloce, le undici e mezza si avvicinano ed è ora di partire; stile Le mans su quel terreno dove lo scorso anno presi una storta per cui a piedi e che corrano gli altri, non cambia nulla alla mia posizione in classifica.
Quando io inforco la bicicletta i primi stanno già sfrecciando lungo la strada bianca del percorso, ed al mio passaggio sotto lo striscione della partenza Ilario mi manda i saluti via microfono mentre la sfortuna ha abbracciato Eugenio facendogli rompere la catena a venti metri dal via.. certo che la sfiga è proprio sempre in agguato! Meno male che l’assistenza meccanica è efficiente e poco dopo riprenderà la sua gara a tutta.
Il percorso è leggermente diverso dallo scorso anno, un poco più lungo e la parte sulla ghiaia di fiume sembra non finire mai, la bicicletta che va dove vuole ed è sempre una bella battaglia lo stare in piedi senza cadere ma passerò sempre indenne da quel tratto.
I cartelli disseminati lungo il percorso sono ormai un must della gara, la ragazza con il posteriore in bella mostra mentre pedala mette in guardia che nel single track non si deve superare e star dietro a lei… se fosse reale ben pochi supererebbero, neppure io in verità se fossi un maschietto con tempesta ormonale in atto!
Il cartello successivo mostra sempre un bel fondoschiena in perizoma mentre pedala ma stavolta occhio alla sorpresa…..e si, perché appena dopo il ristoro con la festa della birra in corso dove al posto del the freddo e dei Sali trovi un bel boccale schiumoso servito da un ragazzone vestito stile ocktober fest ( e per inciso il fondoschiena nella foto era di un maschietto), trovi il guado… il guado!!!!!!!
Al primo giro l’ho fatto a piedi e nel mentre sopraggiungeva uno dei ragazzi che lo ha fatto a manetta col risultato di lavare me da capo a piedi e Matteo il fotografo con macchine fotografiche al completo!
A dir il vero non è che sia stato fastidioso più di tanto visto il caldo ma per le macchine fotografiche non so come sia stata….
Al giro successivo mi sono lanciata prendendo male le misure con il risultato di fare un doppio carpiato con bike al seguito, tuffo e bon!
Ma che mi sia successo anche al terzo giro, beh allora sono proprio impedita ma devo dire che ogni volta mi sono lavata via la polvere appiccicata addosso e poi cosi male non era in fondo.
Giro dopo giro mi sono divertita nel sentiero nel bosco che mi piace da sempre ed i ragazzi sono stati cosi bravi da riuscire a farcene fare un pezzo anche al ritorno; l’unica cosa che all’inizio è sempre filata liscia e stata la variante Charlye ma poi, complice la stanchezza ed il caldo, ho iniziato a non controllare bene in discesa ed ho preferito farla a piedi, tanto i due minuti in più non cambiavano la situazione.

All’ultimo giro, in compagnia di Reboldi Junior ( la fotocopia di nonno volante Naty senza barba), mi sono fermata ed una mezza alla spina me la sono bevuta anche io, tanto ormai ero arrivata, stanca morta ed accaldata da matti ma decisamente sorridente.
Parte di quel sorriso deriva dalle persone lungo il percorso che mi hanno incitato e chiamato per nome facendomi un tifo che mai avrei immaginato tantè che lo speaker ad uncerto punto mi ha chiesto, mentre passavo sulla linea di cambio, se avevo un Kathy fans club….ed una ragazza ha risposto per me… si si!
A me scappava da ridere, probabilmente sono talmente abituati a vedermi tribolare sui pedali che il tifo me lo fanno per solidarietà ma sinceramente mi fa tanto ma tanto piacere.
Perfino Sergio, a gara finita mi ha detto: ma tu quanto tifo hai….
Un paio di cose solo hanno guastato la festa, perché effettivamente una festa è stata fino alla fine:
un paio di “personaggi”, parlando a ruota libera al ristoro senza prestare molta attenzione al fatto che accanto ci fossero altre persone, presenti alla Urcis solo per il fatto che avevano annullato la “grandiosa e bellissima 24h di Milano” si sentivano un po’ spaesati essendo in mezzo a “tutti stì paesanotti”…. Allora ragazzi la prossima volta statevene a casa a gironzolare sul monte Stella anziché venir qua nel Parco dell’Oglio perché magari l’ossigeno delle nostre piante vi fa male abituati come siete a respirare gas di scarico e smog.
Non conosco la 24h di Milano vista la sua breve storia ma non mi permetterai mai di denigrare un organizzazione, di paese o metropoli che sia; se non ti piace l’ambiente fai a meno di venirci, lo sapevi anche prima di essere in campagna ma visto che tra i presenti vi erano ragazzi di Roma e perfino due dalla Sicilia e si sono divertiti da matti mi sa che loro hanno capito lo spirito della giornata, voi No.
Punto.
La seconda cosa è il fenomeno di turno.
Che poi la classifica parli per lui visto che è molto più giù della meta allora mi chiedo cosa diavolo pensa quando vuol superare a tutti i costi nel tratto dove non supera nessuno perché non si può????
Ne ho fatti passare decine, anche sul sentiero nel bosco, mi chiedevano strada e mi sono sempre spostata dove era possibile farlo ma se non si passa non si passa, non vado di certo in mezzo alle piante ad abbracciare qualche tronco per far felice te che guadagni due secondi!
Manco fossi ai mondiali.
Hai sbattuto la ragazza con le trecce su di una pianta pur di passare, un'altra quasi la fai capottare per passare a tutti i costi un mezzo a due bici dove a malapena passavano quelle due e quasi mandi me a gambe all’aria sui ghiaione…ma la testa te la porti dietro quando pedali o la stacchi e la metti nel baule ad aspettare il tuo ritorno?
Guarda che i campioni, quelli veri, manco li senti passare accanto quando ti superano e tu, di quella stoffa, non ne hai neppure un po’.
Punto.
Dalla birra alla spina all’arrivo è stata una passeggiata turistica con Eugenio, Reboldi ed io in trio a passare il traguardo; le mie compagne felici come mai per aver vinto la loro categoria, Michele contento di aver partecipato, io felice per la mia 11esima posizione e va benissimo cosi.
Doccia calda, spiedo party in compagnia di Michele Gianotti che, per solidarietà al gruppo, si è pedalato due giri con noi, le risate, il tifo da stadio quando Luisa, Miriam e Giusy sono salite sul podio per la p loro premiazione e Luisa che regala i fiori a me perché le ho convinte a venire a correre….. ancora adesso a pensarci sorrido e penso che le emozioni che provo ogni volta, quelle emozioni che magari agli occhi di tanti sono ridicole, mi appagano e mi rasserenano.
Ed anche mentre guidavo verso casa, con il cielo già scuro e le prime stelle a farmi luce in questo strano autunno, penso che si, sarò ancora qua l’anno prossimo, qua a guardare il fiume scorrere accanto al percorso e magari a tuffarmi dentro un'altra volta; oppure fare di nuovo quell’urlo ad Ivan passando nella zona partenza dicendogli che il percorso era uno spettacolo ed accettare l’abbraccio da orso di Charlye davanti agli occhi di sua moglie che ormai sa che sono più fuori di suo marito ma che devono tenerci cosi come siamo, unici perché gli stampi li hanno buttati anni fa.
Grazie ragazzi della Croce Verde e del Pedale Orceano perché mi fanno sentire a casa e grazie perché da voi mi sento una bambina di 50 anni a Gardaland.

Fantastico.