La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 29 agosto 2010

Uffaaaaaaaaaaaaaa


Ho la febbre!
La tosse!
Ho le ossa tritate e mi fanno male anche quelle che non hanno ancora inventato!!!
Mi sono saltate ben 2 gare cavolo!
Niente salita delle Pertiche!
Niente Gir de Gnard!!!!
Strauffaaaaaaaaaaaaaaaa

domenica 22 agosto 2010

1° Trofeo dell’Altopiano… senza benzina!!!!


Diesel o benzina, verde o meno che sia, qualunque motore necessita di benzina e fin qua non ci piove! Ma che servisse anche alla mountain bike lo sapevate?
Eh, appunto, benzina per far girare le gambe che dovrebbero spingere sui pedali o almeno cosi dovrebbe essere no?
Già vado piano di mio, le salite poi le soffro tutte che è una meraviglia e le discese se sono troppo…discese …le patisco perché ciò paura e sono un impiastro da premio Nobel, se poi magari non mangio la sera prima perché sono al lavoro, vado a casa e non dormo e butto la bike in macchina alle sei del mattino e mi fiondo a Serle per il 1° Trofeo dell’Altopiano senza neppure un caffè decente, voglio poi vedere come diavolo ti pedalo, che sia in salita, in discesa o in pianura….
Però sono stata la prima ad arrivare stamattina, alle sette meno un quarto ero li seduta sulle scalette che portano su alla verifica tessere che non si poteva ancora fare, visto che i giudici sono arrivati poco dopo; poco alla volta sono arrivati tutti, facce note ed amici e due chiacchiere si scambiano volentieri.
Torno alla macchina per preparare la bike, attacco il numero, metto le scarpette ed il casco e sono pronta per chiacchierare con Fabiana che ha dimenticato i guanti a casa… ne ho sempre due paia nella sacca, gliele presto volentieri uno.
Prova percorso, o almeno la prima parte con la salita che porta alla effettiva partenza con tutto l’ambaradan con l’arco ed il rilievo elettronico dei chip!
Pronti via: partenza a velocità più o meno controllata e partono tutti come dei razzi; ci metto un po’ ad arrivare in cima e mi farà compagnia, come sempre d'altronde, il motociclista servizio scopa, simpatico il ragazzo e scopro anche che è quello che fa i miei calzini da ciclista che compro sul mercato ad Iseo.
Bella storia, la volta prossima gli chiedo lo sconto!
Ma quando non ne hai non c’è storia e le salite sono dure e non vado su, mi sento le gambe vuote ed il fiatone non riesco proprio a controllarlo oggi, sarà il caldo, sarà la fame o la stanchezza. Sta di fatto che non c’è storia.
Ma io non torno indietro, non esiste che io torni indietro, deve succedere qualche cosa di veramente importante per far si che io molli ed allora avanti a piedi e non mi interessa un accidente di cosa pensano gli altri, l’ho cominciata e la finisco!
L’ironia della sorte è che avevo detto. Anche se la dovessi fare a piedi la faccio, due ore e arrivo.. e due ore sono state infatti….
Ma è stata una pena nel vero senso della parola.
Spesso avevo sentito i vari amici o compagni di squadra parlare del “restare senza benzina” ma non mi era mai successo in tutti questi anni ed ora ho capito cosa significa il non riuscire a fare neppure un passo, il non riuscire ad arrivare perché non ne hai più e non riesci ad andare avanti e ti sembra di stare male.
Ho chiesto dello zucchero o delle caramelle ai passanti…… a Vittorio Casciotta che, passandomi accanto, mi ha incitata come fa di solito,ma neppure lui aveva qualche cosa nelle tasche della maglia; un ragazzi, appena qualche metro più avanti di lui mi ha lanciato una fialetta di integratore, non so il suo nome ma lo ringrazio di cuore, devo a lui il fatto di essere arrivata in cima alla salita e di essere poi scesa a valle ed al traguardo, senza non sarei arrivata mai.
Grazie, mille volte grazie, chiunque tu sia e se per caso leggi queste righe, ti prego, la prossima volta incontri questa Old Lady fatti riconoscere, probabilmente non avrai più di un sorriso come ringraziamento, ma sarà sincero e verrà dal cuore, sinceramente.
Sono arrivata su, allo striscione del traguardo e come spesso accade stavano togliendo gli striscioni ma uno dei giudici mi ha detto: e ti sei lasciata qualcuno alle spalle……
Come no, sono ultima che di più non si può… ma qualcuno aggiunge “ e no, hai dietro quelli che si sono fermati…”.
Due fette di anguria, due bicchieri di the freddo ed è ora di tornate sul mio lago, al lavoro come ogni domenica pomeriggio ma il pensiero è andato spesso all’Altopiano delle Cariadighe o almeno credo cosi si chiami: è uno spettacolo!
Non avevo mai pedalato cosi a lungo, nella parte in discesa, su dei sentieri nel bosco cosi belli; anche se non ero molto lucida viste le condizioni in cui ho finito la gara e se alcuni sentieri erano tecnici e richiedevano parecchia attenzione, mi sono piaciuti e tanto.
Ci torno a settembre, in settimana magari, quando il mio lavoro sarà meno pressante ed avrò più tempo per uscire in bike e prendermela comoda, senza fretta stavolta e sicuramente non mi dimenticherò di portare due panini ed un paio di cioccolatini, che non centrano nulla con la dieta del ciclista ma fanno un gran bene all’umore.
Kathy Pitton

venerdì 20 agosto 2010

Tempio di Minerva in Spinera



Finisco di lavorare alle sei e mezza mercoledì e mi arriva un sms di Dado che, dopo essere sparito per mesi, ha deciso di rimettersi a pedalare seriamente…”che fai domani”???
Domani, cioè giovedì 19 agosto, sono di riposo, a casa non c’è anima viva per cui ho già in mente un lungo giro in mtb, da Iseo lungo il lago dalla parte bergamasca fino a Lovere, ciclabile lungo l’Oglio fino al Tempio di Minerva a Breno passando per il parco archeologico di Cividate Camuno.
Alle otto del mattino Dado suona il campanello, un caffè e via che si parte, zaino in spalla, lungo la trafficata strada costiera in una stupenda giornata estiva.
Lungo la litoranea sono veramente tanti i ciclisti, una tribù itinerante colorata e vociante.
Sosta caffè obbligatoria al bar di Tavernola Bergamasca dove tutti i ciclisti in transito si fermano, più per i pettorali delle due bariste che per il caffè……
Ci troviamo altri membri della squadra, quelli del settore strada, già di ritorno dal loro giro; si chiacchiera mente arrivano i caffè e quando dico loro dove vorremmo arrivare ci dicono “a però..”!!!
Si riparte, la caffeina in circolo ci ha dato quel poco di carica in più e si pedala lungo la costa fino a Lovere dove un'altra pausa ci fa anche riempire le borracce alla fontana della piazza XII Martiri.
Dai che è lunga.
La strada lungo l’Oglio la conosco bene, si chiacchiera del più e del meno, attraversiamo vigneti e frutteti e la voglia di rubare un poco di uva è tanta ma facciamo i bravi e si continua a pedalare; ad ogni fontanella ci si ferma per il pieno e per gettarci un po’ di acqua fresca sul viso e sulle braccia ma le soste sono brevissime e piano piano risaliamo la valle.
L’ultima volta avevo dovuto uscire dalla pista vicino all’ospedale di Esine per dei lavori in corso, sapendolo stavolta evito la strozzatura e scendo sulla strada, pausa panino in un bar con risvolto tecnico per pompare le gomme della bike di Dado e via verso Breno, ultimi sei chilometri.
Il Tempio di Minerva si trova poco prima della lunga salita che porta in paese, sulla destra una secca curva ci fa scendere lungo una discesa ed eccolo in cancello del sito archeologico…chiuso!!!!!
Chiuso!!! Allagato dall’esondazione del fiume di questi giorni e con i mosaici ricoperti di fango, la Sovrintendenza ai bei archeologici ha deciso di chiudere il sito.. che rabbia, settanta km fino quassù ed è stato inutile!
Facciamo una pausa di riflessione e dopo un breve riposino decidiamo di ripartire, seguendo la strada indicata che dal Tempio porta ai siti archeologici di Cividate.
Bellissima strada, molto in pendenza ma veramente bella.
Passa per alcune vecchie cascine e regala una vista incantevole su di alcuni scorci della Valle che altrimenti sarebbero impossibili da vedere; avevo sentito parlare di questa nuova galleria aperta da poco al pubblico per il transito dei pedoni e delle biciclette e pure Dado me ne aveva accennato ed eccola, un lunghissimo tunnel scavato nella roccia viva. Completamente illuminata e … refrigerata!!!
Ci saranno tre gradi li dentro e le gocce d’acqua che cadono dalla volta sono pezzetti di ghiaccio che sembrano trafiggerti; che lavoro che hanno fatto, la tecnologia al servizio dell’archeologia, mantenendo il sito intonso hanno permesso di passare senza assolutamente disturbare ne snaturare il luogo, bello.
All’uscita un grande tavola di legno mostra il processo di lavorazione del tunnel e della scoperta del Tempio di Minerva, i progetti futuri e gli sviluppi possibili.. devo ricordarmi di tener d’occhio questa zona nei prossimi tempi.
Poco più avanti un arco ci fa passare nella piazza del paese e, continuando, si scende verso il fiume ed il Parco del Barberino, un altro sito bellissimo dove l’uomo è riuscito a coniugare antico e moderno, dove trovi delle panche accanto al fiume ed il nastro della stradina sterrata che scorre tra i campi e le coltivazioni.
Stavolta due grappoli di una nera li abbiamo “rubati” sotto o sguardo divertito del contadino, due chiacchiere mentre svuotiamo le borracce e la decisione lampo di fare il bagno nel fiume!!!
Non un vero bagno, la corrente è troppo forte, ma una “passeggiata” con i piedi ammollo nell’acqua gelida si però!!
Ahhhhhhhhh che bello!!
Bike abbandonate sulla sabbia, seduti su dei massi a fare i turisti per caso una mezz’ora, altri ragazzi che arrivano poco dopo con la nostra stessa idea, mi sembra di essere in vacanza ma il tic tac dell’orologio ci riporta alla realtà, dobbiamo scendere a valle e le nuvole che si stanno accumulando sulle cime dei monti li attorno non promettono nulla di buono.
Decidiamo che la prossima sosta sarà a Costa Volpino per un gelato, un pieno di zuccheri per gli ultimi 30 km fino a casa e cosi sarà, un nocciola fragola da leccarsi i baffi.
La costa scorre sotto le ruote, sembra più lunga di stamattina ma la stanchezza inizia a farsi sentire e le ore in sella sono veramente tante, tra pedalate e soste siamo a sette ore e mezza e ci vorrà ancora un po’ per arrivare a casa.
Passando il ponte di Sarnico, il confine tra Brescia e Bergamo, l’aria di casa si fa sentire e ci ritroviamo a pedalare più velocemente ma a Clusane, ultimo atto di una magnifica giornata, ci fiondiamo in un campo a sgraffignare due grappoli di uva bianca che pizzica un po’ ma ha quel gusto unico delle cose fatte di nascosto, come due “vecchi” bambini alle prese con il vasetto della marmellata.
Qua ci si divide dopo 140 chilometri.
Dado verso Iseo centro ed io sulla mia collina e verso una doccia calda sperando che mi tolga un po’ di stanchezza dalle spalle, si perché questa old lady stasera va a cena con un amica…..ma mi sa che sarò a casa presto ed altrettanto presto mi infilerò nel letto, forse per sognare o progettare un altro giro in mountain bike, zaino in spalla e tanta voglia di scoprire qualche altro posto, magari non tanto lontano ma che ho assolutamente voglia di andare a vedere.
Kathy Pitton

Ciclovia dei 4 laghi

Non sapevo neppure esistesse questo progetto della Regione Lombardia, unificare il Garda, il Sebino, il Como ed il lago di Varese con una unica e lunga serie di ciclabili più o meno facili, 320 km di strade bianche, sterrati tra vigneti e colline ed alcuni tratti promiscui tra biciclette e veicoli…
Fatto sta che scopro parta da Sarnico in fondo al lungolago, risale la lunga salita napoleonica dalla pendenza da mal di pancia e poi, quando la lingua si è attorcigliata ben bene attorno alle ruote e, per quanto tu cerchi di cambiare ma non trovi altre ruote dentate, ecco che scendi in un sentierino in discesa… e riprendi fiato!!!
Il sentiero è parecchio scosceso, pietre smosse dalle copiose piogge di questa estate acquosa, il rombo dell’Oglio sottostante mi ha fatto un po paura, corre come se avesse uno squadrone di bufali alle calcagna, ed il fatto che spesso il parapetto in legno sia crollato mi ha messo un poco in crisi ma è di una bellezza unica, selvatica quasi, e mette alla prova i miei riflessi e la capacità di governare la bike.
Alla fine si sbuca a Castelli di Caleppio e si deve salire lungo una serie di tornanti fino in cima alla collina per pii ridiscendere tra vigneti e prati lungo il fiume….
Cosi avanti per un bel po, un seguire di salite e discese, fiume accanto alle ruote e passaggi tra le piante di un bosco, costeggiare canali e zig zagare tra pedoni a spasso ed altri ciclisti.
Come spesso capita però nel mio girovagare senza meta, accade che non presto attenzione ai segnali e perdo la direzione e mi ritrovo in piccoli borghi sperduti dalle strade di ciottoli, santelle e chiesette che sembrano nascoste dalle piante, alla ricerca di un segnale stradale che mi riporti su strade conosciute.
E poi vedo un cartello che indica il Parco dell’Oglio Nord, entro ed inizio a girare per campi a non finire; dopo due ore comincio a pensare di aver perso la trebisonda e trovo una cascina abitata, sei o sette cani che mi corrono incontro abbaiando come forsennati, un contadino che mi guarda con uno sguardo tra la derisione e l’incredulo…. Praticamente ho girato in tondo per due ore, trentasette km tra canali da irrigazioni e coltivazioni di mais, stalle dimesse e lunghe strade bianche che sembrano non finire mai.
Praticamente il figlio, preso da compassione, mi guida col trattore fino alla strada provinciale… un grazie ed arrivederci e, finalmente, un cartello con scritto Chiari 13 km…..
Ussignur oggi non arrivo più!!!
Il bello è che ancora adesso mi domando come diavolo ho fatto ad arrivare dalle parti di Chiari se ero nella bergamasca, sono sicura di aver letto il cartello con scritto Gandosso ad un certo punto….
Bah!!!
Dopo quello che mi è sembrato un eternità vedo l’indicazione per la ciclabile dell’Oglio e la seguo fino a Capriolo, da li in poi verso il lago e casa.
Tradotto in tempi: 4h e 30 minuti in sella per 70 km.
Meno male che mi porto sempre lo zaino con due barrette e due soldi, prima o poi capiterà che mi perdo da qualche parte e dovranno venirmi a recuperare con l’elicottero…
La voglio rifare, tutta stavolta, con un minimo di organizzazione e cartina, seguirla fino alla Martesana vicino a Milano, ho già trovato tutte le info su internet.
Ho voglia di pedalare per ore e non fa niente se mi perdo tanto, prima o poi, la strada di casa la ritrovo.
Kathy Pitton

martedì 10 agosto 2010

Cross tra gli ulivi




Dico sempre che io con il cross country non centro nulla ma poi, immancabilmente, mi trovo a rompere le scatole a Gabry per il fattore K di questa o quella gara qua e la per la provincia e si sa che tra Brescia e Bergamo imperano le Xc appunto.
Cosi eccomi iscritta alla 2° edizione del Cross tra gli ulivi di Roè Volciano che mi dicono sia Vallesabbia ed io credevo Lago di Garda; sono in compagnia del nostro Xc man della squadra, lo Zambo nazionale, in crisi per il fatto che ha dovuto spolverare il cancello depositato in fondo al garage visto che ha rotto il telaio del suo cavallo domenica scorsa in Valtellina.
Alle sei e mezza del mattino, puntuale, eccomi al parcheggio a Camignone ad aspettarlo, arrivo, carico in macchina tutto l’ambaradan composto da ruote, bike e sacca e via, alla volta della tangenziale verso il Garda.
Niente traffico o quasi ed in poco tempo ecco la deviazione per Tormini e Roè, basta seguire le frecce ed ecco lo striscione della partenza, parcheggio facile e caffè in compagnia.
Giorgio mi viene incontro e mi consegna il premio di domenica scorsa, materiale tecnico per la bike, si chiacchiera un poco e poi via alla verifica tessere ed a preparare la bike per questa nuova pedalata.
Facce note, i campioni locali, alcuni con titoli europei ed italiani, un sacco di ragazzi e tante ragazze finalmente.
Poco alla volta questo mondo, che fino a pochi anni fa era prettamente maschile, vede apparire sempre più donne e sono tante le trecce e le unghie smaltate che si intravedono in griglia ogni volta, è cosi bello vedere quei visi giovani e determinati, anni fa ero sola o con poche altre compagne di avventura.
Dai che si pedala.
Salite toste, discese tecniche, so da subito che sarà fatica e sudore ma lo considero un gioco, una scommessa con me stessa e ci rido sopra.
Il primo gruppo parte alle 9.10, gli uomini alle 9.30 ed è meglio cosi, ci si sgranerà lungo il percorso e si rischia meno di dar fastidio quando passeranno a razzo.
Pronti via, asfalto e subito su in salita in una stradina con i sassi belli grossi dove devo fare l’equilibrista, poi giù sulla strada e su in paese per quella salita che non riesco a fare neppure a spinta quasi.
Trovo Laura in cima a farmi un po’ di tifo e Raffaella poco dopo che mi incita, mi scappa da ridere in queste occasioni: come diavolo faccio a fare quelle salite dove mi ribalto indietro????
Non ho mai imparato cavolo, faccio prima a scendere ed arrampicarmi; svolta su di un vicolo ciottoloso e avanti cosi fino al bosco ed a quel sentiero che non è brutto, parecchio tecnico magari.
Non mi ricordo di preciso ma ad un certo punto ho intravisto il lago sottostante ed il golfo di Salo… che bello! È la stessa vista che avevo lungo il percorso di gara della 6 ore del Golfo, non si dimenticano certi scorci e certi panorami.
Ci sono dei guadi e poi sento arrivare la moto del primo gruppo di ragazzi…..li lascio passare senza troppi problemi.
Poco dopo vedo che scendono…. E che discesa.
Corta, una specie di argine secco ed in piedi, per me insormontabile…mi hanno sempre spaventato questi ostacoli, forse alcune cadute di troppo hanno segnato corpo e cervello per cui li evito… ma devo scendere se voglio continuare ed allora aspetto che non ci sia nessuno e giu…..
Ma si dovrebbe sempre seguire l’istinto, lo so, ed infatti la paura mi fa toccare i freni e volo, letteralmente volo per aria, carpiato e capriola annessa con atterraggio non sul morbido ma sull’anca destra con un crac da paura……
Sento Eugenio che mi chiama, mi ha vista volare e si è preoccupato parecchio; gli dico di andare, sembra tutto a posto….Ezio subito dopo si ferma ma anche a lui dico di ripartire….
Avete presente quando muovi le dita dei piedi per vedere se funziona tutto e fai altrettanto con le mani… tutto ok sembra ed in quel momento passa Zambo che si ferma preoccupato ma gli urlo di ripartire, vai e finisci la gara, io stò bene credo…
Sono finita, nell’atterraggio, su di un cespuglio di spine ed ho le gambe che sembrano state attaccate da un branco di gatti selvatici ma sono più preoccupata per la botta all’anca…. Che male che fa e pedalare è un dolore unico.
Un pezzo a piedi e poi risalgo, ormai è andata cosi.
Dopo poco una salita tra gli ulivi e una lunga discesa parecchio in pendenza dove trovo Grazia a far foto ed in fondo tre addetti della Croce Rossa che mi disinfetteranno i tagli alle gambe….Ti ritiri??? neanche morta!
Piano piano passo accanto al traguardo per continuare il giro e finire la gara; la salita fino in cima alla collina e la lunga discesa bellissima tra le piante fino alla strada ed il traguardo.
Sento chiamare il mio nome e mi dicono di fermarmi, finita……
Arrivo alla macchia e lo scendere dalla bike e difficoltoso, fa male la botta, metto via tutto, mi cambio ed aspetto Mauro al ristoro ma dobbiamo esserci sfiorati, lui scendeva da una parte e d io andavo da un'altra perché, poco dopo mi chiama al telefono per chiedermi:” ma dove sei”??
Si saluta e si parte…. Grazie Zambo!! Sa che sono in servizio nel pomeriggio e che devo scappare come al solito per cui, avendomi dato un passaggio, deve scappare anche lui.
E’ stata una strana gara questa, mi è piaciuto il percorso, la zona è bella, sono solo le mie gambe che non centrano nulla con queste competizioni….ma il resto del mio corpo, il cervello principalmente, funzionano per conto loro ed allora eccomi qua, a smaniare sui tasti del pc per scrivere ed aver voglia di tornare in sella ed andare chissà dove… magari mi tengo quel volantino che mi hanno dato con il numerosi gara, che parla di una 1° edizione di una cross country sull’ altopiano di Serle, chissà com’è, non ci sono mai stata…..
Kathy Pitton

domenica 1 agosto 2010

Alone Bike nel mondo di Narnia.



Alone Bike…bicicletta solitaria, più o meno cosi recita il nome in inglese, Memorial Jose Pellegrini che non so chi fosse ma doveva essere una persona importante se hanno deciso di dedicarle una competizione sportiva e Casto, Valle Sabbia, uno dei pochi paesi di questa valle che non conosco e che non ho percorso in mountain bike.
Volantino recuperato da qualche parte, iscrizione e pronti via alle sei del 1 Agosto, non so neppure dove sia di preciso, un puntolino sulla cartina tra la Val Trompia e la Valsabbia, vicino a Lumezzane o poco più giù e decido di affidarmi al navigatore e di ascoltarlo stavolta e non fare di testa mia come al solito….quanto mai!!!
Allora per la strada di Polaveno no perché con il diluvio dell’altra sera c’è stata una frana, Lumezzane non mi piace la strada del Dosso dei Galli o come si chiama ed allora faccio le coste dalla città verso Odolo e fin qua tutto ok.
Seguo la suadente vocina del trabiccolo di bordo e seguo per Agnosine e già li cominciano a venirmi alcuni dubbi, strade tanto strette che vado al rallentatore, ad un certo punto sparisce anche l’asfalto, boschi dappertutto e nessuna anima viva in giro… vero è che sono le sei e mezza ma comincio a preoccuparmi, meno male che parto sempre presto.
Su e giù, un tornante dietro l’altro e scendo su di una strada trafficata finalmente per vedere , poco dopo, il cartello con scritto Alone 4 km.
Ok ci siamo penso al momento, ed inizio a salire su questi stretti tornanti con le pareti a strapiombo; mi ritrovo davanti ad una stretta galleria, sembra un vecchio passaggio per carrozze e dal lato opposto mi accoglie un mondo diverso…
Pareti scoscese a strapiombo, ruscelli, stretti ponti su di cui passa una sola automobile che sembra del tutto fuori contesto nel luogo, rocce che sembrano allungarsi sulla strada ed un continuo salire ed intravedere la vale sottostante che sembra uscita da un film, Narnia appunto..
Sempre piu stretta la strada e nel pensare “ spero di non incontrare un macchina in senso opposto…”, come la legge di Murphy insegna, tacchete che arriva e tutti fermi, retromarcia e manovre varie per passare; e poi su ancora fino al paesino che sembra uscito da un qualche cartolina, non c’è un pezzo di strada dritto a pagarlo, anche i balconi sono in pendenza.
Trovo parcheggio sul sagrato della chiesa accanto alla partenza ed all’automobile di Alfio Montagnoli che ci terrà compagnia con la sua musica e la sua voce durante la gara. Un attimo dopo un'altra macchina si affianca e ne scende il mio campione preferito, Carlo Zaglio a cui regalo subito una copia del mio “libro” come promesso assieme ad un bacio sulla guancia; mi ha fatto un grande regalo rendendosi disponibile a premiare i miei ragazzini del corso mtb della nostra squadra e di certo non è stata colpa sua se il tempo ha deciso di scatenare un mezzo diluvio quel pomeriggio ed abbiamo annullato la garettina del ragazzini, trasferendoci all’oratorio e rinunciando alla sua presenza, sarà per la prossima spero.
La verifica tessere, il 153 mi accompagnerà stavolta, un bellissimo borsone nero porta ruota con il simbolo del gatto giallo dei ragazzi della Odolese come pacco gara e su a preparare la bike.
Silvia e Giorgio mi fanno compagnia, provo un pezzetto del percorso prima della partenza e la prima salita è da brivido….cavolo che arrampicata.
Sembra sempre che il tempo mi scappi di mano ed in un attimo ci chiamano in griglia, si parte alle nove in punto ma i giudici di gara chiedono un minuto di silenzio per i ragazzi caduti in Afganistan e non si sentirà una mosca volare, un silenzio quasi irreale e siamo tutti a testa bassa.
Mi viene solo un pensiero, portate a casa i nostri ragazzi, vanno a combattere e morire per una causa non loro, non nostra; quella parte di mondo non ci vuole e lo dimostra ogni volta scoppia una nuova bomba e torna un aereo con una bara avvolta dal tricolore.
Passa il minuto e tutto torna esattamente come prima, musica a palla e voci concitate, si parte per una nuova sfida: su per quella salita in coda al gruppo, piano piano tanto non scappa nulla e sento una voce che mi dice “ma tu ci sei sempre…”, non so chi sia ma è un viso familiare, ciò significa che pure tu sei sempre in giro per gare….
Giorgio mi invita a continuare e tener duro, inizio il pezzo a piedi e la moto dietro che si ferma e sorride… lo guardo e gli dico: vai pure se vuoi, vado piano io….
Saranno moltissime le volte che mi fermerò a guardare a valle, uno spettacolo veramente bello, mancava solo di veder volare qualche animale preistorico ed ero a posto….una pace che non sentivo da tempo, un silenzio che invitava alla riflessione, a guardare senza parlare per non disturbare.
Il percorso si snoda su di un continuo saliscendi e, ad un certo punto, passa praticamente sulla porta di casa di una cascina, con tanto di nonno seduto fuori appoggiato al bastone che ci guarda passare con un sorriso; anche Big Luciano sta li seduto, ha deciso di fare una gara anomala oggi… e mi siedo con lui a fare due chiacchiere e tirare il fiato rifiutando però il bicchiere di rosso altrimenti torno a valle con l’elicottero altro che bike.
Riparto dopo il passaggio dei primi, con Zaglio al comando e gli altri incollati dietro, scendo a lato del sentiero per non intralciare ed arrivo in paese, passaggio sotto gli archi delle case, un paio di ripidissime discese da ribaltamento e la salita verso il traguardo, con Alfio che mi saluta e chiede come è andata: come sempre, in bike un mezzo disastro ma a guardar panorami ed innamorarmi dei posti benissimo!!!
Valchiria riposta in macchina, una corsa al rinfresco per un po’ d’acqua, due saluti ed io sono pronta a ripartire, non ho il tempo di guardare la classifica ne di aspettare le premiazioni, si perché per ironia della sorte sono anche a premio: materiale tecnico per la bike e sarà Giorgio a ritirarmi tutto mentre io sarò già sulla strada di casa.
A casa, come al solito, tutto di corsa, mangiare qualche cosa, infilarmi l’uniforme e via al lavoro fino alle 19; la classifica l’ho guardata solo ora alle 22, mentre sto scrivendo queste righe.
Ma ci voglio tornare ad Alone, nella Valle Duppo, perché un posto cosi, incantato e silenzioso, era tempo che non lo trovavo e mi piacerebbe poterlo scoprire con calma, con la macchina fotografica per fissare le immagini non solo nella mente per poterle rivedere tutte le volte che voglio, con lo zaino in spalla e fermarmi ed accettarlo quel bicchiere di rosso in quella cascina lassu, magari seduta nell’erba sul crinale, per guardare a valle e volare con i pensieri….
Kathy Pitton