La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


mercoledì 30 luglio 2008

Il ruggito dei Diavoli Rossi!!!!



Ci sono le strategie di gara adottate dagli atleti forti per vincere o per piazzarsi alla grande, ci sono quelli che vanno a correre in gare scelte da loro dalla società…. Poi ci sono io.
Gironzolo per Internet e scelgo le gare perché hanno un bel nome simpatico oppure perché le fanno in un posto che non conosco e vorrei vedere dov’è; oppure, semplicemente perché la trovo su Pianeta Mountain bike e mi colpisce il fatto che venga organizzata per beneficenza, per una bambina di nome Camilla e sono una mamma anche io e farei qualunque cosa se si trattasse di mia figlia.
Ed allora scatta la voglia di sempre,un email all’organizzazione per l’iscrizione, coinvolgo altri della squadra e via che si parte, Dado passa a prendermi alle cinque del pomeriggio a casa, bike sul furgone, mia figlia al seguito in versione fotografa ufficiale e l’appuntamento con gli altri a Nuvolento per il 1° Trofeo del Convento in un pomeriggio afoso di martedì 29 luglio.
Il ritiro del numero, un caffè e due chiacchiere con gli altri già arrivati; c’è anche Gabriele oggi pomeriggio, capitan Alberto Glisoni e Zambo con tutta la tribu al seguito.
Sento i vari commenti di quanti l’hanno provata: dura da matti!!!
Ah… andiamo bene.
Va beh, ormai siamo qua, facciamo almeno un giretto per scaldare le gambe, le sette arrivano in un attimo e via per il giro di lancio ad “andatura turistica”: 38 all’ora! Alla faccia dell’andatura turistica.
Resto nelle retrovie subito ma so che è meglio cosi, non avrò nessuno dietro e non darò fastidio a quelli che vanno come treni.
Le salite si rivelano subito toste e dure, selettive e tecniche ma siamo in ballo ed allora balliamo:
rock’n roll nelle orecchie e dove arrivo arrivo.
Del resto non c’è storia, io vado piano e non me la prendo più di tanto ma forse è questo che mi distingue: non corro per dimostrare qualche cosa a qualcuno, corro per me stessa ed ormai lo sapete, vinco ogni singola volta passo il traguardo, qualunque sia la posizione in classifica.
In alcuni tratti la salita è talmente ripida che a piedi si fa una fatica bestia ma anche gli altri vanno a spinta e quei pochi che salgono in sella, Arici, Botticini, Fappani, sono quei campioni che guardo con ammirazione ed a cui urlo il mio “vaiii” anche se non ne hanno bisogno.
La mia Elsa la trovo praticamente ovunque sul percorso con la macchina fotografica ad immortalarci.
Dado è poco più avanti di me e gli urlo di andare, di non aspettarmi, e farà bene ad ascoltarmi.
Al ristoro vedo passare Gabriele a tutta manetta, alla faccia del “non vado più, non ho tempo per allenarmi…” e gli leggo sul viso quella determinazione data solo dalla passione pura, l’amore per uno sport di fatica e sudore ma che regala talmente tanto in sensazioni che è impagabile ciò che si sente.
Sfilano poco alla volta tutti gli altri, ed inizia la discesa verso il traguardo: un toboga da affrontare a velocità folle con grinta, se tentenni sei fuori… e poco dopo vedo un ragazzo tentennare, piantare i freni e volare letteralmente nel bosco, una botta pazzesca.
Ho cercato di dare una mano al ragazzo della moto che ci seguiva, lo abbiamo rimesso in piedi mentre altri scendevano a scavezzacollo ma poco dopo l’ho visto ripartire traballando ma sulle sue gambe: avrà dei gran lividi dappertutto per qualche tempo.
In fondo alla discesa una passerella di legno e giù nel fettucciato in un campo e li mi passa Zambo e mi incita come sempre , quel “dai Ka” che mi fa da doping.
E poco dopo una specie di passaggio obbligato sotto delle docce, proprio delle docce, per una rinfrescatina generale….grandi i ragazzi dell’organizzazione a pensare anche al caldo afoso di questa serata d’estate.
Via verso il traguardo, le scale da scendere e poi asfalto, un ultima salita e poi via verso il traguardo; Dado mi aspetta poco prima dello striscione e mi fa da scorta e passo sotto lo striscione Arrivo a braccia alzate, come sempre.
Elsa con un sorriso grandioso che mi aspetta, gli amici di sempre e lo speacker che mi chiede com’è andata: bene, sempre bene.
Le docce, il pacco gara e poi al tendone delle feste dove ci aspetta la cena a base di Porchetta e le premiazioni.
Siamo seduti al tavolo tutti assieme, una piacevole compagnia dopo la corsa e la fatica e poco alla volta il tempo passa tra una battuta e l’altra.
E le premiazioni sono una sorpresa: Dado sul podio come 5° della categoria M5, Alberto Glisoni 3° M5 e la qui presente old Lady 1° categoria femminile.
Cinque Diavoli Rossi del G.C. Iseo presenti in gara, tre di loro sul podio!! Mica male direi.
Rooooooaaaaaaaaarrrrrrrrrr il nostro ruggito di guerra!
Lo speacker si ricorda di me alla gara di Pomponesco, la Gran fondo dei tre Comuni e mi chiede se conosco la novità per il prossimo anno: il Trittico del Po diventerà River Marathon Cup…
Si grazie e ci sarò perché questa old lady ha ancora voglia di gironzolare per l’Italia in mountainn Bike in compagnia di qualche altro Diavolo Rosso per ruggire ancora ma, soprattutto, per ridere ancora.

Kathy Pitton

giovedì 17 luglio 2008

Monte Guglielmo tra asini e lama!

La montagna di casa, li, a guardarmi ogni singola mattina quando apro le griglie delle finestre di casa, quella che segna l’inizio dell’inverno facendoci intravedere una spruzzatina di neve sulla sua cima e quella croce posta li in bella mostra… quante volte mi sono detta “ci arrivo in bici un giorno” ma non l’ho mai fatto perché altri erano i giri che volevo fare, altre le mete che mi attiravano nel mio girar per boschi e valli in bike.
Era tanto tempo che volevo rifare una giornata intera a zonzo sulle due ruote, come tanti anni fa, quando la mountain bike era una novita, le ragazze in bici pochissime ed i posti da scoprire tantissimi.
Punto la sveglia alle 5 del mattino, lo zaino è subito fatto, borracce e qualche barretta, due soldi, il cellulare e via da casa poco prima delle sei.
Fa freschino stamattina ma sui pedali ci si scalda velocemente; un caffè dalla Barbara che mi da della matta scatenata e poi via, lungo la litoranea fino a Marone e poi su a Zone, salita interminabile su asfalto fino alla località Cislano e qua una pausa ci vuole, sono già cotta.
E’ facile pensare che con tutti i km che faccio sia semplice arrampicarsi su per montagne ma gli anni sono passati ed inesorabilmente la stanchezza arriva prima, le gambe diventano pesanti e la schiena urla vendetta del tipo : “appena arriviamo giu a casa vedrai…”
L’ultima volta che sono arrivata fino alla Croce di Marone la strada era tutta sterrata ma ora hanno asfaltato una buona parte della stessa e si sale piu agevolmente ma la pendenza ragazzi, non ti da un attimo di tregua, senza respiro, e presto inizia lo sterrato e si saltella qua e la.
C’è un gran traffico di jeep della Croce Rossa e dei Pompieri, vanno su al Rifugio Almici dove viene organizzata una randonee di giovani, un qualche cosa che ha a che fare col papa in Australia, o giu di li… va be insomma un gran via vai di mezzi pesanti e uffa, spesso mi devo fermare per farli passare ma poi faccio una fatica dell’accidenti A RIPARTIRE.
Un po a piedi, un po in sella, piano piano arrivo fino alla Croce di Marone e mi fermo per un the caldo: avevo bisogno di riposare un momento, ho anche un po freddo. Mi siedo e mi metto a guardare in giro; c’è una bellissima cascina ristrutturata con un sacco di animali, cani, asini e… non ci posso credere! Dei lama. Sono proprio dei lama. Pensavo di vedere male, di avere le allucinazioni o di aver fatto un salto temporale in Perù… dei lama sul monte Guglielmo!!!! Li belli pacifici in mezzo al pascolo, probabilmente si trovano bene, magari il clima è pure simile al loro luogo d’origine. Ma pensa te.
Dai che si riparte, è lunga fino in cima.
Strada cementata, poi ricomincia lo sterrato, su e su e su ed intanto il sole fa capolino tra le nuvole, speriamo che non piova, è già dura cosi.
Ci sono un sacco di escursionisti a piedi, alcuni salgono veloci come il vento, altri passeggiano ma a me sembra che vadano tutti più veloci di me….
Andando piano ho il tempo per guardarmi attorno e non posso non vedere questo panorama spettacolare: sembra una cartolina.
Che bello quassu, una calma ed un silenzio quasi irreali, solo il mio ipod nelle orecchie ma presto lo tolgo, il silenzio ha una sua magia che vorrei incamerare per quando tornerò giu tra il traffico ed il caos di tutti i giorni.
Inizio a vedere la prima malga e so che la cima è vicina, solo un poco di nebbia si è alzata ma non riesce a nascondere un gruppo di mucche con tanto di campanacci al pascolo: come faranno a stare cosi arrampicate su quei declivi scoscesi lo sanno solo loro: mucche coni freni!
Dai Kathy che ci sei quasi.
Sono sinceramente stanchissima e faccio un paio di km a piedi e mi siedo ad un tornante in un area pic nic e non ci credo! Sbuca un altro ciclista ed è… Zambo!!!! E vien su in sella, sembra un motorino.
Ma dico io, l’hai fatta in gara pochi giorni fa questa salita, domenica prossima vai in Val Saviore e come allenamento ti fai il Guglielmo… mostro, sei un mostro!!!
Lo aspettano dei colleghi di lavoro sulla cima, riparte poco dopo e ci provo a stargli dietro ma rinuncio subito: a piedi che è meglio.
Eccolo finalmente la in cima il Redentore!
Ed il rifugio è li accanto, solo una salita a dividermi da un panino e da un the caldo.
A piedi.
Ci sono un sacco di persone quassu, stanno facendo dei lavori e si fermano a pranzo.
Poco distante stanno montando un maga palcoscenico per la festa di domani sera, gente che va e che viene, montano fili elettrici e installano casse acustiche. Per una sera anche il Redentore sentira la musica sparata a tutto volume verso il cielo....si perché qui oltre al cielo non c’è null’altro.
Nel rifugio si sta bene e mi siedo vicino al fuoco ed il suo calore mi avvolge e stò cosi bene li al caldo ma meglio pensare ascendere ora, si stanno alzano le nubi e non vorrei trovarmi a meta discesa sotto un diluvio.
Alla malga lascio il passaggio alle mucche, quassù la precedenza ce l’hanno loro, stanno rientrando dal pascolo e pare conoscano la strada di “casa” da sole: dilidin dilidong din dong….
Se penso alle ore passate a salire fin quassu mi fa un poco rabbia il fatto che ci si metta cosi poco a scendere, nessun ostacolo tra me e la valle, solo i tornanti e qualche mezzo della Protezione Civile che incrocio man mano, qualche baita di montagna e molti pascoli e presto sono quasi a valle… ruzzolone compreso.
Quello fa parte del gioco e visto che lividi precedenti stavano sparendo mi pare giusto averne di nuovi come rimpiazzo: ho preso un tornante un po’ stretto e rataplam a gambe all’aria.
Nulla di grave, solo il morale un po’ a terra ma non basterà questo a guastare una bella giornata.
Quando torno a casa da queste mie cavalcate, lavo la bike per prima e poi i piace ripensare al giorno appena trascorso, a quanto ho visto ed a quanto mi è piaciuto quel senso di libertà, senza ore da rispettare, orari da far combaciare, impegni da mantenere.
Ed anche se sono stanca e magari la schiena rompe le scatole, faccio finta di non sentirla e chiudo gli occhi e sono ancora la…. Su quella salita, a guardare quel panorama, a gustarmi quella discesa….a sorprendermi per un lama tranquillo tra gli asini in un posto che non è il suo ma che lo è diventato.
Kathy Pitton

domenica 6 luglio 2008

6 ore del Barboj


Che nome strano, mi sono detta leggendolo, chissa dov’è…..
Un paesino a 13 chilometri da Parma, sulle colline: Lesignano de Bagni.
Il parco del Barboj si trova nel suo territorio, al confine col comune di Rivalta, tra calanchi e crinali scoscesi a perdita d’occhio, macchie di colore bruno, giallo e verde…Un vero piacere per gli occhi.
Per arrivarci si sale e si sale su stradine che sembrano fatte solo per i trattori e quando sei in cima inizi a scendere per poi risalire poco dopo, un susseguirsi di saliscendi che mi han fatto pensare più di una volta di essermi persa.
Poi eccolo il parco, lo si vede dall’alto ma quello che mi ha catturato lo sguardo è l’arco gonfio d’aria che si staglia verso il cielo, l’arrivo e la partenza di questa strana gara di mountain bike della durata di sei ore, una endurance organizzata per la prima volta dal gruppo Kinomana.
Quasi tre ore di macchina in questo caldo sabato di luglio, partenza alle otto del mattino cercando di schivare le code dei vacanzieri diretti sulla riviera adriatica e l’arrivo sul posto abbastanza in orario; tutto il tempo per ritirare il pacco gara ed il numero e guardarsi attorno un attimo.
Che strano parco!! Praticamente è pelato… non ci sono piante se non qualche rara eccezione; in compenso coltivazioni a perdita d’occhio e trattori ovunque e scopro poco dopo che fanno anche una gara con i trattori alla Festa del raccolto, una specie di tradizione locale che finisce, come sempre , a tortellini e Lambrusco.
E quelle strane pozze di acqua grigia che bolle.. terme!!! Sono terme. Ecco perchè ci sono tutte ste persone che si impiastricciano mani e braccia con questo fango e stanno li, al sole che brucia da matti, per farlo asciugare e poi lavar via alle fontanelle.
Musica ed aria di festa ed è contagiosa questa atmosfera.
Bike da preparare, borracce da riempire, Elsa che decide di stare in macchina a leggere perché il sole scotta veramente tanto e ci si brucia ed il tempo scorre veloce e l’una del pomeriggio si avvicina, la partenza della gara si sente nell’aria e lo speaker annuncia il breefing capitani poco dopo.
Descrivono il percorso, ci avvisano che le discese sono velocissime, attenzione innanzi tutto e precauzioni ai guadi dei torrenti: sono tre!!!
Un anello di sette km circa, due salite molto impegnative e tecniche e due discese da urlo.
Poco dopo parte la prima ambulanza: ma dico, non siamo ancora partiti, bell’inizio.
Una ragazza provando il percorso di gara a tutta è volata alla prima discesa: dislivelli attorno al 27%. Polso e braccio fratturati.
Accidenti, mi dispiace veramente per lei e penso che il giro di ricognizione non lo faccio, farò il primo giro in gara a ritmo di passeggiata, cosi, non si sa mai…
Partenza in stile Le Mans, bici a terra e noi di corsa, un ragazzo mi da una mano a partire e mi augura un “ e vai kate…” chi è non lo so però, ha la maglia del Golf Hotel Franciacorta… boh!!
La prossima volta chiederò il nome.
Prima salita, ghiaia per una cinquantina di metri e poi asfalto e poco oltre inizia la prima discesa: i primi 500 metri volano ma poi sembra che la strada sparisca davanti a me, freno per istinto ma è cosi ripida che non ti fermi e un momento di panico mi prende… oddio adesso volo!
Un ragazzo forse capisce la mia paura, forse ne sente l’odore e mi affianca e quel “non mollare, stai indietro” mi scuotono ed arrivo in fondo senza danni… mamma che scossa di adrenalina però. Poi giu ancora ed ecco il primo guado e si passa senza danni… poi su e su e su ancora e non riesco piu a stare in sella, è un muro da scalare e vedere altri che non riescono a farla in sella mi rinfranca un poco.
Alla fine della salita una cascina e un miraggio..una fontana ed una canna dell’acqua. Il sole è implacabile, 38 gradi, sento la pelle che scotta e non ho fatto ancora un giro e quella doccia improvvisata fa piacere e sono in molti ad approfittarne.
Poi giu di nuovo, un'altra discesa tanto ripida che puoi frenare fin che vuoi ma vai giu e non ti fermi ed allora decido che le faccio a bordo campo, nell’erba, li almeno i freni un poco funzionano, i copertoni fanno presa e rallento.
Altri due guadi di seguito con tanto di passerelle da superare, qualcuno vola e cade, altri come me decidono che un piede a terra non cambierà di molto le cose e via di nuovo tra i campi e di nuovo su e su a spinta.
Poi giù un'altra volta fino alla salitona in asfalto che ti porta sui calanchi di queste colline da dove ti butti in una discesa infinita verso il traguardo con a lato i declivi impervi a volte e coltivati altre volte ancora, un susseguirsi di colori che catturano e sembrano un quadro di Monet.
Un attimo di pausa al traguardo, una fetta di anguria fresca e poi via un altro giro ed una altro ancora fino a quando non reggo più…
In alcuni tratti mi fa compagnia per un attimo la mitica Ausilia Pistarini, la Signora delle 24 ore italiane, campionessa italiana single speed, e scopro una persona stupenda, amichevole anche con un illustre sconosciuta come me, uno scricciolo di donna dalla forza infinita e dal viso dolcissimo; forse è per questo motivo che la chiamano Biancaneve.
E quel suo “non mollare”, il “ci si vede al traguardo” fanno un gran piacere…. Macinerà un infinità di giri prima della fine delle sei ore di gara.
Un ragazzo buca e gli passo il fast, un altro è senza acqua e non mi costa cosi tanto passargli una delle mie borracce, ne ho sempre due; all’arrivo uno di loro mi insegue per pagarmi la bomboletta …ma dai.. lascia stare.
Fallo anche tu se dovesse servire ad un altri, è solo un piccolo gesto.
I ragazzi dell’organizzazione sono stupendi davvero, sono ad ogni angolo e chiedono se hai bisogno di aiuto, di acqua, di assistenza; e le ragazze al ristoro dispensano una montagna di frutta fresca, davvero gradita con quel caldo pazzesco, e litri di the freddo, succhi di frutta, acqua e Sali e una serie di sorrisi che sono un piacere, in particolare quelli della signora col pancione, carina da morire davvero.
Le docce sono a turni e riesco ad infilarmi prima che arrivino tutti i ragazzi, Elsa fa la guardia fuori dalla porta e cerco di essere velocissima per non far aspettare nessuno ma tutto è ok, siamo tutti stanchi e ce la prendiamo con comodo tra una battuta e l’altra.
Il team Todesco vince il primo assoluto a squadre, altri vengono premiati perché piu giovani o più lontani, la ragazza caduta con polso fratturato viene premiata come la più sfortunata… poi le soloriders…. Prima una ragazza che la scorsa settimana ha vinto la 12 ore della Lunigiana: si chiama Bacchiavini come alcuni degli amici della squadra dello Sculazzo, magari è parente di “Bomber” Luca Bacchiavini, che vola sulle ruote grasse o del Signor Bacchia…
Seconda Ausilia “Biancaneve” Pistarini e terza questa Old lady delle ruote grasse…..wow, qualche volta combino qualche cosa di buono anche io!!!!
E’ una festa dopo le premiazioni, Tortellino party per tutti, crudo di Parma affettato al momento e melone a volontà, affettati di ogni genere e dolci fatti in casa… lambrusco e bianco di Scanzano…wow ragazzi!!!!!
L’atmosfera è rilassata e si è tutti amici anche se non si conosce il nome del vicino di posto, e poco a poco si avvicina l’ora del ritorno a casa: domenica lavoro per cui è meglio rimettersi in macchina e tornate in Lombardia.
Ho scoperto un altro pezzetto di Italia che non scorderò, ho conosciuto gente che, come me, ama la mountain bike sopra tanto altro, ho un nuovo ricordo ad addolcirmi la vita e una fotografia da mettere nel mio album dei cimeli.
Ed è stato bello, al di là del risultato.

Kathy Pitton