La montagna di casa, li, a guardarmi ogni singola mattina quando apro le griglie delle finestre di casa, quella che segna l’inizio dell’inverno facendoci intravedere una spruzzatina di neve sulla sua cima e quella croce posta li in bella mostra… quante volte mi sono detta “ci arrivo in bici un giorno” ma non l’ho mai fatto perché altri erano i giri che volevo fare, altre le mete che mi attiravano nel mio girar per boschi e valli in bike.
Era tanto tempo che volevo rifare una giornata intera a zonzo sulle due ruote, come tanti anni fa, quando la mountain bike era una novita, le ragazze in bici pochissime ed i posti da scoprire tantissimi.
Punto la sveglia alle 5 del mattino, lo zaino è subito fatto, borracce e qualche barretta, due soldi, il cellulare e via da casa poco prima delle sei.
Fa freschino stamattina ma sui pedali ci si scalda velocemente; un caffè dalla Barbara che mi da della matta scatenata e poi via, lungo la litoranea fino a Marone e poi su a Zone, salita interminabile su asfalto fino alla località Cislano e qua una pausa ci vuole, sono già cotta.
E’ facile pensare che con tutti i km che faccio sia semplice arrampicarsi su per montagne ma gli anni sono passati ed inesorabilmente la stanchezza arriva prima, le gambe diventano pesanti e la schiena urla vendetta del tipo : “appena arriviamo giu a casa vedrai…”
L’ultima volta che sono arrivata fino alla Croce di Marone la strada era tutta sterrata ma ora hanno asfaltato una buona parte della stessa e si sale piu agevolmente ma la pendenza ragazzi, non ti da un attimo di tregua, senza respiro, e presto inizia lo sterrato e si saltella qua e la.
C’è un gran traffico di jeep della Croce Rossa e dei Pompieri, vanno su al Rifugio Almici dove viene organizzata una randonee di giovani, un qualche cosa che ha a che fare col papa in Australia, o giu di li… va be insomma un gran via vai di mezzi pesanti e uffa, spesso mi devo fermare per farli passare ma poi faccio una fatica dell’accidenti A RIPARTIRE.
Un po a piedi, un po in sella, piano piano arrivo fino alla Croce di Marone e mi fermo per un the caldo: avevo bisogno di riposare un momento, ho anche un po freddo. Mi siedo e mi metto a guardare in giro; c’è una bellissima cascina ristrutturata con un sacco di animali, cani, asini e… non ci posso credere! Dei lama. Sono proprio dei lama. Pensavo di vedere male, di avere le allucinazioni o di aver fatto un salto temporale in Perù… dei lama sul monte Guglielmo!!!! Li belli pacifici in mezzo al pascolo, probabilmente si trovano bene, magari il clima è pure simile al loro luogo d’origine. Ma pensa te.
Dai che si riparte, è lunga fino in cima.
Strada cementata, poi ricomincia lo sterrato, su e su e su ed intanto il sole fa capolino tra le nuvole, speriamo che non piova, è già dura cosi.
Ci sono un sacco di escursionisti a piedi, alcuni salgono veloci come il vento, altri passeggiano ma a me sembra che vadano tutti più veloci di me….
Andando piano ho il tempo per guardarmi attorno e non posso non vedere questo panorama spettacolare: sembra una cartolina.
Che bello quassu, una calma ed un silenzio quasi irreali, solo il mio ipod nelle orecchie ma presto lo tolgo, il silenzio ha una sua magia che vorrei incamerare per quando tornerò giu tra il traffico ed il caos di tutti i giorni.
Inizio a vedere la prima malga e so che la cima è vicina, solo un poco di nebbia si è alzata ma non riesce a nascondere un gruppo di mucche con tanto di campanacci al pascolo: come faranno a stare cosi arrampicate su quei declivi scoscesi lo sanno solo loro: mucche coni freni!
Dai Kathy che ci sei quasi.
Sono sinceramente stanchissima e faccio un paio di km a piedi e mi siedo ad un tornante in un area pic nic e non ci credo! Sbuca un altro ciclista ed è… Zambo!!!! E vien su in sella, sembra un motorino.
Ma dico io, l’hai fatta in gara pochi giorni fa questa salita, domenica prossima vai in Val Saviore e come allenamento ti fai il Guglielmo… mostro, sei un mostro!!!
Lo aspettano dei colleghi di lavoro sulla cima, riparte poco dopo e ci provo a stargli dietro ma rinuncio subito: a piedi che è meglio.
Eccolo finalmente la in cima il Redentore!
Ed il rifugio è li accanto, solo una salita a dividermi da un panino e da un the caldo.
A piedi.
Ci sono un sacco di persone quassu, stanno facendo dei lavori e si fermano a pranzo.
Poco distante stanno montando un maga palcoscenico per la festa di domani sera, gente che va e che viene, montano fili elettrici e installano casse acustiche. Per una sera anche il Redentore sentira la musica sparata a tutto volume verso il cielo....si perché qui oltre al cielo non c’è null’altro.
Nel rifugio si sta bene e mi siedo vicino al fuoco ed il suo calore mi avvolge e stò cosi bene li al caldo ma meglio pensare ascendere ora, si stanno alzano le nubi e non vorrei trovarmi a meta discesa sotto un diluvio.
Alla malga lascio il passaggio alle mucche, quassù la precedenza ce l’hanno loro, stanno rientrando dal pascolo e pare conoscano la strada di “casa” da sole: dilidin dilidong din dong….
Se penso alle ore passate a salire fin quassu mi fa un poco rabbia il fatto che ci si metta cosi poco a scendere, nessun ostacolo tra me e la valle, solo i tornanti e qualche mezzo della Protezione Civile che incrocio man mano, qualche baita di montagna e molti pascoli e presto sono quasi a valle… ruzzolone compreso.
Quello fa parte del gioco e visto che lividi precedenti stavano sparendo mi pare giusto averne di nuovi come rimpiazzo: ho preso un tornante un po’ stretto e rataplam a gambe all’aria.
Nulla di grave, solo il morale un po’ a terra ma non basterà questo a guastare una bella giornata.
Quando torno a casa da queste mie cavalcate, lavo la bike per prima e poi i piace ripensare al giorno appena trascorso, a quanto ho visto ed a quanto mi è piaciuto quel senso di libertà, senza ore da rispettare, orari da far combaciare, impegni da mantenere.
Ed anche se sono stanca e magari la schiena rompe le scatole, faccio finta di non sentirla e chiudo gli occhi e sono ancora la…. Su quella salita, a guardare quel panorama, a gustarmi quella discesa….a sorprendermi per un lama tranquillo tra gli asini in un posto che non è il suo ma che lo è diventato.
Kathy Pitton
CENA SOCIALE 28/10/2016
8 anni fa
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