La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


lunedì 28 febbraio 2011

Aironbike 2011: la lotta nel fango!







E non manco neppure quest’anno alla mia gara di inizio stagione preferita su tante altre.
Sarà l’atmosfera, saranno gli amici, sarà quel non so ché della golena del Pò sta di fatto che mi sono iscritta ancora a fine Dicembre ed a tutto il circuito per di più, cosi so già cosa fare nelle domeniche a venire.
Credo di averla corsa in tutte le salse, con la nebbia che quasi mi perdo, col sole invernale che mi aveva ustionato le braccia, sotto un diluvio, nella neve…ma credo anche che la gara del 2011 non la dimenticherò facilmente, dire unica è dir poco.
Venerdì sera il camper era già pronto, mancava solo la sottoscritta e relativa bicicletta al seguito, per cui sabato mattina pieno di gasolio e via verso l’autostrada e la pianura emiliana.
Un vecchio cd con i successi degli anni 80 mi fa canticchiare lungo la strada ed all’ora di pranzo sono già parcheggiata tra altri camper a 200 metri dalla linea di partenza.
Mentre l’acqua per la pasta inizia a bollire, guardo i ragazzi del Team Sculazzo che, come formiche, finiscono di piantar cartelli con le indicazioni, scaricano camion di viveri e pacchi gara e finiscono di montare il tendone gigante che accoglierà premiazioni e pasta party alla fine della gara.
Il sole è splendido in cielo e, seppur freddo, il clima è ideale per correre in bike anche se è ancora inverno.
Finito il mio pasto in solitaria con il telegiornale a farmi compagnia in sottofondo, raggiungo il parterre ed i ragazzi mi accolgono come sempre con il calore di un sorriso e l’invito a seguirli nel track test del pomeriggio ma ho promesso ad un amica, Lorena, di iscriverla alla gara e devo aspettare le 14.30 per farlo per cui il giro di prova lo farò piu tardi da sola.
Ritiro i pacchi gara, metto tutto sulla mia casa da trasferta ed in un attimo sono in versione biker, pronta a pedalare sugli argini del grande fiume.
L’ho visto tantissime volte ma ogni singola volta, mentre passo sul lungo ponte che divide l’Italia in due, mi impressiona cosi maestoso ed imponente con quella calma placida che inganna perché può trasformarsi in un gigante che spazza la pianura lasciandosi dietro solo detriti.
Lo si vede ed intuisce dalle decine di cascine che, lungo gli argini, sono chiuse ed abbandonate, con i tetti quasi crollati su loro stessi; ma come dar torto a quanti hanno abbandonato la campagna ed il duro lavoro del coltivatore quando ogni loro sforzo poteva venir meno con un solo colpo del grande fiume che, in piena, abbatte gli argini e tutto cancella lasciando solo desolazione alle spalle quando rientra nel suo alveo naturale.
Certo è un poco desolante vedere cosi grandi casolari lasciati in stato di abbandono ma capisco anche chi non se la sia più sentita di combattere contro madre natura sapendo di poter perdere tutto in un attimo.
Ma il pedalare su questi argini ha il suo fascino, una magia particolare che mi piace ricalcare ogni anno ed è cosi che farò il lungo giro nel pomeriggio arrivando al camper verso le cinque e mezza, quando già il sole comincia a calare all’orizzonte.
Se il tempo regge sarà una gran bella gara, veloce ed a parte alcuni tratti con del fango sarà un bel viaggiare.
Una doccia calda e, poco dopo, l’invito di Fabione a cenare con lui, famiglia, e un campione vero, Paolo Alberati.
Ne sono onorata e mi preparo alla serata.
Poco dopo mi bussano alla porta e Marino, uno dei mitici componenti del Team Sculazzo, mi invita ad una pizza con loro li vicino; grazie ragazzi ma stasera ho già un invito1
Anche se ho rifiutato so che potrò un'altra volta tornare e cenare con loro, sono amici da tempo ed in loro compagnia stò proprio bene.
Arriva Fabio con moglie e figlia, raggiungiamo Paola Parmeggiani al Old River ed aspettiamo il campione che arriva un attimo dopo.
Sarà una bellissima serata, abbiamo parlato di tutto e mangiato ridendo e scherzando fino al dolce portato da Paolo stesso direttamente dalla Sicilia, cannoli siciliani ripieni di ricotta dolce, una bomba energetica.. chissà se fa bene ai ciclisti!
Chissà perché quando si sta bene in compagnia il tempo passa velocemente ed è ora di tornare e cercare di riposare un poco.
Un breve saluto ed un buona notte a domani ed eccomi nuovamente nella casina ambulante, salto nel letto e cerchiamo di dormire che domani arriva veloce.
Mi sveglia uno strano tamburellare sul tetto alle 4 del mattino, una scrosciante pioggia che fa crollare la mia speranza di una gara veloce ed asciutta….
E continuerà tutta notte, a tratti mista a neve, un freddo gelido al risveglio in una grigia mattinata con due gradi centigradi, le facce sconsolate di quanti arrivano in macchina per la gara e lo sguardi cupo dei ragazzi che con impegno avevano preparato una gran bella gara ma al tempo non si comanda purtroppo.
Arriva Lorena, uno scambio di battute amare sulla giornata che si prospetta ed è ora di prepararci: mi infilo tutto quello che reputo utile per cercare di scaldarmi un poco, due paia di soprascarpe per tenere i piedi caldi, i guanti lunghi per le mani le cui dita si intorpidiscono, casco occhiali ed eccomi pronta ad affrontare il freddo….e non solo!
Devo ringraziare Fabio Pasquali che, nel salutarmi, ha buttato li una frase che mi ha colpito e che ho memorizzato: bisogna mettere un cambio e tenerlo fino alla fine altrimenti col fango rischi di non riuscire a cambiare più.
Quanto è stato vero!
Un giro per scaldarci le gambe ma presto si deve entrare in griglia: numero rosso, prima griglia tra i “cavalli da corsa” che scalpitano e, come sempre, sono in ansia per la partenza che mi mette paura.
Pronti via sotto una pioggia incessante, giro di lancio di 5 km e poi due giri da 21 km.
I primi 2 chilometri vanno, tra erba e poco fango ma poco dopo, scendendo verso la riva del torrente Crostolina o Crostolo come lo chiamano, si presenta un incubo di fango e mota dove restare in piedi è quasi impossibile, dove vedo cadere gente a destra e sinistra, davanti a me e sento le imprecazioni di quanti dietro non riescono a stare in equilibrio.
Ho fatto alcuni tratti in sella il resto con Valchiria in spalla con i piedi che venivano letteralmente risucchiati da una colla marrone che sembrava messa li per fermarci e non farci continuare.
Cadere cosi, senza riuscire a stare in piedi, scivolando come se fossimo su del sapone.. pazzesco.
Ho visto ragazzi buttare letteralmente la bike e terra e mollare, altri che avevano problemi con cambio e freni che tutto facevano meno che frenare…
Sembrava un girone dell Inferno di Dante dedicato ai biker.
Alla fine del giro di lancio, 5 chilometri ripeto, tanta gente si è ritirata senza neppure iniziare veramente la gara.
Io ho continuato, a testa bassa perché volevo finirla ad ogni costo, non esiste un po’ di fango ed un diluvio che possa fermarmi, no Iron kate non si ferma.
Ricordo una distesa di fango, ovunque.
Ricordo di aver pedalato il più possibile cercando di non cambiare per non avere problemi con il cambio, cosa che ho visto accadere a moltissimi ragazzi.
So di aver fatto tanta strada a piedi sprofondando nella mota e portando Valchiria a mano o sulle spalle e di essermi fermata più volte a “spremere” le gambe come un tubetto di dentifricio perché il fango reso liquido dalla pioggia mi aveva riempito i copri scarpe ed avere i piedi tanto appesantiti da non riuscire più a sollevarli, oppure di aver fatto alcuni argini scivolando sul fondo schiena ed alla fine non riuscire a sollevare la bici imprigionata dal fango che la tratteneva nel terreno.
In un tratto, fatto da tutti rigorosamente a piedi tanto era impossibile pedalare, un ragazzo mi ha detto: “questa non è una gara ma una prova di sopravvivenza”…eppure, nonostante tutto questo, nonostante la stanchezza assoluta che mi ha fatto sentire dolori ovunque, sono riuscita a continuare ed a sorridere ad ogni scatto dei fotografi, a fare una battuta ad Uranio quando, superandomi, mi ha detto” porta pazienza Kathy…”
Beh al tempo non si comanda Umbry, voi avete fatto un lavoro egregio nonostante tutto!
Quando ho rivisto l’ultimo chilometro con nuovamente quella distesa di fango l ho aggredita e sono riuscita a farla quasi tutta in sella, scivolando a destra ed a sinistra e rischiando pure di andar sparata nel canale ma ho tenuto duro e quando ho messo le gomme sull’asfalto ed ho passato il traguardo mi sono messa a ridere come solo un bambini che si diverte può fare.
Ad aspettare quanti arrivavano al traguardo Tiziano Salati e gli altri componenti dello staff che mettono al collo dei partecipanti una medaglia a forma di ruota dentata personalizzata con il logo della gara ….sarà un bel ricordo.
Guardandomi attorno ho visto le facce esterrefatte degli spettatori che vedevano arrivare una serie infinita di personaggi ricoperti letteralmente dalla testa ai piedi di fango e solo poco dopo, vedendomi allo specchio, mi sono resa conto della condizione in cui ero, una specie di Troll marrone con gli occhiali.
Ho aspettato 15 minuti al lavaggio bici senza riuscire a lavarla perché qualcuno si divertiva a fare “pulizia di fino” alla propria bike incurante del fatto che decine di persone stavano aspettando in file e, siccome avevo freddo, decido di non pulirla ma di farle fare un tuffo in una mega pozzanghera li poco distante giusto per togliere il più grosso e di fare la doccia, sono congelata fino al midollo.
Per evitare di portare chili di fango in camper mi spoglio fuori, metto tutto in un sacco e l’acqua che mi passerà addosso sarà di una calda tonalità marrone mentre scende nello scarico; ho fango nel naso, tra i capelli, nelle orecchie e tra i denti e mi sento sporca anche se appena lavata.
Il pasta party al caldo e le premiazioni che seguiranno sono un ricordo vago seppur piacevole, la stanchezza si fa sentire ed ho freddo, le mani sono gelide e non riescono a scaldarsi, le labbra tremano e sono di uno strano color violetto… ho solo voglia di dormire.
Ritiro il mio premio, un pesantissimo pacco pieno di leccornie e torno al camper ma aspetterò un poco prima di partire, sono troppo stanca e non me la sento di entrare in autostrada e di guidare due ore.
Mi riposo un po’ e, quando decido di partire verso casa, il messaggio di mia figlia mi avvisa che ad Iseo nevica mentre qua sta ancora piovendo.
Lungo la strada le gocce di pioggia poco alla volta si trasformano in neve e, verso sera, ci sarà un bel po’ di bianco ad colorare i campi della Franciacorta mentre parcheggio e scarico tutto, lavo Valchiria dalla montagna di fango che ci siamo portate a casa dalla trasferta emiliana e mi siedo finalmente davanti ad una tazza di caffé bollente.
La stanchezza è davvero tanta ma ho anche quella bella sensazione dentro di aver fatto qualche cosa di speciale, di aver alimentato una passione che mi ha dato la possibilità di conoscere persone stupende, campioni veri nello sport e veri campioni nell arte del saper vivere, amici unici che magari vedo poco ma che restano tali nonostante la lontananza e di conoscere ogni volta persone nuove, vedere facce sorridenti nonostante siano ricoperte da uno spesso strato di fango color cioccolata.
Perché ogni domenica è una sorta di avventura, sempre diversa e sempre unica.

domenica 20 febbraio 2011

Winter Trophy e vai!









Obbiettivo number one del 2011 centrato.
Fare e finire il nuovo circuito di Matteo and Co., il Winter Trophy appunto.
Cominciato per ridere come sempre stamattina ho finito due dei tre giri della gara di Cavriana che, oltre al circuito citato, era inoltre il Campionato Italiano d’Inverno Mtb organizzata dall’Udace.
E dire che non ci volevo venire visto le tre giornate alla Borsa del Turismo di Milano ed il mio rientro ieri sera tardi, perché dopo la fiera ho voluto andare alla presentazione del nuovo libro di Mauro Corona e se dormi si e no quattro ore non sei sicuramente in condizioni perfette, men che meno per affrontare un Campionato Italiano….
Ma siccome la mia testa pensa una cosa ma il mio corpo ne fa un'altra, alle cinque stamattina ero a preparare la sacca e la bike che, poverina, aveva addosso ancora la polvere di domenica scorsa a Leno, il ché fa capire quanto sono uscita in bicicletta questa settimana.
Camper sempre pronto e via verso la bassa, tangenziale per Montichiari e giù di li fino a Cavriana, litigo con la radio che mi fa ascoltare solo Radio Maria e niente altro alchè spengo e canto io…; seguo le indicazioni ed in un attimo sono al campo gara, posto riservato per i camper e via a fare l’iscrizione che mi ero ripromessa di mandare giovedì e che non ho fatto per dimenticanza….
Va bene lo stesso, mi iscrivo al momento, tessera a posto, 353 da appiccicare a Valchiria e pronti..
Circa…
Il terreno è pesante, il cielo è grigio e le prime goccioline cadono piano piano, una qua ed una là….. no dai, non piovere per favore.
Il gruppo degli “Altri enti”parte alle 9 mentre i ragazzi tesserati Udace alle 10.30 per cui in un attimo è già ora di partire.
Il sorriso di Roberta, il saluto di Sandra, il tifo di Laura sono le cose che fanno star bene e che mi fanno pensare: beh sarà dura ma la finiamo, vero Kathy?
Il proposito è quello di fare un giro, vediamo lungo la strada quello che poi effettivamente sarà perché i progetti posso cambiare “in corso d’opera” oppure può capitare quel qualche cosa che ti fa cambiare idea sul momento.
Ecco che Alfio inizia la lunga chiamata dei nomi, categoria per categoria e si parte scaglionati, si sfila lungo un campo delimitato dalle fettucce e poi si inizia il lungo sali scendi per sentieri e strade bianche, il lungo single track nel bosco su di un terreno pesante con al moto dietro a tutti a chiudere la fila.
Partendo nel gruppo di coda hai dietro la moto per forza. A lui basta girare la manetta del gas per accelerare, se poi il motociclista in questione ha l’ormone ballerino per motivi suoi o per carenze di vario genere diciamo, senza entrare troppo nei dettagli, e spara un paio di frasi che ti fanno girare giusto un pochettino le scatole, vedi che sta vecchia gallina qua si inchioda, gira la bike, gli va incontro e lo lava di madonne che ne basterebbero la metà.
E dopo averlo diffidato dall’avvicinarsi più di venti metri altrimenti sarebbe stato a rischio di estinzione in modo piuttosto violento, sono risalita in bici e con calma, ma proprio tanta calma, ho ripreso a pedalare, ho finito il primo giro discese toste comprese, ho avuto il subdolo piacere di vedere il suddetto pinguino cadere a gambe per aria sullo stesso sentiero tecnico, ho passato il traguardo e sono ripartita per il secondo giro con la lingua di fuori, il cuore a 200 ma con un nervoso addosso che se mordevo qualcuno moriva li stecchino in tre secondi.
Il secondo giro è stato durissimo.
Mi sembrava di non andare avanti, di non arrivare mai in cima ed avevo l’impressione che le gambe si stessero consumando per auto combustione.
Mamma che fatica.
Mi sono fermata un paio di volte a parlare con i ragazzi lungo il percorso ma per riprendere fiato perché non ne avevo proprio più e tutti mi hanno detto la stessa cosa: non mollare Kathy.
Io non mollo, faccio una fatica bestia, arrivo sempre al limite ma non mollo, mai!!
Mai!
L’ultimo chilometro è stato il più duro e credo che la gara sia stata per me, per la poca preparazione e perché nell’ultima settimana non ho avuto ne la possibilità di allenarmi ne la possibilità di riposare in modo adeguato dopo il lavoro in fiera, una delle più dure che ho fatto. Che bella però!
Si bella.
Può sembrare un controsenso ma non lo è.
Un percorso da mangiare sui pedali a grandi bocconi, brevi rampe che non lasciano scampo se sbagli il rapporto e discese velocissime e tecniche che non ti danno la possibilità di esitare ne di sbagliare altrimenti sei a terra tra i rami bassi del bosco.
Un bosco i cui rami ti sfiorano il casco mentre le radici delle piante, che affiorano sul sentiero, cercano di frenare la tua corsa ed a volte ci riescono, facendoti sbandare e devi controllarti con tutta te stessa e con tutta la concentrazione che ti è possibile se non vuoi cadere malamente.
Eppure, quando passo il traguardo mentre l’ultimo gruppo dei ragazzi Udace parte per la sua gara, sembra passato solo un attimo dalla partenza; due bicchieri di the caldo, un tramezzino, ritiro le chiavi da Alfio che gentilmente si presta a tenerle mentre gareggio e torno al camper per una doccia veloce.
Stavolta l’acqua che scorre sulla pelle non riesce a portar via anche la stanchezza, è proprio tanta oggi.
Ma poi, cambiata e pulita, mi avvicino alla zona arrivo, riconsegno il numero e vado al pasta party dividendo tavolo e compagnia con Baldassarre e sua moglie, con Natale Bettineschi ed molti altri.
Iniziano a premiare noi “Altri Enti” e mi consegnano un pacco per il quinto posto di categoria e Matteo vorrebbe scusarsi per quando successo lungo il percorso, la mia piccola discussione con il motociclista…. Ma non voglio le sue scuse, non è il caso, non è ne colpa sua ne dell’organizzazione.
E poi io i miei casini me li risolvo sempre da sola, il tipo l’ho ribaltato di mio e per me è finita qua.
Lui continuerà a sparare cavolate sui fondoschiena delle varie “ultime” in gara ed io continuerò ad andare in bike, più piano magari cosi lo faccio tribolare un po’ di più, ci vogliono almeno sei maremoti per fermarmi e non è neppure detto…..
Mi fermo ancora a lungo per vedere le classifiche del circuito, farò anche da “appoggio” al pc per Alfio mentre, dopo la premiazione del Campionato Italiano, metteremo l’Inno di Mameli alla consegna delle maglie tricolore.
Adesso si torna a casa sotto una pioggerella leggera, un ora di strada canticchiando tra me e me mentre il tempo scorre lento ed i miei pensieri vanno alle prossime pedalate, al fango che troverò lungo gli argini e nella golena del Po’ tra una settimana.
Ma quella sarà un'altra avventura.

martedì 15 febbraio 2011

Memorial Massetti Leno



Ieri sera, arrivata a casa dalla Valle, ho riposto le ciaspole al loro posto e preparato la sacca, anzi no, due sacche.
Scarpette e caschi da mtb trovano posto nelle borse assieme ai guanti ed alle maglia della mia/nostra squadra...
Per la prima volta mia figlia Elsa non sarà la mia accompagnatrice ma correrà a fianco a me, non ho ancora capito se lo fa perchè vuole effettivamente provare o solo per spirito di emulazione di questa mamma un pò fuori dagli schemi tradizionali.
Comunque sia, quando vado a letto, la sveglia la punto alle 6 del mattino e devo dormire in fretta se voglio riposare un poco.
Quando suona fatico ad alzarmi ma lei, forse la paura o la preoccupazione dell esordio, è già sveglia e si stà vestendo.
Il camper è pronto, mettiamo tutto a bordo e via verso la bassa e le sue pianure.
Leno non è lontano e presto siamo li nel parcheggio con altri camper e le macchine di chi come noi, si alza all alba per assecondare questa strana passione, la voglia di fango e di pozzanghere come se, ogni domenica,uomini e donne si potessero trasformare nei ragazzini che erano, con diritto di sporcarsi senza troppi pensieri e con la voglia di divertirsi.
Numeri da ritirare, verifica tessere e si inizia a preparare la bike e forse sono piu in apprensione io di Elsa.
Semplice cuore di mamma che ha paura che la sua piccola si faccia del male, o forse la paura che una brutta esperienza la allontani da questo mondo che io adoro ma in cui lei stà facendo i suoi primi passi.
Incontro le tante facce conosciute e qualche faccia nuova, io mi sento a casa lei forse un poco meno ma tutti la acolgono con un sorriso e chiedono chi è...
Forse la cosa la imbarazza un poco ma è sorridente e le brillano gli occhi.
La porto a provare una parte del percorso e la vedo bene in sella ma le ho promesso di non lasciarla sola e farò la gara con lei, il risultato non conta nulla stavolta.
Si parte per categorie e le donne sono l ultimo gruppo.. siamo ben 13 oggi e sono veramente tante considerando che siamo in 200 in totale.
Ricordo i tempi in cui quando eravamo in tre eravamo tante, ora sorrido e sono contenta che molte altre abbiano capito che la mtb nulla toglie alla femminilita, amzi trasforma tutte in angeli grintosi e bellissimi.
Pronti via, dietro al gruppo con calma per non spaventarla; piano piano andiamo avanti, forse troppo piano ma non voglio che abbia l'impressione di essere d'intralcio e scopro che nelle discese tecniche è piu brava di me!
L'emozione, la stanchezza e forse la paura le faranno decidere di fermarsi alla fine del primo giro mentre io continuo e cercherò di correre come mai per recuperare un po del tempo perduto.
Ad un certo punto vedo il ragazzo della moto che doverebbe afre da apri piosta, ribaltato nel fosso accanto al percorso, immerso nel fango fino alle ginocchia e con la moto a ruote per aria.
Al momento rido ma poi mi viene spontanei chiedere se è tutto ok e se ha bisogno di aiuto... che sta gia arrivando.
Si perchè Fabio Pasquali, che era appunto preceduto dalla moto stessa, ha già dato l'allarme passando il traguardo, lo stesso Fabio che ha dato il benvenuto a mia figlia nel mondo delle ruote grasse e che ha vinto in modo strepitoso la gara.
Al passaggio sotto l arco dell'arrivo il sorriso di Angela Perboni che mi urla brava! ( lei che ha vinto anche stavolta dice brava a me).
La mia gara è stata senza molta storia ma stavolta ho voluto che Elsa fosse la protagonista e devo dire che le mie amiche biker l hanno accolta con una sorta di "battesimo", un pacca sulle spalle per dirle dai! non mollare...
E lo dico pure io, dai piccola, non mollare, mai, c'è un mondo fantastico dietro ogni curva ed alla fine di ogni sentiero, in cima ad ogni salita che ti fa dannare e sudare ma che ti regala un vista spettacolare una volta arrivata in cima e sono conquiste ogni volta.
E' stato bello vederla pedalare nell ippodromo di Leno in sella al mio vecchio cavallo Pendragon che ora è suo di diritto.

11° Caspolata al chiaro di luna

Non posso mancare a questa edizione, è il mio decennale.
Ne persi solamente una, non ricordo quale ed a casa ho una collezione di robette in legno, ogni anno diverse, che vengono consegnate come pacco gara e che mi restano come ricordo.
Delle piccole ciaspole in legno, un porta oggetti fatto a ciotola, un porta penne, un portaritratti, un piccolo quadro che raffigura il simbolo della ciaspolata, un porta chiavi, un infinità di piccoli oggettini di legno che mi portano ogni volta in Valle Camonica per questa "gara" sulla neve con le ciaspole.
Quest'anno ne ho fatte parecchie, un po' ovunque in giro per le valli qua attorno ma qua non manco e l'iscrizione l ho fatta piu di un mese fa.
Alle due del pomeriggio sono già per strada, tappa obbligata a Breno da Roger per vedere come stà, un caffè e due chiacchiere e poi via, verso Vezza d'Oglio.
Ci arrivo verso le 16, mi fanno parcheggiare al parcheggio numero 8 ed aspetto la navetta che mi porterà in paese ed al ritiro del pettorale.
Un sacco di gente come ogni anno del resto, un modo diverso di vivere la montagna rispetto al più tradizionale sci, frotte di ragazzi che, in compagnia, faranno la gara ridendo e scherzano.
Incontro Nadia, Milena, Daniela ed un sacco di altra gente di Iseo, i ragazzi della Odolese Mtb al completo, ciclisti che durante l'inverno alternano corsa e ciaspole per tenersi allenati ed altre persone che conosco, alcune di nome altre ancora di vista.
Sono sola come sempre ultimamente ma ormai la solitudine è diventata quasi una scelta, forse perchè cosi posso affrontare le mie "avventure" in pace, senza dover sempre mediare sui tempi, se faccio tardi o se voglio andare a fare qualche cosa lontano e fuori mano.
Certo, le volte in cui sono salita fin quassù in compagnia mi sono divertita ma posso divertirmi anche cosi, guardandomi attorno e sorridendo al ricordo di quelle belle avventure perchè sono tutte dentro i miei ricordi e per sempre con me.
Devo far passare quasi due ore per cui tappa al Retrò caffe per un the caldo e dopo poco, mi immetto nella grande piazza cha fa da partenza dove la musica di radio Numberone rimbomba tra le facciate delle case e la chiesa.
Prearo le ciaspole fuori dalla custodia, assetto lo zaino in modo che sia facile trasportarle fino alla prima neve che è quasi un utopia visto che hanno trasportato la stessa con 200 camion dal Tonale fino a qua per fare la striscia larga 4 metri e lunga 12 km, per far correre prima gli agonisti e poi le 4000 persone iscritte alla cara amatoriale.
In val di Non mi ero iscritta alla campetitiva, qua ho preferito non farlo, non ha molto senso, non sono un corridore ma un ciclista o almeno ci provo.
Alle sette pronti via.
meno male che mi ero messa davanti ed a sgomitate cerco di uscire dalla massa, corro lungo la strada del apese fino all'imboccatura del sotto-passaggio e poi via.
Non amo molto correre a piedi, mi fanno male le ginocchia ma ormai sono mesi che, nonostante tutto, continuo a correre, poco ma costantemente ed una volta scaldati i muscoli, vado, piano ma vado.
Giu alla piana di fronte al Centro Adamello corro verso la sctriscia bianca che, netta, si vede dall alto; il primo km lo faccio senza ciaspole di corsa, poi le infilo, allaccio e via... è piu difficile cavolo, le gambe devono tenere una posizione innaturale e sono pesanti e le ginocchia scricchiolano.
Ma io vado avanti, piu lentamente ma continuo, non si molla Kathy non si molla mai.
Al ristoro rubo solo del the caldo che finisco di bere correndo, se mi fermo non parto piu; ho fatto alcuni tratti da sola, la maggior parte delle persone la fa come passeggiata ed è giusto cosi in fondo, ma io voglio arrivare in fretta e tornare a casa perchè domani corro in bike.
Vedo l indicazione del passaggio al percorso breve, giro e via verso il traguardo; gli ultimi 400 metri non riesco a farli di corsa, ho male dappertutto ed arrivo al traguardo al passo.
mentre mi tolgo le ciaspole sento chiamare il mio nokme, sono i ragazzi della Odolese che mi chiedono come è andata...ho il fiatone, la schiena a tocchettiti, le ginocchia che scricchiolano ma bene dai... si bene.
E mi sento bene.
Super Mario mi arriva alle spalle e mi da un "amichevole" pacca sul fondoschiena scherzando coem fa sempre...lui corre davvero ed ha fatto il lungo in un ora e sette minuti.
Il mio tempo, il migliore di sempre sul corto, è di un ora e 7 minuti al mio orologio, 1h e 14 al rilievo cronometrico.
Sono contenta, ho fatto veramente un buon tempo per me stessa, 25 minuti meno dello scorso anno, seconda donna al traguardo in una classifica che non da premi ma solo soddisfazioni personali.
Vado fino alla grande sala dove si cena, mangio qualche cosa ed il tempo scorre piu lento ora, sono stanca ed è presto quando mi avvio verso la partenza delle navette che mi riporterà giu al parcheggio.
Dovro aspettarla un bel pò, forse l organizzazione di solito perfetta di questo evento ha subito un piccolo intoppo, ma una volta a bordo passa tutto, il freddo e la stanchezza.
Butto tutti in macchina, avvio il motore e mentre scendo a valle ripenso alla prima volta che sono salita fin quassu per questa gara, con Barbara, 10 anni fa ed a tutte le altre volte, con persone diverse, con un amico...
Ogni volta mi sono portata a casa delle belle sensazioni ed anche stavolta, nonostante sia sola,non sento il solito vuoto dato dalla solitudine; forse la solitdine stessa mi sta insegnando qualche cosa, stà rafforzando quella parte di me che ha bisogno di cure.
Affido i miei pensieri alle piccole mongolfiere di carta che , a centinaia, hanno solcato il cielo notturno mentre correvamo, sotto le stelle semi nascoste dalle poche nubi che avrebbero dovuto portare la neve e che invece hanno mancato al loro dovere ma non per questo è stata una brutta serata, anzi.
E' solo un piccolo tassello in più della mia vita.

lunedì 7 febbraio 2011

9° Giro delle cascine - Winter Trophy


I ragazzi dell Emporio Team sanno inventare ogni anno delle sfide nuove e per questa stagione si parte con il Winter Trophy, tre prove di seguito con il finale a Cavriana per la prova del Campionato Italiano mtb Udace.
La prima prova oggi, domenica 6 febbraio, tra la nebbia ed il freddo della bassa pianura padana, il Po poco lontano ed un sacco di chilometri da macinare da casa mia per arrivare in questo paesino dal nome altisonante di Torricella del Pizzo, provincia di Cremona.
Alle 6 e mezza parto da casa con la mia compagna in macchina, il cielo è ancora scuro e fa proprio freddo.
Questo strano inverno che ci regala pioggia a catinelle e giornate dal sole splendente non mi tiene ferma a casa, la voglia di andare è sempre tanta ed un nuovo circuito mi incuriosisce sempre per cui navigatore puntato verso sud e via.
Il sole si alza piano sulla pianura con un colore rosso sangue tingendo di colore le nuvole prima e l'orizzonte poco dopo e, mentre guido, mando un messaggio ad un amico, gli scrivo che mi manca, in particolare nelle lunghe ore passate a guidare per raggiungere questo o quel campo di gara.
Mi sento sempre piu sola ultimamente, come una vecchia pianta che sta seccando e che non trova modo di alimentarsi, saranno gli anni che passano, saranno le scelte fatte sarà forse questo vecchio cuore sntimentale che si innamorava ogni giorno di un alba o di un tramonto oppure, semplicemente, di parole lette su di un buon libro e fatte mie perchè mi trasmettevano emozioni; ora non trovo emozione guardando un tramonto, vedo solo il mio di tramonto, non provo nulla guardando l'alba perchè le mie credo di avere consumate tutte e sono poche le parole lette in un libro che mi restano provocando emozioni.
Decisamente questo non è un bel periodo per il mio "io", spero che almeno sui pedali io possa ritrovare la mia voglia di sorridere.
Ci metto parecchio tempo per arrivare e ad un certo punto vedo delle macchine con le bike sul tettuccio che vengono in senso opposto al mio, giro la macchina e le seguo, non possono che andare alla partenza di questa gara, non vi è null altro qua attorno ed infatti, poco dopo, ecco l'arco della partenza e le facce sorridenti dei biker ella domenica.
l'iscrizione ed il numero, un saluto alle amiche che non vedevo da tempo, un abbracio con Tiziano Salati del Team Sculazzo che mi ospiterà per la prossima edizione dell'Aironbike e via a preparare la bike e me stessa.
Un circuito classico di pianura, sterrato fangoso e gli argini da salire o scendere sull erba, un giro di 8 chilometri da ripetere tre volte per noi donne e quattro per i ragazzi. Non provo il percorso, avrò tempo di farlo durante la gara e giro li attorno per scaldare mani e piedi che si sono letteralmente congelati dal freddo.
La nebbia si leva ed uno splendente sole comincia a scaldare il terreno e l'atmosfera ed ecco la voce di Alfio che mi chiama, le due domande che mi fa sempre e la mia risposta come da routine: sono qua perchè mi piace.
Si parte per categorie e le donne sono le ultime e troviamo il tempo e la voglia tutta femminile di scambiarci le solite battute e di scherzare sul fatto che tutte ci mettiamo il rossetto prima di partire, come se fosse un gesto scaramantico.
Pronti via.
Il terreno ghiacciato si lascia andare ai primi raggi di sole e non so decidere se è meglio il terreno gelato dove rischi di cadere continuamente o il fango che ti trattiene e fa scivolare e ben presto mi ritrovo con la bike piu pesante di 2 kg per tutto il fango raccattato che fa da freno tra la ruota ed il forcellino.
Mi fermo, lo tolgo e riparto, come fanno quasi tutti del resto.
Il tempo passa, i chilometri anche ed ecco il traguardo e la fine della gara.
Ci metto un bel momento a togliere almeno il grosso del fango accumulato e meno male che ho un vecchio lenzuolo in macchina per coprire i sedili e cercare di non sporcare.
Un cambio veloce perchè la doccia la farò a casa e via al ristoro al caldo.
Mi siedo ad uno dei tanti tavoli predisposti dall organizzazione con un the bollente e della crostata e mi guardo attorno, tirando le somme della giornata: sono parecchie le cose che ricorderò di oggi.
Nulla hanno a che vedere con la gara, quella è una cosa a parte, ma è bello ripensare agli occhioni castani di Denise, piccola campioncina di 15 anni con gli occhi spalancati sul mondo oppure all abbraccio di Nicole, giovane promessa della mtb lombarda che corre con il papà e la sorella e mi abbraccia ogni volta come se cercasse conforto tra le braccia di una madre e mi fa piacere, molto.
La dolcezza della compagna di Fabio Pasquali a cui regalo un libro e lei lo vuole pagare mentre io provo piacere a farle questo piccolissimo presente di racconti dove vi è anche il suo amore.
E Fabio Pasquali stesso con cui parlo sempre volentieri, questo ragazzo campione di onestà e bellezza interiore che guarda le persone con uno sguardo aperto e schietto che mi piace da morire perchè in quegli occhi vedo un raggio di sole ogni volta.
Ed è bello vedere i volti contenti di chi, come me, passa qualche ora sulle ruote della mountain bike per nutrire una passione grande e sincera senza paura di sembrare ridicolo al resto del mondo.
E sorrido ripensando allo sguardo di quel signore alla partenza che ha sussurrato un " son tutti matti" vedendoci passare sporchi ed infangati ma felici come ragazzini con un giocattolo in mano.
Un premio anche per l'ottava donna e mi porto a casa il solito "sacco della spesa" come dice Elsa che vale molto solo per il fatto che ho pedalato con il cuore mettendo in quelle pedalate tutta me stessa, con un sorriso.