La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


martedì 24 aprile 2012

24h di Cremona



Mai fatta per cui mando l’iscrizione in solitaria a Max e pronta più o meno come al solito, venerdì sera me ne vado in quel di Cremona a cercare il Piazzale Azzurri d’Italia dove piazzare il camper e creare il campo base.
Ho tempo per fare un giro e controllare una parte del percorso, il parterre e le varie postazioni cercando quelle che mi interessano per via della presenza di amici ed amiche.
Una cena veloce, due o tre pagine di un bel libro e presto mi avvolgo nel piumone e dormo fino alla sveglia datami dai camion dell’organizzazione che, già al mattino presto, si muovono qua e la per preparate tutto.
Una colazione veloce e sporto il camper su richiesta di uno dei posteggiatori, solo pochi metri più in la e mi metto vicino ad una coppia di ciclisti di Bergamo.
In poco tempo il grandissimo piazzale si trasforma in un enorme e colorato campeggio, le tende abbassate, tavolini con tovaglie colorate, biciclette di tutti i colori e maglie delle squadre più disparate, facce allegre ed una gran voglia di pedalare che si sente nell’aria che ci circonda.
Ha piovuto tantissimo negli ultimi giorni ed il trovare il sole al mattino è un gran bel regalo, speriamo solo che duri per tutte due le giornate e che la pioggia dia una tregua a tutto e tutti anche perché mi stanno crescendo le alghe ovunque, capelli compresi!
Scendendo dal camper mi sento chiamare ed ecco che spunta Andrè parcheggiata li vicina, compagna di pedale in quel di Cedole ed anche qua visto che gareggia in squadra da tre con delle compagne.
Andiamo assieme a ritirare il numero ed il pacco gara, le spiego come funziona la storia del chip e ce ne torniamo al campeggio improvvisato, chiacchierando del più e del meno aspettando l’ora di pranzo.
L’orario di partenza è abbastanza anomalo, le 15, di solito si parte a mezzogiorno ma cosi ho il tempo di prepararmi qualche cosa di caldo, fare tutto con calma e saltare in bike per fare un giro al paddok alla ricerca delle amiche che corrono in squadra con nome di Wonder Women.
Ed eccole la, Grazia e Sonia, Barbara e Mara, sedute sotto la loro postazione a bordo pista e come ci salutiamo?? Con un calice di Prosecco, alla faccia della gara imminente!

Ma Endurance è anche e soprattutto questo, una gran voglia di divertirsi oltre che di pedalare.
Altre facce che conosco, Beppe del Team Barilla, i Tava Bike con Giuseppe Frumento, i ragazzi del Nuvolera Team, gli Zaina………..le facce da endurance che ormai fanno parte della 24h Cup e che la rendono ciò che è, una festa itinerante su ruote.
Trovo Ducoli Sandro con il suo Val Rendena Team e già che ci sono mi iscrivo alla gara che si terrà a settembre ed alla Serenissima del 30 giugno…. Lo so che sono un pò in anticipo sui tempi di marcia ma 15 euro di sconto non sono pochi per cui pronti via che sono iscritta e come andrà lo vedrò al momento.
Tornata al camper faccio due chiacchiere con i ragazzi li accanto e vedendone uno che zoppica gli offro una “nastrata” con il mio kinesio tape….
Seguono chiacchiere a nastro e caffé e presto il trasferimento in piazza Maggiore per il saluto alle autorità e la partenza che sarà alle 15 in punto.
L’aria è fresca ma il sole regge ed il vedere l’azzurro del cielo dopo settimane di pioggia rende tutto più scorrevole e bello; ci ammassiamo tipo reggimento degli alpini sotto i portici e poi, dopo un discorso di cui ho sentito ben poco, si parte, una lunga sfilata in città tra la gente che ci guarda sorridendo, avranno pensato che siamo una manica di matti che basta…
Ed inizia il lungo scorrere del tempo scandito solo dai pedali che girano, dalle incitazioni di quanti guardano lungo il percorso, dagli amici che ti chiamano per nome e dal battere del cuore nel petto che scandisce tempo e stanchezza alo stesso modo ma basta saperlo ascoltare e si trova il ritmo giusto, la cadenza che ti lascia rifiatare e non affatica e le gambe girano anche se piano… si perché io sono in solitaria, senza assistenza per cui o mi riesco a gestire o sono kaput ancora prima di cominciare.
Vi è la discesa lungo un argine che mi spaventa e che non ho mai fatto in sella, per tutte le volte in cui vi sono passata ma sin dall’inizio mi pareva di sentire una scarica elettrica sul collo arrivando li ed ho voluto ascoltare il mio istinto scendendo a piedi di traverso, facendo fatica a stare sulle scarpette e scivolando ma mai in sella a Valchiria perché qualcosa mi diceva non farla Kathy e cosi è stato.
Ho pedalato lungo la strada sterrata nel bosco, piacevolissima, fino all’inizio del lungo toboga col fango compatto, nuovamente nel bosco fino al “sabbione” dove immancabilmente mi piantavo come un salame continuando a piedi fino all’inizio del sentiero successivo e sbucando al Nido dei Caroni (che credo siano i calabroni) dove dei ragazzi simpatici distribuivano acqua, the caldo e qualche volta caffé, torroncini e fette di dolce e, dulcis in fundo, bicchieri di vino rosso!
Da li in poi fino al parco del Po, un passaggio nel pioppeto dove sembrava nevicasse tanti erano i soffioni che volavano, una salita lungo l’argine ridiscendendone poco dopo, stavolta in sella, per affrontare la salitella che portava su asfalto delimitato dalle transenne con un folto pubblico sempre presente, la scaletta da scendere ed il sentiero che finiva nuovamente su erba e poi da li fino all’arrivo sfilando a lato delle tende dei solitari e delle strutture delle squadre. E da li si ricominciava, un giro dopo l’altro e perdi il conto del tempo se non che inizia a fare freddo e decidi di fermarti e scaldarti un poco con un piatto di pasta.
Ma il bello arriva adesso con lo sbucare di Super Mario lungo il percorso in sella ad una vecchia vespa 125 che mi insegue all’urlo di Paseruuuuuuuuuuunnnnnnnnnnn!
Che ridere! È partito da Mantova per portarmi tre caschi da bambino per la nostra scuola di mtb Diavoli Rossi e già che è li ci facciamo le foto in sella alla sua vespa, ridendo come dei matti e come solo degli amici veri sanno fare!

Endurance è anche questo.
E poi lui ed i suoi amici partono e me ne vado al pasta party ma sarà un grande sbaglio; vuoi il freddo, vuoi non so cosa dopo aver mangiato iniziano i guai con una fortissima nausea e dolori addominali seguita poco dopo da vomito e capogiri.
E la serata finisce cosi, raggomitolata sotto una coperta cercando di far passare il tremore ed il freddo e soprattutto il gran mal di pancia.
Mi addormento poco dopo e saranno solo le quattro del mattino quando mi sveglierò, sudata fradicia e scombussolata di brutto!!!
Mi alzo, cambio, mi preparo the caldo e zucchero, preparo la bike non sapendo ancora cosa farò ma attacco i fari ed alle 5 e mezza sono fuori a pedalare, rientrando in pista nel bene e nel male, quel che viene viene e pace.
E devo dire che lo stare al caldo i ha fatto bene, sono vestita pesante ma mi sento decisamente meglio per cui una pedalata dietro l’altra mi porta a vedere l’alba lungo il Po ed è uno spettacolo, peccato non aver preso la macchina fotografica.
Quanti giri ho fatto lentamente guardandomi attorno, fermandomi ad osservare ed ascoltare, ho guardato un ragno enorme inseguire un insetto piccolo, una lucertola uscire al sole per scaldarsi ed il levarsi in volo di non so quale specie di volatile, il tutto in una specie di limbo interiore che mi fa stare tanto bene con me stessa.
Ed arrivare al ristori dei Caroni trovandovi Margherita Beltramolli dopo due anni che non la vedevo e fermarmi a chiacchierare mezz’ora senza pensare ne al tempo ne ai giri da fare raggiunte poco dopo da Astrid de Rosa che è in gara come single speeder ed anche lei si ferma a chiacchierare sotto lo sguardo attonito di quanti si dannano per guadagnare tre secondi sull’avversario.
Ma è ora di ripartire e raggiungo il parco e la discesa poco dopo e la salitella fino alla strada…. E poi il disastro.
Non so bene cosa è successo, non riesco a ricordarlo, so solamente di aver preso una legnata bestiale cadendo contro le transenne finendo con un braccio incastrato tra di esse, la bike sotto di me ed un dolore bruciante e fortissimo che toglieva il fiato. Chi ha assistito al volo dice che ho sbattuto violentemente la testa contro il metallo, ( meno male che ho un gran buon casco) ed ho perso i sensi per un momento. Ricordo quando mi hanno tolto il braccio incastrato ed il dolore da svenire quando mi me lo hanno raddrizzato, le parole della signora della croce rossa e le voci dei ciclisti che si sono fermati vedendomi a terra tutta storta.
Ma sono una testona torella e poco dopo mi sono seduta contro il parere della Croce Rossa e di seguito alzata nel vedere la mia Valchiria tutta storta… quello è stato il dolore più grande.
La mia compagna ferita, non io! Chi se ne frega delle botte, quelle passano, la ciccia fa da ammortizzatore ma la mia Valchiria….. quasi piango.
E la mano gentile di quel ragazzo che l’ha sollevata, le ha tolto la ruota e le ha raddrizzato il manubrio riconsegnandomela in condizioni di ripartire, quasi lo abbraccio. Ho continuato a piedi fino al traguardo dove volti amici mi aspettavano con uno sguardo apprensivo e mi hanno accompagnata fino al camper dove mi sono seduta cercando di capire se i danni fossero più seri di quanto pensassi e dandomi della stupida per non essere risorsa all’aiuto del medico, anzi scappandone.
Dopo un ora e mezza ero di nuovo in pista, per gli ultimi due giri fatti stile Donzelletta vien dalla campagna, praticamente a piedi ma a testa bassa perché io alle 15 volevo essere al traguardo della mia 24h di Cremona.
E cosi è stato, sebbene dolorante ed acciaccata, piena di botte ed escoriazioni e quasi non riuscendo a muovere il braccio destro ma ero li, al traguardo tra gli amici e le amiche che nella borraccia dell’ultimo giro hanno messo il pirlo con l’aperol per finire in bellezza.
Una doccia calda lava via stanchezza e polvere, le botte restano a memoria per qualche giorno ma non importa, sono quelle medaglie che ogni biker porta addosso alla faccia di quelli che ci dicono che la mtb non è fatica, è uno sport che non conta nulla… magari pensano che il calcio sia lo sport migliore, dove in campo 11 giocano ed altri 80.000 urlano ma si sentono sportivi e magari invadono il campo, prendono a coltellate il vicino solo perché porta una maglia diversa, insultano i giocatori perché si sentono offesi per il fatto che non giocano come loro vorrebbero…. Ma la palla è rotonda e dall’altra parte ci sono sempre 11 giocatori.
Sarebbe cosi bello il rispetto delle scelte e d elle idee altrui.
Io valgo nulla come ciclista, faccio numero il più delle volte ma so che le pacche sulle spalle ce le scambiamo volentieri ed un calice in compagnia di qualche amico ciclista lo berrò sempre e quando ho bisogno di qualche cosa so che dai miei amici delle ruote grasse troverò sempre una spalla ed una mano.
Anche questo è endurance ma soprattutto questa è la mountain bike.

Il resto conta ben poco.

martedì 3 aprile 2012

6° South Garda Bike

South Garda Bike
Eccola qua!
Quando torno alle gare che ho fatto anni fa, magari presentandomi alla edizione uno e dal numero accorgersi che il tempo è scappato alla grande nella clessidra della mia esistenza provo piacere per il fatto che ci sono ancora sui pedali a dispetto di tutto ma al contempo considero che cavolo sto invecchiando.. come tutti lo so ma io sento il mio di tempo che passa!
Al circuito sono iscritta da tempo, due gare già fatte ed altre due da fare con quella bestiola della Conca che di solito non finisco perché non ce la faccio ad aspettarmi per la chiusura il 6 maggio… va beh, da qua a là vedremo!
Comunque alle sette di sera eccomi al parcheggio dei camper tra tanti altri, due passi in paese fino alla gelateria del Parco che trovo chiusa, il ritorno e la cena in solitaria con la compagnia delle parole che escono dal televisore; un buon libro poco dopo ed una lunga notte un poco agitata con tanti pensieri per la testa che esulano dalla mountain bike ma vanno sul personale e sulle emozioni…….
Lascia perdere Kathy, sembra essere il responso alle sei e mezza del mattino.
Mi alzo presto, caffé e fettina di dolce, due passi fino alla segreteria per il ritiro del numero e del pacco gara mio e di Beppe che, nuovamente, ha dovuto rinunciare per questioni di lavoro. L’incontro con Giusy, la vestizione, l’olio che scalda le gambe in questa freddissima mattina di aprile, la nebbia che scende e rende tutto strano quando solo ieri il termometro segnava 25 gradi e si sudava da fermi, i brividi che mi fanno decidere per la maglia a manica lunga ed i pantaloni corti e le prime pedalate per capire se ci sono oppure No.
Eppure sono tranquilla, mi sento bene ed ho voglia di pedalare.
Poco dopo incontro Marcello, compagno di squadra arrivato in solitaria e determinato a riscattare il tempo dello scorso anno; pare che tutti e tre siamo qua per ribadire qualche cosa, una sfida con noi stessi ed il cronometro che scandisce tempi e classifiche ma che , in fondo, scandisce solo il tempo tra una pedalata e l’altra ed il nostro tempo personale, la sfida che vinciamo ogni giorno semplicemente sorridendo.
Angelo, il mio maestro di yoga, insegna che i limiti li poniamo noi, siamo i soli artefici delle nostre sconfitte e delle nostre conquiste e se impariamo a non porci limiti e confini possiamo andare molto oltre e conquistare ciò che desideriamo.

Ho sempre avuto problemi in salita, il peso, il poco allenamento, le menate varie.. ma stavolta la salita alla torre l ho fatta tutta in sella, col rampichino ma in sella.. ed ho chiesto strada a due ragazze che in salita nei sentieri non andavano e mi sono divertita da matti lungo quelle discese dimenticandomi del fatto che nel tecnico valgo poco ma stavolta ho lasciato correre Valchiria e lei, da fedele compagna, mi ha portato giù senza danni.
Solo il vento contrario e fortissimo mi ha fermato ad un certo punto facendomi fare un “fuori pista” tra i rovi…. E le risate dell’infermiere quando mi sono presentata con decine di spine dappertutto da togliere…..
Ma prima delle risate dell’infermiere ho visto passarmi accanto, nel punto in cui i percorsi avevano in comune l’arrivo, Cattaneo e Deho ad una velocità pazzesca, sembravano in moto…. Cavolo che andare!
Poi tutto è andato veloce, il passaggio del traguardo, la doccia veloce al camper, il pasta party in compagnia di amici, l’incontro con Marika che questa gara la vinceva ma ora, in versione mamma, si è presa un po’ di riposo agonistico, il saluto ai compagni di squadra e la lettura del messaggio arrivato con un bit bit che annuncia tempo e posizione in classifica, il ritorno al camper e la partenza verso casa, il tutto in uno strano stato di euforia generale, un benessere fisico e mentale che dura tuttora.
Certo il mio tempo è nulla paragonato alle prime ma ci ho messo 18 minuti meno dello scorso anno e per me equivale ad una vittoria importante, il premio personale da portare dentro, tra i ricordi che serbo sempre delle mie gare qua e la…
Ora per un po’ dovrò saltare gare e scorribande, arriva Pasqua e di conseguenza i turisti ed il lavoro chiama.. il tempo per le pedalate si dirada ma il desiderio di tornare in sella è grande, già ora penso alla prossima volta in cui riuscirò a scappare…. Tra qualche giorno forse…..