La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 30 gennaio 2011

2° Cross delle Torbiere


Se non ci fosse il Gliso si dovrebbe inventare un personaggio uguale a lui perché ne sentiremmo la mancanza!
Ed il suo Cross delle Torbiere ne è la riprova.
180 partecipanti e credo sia un bel successo per la seconda edizione.
Cambio location all’ultimo momento, dall’oratorio di Clusane alla cascina Clarabella, mancanza di docce ma io sono fortunata perchè a 300 metri ho casa mia per cui acqua calda a volontà, un freddo che te lo raccomando e due giri da fare per noi donzellette venute dalla campagna che mi scappa da ridere al pensiero.
Ed i maschietti tre giri!!! Non li invidio.
Al suonare della sveglia stamattina alle sette una sequela di Ahi Ohi aiaaaa mi ha accompagnato in bagno ed a far colazione, ho le gambe imballate di brutto e le botte di ieri sera stano disegnando dei magnifici arabeschi sulla mia pelle, color violetto/marroncino tendente al rosso che sono una meraviglia della natura.
Dopo colazione mi sono trasformata in quel tipo che faceva la pubblicità al Dottor Gibeau, le fasciature anti dolore dei nonni e, cerotto qua e fasciatura la, mi sono vestita e preparata per la partenza.
Alle 8 puntuale alla verifica tessere e ritiro numero, un ciao a tutti e gironzolo qua attorno per scaldarmi un po’ in questa gelida mattina di gennaio.
Chissà perché l’orario di partenza arriva sempre cosi velocemente e dopo aver gironzolato mezz’ora con Zambo ecco che ci si schiera in griglia.
E’ un piacere vedere Thony Viola e la Giuseppina alla partenza, finalmente qualcuno del gruppo che si unisce ai Diavoli Rossi ed anche Dado, in pausa di riflessione agonistica, viene a far foto e tifo ai compagni di squadra.
Pronti via e sono già in fondo al gruppo, gambe che bruciano e fiatone subito.
Ed ecco tre angeli fermi a lato strada: Dario Sbardo, Ghigo Faustini e Marco Ventura.
Tre diavoli rossi non in gara ma che faranno tutta la gara con me, Old Lady Kate, in crisi profonda già a mezzo chilometro dalla partenza e che in salita arranca da far paura.
Dario mi mette una mano sulla schiena e mi aiuterà in salita dandosi il cambio con Marco e Ghigo…io non so che dire se non grazie ragazzi, probabilmente senza il vostro aiuto oggi mi sarei fermata a metà gara ed andata a casa.
E saranno grandi nel supportarmi fino all’inverosimile, parlandomi, scherzando e facendo battute che mi tireranno su di morale…
Certo che lo so di essere un po’ fuori a correre tre ore in notturna in una durissima gara in montagna la sera prima e pensare di non avere le gambe imballate la mattina dopo e le botte di sicuro non aiutano ad andare meglio ma sono una testona fatta cosi e non posso mica farci niente, mi dovete tenere ed al mittente non riuscite più a rimandarmi!
Come dice mia figlia: mamma meno male che di te ce né una sola altrimenti saremmo messi proprio male.
Chilometro dopo chilometro mi avvicino al traguardo ed a 200 metri dallo stesso aspetto la prima, Anna, e subito dopo di lei mi avvicino alla linea dell'arrivo.
Ho fatto un giro solo come programmato fin dall inizio ma oggi era cosi che doveva andare, di più non ne avevo.
Un ristoro veloce e, all’arrivo di un amica in gara con me, ci avviamo verso casa ed una doccia bollente meritata.
Due chiacchiere e torniamo al campo di gara per riconsegnare il numero e ritirare la nostra tessera ed aspettare le premiazioni; non so neppure come sono messa in classifica, ultima di sicuro , ma mi fermo per applaudire le ragazze e poi, piano piano, me ne torno a casa, metto Valchiria in garage e mi siedo un po’, per rilassarmi.
Ed è li che iniziano a passarmi le parole dalle dita alla tastiera, vanno da sole a riempire le pagine di un foglio bianco ed a raccontare la mia storia di oggi, un pezzetto piccolo dell’ mia vita, della mia passione, quella passione che sembra infastidire qualcuno ultimamente visto che non trova altre parole se non quelle di critica nei miei confronti, accusandomi di “invadere” un mondo che non mi appartiene…
Non mi pare di rubare nulla a nessuno visto che arrivo tra gli ultimi ma la prossima volta che una “ultima” verrà premiata farò in modo di far avere a questa persona il premio che spetta a me perché se smania tanto per avere una confezione di caffé e di pasta basta che lo dica e, volendo, posso dargli anche 5 euro cosi se le compera.
E poi magari dovrà anche spiegarmi come faccio a rubare a lui qualche cosa visto che arrivo sempre dietro a tutti e non siamo neppure parte della stessa categoria e, per di più, visto che voglio mettere ben bene i puntini sulle i e sono una grandiosa rompi maroni quando mi fanno girare i cosiddetti, io arrivo sempre mentre invece lui si ritira.
Chi dei due a più palle?
Vero campione??

Le ciaspole, la Valle Sabbia e la Ciaspopertica.

E’ uno dei tanti volantini che mi girano per casa, raccattati nelle gare in giro per le valli che confinano con il lago d’Iseo e la location, la Valle Sabbia, è quel mondo di Narnia che mi affascina ogni volta ci vado.
Da quando iniziai a salire fin quassù per la Sunset bike mi sono letteralmente innamorata di questa valle scoscesa, tanto diversa dalle mie vigne in Franciacorta e seppure io sia nata sulle Alpi Svizzere, mi ha sempre affascinato questo continuo saliscendi, quei prati tanto erti da chiedersi come fanno a risalire gli animali al pascolo fin lassù e come sia possibile, noi generazione del tutto facile ed a portata di mano, decidere di vivere qua, lontano dal mondo frenetico distante solo un tiro di voce ma che sembra lontano anni luce.
Avevo mandato una mail al Sindaco/ amico Bacchetti tramite Facebook per informazioni e sebbene mi avesse invitato ho fatto la regolare iscrizione come tutti, mi pareva giusto cosi, conosco il tribulare dell’organizzazione di una gara e ho ritenuto doveroso farlo.
Ho preparato tutto, ciaspole in macchina e zaino con un pile di ricambio ed alle 15 via per la tangenziale e le coste verso Odolo e la valle.
Me la prendo comoda, la strada la conosco e non ho fretta.
Seguo le indicazioni per Pertica Bassa e, da li in poi un po’ a naso fino a trovare il cartello che mi indica Avendone, questa frazioncina arroccata su per la montagna.
Un seguitare di tornanti stretti, strada dalla pendenza notevole e la ghiaia gettata per far aderire le ruote sulla strada ghiacciata e sulla poca neve caduta stamattina, che ha attaccato subito visto le basse temperature, fa uno strano scricchiolio sotto i copertoni; continuo a salire mentre a lato vedo lo splendido panorama della valle vista dall’alto; e dire che soffro di vertigini ma quando è bello si deve guardare.
Arrivo nel borgo, seguo le indicazioni ed arrivo al campo sportivo dove un enorme falò riscalda l’atmosfera gelida.
Già molti sono presenti presso il gazebo montato per la consegna dei pettorali e rivedo con piacere il Sindaco in persona e molti suoi collaboratori che incontro spesso in giro per campi di gara.
Ho il tempo per un caffé caldo, mettermi gli scarponi ed inizia ad arrivare una folla sempre più numerosa di persone, partiremo infatti alle 18.30 per poter permettere a tutti di ultimare le pratiche di iscrizione: 500 iscritti alla fine.
La descrivono come dura, con un lungo sentiero tra le rocce alla fine ma neve non ce né per cui le ciaspole restano in macchina ma prendo il fanale notturno anche se continuano a dire che non serve e che le fiaccole faranno si che non ci si perda.
Via che si parte; breve tratto all’interno delle vie del paese e poi su, si inizia a salire lungo una strada sterrata; è vero che di neve non ce né ma la pochissima caduta stamattina ha aderito come un film sulle rocce e sulle pietre della strada in salita ed è un continuo scivolare.
Saranno in moltissimi a cadere; ho i bastoncini che mi aiutano e presto inizio a sudare!
Nonostante i 3 gradi sotto zero ho un caldo incredibile e la salita è dura, molto dura ma non mi fermo e piano piano si arriva in cima; un ora per arrivare al primo ristoro che vedo lassù, come una specie di miraggio illuminato dal falo’ ma dopo la faticaccia incredibile per salire il prato talmente in pendenza che alcuni salgono a quattro zampe, non riesco neppure ad avvicinarmi ai tavoli per bere, troppa gente ammassata che se ne sta li, senza lasciar passare tutti quelli che arrivano dopo.
Laura mi passa una bottiglia di acqua al volo, ne bevo due sorsate, agguanto mezzo panino e decido di ripartire, non ha senso stare qua a prendere freddo.
Forse è stata la scelta migliore ma da qua sono iniziati i guai,
le fiaccole disseminate lungo il percorso non erano, a mio parere sufficienti ed a volte mi sono trovata completamente al buoi e sola per il fatto che la maggior parte delle persone si era fermata alla malga per ristorarsi.
Anche con il fanale in testa vedevo poco e male, e questo, che non nè assolutamente colpa degli organizzatori ovviamente, mi ha messo non poco in crisi.
Gli occhiali da vista mi si appannavano continuamente per cui ho dovuto decidere di toglierli e mettere in tasca.
Allora, il percorso è uno spettacolo della natura, nel vero senso della parola.
Tra le piante, guardando verso valle, vedevo le fiaccole disseminate qua e la e tra di loro, una serie infinita di lumini che indicavano la presenza di persone che, come me, avevano la torcia per la visione notturna… come una lunga scia di stelle sospese o di lucciole che vagavano per il bosco.
La stanchezza si fa sentire, gli scarponi mi danno fastidio ma devo continuare ed ecco le luci ed i fuochi della seconda malga e del ristoro. Stavolta devo fermarmi, sono assetata e devo mangiare qualche cosa.
Alcuni ragazzi mi passano un piatto di dolci, due fettine di crostata sono sufficienti ma è il the caldo il piacere maggiore.
Io riparto verso valle.
Ormai faccio parecchia strada in solitaria ed ecco che inizia il sentiero di cui mi avevano parlato, stretto, scosceso, reso scivoloso dalla pochissima neve caduta e dalle foglie bagnate.
Non ci vedo ed ecco il primo volo: atterro sulla schiena tra le rocche e resto senza fiato!
Mi ci vuole un attimo prima di rialzarmi, constatare che di danni non ce ne sono e ripartire.
Con più cautela vado avanti ma la stanchezza fa brutti scherzi ed alla fine del sentiero, mentre sto entrando nel mondo fatato di un bosco pieno di stupende sculture lignee di gufi e civette faccio un altro capitombolo inciampando nei miei stessi bastoncini e stavolta riuscirò ad alzarmi solo con il gentilissimo aiuto di un signore che si è fermato a chiedere se avevo bisogno di una mano.
“Stavolta mi sono fatta male” è il pensiero che mi frulla per la testa…
Avanti fino a quando sento della musica ed ecco l’ultimo ristoro dove dei ragazzi suonano della musica folk davanti al fuoco, mi fermo a riprendere fiato e guardo verso il cielo… si sono aperte le nuvole ed eccolo il mio piccolo carro, la mia costellazione preferita, quella che mi accompagna sempre in queste lunghe corse nella notte; ma ho imparato che si devono guardare le stelle con i piedi ben saldi per terra perché se ti avvicini troppo rischi di bruciarti e ti fai del male.
E’ meglio che vada perché ogni volta mi passano nella mente questi pensieri mi intristisco e mi sento terribilmente sola.
Scendo verso valle e mi ritrovo sulla stessa strada che abbiamo fatto alla partenza, in senso opposto naturalmente; pochi passi ed ecco le vie del paese ed il campo sportivo con il falò acceso ad aspettare il nostro arrivo: tre ore e 5 minuti per tornare fin qua.
Un bicchiere di vin brulè, riconsegno il numero e ritiro il vasetto di miele che è il ricordo della gara e mi avvio verso la macchina, scarponi via e porto alle più comode scarpe da ginnastica, tolgo la giacca zuppa di sudore e mi avvio verso valle, verso casa.
Mi ci vuole quasi un ora e mezza per arrivare al mio lago ed alla doccia bollente che stò desiderando per lavare via fatica e sudore.
La constatazione dei danni sarà più contenuta di quanto credessi ma le botte ci sono e fanno male ma quello che mi preoccupa di più è il polpaccio sinistro messo proprio male, dolorante e contratto e decisamente bisognoso di Lasonil e cerotto anti-dolorifico.
A nanna ora non dimenticando di mettere la sveglia alle 7 perché domattina il Gliso fa il suo Cross delle Torbiere ed io voglio esserci, per onor di firma, per un giro solo… ma io ci sarò con i miei compagni di squadra ed i mie amici, quelli veri.

domenica 23 gennaio 2011

Buona la prima!


Eh…. Fosse sempre facile….
Stamattina alle sei un esercito di esseri strani con attrezzature varie si erano trasferiti nel mio letto, vibrava tutto ed un suono cacofonico micidiale mi ha fatto venire i vermi!!!
Quando mi fa sti scherzi mia figlia la farei a pezzetti e la metterei sotto vuoto!
Ha messo sul mio cellulare, che fa da sveglia, una di quelle musiche tipo unghie che raschiano sulla lavagna accompagnato da cornamuse elettriche che miagolano che se non mi è venuto un infarto poco ci è mancato.
A volume cosi alto che mi sono fischiate le orecchie per mezz’ora!
Va beh che sono tornata tardi dalla montagna ieri sera e lei sapeva che volevo andare a Desenzano stamattina ma svegliarmi cosi è crudele, comunque sta di fatto che alle 8 del mattino sono a girare la rotonda di Desenzano e cercare il Mobilificio di Cantu dove si fanno le iscrizioni e si ritirano i numeri di gara.
Non siamo in tantissimi ed il freddo è proprio pungente, ho sonno e le gambe si stanno ribellando alla sola idea di camminare, figuriamoci correre in bike ma ormai sono qua e gli impegni si mantengono per cui prepariamo la bike ed avanti.
Si parte da qua stavolta e non dal solito campo sportivo dietro l’ospedale, i giri da fare sono tre e sarei contenta a riuscire a farne uno.
Le solite chiacchiere del pre-gara, la mezza falsa partenza dei soliti ragazzi che partono prima del via dei giudici e davanti alla macchina perché hanno fretta, il tornare tutti dietro al nastro e la seguente ri-partenza.. sembrava un film di Ridolini.
Breve tratto asfaltato sulla tangenziale, curva secca a destra su di una bela strada sterrata ed il gruppo mi ha gia seminato ma io non ho fretta… però sono imbranata come una pera perché, al primo incrocio, praticamente a 300 metri dalla partenza, vado su dritta e non tengo la destra come tutti gli altri e mi ritrovo a girare per un bellissimo parco pieno di ulivi e due cani lupo che mi annusano ringhiando, ma per bello che sia non centra nulla con la gara!!! torno indietro e mi trovo un ragazzo in bike che arriva di corsa e mi fa segno di seguirlo…
Andiam bene, alla partenza ho gia fatto tre chilometri più degli altri e praticamente non sono ancora partita!
Robe de mac.
Seguo finalmente la strada giusta ed arrivo al campo sportivo ed inizio il giro, leggermente diverso dallo scorso anno e con un terreno talmente gelato che se sbaglio ad appoggiare le scarpe a terra pattino come su di un laghetto ghiacciato ed in alcuni punti, dove il terreno va attraversato in contro-pendenza, scivolo giù e non sono la sola.
Ho visto piu cadute oggi che nelle gare col fango.
Fabio Pasquali mi passa vicino come un fulmine e gli altri ragazzi poco dopo, il che mi fa pensare che un giro sarà più che sufficiente oggi per finire la gara.
Alcuni pezzi devo farli a piedi, le gambe sono dure ma non me la prendo più di tanto, so che oggi sarà una giornata cosi, da spinta più che da pedalata.
Roberta mi passa acanto e vola, anche Stella poco dopo e cosi le altre ma le lascio andare; mi fermo perfino a fare due chiacchiere con i ragazzi dell’Emporio Team venuti a fare il tifo al loro capitan Matteo ed al resto della squadra.
Quando il primo mi ripassa davanti seguo il gruppo e me ne vado al traguardo.
Il percorso alla fine ricalca quello degli anni scorsi, poche varianti dovute più alla situazione climatica che altro; è una gara veloce che faccio per iniziare la stagione, una specie di appuntamento fisso anche se so bene che nel cross country valgo ben poco.
Scopro che Roberta si è ritirata, non stava bene e che Stella non ha ancora la tessera del 2011 per cui fuori gara e non so spiegarmi perche prima risulto quarta e poi mi dicono terza.
Giorgio el Mexicano mi tiene compagnia e chiacchieriamo del più e del meno, il tempo passa, le premiazioni arrivano ed è ora di tornare a casa.
Ancora adesso la mia schiena sta rompendo le scatole chiedendo vendetta e riposo, ed adesso la ascolto e me ne vado a dormire.
Ma sul tavolo in salotto ci sono gia dei volantini che ammiccano e dicono: vieni da noi la settimana prossima…..
Ed io sono facile da convincere, basta che ci sia da pedalare, da correre o da arrampicare…
Alla prossima.

1° Camminata dei sapori di malga


Dimmi te se posso perdermi la prima edizione di sta’ ciaspolata qua! Solo il nome mi piace e poi Careno non so neppure dov’è per cui, pronti via che si parte.
Avevo recuperato il volantino sabato scorso alla Ciaspoluna di Bovegno, fatta l’iscrizione via web ed eccomi a partire alle 15 di sabato pomeriggio, direzione Valtrompia, alla ricerca di questo paesino che non trovo neppure sulla cartina.
Mi dicono di arrivare a Gardone Valtrompia, continuare per qualche chilometro verso nord e seguire le indicazioni per Magno.
Trovo le frecce ed inizio a salire e su sempre più su….
Ho il dubbio di aver sbagliato strada, chiedo ad un signore a passeggio col cane e mi fa segno di seguitare a salire ma la strada si stringe sempre più ed in alcune curve devo fare due manovre per girare.
Niente guard rail ai lati e lo strapiombo sotto, rocce cadute sulla sede stradale… mi viene quasi un attacco di panico all’ultimo tornante, sei gradi sotto zero ed io stò sudando come mai, credo si chiami terrore!
Il bello è che sono in salita, allo scendere stanotte faremo una risata.
Finalmente arrivo in una strada larga e seguo le indicazioni per il Ristorante La Fabbrica che è la zona ritrovo e dal quale avverrà la partenza.
Come sempre sono in anticipo sui tempi, ritiro il mio numero ed una confezione di confettura alla cannella come premio di partecipazione e, dopo aver bevuto un caldo caffè ed essermi rilassata un pochino, me ne torno in macchina a leggere un libro.
Iniziano ad arrivare macchine, si anima il piccolo paesino che è composto praticamente da 5 cascine e qualche malga sparpagliata ai piedi del monte Guglielmo.
Certo che è proprio una prospettiva diversa, abituata come sono a risalire il versante opposto, dalla parte del mio lago passando per Croce di Marone eppure è la stessa montagna, la stessa cima che ogni estate diventa una sfida tra compagni di squadra, il risalire in bike fino al Redentore e fermarsi al rifugio per mangiare un panino e poi scendere a valle facendo lo slalom tra le mucche al pascolo….
Che bei ricordi però..
Verso le 18 mi avvicino all’arco della partenza e mi sento chiamare, sono Roberto Viviani e sua moglie!
Che ci fai qua campione? Mi viene istintivo chiederlo.
Anche lui, come me, trova modi alternativi di “passare il tempo” quando la bike sta ferma in garage; e sarà una piacevole compagnia fin dopo la partenza quando le gambe da campione quale è faranno la differenza sulle mie ma, fino ad allora, sarà un chiacchiericcio fitto e scherzoso ed il tempo è scappato letteralmente dall’orologio.
Pochi attimi prima della partenza, mentre eravamo tutti accanto ai grandi falò accesi per scaldare un po’ la gelida atmosfera, sei gradi sotto zero, lo speaker ci dirà che siamo in 500 a questa prima edizione dei Sapori di malga ed ecco che il cielo si schiarisce dopo un botto… stupendi fuochi d’artificio saranno la colonna sonora della partenza lungo le stradine che ci porteranno a fare questo lungo giro per le malghe del Monte Guglielmo.
La neve non c’è, solo qualche piccolo accenno qua e la, un po’ di ghiaccio insidioso quando ci si avvicina ai ruscelletti che attraversano il percorso, ma la strada si snoda in un bellissimo contesto paesaggistico con scorci della vallata sottostante veramente belli.
Le stelle rischiarano la strada e le torce accese lungo la stessa ci fanno da guida.
Ben presto perderò di vista Viviani ma la gente è tanta e li ascolto chiacchierare; come sempre sono da sola in queste lunghe e fredde sere a camminare per le montagne di casa, ma stò bene con me stessa e con i miei pensieri.
Il primo ristoro è in un agriturismo e devo dire che hanno preparato ogni ben di Dio: crostate, biscotti, pane e salame, formaggi, vin Brulè, the caldo e freddo… quasi quasi non si riparte più…
Via lungo la strada che inizia a salire; qua e là alcune stalle con le luci accese e le mucche che, curiose, ci guardano passare e sembrano dei presepi viventi; forse per l’atmosfera, le stelle che si contano a migliaia, la luna che fa capolino da dietro le montagne circostanti, non so ma mi sembra di essere parte di un immenso scenario semplicemente fantastico ed anche quel senso di solitudine che spesso mi accompagna negli ultimi tempi si fa sentire in un angolo di me, sono serena e cerco di camminare più velocemente per scaldarmi.
Il freddo è pungente e le mani, seppur coperte da guanti pesanti, sono gelate e sono un ottima scusa per fermarsi al secondo ristoro, all’agriturismo Pesei, che ha preparato ancora più roba di quello prima! Perfino fettine sottilissime di lardo su pane caldo, il vino caldo che scalda cuore e mani e crostata di frutti rossi a chili.
E chi si muove più da qua adesso?
Ma poi si riparte e raggiungo la chiesetta degli alpini in cima all’altura, l’hanno ristrutturata loro la scorsa estate e ci offrono un po di the caldo ma solo se entri a visitarla!
E’ bellissima, piccola e raccolta chiesetta di montagna che racchiude in se la forza intensa di uomini che credono e che in essa hanno riposto la loro fede.
Li posso solo invidiare.
Hanno qualche cosa a cui aggrapparsi quando la loro forza interiore vien meno.
Ma questi sono pensieri che nulla hanno a che fare con la serata.
Poco dopo si inizia a scendere ed ecco l’ultimo ristoro dove mi ritirano il numero.
Da li alla macchina manca comunque ancora un bel pezzo e, quando ci arrivo, sono veramente stanca.
Non sembra ma i chilometri macinati sono molti ed il freddo non ha certo aiutato; mi cambio gli scarponi per qualche cosa di più comodo, tolgo il pile fradicio di sudore e mi cambio al volo e via verso il ristorante.
La gente arrivata non è molta e la sala ristorante è quasi vuota ad accezione di un solo tavolo dove trovo seduti Viviani e la moglie!
Si scambiano le impressioni sul percorso ed ecco che arrivano dei piattoni di pasta incredibili: tagliatele ai funghi, maccheroni al ragù e tortiglioni al pomodoro in quantità industriale…. Buono ma decisamente troppo abbondante.
Due chiacchiere con i vicini di tavolo, due saluti ed un “in bocca al lupo” a Viviani per il campionato italiano e mi avvio verso la macchina che trovo letteralmente avvolta da un bozzolo di ghiaccio.
Mi ci vorrà un po’ per sbrinare i vetri e riscaldarla fino a sentirmi bene all’interno.
Nessuna luce elettrica illumina la sede stradale ed il pensiero di quella discesa senza protezioni mi spaventa non poco ma devo andare a casa e devo scendere per forza, nessun elicottero dei Marines verrà a prendermi quassù!
Piano piano scendo a valle e mi sembra sempre di metterci metà del tempo occorsomi per arrivare sin qua per arrivare a casa.
Le cisapole tornano al loro posto senza essere neppure uscite dalla loro sacca, tutto torna al suo posto ed io posso riposarmi pensando già a domani mattina….
Perché voglio correre, ancora….

domenica 16 gennaio 2011

Ciaspoluna 2011




Si torna sempre volentieri a fare qualche cosa che si ricorda piacevolmente e la Ciaspoluna di Bovegno è una di questa.
Trovato il volantino ondine un mese fa, iscrizione fatta e spedita subito, eccomi alle due del pomeriggio a mettere scarponcini e ciaspole in macchina e partire per la Valle Trompia.
Una nebbia fittissima oggi ha velato tutto e speravo si levasse un po’ ne pomeriggio, ma niente da fare, li stesa come un lenzuolo bianco a rendere tutto ovattato e silenzioso, pericolosa ed infida nonostante la sua eterea bellezza.
La salita per Polaveno la faccio a 30 all’ora e, di quando in quando, sbuca un ciclista che si intravede appena sui tornanti; ma ecco che, di punto in bianco, al bivio dei pollai della Gimondi si apre e sparisce lasciando un cielo blu, terso e splendente in questo freddo pomeriggio soleggiato d’inverno.
Sembra di essere passati da un mondo all’altro cosi, di botto, un passaggio repentino come se vi fosse una saracinesca che si apre lasciandoti guardare quello che c’è dalla parte opposta.
Salgo con calma tanto non ho fretta, la mia abitudine di arrivare sempre presto mi da modo di guardare il panorama e di ascoltare un po’ di buona musica.
Da ragazza giravo spesso da queste parti, avevo compagni di scuola di Gardone, Inzino, Marcheno, Bovegno, alcuni li vedo ancora quando capitano sul lago, altri li ho persi di vista da anni, chissà che fine hanno fatto.
Arrivo a Bovegno e seguo le indicazioni; ritiro il numero ed il gadget che mi spetta, ho il tempo per un caffè e si torna in macchina per salire ai Prati Magri, una località a 6 km circa dal paese.
Una lunghissima salita sconnessa nel bosco che diventa sterrata dopo tre chilometri e si deve lasciare la macchina li, lungo la strada e proseguire a piedi se non si ha un 4 x 4.
Mi dicono che non c’è neve e decido di lasciare le ciaspole in macchina ma dimentico i bastoncini ed anche la luce frontale, chissà dove ho lasciato la testa oggi pomeriggio.
Tre chilometri non sono molti seppur in salita ma se ti trovi una spanna di fango che ti fa scivolare dappertutto è una faticaccia… e meno male che ho gli scarponi altrimenti sai che macello con le scarpe da ginnastica.
Arrivo in cima sudata fradicia e mi spoglio di giacca e pile al rifugio dove c’è un caldo pazzesco! Oppure sono io ad avere caldo, non so bene sta di fatto che siamo tutti belli rossi come pomodori ed invece del the caldo mi bevo una fresca coca cola.
Comincia ad arrivare un sacco di gente, siamo in 800 iscritti, e ben presto il piazzale si riempie di persone, ragazzi chiassosi, bambini mano nella mano con i loro genitori, cani con tanto di luce frontale e scarpette, un bel caos insomma.
Le solite facce note, ciclisti come me che durante la stagione invernale si inventano gli sport alternativi per rimanere “in gamba”, quattro chiacchiere mentre si aspettano le 18 per partire e fare questa ciaspolata senza ciaspole.
Partenza alla francese, dalle 18 alle 19.30, danno due ore per il percorso corto e tre per quello lungo, medio difficile il terreno di gara per via delle lastre di ghiaccio, non c’è illuminazione se non qualche torcia qua e la….
Ed io sono senza bastoncini e senza torcia!
Non farò mai in tempo a tornare giù alla macchina e risalire e penso seriamente di mollare tutto e tornare a casa.
Tra le tante persone presenti una ragazza mi saluta, la conosco di vista e lavora presso l’Esselunga poco lontano da casa mia.
Ha il suo cagnolino al seguito, Gigi, con cappottino, scarpette e luce dorsale che lampeggia, la gente si è divertita non poco fargli le foto.
Gentilissima mi offre le racchette del suo compagno che ha deciso di non partire.
Pronti via.
Faremo un pezzo di strada assieme ma poi ci si perderà di vista lungo il percorso ed un po’ mi è dispiaciuto ma come sono partita, nonostante avessi poco prima palesato il pensiero di ritirarmi, le mie gambe hanno iniziato a correre e salire, scivolando spesso sulle grosse lastre di ghiaccio.
Non so bene quanti ruscelli abbiamo passato fatto stà che di acqua ne ho vista tanta scendere a valle; anche mentre salivo lungo la strada nel pomeriggio guardavo il Mella strapieno ed i vari ruscelli e canali riversare acqua in quantità incredibili; non ci sarà secca quest’anno e dire che il disgelo deve ancora iniziare.
La vista da lassù era spettacolare.
La luna splendeva alta nel cielo stellato e spesso ho alzato gli occhi sul piccolo carro che sembrava indicarmi la strada come a dire: vai Kate, corri, questa è la via.
Ma mi prende di nuovo la malinconia come se la mia stella non brillasse più lassù; avevo amici che mi seguivano in queste scorribande una volta, non tanto tempo fa ma ora sono sempre sola a correre sulle montagne di casa o sui sentieri sterrati e mi mancano tantissimo ma hanno tutti di meglio da fare.
Forse è ora che smetta anche io.
Arrivo al ristoro, rischiarato da enormi falò accesi nella notte dagli alpini, il vin brulè scalda anima e corpo e via che riparto, non ho fame e mi butto lungo la scoscesa discesa verso la valle.
Non avendo le luci frontali faccio molta fatica a vedere dove metto i piedi, mi guida l’istinto ma qualche ruzzolone lo faccio ugualmente.
Ultima discesa talmente in pendenza che devo puntellarmi con i bastoncini; alcuni ragazzi arrivano di corsa e ruzzolano lungo il pendio dell’arrivo, sembra una pista da discesa libera.
Il passaggio sotto l’arco rosso dell’arrivo, mi ritirano il numero perché all’interno c’è il codice a barre che loro devono registrare ed è tutto finito cosi, sembra passato un attimo solo ed invece ho corso 1h e 20 minuti e mi dicono sia un ottimo tempo.
Non lo so se il tempo sia buono o meno, l’edizione di due anni fa aveva un percorso tutto diverso, sul versante opposto della montagna ma, comunque, non mi importa molto il tempo che ci ho messo, ho trovato dei percorsi da fare in mountain bike la prossima estate che sono uno spettacolo, tra boschi e sentieri di questa montagna poco lontana da casa mia.
Trovo il compagno di Iveta e rendo i bastoncini ringraziandolo.
Lei non è ancora arrivata e mi dispiace andarmene senza salutarla ma ho freddo e devo scendere fino alla macchina, e sono altri tre chilometri su quella strada scura e piena di buche e fango per cui è meglio che mi avvii.
Lungo la strada ascolto un po’ di musica e lascio correre i pensieri, sono serena e stò bene come ogni volta in cui mi metto in discussione.
Appena dopo i Due Roccoli la nebbia si presenta nuovamente spessa e fitta nascondendomi il bellissimo cielo stellato e sarà cosi fino ai Ciliegi; da li a casa in 5 minuti, una pulita sommaria agli scarponi ed il resto domani, adesso una calda doccia e sono già a pensare a cosa fare domani….
Perché qualche cosa devo fare.

sabato 15 gennaio 2011

Pedalare nella nebbia per vedere se………..




Lo so che è una frase della canzone di Battisti ma calza pennello alla giornata di oggi.
Alle 6 del mattino la nebbia è talmente fitta che non vedo ad di la della ringhiera del balcone di casa, alle 8 le come non sono cambiate di monto ma, mentre ascolto un vecchio cd in cucina, decido che esco a pedalare.
Una borraccia la porto anche se, con il freddo non bevo per nulla, casco e ipod nelle orecchie e via.
Attraverso la torbiera ed incontro il primo biker della giornata, infangato e sorridente; non ci si conosce ma si alzano solo le dita della mano sinistra dal manubrio ed è un saluto sempre apprezzato. Lungo la strada che collega Cortefranca alla stazione di Provaglio attraverso la riserva naturale delle Torbiere intravedo un uomo dal cappello a tesa larghissima inginocchiato a riva di una delle pozze, Angelo Danesi, amico e fotografo in pensione che passa il tempo a far foto stupende in giro per la Franciacorta.
Due chiacchiere, una foto a tradimento e riparto altrimenti mi congelo.
Non ho le idee ben chiare sul dove andare, seguo il naso e Valchiria fa strada da sola, di preciso non so bene dove sono passata, le lenti degli occhiali appannate dalla condensa e dalla nebbia che depositava le sue goccioline e gli occhi appannati per i pensieri che passano in questo cervello malandato e malinconico…sarà la stagione, sarà che la vita ci riserva sempre delle batoste, sarà che oggi gira cosi ma tengo il telefono spento per non ricevere telefonate e messaggi, voglio stare sola con i miei pensieri.
Ogni tanto mi sorpassavano ragazzi in bici da strada nei pezzi che ho fatto su asfalto, oppure incrociavo ragazzi in mtb negli sterrati resi pesanti dalla nebbia e dalle piogge degli ultimi tempi che non riescono più ad essere assorbite dal terreno zuppo al limite della tolleranza.
Sono letteralmente ricoperta di fango e l’acqua penetra tra le membrane del tessuto e sento il freddo gelarmi la pelle eppure pedalo veloce ma non riesco a scaldarmi a dovere.
Vecchie canzoni dei Creedence mi suonano nelle orecchie attraverso le cuffie, le mormoro a fil di labbra come se mi cullassero mentre le strade mi passano accanto come in un film in bianco e nero.
In alcuni punti la nebbia è talmente fitta che non vedo piu in la di due metri ma vado avanti e Valchiria sa dover portarmi e mi riporterà a casa come sempre.
Da lontano vedo un biker vestito di nero che viene verso di me, un attimo dopo sento la voce di Natale che mi chiama…: Ciao Naty. È bello rivederti dopo un sacco di tempo!
E la prima cosa che mi chiede è se veramente voglio ricominciare a volare la prossima estate….si, torno a volare in parapendio, è tanto che ci penso e la decisione è stata presa.
Due chiacchiere e la promessa di uscire assieme una volta sulle nostre bike e via, ognuno per la sua strada; mi avvicino verso casa, ho freddo e sono stanca.
Eppure la campagna ha uno strano fascino cosi nascosta tra le maglie stese dalla nebbia come lenzuola bianche tra i filari di vite, le strade bianche seppur fangose sembrano immerse in un silenzio irreale, quasi pacificatore.
Ormai sono quasi arrivata, ultimi km su strada per scrollare un po’ di fango dalle ruote ed una volta in garage, un lavaggio completo per poi rimetterla li, al suo posto, splendente, fino alla prossima cavalcata.
Mentre metto la roba da bike a lavare preparo un'altra borsa, gli scarponi da trekking e le ciaspole, stasera vado a correre sulle montagne della Valtrompia, sperando che ci sia neve ma questa è un'altra storia e ve la racconto domani.
Kathy Pitton

venerdì 7 gennaio 2011

Melinda, ciaspole e lama.


Le mele, tonnellate di mele, rosse, gialle, striate….. mele a sacchi e cartoni, dappertutto!
Peccato che ogni volta passo da queste parti è sempre l’ora di chiusura oppure è festivo o non vendono al pubblico perché stanno aspettando i camion per la consegna, sta di fatto che le Melinda me le devo comperare al supermercato pagandole il triplo.
E dire che qua te le cacciano dietro a 30 centesimi al chilo, con 10 euro me ne porto a casa un mezzo vagone per far torte di mele per un esercito ma probabilmente non spettano a me e me ne torno sempre a casa senza.
Passo indietro prima delle mele, camper in assetto di guerra senza bike a bordo ma solo le tute da sci e la sacca delle ciaspole, pronti via che si va in Val di Non per la 38 esima edizione della Ciaspolata, 7000 partecipanti e da due anni a questa parte anche la sottoscritta con la maglia dell’Atletica Franciacorta, iscritta come agonista e quel che viene viene.
L’organizzazione mette a disposizione la sosta camper vicino ad un centro sportivo, bella tribù numerosa stavolta, parcheggio ed allacciamento elettrico per non restare al freddo di notte e via a pranzo a base di prodotti tipici trentini nella trattoria dalla parte opposta della strada e, di conseguenza, un pomeriggio di abbocco totale.
Il pettorale lo ritiro domani mattina alla partenza, oggi me ne sto al calduccio va’ che è meglio, visto le temperature che registra il termometro, un meno 8 alle tre del pomeriggio sono decisamente da brividi.
Sarà il freddo fuori, sarà che si sta bene al caldo, alle 19 sono praticamente in pigiama con una tazza di caffè bollente in mano ed un libro da leggere nell’altra; non ho molta voglia di uscire stasera e vado a letto presto, domani si corre o quanto meno ci provo.
Il perché abbia deciso di iscrivermi come agonista non lo so, forse solo perché essendo iscritta ad una squadra di atletica volevo per una volta usare quella di tessera federale e non sempre e solo quella da ciclista…. Va a capire i miei pensieri.
Sette del mattino del giorno della Befana e sono gia in piedi, anche a seguito di tutti i messaggi di auguri mandati dagli amici carissimi che mi amano alla follia visto che mi considerano una befana con tanto di scopa; caffè ed una fetta di panettone come colazione e fuori a prendere l’autobus che mi porta a ritirare il pettorale alla partenza nel paesino di Romeno……. 15 sotto zero!!!!! Mi si è gelato il naso e non riuscivo quasi a parlare dal freddo.
1053 viola il numero, cappellino blu con logo Melinda d’ordinanza e sono gia libera ma si parte alle 10.30 per cui torno alla fermata del bus e risalto nel camper bello caldo, ne avrò di freddo da mangiare in gara, fatemi stare qua ancora un po va’ che è meglio.
Alle 9 e 15 riprendo il bus con l’autista che mi guarda strano ( avrà pensato che fossi un po’ ubriaca ad andare su e giù tra Romeno e Fondo in bus), torno alla partenza ed aspetto con una marea di altra gente che dicano di entrare in griglia….. e mi accorgo che non ho il chip!!!
E’ nel camper.
Se non mi hanno arrestato stavolta non lo fanno più.
Ho quasi dirottato un bus, tornata a Cavareno, preso il chip, tornata a Romeno e partita 15 minuti dopo gli altri.
Sono diventata quasi cianotica a cercare di correre con le racchette ai piedi, un po’ per l’agitazione, un po’ perché il fiato è quello che è ed un po’ perché nel frattempo erano partiti tutti quelli della non competitiva e fare lo slalom tra bambini, cani, nonni a braccetto che cantano, signore che se la raccontano e non ti lasciano passare è stata una mezza impresa.
Quando poi mi sono accorta di aver raggiunto uno col pettorale del colore uguale al mio mi sembrava di aver vinto il mondiale ma ero talmente senza fiato che fischiavo come una vecchia locomotiva con la bronchite.
Ed ecco il ristoro.
E’ talmente tanta la sete che arraffo il primo bicchiere che mi passano gli addetti e lo bevo tracannandolo, buono…il brulè!
Dunque tre ristori, tre bicchieri, non c’è da meravigliarsi se al traguardo sono arrivata un po’ canterina e vedevo lama dappertutto.
Si lama, quelli delle Ande, con tutto il pelo arruffato, con tanto di ciaspolatore che lo tirava per il collo con una lunga corda e che diceva a tutti di non avvicinarsi… poi arriva il solito giocondo che si avvicina e sciaffete una sputacchiata micidiale……ben ti sta.
Elsa ad aspettarmi al traguardo con le maglie di ricambio, mi consegnano il diploma con il tempo ed intanto continuano ad arrivare persone al traguardo, una marea di gente colorata e contenta, chissà se è stato il vin brulè anche per loro.
Piano piano andiamo verso la zona da dove partono gli autobus verso i parcheggi dei camper e gli alberghi e nonostante avessi guardato i cartelli, ovviamente prendo il bus sbagliato e stavolta sarà mia figlia a far dirottare il mezzo e farci portare al nostro parcheggio dopo aver fatto il giro di mezza valle tra alberghi e rifugi e scaricato tutti i passeggeri.
Penso di non aver mai riso cosi tanto.
Una doccia calda ed un panino e li, mentre decidiamo a che ora partire butto l’a una frase del tipo: ma perché non andiamo in Friuli? Cosi, tanto per, un giro in giro per parenti…
Detto fatto, pronti via e siamo già sull’autostrada; nevica fitto fitto e sottile imbiancando la strada ma stiamo già pensando a domani, ai laghetti gelati della Carnia dove si pattina, allo zio Nini che non vedo da un anno, alla combriccola di cugini e bis-cugini dove siamo a casa anche se arriviamo all’improvviso e dove un piatto di pasta c’è sempre a qualunque ora ed al formaggio Latteria che mi ricorda quando ero piccola e ci andavo in vacanza in Friuli e tentavo di parlare il Furlan.
E’ un po’ una vita da zingari ma con radici ben salde ovunque quando alle spalle hai una famiglia enorme che ti accoglie a braccia aperte; è una vita da zingari ma con punti di riferimento ben visibili nella notte più buia come dei fari accesi lungo una costa con il mare in burrasca, sai sempre dove approdare in sicurezza.
E’ quel senso innato dell’avventura che mi è stato regalato alla nascita dai geni del mio dna che mi fa essere a casa ovunque, sempre e comunque.

lunedì 3 gennaio 2011

Si comincia!!!


Eccolo il 2011, arrivato con i botti di sempre, l'immondizia di Napoli che fa notizia sui giornali ed alla televisione, i soliti casini di qua e di la per il mondo, la gente che si lamenta continuamente perchè non ha soldi ma devi fare le file per andare in pizzeria la sera e non trovo un posto per i concerti perchè tutti sold out... mi sembra la vecchia canzone di Adriano Celentano, Svalutation..."cerco un posto al mare ma la grana dov'è...".
E siccome tanto non cambia un cavolo di nulla, chi era stronzo prima rimane tale anche ora, i falsi ed i bugliardi imperano per la mia strada ed io ho imparato che è meglio fare l'egoista e pensare per me e stop, ecco che programmino mi sono fatta per la stagione:
partiamo con il Winter Trophy
Provinciale Invernale Csi
poi River Marathon Cup
Circuito delle Regioni Mtb
Oglio Chiese Challenge
Night on Bike
qualche cosa della Brescia Cup
Valtellina Mtb
9h Bondo
24h Idro
24h Rendena
6h Urcis
Gimondi
Black Forest Ultra Marathon
Granfondo del Brunello e della Val d'Orcia
e poi tutto quello che mi verrà in mente man mano.
ah dimenticavo.... riprendo a volare in parapendio, vela ordinata ed anche i rpimi due voli con l'istruttore per riprendere un po di mano in volo....
Continuo naturalmente il mio quasi folle training outdoor con James, ex marine Usa bello come il sole e meglio di un adone greco che mi massacra i muscoli ma i risultati si vedono... e si!!almeno sul morale, il fisico arriverà di seguito.

e naturalmente la kick boxing a cui seguirà tra non molto la thay boxe ed il thai chi
Mi sono convertita all'alimentazione proteica, se son rose fioriranno e chi mi ama mi segua, gli altri........
Buon 2011 in sella a tutti.