La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


martedì 20 novembre 2007

Due ruote a riposo

Eccola la stagione fredda, il vento che taglia il viso, screpola le labbra e fa lacrimare gli occhi.
E’ arrivata pian piano, come ogni anno e ci fa riporre negli armadi le tute, le scarpe con gli attacchi ed il casco.
E’ il momento di smontare le ruote, di controllare che i cambi siano a posto, di ingrassare la catena dopo una strigliata con acqua e sapone, si controllano i copertoni e si mette a riposo il “cavallo”.
Ma la mente di un biker corre alla prossima stagione, al calendario gare che viene aggiornato giorno per giorno ed inizia a delinearsi una nuova serie di sfide con se stessi.
Farò un circuito Marathon oppure la 24 ore Cup?
Ci sono un paio di nuovi circuiti la prossima stagione, sembrano interessanti…
Chissà dove mi porterà la mia passione per le ruote grasse, su quale crinale mi fermerò a guardare il panorama dall’alto, quanti saranno i chilometri nelle gambe a fine stagione?
Avrò ancora la determinazione di portare a termine estenuanti Marathon al limite delle possibilità fisiche?
Forse sceglierò solo percorsi soft in pianura dove la velocità la fa da padrona lasciando poco spazio al guardarsi attorno a se oppure uscirò solo qualche volta sulle mie amate colline franciacortine, lasciando la competizione in un angolo a casa… Forse, solo forse.
Perché un cuore di biker non è mai stanco di sfidare se stesso, di combattere le sue paure e di vincerle.
Kathy Pitton

lunedì 22 ottobre 2007

Una merenda Sinoira


6 ore Morenica

E che cosa è mai questa parola strana?
Mi sono posta la stessa domanda leggendo l’articolo pubblicato su Pianeta Mountain Bike.
E l’ho dovuto chiedere ad un piemontese cosa fosse….una merenda tardi, una mezza cena……. Una mangiata in compagnia insomma a base di salame,prosciutto, formaggio, patate, salsa di prezzemolo, pane casereccio….un buon bicchiere di rosso come finale.
Ed allora perchè non fare quest’esperienza culinaria regionale?
E via che si parte, domenica mattina alle sei per raggiungere Vialfrè, provincia di Torino con la bike in macchina naturalmente.
Il viaggio è lungo ma poche le macchine in circolazione a quest’ora del mattino, si viaggia veloci ed ecco l’uscita dall’autostrada indicata sulla cartina.
Qualche problema a trovare questo paesino piemontese disperso nell’anfiteatro morenico di Ivrea ma quando appare sembra appoggiato sul declivio di una collina, nascosto dalla foschia mattutina; sembra ripiegato su di se per il freddo: 1 grado! Praticamente Polo Nord.
Un freddo gelido mi morde le guance ed ho un bel daffare a saltellare qua e la per farlo passare.
Siamo nel Parco naturale delle Pianezze, un bellissimo bosco di castagni e, qua e la, dei laghetti con cigni ed oche…sembrano congelate anche loro dal freddo.
Qua fanno un raduno di scout ogni estate, piu di 2000 ragazzi si radunano con le tende, le chitarre ed il loro colore.
Ma oggi il colore è diverso, è quello che io amo di più….la tribu dei biker al completo per questa nuova gara endurance, la prima edizione della 6 ore Morenica.
Camper e macchine parcheggiate in file vicine, mamme che rincorrono i piccoli, ragazzi e ragazze che preparano la bike per questa nuova corsa di resistenza che metterà a dura prova il fisico, la resistenza e la testa soprattutto.
Fa freddo ma già sento il sangue che corre veloce e mi scalda le gambe, la musica a palla e lo speaker che fa un po’ di casino contribuiscono all’atmosfera festosa.
Presentano man mano le squadre dai nomi più fantasiosi…I Lecca lecca, I Cavalieri, le Totine scatenate ( sei stupende ragazze torinesi), Le Bistecche roventi ( un gruppo di ragazzi in carne che faranno tutta la gara cantando), alcuni vestono strano con le corna sul casco e la coda da diavolo attaccata alla maglia……
Ho il numero personalizzato, il 503 ed il mio nome stampato a caratteri grandi vicino al nome della mia squadra: G.C. Iseo.
Alle borracce ci pensa Elsa, come sempre; la bike è pronta, un po’ di olio alla catena…sono due giorni che il cambio rompe le scatole, fa un rumore strano quando cambio ma sembra ok ora.
Via che si parte per un giro di ricognizione: bosco, strade bianche, sentieri ed un paio di discese….. bella tosta, ma molto bella.
Il percorso è un giusto mix di scorrevolezza e tecnica, dai che ce la posso fare.
L’ora della partenza si avvicina, mi dicono che si parte in stile Le Mans…e che roba è?
Si piazza la bike sulla linea di partenza e si va a 300 metri ed allo sparo si corre, si salta sul mezzo e via! Mi scappa da ridere. Correre io?
Assieme ad un altro paio di “ragazzi” la faccio a piedi, è tanto lunga la giornata che di correre proprio non abbiamo voglia.
Sulla bike e via, prima salita ed il gruppo si sgrana nel bosco, sui sentieri e sulle strade bianche, poi le dicesce, via via veloci fino alla fine del circuito per poi ricominciare cercare di farne il più possibile, chilometri su chilometri ed il freddo scompare e lascia il posto poco alla volta alla stanchezza, alla fame ed appena posso, passo dal ristoro e mangio qualche cosa altrimenti finisci il carburante e non vai più.
Ad un certo punto lo speaker al microfono dice “ e vedo una maglia del G.C. Iseo, un gruppo che organizza una bella gara della Brescia Cup “……mi sbraccio per farmi ascoltare e dire che le gare sono due, Vignalonga e Rampigolem….. e ci tengo a dirlo! E’ la mia squadra dopo tutto e mi alzo in piedi sulla bike per far vedere la maglia e la scritta…sarà anche campanilismo ma quello è il nome del mio paese! Ed anche se vado piano ci sono anche io!
Giri su giri, meno male che ho la mia musica nelle orecchie, canticchio pedalando per sentire meno la stanchezza, sono cinque ore che sono in sella e mi accorgo che la lucidità vien meno e vado sempre più lentamente ma le sei ore scadono tra poco e sarà finita.
Passo il traguardo con un sorriso al fotografo e mi fermo poco dopo, vicino alla macchina dove ripongo tutto e mi posso riposare un attimo.
Il rituale della doccia sembra un film di Ridolini:le docce ci sono, un po’ bucoliche… tende tirate tra le piante, acqua gelida all’inizio che poco alla volta si scalda ma quando arriva calda sei già zompato fuori dal freddo…….va bene che tonifica e che in Norvegia ci si rotola nella neve ma a me piace calda!!! Ci facciamo una risata e quando senti l’urlo dell’ultimo arrivato sotto l’acqua è una risata unica.
Saremo anche una manica di matti ma è divertente.
Adesso vediamo un po’ come è questa merenda Sinoira: esattamente come me la avevano descritta i piemontesi…pane patate, affettati e formaggio ed un bicchiere di vino rosso.
Divoro tutto e mi rendo conto che ho una fame da lupo anzi no da lupa!
Iniziano le premiazioni e stavolta SONO SUL PODIO. Dicono che chi la dura la vince, sono sesta e mi faccio anche un balletto dalla felicità: foto con il presidente della società organizzatrice e premio da portare a casa, una bottiglia di Erbaluce di Cluso, un bianco piemontese famoso…..lo berrò a casa in compagnia, riguardandomi le foto di questa giornata fredda ma bellissima.
Si torna a casa con la promessa di tornare il prossimo anno magari non da sola ma con la squadra e di fare un'altra merenda alla piemontese.
Kathy Pitton

lunedì 1 ottobre 2007

La mia Gimondi Bike

La mia bestia nera, ecco cosa è la Gimondi Bike.
Sono quattro anni che ci provo a scendere dal canalone senza accopparmi… quante botte e quanti lividi dappertutto.
Ero arrivata al punto di dire “adesso basta, appendo la bike al chiodo..”
Ma ho vinto la bestia stavolta, l’ho fatta senza cadere mai e sono arrivata sporca di fango da far paura ma ruggendo come una leonessa.
Ho cercato di prepararmi, in qualche modo: tempo per allenarmi un gran poco ma ritagliando di qua e di là un po’ di km nelle gambe ci sono.
Leggendo tutte quelle riviste di Mtb mi sono fatta un idea approssimativa dell’alimentazione migliore, di come e cosa mangiare e cosa escludere ( un qualche dolcetto qua e la però ce l’ho fatto stare…); ed ecco che alle 5 e 40 del mattino di domenica 30 settembre la qui presente signora salta giù dal letto e si fa un piatto di pasta con olio e grana!
Come colazione mica male anche se quei biscottini ai lamponi mi guardavano con due occhioni tristi che non ho resistito.
Poi la vestizione del guerriero su ruote: pantaloncini imbottiti, maglia della squadra, calzini d’ordinanza e tutto il solito armamentario dei bikers…borracce con i Sali per non avere sete e le barrette se ti viene fame ed il traguardo è lontano ed il ristoro l’hai già passato.
Ha piovuto piuttosto forte nei giorni scorsi e stanotte mi sono svegliata sentendo le gocce battere sulla grondaia…che rabbia!
Sarà tutto un pantano lassu alle Terre Rosse.
Va bè, mi faccio accompagnare in paese con il furgone giusto per evitare un po’ di gocce, ne prenderò tante durante la giornata in gara.
Sono d’accordo con alcuni compagni di squadra di trovarmi da Gabriele davanti alla tabaccheria eppoi, tutti assieme, ci avviciniamo allo striscione della partenza per la foto di gruppo.
Siamo in tanti del G.C. Iseo quest’anno, se non ho capito male 45 e ci si prende in giro bonariamente:
“ e che tempo pensi di fare tu……”
“ e romp mia le bale…”
“ vedi di arrivare senza farti male”
E in fondo è la sola cosa che mi interessa, arrivare senza farmi male.
Sono migliaia le persone in giro per il paese, circa 2500 iscritti ufficiali più gli infiltrati dell’ultima ora, e tutti sono qua con camper e macchine, famiglie al seguito, amici e conoscenti, un carnevale di dialetti veneti e piemontesi, alcuni sono arrivati dalla Sicilia, parecchi stranieri…non trovi un posto letto nel raggio di 15 km.
Giriamo un poco per il paese per scaldare le gambe, fa freddo e penso di aver fatto bene a mettere la giacca pesante; incontro conoscenti che mi fanno gli auguri, amici che mi urlano” in bocca al lupo Ka” e come sempre, per un momento solamente, mi attanaglia lo stomaco questa strana sensazione di paura mista ad euforia, un crampo che passa poco dopo ma che è li presente e mi fa respirare più velocemente.
E’ ora di andare in griglia, sono davanti ed ogni volta mi chiedo perché mi mettano qua, con i campioni che volano sulle ruote mentre io vado piano ma mi viene ripetuto che le donne sono talmente poche che vanno nella griglia d’onore.
Ed i minuti scorrono veloci ed arriva lo sparo e si parte ed inizio a pedalare e sento il cuore che va già a mille per l’emozione…..un attimo e siamo in piazza sfilando tra due ali di folla che urlano ai campioni davanti ( ci sono proprio tutti i famosi stavolta) ed urlano anche a noi…si anche a noi.
La salita a Polaveno è lenta per me e presto mi raggiungono i ragazzi della squadra tutti in seconda griglia e tutti loro mi danno un aiuto morale…” dai Kathy, dai…”: Stefano davanti a tutti ( è un grande, arriverà appena dietro i grandi campioni) eppoi gli altri man mano,Gliso (che sarà secondo della sua categoria), la pacca sulla schiena di Cecco e Ago, Piero e Giglio, l’urlo di Gabri, la spinta di Zambo……
Ed ecco la cima, la deviazione per i pollai e la mia Nemesi….il canalone!
Come previsto è un pantano pazzesco; alcuni si buttano a capofitto e cadono poco dopo, altri più bravi (o fortunati) arrivano alla fine incolumi, qualcuno si fa male molto seriamente ed io……lo faccio a piedi.
E si, cavolo! Ho fatto tanti di quei voli giu di li che non ho proprio voglia di farne altri.
Arrivo in fondo talmente infangata che non mi si riconosce, la bike tanto piena di argilla rossa che non frena e non entrano i cambi. Un signore ha attaccato una canna dell’acqua e sta facendo un lavaggio bike in extremis ma va bene cosi!
Da qua inizia la parte “veloce”, per me è piu facile andare avanti.
Quei saliscendi tra i vigneti della Franciacorta sono piacevoli e la pioggia non ha appesantito tanto il terreno; via cosi fino alla prova speciale della Monterossa, un tracciato cronometrato tra il vigneto ed il roseto della villa.
Praticamente passo a piedi il controllo elettronico della partenza sotto lo sguardo divertito degli addetti; pensavo di aver finito ma non ricordavo che poco dopo c’era il fettucciato di Monterotondo.
Altra prova speciale in mezzo al fango con la musica a palla e poi di corsa verso la Madonnina.
Ancora una fatica.
Ho le gambe tanto pesanti e la sete mi prende alla gola, sarà stata la pasta con il grana di stamattina ma almeno non ho avuto fame durante la gara; e mi accorgo che più mi avvicino al traguardo più mi sembra di andare veloce e quando vedo lo striscione con scritto Finish beh….. un secondo, uno solo, ma un po di magone mi è venuto: L’ho finita!
E passo il traguardo facendo un urlo che sembra un ruggito: ho vinto la mia besta.
Piena di fango, stanca, una sete che morde la gola ed il solo pensiero di fare una doccia calda ma ho un desiderio: sapere cosa hanno fatto gli altri e sono tutti li, al pasta party e quando arrivo mi danno due pacche sulle spalle e mi sento…..mi sento VIVA.
E mi congratulo con loro, tutti bravi, dal primo all’ultima.
E’forse questo il bello di una squadra: uno davanti a tutti a vincere, gli altri distribuiti in classifica uno dietro l’altro e qualcuno a chiudere la fila…..ma con orgoglio perché non sono ultima.
Questa volta ho vinto la mia bestia, la prossima volta voglio cavalcarla.
Kathy Pitton

martedì 18 settembre 2007

Torbiere e ciclisti

1200 metri.
E’ la lunghezza esatta del tratto di pista ciclabile che entra a Cremignane, costeggia ( ho scritto costeggia non attraversa) la Riserva delle Torbiere ed esce alla stazione di Provaglio.
Quel tratto di pista fa parte della ciclabile Brescia- Paratico e si snoda tra le colline ed i vigneti della Franciacorta in uno scenario davvero splendido e silenzioso.
Negli ultimi tempi spesso si è letto sui quotidiani locali che quel tratto verrà chiuso ai ciclisti e gia nel mese di aprile venne rifiutato il passaggio ad una gara ciclistica locale.
Verrà trovato sicuramente un percorso alternativo che non costeggi la Riserva naturale…ma perché?
Le bici non inquinano, non fanno rumore, pertanto non interferiscono con l’eco sistema della Riserva stessa; difficilmente un ciclista si ferma, se non per riposare un attimo su di una panchina, visto che quella pista viene utilizzata per attraversare velocemente la zona e raggiungere le varie stradine secondarie che si snodano in Franciacorta evitando le strade asfaltate di cui spesso si sente parlare per gli incidenti ai ciclisti stessi.
Ed allora perché togliere loro la possibilità di stare “ fuori dalle scatole”?
Seppoi vogliamo mettere i puntini sulle “i”…….su quel tratto di pista passo spesso in bike, alle sei del mattino e c’è un sacco di gente che pesca.
So che in quel tratto è consentito con un permesso speciale ma perché all’interno della stradina ci sono moto e motorini?
Quelli fanno rumore ed inquinano, la mia bike no.
E perchè nessuno dice niente quando nei pomeriggi d’estate ci sono un sacco di persone che fanno il bagno ALL’INTERNO DELLA RISERVA, quando è espressamente vietato con tanto di cartelli ed avvisi?
Mi chiedo spesso se fanno più rumore i copertoni della mia bike sulla ghiaia o le scarpe dei podisti che vi corrono durante la giornata…….
Inquiniamo di piu noi ciclisti o le persone che percorrono il percorso vita o vi passeggiano la domenica, con il vociare dei bimbi a far da cornice sonora….
Non sono di certo queste le persone che possono arrecare danno alla Riserva delle Torbiere, non i ciclisti che pedalano in silenzio ne i podisti che in queste stradine si allenano; e neppure i bambini che ridono o si rincorrono nei pomeriggi d’estate che qua trovano un oasi di pace ed ombra.
I problemi veri sono altri: la pesca di frodo a cui le guardie non riescono a far fronte vista la scarsità di mezzi e personale e la maleducazione delle persone che vedono i cartelli di divieto e li coprono con vernici spry; l’immondizia lasciata da quanti fanno un pic nic e poco si curano di quelli che verranno dopo e la filosofia del “chi se ne frega” di cui siamo circondati.
Personalmente so che in quel tratto di strada trovo la pace nel silenzio che mi circonda e mi fa compagnia senza il traffico delle macchine e l’unico “rumore” che sento è il fruscio delle mie ruote grasse sul terreno ed il battito del mio cuore.
Non toglietecelo.
Kathy Pitton

martedì 7 agosto 2007

La Vecia Ferovia

La “Vecia ferrovia” sbuffa ancora


Ed il treno vaaaaaaa……sbuffando sale e vaaaaaa……
Ma è un treno ben strano quello che risale la Val di Fiemme, da Ora a Molina, un convoglio colorato di 1200 bikers, non di carrozze. Non lo sferragliare delle ruote sulle rotaie a far scintille ma il fruscio dei copertoni sulla ghiaia; non il fischio del treno sui ponti ed alle uscite dalle gallerie ma le voci che si rincorrono e chiamano, quell’incitarsi a vicenda che aiuta. E tutti quelli come me hanno bisogno di un po’ di tifo in una gara che su 37 km ne ha 30 in salita.
Ma è stata un avventura nuovamente, iniziata una domenica mattina alle 5 con le bike da caricare sul furgone di Francesco, un caffè con Dado per svegliarsi e poi via, due ore e mezza di strada fino in Val di Fiemme, in Trentino.
Il rituale del ritiro dei pacchi gara e del numero di pettorale eppoi via a scaldare un poco le gambe prima di entrare in griglia ed attendere la partenza e lo scoprire con piacere che verrà data dall’ultimo conduttore di questo trenino dimesso nel 1960, un treno voluto e costruito dall’imperatore austro-ungarico e che per anni ha risalito la valle fino a Molina.
La gara si snoda sul tracciato di questa vecchia ferrovia tra coltivazioni di mele a distesa, salendo e salendo, senza un attimo di riposo e, con stupore, accorgermi che alcuni pedoni sono più veloci di me!!
Ed ecco la prima galleria: entro e non vedo piu nulla. I fari posizionati a far luce creano delle zone d’ombra che ti lasciano cieco ad avanzare e sentire solo il terreno sotto le ruote, terra battuta e sassi, ma andare via veloci e vedere il chiarore alla fine, l’uscita alla luce del sole.
Ed una voglia improvvisa, quella di fare tuuuuuuuuu all’uscita della galleria mi prende e mi ritrovo, con altri accanto, ad imitare il fischio del treno ridendo ( e lo abbiamo fatto per tutte e 5 le gallerie).
Ho pedalato quasi tutta la gara con un gruppo di vigili del Fuoco volontari di Molina, vestiti con le uniformi d’epoca; quel tocco di folklore locale che fa piacere avere attorno quando la posizione in classifica poco importa.
All’arrivo un attimo di panico: vedi il cartello con scritto “ 500 mt.” e pensi “ è finita” ed all’improvviso ti trovi un muro da scalare!!!
“Ma volete proprio farmi arrivare senza fiato e con la lingua sotto le ruote!!!!!”
Arranco su e sento una “mano amica” sul fondo schiena e la voce di una signora che mi dice “dai che sei arrivata..”
Passo sotto l’arco dell’arrivo, sento il mio nome ed il numero di pettorale, quel “…mamma sei fuori…” che è il mio regalo e l’unica cosa a cui penso e scendere dalla sella e far riposare i muscoli delle mie gambe che urlano vendetta.
Siamo in una bellissima pineta ed attorno c’è il solito ambaradan delle gare in mtb: gente che fa una grigliata, qualcuno prende il sole ed altri si riposano sotto le piante, i bambini si arrampicano sulle piante come Tarzan con corde tese appositamente per loro, musica e tanto colore.
E’ ora di tornare a casa, altre tre ore in macchina con calma dopo una bellissima giornata con gli amici sapendo che la Vecia ferrovia sbuffa ancora e lo farà a lungo.
Kathy Pitton

giovedì 19 luglio 2007

Rampi Night

Devo fare in fretta oggi pomeriggio, a casa di corsa a togliere la divisa e saltare in macchina, tutto è già pronto per andare a Preseglie, Val Sabbia.
Era stata Elsa, mia figlia, a portarmi questo volantino nero e rosso ed a chiedermi “ La fai questa mamma vero? Ci sono le salamine…”.
Quello che devo “Fare” è pedalare, e non mi costa poi cosi tanto visto che la mountain bike è la mia passione.
Un ora di strada ed ecco Preseglie e lo svincolo per il motodromo del Galaello, dove c’è il ritrovo di questa gara in notturna.
Ci sono già un sacco di ragazzi in giro in bike, provano il percorso ma io, guardando un paio di salite segnalate, decido di tenermi le energie per dopo, per la gara.
E’ una grandissima pista da motocross, mi dicono sia conosciuta a livello internazionale e vi vengono svolte gare molto importanti e le foto appese alle pareti della segreteria lo dimostrano: foto di campioni del passato e del presente con tanto di dediche ed autografi, poster e maglie personalizzate, immagini di facce sorridenti dopo le gare e foto di evoluzioni in moto pazzesche.
Ritiro il mio numero, il 119, lo attacco alla bike e via a pedalare per scaldarmi un poco le gambe. Arriva tanto in fretta l’ora della partenza e c’è sempre quel attimo, un paio di secondi non di piu, in cui lo stomaco si torce come in uno spasmo di paura, ma ti avvicini al nastro della partenza ed aspetti il via.
E’ la prima volta che parto in formazione “da cross”, tutti allineati in fondo ad un prato davanti a delle griglie di metallo che, quando si abbassano, danno il via.
Li lascio sfilare i ragazzi, davanti a me; c’è un imbottigliamento poco più avanti dove il circuito si stringe e poi si inizia a salire…su, sempre piu su.
Parecchi tratti li faccio spingendo la bike, sono troppo erti per me ma ,nonostante tutto, non mi va di fermarmi e tornare indietro e quando mi chiedono se voglio fermarmi un secco “no” è la mia risposta.
Piano arrivo in cima ed iniziano le discese in uno scorrevole single track, non troppo tecnico per la mia preparazione ed i chilometri scorrono sotto le ruote.
Vengo doppiata ad un certo punto dal primo in classifica, un campione, Ramon Bianchi, e cerco di non intralciare chi lotta per la classifica.
Sento da lontano la voce dello speacker che annuncia l’arrivo del primo, sento la musica ed il profumo delle salamele arrosto che, qualche volta, sono un ottimo doping…ti fanno andare piu in fretta.
Arrivo al traguardo trafelata ma con un braccio alzato: è la mia vittoria, arrivare sempre.
E trovo pure qualcuno che mi riconosce e dice “ Hey ti ho vista alla Iron Man di Idro..” ed ancora..” Bionda signora non mollare”.
Ripongo la bike, mi cambio velocemente e via a gustare il mio panino con la salamela che ho guadagnato pedalando mentre Elsa guarda meravigliata i ragazzi che fanno pazzesche evoluzioni con le bici da trail, su e giù da casse e sacchi ed ostacoli di ogni genere.
Poco dopo iniziano le premiazioni e mi fermo a guardare, premiano Alberto, il mio “capo squadra”, faccio un tifo da stadio, ma sento anche il mio nome tra le donne premiate: sono quarta.
Mi porto a casa una giacca antivento, una foto ricordo ed un applauso ma dentro di me porto molto di più: la voglia di fare, di esserci, la voglia di provarci, sempre.
Kathy Pitton

martedì 26 giugno 2007

Ma che tribulata la Sunset Bike....


Sunset Bike: una pedalata al tramonto…ma no, un arrampicata su due ruote, altro che storie.
Mi aveva attirato questo nome esotico che evocava tramonti californiani, il sole rosso che si tuffa nell’orizzonte per far salire la luna ma in Val Sabbia la California non c’è.
In complesso c’è l’incommensurabile spettacolo della natura, una montagna verde che ti avvolge con i suoi colori ed il suo silenzio.
Alla fine di quella salita che mi ha tranciato le gambe fin dall’inizio solo a guardarla, mi sono fermata e sono stata un po’ a guardare giù, ad assorbire con gli occhi il paesino di Ono Degno, questa frazione di Pertica Bassa oltre il quale non credo ci sia altro che il cielo.
Sembrava di guardare le fotografie di un qualche paradiso nascosto; sui pendii intravedevi i bikers in discesa lungo il sentiero verso valle ed essendo il sentiero stesso delimitato da un nastro giallo, pareva una pista per biglie colorate di antica memoria tanto erano veloci quei ragazzi.
Poi pian piano sono scesa verso valle, cercando di lasciare strada a quelli veloci e di non intralciare nessuno con la mia lenta e prudente discesa.
Mi sono avvicinata al traguardo e, quando l’ho raggiunto ed ho sentito il giudice di gara fare il mio nome e dire il mio numero di pettorale ho pensato: arrivata!!
Ed è allora che è iniziata la festa vera.
Ci ha avvolti il profumo dell’enorme spiedo che cuoceva dal mattino apposta per noi bikers; ognuno di noi aveva portato un amico o qualcuno della famiglia e la compagnia era enorme e colorata, tutti seduti a quelle lunghe tavolate sotto il tendone con la musica a rallegrare ulteriormente la serata.
La Sunset Bike è stata una tribulata ma il panorama era fantastico, la compagnia piacevole e lo spiedo era buono davvero!
Kathy Pitton

martedì 5 giugno 2007

Acqua fango e pedali


Acqua, fango e pedali.
24 ore lago d’Idro
2-3 Giugno 2007


Qualcuno dice “Iron men” e “Iron Women” altri semplicemente matti da legare, mia figlia “svalvolati on the bike”… stà di fatto che per 24 ore una marea di men e women matti e svalvolati hanno pedalato nel fango, bagnati fino alle ossa da una pioggia battente che non ha dato tregua un attimo, pestando sui pedali della loro bike, inanellando giri su giri, km su km, cercando di non pensare alla stanchezza, al freddo o alla fame, e pur potendolo fare, non fermarsi per guadagnare qualche km in più.
Per un momento l’ho pensato anche io “…ma chi diavolo te lo fa fare..” ma quando parti e senti l’adrenalina scorrere dentro le vene, quando vedi il terreno sotto le ruote scorrere veloce dimentichi tutto e voli sulle ruote grasse e non importa molto se il fango ti si attacca addosso e la pioggia sferza il viso e bagna ogni centimetro di te, non pensi ad altro che a raggiungere i tuoi compagni di squadra al traguardo; quando poi senti il loro ruggito che ti incita, la voce di Francesco e Sandro che ti urlano “dai…”, il bacio sulla guancia di Ago con la morosa presente, la voce piu sottile di Elsa e quella silenziosa di Dante che accompagna sua figlia a vedere quella matta della mamma, non fa niente se sei cosi sporca di fango che non ti riconosci allo specchio: sorridi!
E l’ho fatto tanto spesso.
In alcuni punti sembrava di essere ad un gigantesco Nutella party: il fango inghiottiva scarpe e piedi e copertoni e continuavi a spinta.
Probabilmente avrei fatto un tempo migliore a piedi ma non si abbandona mai il “cavallo” a due ruote.
Quando poi ti fermi per mangiare qualche cosa e riposare un poco, ti avvolge una gigantesca festa: camper, tende, teloni tirati alla bell’e meglio qua e là, gruppi di amici e conoscenti ma anche un sacco di sconosciuti che si passano del the caldo, una birra oppure un panino.
Passi talmente tante volte davanti alle varie postazioni ed alle tende che ad un certo punto ti chiamano per nome e ti offrono un the ed una fetta di dolce “..per tirarti su..”
Ed allora ti fermi e parli dei tuoi tempi, dei loro, delle gare che hanno fatto e che faranno, confronti le bike, saranno meglio i freni a disco o quelli tradizionali…..
Se non entri in questo grande circo non riesci a capire ma quando ci sei ti accorgi che la competizione la si lascia ai campioni; tutti gli altri dividono una grande passione e si stringono nuove conoscenze ed amicizie.
Una grandissima famiglia di “svalvolati on the bike”; lo dice spesso la mia Elsa “siete tutti matti mamma”.
Ma poi mi accorgo che la mia ragazzina dagli occhi blu segna su di un foglio tutti i miei tempi ed i passaggi, corre a vedere le classifiche per vedere dove sono, mi prepara le borracce e me le passa al volo ed è ancora lei che si accorge che mi hanno “fregato” un giro e che, con una faccia incavolata, mi dice “andiamo a reclamare”!
E’ stata una bella avventura anche questa volta; sono contenta del mio risultato che vale tantissimo per me stessa. Il resto, come al solito, non conta nulla.
Kathy Pitton

sabato 26 maggio 2007

Rampogolem

Rampigolem





Arrivata alla sua terza edizione, quest’anno la Rampigolem attende un nutrito gruppo di bikers pronti a sfidarsi lungo la salita del Guglielmo e la successiva discesa verso Zone ed il traguardo.
I ragazzi dell’organizzazione e quelli del Gruppo Ciclistico Iseo hanno iniziato a pulire i sentieri ed a sistemare i punti del percorso di gara più tecnici.
Molti sono i motivi che spingono a partecipare a questa gara che fa parte del circuito Brescia Cup: i servizi offerti, il prezzo contenuto e, da non sottovalutare, la cornice stupenda dove si svolge questa manifestazione sportiva.
Ora tocca a voi; il primo di luglio siete pronti a mettervi in discussione?
Vi aspettiamo.

Kathy Pitton

venerdì 25 maggio 2007

Maglia nera

Maglia nera


Stavolta è mia e l’ho ritirata con un sorriso. Finora son sempre riuscita a mettere qualcuno tra me e l’ultima posizione ma stavolta non è stato cosi. Ma non fa nulla, sono comunque arrivata a dispetto della mia bestia nera…… Il Monte Alto.
In quei 45 km, tanto è lunga la Vignalonga, mi hanno fatto compagnia il beep beep del cardiofrequenzimetro (spesso oltre soglia), il mio respiro ( molto corto a volte) e lo scoppiettio della moto da cross che mi ha accompagnato negli ultimo 10 chilometri fino al traguardo.
Quando si inizia a 40 anni ad andare in bike si mette un po’ tutto in discussione, principalmente se stessi; ti trovi ad affrontare percorsi accidentati, salite che non ti lasciano respirare e discese che il fiato te lo tolgono perché fanno paura.
Ma è li che inizia il bello, quel tener duro fino in fondo per arrivare a tutti i costi perché è una scommessa con te stesso.
I miei compagni di squadra sembrano dei treni in corsa, vanno , vincono…. Quando arrivo io buona parte di loro ha già fatto la doccia….. ma va bene cosi.
Quella piccolissima soddisfazione di sorpassarne alcuni mi fa sorridere perché so che, poco dopo, mi devo fermare per riprendere fiato e loro, passandomi accanto, dicono “dai non fermarti…”.
Oppure salendo per la strada della torre ad Adro e trovare il Signor Gotti che mi urla “ dai, ndom, pedala che te ghe la fet…”. Allora cerchi di pestare sui pedali pensando che poco dopo c’è un pezzo di discesa e posso riprendere fiato.
Ma la cosa piu bella è arrivare al traguardo e non fa niente se non c’è piu nessuno in giro e quelli dell’organizzazione stanno sbaraccando tutto, c’è un dolcissimo musetto da gattina dagli occhi azzurri che mi aspetta e mi grida “Dai ma….”
Per me è il premio più bello, il resto non conta nulla.
Kathy Pitton

mercoledì 23 maggio 2007

Rally dell'oglio

25 febbraio, sei del mattino, sveglia che suona e mi ci vuole un attimo per ricordare il perché mi alzo cosi presto di domenica mattina….ah si, il Rally dell’Oglio.
Tra un po’ arriva Dado con il suo furgone, caricheremo le bike e via, cartina in mano, per raggiungere Casalmorano, Cremona…..non ho idea di dove sia.
La bike è pronta da ieri sera, aveva una gomma a terra, ora è ok. La sacca con le scarpe ed il casco, un cambio ed un paio di borracce e, in fondo, tre cioccolatini, quelli fanno bene all’umore.
Si parte.
C’è il blocco del traffico stamattina, le macchine in giro sono poche anche perché è piuttosto presto; si parla del piu e del meno mentre si viaggia e non penso alla gara, ai sentieri che , probabilmente , saranno fangosi…per di più inizia a piovigginare, speriamo smetta almeno un po’.
Si arriva in fretta, 40 minuti circa.
Il ritiro dei pettorali e dei pacchi gara, prepariamo le bici e noi stessi ma c’è tempo per un caffè, per due chiacchiere con quelli che , come noi, hanno rinunciato a dormire una domenica mattina per assecondare una passione, la mountain bike.
Anche se è solo una passione e l’agonismo lo lasciamo a quelli piu giovani, dentro monta una carica, quel qualche cosa che ti fa battere il cuore più velocemente e ti rende il respiro più corto…è la voglia di correre, la voglia di dare tutto ciò che si ha, di sentirsi “grandi” solo perché si arriva al traguardo.
Via, si parte!
Davanti a me un gruppone di ragazzi, quelli che corrono veloci per arrivare tra i primi, poi parto io, con calma, devo dosare le forze altrimenti le gambe non reggono fino alla fine.
Il terreno è duro, uno sterrato veloce e qua e là le pozzanghere da evitare, ma si viaggia, basta pestare sui pedali e non ascoltare il battito del cuore che si fa rapido ed il respiro che si accorcia.
Su e giù dagli argini, dentro e fuori dalla sabbia che sembra inchiodarti lì e non mollarti,poi ancora su e giù da argini ripidi come pareti con la bike in spalla.
Poi arriva il bosco, uno stretto sentiero che si snoda tra gli alberi che non ti lascia un attimo di respiro, non puoi perdere la concentrazione quando di traverso trovi tronchi da scavalcare e rami da evitare. Ma lo sguardo si perde al di là delle piante, va al fiume sottostante che scorre veloce a cui vorresti affidarti per arrivare prima.
Molti mi sorpassano, altri sono dietro a me, ci si passa la voce, ci si incoraggia…” dai che arrivi, dai…”.
E lo dico anche a me stessa “ …dai Ka, non mollare…”.
Mi raggiunge Dado, era nel gruppo successivo al mio e si continua assieme, fino al traguardo.
Lo passiamo assieme e ci diamo due pacche sulle spalle; il tempo? 1 ora e 40 minuti per 30 Km di sterrati. Non ho idea del mio posto in classifica ma non importa. Ancora una volta mi sono divertita, ancora una volta ho sentito il vento sulla pelle del viso e tra i capelli, ancora una volta ho passato qualche ora con i miei pensieri e con me stessa e mi piace cosi.
Forse non varrà nulla ma noi c’eravamo.

Kathy Pitton

Domenica mattina

Domenica mattina.
Li vedi arrivare in Piazza Garibaldi alla spicciolata, chi dal lungolago, chi da Via Campo, qualcuno sbuca da un vicolo, come tanti cavalieri in sella al loro cavallo….. a due ruote.
E partono alla conquista della loro meta, chilometri di strada macinata con costanza, col sudore che scorre dalla fronte ma col sorriso di chi ha fatto di una passione una ragione di vita.
Sono i “ragazzi” del Gruppo Ciclistico Iseo.
Un centinaio quest’anno gli iscritti; la maggior parte del gruppo è composta da stradisti, quelli che vanno veloci su quelle ruote tanto sottili che a volte ti chiedi come fanno a non cadere.
Poi, poco più tardi compaiono i ragazzi delle “ruote grasse”, quelli che tornano sporchi di fango, quelli che la strada asfaltata mal sopportano e, appena vedono un sentiero, vi si buttano a cuor leggero, arrampicandosi come stambecchi, i bikers.
Non puoi non riconoscerli, con le tute rosse e nere, con la scritta Iseo sul petto, con la voglia di correre nelle gambe e la voglia ancora più grande di stare assieme, di condividere qualcosa.
Attivi nel partecipare a raduni e granfondo, da due anni anche organizzatori di gare di mountain bike che, poco a poco, stanno perdendo il carattere locale per diventare provinciali: la Rampigolem, alla sua seconda edizione quest’anno, e la VIgnalonga, prima edizione fortemente voluta ed organizzata da Alberto Gli soni.
Anch’io faccio parte del gruppo dei bikers, sono tra quelli che arrivano dietro a tutti ma arrivo, sempre; e la scritta G.C.I. sul petto, accanto al logo della Società Operaia di Iseo, la porto con piacere.
Kathy Pitton