La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 28 febbraio 2010

Aironbike 2010…..la devo rifare!




Purtroppo per riavvolgere la giornata non trovo il bottone… e devo tenerla cosi ma tant’è che la mia Aironbike l’ho fatta anche quest’anno.
Prima prova dei River Marathon Cup, secondo anno che porta questo nome ma l’avevo conosciuta prima, quando ancora era il Trittico del Po, tre gare di seguito sulle sponde e rive dei fiumi della bassa pianura Padana.
E’ diventata una piacevole consuetudine perché oltre alla gara è una visita in casa di amici, i ragazzi del Team Sculazzo Italia con cui ho un bellissimo rapporto di amicizia che spero di consolidare nel tempo, magari con qualche iniziativa in comune con la mia di squadra, il G.C.Iseo.
Comunque sia, sabato pomeriggio si parte, in solitaria stavolta visto che Dado per problemi fisici ha dato forfait; colonna sonora del viaggio i Dire Straits a manetta lungo tutta la strada.
Arrivo al Lido Po di Guastalla alle sei di sera ma la frenesia si sente nell’aria, è tutto un andare e venire di macchine con transenne e cartelli e striscioni, i ragazzi del team a correre di qua e di la per finire prima di notte.
Ne saluto alcuni e mi fermo per due parole ma capisco anche che devono finire il lavoro e mi ritiro presto e mi preparo per la serata con un piatto di riso ed un libro a farmi compagnia.
Altri camper sono vicini a me, siamo una specie di tribu itinerante tra un campo di gara ed un altro, ci si riconosce ed un cenno di saluto è sufficiente per risaldare un legame invisibile, fatto solo di quella passione che ci rende uguali ed unici allo stesso tempo.
Qualcuno mi chiede “ ma sei sola? Non hai paura? “ e di cosa dico io…….
La solitudine non mi ha mai spaventata, anzi ho sempre pensato che potesse rafforzare il carattere di una persona eppoi non sono sola, ho tanti di quei pensieri che girano per la testa che fanno un rumore del diavolo!!!
Un poco di musica, qualche capitolo di un nuovo libro e quando spengo la luce e guardo dalla finestrella mi accorgo che l’accampamento si è ulteriormente arricchito e che gli arrivi si susseguono nonostante l’ora tarda.
La notte passa in un lampo ed il mattino mi accoglie con i rumori di ogni gara di Mtb, le transenne tirate lungo la strada e che stridono, gli uomini che finiscono di tracciare e segnare il percorso e si chiamano man mano, i primi bikers che corrono a prendere il numero ed il pacco gara per evitare la coda del’arrivo in massa verso le nove; un caffè caldo e due fette della torta di mele che mi sono portata da casa ( e se non è bilanciato pazienza..però è buona) ed eccomi pronta a ritirare il mio numero, 118, come per chiamare l’ambulanza.
Profetico.
Mi vesto con calma e preparo Valchiria, tutto è pronto e mi sento bene, ho voglia di pedalare anche nel fango; incontro Paola e facciamo un pezzo di strada assieme per scaldarci e mi porta fino sull’argine dove c’è un assembramento di ragazzi in bike….a guardare una discesa!
Alla faccia!
Resto basita….per me è un muro verticale insormontabile e dalle espressioni del viso di molti mi accorgo che siamo in tantissimi a pensare la stessa cosa: come diavolo si scende da li???
A piedi di sicuro per quel che riguarda me, non mi salta neppure in mente di provare, no no, lasciam perdere và che è meglio.
Paola ride ma poi mi confessa che qualche problema l’ha anche lei…meno male, mi sentivo un po’ complessata.
Incontro Natale Naty nonno volante e porto la anche lui…. Stessa espressione del viso!
Ma lui è leggerissimo ed ha molti meno problemi della sottoscritta di sicuro; comunque ad ognuno la sua gara, io lascio volare gli altri e vado piano.
Poco prima della partenza incontro anche Vania dei Kinomana al rientro in bike dopo mesi di stop forzato ed un attimo solo ci penso quando mi chiede di fare la gara con lei: certo che la faccio con te, volentieri.
Facciamo fatica ad entrare in griglia, alcuni ragazzi sono dentro da mezz’ora e gli spazi sono quel che sono ma riusciamo ad infilarci in un varco ….ed eccola la voce della mtb, Alfio Biker Montagnoli che, a gran voce al microfono chiede: ma che fine ha fatto Kathy Pitton??
Ussignur…….e tutti li col dito ad indicare me: è qui è qui!
Voleva che dicessi due parole, come ad ogni gara quando c’è lui, per il mio modo alternativo di fare mtb…. Ma stavolta non riesco proprio Alfio, quando arriverò al traguardo dai!
Pronti via lungo la strada per il primo giro e segui Vania che però non riesce a tenere il ritmo degli altri e presto, andrà pianissimo, con tanto di fiatone e tossendo spesso.
Mi sa che come prima gara al rientro dopo mesi di stop non ha scelto la migliore per ricominciare.
Le faccio compagnia per tutto il primo giro e per parte del secondo poi mi dice di andare; mi è dispiaciuto lasciarla sola ma credo abbia capito la mia voglia di correre; non ho mai nessuna velleità di conquista ne di posizione ma voglio solo arrivare al traguardo e sentivo le gambe girare bene e le sensazioni erano belle per cui via al galoppo in sella a Valchiria.
Sento la moto in lontananza, ho perso un po di tempo nel primo giro ma sono quasi alla fine del secondo e tutto è ok; lascio sfilare accanto a me i grandi della velocità e mi avvicino a quel muro da scendere con un timore reverenziale… ed infatti lo farò a piedi, tutta di traverso, facendoci pure una risata.
Mauro dell’Emporio Team mi passa accanto e mi urla un saluto, sarà lui ad ospitarci ad Asola la prossima settimana per la X Bionic e, poco dopo, Roby, il mio istruttore di spinning che mi fa pure una carezza sulla schiena…. L’incontrare gli amici è la parte piu bella della mia mountain bike, quelle sensazioni positive che mi porto dietro fino alla gara successiva, quello star bene che è impagabile ma poi, in un attimo, cambia tutto e resta l’amarezza ed anche un po’ di rabbia.
Un biker dalla maglia arancione e nera, per superarmi e guadagnare forse tre secondi ed arrivare esimo comunque mi ha letteralmente sbattuta a terra a 200 metri dall’arrivo, neppure si è preoccupato di vedere se stavo bene anzi, mi ha mandato pure un “ va a ciapàl…”.
Mi sono lussata la spalla sinistra, faccio una fatica dell’accidente ad usare la mano ed ho delle fitte tremende al fianco grazie a questo galantuomo.
E qui apro la parentesi del Ci sono “signori” e Signori.
I Signori sono i campioni che ti passano accanto, come Fabio Pasquali o Fappani o il Dottor Zappa, loro combattono per il podio assoluto ma ti passano vicino e neppure ti accorgi di loro perché la loro è una bravura da Campioni veri e da Uomini.
Poi ci sono i “signori”, dei pinco pallini chiunque che credono di essere dei bravissimi personaggi sportivi solo perché, mettendo da parte ogni morale o etica sportiva che dir si voglia, arrivano prima di altri fregandosene altamente se per fare questo passano letteralmente sopra ad altri mandandoli pure a quel paese.
Ed a questo gentiluomo in particolare voglio dire una cosa:
io sono un NESSUNO qualunque ma ti garantisco che nessuno è come ME e sai per quale motivo?
Rispetto per gli altri oltre che per me stessa!
Tu sei solo un povero palla, anzi, visto che hai usato il dialetto lombardo per mandarmi a quel paese ti rispondo a tono: va a ciapàl te, gnorant!!!
Quello che più mi è spiaciuto è il non aver potuto finire la mia Aironbike, il dovermi fermare con ancora un giro da fare e non essere neppure in classifica, il dolore alla spalla passa in secondo piano dal mio punto di vista, pazienza, sarà per la prossima edizione.
Pasta party anzi no, tortellino party, torta e Lambrusco, un caffè e due chiacchiere con Gianluca/Gianlupo Bellezza e Paola Parmeggiani ( bravissima oggi, seconda assoluta femminile oltre che campionessa Italiana mtb Uisp) e lentamente me ne torno verso il camper.
Gli abiti sporchi di fango nel sacco, le scarpe pure, Valchiria nel garage interno ed è ora di ritornare verso casa.
Un saluto ai ragazzi del team e via verso l’autostrada ed il mio lago; avrò una settimana di tempo per guarire le “ferite di guerra”, solo quelle visibili però, le altre, quelle dentro, restano per più tempo ed è solo il tempo stesso che le fa passare.
Domenica prossima sarà un'altra griglia, un'altra gara ed un altro percorso e stavolta non provateci a non farmi finire la X Bionic perché vi azzanno al collo e vi farò molto ma molto male.
Kathy Pitton

mercoledì 24 febbraio 2010

Un giorno cosi...

La sveglia ha suonato all'alba ma la aspettavo da ore, dalla sera prima; neppure un attimo le ferite dell'anima ti danno pace e passi la notte ad affrontare i tuoi fantasmi, le tante paure e le poche certezze.
Mi sono trovata davanti allo schermo del pc in ufficio senza sapere neppure come ci ero arrivata, e già dopo poco tempo una rabbia sorda mi ha preso lo stomaco e me ne sono andata, senza spiegazioni e senza domande, via da li, da quei quattro muri che mi rubano l'aria.
Tre ore a casa sul divano, arrotolata in una vecchia coperta a pensare e riflettere su tante cose, sugli errori che credo di non aver fatto, sulle delusioni e su questo sentir dolore dentro, in gola, che non spiego ma che non va via.
Ed un attimo dopo un raggio di sole va a colpire la cornice di una foto oscurandone solo una parte e lasciando in chiaro l'immagine di Valchiria.
Ho sempre creduto solo nelle solide e concrete realtà, il destino è una cosa che ci costriuamo da soli, passo dopo passo; nella mia vita ho costriuto forse poco ma ho sfruttato ogni singola occasione, ho vissuto ogni singolo momento come se fosse l'ultimo ed ho preso dalla vita stessa tutto quello che ho potuto.
Valchiria è una parte di essa, un "oggetto" divenuto parte di me, della mia esistenza, un essere inanimato che prende vita come per magia in un attimo con me, con la mia presenza.
Pochi istanti dopo avevo abbandonato la calda e confortevole sensazione di calore per scendere giu e strappare gli abiti da ciclista dagli appendini, spogliarmi e vestirmi allo stesso tempo, lasciando tutto a casa e scappare sulla sella della mia libertà.
Sono due le salite in Franciacorta che mi hanno sempre lasciato col fiato spezzato e mai le ho finite in sella, non ce la faccio di solito, ma ho ascoltato Lei, la mia controparte su ruote e mi sono ritrovata ricoperta di fango all'inizio della salita del Monte Alto dal quale scende un ruscelletto d'acqua, residuo delle copiose piogge dei giorni scorsi e sono salita, su e su e su senza fermarmi mai, fino a quando non ho visto la sponda bergamasca del lago, Sarnico adagiato ai miei piedi...e mi sono seduta a ricordare per un momento, guardando giù, fin quando il freddo si è fatto sentire nonostante il sole debole ma caldo di oggi.
Mi sono buttata a capofitto dalla discesa, la stessa che , spesso, alla Vignalonga ho fatto a piedi per paura di cadere, sentendo le ruote slittare e sbandare ma in quel momento non contava niente, solo il sentirmi ferita si, ma viva.
Nella mia vita ho avuto molto ed ho perso altrettanto ma credo di poter dire che non ho nessun rimpianto, ne ne avrò mai... fose qualche rimorso, quello si ma rimpianti no.
Ho vissuto ogni singolo momento come la cosa più importante del mondo e ringrazio Madre Terra di avermi dato la forza che ho dentro, perchè sono forte e saprò esserlo ogni giorno di più, cavalcando la mia compagna di vita fino a quando non potrò dire: IronKate e tornata.
E saprò aspettare, sempre.

domenica 21 febbraio 2010

San Valentino con ….tuffo!!





Non è che per forza la Granfondo di San Valentino deve essere il 14 febbraio, anzi i ragazzi del Ciclotazze Mtb team hanno pensato bene di farla il 21 di febbraio ed al bando tutte le convenzioni!!
E credo sia stato proprio la data anomala a farmi venir voglia di partecipare a questa gara in Veneto, una delle prove del Super Challenge; iscrizione e via, senza il compagno per eccellenza delle mie scorribande in mtb per l’Italia, Dado…pazienza.
Gli ultimi giorni di questa caotica settimana li ho passati in fiera a Milano, alla Borsa del Turismo, tra agenti di viaggio e tour operator, studenti a caccia di gadgets e strani personaggi che chiedono cose improponibili e l’unica cosa a cui pensavo era “speriamo che sabato sera arrivi presto cosi parto…..”.
Ed anche se non cosi velocemente come sperato, il sabato pomeriggio arriva e via da Milano di corsa, un attimo di tempo una volta a casa per un caffe’ in santa pace, carichiamo tutto sulla mia casa viaggiante e dai che si parte alla volta di Locara San Bonifacio.
Non ci vuole poi cosi tanto tempo per arrivare ed è facile capire da dove parte la gara domattina, le transenne sono già disposte a lato strada ed il palco è già montato di fronte alle scuole del paese; parcheggio facile a 200 metri dalla partenza gara accanto ad altri camper ed ora si riposa davvero però, altrimenti domani non si pedala proprio.
Sono le gare descritte come “facili” quelle che mi spaventano di più, perché non sai mai esattamente cosa ti aspetta ed è abbastanza facile lasciarsi ingannare da ciò che senti dire dagli altri concorrenti… ognuno di noi pedala in modo diverso ed ha un allenamento diverso, pertanto, ciò che è facile per alcuni può essere molto difficoltoso per altri.
Oggi non mi aspetto nulla in particolare, farò la mia gara tranquillamente e come andrà andrà.
Ritiro numero e pacco gara ( notevole devo dire), due chiacchiere con una delle ragazze presenti conosciuta alla Divinus Bike lo scorso anno ed il tempo passa tra la “vestizione” da biker ed il “settaggio” del mezzo, la mia adorata Valchiria!
Aria alle gomme, una controllata generale, due gocce d’olio e una mezz’ora a zonzo sulla strada su e giù per scaldarmi, cercando di mescolarmi tra quelli che in bici ci vanno davvero come bolidi da corsa.
Come ogni volta i visi famigliari spiccano tra altri, Viviani e Arici del Team Rosola, i ragazzi del Mbo di Brescia, Silvia Pasini e Giorgio Pasotti dello Zaina, ci si scambia un saluto ed è tutto quello che in fondo serve; gli altri, quelli che son li a guardare, ci scrutano cercando di capire cosa sia quella strana frenesia che prende una marea di persone (ed erano piu di 800 stamattina ) ad alzarsi all’alba ed al freddo saltare su di una bicicletta e pedalare nel fango………..si chiama passione!!!
Ed ha una forza enorme ed inarrestabile.
Griglie per categorie e pronti via.
Tanto asfalto all’inizio poi inizia il Nutella Party su di un terreno tanto strano che basta!
Sembrava roccia frantumata con una spalmata di fango sopra, praticamente pedalavo e scodinzolavo di qua e di la e pensare che è solo l’inizio.
Ed è una gara facile….
Dislivello? Poco, circa 250 metri…..pero tutti assieme, bang su ed avanti…..
Una ragazza a piedi quasi quasi andava più veloce di me in sella!
Ultimi 200 metri ( a detta del ragazzo addetto al percorso), a me sembravano un eternità, meno male che si comincia a scendere appena dopo il ristoro.
Discesa a razzo tra ghiaia, asfalto e sempre quello strano terreno tipo gelato al torroncino ma ho anche il tempo di guardarmi attorno e devo dire che mi piace quello che vedo..e quella la in fondo sembra proprio una vecchia abbazia.
Mi sorpassano dei veri e propri trenini di bikers con quello davanti a far l’andatura e gli altri a seguire senza mollare mai un secondo….
Mi è parso di fare una buona gara, la media non è poi tanto bassa ed, essenzialmente, sono contenta cosi, sono quasi al traguardo e non sono stanchissima.
Avete presente le vecchie ultime parole famose?
Quelle che dicono che non si deve mai fare il conto senza l’oste…..?
Bella spianata in un campo, un sentiero ai cui lati ci sono due fossati…. Ecco che vado a scodinzolare un po troppo vicino al bordo e retaplam mi ritrovo con le braccia fino ai gomiti in acqua, il naso a bagnar la punta ed anche una lavatina alle lenti mentre il resto del corpo resta in bilico sulla riva con le gambe incastrate sotto la bike!
Se cerco di riprovare a prendere quella posizione probabilmente non saprei da dove cominciare, sta di fatto che va beh che avevo sudato ma siamo pur sempre a febbraio e per quanto ci sia qualche raggio di sole fa un freddo dell’accidenti!
Ho battuto ogni record di velocità ad arrivare al traguardo, mezza congelata, ricoperta di fango da capo a piedi da far ridere.
La coda al lavaggio bici era infinita ma non posso caricare la bike sul camper in queste condizioni e, con molta pazienza, aspetto il mio turno mentre il fango mi si secca addosso.
E dopo tocca a me e mi ci vorrà un bel pò per rendermi presentabile ed andare al pasta party con Giorgio e Silvia ed aspettare le classifiche e le premiazioni.
Silvia è settima ed a premio ed io tredicesima; aspetto al sua premiazione per farle l applauso, stamparle un bacio sulle guance e darle appuntamento alla prossima gara.
Si torna a casa e la stanchezza comincia a farsi sentire ma stò bene, come sempre.
Domenica prossima sarò in Emilia, lungo gli argini del fiume maestro, il grande Po, per correre con gli amici del Team Sculazzo, l’11° edizione dell’Aironbike, ma quella è una storia che deve ancora iniziare.
Alla prossima ragazzi
Kathy Pitton

lunedì 15 febbraio 2010

Una nuova avventura.....


Me le sogno di notte!
Tra un rotolone e l'altro nel piumone ( lo trovo smontato tutte le mattine)sogno di svolazzare in sella alla mia Valchiria in giro per l'Italia,di volare su di un parapendio tra cime innevate e guardare i boschi dall'alto e..........di correre la maratona di New York!!
Ma immaginate quanto deve essere elettrizzante correre a Central Park e sul ponte di Verrazzano.....da sballo!
Si ma per andarci ci si deve iscrivere un anno prima e magari essere pure iscritto ad una società di atletica..........e io decdido che mi tessero con l'Atletica Franciacorta, comincio a correre e ci vado! Il regalo dei miei 50 anni sarà la maratona negli States!
Sono fuori di testa, ma non mi salvo più neppure se vado a Lourdes anzi se vado li do fuori di matto del tutto allora è meglio se stò qua... e bisogna tenermi cosi come sono e non si può fare niente altro!
Foto consegnata, moduli compilati, visita medico-sportiva ok; mi hanno dato anche una di quelle tutine da corsa che la parte sotto va beh è ok ( col panettone bello in vista sai che spettacolo), ma la parte sopra non è cosi facile da farci stare...se penso a quelle che vanno a farsi fare un imbottitura additiva mi viene un nervoso che basta! io non so mai dove metterle....
Va beh Kathy, hai voluto la bici adesso pedala, anzi no comincia a correre va che è meglio!!

sabato 13 febbraio 2010

Un colpo di Cannon…….dale e Bingo!!!!!!!!

Era li, sola soletta in un angolo del garage da due anni, poi le ho cambiato posto e l’ho appesa ad un gancio a ruote in giu’…. Devo dire che mi sentivo un po’ in colpa; come si fa a comprare una bici da corsa e non farla correre? E per di più una Cannondale in carbonio rossa e gialla a strisce tipo zebra e che si chiama Merlino!
Lo so che dovrei usarla un poco più spesso e che il “fondo” anche per la mtb andrebbe fatto con la bike da strada ma non è semplice, è un concetto totalmente differente e poi i voli che faccio ogni volta… perché mi dimentico che ho le ruotine e penso ad altro e mi ritrovo a svoltare per sentieri ed il resto immaginatelo da soli!
Però stavolta faccio sul serio!
Vorrei riuscire a fare almeno 1000 km su strada entro fine stagione che sommati a quelli in preventivo sulla mia mtb fanno una bella cifretta.. per me quanto meno, per i draghi su ruote probabilmente sono bazzecole ma devo fare i conti con l’orario di lavoro strano, la casa, la spesa, mia figlia, una serie infinita di impegni tra varie associazioni ed organizzazioni… mi ci vorrebbero giornate da 36 ore e mezza e forse, ma solo forse, avrei più tempo per allenarmi.
Comunque, tornando all’inizio della storia Merlino è li che mi guarda tutto impolverato e detto fatto, mi metto all’opera, lo spolvero e lo porto da fattore Ciclo per una revisione completa, gomme, freni e tutto l’ambaradan ed eccolo pronto a partire tutto lustro.
La prima uscita è un mezzo disastro, la posizione in sella è totalmente diversa dalla mia mtb, mi sento fuori posto e scomoda e provo tutte le varianti possibili (che non sono poi cosi tante), ma torno a casa con un mal di schiena che la metà basta; e non è solo la schiena a far male ma anche i gomiti e quelli proprio non capisco perché!
Forse perché la bici è rigida, non come la bike che è ammortizzata, ogni piccola buca è un sobbalzo; un'altra cosa che mi lascia un po’ perplessa è il traffico, cioè le macchine ad un pelo e mezzo dal manubrio.
Sulla strada non puoi perdere l’attenzione e la concentrazione, il traffico è li, presente e costante e non puoi ignorarlo; qua non posso staccare la spina come quando sono per sentieri o all’interno di un bosco in solitudine e quel silenzio che tanto amo non esiste sulle strade ma, nonostante tutto, ha un suo fascino… la velocità.
Come ogni biker sono abituata a continui cambi di ritmo, salite e discese ripide, pedalate fuori sella per contrastare la pendenza o per rendere più efficace la pedalata e scalare questa o quella asperità, su strada mi sembra di fare meno fatica e la velocità che raggiungo difficilmente la eguaglio in mtb.
E la decisione è dietro l’angolo: faccio una gara su strada!
Siamo a febbraio, troverò ben un qualche garetta mica tanto lunga da qualche parte e, sul web, ti scovo il Memorial Menegatti, 12 o 13 prove su strada, quasi sempre in circuito, organizzate dalla Uisp ma aperte a tutti i membri della consulta e credo di essere della consulta anche io come Fci e se non lo sono mi iscrivo lo stesso poi vediamo.
Devo dire che tra il dire ed il fare ci metto parecchio tempo a decidere, ho un po’ di strizza…. E se cado? E se partono tutti come dei missili e resto li come un oca in bici?
L’unica cosa che mi consola è che sono prove a circuito, male che vada mi fermo dopo qualche passaggio sulla linea di partenza.
Fatto stà che stamattina alle otto e mezza ho caricato tutto in macchina e pronti via alla volta del Veneto; viaggio tranquillo in autostrada fino a Verona e poi sulla transpolesana che praticamente non ho visto da tanta nebbia che c’era!
Quando intravedo uno spiraglio tra tutta quella “gheba” vedo il cartello stradale che indica l’uscita di Ca degli Obbi…..che poco dopo diventa Ca delgi Obbi… Giuro!!! E scritto bello grande su di un cartello della Transpolesana. Hanno sbagliato a scriverlo ed hanno invertito la l al posto della g.
Bello!
Va bene cosi,ed arrivo ad Occhiobello, trovo il posto dove ci si iscrive e, visto che devo aspettare un ora circa, decido per un the caldo.
Ci fosse un bar gestito da italiano però… tutti cinesi!
Non ho mica niente contro l’impero d’oriente ma se almeno parlassero italiano visto che gestiscono bar e paninoteche in Italia…..mi è toccato far vedere la teiera con le mani e mimare il the… ussignur mi sentivo a Paperissima.
E per il toast lasciamo perdere che è meglio.
Un signore anziano seduto li mi ha sorriso e detto in dialetto veneto: “mi domando un ombra de vin ma no me dan sempre la stesa cosa…..”
È ora di partire e mi sento come se dovessi affrontare un mostro; chissà perché, in fondo è solo una bici con le ruote sottili!
Mi metto sulla linea di partenza, ci chiamano per nome e numero ed un attimo dopo siamo sul percorso di gara, lanciati ad una velocità folle quelli davanti, io ed altri sette o otto un po’ più lenti dietro; dai Kathy pedala.
E pedalo si visto che la mia media è (per me almeno) alta, non li faccio spesso i 35 all ‘ora in mtb!
I giri si susseguono ed imparo a seguire un certo criterio ed evitare le parti di asfalto piu rovinato dalla pioggia e giro su giro accumulo km nelle gambe ed una piccolissima parte di esperienza.
Alla fine, dopo 50 km, non mi sembra più cosi difficile gestire le mie due ruote sottili e, anche se non è Valchiria, trovo la stessa soddisfazione di quando esco con lei.
Mentre mi cambio e ripongo la bici in macchina sono si stanca, ma soddisfatta allo stesso tempo.
Ho fatto un buon tempo e mi porto a casa il premio per la prima donna….una fornitura di bagnoschiuma per un esercito! Sarà contenta Elsa.
Il sole cala in una rossa palla all’orizzonte mentre torno verso casa e la musica mi fa compagnia lungo la strada.
Tirando le somme devo dire che come prima esperienza su strada non è stata male, anzi!
No lascerò mai la mia mtb per correre su asfalto ma nel mio calendario agonistico qualche gara su strada troverà certamente posto, qualche cosa di tranquillo naturalmente, non credo che sarò mai in grado di affrontare una 9 Colli oppure una Dolomiti; è comunque uno sbocco nuovo, una nuova sfida da affrontare a viso aperto e senza timore.
Basta crederci.
Alla prossima ragazzi
Kathy Pitton

domenica 7 febbraio 2010

Oglio Chiese….persa nella nebbia!!


Vado o non vado, ci vado solo se esce il sole……poi sono da sola e non c’ho voglia……
Lo scorso anno era una marea di fango il percorso, quest’anno non credo sia nulla di diverso visto le piogge degli ultimi giorni, eppoi fa un freddo dell’accidenti.
Cosi, mentre per la testa mi passavano tutti questi pensieri, intanto preparavo la bike e la sacca con le scarpe ed il casco, fatto gasolio al camper ed a dormire presto che la sveglia è alle 5 e mezza.
Dado non ne aveva voglia e non ha ancora la tessera nuova per cui si parte in solitaria, buio pesto, alla volta di Leno, per il 10 Memorial Massetti, terza prova del Provinciale d’Inverno e prima tappa dell’Oglio Chiese Challenge.
Non credevo di trovare cosi tanta gente già alle sette e mezza alle iscrizioni al campo di rugby e mi tocca pure fare un poco di coda prima di ritirare il 903 da attaccare alla bicicletta.
Il caffè me lo faccio sul camper e trovo anche il tempo di leggere una rivista mentre aspetto che arrivino almeno le otto e mezza, prima di vestirmi e scendere a scaldare le gambe un po’.
In poco meno di un ora il parcheggio si è riempito di macchine e vedi ragazzi andar su e giù in bici lungo la strada ed all’interno del vecchio ippodromo, tutti a provare il percorso e la bike e vedere se tutto è a posto, se il “mezzo” risponde come si deve nelle frenate e se le forcelle lavorano o no….
Io gironzolo qua e la, saluto un po’ di gente e faccio quel “salotto” che descrive sempre il mio compagno di squadra Zambo.
Il freddo è pungente ed accanto a me una ragazza alla sua prima gara che trema letteralmente dal freddo battendo i denti e, sia Angela Peroboni che io cerchiamo di farla muovere e parlare per rincuorarla un pochettino prima della partenza.
Se non vedo male siamo in otto stamattina, Silvia con Jorge el mexicano e figlia al seguito e Laura che non vedevo da tempo, un brutto mal di schiena l’ha atterrata per un bel po’ ma ora, più grintosa che mai pronta al via di questa gara…e si leva la nebbia!!!
Danno il via per categorie ogni due minuti e, quando tocca a noi, il primo tratto all’interno dell’ipodromo sembra dissolto da un velo bianco a mezz’aria; manca un pelo che perda di vista il tracciato e dovrò togliere gli occhiali poco dopo la partenza, credevo fossero appannati, tipo talpa sui pedali insomma, ad inseguire le altre poco piu avanti di me e la moto scoppiettante dietro a ricordarmi che sono una polenta e mezza.
Adesso come adesso non saprei dire quanti km ho fatto a piedi e quanti in sella, so solo che qualche volta mi piantavo nel fango e pedalavo ma non andavo da nessuna parte, ma proprio non mi muovevo da dove ero, tipo pino solitario alternativo.
Che roba ragazzi.
Ma si può, invece di stare a casa a dormire al caldo sotto il piumone, essere qua, al freddo, in mezzo al fango a cercare di guadagnare terreno sotto le ruote oppure procedere a piedi e sprofondare nel fango e mi scappa pure da ridere!!
E poi mi metto a pensare a tutti quegli articoli letti durante le pause sulle riviste di settore (mtb naturalmente), leggere di persone che si fermano in cantina a guardare la bike in letargo agonistico invernale e ad ogni segno sul telaio collegare una storia, ad ogni sbavatura di fango rimasto sulle gomme collegare un uscita ed al fango raccoltosi sotto la sella attribuire quella discesa in quel sentiero tosto ma conquistato…..e penso a quante volte mi ha beccato mia figlia in cantina ad accarezzare la sella di Valchiria e portarmi a casa, come sempre un “ ma te sei fuori mamma..”.
Torno al presente nel sotto passaggio, invaso dall’acqua tipo piscina e meno male che c’è, penso io, cosi mi libera un po dal fango sulle ruote…..si però se ci cadi dentro come quel ragazzo davanti a me non è il massimo, fanghiglia marrone a gogò, e se poi bevi pure……..
Il traguardo è vicino e so di dover fare un giro in meno, me lo hanno praticamente urlato poc’anzi dalla moto che scortava il primo, Fabio Pasquali.
Sembra che il fango non lo fermi, ci vola letteralmente sopra….un superman in mountain bike!
Che forte che è, ed oggi anche suo padre, Pasquali Senior, era tra di noi in sella a gareggiare….Bella storia.
Per lavare la bike si fa a turno ed aspettare mi infreddolisce ancora di più ma ci sono solo due attacchi per l’acqua e 200 bike da lavare sono tante ma si chiacchiera e ci si confronta, il tempo sembra scorrere più velocemente e dopo aver lavato alla bene e meglio la bike è ora di pensare di lavare me.
Camper caldo ed acqua bollente, che bello, sembra portarsi via anche la stanchezza con i residui di fango.
Il ristoro è un richiamo irresistibile, the caldo e brioches, consegno il numero di gara e guardo le classifiche che sono già esposte…….grandi i ragazzi dell’Oglio Chiese, a volte aspetti le classifiche due ore prima di sapere in che posizione sei.
Sono quinta!
Credevo di essere piu indietro ma scopro che Silvia ed un'altra ragazza si sono fermate ed un'altra si è ritirata e sono a premio; ritiro il mio sacco, applaudo le altre premiazioni e poi si torna a casa.
Mi ci vuole sempre un po’ di tempo per mettere tutto a posto, lavare scarpe e tuta dal fango, il casco pieno di schizzi e controllare che Valchiria sia a posto, olio alla catena ed una carezza alla sella prima di spegnere la luce della cantina………….ciao cavallina.
Quel piccolo brillio del titanio li, dove si attacca al carbonio, quella piccolissima luce emessa per riflesso quando tolgo corrente, è il suo saluto.
Alla prossima ragazzi.
Kathy Pitton