La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 7 febbraio 2010

Oglio Chiese….persa nella nebbia!!


Vado o non vado, ci vado solo se esce il sole……poi sono da sola e non c’ho voglia……
Lo scorso anno era una marea di fango il percorso, quest’anno non credo sia nulla di diverso visto le piogge degli ultimi giorni, eppoi fa un freddo dell’accidenti.
Cosi, mentre per la testa mi passavano tutti questi pensieri, intanto preparavo la bike e la sacca con le scarpe ed il casco, fatto gasolio al camper ed a dormire presto che la sveglia è alle 5 e mezza.
Dado non ne aveva voglia e non ha ancora la tessera nuova per cui si parte in solitaria, buio pesto, alla volta di Leno, per il 10 Memorial Massetti, terza prova del Provinciale d’Inverno e prima tappa dell’Oglio Chiese Challenge.
Non credevo di trovare cosi tanta gente già alle sette e mezza alle iscrizioni al campo di rugby e mi tocca pure fare un poco di coda prima di ritirare il 903 da attaccare alla bicicletta.
Il caffè me lo faccio sul camper e trovo anche il tempo di leggere una rivista mentre aspetto che arrivino almeno le otto e mezza, prima di vestirmi e scendere a scaldare le gambe un po’.
In poco meno di un ora il parcheggio si è riempito di macchine e vedi ragazzi andar su e giù in bici lungo la strada ed all’interno del vecchio ippodromo, tutti a provare il percorso e la bike e vedere se tutto è a posto, se il “mezzo” risponde come si deve nelle frenate e se le forcelle lavorano o no….
Io gironzolo qua e la, saluto un po’ di gente e faccio quel “salotto” che descrive sempre il mio compagno di squadra Zambo.
Il freddo è pungente ed accanto a me una ragazza alla sua prima gara che trema letteralmente dal freddo battendo i denti e, sia Angela Peroboni che io cerchiamo di farla muovere e parlare per rincuorarla un pochettino prima della partenza.
Se non vedo male siamo in otto stamattina, Silvia con Jorge el mexicano e figlia al seguito e Laura che non vedevo da tempo, un brutto mal di schiena l’ha atterrata per un bel po’ ma ora, più grintosa che mai pronta al via di questa gara…e si leva la nebbia!!!
Danno il via per categorie ogni due minuti e, quando tocca a noi, il primo tratto all’interno dell’ipodromo sembra dissolto da un velo bianco a mezz’aria; manca un pelo che perda di vista il tracciato e dovrò togliere gli occhiali poco dopo la partenza, credevo fossero appannati, tipo talpa sui pedali insomma, ad inseguire le altre poco piu avanti di me e la moto scoppiettante dietro a ricordarmi che sono una polenta e mezza.
Adesso come adesso non saprei dire quanti km ho fatto a piedi e quanti in sella, so solo che qualche volta mi piantavo nel fango e pedalavo ma non andavo da nessuna parte, ma proprio non mi muovevo da dove ero, tipo pino solitario alternativo.
Che roba ragazzi.
Ma si può, invece di stare a casa a dormire al caldo sotto il piumone, essere qua, al freddo, in mezzo al fango a cercare di guadagnare terreno sotto le ruote oppure procedere a piedi e sprofondare nel fango e mi scappa pure da ridere!!
E poi mi metto a pensare a tutti quegli articoli letti durante le pause sulle riviste di settore (mtb naturalmente), leggere di persone che si fermano in cantina a guardare la bike in letargo agonistico invernale e ad ogni segno sul telaio collegare una storia, ad ogni sbavatura di fango rimasto sulle gomme collegare un uscita ed al fango raccoltosi sotto la sella attribuire quella discesa in quel sentiero tosto ma conquistato…..e penso a quante volte mi ha beccato mia figlia in cantina ad accarezzare la sella di Valchiria e portarmi a casa, come sempre un “ ma te sei fuori mamma..”.
Torno al presente nel sotto passaggio, invaso dall’acqua tipo piscina e meno male che c’è, penso io, cosi mi libera un po dal fango sulle ruote…..si però se ci cadi dentro come quel ragazzo davanti a me non è il massimo, fanghiglia marrone a gogò, e se poi bevi pure……..
Il traguardo è vicino e so di dover fare un giro in meno, me lo hanno praticamente urlato poc’anzi dalla moto che scortava il primo, Fabio Pasquali.
Sembra che il fango non lo fermi, ci vola letteralmente sopra….un superman in mountain bike!
Che forte che è, ed oggi anche suo padre, Pasquali Senior, era tra di noi in sella a gareggiare….Bella storia.
Per lavare la bike si fa a turno ed aspettare mi infreddolisce ancora di più ma ci sono solo due attacchi per l’acqua e 200 bike da lavare sono tante ma si chiacchiera e ci si confronta, il tempo sembra scorrere più velocemente e dopo aver lavato alla bene e meglio la bike è ora di pensare di lavare me.
Camper caldo ed acqua bollente, che bello, sembra portarsi via anche la stanchezza con i residui di fango.
Il ristoro è un richiamo irresistibile, the caldo e brioches, consegno il numero di gara e guardo le classifiche che sono già esposte…….grandi i ragazzi dell’Oglio Chiese, a volte aspetti le classifiche due ore prima di sapere in che posizione sei.
Sono quinta!
Credevo di essere piu indietro ma scopro che Silvia ed un'altra ragazza si sono fermate ed un'altra si è ritirata e sono a premio; ritiro il mio sacco, applaudo le altre premiazioni e poi si torna a casa.
Mi ci vuole sempre un po’ di tempo per mettere tutto a posto, lavare scarpe e tuta dal fango, il casco pieno di schizzi e controllare che Valchiria sia a posto, olio alla catena ed una carezza alla sella prima di spegnere la luce della cantina………….ciao cavallina.
Quel piccolo brillio del titanio li, dove si attacca al carbonio, quella piccolissima luce emessa per riflesso quando tolgo corrente, è il suo saluto.
Alla prossima ragazzi.
Kathy Pitton

1 commento:

Anonimo ha detto...

Rimane il mistero di come ci si può perdere nella nebbia in gara . Complimentissimi per il CORAGGIO ed il risultato . A presto .