La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


giovedì 30 agosto 2012

Dolomiti del Brenta-Bregn de l'Ors

L'orso l'ho visto!!!!


Ero talmente persa dalla stanchezza che ne vedevo uno dietro ogni pianta, in compagnia di Gengis Khan ed il mahatma Gandi...
Scherzi a parte, credo sia stato uno dei giri più bello che io abbia mai fatto ed anche i miei compagni di viaggio sono dello stesso avviso, nonostante la stanchezza assoluta e l'orticaria che ci viene al solo sentir parlare di mountain bike!!!!
L'aver sottovalutato sia la distanza in chilometri che l'altimetria ha lasciato il segno nei muscoli delle gambe e della schiena ma credo che sia solo una delle cose che ricorderò di questa giornata e forse la cosa minore perchè lo spettacolo delle Dolomiti è unico, incredibile e spettacolare.
L'inizio di questa giornata è stata la settimana scorsa quando, di ritorno dal Rifugio Lorenzini, Alberto ha iniziato a parlarci di questo posto dove andava in campeggio da ragazzino assieme al padre e da cosa nasce cosa e poco dopo ci si ritrova davanti al pc a scaricare percorso e cartina, si controllano i turni di lavoro di tutti e riuscendo a trovare un giorno in comune, si decide e si organizza.
Si parte al mattino alle 5, due ore di viaggio fino a Tione di Trento alla ricerca del campo sportivo da dove parte la cicliabile e l'inizio del percorso scelto.
Un caffè lo abbiamo bevuto strada facendo in un bar, ci abbiamo mangiato assieme una fetta di strudel di mele cosi tanto per non perdere gli zuccheri.....
Bike pronte e giacca invernale infilata visto che ci sono 16 gradi ed ho un freddo dell'accidenti, passiamo qualche minuto a guardare e studiare i segnavia e partiamo... sbagliando ovviamente!!!
Cosi abbiamo fatto subito otto chilometri che non centravano nulla con quanto dobbiamo fare in realtà; si torna all'inizio e si imbocca, finalmente, la ciclabile giusta e via verso Pez, un piccolissimo paesino di 5 case dove vorremmo fermarci per un altro caffà ma non c'è un bar e si continua scendendo lungo la ciclabile....
Un immenso bosco ci circonda, un silenzio che da quasi fastidio....
Arrivati in fondo alla discesa ci rendiamo conto di dover tornare idietro un pezzo e salire su di un sentiero sterrato che entra nel bosco in salita, è interamente ciclabile anche se la pendenza inizia a farsi sentire e da li si raggiunge una strada asfaltata dove eravamo poco prima!!!!!!!
Andiam bene, indietro ed avanti come dei gamberi.
Continuiamo a salire lungo l'asfalto finoa prendere una strada di campagna che passa tra campi coltivati e bosco che, a sua volta sbuca in cima su di un tornante e da li si entra in un altra strada boschiva che sale verso Iron.
La forestale sale  completamente all'ombra nel  bosco fiancheggiando un ruscello che trascina rocce e tronchi verso valle, una musica quell'acqua che mi accompagnerà per tantissimi chilometri.
Alberto è molto più avanti ed anche se non trovo giusto che partendo in compagnia uno decida di andarsene per fatti suoi abbandonando il gruppo in un luogo dove il telefono non prende e,  se succede qualche cosa, puoi chiedere aiuto solo agli orsi ed alle aquile, continuo a salire sapendo che la strada è una sola, sempre in salita.
Nelle rocce accanto alla strada trovo spesso delle immagini sacre lasciate da chi, magari, in esse trova pace e conforto. Le ho fotografate anche se ai miei occhi altro non sono che immagini e basta pensando a qualte volte mia mamma avesse cercato di farmele amare ma sono sempre state quel qualche cosa che non capivo e che ho archiviato in una parte del cervello.
Dopo svariati chilometri ecco i cartelli che indicano  l'ingresso uffiiale nel Parco delle Dolomiti del Brenta e nella Vall'Algone, questo paradiso di silenzio ed alberi.
Si continua a salire e ad un certo punto raggiungo Dado ed assieme arriviamo fino ad un ponte dove ci fermiamo  cercando di capire da che parte è andato Alberto...... aveva girato a destra per raggiungere quello che una volta era il campeggio della sua infanzia.
Sul ponte c'è una vipera arrotolata che ci ricorda che qua siamo a casa loro e che è il loro habitat naturale, per cui all'occhio.....
Via che si riparte.
Poco dopo raggiungiamo il rifugio  Ghedina dove ci fermiamo per due panini e rifornimento borracce, da quqa in poi l'acqua è veramente poca per cui meglio essere preparati; panini con lo speck, col formaggio, coca cola e caffè... una mezz'ora di pausa per poi risalire in slla rifocillati e più stanchi di prima... si perchè quando si riparte chissà com'è siamo stanchi e non riposati.
Si torna a salire verso le altre malghe e la sbarra da dove n on possono più proseguire le autovetture e dove un gentilissimo ragazzo in uniforme da guardia del parco ci consegna una cartina e ci spiega il percorso da li in poi......si sale, si sale e si sale.
Il panorama è decisamente bellissimo e si intravedono delle piccole baite tra le piante dei boschi circostanti che sembrano uscire da una cartolina, bellissime e curate, balconi e davanzali ricolmi di gerani colorati, le tende alle finestrelle che vogliono  solo indicare che alcune persone amano questi posti tanto da aver deciso di vivere in mezo alla natura ed al silenzio.
Ma i chilometri nelle gambe stanno diventando veramente tanti e sono stanchissima, per di più sto finendo l'acqua nonostante sia partita a "pieno carico", borracce e zaino idrico e la sete è tremenda quando pioi sai di non avere più scorte.
Incontro una jeep solitaria che scende ed al mio segnale gentilmente si fermano ed alla richiesta di acqua mi regalno la loro bottiglia con un sorriso avvisndomi che per arrivare alla malga Movlina manca poco poù di un chilometro e che i miei compagni di avventura sono poco più avanti.
Guardando la strada che scende dietro a me mi rendo conto che la pendenza è costante, mai meno dell'8%, quel continuare a salire che ora mi sta sfiancando, sono arrivara quasi al 40 esimo chilometro di salita...ed ecco la la malga e sopra di essa la traccia del Passo chiamato Bregn de l'Ors!!!!
Finalmente acqua a volonta, un bagno e gente attorno che non so bene come diavolo sia arrivata fin quassù visto che mi è sembrato di essere sempre da sola sulla strada.
Un attimo di riposo, le informazioni chieste ad un ragazzo che porta l'uniforme delle guardie del parco, l'avviso che la discesa verso valle non sarà facile visto il sentiero che vogliamo fare ma si decide di avanzare e di non fermarci.
Il passo è li, posso quasi toccarlo ma mi sembra tanto lontano, siamo tutti stanchi e quei 150 metri in salita lungo un crinale tagliando la cresta del passo, spingendo la bike, mi sembra un impresa titanica e solo quando vedo il sentiero che scende a valle tiro un sospiro di sollievo.
Il mio contachilometri segna 44.600 metri di salita!!!!! sono mica pochi.
Siamo a 1836 metri di quota e le pareti delle DOlomiti sembrano innalzarsi come a riparare dl vento e si vede il rifugio dei 12 Apostoli, 200 metri piu in alto.... ci si può arrivare solo su di un sentiero tra rocce dolomitiche e pertanto senza bike al seguito... meno male altrimenti quei due qua si inventavano di arrivare fin lassu!!!!
Si inizia a scendere lungo un sentiero al cui inizio troviamo un indicazioe: bici a mano, estremamente pericoloso.
Cominciamo bene...... e saranno 2 chilometri da incubo su di un sentiero di rocce e tronchi, radici e lastre di roccia a strapiombo... e fa niente se la sotto vedevo il lago di Valagola, mi sono presa una serie di spaventi da urlo!!!!!
Comunque piano piano siamo scesi ed il laghetto è veramente bello, abbiamo guadato il ruscello che lo alimenta e siamo scesi lungo il sentiero fino alla palizzata della malga successiva, l'abbiamo aggirata e da li inizia la discesa verso sant'Antonio, 20 chilometri di strada nel bosco da guidare ed abbiamo iniziato ad incontrare gente che saliva, gente in bicicletta ad a piedi con zaini e bastoncini....
Qua poco distante ci sono gli impianti di risalita del Dos dei Sabion, una zona molto frequentata durante la stagione invernale per gli amanti dello sci mentre d'estate sono gli amanti del trekking a farla da padrone... o i fulminati come noi che giriamo in mtb.
Al paesino di Sant Antonio una breve sosta tecnica perchè la bike di Alberto ha dei problemi al cambio ma poi si riparte, un chilometro su asfalto in slita e di nuovo giu fino a Pinzolo dove, dopo una pausa caffè, decidiamo di non seguire più la strada consigliata dal percorso ma di scendere lungo la statale fino a Tione, sono 23 km di discesa.....
E si parte, loro sparati come palle di fucile, io con piu calma.
Passando per Strembo vedo parte del percorso della 24h di Valle rrendna a cui parteciperò sabato e domenica prossima, e pensando al fatto che è l'ultima edizione mi dispiace un sacco, era una specia di appuntamento fisso di fine estate... pazienza.
Pedalo con calma, sono stanca e la strada scende in discesa per cui seguo le ruote di Valchiria fino a Tione, raggiungo il parcheggio del centro sportivo ed i ragazzi sono la ad aspettarmi, carichiamo le bici, togliamo le scarpette da ciclista e si riparte verso casa, saranno quasi due ore di strada.
Radio accesa in sottofondo, Alberto che sonnecchia, Dado serio alla guida ed io nel mezzo che cerco di non sbatacchiare di qua e di la nelle curve..... Siamo tuti e tre cotti e quando raggiungiamo casa mia, il vederci scendere dal furgone sembra una scena dia Ridolini.... ahi ahi ahi.. male ovunque!!!!
75 km in sella, 45 di salita, 9 ore in giro di cui 7 in sella.... non male per una giornata in giro tra amici...
Chissà dove ci porterà lo spirito di avventura la prossima volta....

giovedì 23 agosto 2012

Valsorda, Rifugio Lorenzini e malga Guccione

Se hai voglia di pedalare sta tranquillo che trovi percorsi e sentieri ovunque. Ed è quello che capita sistematicamente a me che passo il tempo libero a spulciare siti web e cartine nei posti piu disparati per trovare quel percorso che mi ispiri più di altri.
Avevo fatto una ciaspolata lo scorso inverno con Barbara e Francesco qua a Borno e nella Valsorda e gia allora avevo pensato tra me e me , mentre salivo con le ciaspole ai piedi lungo la strada ricoperta di neve verso la cima, che durante l'estate doveva essere uno spettacolo rifare questi percorsi in sella ad una mtb....
e cosi, detto fatto, scovo il sito di Borno turismo e trovo ben otto percorsi differenti già belle che fatti, ne propongo un paio ai ragazzi, Dado ed Alberto, e si decide pronti via!
Questa settimana ho solamente il mercoledi di riposo per cui alle sette del mattino colazione al  volo, zaino pronto e Valchiria lucida, do da mangiare al gatto Swarzt e loro  arrivano col furgone poco dopo, carico tutto e via verso la valle e la salita della Malegno Borno.
Come al solito viaggiando con due uomini è un continuo batture, scherzi, risate e devo dire che ormai tutto questo fa parte del viaggio in se ed è stramaledettamente divertente.
Stavolta poi Alberto se ne è inventata una da fuori di melone, la volta scorsa era il serpente da un occhio solo, stavolta è la maglia traforata anti sudure da ciclista....
si perchè ha dei buchini che lasciano traspirare il sudore ma, adesso si ride, gli fanno male ai capezzoli!!!!!
Dice che passano attraverso la maglia, si gonfiano e gli fanno male... beh ho iniziato a ridere ad Iseo ed ho smesso a Borno nel parcheggio del cimitero dove abbiamo lasciato il furgone.
ma dove diavolo va ad inventarsele sto ragazzo qua lo sa solamente lui.
Il percorso scelto per oggi non è tra i più difficili tant'è che i chilometri non sono tanti, ma la salita ha dei pezzi da fare con la bike a spalla per cui diventerà impagnativa per quello, comunque via che si parte ma si devia per il caffè della partenza in paese.
Facciamo lo slalom tra le bancarelle del mercato, la gente ci guarda sorridendo e, di sicuro, pensando che siamo un poco fuori.
Un caffè e l'immancabile brioches per Dado che sembra sempre avere fame, due chiacchiere e  si parte davvero stavolta.
Inizia la lunga salita , 5 chilometri di asfalto che rompono non poco le scatole visto che si parte a freddo, si segue la segnaletica per Croce di Salven e si sale, piano piano.
Lo zaino pesa, le gambe devono ancora scaldarsi ed intanto guardo il panorama.
I ragazzi sono più avanti ma non è più un problema, loro sanno che io in salita patisto  parecchio e loro si fermano qualche minuto ad aspettare questa old lady che arranca su per la strada piano piano.
Poco dopo Salven ecco la deviazione a sinistra indicata come Via Valsorda, inizia lo sterrato ed inizia il divertimento.. si perchè su asfalto non è che mi piaccia molto andare in mtb.
La strada sterrata si inoltra nel bosco, una leggera pendenza che non fa mai venire il fiatone sebbene non ti lasci mai un attimo  senza pedalare, ma si sale e lo spettacolo della valle sottostante è veramente bello....
I chilometri sotto le ruote passano, il terreno diventa leggermente più "infido" con rocce che ti fanno scivolare ma si sale ed anche io non trovo particolari difficolta, non ho ancora messo il rampichino per cui va bene cosi.
Arriviamo ad un bivio dopo una decina di chilometri, da un lato sale stile arrampicata da capre mentre stando a destra sembra più dolce e decidiamo per quello che  sembra il percorso meno complicato..... ma ben presto ci accorgiamo che forse era meglio dalla parte opposta!!!!
Incontriamo dei raccoglitori di funghi che ci avisano che poco più avanti il sentiero è "scomparso" a seguito di una frana e che si deve deviare nel bosco; ci dicono anche che la devazione nel bosco è segnata e di non preoccuparsi.
Sarà una lunghissima arrampicata con le bike in spalla e devo dire che è stata una delle parti piu dure della giornata ma la mtb avventura è anche questo per cui va bene cosi e ridiamoci sopra... mi verranno i bicipiti alla Hulk.
Finalmente arriviamo ad un enorme prato con una roccia in mezzo dove sbucano un sacco di segnavia del cai e le indicazioni per il rifugio Lorenzini dove abbiamo in programma una sosta mangereccia e vi troviamo un signore che ci chiede come mai non siamo saliti dalla strada....... ci guardiamo l'un l'altro e chiediamo " quale strada"???????
La famosa salita stile capre era lunga poco più di 200 metri trasformandosi poco dopo in una comoda carrereccia pedalabile... ah!!!! e va beh ormai siamo qua, mezzi morti di fatica ma siamo su, va bene lo stesso no???
Seguendo le tracce del percorso scaricato da Internet sapevo che d li in poi vi era un bel pezzo da fare tra rami e radici, rocce e tronchi per cui, dopo un  attimo di riposo ci siamo diretti nella direzione malga Guccione con le bike in spalla.
Che faticaccia però.
E dire che si intravedeva la cima ma sembrava allontanarsi anzichè avvicinarsi, scherzi della stanchezza e della fame visto che mezzogiorno era arrivato e passato.
E qua c'è l'avventura guanto fregato dalle formiche.
Formiche grosse come la falande del mio dito mignolo scorrazzavano tra le radici e le rocce dove noi arrancavamo con le bike e ci sta visto che è il loro habitat naturale.... ma che le formiche fregassero i guanti dei ciclisti questa non la sapevo ne me l'aspettavo però!!!!
Dunque Dado si ferma perchè camminando cosi in salita si è accorto che una scarpa, probabilmente non allacciata stretta gli aveva fatto venire una vescica al calcagno. Siccome nello zaino ho sempre un "di tutto un pò" per il pronto soccorso, decidiamo di mettere un cerotto e disinfettare tutto per evirare che sanguini e poi renda complicata la discesa verso valle; si toglie i guanti e li mette sulla roccia li accanto... e mentre toglie scarpa e calza ed io ed Alberto tiriam fuori il pronto soccorso, vediamo uno dei due guanti che si allontana...... cioè mi sembra che scivoli giù per la scarpata tra le piante.......... invece erano una ventina di formiche che si stavano trasportando il guanto sulla schiena!!!!!!!!!!!!!!!
Quasi cadiamo nel burrone per prenderlo e non lo abbiamo preso.....robe da matti. Ci siamo guardati e abbiamo iniziato a  ridere che basta, fregati dalle formiche giganti!!!!
Robe da matti... e Dado che con un guanto solo per tutto il giorno l'ha solevato per aria al grido Black Power.... una volta o l'altra ci arrestano.
Scollinati finalmente ci siamo trovati  in un altro prato enorme con al centro un laghetto per abbeverare le mucche, lo abbiamo attraversto tutto ( il prato non il laghetto) ed in fondo, dopo un piccolo passo su pietre, abbiamo visto Pratolungo ed il rifugio nel mezzo.
Discesa facendo lo slalom tra le mucche sdraiate a terra e risalita al Lorenzini tra gli sguardi incuriositi degli escursionisti a piedi; scesi dalla bike, abbiamo chiesto se potevamo mangiare qualche cosa ed alla conferma della cucina aperta ci siamo rilassati, cambiando le maglie e bevendo coca cola mentre aspettavamo il pranzo.
Vi erano parecchie altre persone arrivate lassu a piedi o in seggiovia e quando ci hanno chiesto da che parte eravamo saliti hanno fatto occhioni meravigliati... il sentiero 6 del Cai è considerato piuttosto " difficile".... beh siam qua no??? e non è che siamo in forma atletica smagliante....
Pasta rossa preceduta da un piatto di affettati, due risate chiaccherando con gli altri avventori, caffè e grappa perchè in montagna si deve..... però il vino no perchè dovevamo scendere... non so quale sia il male minore.
Ora si scende a valle per una strada piuttosto sconnessa passando dalla malga Guccione dove ci fermiano per prendere del formaggio Silter... buono da paura. Un chilo a testa da mettere nello zaino, come se non fossimo già carichi abbastanza e giu di nuovo passando per strade sconnesse e boschi fino a quando non si raggiunge la seggiovia. da li la discesa è ancora più in pendenza ed io ho qualche problema per cui, avendo il canotto della sella fisso, faccio parecchi pezzi seduta sul telaio di Valchiria ma si viaggia scomodi e le gambe fanno male per cu alcuni pezzi li faccio a piedi. I ragazzi mi aspettano a valle sapendo benissimo che sarò giù poco dopo di loro e non li ringrazierò mai abbastanza per tutte le volte che mi hanno aspettato.
C'è una bar nella baita Corna Rossa dove ci fermiano a prendere un gelato, due chiacchiere e poi si riparte, ormai il paese è li dietro l'angolo e sbuchiamo alla pista di pattinaggio di Borno, un paio di chilometri  dal nostro parcheggio.
Il cielo si è imbronciato, le nuvole nere cariche di piogghia stanno diventando sempre più grandi ed i tuoni sono veramente forti.....carichiamo le bike in macchiana e scendiamo a valle, scappando in pratica alla burrasca che seguirà, con grandine e raffiche violente di vento.
Il vento in effetti ci ha "seguito" fino a valle e tutti e tre eravamo contenti di questa frescura, dopo setimane a 35 gradi  un po di pioggia non può che far bene ma purtroppo si fermerà in valle e non scenderà fino al nostro lago.
Abbiamo avuto anche l'avventura di avere davanti un "nonno" su di una panda rossa che metteva le frecce nelle curve e le faceva passando sui cordoli dei marciapiedi, che in tangenziale viaggiava praticamente contromano o a cavallo delle strisce e quando siamo finalmente riusciti a superarlo gli abbiamo suonato e urlato da matti, continuando a cantare a squrciagola fino a Sale Marasino dove abbiamo fatto una sosta.....birra e pesciolino!!!!
Lo so lo so che siam fuori ma che bello però.....
Io non so bene cosa mi riserva il futuro e credo che nessuno di noi lo sappia ma di certo so che continuerò a pedalare in giro, cosi, alla desperados come diciamo noi Diavoli Rossi.
Mi diverto, sto bene prima durante e dopo e torno a casa stravolta dalla stanchezza ma contenta tanto che me ne sto sul divano in solitaria a coccolare il gatto che , probabilmente, penserà "ma che cavolo di padrona strana ho io...".
I will ride, forever, questo è sicuro....


mercoledì 22 agosto 2012

2° Cross di Cortefranca


Rieccola.
E mi piace da matti.
Forse perché si svolge sui percorsi tra le vigne che mi hanno visto iniziare a pedalare tanti anni fa, forse perché conosco ogni singolo sentiero sul quale si sviluppa il percorso, fatto stà che mi piace questa gara.
Il fatto poi che questo anno si faccia durante l’estate anziché l’autunno come la stagione scorsa mi piace ancora di più per cui, ancora con i bolli addosso della caduta alla 2h del Forest, puntuale suona la sveglia alle sette, colazione con calma e via verso Timoline e la segreteria di gara.
Ci saranno Luisa e Miriam per il fatto che si sono iscritte al circuito mentre Giuseppina è in vacanza in montagna da qualche parte al fresco, so di sicuro che parteciperà Antonio e lo scoprire che siamo in 10 del gruppo a gareggiare oggi mi fa piacere.
Ho il mio numero personalizzato, 447, per cui le operazioni di iscrizione vanno veloci e poco dopo saremo al bar per un caffè con Dado, Alberto e Dario inversione turisti per caso.
Sono quasi 200 i partecipanti, vuoi perchè molti non sono andati in vacanza, vuoi che non ci siano gare in concomitanza qua vicino fatto sta che in poco più di mezz’ora il paese si riempie di ciclisti colorati, di voci e richiami ed il vedere tutti stì ragazzi che vanno su e giù dalla strada per scaldare le gambe prima della gara mette allegria anche alla gente che sta a guardare.
Alle 9.30 pronti via.
L’asfalto scappa veloce sotto le ruote fino alla rotonda della chiesa, l’imbocco della strada sterrata che porta alle cantine Bosio e la deviazione verso santa Giulia e da li in poi un susseguirsi di strade bianche e strade di campagna.

Parto nelle retrovie come al solito in compagnia di Miriam e Frantone ma presto rimango da sola, stranamente davanti a loro e via cosi per quelle strade che cosi spesso ho calcato con Valchiria, nella polvere che tante volte ha raccolto le mie lacrime in momenti di tristezza intensa o le gocce di sudore dopo ore in sella, quelle stradine che conosco cosi bene e che ormai fanno parte del mio Dna.
La salitella lunga poco più di 50 metri dopo la cantina di Berlucchi che mai riesco a fare in sella, la discesa subito dopo che fila tra gli alberi e la discesa ancora dopo che passa su sassi e detriti, dove trovo dado and Co. ad aspettarmi e che mi urlano “stai attenta che qua si vola” avendo visto tanti altri cadere per la troppa velocità.
Ed il piacevole sentierino in single track dietro al Number One che lo scorso anno non faceva parte della gara ed avere i ragazzi che mi fanno la scorta fino alla fine del circuito.
Mi lasceranno alla fine del primo giro, mentre passo sulla linea del traguardo, mi fermo per due bicchieri di acqua e riparto.
Stesso giro e stesso regalo….
Mi piace e lo faccio con calma ripercorrendo le tracce del giro precedente, ascoltando le ruote sulla ghiaia ed il fruscio delle stesse sulle foglie; qualche battuta con chi segnala lungo la strada lo svolgimento della gara, il sorriso a Grazia a far foto, il ciao urlato a Francesco che in località San Carlo fa lo sbandieratore e mi avvicino al traguardo, tranquilla.
Adoro questa sensazione, il cuore che batte e le gambe che bruciano, segno del mio essere qua, tra gli amici, facendo quel qualche cosa che mi piace da matti.
E quando passo il traguardo sono contenta, come sempre.
Una fetta di anguria, due bicchieri di Sali, un saluto alle ragazze e via verso casa dove mi aspetta una doccia, l’uniforme ed il lavoro fino a sera inoltrata.
Chissà come mai, quando al mattino posso fare la mia garetta, il lavoro del pomeriggio scorre via veloce e presto viene sera senza che continui a guardare l’orologio, come se l’energia spesa al mattino mi si riconcentrasse nei muscoli nel pomeriggio e mi facesse star bene, una sorta di rebound psico fisico che dura per ore.
La prossima uscita non sarà una gara ma la sto gia pregustando, sarà quel nostro scoprire un pezzetto di mondo che non conosciamo oppure dove siamo stati e dove vogliamo tornare, cercando quella “scoperta” in luoghi dove di solito le mountain bike non vanno.
Alla prossima ragazzi.

sabato 18 agosto 2012

Ciclovia del Mincio-Peschiera d/g Mantova e ritorno.


Erano anni che dicevo “ la faccio la faccio…” e poi, per un motivo o l’altro, ho sempre rimandato.
La scorsa estate, parlandone con Dado, avevamo deciso che , prima o poi, avremmo fatto da Iseo a Venezia in bicicletta passando appunto su questa ciclovia, per stare il piu possibile fuori dalle strade trafficate degli autoveicoli ma rimanda ora e rimanda domani non siamo ancora riusciti a partire.
Stavolta, dopo aver fatto per settimane montagne e valli, abbiamo deciso di farci questa passeggiata sfidando il caldo torrido e l’afa di questo periodo.
Alberto è libero dal lavoro e ci segue ben volentieri.
Siamo tutti e tre reduci dal ferragosto lavorativo, io in biglietteria, Alberto al ristorante e Dado a dare una mano tra i tavoli ed i commensali , ma alle sette del mattino eccoci pronti alla partenza, le bike sul furgone, gli zaini in spalla e tanta ma tanta voglia di pedalare per non pensare al lavoro per un giorno.

Lungo la strada si chiacchiera e le battute si sprecano, con due uomini al seguito poi che parlano sboccatamente di donne, serpenti con un occhio solo che ci vedono benissimo quando serve, ragazze più o meno vestite che si sono presentate al ristorante o viste a spasso sul lungolago… eppure non mi sento fuori posto, faccio parte di questo gruppo di matti da talmente tanti anni che mi considerano uno di loro… si proprio UNO… non fanno molto caso al fatto che io sia una donna e credo sia proprio questo il fatto che con loro stia cosi bene.
Dall’uscita dell autostrada si vede già la ciclabile lungo il fiume, ve ne sono due, una da unlato ed una dall’altro….
Parcheggio poco lontano e si scende togliendo i nostri splendidi cavallini dal furgone ma… ma la bici di Dado ha la ruota posteriore a terra!
Poco più avanti vi è un noleggio bici e ci rivolgiamo a loro per sapere se possono fare una riparazione d’emergenza e ci indicano un meccanico un chilometro più in la e ci si va, due sui pedali ed uno spingendo.
Il meccanico controlla la situazione e laconicamente ci dice: copertone da cambiare!
A però!!!
Insomma tra una cosa e l’altra, monta di qua e smonta di la, cambia questo e cambia quello passa un ora e più e cosi, invece di partire alle otto e mezza alla volta di Mantova città ci mettiamo in viaggio verso le 10.30.
Seguiamo la strada lungo il fiume fino ala diga, non si può sbagliare neppure volendo e poco alla volta si inizia ad intravedere prima l’antica chiesa di Mozambano, poi le torri ed ecco il passaggio sotto le rovine di un castello, le torri medioevali ed il fiume che gioca coni mulini a Borghetto sul Mincio; che meraviglia questo posto.
Ci siamo fermati sul ponte, abbiamo scattato una marea di foto e poi, a malincuore quasi, siamo ripartiti lungo la strada che costeggia il fiume.
Breve sosta sul ponte che porta a Volta Mantovana e pit stop nel piccolo caffè per riempire le borracce, un saluto veloce ad un gruppo di ciclisti che conosco con la solita battuta di Dado che dice: ma te in incognito mai vero???????
E via di nuovo, vorremmo essere a Mantova all’ora di pranzo o quanto meno poco dopo.
Si pedala veloci, il terreno scorre sotto le ruote e passa anche la parte più “noiosa” del percorso, quella che posta al paese di Soave; più che noiosa è che le piante sono poche ed il caldo è tremendo per cui si pedala a testa bassa cercando di passare più velocemente possibile.

Vi è un tratto veramente bello, tra le piante con un canale accanto e dei parapetti in legno che decorano il percorso, veramente piacevole da vedere.
Poco alla volta ci avviciniamo alla città, si inizia a vedere la torre da lontano ed in un attimo ci troviamo sulle sponde dei laghetti di Mantova caratterizzati dalle isole composte dai fiori di loto, infestanti si ma spettacolari da vedere.
Da li seguiamo la ferrovia verso il centro e sebbene sia quasi tutto chiuso per il periodo di ferragosto, una volta raggiunta Piazza Erbe ci si presenta davanti la stupenda torre dell’orologio che, nonostante le transenne davanti a seguito del terremoto di maggio, è veramente bella da vedere cosi come la chiesa circolare li accanto.
Ai piedi della torre vi sono decine di tavoli di un ristorante dove decidiamo di fermarci per pranzo.
Accolti molto cortesemente dal personale che ci fa spazio li accanto per parcheggiare le bike, ci presentano un menu ma le decisioni le avevamo prese da tempo mentre si pedalava, per cui Alberto ed io andiamo di tortelli di zucca con amaretti e Dado per i bigoli con sugo di salsiccia!!!!
Pranzo da biker naturalmente!!!!!!
E seguiranno verdure in pinzimonio e macedonia mentre Dado si fara’ anche un piato di brasato di somarello…….
Ed alle 14 si deve ripartire.
Facciamo un giro largo per passare da Palazzo Ducale, ci immettiamo sulla ciclabile del lago inferiore e rifacciamo la strada fatta stamane, con molta più calma però…

Ci sarà un'altra sosta al bar sul ponte per Volta Mantovana per riempire borracce e pance di liquidi, una piccolissima e veloce pausa a Borghetto, un altra ancora per ammirare gli aironi cenerini e le cicogne che nidificano lungo il corso del fiume ed una finale a Peschiera al ritorno, dopo aver pedalato per 97 chilometri.
Siamo riarsi dalla sete, siamo cotti dal sole ma abbiamo le facce contente, stanche ma contente come sempre del resto.
Chissà come mai ci pesa sempre meno questa “fatica” sui pedali mentre quando suona la sveglia per il lavoro si brontola…..
Lungo l’autostrada si chiacchiera del più e del meno, ci si rilassa un po’ e si desidera una doccia ma la testa è già da un'altra parte, alla settimana prossima in cui forse riusciremo a fare un altra uscita lunga, mettendo assieme i riposi di tutti e cercando di farli coincidere e facendo il possibile per non incasinare troppo la vita ai rispettivi compagni/figli/mogli etc.
Guardandomi all’uscita dalla doccia noto che le righe dell’abbronzatura da ciclista sono sempre più accentuate e sono una “ zebra a pois” come dice mia figlia…
Ma che importanza ha, io sono contenta cosi….

mercoledì 15 agosto 2012

2h del Forest

Questa è nuova di zecca.
Si arricchisce sempre di più l’offerta di gare del Gliso e del Csi ad Iseo e sinceramente posso solo esserne contenta.
Anche se alcune, come la Iseo-Culmi non riesco a farla e mi presto come sbandieratore, le altre le faccio eccome a costo di farne metà a piedi e siccome ultimamente succede spesso, non me la prendo più di tanto e va bene cosi.
Visto che sta settimana sono stata in giro per qualche giorno, l’iscrizione ad Alberto l’ho mandata un poco in ritardo e pagherò domenica mattina alla verifica tessere tanto credo che di me si fidino ormai.
Ed eccomi qua, alle otto del mattino a ritirare il numero ed aspettare le altre ragazze della squadra….. si perché ridendo e scherzando sono riuscita a coinvolgere Luisa, Giusy e Miriam in queste gare ed a farle iscrivere al circuito per cui vediamo di arrivare tra le prime cinque squadre a fine stagione.
Ecco Luisa e Miriam, Giusy arriva appena dopo, siamo qua agguerrite e pronte alla battaglia o meglio, Luisa e Giusy si, io e Miriam un po’ meno.
Il percorso è “alla Gliso” per cui gnecco come un biscio incavolato, bello nonostante ciò……infatti da lassù si ha una vista incantevole sul paese e sulle torbiere ed il percorrere i filari di vite e l’uliveto è veramente piacevole.
Comunque alla fine mi faccio un giro qua e la per il paese per scaldare un poco le gambe, un caffè da Gabry in compagnia di Thony Viola e Cozzoli, compagni di squadra ed oggi di pedale visto che partecipano alla gara.
Verso le nove mi avvicino alla strada che sale verso il Forest, la salita che caratterizza la partenza. Non siamo in tantissimi e tra i pochi vi sono Fabio Pasquali, Botticini, Sarre… gente forte, che viaggia veloce….. sarà una bella battaglia oggi.
Alle 9.30 si parte, in salita ovviamente e qua iniziano le rogne per me.
Arrivati in cima si svolta verso l’agriturismo e si sale poco dopo verso la vigna, un pezzo in piano ed una rampa a salire, un altro pezzo in piano ed una rampa, una specie di zig zag tra i grappoli di uva… si torna su di una strada in discesa, quella della Gimondi per intenderci, arrivati in fondo della quale si svolta velocemente a sinistra facendo attenzione alla ghiaia…..
Si ma l’attenzione la prestano solo quelli che sanno come andare in bici perché sono molti quelli che mollano troppo ed arrivati in fondo volano letteralmente mentre chi la conosce modera la velocità arrivando in fondo alla discesa senza troppi danni.
Da li si entra in un uliveto attraversando un piccolo pezzo di asfalto.
Da li si risale e via verso il traguardo salendo nuovamente verso la parte bassa dell’agriturismo in mezzo a delle piante di fico.
Ed è sotto una di queste piante che mi fermo a riprendere fiato ed a mangiarne uno alla fine del primo giro, con la moglie di Sarre che ride e la Grazia che mi fa le foto.
Via per il secondo giro in compagnia di Miriam.
Avevo detto che avrei fatto due giri, d come stava andando pensavo di farne tre ma il destino non sempre ti è amico.
Dado ed Alberto mi avevano avvisato di stare attenta e cosi ho fatto infatti ma quando poi subentra la sicurezza di se tutto si complica; infatti alla fine del secondo giro, nel passaggio tra asfalto e l’uliveto, ho preso il saltello troppo alla leggera ed ho sentito Valchiria scodare e sono volata!
Una frazione di secondo per pensare “ non atterrare sulla spalla rotta a febbraio” ed ho portato avanti il braccio destro ma la botta è stata tremenda lo stesso.
Il fianco, la gamba, il braccio, ed una botta alla testa attraverso il casco…. Che male cavolo!
Ci ho messo un attimo a rialzarmi, stordita e senza fiato con l aiuto di uno che stava li accanto.
Da li ho proseguito per un pezzo a piedi, tropo dolorante per risalire in sella e l’ultimo pezzo pedalando con parecchia fatica.
Ho avvisato Grazia che mi sarei fermata e sono andata al ristoro, qualche bicchiere di the per lavare la polvere dalla gola, la canna dell’acqua per lavare la polvere dalle gambe e fare la conta dei danni sulla pelle e tre fette di anguria per calmare l’arsura.
Le botte sono tante ma sembra che non ci sia nulla di importante….. solo un dolore sorso al fianco destro che spero passi velocemente e non lasci strascichi.
Chiacchierando con Miriam aspettiamo la fine della gara e l’arrivo delle ragazze….. Luisa seconda, Giusy terza, Miriam quarta ed io, nonostante tutto in classifica come quinta e tutte a premio.
Wow!
Ed anche la classifica di squadra ne guadagna….. eravamo 15esime fino a sabato scorso, grazie alla nostra “ performance” di oggi e con l’aiuto di Thony e Massimo Cozzoli siamo 6 nella classifica speciale delle squadre del circuito 4C.
Magari non sarà un circuito nazionale titolato ma di sicuro è un piccolo circuito locale che ha preso parecchio piede e se c’è lo zampino del GLiso l’anno prossimo sarà ancora più ricco.
Le premiazioni arrivano ed alle 12.30 me ne torno in bike traballante verso la machina con in mano un sacco premio pesante che mi fa sbandare qua e la in discesa e spero di non cadere di nuovo…
A casa la doccia veloce mentre con una mano cerco la camicia della divisa, un morso ad una mela e via di corsa verso il lavoro passando prima da Gabriele per il solito “ rapporto gara” ed un caffè.
Sempre di corsa sono, ma il bello forse è proprio quello.
Il braccio è tutto sbucciato ed un enorme livido sta uscendo e di sicuro resterà per un bel po’ cosi come il livido alla gamba destra ma quello che mi preoccupa di più è il dolore sorso all’altezza dei reni….
Speriamo non sia nulla di grave e comunque come è venuto passerà pure io dico…
Adesso pensiamo al lavoro questa settimana che ha Ferragosto in mezzo, poi vediamo cos’altro inventare per pedalare un po’….

domenica 12 agosto 2012

Maniva - Rifugio Bonardi - Dosso dei Galli


Ed ecco che suona la sveglia, sono le sette.
Fa fresco quassù ed anche se sono sotto il piumone la voglia di alzarsi non arriva proprio ma mi decido e scendo dal letto.
Un caffé per cercare di svegliare tutto quanto, qualche biscotto per addolcirmi la giornata, un sms ad una persona speciale lontana ed è ora di vestirmi e preparare la bike per un altro giro, in compagnia stavolta.
Verso le otto arriverà Dado ed oggi mi farà compagnia per una nuova scorribanda su e giù per i monti.
Ed eccolo arrivare, puntuale come un orologio svizzero.
Parcheggia il furgone e decidiamo di regalarci u altro caffé, al bar stavolta, i miei dormono ancora e non voglio svegliarli.
Poco dopo siam pronti per la partenza; nel piazzale nel frattempo sono arrivate altre macchine con ciclisti a bordo, scaricano i mezzi e partono per la cima, credo che siano diretti nella nostra direzione… come si suol dire mal comune mezzo gaudio!
Dado è sempre più veloce di me ma lo sappiamo entrambi per cui non me la prendo troppo se m lascia indietro, tanto so che mi aspetterà più avanti da qualche parte, fermo accanto alla strada con la scusa di fumarsi una sigaretta o di un pit stop.
Anche lui si meraviglia della ripidità della salita a San Colombano, come me ieri non se l’aspettava cosi in piedi e le pendenze cosi sostenute dopo un po’ di tempo ti tagliano le gambe e la stanchezza si fa sentire.
Poco alla volta saliamo, una sosta alla fontana come ieri per rifiatare e riempire le borracce e poi via verso la vetta.
Lui è sempre un tornante avanti a me, lo vedo mentre inizio a salire e lui sembra tornare indietro ma ad un livello più alto del mio, una specie di gioco con le biglie dei tempi passati dove le biglie siamo io e lui.
Quando finalmente arrivo al bivio che porta da un lato al Bonari e dall’alto al pianoro del Maniva lo vedo a far foto al gruppo di ciclisti che sono partiti poco avanti a noi stamattina.
Non è che ci abbiano lasciato indietro tanto dopotutto, siamo partiti a 10 minuti un gruppo dall’altro….
Comunque tra di loro due mi salutano, i visi sono vagamente famigliari ma non riesco a piazzarli… ed ecco che loro stesi mi aiutano: hanno fatto la 24h di Cremona lo scorso aprile con me e lo scorso anno la 6h di Urcis… ecco perché sono visi famigliari!!!
Loro tornano giù mentre noi continuiamo fino al Rifugio Bonardi che non è po cosi lontano ma la strada è sempre rigorosamente in salita e la stanchezza dopo quasi tre ore si fa sentire.
Ma ecco il rifugio, leghiamo le bike appena fuori ed entriamo.
Decidiamo di pranzare anche se sono solo le 11. 45 e ci portano uno stupendo tagliere con salumi e formaggio, due coca cola ad annaffiare il tutto e poco dopo un caffè
Che bello il riposo del guerriero
Solo che poi ripartire diventa un problema.
E ci pensiamo su un bel pezzetto prima d decidere se scendere o continuare anche perché si è levato un vento freddo che da fastidio e che con le sue raffiche ti sposta di qua e di la e non è molto piacevole quando a lato strada hai un burrone e nessun parapetto!!!!
Saliamo piano piano e dopo parecchi tornanti ecco sbucare le parabole della vecchia base Nato: sono enormi!!!!
Le avevo sempre viste in fotografia ma dal vivo, sebbene semi distrutte dalle intemperie e dall’abbandono e degrado, fanno impressione davvero.
Hanno messo un cancello alla fine della strada per evitare che la gente si arrampichi fino lassù ma ci si gira attorno senza troppi problemi in fondo.
Forse il vento sempre più gelido, la stanchezza, la pappa nella pancia, stiamo li a guardarci in giro e nessuno dei due ha ancora il coraggio di dire basta, adesso torniamo giù…
L’idea iniziale era quella di scendere fino a Crocedomini ma dopo un po’, quasi in simultanea, la decisione di tornare suo nostri passi e scendere verso Collio.
Tornati al rifugio mi fermo un attimo per prendere dell’acqua e quando esco trovo dado in compagnia di una coppia di signori che parlano del più e del meno e poco dopo siam li a raccontarci di viaggi avventura, di quando, 25 anni fa, avevo attraversato gli Usa con un camper saldato stile cassone del camion, dove gelavi d’inverno e friggevi d’estate, oppure di quando avevo fatto quel viaggio pazzesco nella foresta tropicale del Laos e della Cambogia in sella ad una moto da cross…. Dio che bei tempi quelli!!!!
Nessun pensiero per la testa se non quelli di scoprire il mondo, la voglia di essere un esploratore ed un viaggiatore e mai un turista, avventatezza assoluta dei ventenni che si sentono padroni del mondo e se ripenso alle volte in cui abbiamo rischiato davvero di non tornare a casa… beh un attimo di brivido mi corre lungo la schiena!!!!
Iniziamo la luna discesa e lui naturalmente viaggia a velocità super sonica ma va bene cosi, io scendo piano anche perché ho la mano sinistra che fa un male cane e non ne capisco il motivo.
Poco alla volta sono lungo la strada che va verso Collio e la discesa diviene più dolce, arrivo in paese ed al parcheggio e dado è la che mi aspetta con Elsa che fa capolino dal finestrino del camper.
Sembra passato un momento e siamo già tornati!
Chissà perché quando siamo in sella il tempo passa sempre velocemente mentre invece i giorni che intercorrono tra un uscita e l’altra sembrano non passare mai.
Dado riparte, noi abbiamo il camper da mettere in sicurezza, devo fare un salto dalla Zia a salutare e già che sono li la “in cerotto” di fucsia sperando che i miei tape funzionino anche con lei.
Ed ora si parte e si rientra sul lago, un ora di guida e poco alla volta il caldo si fa sentire ed il fresco della montagna diventa un ricordo, si inizia nuovamente a sudare, a lavorare e quei due giorni appena passati diventano un ricordo.
Ma ho in mente un giro in giro, magari in pianura stavolta…..
Forse tra qualche giorno riesco a scappare di nuovo….

venerdì 10 agosto 2012

Collio Maniva

Quasi non mi sembra vero il vedere due giorni di riposo di seguito sul turno di agosto e detto fatto camper pronto ci butto su Valchiria e pronti via!!!!!!
Esattamente cosi, tutto di un fiato, giusto per far si che non cambi nulla e non mi chiamino dall’ufficio e dicano che si sono sbagliati o che manca qualche agente per malattia o ferie!
Partenza per la valle Trompia e Collio, dove ho una zia ed una schiera di cugini di vario livello.
Finisco servizio alle 18 e mezz’ora dopo sono per strada, non è cosi lontano ed in un ora ed un quarto sono parcheggiata di fronte alla caserma dei carabinieri nel grande piazzale che fa da parcheggio…. Unico neo è che ci sono due giostrine che la sera faranno casino ma va bene cosi. Voglio stare al fresco qualche giorno e va bene tutto.
Avviso il parentado che siamo arrivati e ce ne andiamo a cena al albergo Maniva, in piazza a Collio.
Nel frattempo saluto due cugini, un bis cugino ed un altro paio di mezzi parenti di cui quasi non ricordo il nome ma loro si ricordano di Kathy, la mezza matta che va in bicicletta.
Cena tranquilla con mia figlia che racconta storie, ed in quello che sembra un attimo sono gia le 23 e ce ne torniamo al camper a dormire.
La giostra farà musica ancora per pochi minuti ma poi la tranquillità ed il silenzio mi lasceranno dormire, incredibilmente sotto il piumone, dopo giorni e noti a sudare da matti.
E si fa quasi freddo ma non mi lamento di certo, anzi ne sono decisamente felice.
La sveglia l’ho disattivata intenzionalmente e sono le nove passate quando riapro gli occhi, una lunga dormita senza interruzioni che a casa è praticamente un lusso che non riesco mai a concedermi.
Colazione con calma mentre Elsa e dante ronfano ancora ed alle 10 e mezza esco dal camper e preparo la mia bike per una lunga cavalcata, con calma.
Voglio arrivare fino al Passo del Maniva.
Parto ma dopo 100 metri sono gia ferma a salutare un cugino, Fausto, che stà lavorando nella falegnameria di famiglia li accanto… partirà poco dopo per Roma dove Emanuele, suo figlio, 12 anni, correrà un gran premio in moto, mini moto per la precisione… ma ha stoffa del campione nel sangue visto che vince praticamente quasi tutte le gare che fa!!!!!!!
E dai che parto.
Lunga salita, lunghissima per la mia schiena e le mie gambe.
Sono solo 13 chilometri ma cavolo se è dura!!
Vedo altri ciclisti che mi sorpassano, altri che faticano come me e salgono piano ed il tempo passa tra scorci bellissimi del fondo valle ed il mio fiatone che si fa sempre più pesante.
Ad un certo punto, poco dopo San Colombano, vedo due ciclisti della mia squadra che mi urlano “ ciao Pitton” ma non ho la più pallida idea di chi siano..
Ed anche poco dopo, in un riposino tattico in una curva, un altro ciclista che mi urla mentre scende a manetta…” dai signora che ci vediamo alla 24h di Rendena”!!!!
Ussignur e meno male che sono quasi in incognito!!!!
E dai che si riparte.
La scusa di far foto mi fa riprendere fiato quando non ce la faccio più e quando vedo quello che a me è sembrato uno scoiattolo fa fermare anche un altro ciclista poco più avanti di me; e la strada continua a salire, il traffico mi sfiora e passa oltre e si dirada man mano si sale lungo la montagna.
Sono partita da circa 800 metri di dislivelli e so di dover arrivare a 1700, non sono pochi in solo 13 chilometri di distanza.
Salgo piano, forse troppo piano ma va bene cosi, le gare le faccio fare ad altri in questo caso ed anche se fosse una competizione la regola che mi sono imposta è sempre la solita, dove arrivo bene, dove non riesco spingo.
Mi fermo ad una fontana a far il pieno alle borracce, due parole con un ragazzo che sale in mtb come me mentre la maggior parte sale in bici da strada e riparto, in cima ci voglio arrivare a tutti i costi.
E poco alla volta vedo la cima, il rifugio e le costruzioni del passo.
Arrivo nel piazzale e devo dire che sono contenta, piano piano sono salita ed arrivata ed è poi quello che conta.
Mi siedo alla baita Maniva, ordino un panino con la bresaola ed una coca cola e mi mescolo ad un gruppo di ciclisti olandesi salito da Vagolino e mi mescolo talmente bene che scambio qualche battuta con loro visto che la loro lingua fa parte del mio bagaglio vissuto e quando poi la ragazza del bar mi porta tutto e le chiedo di pagare lei cerca di rispondermi in inglese… insomma una si meraviglia che io sia italiana, gli altri che non capiscono come mai una signora italiana appunto parli tranquillamente olandese.. un bel qui pro quo!
Guardandomi attorno vedo la discesa verso Bagolino ma dal lato opposto la strada che taglia la costa della montagna e va verso il lago d’Idro……passando per il Paso del Baremone!!!!
La strada è parzialmente asfaltata e molte moto la percorrono lentamente, vedo pure delle automobili che seguono quella che da lontano sembra solo una linea tagliata nella roccia , non so se possano arrivare fino al rifugio Rosa o meno e scendere poi fino ad Anfo.
Mi piacerebbe farla una volta.
Comunque ora torno verso valle.
L’aria quassù è molto fresca e mi metto la giacca a manica lunga, la discesa è lunga e sono sudata per cui meglio coprirsi.
Sempre con la prudenza che ormai mi distingue scendo lungo la strada fatta poc’anzi, ed è cosi veloce il tempo a scendere che sembra un dispetto la fatica fatta a salire.
Un poco piu di mezz’ora sono nuovamente a Collio ed al mio camper.
Una doccia calda e veloce, due chiacchiere con Elsa scoprendo che il fresco ha fatta riposare tutto il giorno o quasi ( ed è meglio cosi visto che è sempre stanca ultimamente).
Un abbocco pomeridiano prende anche me per qualche minuto ma poi ci si prepara ad uscire: stasera cena in piazza, una specie di mangia-longa organizzata dalla pro loco locale a cui partecipiamo su invito di mia zia, oltre che ospiti.
Si gira da un lato all’altro della piazza con dei bigliettini a cui è assegnato un nome ed ad ogni nome corrisponde un piatto… avevamo solo due voucher e credevo non bastassero per 4 persone ma alla fine avevamo piati di roba ovunque sul tavolo!!!!
Porcellini abbuffanti ecco cosa eravamo!

Verso le 21 sono iniziati i balli e la musica folk con tanto di abiti d’epoca, musica popolare bella da ascoltare e trascinante.
E pensare che mia zia Lina ha fatto parte di questo gruppo folcloristico per quasi 35 anni, ora dice che prova nostalgia nel vederli ballare! Aveva girato mezza Italia a fare queste dimostrazioni di danza popolare, perfino a Roma era andata 30 anni fa!
Verso le 23 siamo stanche e torniamo al camper per riposare un pò.
Domattina arriva Dado armato di bike e si riparte vero il Passo per cui meglio dormire qualche ora che la sveglia suona presto.
Domani sarà un'altra arrampicata!

venerdì 3 agosto 2012

Mucca di legno o capra di ferro??

Come biker sono:
1) una mucca di legno
2) capra di ferro.....
secondo me sono una capra le legerro.........
ps:
tecnica
cammello
mucca
capra
stambecco

resistenza
polenta
terracotta
legno
ferro
acciaio

Son messa male lo so!!!!!!!

Ciclovia del Brembo, Valtorta e Val Stabina



Avevamo deciso di tornare da queste parti ed eco l’occasione, giorno di riposo per me, Dado che riesce a scappare dal lavoro ed alle otto del mattino suona al mio cancello.
Siamo tutti e due un po’ per aria stamattina, lui che pare esca da una serata a tasso alcolico piuttosto elevato ed io che ho dormito si e no tre ore e sono mezza rimbambita. Passiamo dal paese per l’ennesimo caffé da Gabriele e via che si parte per l’autostrada e la Valle Brembana.
La volta scorsa avevamo fatto la Conca di Cespedosio, stavolta abbiamo deciso di fare la Valle del Diavolo o quanto meno questa è l’intenzione iniziale, vedremo man mano per strada.
La ciclovia lungo il fiume Brembo è veramente bella e parlandone abbiamo deciso di ripartire da Zogno, ovvero 20 chilometri più in basso di quanto indicato dal road book, allungando la strada per fare tutta la ciclabile lungo il fiume fino a Piazza Brembana e da li svoltare verso la strada indicata dalle cartine e dal percorso scaricato dal sito dei ragazzi del Mtb Stezzano.
A Zogno parcheggiamo nella piazza del mercato, un caffé al bar della volta precedente e poi a preparare le biciclette per la lunga pedalata, abbiamo calcolato che saranno circa 80 chilometri stavolta e 1300 metri di dislivello.
Pronti via.

Lungo la ciclabile la pedalata è tranquilla, dobbiamo scaldare le gambe e smaltire quella strana sensazione che ci pervade stamattina, io con i miei pensieri e Dado con i suoi…. Forse per questo che siamo compagni di viaggio ideali, in silenzio ognuno di noi macina chilometri accanto all’altra, magari ci separano pochi metri ma siamo ognuno nel suo mondo.
Pedalata dietro pedalata ad un certo punto troviamo una deviazione, stanno lavorando in una delle tante gallerie che caratterizzano questa ciclabile, per la precisione quella dove la volta scorsa abbiamo fatto le foto sotto la cascata.


Passiamo sulla strada, superiamo la strozzatura dei lavori in corso e si continua imboccando la ciclabile pochi chilometri più avanti.
Arrivati alla deviazione presa la settimana scorsa, quella che sale ad Era e Cespedosio, ci viene spontaneo guardare verso l’alto e verso la cava che tanto ci aveva fatto tribolare per raggiungerla, sembra spaccare la montagna a meta… certo che se l’avessi vista prima di salire e mi avessero detto che ci sarei arrivata avrei dato del matto a tutti, ed invece, piano piano sono arrivata su ed ancora oggi affermo che è stato un giro fantastico.
Poco dopo eccoci a Scalvino di Lenna ed al ponte sul fiume che va verso l’agriturismo Ferdy ed i suoi asini.
C’è un ponte da attraversare…….. ed io i ponti sospesi li odio!!!
In particolare quelli fatti di ferro a maglia che pare trasparente e che, quando passi sopra, sembra di essere sospesi nel vuoto ed a me viene un attacco di mal di pancia.
Quanto odio avere le vertigini e quanto ho fatto per combatterle, dall’ipnotismo alle cure più strampalate ma niente da fare, ho paura del vuoto e stop.
Ci vuole tutta la mia buona volontà per passare dall’altra parte e mi trovo in una specie di piccolo mondo incantato: ci saranno 20 asinelli nani ed altrettanti bambini che trottano allegramente lungo l’asinovia che gira li attorno.
Sosta ristoro, gelato e caffè.
Ci fermiamo una mezz’ora e poi si riparte.
Da qua in poi si segue l’itinerario indicato dal percorso scaricato, dobbiamo arrivare a Piazza Brembana e da li seguire la strada per la Valtorta passando dal paese di Olmo al Grembo e passando sul ponte che indica Cassiglio percorrendo la poco trafficata Val Stabina.
E’ un incanto di silenzio e tranquillità.
Si passano ponti sui torrenti, dal lato opposto campi che salgono in quota e mucche a pascolare con i campanacci al collo, nuovamente le farfalle sembrano vivere indisturbate e colorano con le loro ali l’aria che respiriamo.
Ma ben presto Dado si accorge che continuo a rallentare e ben presto mi accorgo che sono senza benzina.
Non ho fatto colazione e la sto pagando alla grande per cui la decisione di fermarci al primo paesino e mangiare qualche cosa cambia un po’ i nostri piani iniziali.
Arriviamo a Cassiglio e ci fermiamo.

Un paese piccolissimo con qualche dosa come 124 abitanti, un nucleo storico che ti fa sentire in una bolla temporale al passato, ponti medioevali in pietra e case costruite sulla roccia, gazebo a strapiombo sui torrente ricoperti di edera e silenzio, tanto silenzio…..
 
La borgata di Cassiglio prende corpo dove l'omonima valle confluisce nel torrente Stabina. Da qui il sentiero sale al Passo di Baciamorti, tappa dell'antica via che conduceva in Val Taleggio e in Valsassina. Oggi è meta degli escursionisti che intraprendono il sentiero delle Orobie Occidentali, che inizia appunto dal lago di Cassiglio.
Baciamorti è ricordato da antiche tradizioni, secondo le quali i morti, trasferiti per la sepoltura da una valle all'altra, ricevevano qui l'ultimo saluto dai propri congiunti. Il pensiero della morte non era poi così peregrino da queste parti, se la caducità della vita secondo un destino incombente e casuale in ogni età e in ogni stagione è il motivo dominante degli affreschi di casa Milesi che raffigurano la più curiosa danza macabra della Valle Brembana.

La scena è quanto mai realistica: il giovin signore ha ingaggiato due musicanti per eseguire la serenata alla donna amata che, affacciata alla finestra, appare lusingata dalle attenzioni del nobile corteggiatore. Ma, ahimè, quanto sono effimere le vicende di questo mondo! Ii giovane e ricco signore non sospetta che la morte ha già scoccato il dardo che lo colpirà improvvisamente. Finirà così legato dalla stessa catena che già tiene stretti due vecchi, che seguo no rassegnati il loro inevitabile destino.
Tutto il complesso è di uno spiccato gusto veneto, avvertibile soprattutto nelle maschere e nel portamento dei due nobili. Non manca, però, un riferimento di carattere popolare e locale: le figure dei due vecchi sono così realistiche che non stupirebbe di trovarne, ancora oggi di uguali. È quasi un'escatologia paesana, una meditazione riflessa su una parte di destino comune alle diverse vicende umane, che, così affrescata a piena vista, vuol perpetuarsi come monito ai posteri anche quando, mutate le contingenze, sarà spento il ritmo delle maschere, svanito il corteggiamento da minuetto, rinfrancato il dorso ricurvo dei miseri e vecchi paesani.
E dopo questo “escursus” storico andiamo al ristorante/ostello dove una giovane ragazza ci propone della pasta alla boscaiola, delle braciole e caffè.. il tutto innaffiato da acqua e coca cola.
Non resta nulla sul tavolo!!!!!!
Che fame che avevo ma anche Dado da questo punto di vista non scherza.

Comunque, dopo aver rifocillato corpo ed anima ed aver “concesso” al compagno di viaggio l’avvelenamento quotidiano tramite la sua sacrosanta sigaretta, si riparte, non prima di aver rivisto i piani di viaggio.

Allora, visto e considerato che i chilometri in più nelle gambe si fanno sentire e che siamo in ritardo sui tempi di marcia, decidiamo all’unanimità di
rinunciare alla Valle dell’Inferno e di fare un giro qua attorno in questa valletta e dare un occhiata.
Al passo Baciamorti non arriviamo ma al laghetto artificiale si.
Una tortuosa stradina sale dal paese verso la diga ed il lago formatosi dietro ad essa; parecchia gente che fa il bagno e tanta altra che se ne sta stesa all’ombra delle piante.. il caldo non risparmia neppure questo angolo di mondo.
Dopo una pausa per rinfrescarci si riparte e stavolta verso valle!
Deciso che ci si torna un altro giorno partendo da Piazza Brembana stavolta e non da 30 km più in basso, arriveremo nella Valle dell’Inferno ed al Passo Baciamorti, costi quello che costi.
Scendendo l’andatura è più sostenuta, vuoi che si è in discesa, vuoi che abbiamo la pancia piena e si sia più rilassati…
Deviazione in piazza per le foto al Duomo Gotico di Brembana e poi giù lungo la ciclabile; sosta caffé ed acqua al agriturismo del mattino e poi gli ultimi 20 chilometri fino al furgone.

Sono 65 chilometri alla fine, neppure pochi in verità.
Le bike sul furgone, un ultima coca cola al bar e via verso l’autostrada con una temperatura media di 36 gradi… pazzesco il calore di questa estate.
Ho le braccia rosse, il naso che si spela ma sto cosi bene però….
Una volta a casa, Elsa ci versa un bicchierone di the freddo alla menta e quei pezzettini di grana da sgranocchiare che non sono per niente male dopo una lunga giornata in sella….
Ma tornando a casa mentre filavamo lungo l’autostrada tra un camion e l’altro abbiamo parlato di settimana prossima, quando io avrò due giorni di seguito di riposo, e l’idea di fare su e giù dal passo del Maniva, magari con una deviazione al Crocedomini……

Ma quella è un'altra storia….