La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


martedì 29 marzo 2011

Psicoterapeuta...

Potresti essere cosi gentile da darmi il numero di telefono del tuo di psicoterapeuta tesoro?
Anche se credo che con te non sia riuscito a fare un gran lavoro visto che ti mancano le palle....
Buona giornata e un bacio grande cosi!
K

lunedì 28 marzo 2011

Gran fondo Tre Valli


È aria spinta verso il basso, sposta i rami e le foglie e fa mulinare tutto attorno come impazzito, resta questo il ricordo più grande di questi due giorni in Veneto per la Granfondo Tre Valli.
La gara in se è un ricordo vago di fatica a dolore e quel tarlo in fondo al cervello che continua a ripetermi, come una vocina interiore, di lasciare le gare agli altri e di fare altro.
Ma il perché mi sia rimasto in mente solo l’arrivo dell’elicottero del soccorso per quella ragazza di cui ignoro il nome non mi è dato spiegarlo, so solo che ci ho pensato tutta notte e, tutta notte, ho ripensato alle discese che ho fatto a piedi perché non avevo modo di farle in sella, troppo tecniche, ed a quelle lunghissime salite che mi hanno tolto ogni piccola goccia di energia.
Ma la storia inizia il mattino prima quando, alle nove, sono partita alla volta di Tregnago e della sua gara, l’autostrada fino a Verona ed il seguire un po’ a naso ed un po’ con il navigatore le indicazioni, entrare in un piccolo paesino e trovarmi a guadare un fiumiciattolo senza acqua sonno le indicazioni di un gentilissimo signore che, vistami in crisi con il camper a far manovre per strade nate per fa passare solo carretti, mi ha dato le dritte per uscirne, attraverso il guado in secca appunto…
E dire che, sorridendo, mi ha spiegato che ogni santo giorno si trova a dare le stesse indicazioni perchè pare che i navigatori abbiano tutti in memoria quella strada e quando succede ai tir sono guai.
Vai a fidarti della tecnologia.
Avevo mandato una mail all’organizzazione per sapere dove parcheggiare il camper e mi hanno indicato il vecchio campo sportivo del paese, si trova facilmente e le indicazioni sono veramente ben distribuite ed eccomi sistemata in un enorme piazzale sterrato con altri camper già arrivati.
Alle 14 mi avvicino al centro logistico della gara, ritiro il numero ed il chip, il pacco gara con uno smaniato anti-vento e me ne torno al “campeggio”… è si, ecco cosa è diventato nel frattempo…
Saranno arrivati almeno altri 30 camper nel frattempo ed accanto al mio ho una coppia di Modena conosciuta lo scorso anno alla Conca d’Oro; due chiacchiere e passa il pomeriggio e, verso l’ora di cena, chiudo la porta al mondo fuori, accendo la tele e mi guardo Asterix ed Obelix in francese.. si perché la mia tele decide da sola in che lingua trasmettere ed ogni film è una specie di avventura linguistica…. E notare che le pubblicità sono rigorosamente in italiano….e giuro che il telecomando non lo tocco!
Mentre la sera scurisce il cielo ed alcune nuvole fanno capolino ad infastidire i pensieri per la gara di domani, continuano ad arrivare altri equipaggi e, quando me ne andrò a dormire il campo sarà stracolmo di camper e di persone, come se fossimo in vacanza in un enorme campeggio.
Il mattino arriva, grigio e fresco e mi rendo conto di avere un po’ di paura che mi prende lo stomaco, il perché non l’ho ancora capito ma questa strana sensazione mi accompagnerà fino alla fine della giornata.
Faccio colazione ma mi rendo conto che il cibo non vuole saperne di scendere nello stomaco, mi preparo e scaldo le gambe con dell’olio riscaldante, non so bene come vestirmi, fa fresco ma se mi copro troppo rischio di sudare, se sono troppo leggera potrei avere freddo ed è forse anche peggio.
Tolgo Valchiria dal gavone e mi avvio verso la partenza, rivedo Marika che accompagna il suo compagno alla gara e fa da coach, incontro Thony Viola che gira in bike cercando altri del gruppo ma quella sensazione allo stomaco non passa, paura o apprensione che sia mi preoccupa non poco.
Le donne possono scegliere in quale griglia stare e decido per la prima, mi si avvicina Carlo Manfredi Zaglio reduce dalla strepitosa gara di ieri, un breve saluto ed un bacio porta fortuna ed è ora di partire dopo le due salve di cannone.
Via lungo la strada asfaltata e su per l’inizio della lunghissima salita che porta al 12 chilometro ed al gran premio della montagna, si lascia l’asfalto ed inizia lo sterrato, e da lassu è una fotografia unica guardare il paesaggio verso il basso.
Il percorso è veramente spettacolare e nonostante abbia il fiato corto e senta il cuore esplodere, continuo a salire, so che devo arrivare in cima ed abbasso la testa e tengo duro.
Mi passano man mano i ragazzi che conosco, arrivano i compagni di squadra che corrono come cavalli di razza e mi incitano a non mollare, quando ho fiato rispondo altrimenti un sorriso è sufficiente.
La pacca sul fondo schiena di super Mario mi da la carica e continuo a salire fin quando, eccola là la discesa, quella lunga strada bianca su di cui lasciar correre le ruote, giu fino a quando non ci si trova tutti raggruppati tra bestemmie ed imprecazioni varie…un “tappo” lungo uno stretto single track in discesa e la successiva salita, si perdono almeno 20 minuti ed i ragazzi con la voglia di correre si arrabbiano, mentre per me è un attimo di riposo.
Nel pezzo in salita cerco di correre per star dietro ad un'altra ragazza e non rallentare il gruppo ma ecco che una coltellata mi attraversa il polpaccio e mi lascia senza fiato… no di nuovo il vecchio strappo che si fa sentire, più arrabbiato che mai!
Devo fermarmi, camminare non riesco e decido di sedermi e vedere che succede.
Mi sfilano tutti e quando non resta quasi più nessuno mi alzo e salgo in sella… pedalando il dolore è minore e vado avanti stringendo i denti.
Ma poi ci si ferma di nuovo e ci indicano di scendere per una scarpata, una ragazza è caduta e si è fatta male davvero tanto, sta arrivando l’eliambulanza per portarla via.
Ed è quel rumore assordante delle pale dell’elicottero ad essermi rimasto impresso, il mulinello d’aria che spostava le foglie e di rami, ed il chiedersi perché se si corre per passione e piacere di farlo si deve arrivare a rischiare la vita quando poi,il giorno dopo, si deve tornare al lavoro e lasciare quella passione attaccata al muro in garage.
Questa cosa ha lasciato un segno dentro di me.
Non so chi fosse quella ragazza ma se poco prima avevo deciso di fermarmi questo mi ha spinto ad andare avanti e di passare quel traguardo zoppicando per lei, sono caduta poco dopo ma mi sono rialzata, avevo male ovunque ma ho seguito il percorso quasi da sola oramai, ho guadato quel fiumiciattolo sbagliando strada e finendo nella parte piu profonda dell’acqua, ho risalito la collina, sono scesa dalla parte opposta avendo davanti il Castello di Illasi…. Credo di esserci passata dentro una volta in una gara, penso fosse la Divinus Bike, qualche anno fa.
Ho continuato a salire talmente piano da notare le foglie al lato del sentiero spostarsi ed apparire dei piccolissimi topolini marroni, non più lunghi di tre centimetri, sono discesa dal lato opposto, ho fatto un pezzo a piedi sotto un passaggio dove non potevi passare in sella, ho seguito il lungo fiume in secca e l’ho attraversato per arrivare sulla strada ed al traguardo, passandolo con la testa bassa ed il numero in mano.
Ho tirato dritto verso il camper sentendo ogni singolo osso scricchiolare quando mi sono seduta e spogliata, e mentre l’acqua calda cercava di far passare un po di stanchezza mi sono fatta la domanda di sempre: perché lo fai Kathy!
Perché continuo a rimettermi in gioco in un gioco che tale non è più da tempo ma che è diventato sfida contro me stessa e contro tutti, rischiando di farmi male davvero ma continuando a testa bassa?
Non ho mai saputo rispondermi.
Zoppicando torno al parterre di gara, consegno il chip e mi metto in coda per il pasta party, due parole con i vicini di tavolo e poi me ne torno al parcheggio dopo aver salutato gli amici con una specie di appuntamento alla prossima.
Non sono in classifica ma non me ne importa un cavolo; una persona molto speciale mi ha detto che non ho mai corso per il posto in classifica ma per il piacere di farlo ed è vero, mi ci è voluta una notte intera di pensieri per dargli ragione, ho voluto provare un percorso decisamente sopra le mie possibilità, ho cercato di dare quello che avevo, ho letto negli sguardi della gente che pedalava con me la gioia di farlo per pura passione, il resto conta ben poco.
Mi ci vorrà qualche giorno per non zoppicare più ma ci si vedrà su altri campi di gara, sempre alla mia maniera, perché di più non riesco ma questo è quello che sono e che sarò ancora per un po’.

giovedì 24 marzo 2011

Castel Lantieri da paratico...ed i cani mi inseguono!!!!



Ecco oggi sono stata qua!
Bello; ed anche la torre quadrangolare giu in paese è stata bella da guardare visto che, da lontano, l'avrò vista settecento volte ma mai mi sono fermata a darle un occhiata.
Ma partiamo dal mattino, decido di passare qualche ora in bike dopo il digiuno dopo gara di domenica scorsa, salto in sella, una borraccia ed una barretta, tre euro e via, seguo il naso e vediamo dove mi porta.
Attraverso la strada ed entro nel campo, seguo la stradina sterrata fino dalla parte opposta della collina, giro verso l'esselunga e mi infilo nel sentiero che porta a Cortefranca attraverso le vigne.
Parecchio fango ma oggi si va ad andatura da turista; arrivo a Timoline, vado fino alla strada che porta alle piscine e mi infilo in mezzo ai campi tra pozzanghere e rami tagliati che fanno da tappeto; si arriva ad una cascina a Nigoline, destra su per un sentiero che mi porta alla ciclabile in ciotolo e poi la salida da scoppiapolmoni del cimitero, fin sulla collina.
Son contenta perchè riesco a farla tutta senza appoggiare i piedi a terra, seguo il naso e tiro dritto verso Adro, devio in un vecchio vicolo e salgo alla Torre... non ho la piu pallida idea di dove andare. Mi fermo, torno giu, seguo la strada in paese ed al municipio vado dritta seguendo il percorso della Franciacorta Bike, mi infango ben bene e riesco ad infilarmi in tutte le pozzanghere che ci sono nel raggio di un chilometro, arrivo sulla salita per il castello di Capriolo ed inizio a mettere i rapportini. In cima, anzichè scendere lungo la lunga discesa in asfalto che porta a Paratico, decido di arrivare fino alle rovine e scendere attraverso le stradine medioevali fino in paese... ripido da brivido, fremi tirati e la bike scende comunque!
Meno male che non saliva nessuno altrimenti sai che risate.
Alla rotonda decido di scendere verso il lago e cosi faccio, anche se seguire la strada asfaltata e trafficata non mi piace molto.
Vedo un cartello che indica il castello lantieri e sono gia a seguirlo, non ci sono mai andata.
lunga e ripida e sembra non finire mai ma alla fine arrivo in cima ma non capisco come girare attorno al castello,o meglio ai ruderi dello stesso!
Una vecchia casa scostata sulla destra, del materiale edile qua e la...un pollaio... nessuno a cui chiedere.
va beh, mi siedo su di un sasso e mangio una barretta, bevo un po e decido di scendere e vedere se dal versante opposto si può salire.
Arriva una macchina con una signora abordo e mi chiede cosa ci faccio li, le rispondo che volevo fare delle foto al castello... e si scatena un putiferio... bestemmie, cani che abbaiano,,, due lupi che mi si avvicinano ringhiando... e che cavolo è!!!!!!!!
Cristo santo ho mica rubato niente.
E poi non ci sono cartelli o cancelli con divieti vari, vedete di trattenere i cani altrimenti chiamo i marines al completo giuro!!!!
per un momentyo ho immaginato che trovassero la mia Valchiria da qualche parte e me ridotta a brandellini dai cani sepolta in qualche posto e ricoperta dalla cacca di galline....
Va beh, giu in discesa ed è scendendo che mi rendo conto di quanto fosse la pendenza in salita, arrivo sulla strada e seguo le indicazioni per la torre medioevale Lantieri ma è chiusa, aprono solo nei giorni festivi.
Gironzolo ancora un pò senza meta ed una volta sulla strada provinciale che segue il lagi, prendo la via di casa.
Un bel gitro in giro e domani si replica.

martedì 22 marzo 2011

River 2011 fatto!!!




Non ricordo se sia l’obbiettivo numero due oppure il tre, sta di fatto che ho concluso il River Marathon Cup 2011.
Quattro prove di pianura alla fine dell’inverno, di seguito, due nel mantovano e due in Emilia, strade e percorsi che conosco a memoria salvo le varianti dell’ultima ora per esondazione del Po’ od affluenti vari.
Questo fine settimana era la conclusione del circuito, a Pomponesco, la Granfondo dei tre Comuni in memoria di Gianfranco Ugolini ed il mio weekend è iniziato sabato mattina, con molta calma come sempre.
Certo che una settimana a casa con febbre spaccaossa ed una tosse che sembrava una riunione di fumatori incalliti non ha certo aiutato la Old Lady qua presente ma la voglia di andarci era piu forte di tutto ed allora via su quel mezzo che, per me, è casa a tutti gli effetti.
Arrivo a Pomponesco per vie alternative all’autostrada, tanto non ho fretta e passo da paesi sconosciuti e luoghi che non ho mai visto ma se non hai fretta il bello del viaggio è proprio il viaggio stesso, anche se non vai molto lontano, una volga arrivata il viaggio finisce e restano solo le immagini raccolte dagli occhi lungo la strada.
Parcheggio al solito posto accanto alla grande struttura che accoglierà il pasta party e le premiazioni, mi preparo un pasto veloce, qualche capitolo del libro che mi sono portata appresso e via a fare due passi per il piccolo paesino e la sua grandissima piazza rettangolare che finisce su di un cancello di cui restano solo i due pilastri laterali e che guarda sulla lunga scalinata che risale l’argine.
Faccio una passeggiata lungo il porticato, sono ani che vengo fin quaggiù ma non l’ho mai percorso a piedi, e vedo un piccolo e bellissimo ristorantino nascosto sotto le volte del portico, le lunghe tovaglie bianche che sfiorano il pavimento e la cristalleria lucida e brillante a riflettere la luce artificiale dell ambiente.
Poco dopo la sede del Municipio con un cartello che indica che, alla fine del febbraio 2011, i residenti nel comune sono 1711….praticamente poco più della mia frazione.
Seguo il contorno della piazza, arrivo in fondo e risalgo la lunga scalinata sull’argine e resto a bocca aperta! Vi è acqua ovunque, a destra ed a sinistra, nei campi, nel bosco, negli appezzamenti con le centinaia di piante di pero, dovunque io guardi vedo acqua e fango.
Ma lo scorso anno non passavamo di la in bike?
E dove passeremo quest’anno?
Vedo gli sguardi di altri che, come me, domani saranno in sella alla loro bike, e tutti hanno lo stesso interrogativo sul viso…ma dove passiamo?
Il vento freddo mi fa scendere nuovamente verso la piazza e continuo la mia piccola esplorazione; le case, tutte, hanno tra il piano terra ed il primo piano come una riga di umidità, non capisco se sia il segno di qualche esondazione o se sia l’acqua che spinge da sotto terra e risale lungo i muri…siamo nella zona dei fontanili se non ricordo male ed infatti mi viene confermato da uno del posto che dice: qua il fiume non arriva ma sale da sotto….
Arrivando a piedi avevo notato che, nel bel mezzo del porticato ad est c’è la facciata della chiesa parrocchiale con una strana croce gotica sulla sommità mentre il campanile è stato costruito dietro, come se fosse spostato rispetto al corpo centrale della chiesa stessa, ma forse è solo un illusione ottica, sta di fatto che decido di entrare.
Qualcuno sorriderà leggendo queste parole, conoscendo il mio stato di atea assoluta, ma ogni chiesa è fondamentalmente un opera d’arte antica e devo dire che è veramente bella nella sua semplice atmosfera di abbandono.
Non è una chiesa abbandonata ovviamente ma i colori si stanno sgretolando per via dell’umidità, i pannelli di legno portano i segni di anni di infiltrazioni d’acqua e le colonne imponenti che si levano verso quel cielo in cui salgono i canti sacri di chi li intona si sfaldano lasciando sulle mani il colore del gesso usato.
Si vede l’opera di uomini che cercano con ogni mezzo di salvare il loro luogo sacro, il luogo in cui presumibilmente sono stati battezzati e dove hanno battezzato figli e nipoti e dove verranno salutati per l’ultima volta, le impalcature messe li per salire e pulire quanto l’acqua rovina…
E’ un luogo di pace comunque ed anche se io non credo e non professo rispetto chi ha credo a sufficienza anche per me.
Ne ho osservato i colori offuscati dal chiaro scuro, le immagini dei dipinti e l’oro dell altare, ho girato tra i banchi sfogliando i libri lasciati li a far muovere le pagine con un refolo di vento entrato dalla porta e poi me ne sono andata uscendo dalla porta laterale da cui ero entrata, tornando sulla piazza, seguendone il contorno per finire il giro e tornare verso il parcheggio passando davanti al teatro 1900, un vero e piccolo teatro, più di un secolo di vita, attivissimo per un cosi piccolo paese.
Il cielo si sta riempiendo di nubi scure e la sera sta scendendo lasciando un vago rossore all’orizzonte, il parcheggio si è riempito di macchine e di ragazzi e ci metto un po’ a capire il motivo di tutto questo movimento ed un vicino di camper mi avvisa che c’è una festa stasera…. Buon per voi ragazzi, io vado a leggere.
Una cena veloce, il libro da finire e la tele che mi fa compagnia; fuori un via vai di ragazzi e macchine sempre piu intenso e credo che i motivi musicali sentiti fino alle tre del mattino mi rimbomberanno nelle orecchie per un bel po…..EEEEEEEEe l’amico Charlieeee………….
Oppure guarda come dondoloooooooooo guarda come dondoloooooooo ballo il twist………
E tutta roba del genere!
Magari se fossero stati gli AC/DC avrei dormito…..
Non ne potevo più!
Quando poi ha cominciato anche a piovere ho pensato veramente di rintanarmi sotto il piumone con i tappi nelle orecchie e dormire all’infinito.
Poi è arrivata l’alba, ha dipinto di rosso le nuvole ed ha fatto spazio al sole nascosto poco lontano; hanno iniziato ad arrivare le macchine ed i furgoni dei tanti biker, li ho sentiti chiacchierare mentre mi facevo il caffè e preparavo le borracce, aspettando il messaggio di Lorena ed il suo arrivo.
Guardando fuori dalla finestra avevo di fronte lo squadrone dello Sculazzo con le sue maglie nere mentre a destra avevo le felpe azzurre dell Emporio team, mi sentivo come in una specie di abbraccio tra amici, i visi rilassati e sorridenti, le pacche sulle spalle e le aspettative di questa giornata sui pedali.
Inizio a preparare me stessa e la bike, arriva Lorena e trova parcheggio praticamente a venti metri da me nonostante ci sia già tantissima gente attorno e scopro che ha lavorato tutta notte all’ospedale e finito il turno è partita alla volta di Pomponesco… se non son matti non li vogliamo ed i miei amici lo sono davvero!
Arriva pure Gianmaria a dirmi: ma che faccia che hai…..
Beh insomma, una settimana di febbre e tosse lasciano il segno, consono certo fresca come una rosa, sono parecchio appassita direi ma non mollo e quel che sarà sarà alla faccia del risultato finale.
Ci vuole sempre poco perché arrivi l’ora di mettersi in griglia e di scambiare qualche battuta con chi mi sta attorno ed un attimo dopo via che si parte per il giro di lancio dove, tutto sommato , tengo il ritmo abbastanza bene; si ripassa per il traguardo e via verso il percorso vero e lungo da ripetere due volte.
E qua credo di aver iniziato a dar fondo alla mia energia, spegnendomi poco a poco come una candela; il poco dormire, l’essermi alimentata non correttamente per una competizione cosi lunga, la febbre che mi ha disidratato poco alla volta e l’integrazione non corretta non hanno lasciato scampo, dopo 20 km ero al lumicino, assetata e stanca e con una gran voglia di fermarmi.
Pian piano si è avvicinato il traguardo ma il secondo giro non l’ho fatto, mi sono fermata e, dopo la piccola intervista di Alfio, me ne sono andata verso il camper ed una doccia rendendomi conto di essere sfinita.
Stavolta credo di aver dato fondo proprio a tutto quanto avessi da dare, di più non potevo e seppur sia una gara di pianura i pedali devi spingerli comunque per arrivare in fondo.
Il pasta party con Lorena e gli altri amici, l’attesa delle classifiche e scoprire che non ci sono ( per due gare di seguito mi girano i maroni), reclamare ed ottenere sia l’inserimento nella classifica All Finisher che l’inserimento nella classifica ufficiale di gara.
Aspettare la premiazione di Lorena che oggi è andata alla grande e, dopo i saluti a tutti ed un arrivederci alla prossima, mene torno al camper, con calma faccio tutta la procedura di preparazione alla partenza e finalmente metto le chiavi nel cruscotto ed avvio il motore.
Ho deciso di non fare l’autostrada neppure al ritorno, seguirò il naso e vediamo dove vado a finire, le indicazioni per Mantova e Cremona ci sono, vediamo se trovo anche quelle per Brescia.
Mentre passo lungo il ponte sul Po’ mi rendo conto che è come se avesse deciso, lui il grande fiume, di espandere il suo dominio come se avesse preso una cartina geografica ed ai lati del fiume stesso avesse messo una spanna a matita e colorato tutto di marrone, ovviamente nella realtà quella spanna è larga piu o meno un chilometro forse anche due….
E’ impressionante quanto si allarghi quando esce dal suo tracciato naturale e non vi è nulla che lo fermi, si impadronisce di campi coltivati, cascine e stalle, strade e sentieri; leggo che questa o quella strada sono chiuse, che in alcuni punti i passaggi sono a senso unico alternato oppure vengono indicate strade alternative… qua è lui a casa ed è lui che comanda.
Dopo quasi un ora di strada inizio a leggere nomi di paesi famigliari e mi trovo all’interno del parco del Mincio, un lungo nastro d’asfalto che fila diritto tra boschetti e piccoli borghi con punti di sosta per camper lungo i laghetti; avrei voglia di fermarmi ma il desiderio più grande è andarmene a casa da mia figlia.
E poi quando arrivo, scarico tutto, inizio a riporre e lavare ed in un attimo è già tutto dimenticato, la fatica e la stanchezza se ne andranno in un lungo sonno ristoratore ma la mia testa è già altrove, un'altra regione, un altro dialetto ed un altro percorso….
Sarà montagna la prossima volta, niente pianure baciate dal fiume ma sentieri in salita e discese da guidare con attenzione senza cadere, sarà molto più dura ma sarà un'altra avventura.

giovedì 17 marzo 2011

Si stava meglio quando andavo peggio…..

E’ da domenica pomeriggio che mi frulla sta frase per la testa, sembra perfino di sentire la voce di mio nonno che la diceva spesso per i più disparati motivi, dalla pioggia incessante che allagava i campi a Monticelli al sole troppo caldo che bruciava le piante di vite a Gaina.
Ma torniamo al presente vah, i ricordi devono restare nel cassetto delle memorie e vediamo di mettere ordine alle sensazioni, seppur negative.
Dunque, terza prova del River la Fosbike mi ricorda ogni singola volta tanto fango perché, forse, in 5 anni che la faccio, una sola volta ho pedalato con il sole e da Carpi ho sempre portato a casa tanto di quel fango, sulla macchina o sul camper da aver bisogno di una gran buona volontà per pulire tutto.
Ormai anche a casa lo sanno, parto il sabato mattina con la mia casa/lumaca, bike nel gavone, arrivo e parcheggio strategico, ne troppo lontano dalla partenza ne troppo vicino, ritiro del mio numero di gara e di quello di Lorena e mi ritiro presto nonostante i ragazzi mi abbiano invitato alla cena che si tiene nel paesino li accanto, ma dovrei spostare il bestione e preferisco di no, un piatto di pasta in solitaria ed a nanna presto con un libro in mano.
Mi sveglia il ticchettio delle gocce di pioggia sul tettuccio del camper e rido da sola nella notte per non scoraggiarmi del tutto.
Sono un po’ stanca in verità ed il dormire e sprazzi e bocconi non aiuta ma il mattino arriva presto, il viavai di quanto arrivano solo ora al campo di gara ed il chiacchiericcio della gente li attorno mi tiene compagnia.
Sento uno strano bit bit arrivare dallo zaino e mi accorgo che il cellulare ha deciso di spegnersi per carica insufficiente!
Bella storia ed adesso come rintraccio Lorena?
Esco e mi avvio verso la partenza, incontro Umbry/Uranio Zanichelli che, gentilissimo, mi presta un telefono e riesco finalmente a chiamare casa, rassicurare tutti che stò bene e non mi hanno rapito i marziano (che non farebbero di certo un affare visto il caratterino che mi ritrovo), recupero Lorena al volo e ci prepariamo alla partenza, rinviata di mezz’ora per sistemare una parte del percorso.
Pronti via, il fosso subito dopo 100 metri da saltare e via lungo la lunga strada asfaltata fino all’inizio degli sterrati lungo gli argini e gli argini stessi.
Lo conosco il percorso, più o meno in verità, mi sembra che abbiano cambiato il giro o che comunque ci sia qualche cosa di diverso dal solito ma pedalo ed anche se vado piano tengo una buona media, percorso pianeggiante senza asperità se non gli argini da salire e scendere.
Ma non avevo fatto i conti con la sfiga!
Nel fango si scivola d’accordo e se sei su di un ponticello fatto di legno sopra un fosso, , reso scivoloso dalla pioggia che non aveva ancora smesso di cadere e senti la bike che va di qua e di la e non la tieni ti rendi conto che non può essere solo il bagnato ed il fango; e se poi, nello scendere dalle assi finisci con la ruota dietro nel fossetto e ti ribalti, ringrazi qualche strano folletto che non ti ha fatto finire direttamente in acqua che, per poco profonda che sia, sempre acqua fangosa è!
Mi rialzo predicando in un qualche lingua tipo @!=?-°à°§ etc. etc. ma guardando la ruota mi accorgo che non solo è buca ma anche storta!
Credo di non averci pensato neppure 10 secondi, una pietra li vicina mi ha dato una mano a “rimettere in carreggiata” il cerchione, due bombolette di fast e mezza e sono ripartita dopo ben 20 minuti se non di più.
Nessuno mi ha chiesto se avevo bisogno di una mano, io lo chiedo sempre quando passo e vedo qualcuno fermo in panne, ma probabilmente erano tutti troppo presi dalla propria performance per dare una mano, mi sono arrangiata come sempre, mi sono messa a ruota di un tipo con i baffoni alla Carlo Umberto e via…..
Ed ho passato il traguardo del primo giro in 1h e 52 minuti, non doppiata dal Fabio Pasquali il che, per me, equivale ad aver vinto la gara.
I ragazzi dello Sculazzo a farmi il tifo al passaggio, la moglie di Umbry con il suo “vai Kathy” non mi ha fatto minimamnete pensare di fermarmi, ho continuato dritta lungo la strada e via, secondo giro secondo regalo… un par di balle!
Ad un certo punto, cercando di tenere a bada il fiato che mi sibilava fuori dalle orecchie, vedo che un sacco di gente tira dritto lungo l’argine mentre io ed un altro paio facciamo su e giu…..
Il mi sono fatta tutto il boschetto a zigo zago ed altri belli sparati dritti come missili…..
Sulla strada che si faceva in doppio senso di marcia ne ho sentite una carrettata perchè facevo zig zag tra i birilli ma scivolavo lungo l’argine ed alla fine l’ho fatto a piedi ma latri, con il bene placido degli sbandieratori tiravano dritti….
Sono stata zitta ed a testa bassa sono arrivata al traguardo con la ruota dietro con i raggi rotti, un po’ storta ma arrivata in 1h e 15…e mi dicono che ne hanno tagliato un pezzetto alla fine; io non so bene, il mio conta chilometri segnava 53 km, togline 5 o 6 dei giretti qua e la prima della partenza ( ed io non provo mai il percorso),il che ci poteva anche stare….
Ma Fabio non mi aveva doppiato ed ero contenta.
Torno verso il camper, vado fino alla fine della strada dove c’era il passaggio di quanti ancora in gara ad aspettare Lorena, aspetto 10 minuti ma sono gelata e decido di andare a fare la doccia!
Quanto mai non ho il vizio di guardare le classifiche!
Si perché quando torno al pasta party mi dicono sei 11 esima.
Ma poi mi ritrovo 14 esima ed ultima donna perchè mi hanno tolto un giro. E la giustificazione è che ci ho messo troppo poco tempo a fare il secondo!
Un paio di palle cazzzxxxxxxxxxxxxxx.
Mi sono rotta il fondo schiena tutto l’inverno in palestra, con Lewis James dietro il collo con la frusta o quasi per fare una stagione decente, il che significa non sempre maglia nera.
E ci riesco, magari dietro ne ho solo sei o sette ma ci riesco.
Ho rinunciato al cibo che preferisco, ho rinunciato alle passeggiate in bike per un allenamento mirato di un ora sola magari ma spacca polmoni, ho perso peso, ho aumentatola potenza e sti qua mi dicono che ci ho messo troppo poco a fare il secondo giro?
Sono stata ferma ben 20 minuti a riparare il riparabile, il secondo giro era più corto di non so quanto e mi tocca anche stare zitta?????????
Ed oltre il danno la beffa naturalmente perchè stò scherzetto mi è costato ben 230€.
Un giramento di maroni ecco cosa è stata la Fosbike stavolta.
Non per la gara in se ne tanto meno per gli organizzatori che hanno fatto un lavoro egregio con un tempo non certo ideale per la mtb, ma perché i furbi, quelli veri, non li becca mai nessuno?
Forse aveva ragione mio nonno, era meglio quando arrivavo sempre ultima, mi aspettavano, mi facevano l’applauso ed a volte prendevo un premio come ultimo classificato.
Lewis mi ha lasciata in pace sta settimana, vuoi per la brutta tosse che ho, vuoi per la febbricola che non mi da tregua da tre giorni ma mi ha già detto che da lunedì non mi lascerà più un attimo di respiro, sembra che sia lui quello desideroso di riscossa….
Io so solo che il camper è già pronto, Valchiria è pronta e la sacca ha già tutto dentro per domenica prossima a Pomponesco, non cerco ne riscossa ne vendetta ma stavolta me la prenderò proprio comoda.
E dovranno aspettarmi.

domenica 13 marzo 2011

I'm the Team manager


Venerdi 11 marzo, ore 20.00 a Sirmione, Crono prologo della Brescia Cup sul percorso degli Internazionali d'Italia.
Tre squadre di diavoli Rossi in azione ed io .......per una volta senza bike ma in veste di team Manager a ritirare numeri di pettorale e pacchi gara!
Bravi i ragazzi e le ragazze con i team cosi composti:
Gruppo "rosa"
Gozzini Miriam
Lancini Luisa
Ferrari Giuseppina

Gruppo A
Lanza Carlo
Ulrich Christian
gervasoni Michele

Gruppo B
Zamboni Mauro
Viola Antonio
Zanotti Michele

Di sicuro ci siamo divertiti!

lunedì 7 marzo 2011

X-Bionic….ma il corto non lo faccio!




Che settimana.
Tre giorni alla fiera di Lugano, rientro in treno giusto in tempo per ritirare materiale e biglietti per la fiera di Padova, rientro sabato sera alle 23.30 in treno, a nanna 4 ore, un caffè al volo e via in camper a prendere Zambo e poi verso Asola e la sua X-Bionic.
Arriviamo ad Asola, parcheggiamo il gigante tra decine di altri camper e macchine ed un caffé ci vuole, sto dormendo in piedi.
Meno male che la sacca l ho preparata lunedì altrimenti, come minimo, lasciavo a casa o il casco o le scarpette, la bike è pronta, solo un po’ sporca ma nulla in confronto alla bici di Mauro…..dire ricoperta di fango è dir poco!
Ma Zambo, si tratta cosi la tua cavallina?
Capisco tutto, il poco tempo, la stanchezza ma faccio a meno di fare la doccia io piuttosto ma Valchiria deve essere splendente e lucida, scodinzolante e con la voglia irrefrenabile di correre!
Verifica tessere tra decine di facce conosciute, ritiro del pacco gara strepitoso come sempre, un giro in giro per dare un occhiata e la sosta al bar diventa obbligatoria, brioches compresa, solo un pezzetto però!
Mi raggiunge Lorena in uno stato di grazia fantastico, con un sorriso che le va da un orecchio all’altro e sono contenta per lei, era triste ultimamente e mi dispiaceva parecchio, beviamo un altro caffé in compagnia e poco dopo ci si saluta e si va a preparare la bici per la gara.
Abbiamo parecchio tempo davanti ma come sempre sembra passare velocemente; un poco di riscaldamento su e giu dalla strada dove parte la gara, i saluti ed i convenevoli con amici e conoscenti ed un giro in giro nel piccolo parco adiacente….
E sono li che aspetto Zambo che ha deviato non so dove che mi si avvicina un gruppetto di biker con la maglia del Monticelli ed una ragazza, Anna, mi chiama per nome e mi dice: sono una tua ammiratrice e seguo il tuo blog…
Oh mamma.
Poco dopo entriamo in griglia, io in prima con il numero rosso e Mauro in quarta col numero bianco ma prima, come sempre, quel picchiare le nocche delle mani l’uno sull’altra, come porta fortuna.
E la tensione sale, ho sempre paura di queste partenze a razzo su asfalto, siamo in tanti e se uno cade l’effetto domino è assicurato, speriamo sempre non accada nulla.
Con me Stella, che come sempre illumina l’aria col suo sorriso ed anche lei esprime il suo timore per la partenza, speriamo bene dai ragazza.
Pronti via con i Red Hot Chili Pepper a manetta……o almeno credo…..via veloci lungo l’asfalto del lunghissimo giro di lancio di questa gara che sarà di 55 chilometri; via veloci e mi sfilano i ragazzi piu agili e li lascio passare, devo ingranare prima di spingere sui pedali ed il polpaccio malandato è rigido e dolorante, non posso forzare subito, deve scaldarsi prima.
Si imbocca una strada fangosa, tutti in fila pian piano e la battuta di alcuni ragazzi dietro a me….…” non dire niente a questa signora altrimenti son guai…”….ma ragazzi voi siete ciclisti, io di solito me la prendo con i motociclisti….
Beh ridono tutti ed è un bell’inizio per questa lunghissima gara.
Si ripassa sulla strada della partenza ed inizia la gara vera, quella dura, con fango del primo campo dove vedo una Laura Moretta dal volto triste tornare indietro a piedi per la rottura del deragliatore e mi dispiace un sacco per lei.
Iniziano le strade bianche ed i sentieri, a volte il fango sembra pongo e l’erba lungo gli argini ti rallenta ma non si smette mai di pedalare.
Ed è questa la caratteristica delle gare di pianura, devi sempre pedalare e non hai respiro; un giro unico stavolta, senza nessuna possibilità di venir doppiata per cui mettiamoci il cuore in pace e passiamo almeno 4 ore sui pedali.
Lo scorso anno Mauro mi aveva dato un ora e passa ed avevo fatto il corto, stavolta devo fare il lungo per forza se voglio entrare in classifica per cui vediamo di arrivare in fondo, anche piano ma arrivare.
Al primo ristoro riempio la borraccia, rubo un paio di biscotti e via, il bivio non dovrebbe essere molto lontano ormai.
Ed eccolo il cartello con scritto LUNGO_CORTO.
No, il corto non lo faccio, neanche morta.
Anche se le gambe fanno male e sono stanca, anche se la voglia di arrivare e riposare è tanta tiro dritto e non lo faccio il corto, non se ne parla a costo di arrivare ultimissima e quando hanno già finito la pasta del party dopo gara.
Allora io dico: piacerebbe anche a me tagliare su asfalto ed arrivare prima ma mi da fastidio anche solo il pensiero di farlo e giro per un sentiero segnalato come percorso gara nel boschetto con la sabbia che rompe le scatole… supero due ragazze dal numero bianco e le sento dire che se tornano indietro e seguono l’argine arrivano prima… al ristoro mi fermo, riempio nuovamente la borraccia e riparto…..salgo da sotto il ponte e mi dicono che mancano 15 km al traguardo, pedalo per piu di mezz’ora e me le ritrovo davanti!
Beh mi girano neanche un pò le palle!
Il bello è che sono belle tranquille e, quando le sorpasso sembra che facciano di tutto per ostacolarmi…. Beh porco mondo azzardatevi a passarmi davanti al traguardo che vi brucio, voi e le bici assieme.
Le incenerisco con lo sguardo e credo abbiano ben capito di non azzardarsi a farlo; il bello è che sento una delle due dire: “ no pasemo dal chip…”in dialetto veneto….
Recupero ancora quattro ragazzi e mi scappa da ridere! Per anni io e Dado abbiamo fatto a gara per vedere chi dei due arrivava ultimo, per il premio della maglia nera ed ora, non so se riderne o dispiacermi, faccio di tutto per superare anche solo due o tre persone e non averla più quella maglia che il più delle volte era una bottiglia di spumante o una confezione di biscotti… ma era divertente però.
Ma Dado non corre più.
Passo il traguardo e vedo che ci ho messo “ poco”, cioè quasi 40 minuti meno di quanto preventivato.
Arrivo al camper e noto che Mauro ha già caricato la sua bike, sarà a fare la doccia di sicuro ed è quello che faccio anche io ora con piacere…come adoro l’acqua calda che scorre e toglie il sudore e lo sporco ed un po’ di fatica.
Lo chiamo ed è meravigliato dal fatto che io sia già arrivata, hehe Zambo se mi impegno un pochino di più e se mi riposassi in modo decente potrebbe essere che ti stia appiccicato al fondoschiena….sarebbe una bella conquista!!!
Dai Mauro, scherzo…non ti raggiungerò mai, sei troppo veloce per me ma ti tengo d’occhio però e vedi riguardarti alle spalle qualche volta.
Andiamo assieme al pasta party e, mentre ci mettiamo in fila per il pranzo, vedo Paolo Alberati, lo chiamo e saluto e ci abbracciamo come vecchi amici.
Due parole e poi lo lascio ai suoi impegni, iniziano le premiazioni e lui,da campione qual è sale sul podio; la gara è stata vinta dal bionico Fabio Pasquali, quest’ anno vola sulle ruote che sembra in moto e, tra le ragazze, Angela Perboni seguita sul podio dalla mitica Lorenza Menapace che, per una volta, ha abbandonato le gare endurance per una gara in pianura.
Finito il pranzo ci avviamo verso il parcheggio e si parte, non senza fermarci prima al negozio della xbionic a ritirare la restante parte del pacco gara, le calze tecniche da ciclista.
Ci vorrà più di un ora per arrivare a casa di Zambo, breve sosta caffè e poi via verso casa mia e verso il meritato riposo.
La stanchezza è proprio tanta stavolta, il lavoro e le poche ore di sonno hanno condizionato non poco la mia giornata sui pedali ma in fondo penso che non posso dare di più ed anche se gli occhi mi si chiudono davanti alla classifica ufficiale online, il sorriso mi viene facile.
Vado a nanna proprio presto stasera ma prima devo constatare con mano se l’onestà sportiva esiste oppure no…. No, decisamente no visto che le due ragazze sono regolarmente in classifica dietro a me….La frase detta sul percorso di gara era solo per le mie orecchie e forse, per scaricarsi la coscienza.
Non è cosi che si fa ma è un problema loro non mio, meglio tra gli ultimi ma onestamente.