La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


lunedì 26 novembre 2012

Autunno


Era ora!
Sentivo il battito animale di valchiria svegliarmi di notte, voglia di andare, pedlare, sentire l'aria tra i capelli e sul viso....
Un mese di astinenza a correr di qua e di la per mia figlia, tra medici ed ospedali, preoccupata ed ansiosa...
Ma ora sembra tutto risolto, lei è piu tranquilla ed io posso, finalmente, scarcare un poco di nervi sui pedali.
Non  mi fa bene stare ferma. Mi viene mal di schiena, ho le spalle intorpidite, il collo indolenzito, tutto l'opposto di quando posso pedalare, arrivo stanca ma rilassata.
E poi se non pedalo non perdo peso per cui via, domenica grigia e con foschia ma il richiamo dei pedali è grandissima.
Aspetto che si scaldi l'atmosfera un poco, anziche uscire al mattino opto per le 14 e gia dalle prime padalate sento le gambe dure, i muscoli abituati a non lavorare reclamano non poco.
Seguo il naso piu che un percorso deciso in precedenza, attarverso la riserva delle Torbiere incontrando gente che pesca o passeggia, arrivo a Provaglio e giro verso la stradina che taglia la collina in mezzo ai vigneti, pedalando verso le cantine Berlucchi.
Le viti sono rosse ed arancio, l'uva tolta da tempo sta fermentando nelle botti, il silenzio mi accompagna facendo compagnia in sottofondo ai pensieri che mulinano nella testa.
Una leggera foschia si mescola al grigiore del cielo ma nonostante questo il paesaggio è stupendo, i colori sono un amalgama di calore e sfumature, scaldano gli occhi nonostante l'inverno sia alle porte.
E pedalo per chilometri girando per sentieri conosciuti, in totale solitudine, incrociando solo qualche cacciatore alla ricerca di un qualche preda da uccidere e facendomi decidere di non uscire dal tracciato ufficiale delle stradine di campagna, evitandi i sentieri per evitare ciò che successe un paio di inverni fa, il ritrovarmi con ei pallini a caccia arroventati piantati nella caviglia sinistra, ancora oggi le cicatrici si vedono.
mi soffermo a guardare dall'alto di una collina verso la distesa di vitigni che rende questa zona unica e preziosa.
Dopo due ore giro verso casa, infreddolita ma decisamente felice...
Si felice.

giovedì 1 novembre 2012

Rally dell'Oglio 2012



Credo sia l’ultima gara di stagione, per una serie di cose che non sono solamente il cambio di stagione o il freddo.
Comunque si decide di farlo, nonostante le previsioni diano acqua e freddo mando il fax con l’iscrizione mia e di Dado ed alle sei del mattino la sveglia mi butta giù dal letto nonostante senta la pioggia battente sul tetto di casa e la voglia di starmene rintanata sotto il piumone sia grande.
Il camper è pronto, carico tutto e parto con ancora il buio pesto della notte, un rabbocco di gasolio e via verso il paese a raccattare Dado…. O almeno questa era l’idea!
Incrocio quello che mi pare il suo furgone ma a bordo vedo uno con un cappello, non mi pare di conoscerlo… e via verso l’oratorio in centro dove di solito ci si trova….
Il cambio dell’ora rende tutto ancora più cupo, è tutto chiuso, bar e caffetterie che di solito a quest ‘ ora ti regalano il primo caffé hanno le serrande abbassate e di dado neppure l’ombra.
Decido di mandargli un messaggio ma sento dei colpi di clacson…. Era lui che ho incrociato prima cavolo!!!
Il messaggio che gli ho mandato ieri sera mi è rimasto nel cellulare, nelle bozze e per questo lui dava per scontato di dovermi venire a prendere a casa col furgone.

Cominciamo bene vah!!!
Un salto a portare il furgone al parcheggio, scarica di la emetti su qua e finalmente si parte per Casalmorano.
La pioggia è scrosciante, il vento è forte e mi sa che oggi sarà campale pedalare in gara ma ormai si è in ballo per cui si balla e poi cìè chi paga per fare i fanghi….
Verso Orzinuovi veniamo accolti da una grandinata madornale,tanto forte che mi fermo sotto la tettoia di un distributore ed aspetto un buon quarto d’ora che passi per poi ripartire verso uno spicchio di cielo sereno proprio sopra la zona di Cremona ma le nubi nere e dense ci seguono da poco lontano e mi sa che lo spiraglio di azzurro che vediamo sia solo una piccola illusione sul come effettivamente sarà la giornata.
Poco alla volta ci avviciniamo a questo paese di pianura ripercorrendo le strade percorse decine di altre volte ed iniziamo ad incontrare macchine con le bike sul tetto ed altri che, come noi, hanno deciso di sfidare freddo e pioggia per pedalare prima della pausa invernale.
Parcheggiamo vicino ad un altro camper e via a prendere il numero, 265 per me e 365 per dado che da non tesserato corre tra gli escursionisti.
Un caffè in paese e la vestizione che ne segue sempre, le bike pronte e d un saluto a quanti ti danno una voce e tra di esse Orietta Tosadori, in recupero da un brutto infortunio.
Le nove e mezza arrivano presto, sono in griglia con Grazia e suo figlio e molti altri amici o conoscenti che siano e, mentre un minuto di silenzio rispettoso va da parte di tutti al militare italiano ucciso nell’inutile guerra in Afghanistan il mio pensiero va a Roger ed alla promessa che gli feci sulla tomba, quella di non mollare mai.
Oggi correrò per lui nonostante il freddo e la non voglia, la pioggia e la stanchezza che mi prende in questo periodo, presa tra i mille impegni di lavoro, le fiere da organizzare, la lunga stagione alle spalle, mia figlia che non sta mai bene ed il tempo passato a rincorrere quel medico piuttosto che quell’altro, mettendo in secondo piano i miei problemi di salute che sono altrettanto importanti ma che, per il momento, devo accantonare.
Pronti via lungo il pezzetto di asfalto ed il fango pazzesco del campo poco dopo, un lungo giro di lancio di 7 km seguito poi da un unico giro per un totale di 35 km, non molti per una gara di pianura, tantissimi per la stagione e per la pioggia che pare divertirsi a scrosciare sempre più fitta durante la gara.
Meno male che ho sempre preferito materiali ottimi al risparmiare pochi euro, un anti-acqua mi protegge schiena e collo ma fa freddo ed il pedalare diventa un modo per tenermi calda.
Un chilometro dopo l’altro, lunghi tratti a spinta dove sprofondavo troppo nel fango dei campi, altri chilometri in sella e passa questa gara senza storia, tra il grigiore della campagna autunnale e la solitudine di chi pedala in fondo al gruppo.
Ma arrivo Roger, lo sai, te l’ho promesso, io taglio il traguardo per te oggi.
Anche se la voglia di girare la bike è forte continuo a testa bassa ed il superare sette o otto persone mi fa sorridere, non sono neppure ultima oggi.
Quando passo sotto l’arco dell’arrivo urlo a Gaioni, il responsabile del rilievo tempi, che se non mi mette in classifica lo picchio e lui ne ride, ormai mi conosce da anni; le premiazioni sono gia iniziate da tempo, gli ultimi non centrano…..
Un salto al lavaggio bici, la doccia bollente sul camper, il cambio al volo e la corsa verso il ristoro sperando di trovare ancora un poco di the caldo, Dado che mi aspetta e mi va a ritirare la tessera mentre bevo avida e mangio una delle ultime brioches.
Lui è contento, ha fatto una bella gara nonostante la giornata pessima, io sono tranquilla, l’ho finita e questo era il mio obbiettivo odierno; la strada verso casa passa velocemente chiacchierando e lo porto fino in centro prima di tornate a casa in un freddissimo pomeriggio.
Mentre parcheggio il camper mi rendo conto che lo sguardo è attirato dalla montagna di casa, il Monte Guglielmo,
e’ completamente innevato!!!!
Cavolo, siamo solo al 28 di ottobre…..

Ora riposo un po’, non so ancora se effettivamente questa è stata l’ultima di stagione o meno, ma per oggi ho dato e sto bene sul divano al caldo, domani vedremo che fare….

mercoledì 24 ottobre 2012

100 minuti Mtb Maneggio Orsini




E ci siamo, ultima gara del Gliso per il 2012…credo!!!
Si perché lo vedo da qua che gli sta fumando il cervello, e di sicuro ne sta inventando un paio come minimo.

Si parte per Verolanuova alle sette e mezza del mattino, passo in paese a recuperare Dado, carichiamo tutto sul camper e via per una pedalata nel Parco dello Strone.
Si arriva, individuò la stradina che porta al maneggio e mi preoccupo del fatto che il bestione è grande e grosso ed ho sempre paura di non passare o di attaccar dentro in qualche pianta, mando Dado in ricognizione e dopo l’ok, mi avventuro verso lo spiazzo indicatomi, praticamente sono parcheggiata sull incrocio del fettucciato del percorso ma se va bene agli organizzatori va bene anche a me.
Dado è rilassatissimo, tutto felice di on aver dovuto guidare e sebbene sia sempre un po’ preoccupato del fatto che gestisca il camper con disinvoltura, lo vedo sorridere e mi piace sta cosa, il fatto che abbia ripreso a correre e mettersi in gioco, anche se senza tessera e come ciclo amatore.
Un caffè dopo aver ritirato il numero, aspettiamo Luisa e Miriam che oggi fanno squadra con noi ed andiamo a preparare le bike.
Valchiria è ancora sporca dalla mia uscita di ieri pomeriggio dopo due settimane di stop, una settimana in giro per mezza Lombardia con gruppi di tedeschi ed una settimana di magone dopo la morte di un carissimo amico, ma è ora di rimettersi in sella e pedalare anche perché il cicio aumenta e deve andarsene.
Accendo il boiler per avere acqua calda al ritorno ma la spia resta accesa e scopro di aver finito il gas… ussignur!  È una tribolata pazzesca cambiare la bombola, filettatura inglese al contrario ed io non me ne ricordo mai per cui sto un quarto d’ora a smadonnare finché Dado, preso da compassione, non decidere di prendere in mano la situazione e chiavi alla mano mette tutto a posto…..  Ora di corsa a preparare noi stessi e le bike, le nove e mezza arrivano veloci e la nebbia si alza dai campi, spero vivamente che il sole faccia capolino tra poco, con la nebbia ho sempre avuto strane esperienze in gara tipo quella, anni fa sempre da queste parti in cui, in sella, non m i vedevo i piedi ed io sbucavo su dalla nebbia stessa come se fossi un ectoplasma a metà….. ne rido ancora! Era incredibilmente impressionante vedere queste mezze persone che sbucavano solo con la parte alta del busto dalla nebbia ed il resto non lo vedevi ma era stranissimo anche per me che pedalavo perché non sapevo dove diavolo stavo passando, se sulla strada, se vi fossero buche o se magari finiva il sentiero e c’era un fosso.
Comunque pronti via che si parte.
E trecento metri dopo eravamo persi!!!! Robe da matti. Il gruppone davanti a manetta, noi “tranquilli” dietro tanto ci sono quasi due ore di gara da fare e ci troviamo sulla stradina del giro di lancio senza indicazioni, avvolti dal manto bianco impalpabile a cercare l’omino che ci dia indicazioni… e non ero sola stavolta a perdermi, ma Dado, Miriam, io, altri tre ragazzi e quattro accompagnatori in mtb fuori gara.
E gira che ti rigira alla fine, dopo sette km, troviamo un tipo con la Panda bianca ed il giubbino arancione e gli chiediamo indicazioni e lui: “che fif oter che…”!!
E si mette davanti con le frecce lampeggianti a farci da apri pista fino ad incrociare il percorso dove uno dei giudici rilevava i numeri, ci fanno immettere sul circuito e si parte per la gara davvero stavolta.
L’unico neo era che quelli che sopraggiungevano ci chiedevano “ma voi da dove sbucate”?????
Mi sono sentita in colpa senza esserlo, loro avranno sicuramente pensato che avessimo tagliato da qualche parte ma cosi on era.. anzi per inciso abbiamo fatto quasi sei km in più; comunque da li in poi si è pedalato eccome se lo si è fatto!
La formula dei 100  minuti potrà anche sembrare strana ma non è cosi male in fondo, si perché è come se fosse una piccola endurance, uno pedala fin quando al passaggio sotto il traguardo non ti dicono di fermarti oppure se sei lungo il percorso e finisce il tempo ufficiale di gara ti verrà conteggiato l’ultimo giro…insomma una trovata geniale del Gliso, cosi, tanto per movimentare l’ambiente un pochino a fine stagione.
Alla fine di giri ne abbiamo fatto cinque Miriam, Dado ed io mentre Luisa ne ha fatti sei.
Ed il percorso era bello, divertente, un po’ pesantino per le piogge dei giorni precedenti ma non cosi male in fondo e quel bellissimo sentiero nel bosco, tutto da guidare… uno spasso anche per le polente come me. Mi spiace solo per una cosa, mi è capitato di sentire in ritardo le chiamate “destra-sinistra” dei ragazzi che andavano più veloci di me… mi scuso ma con l’orecchio sinistro sordo a volte percepisco più che sentire le voci per cui ragazzi urlate un po più forte la prossima volta.
Premiazioni a gogo, gara e circuito, podio tutto dei Diavoli Rossi al femminile, prima Luisa, seconda Miriam e terza io…. Ed anche nel circuito 4C siamo salite sul podio, seconda io, terza Luisa e quarta Miriam… mica male come giornata autunnale. Se poi si conclude con un pranzo prenotato alcuni giorni prima presso lo stesso agriturismo a base di spiedo praticamente a volontà, buonissimo, seguito da qualche bicchiere di vino in compagnia… beh che dire, viva la mountain bike se questo è il seguito.
Ci siam persi nella nebbia, ci hanno ritrovato, abbiamo pedalato, ci siamo divertiti ed abbiamo concluso la giornata in compagnia di amici che condividono la stessa passione, che dire… meglio di cosi non si poteva no???????
Sempre meglio che passare le domeniche sul divano a polentare…..meglio mangiarla la polenta!!!!
Alla prossima.

domenica 21 ottobre 2012

Ciao Roger


Ci ho messo una settimana per trovare le parole, per cercare dentro di me quello che ora sto scrivendo.
Il dolore ha lasciato il posto alla rassegnazione e la consapevolezza del fatto che non ti vedrò più rende le mie giornate più tristi e lunghe.
Continuo a guardare, qua sulla scrivania, il modulo di iscrizione alla maratona di New York, quella che dovevamo fare assieme tu di corsa ed io in bike accanto a te ma poi, assieme, avevamo deciso che la tua condizione non permetteva che tu corressi più ed allora avevo cercato una sedia a rotelle con i pedali dietro e ti avrei spinto fino all’arrivo perché la maratona io la volevo fare con te amico mio.
Avremmo passato assieme il traguardo, avremmo gioito e pianto, avremmo riso come dei pazzi al passaggio sotto lo striscione ed avremmo vinto la nostra battaglia, assieme, spalla a spalla, come negli ultimi cinque anni ma il destino ci ha messo lo zampino e la lunga battaglia intrapresa l’abbiamo persa, assieme, perché non sono riuscita a passarti la forza di lottare ancora, la stessa forza che fece vincere a me questa stramaledetta guerra contro il nostro corpo che ci si ribella contro, che ci consuma e che, purtroppo, non ti ha lasciato scampo.
Mi si è strappato il cuore quando ti ho visto immobile, nella cinerea colorazione della morte; ho sentito un dolore immenso dentro e lo stesso dolore farsi strada per uscire e trasformarsi in lacrime amare, disperate e silenziose perché il dolore era mio sabato scorso ed è mio tuttora nel silenzio della mia casa.
Credo di non aver mai avuto un amico speciale come te Roger, il tuo sorriso unico e dolcissimo, contagioso quasi, il tuo saper ascoltare e la tua immensa bonta.
Mi hai ascoltata per ore quando avevo il cuore spezzato, senza criticare mai ciò che avevo fatto, ciò che avevo scelto e solo dopo, quando a me era rimasto solo il dolore dell’abbandono hai parlato dicendomi ciò che non avevi mai detto prima perché rispettavi le mie scelte; mi sei stato accanto quando io ho avuto lo scontro frontale con la malattia, odiosa ed infida, ma le tue spalle erano li, accanto a me, pronte a sorreggermi ed aiutarmi a sopportare un dolore fisico cosi grande che mescolato ad un cuore spezzato non volevano darmi pace.
Tu, un angelo con le scarpette da corsa ai piedi, tu un ragazzone della valle che veniva a trovarmi ovunque pur di farmi sorridere.
E quando, poco alla volta, ho rivisto il sole nei miei sentimenti e la lotta contro un nemico oscuro sembrava quasi alla fine tu eri li, presente…
Ricordo gli aperitivi sul lungolago ridendo come dei pazzi alle espressioni strane fatte dai vicini di tavolo che non capivano il nostro parlare in dialetto svizzero, ricordo le serate a casa tua con tuo figlio e Giusy chiacchierando su progetti assurdi ma bellissimi, il progetto del nostro viaggio con il mio camper su per le montagne svizzere con il plauso dei nostri famigliari che scuotevano il capo ma leggevano nello scintillio dei nostri occhi la voglia tutta bambina di scappare a modo nostro.
Ricordi che ora mi tengono compagnia rendendo il tuo addio forse ancora più doloroso.
Tu per me c’eri sempre, a qualunque ora del giorno o della notte.
Tu sei stato, per anni, colui a cui mandavo un sms alla fine di ogni gara per dirti che ero arrivata tutta intera, ultima magari ma intera; tu eri quello che mi spronava a fare ciò che amavo ed amo ancora , la mia mtb, la mia Valchiria, colui che mi diceva: non si molla Kathy, non si molla mai!!!
Tu che hai fatto la Proai Golem tante volte arrivando a braccia alzate, tu che correvi lungo il fiume per allenarti davi forza a me ma io non sono riuscita a passarla a te quando ne hai avuto bisogno.
Quanti progetti avevamo fatto quando eri in ospedale a Como 4 anni fa…
Ma un sms nella notte ha rotto tutto questo lasciandomi solo tanta tristezza.
Per un attimo, in chiesa, un raggio di sole ha rischiarato le pareti ed ho capito che era il tuo modo di dirci addio, in quell’attimo te ne sei volato via.
Vola stela, hai tutto un cielo dove correre ora, hai un universo di stelle da toccare e far brillare con il tuo sorriso.
Vola Roger, io starò qua ancora un po’ cercando di tener fede a quello che ti ho promesso anni fa, non mollare mai.
Correrò per te, ogni singola volta e che arrivi ultima, penultima o a premio sarà per te amico mio, per sempre.

mercoledì 17 ottobre 2012

Granfondo del Riso


Partita per Milano…
Si, alle sei meno un quarto di domenica mattina, dopo la mitica 6h di Urcis perché di andare a casa non ho proprio voglia, sola col gatto sul divano…. Macchè macchè….
Faccio fatica a trovare sto paesino alle porte della metropoli, Carpiano si chiama, esco a Melegnano e gironzolo o attorno finché non intravedo un cartello e mi avvicino al centro.
Capisco di essere al posto giusto quando inizio a vedere ciclisti in mountain bike che girano attorno alle rotonde, parcheggio il bestione a lato strada e mi avvicino alla zona arrivo/ partenza per l’iscrizione.
Dunque non capisco.
Mi dicono Granfondo del Riso….
Tutto piatto, qualche campo che di risaia non sa neppure lontanamente, campi di mais spogli pieni di “scarfoi” come si dice in bresciano ma di riso non ne vedo…
Va beh vediamo dopo.
Facce più o meno conosciute, un amico bergamasco che spunta tra la folla, alcune ragazze che vedo in altre gare di solito ma l’atmosfera è strana, forse perché vengo dalla mitica Urcis dove la festa è la regola ed il pedalare un optional….
Via si parte.
Asfalto, un campo da fare a zig zag nell’erba, segue strada bianca che finisce in un campo gia tagliato con i tipici spuntoni del mais, un sentiero lungo un ruscello, un paio di passaggi su asfalto, un argine ed un altro campo….
Dopo il primo giro mi ero già rotta i maroni.
Allora io vado piano e va bene, che mi superino pure tanto mi frega un cavolo, ma che arrivi il campione di turno e mi dica “cazzo ci fai qua” quando lui crede di essere ai mondiali mentre invece è nella campagna milanese e Fontana and Co. sono da qualche parte in Europa a fare gli europei mi fa pensare che stavo meglio ieri a Barco, dove sport ed agonismo si miscelano con lealtà e divertimento, senza troppe menate del tipo “io son bravo e tu tirati da parte”!.
Di giri ne ho fatti tre cioè fin quando i giudici di gara mi hanno fermato perché la gara era finita, me ne sono andata al camper, fatto la mia doccia calda e son tornata al ristoro per mangiare qualche cosa, salutare un paio di persone ed andarmene senza vedere neppure una risaia…
Ah una cosa… ma le gran fondo non sono a giro unico o al massimo due tipo la gara di Pomponesco o la Aironbike dei miei amici di Guastalla?
Sei giri nei campi sono al massimo una Xc…..
Sono una rompimaroni lo so…..
Ma oggi mi gira cosi

martedì 16 ottobre 2012

Urca la Urcis 2012




Eccola qua la mia gara preferita, quella che aspetto dall’inizio della stagione e che ogni anno diventa più simpatica.
Quella che ha il ristoro con la birra ala spina, che mi fa crepare dal ridere, dove se c’è il guado è un tuffo dietro l’altro e se non c’è quello trovi il sabbione dove ti impantani e non ce ne vieni fuori se non a spinta.
Oppure trovi la variante alla Charlye che un anno è in salita e l’anno dopo te la ritrovi, in discesa però e tutti i tuoi preparativi per farla come si deve vanno a Patrasso; ma resta una certezza, ci si diverte!!!!
Ed allora aspetti che sul sito compaia il semaforo verde, mandi la mail di iscrizione e corri in banca per versare il dovuto e controlli la votazione ----- si perché sti ragazzi qua ti fanno anche scegliere che tipo di gara vuoi, se di giorno o di sera o la variante meta e meta e sarà quest’ultima stavolta che ci terrà impegnati per sei ore in sella, una day and night new style.
Raggiungo Barco il venerdì sera, parcheggio a 200 metri dalla zona cambio e praticamente a dieci metri dal percorso e mi avvio a piedi verso il tendone dove si svolge cena/pranzo e ristoro ed eccola li la compagnia al completo, Ivan, Charlye e famiglia e tutti gli altri “ragazzi” dell’organizzazione, raggiunti poco dopo da Ilario con la sua inseparabile cagnetta.
E mi siedo con loro per la cena, come ogni anno, due chiacchiere tra un panino e salamella ed una patatina, una birra alla spina e due risate.
E’ bello sentirsi a casa.
E poi me ne vado a dormire, serena e tranquilla, in attesa del mattino successivo e della partenza.
Colazione in solitaria con l’aria che già freme per la gente che va e viene, ciclisti e non che si aggirano per il campo, tutti in attesa delle 15 e della partenza ufficiale della gara.
Io in solitaria come sempre, Luisa, Miriam e Giusy in squadra a tre, i due Michele, Gianotti e Quaranta, in compagnia di un loro amico in un'altra squadra, un sacco di amici in giro e la simpatia di chi, come Giuseppe Frumento, che ad ogni passaggio mi urla Iseooooooooo.
Che bel mondo.
Numero attaccato, giro di prova no grazie tanto in sei ore ho voglia di passarci, due caffe, un piatto di pasta, ci scappa anche un gelato ed alle 15 in punto via che si parte correndo a piedi per il campo cosi tanto per scaldarci un po’….
Correre per me è complicato con le scarpe da ciclista, me la prendo comoda ed inforco Valchiria e via che si parte.
Al contrario rispetto allo scorso anno ma il giro è lo stesso, quello che da anni faccio e rifaccio volentieri, il lungofiume, il lunghissimo single track nel bosco e le strade bianche li attorno, qualche pozzanghera gigante ma è bello, tanto divertente, come sempre del resto.
Ed il tempo passa inesorabile ma la calma sta di casa nel mio Dna e va benissimo cosi, mi guardo attorno e pedalo.
Ad uno dei passaggi poco dopo la zona cambio mi fermo a guardare la gara dei piccoli, ci sono tre dei nostri Diavoletti Rossi in gara e li incito…… ma sono in gara anche io e seppur con calma riparto con loro che prima mi danno un bacio sulla guancia… …i miei cuccioli!!!
Alle sei monto i fari e riparto.
Ma i miei occhi non vanno molto d’accordo con la notte nel bosco e le ombre date dai fasci di luce spesso mi ingannano e decido di mollare tutto quando mi trovo abbracciata ad un albero.
Decido di fermarmi al ristoro, bermi la birra alla spina tanto è l’ultimo giro per me e tornare verso il traguardo, la mia sei ore finisce a 5 ore ed un quarto.
Nel frattempo è arrivato Dado a fare il tifo.
Doccia al camper e poi assieme ad aspettare Giusy che sta facendo l’ultimo giro riuscendo nell’intento di mantenere il primato per la squadra conquistato l’anno scorso.
Ed alla fine eccola sbucare dal cortile del castello di Barco, ultimo tratto del percorso, cotta e stravolta per aver dato tutto fino alla fine.
Ed inizia la festa.
Le premiazioni tardissimo rispetto allo scorso anno, lo spiedo buonissimo come sempre e la compagnia eccellente come ogni volta fanno arrivare l’una di notte in un lampo e mentre tutti tornano a casa io mi avvicino alla casetta su ruote e mi metto a dormire…
O meglio cerco di farlo….
Ma alle tre di notte sono ancora sveglia e non c’è verso di riuscire a chiudere gli occhi per cui decido di preparare il camper per la partenza e di vestirmi, farmi un caffè super concentrato e di partire…
Sono le sei del mattino, destinazione Milano…….

giovedì 4 ottobre 2012

Una Gimondi in meno...

L ho sentita sulla pelle per anni, dieci per la precisione, cavalcata con rabbia, arrivata ferita, stanca ed infangata, lacrime sulle guance o un sorriso sulle labbra....
L ho amata, odiata, subita, l ho fatta con rabbia e con piacere, ho vinto la paura della discesa e la stessa discesa mi ha lasciato i segni sul corpo, insomma l'ho vissuta fino in fondo, fino al punto di dire basta.
Viverla da fuori è stato diverso, strano.
Le cose cambiano nel corso degli anni, la vita stessa ti fa cambiare, cambiano gli amori che probabilmente amori non erano, le passioni si affievoliscono o si indirizzano da un altra parte e tu ti trovi a vedere con  occhi completamente diversi quello che, anni prima, era cosi importante da farti litigare pur di essere presente, pur di far parte di questa cosa, di questo evento, passare in piazza in sella diventa pian piano bello si ma meno importante.
Per dieci anni ho sentito il cuore battere forte al mattino, arrivare in griglia due ore prima perchè dovevo essere li tra tutti gli altri, ed emozionarmi quando lo sparo rompeva l'aria e dava il via lungo la strada che porta in Piazza Garibaldi e da li salire, arrivando tre o quattro ore dopo a ripassare per quella piazza con la gente che ti guardava strano oppure ti applaudiva.
Mi è mancata stavolta, tanto.
Ho avuto il magone sia il sabato che la domenica mattina quando sono stata allo stand con i compagni di squadra, gli stessi compagni che nel corso degli anni sono cambiati piu volte, una prima volta andandosene in una squadra corse nuova, vari cambiamenti che lasciano un pò di sconcerto ed amaro in bocca ed ora, una seconda ondata che se ne va... per giusta causa in fondo, noi non possiamo "dare" ciò che loro cercano oppure vogliono e posso augurare loro solo tanta fortuna.
Spero solo che le amicizie restino e no succeda come già successo tempo fa che ti incontrino e sia occasione solo per criticare o prendere in giro.
Ognuno fa le sue scelte, io ho fatto le mie.
Ho passato la mattinata a correre da un punto all'altro del percorso gara, facendo foto, incitando i ragazzi ed alla fine me ne sono tornata a casa di corsa dopo aver visto la scalata alla Madonna del Corno sporca di fango e con tanti chilometri nelle gambe che se facevo la gara ne facevo di meno....
Al lavoro nel pomeriggio ripensando alle sensazioni forse perdute, alle amicizie diventate importanti nel corso degli anni oppure agli amici persi proprio per colpa di questa passione per le ruote grasse.
Ma credo che quello che mi mancherà di più era fare questa gara con la presenza di qualcuno accanto, un amico speciale, due occhi che ancora rivedo quando penso al passato e che mi mettono malinconia.
Ho tanti altri amici che pedalano con me, Dado in particolare che mi sopporta da 40 anni (o forse ci sopportiamo a vicenda) e con loro farò ancora migliaia di chilometri in giro per il mondo ma la Gimondi era quella cosa  unica perchè a casa, ma ho saputo dire no a ciò che è cambiato troppo nel corso del tempo e che ora non fa più per me.

martedì 18 settembre 2012

Io Barboj, tu che fai?

Come sono riuscita ad avere il giorno libero ancora adesso non lo so ma ci tenevo tantissimo a tornate dai ragazzi del Kinomana ed alla loro 6h del Barboj!
Avevo fatto la prima edizione di questa endurance parecchi anni fa e la location era totalmente diversa, a Rivalta di Lesignano de Bagni, stavolta invece e' a Santa Maria del Piano che poi e' una frazione dello stesso paese ma e' tutto diverso, niente Barboj di fango che ribollono dal terreno  ma tantissimo ruscelli e rivoli d'acqua ovunque.
Ma iniziamo dalla parte giusta!
Venerdì sono al lavoro ed inizialmente avevo pensato di partire ancora la sera ma un invito da parte degli amici ciclisti ad una cena solo biker mi fa cambiare idea e parto sabato mattina alle sei dopo una notte anzi qualche ora di sonno tribolato a seguito della cena abbondante e di qualche bicchiere di vino.
Decido di fare strada normale visto che il navigatore mi da quasi 40 chilometri in meno e mi avvio verso Asola, la strada che faccio tantissime volte durante la stagione visto che buona parte delle gare. Si svolgono da quelle parti, seguo le indicazioni per Parma e buon viaggio.
Ma come spesso succede i chilometri sono effettivamente di meno ma vado lentamente visto che ci sono autovelox dappertutto ed arriverò a Lesignano alle nove passate.
Poco male, trovo parcheggio facilmente per il bestione e vado a ritirare il pacco gara ed il numero, rivedendo dietro il bancone Vania che non vedo da parecchio tempo e mi trasferito la bar per un caffè risveglia morti e moribondi, azzannando una ciambella che sembrava guardarmi con immenso amore!!!
Accanto al camper trovo gli amici della Croce Verde di Orzinuovi, gli organizzatori della bellissima sei ore di Urcis a cui non manco mai a costo di far carte false, ci scambiamo quattro saluti e mi invitano a pranzo poco dopo  mentre stavo pensando a cosa farmi, se un piatto di pasta o un panino al bar.
Si chiacchiera e chissà come mai il tempo passa sempre velocemente mentre si e con amici e poco alla volta arriva il momento di preparare la bike e vestirsi da ciclista.
Mi chiedono di provare il percorso ma decido, come sempre, che ho sei ore di tempo per provarlo per cui tranquilla me ne sto tranquilla a girare qua attorno aspettando le 12 e la partenza la gara.
E via che si parte con nelle orecchie la musica a palla di Ugo di Cresi, piacevole compagnia nelle orecchie ed al morale, si perché a me sembra di andare più forte con gli AC/DC nelle orecchie!
Il primo giro e' una specie di perlustrazione e dopo il quarto guado ed il ponte fatto con i panca li penso che più di 5 giri non li faro' ma giro dopo giro il percorso ha iniziato ad affascinarmi sempre di più fino a diventare una specie di otto volante sui pedali.
Erano veramente tanti mesi che non mi divertivo così tanto sui pedali, un susseguirsi di sentieri da guidare nel bosco tra le piante con appese le foto di Clint Eastwood che, con faccia. Cattiva, urlava: piantaaaaaaaaaaa!
Che ridere ogni volta passavo su per pezzo tutto sassi smossi che si muovevano sotto le ruote in conseguenza del mio dolce peso e dove saltavo come una rana; e le rane le ho viste davvero nelle grosse pozzanghere appena dopo il ponte "gestito"dallo zio Willy con tanto di badile, al mio passaggio in bike sembravano scappare per non farsi stirare sotto le ruote!
I guadi poi, una specie di Ridolini ogni volta.
Il primo lo facevo ma il secondo non riuscivo perché aveva quella radice di traverso che mi facevano cadere, il terzo, più profondo, ho impiegato due giri a capire come farlo con i due fotografi che ridevano le dei matti ad ogni mio passaggio ed in una di queste foto appunto ho una faccia del tipo: ma che cavolo sto facendooooooooooo!
Ne ho fatti di tuffi, sono tornata a casa con la bike sporca di fango da paura ma le scarpette erano lustre e lucide di acqua come appena uscite dalla scatola del negozio mentre io ero coperta di fango fino alle ginocchia.
Il ristoro era posizionato appena qualche metro dall'arrivo in modo che non si dovesse uscire dal percorso, facevi rifornimento, rientravi nel percorso e via per un altro giro.
Ad ogni passaggio lungo la zona campeggio rallentavo, pit stop dagli amici dell'Urcis o da Alice che gentilissima come sempre si e' prestata per farmi da assistenza con torta Fata in casa e coca cola..... Che dire gli amici sono amici ed in questo mondo ho trovato decine di persone speciali.
Alla fine ho fatto nove giri, ho macinato una settantina di chilometri in sei ore e sono arrivata quinta andando a premio con somma felicita di mia figlia che, quando torno a casa mi chiede sempre: che hai portato a casa mamma??
La doccia calda, il ristorerò finale con tanto di servizio ai tavoli con tortellino party ed affettati freschissimi la birra in compagnia, il caffè per star sveglia lungo la strada ed alle nove parto verso l'autostrada e. Casa.
 Arrivo alle 23 , cotta e stanca dal viaggio ma non dalla 6h perché pedalare mi pesa meno che guidare, tolgo Valchiria dal camper e me ne vado a dormire.".. Non ricordo neppure come mi sono sdraiata..... Ma domattina alle sette la sveglia suonerà di nuovo, per il lavoro stavolta.
Io Barboj volentieri, voi cosa fate?
L'anno prossimo ci torno di sicuro......

domenica 9 settembre 2012

Maratona dell'acqua

Dovevo anzi volevo andare a correre a Madignano al Rally delle madonnine, avevo messo la sveglia alle sei del mattino ma poi, quando è suonata, ho spento tutto e mi son girata dall'altra parte!
Credo di avere addosso la stanchezza di questa lunghissima e strana stagione estiva, lavorare 13 ore tre volte a settimana e gli altri giorni 9 ore non è stato il massimo.
Ed allora decido di seguire un pezzo di maratona, accompagnando i corridori con la bike.
Tra di essi parecchi conoscenti, un collega, qualche amico di Facebook...
Certo che mi è sembrato stare a bordo strada per un pezzo  a guardare gli altri faticare mentre io facevo da spettatrice, il mondo della corsa è cosi diverso quello del ciclismo ed anche se qualche volta ci metto il naso, vedi le corse per beneficenza a Natale o qualche toccata e fuga nel podismo, la mia passione resta la mtb.
Ma non so come mai mi sono ritrovata a spugnare i corridori!!!
A Clusane vedo Goovanni Lazzaroni, compagno di squadra Atletica Franciacorta, che piazza spugne bagnate sul tavolo e prepara una gigantesca tanica di acqua ed era in seria difficoltà visto che era da solo ed allora eccomi a mettere le spugne in acqua e passarle ai ragazzi man mano passavano di li.
Dovevo stare in giro un oretta e sono stata li fin quasi a mezzo giorno.
Ed ho assistito ad un sacco di cose...
Quella che mi ha colpito di più è stato quel papa'/maratoneta che spingeva la carrozzina della figlia disabile dimostrando un cuore grande come il mondo intero, non puoi non applaudire un uomo cosi.
ce ne fossero in giro un pò di più...
Poi assisto alle solite battute degli "sèportivi" da bar Sport, quelli che lo sport lo vivono al bar davanti ad una birra che, vedendo passare i maratoneti, facevano battute del cazzettone del tipo " dai che sei ultimo...".
Ma perchè sta gente non se ne sta a casa che sarebbe meglio per tutti???
Poi c'era la scemo in bici, quello che deve per forza rompere i maroni a tutti e voleva a tutti i costi passare nella corsia preferenziale dei maratoneti, sbattendo contro uno, facendone cadere un altro ed all'indignazione generale dei corridori rispondeva urlando che lui fa quello che gli pare...
Per me è solo uno sfigato galattico....
Bah che gente che c'è in giro...
E son gli stessi che poi allo stadio vanno con i coltelli, che inneggiano al campione calcistico magari facendo casino, discussioni al bar sul fatto che questo o quel giocatore ha scorreggiato oppure frequenta questa o quella velina...
Mamma che squallore.
Comunque un plauso ai maratoneti ed agli organizzatori, un po meno a quanti in macchina, pur sapendo che c'era la maratona, si sono incazzati per il fatto che la strada fosse chiusa, nonostante gli avvisi esposti da due settimane.

domenica 2 settembre 2012

10° 24h Val Rendena



E’ stato un addio.
Cosi almeno sembra….
E devo dire che mi sono commossa quando Sandro Ducoli è salito sul palco ed ha definitivamente detto che per lui è stata l’ultima edizione, la 10°, come organizzatore e si chiude un epoca nel vero senso della parola.
Mi sono avvicinata all’endurance circa 10 anni fa con l’approccio tipico di chi non ne sa assolutamente nulla ma mi affascinava questo competere contro se stessi anziché contro un avversario fisico, il tempo che scandisce fatica e chilometri ed il mettersi in gioco ogni volta cercando di inanellare un giro in più, una manciata di chilometri più della volta precedente, combattendo contro un nemico più subdolo ancora della fatica, la propria paura.
E ricordo ogni singola endurance fatta, dalla 24h di Idro del 2007 sotto un torrente d’acqua dove si procedeva arrancando in 10 centimetri di fango o la 6h del Barboj sotto un sole cocente che mi ustionò a tal punto le braccia ed il naso da dover ricorrere alle cure di un medico per settimane dopo……
E non dimentico di certo la mia prima Valrendena, parecchi anni fa, dove l’aver fatto 11 giri mi faceva sentire come se fossi un campione assoluto anziché la scarsa ciclista che pedala per passione che sono in realtà.
Ma non dimentico il sorriso di Sandro di allora e quelli che seguirono nel corso degli anni, in particolare quello del 2010 quando mi fecero l’onore più grande, quello di assegnarmi il premio Franca Visentin, amica ciclista passata a miglior vita troppo presto lasciando un vuoto tra le file delle donne biker delle 24h.
Ed è in questo ambiente che ho conosciuto persone come Margherita, Ausilia, Lorenza, Ilaria, Giuliana, Patrizia, Raffaella, Astrid e tante altre donne sui pedali che della resistenza e della fatica hanno fatto la loro vita ed il far parte di loro, sebbene solo marginalmente, mi rende orgogliosa di essere loro amica.
Ricordo i particolari di ogni 24h come se fossero successi un attimo fa forse perché sono stati, e sono, eventi unici nel loro genere come quell’anno in cui, parcheggiato il camper in zona paddoc, ebbi quella discussione con un gruppo di ragazzi che mi avevano piazzato un generatore dietro il mezzo ed una volta acceso, aveva riempito di fumi di scarico il camper tanto che mia figlia stette male o quando, un'altra edizione ancora, intravidi la tenda del gruppo Kinomana e mi avvicinai urlando “Vaniaaaaaaaaaaaaaaaa” abbracciando forte un’amica ciclista che non vedevo da tempo, Vania appunto!!!!
E poi c’è l’incontrare quelle persone che incontri solo qua ma si è amici veri come se ci si vedesse ogni giorno, come Pino, che ho chiamato Doc per anni, semplicemente perché aveva scritto “Doc” sulla vecchia mtb.
Insomma Val Rendena è unica.
E quest’anno lo è stata nuovamente per tutto questo e per quello che è successo in questi due giorni.
Partita venerdì alle 16 appena finito il lavoro sotto un cielo grigio, la lunga strada fino lassù passando dal lago d’Idro, parcheggiare nella solita zona accanto ad altri camper ed intravedere subito Tiziano che non vedevo dallo scorso anno con cui chiacchiero un poco prima di sistemare il “campo base” per la notte, chiamare a gran voce Patrizia ferma poco oltre che prepara la tenda assieme ad una sua amica ed accettare un calice di Prosecco dai ragazzi che hanno il campo attaccato al mio cosi, tanto per, come per festeggiare qualche cosa che non sappiamo ancora.
Verso le 20 mi avvicino alla tenso-struttura che fa da base logistica e cenare tra le tante persone presenti in compagnia di Giuseppe del Barilla Team con una mega-porzione di Canederli e carne e, dopo un caffè, tornarmene al camper per riposare.
Al mattino presto il campo è un fermento, nella notte sono arrivate decine di persone e le tende sono aumentate a dismisura, sono praticamente circondata.
Una camminata fino al municipio per ritirare il numero ed il buono per il paco gara ( un bellissimo trolley personalizzato), la spesa al supermercato locale dove trovo il formaggio che mia figlia adora, il ritorno al camper ed inizia la pioggia… e sarà sempre più intensa tanto che penso di non partire a mezzogiorno.
Ma poi sei li e come si fa a non partire….
E sotto un diluvio iniziare questa nuova avventura lungo un percorso che ha poche varianti rispetto alle edizioni precedenti, non si gira più attorno alla fontana di Caderzone Terme ma si passa sopra il ponte che porta al passaggio nel campo da golf e si fa ancora quella strada sterrata accanto al la galleria della tangenziale passandoci poi sopra e salire nuovamente verso il golf e Bocenago.
Stavolta non si sale nel vicolo e non si scende dalla scalinata ma si va e si torna sulla strada in pavè, lo stesso pavè che farà parecchi disastri perché bagnato….
E di voli ne ho fatti ben 4, non sempre nello stesso punto ma sempre per colpa del bagnato….
Dopo due ore e mezza decido di fermarmi e di leccarmi le ferite; una doccia calda lava fango e stanchezza, un paio di buste di ghiaccio secco raffreddano le botte ed una buona dose di Lasonil farà il resto…..
E poi mi sdraio sul letto, stanca morta e mi addormento!!!!
Non sarò presente alla comunicazione della sospensione della gara alle 21.30 perché troppa pioggia rende tutto più complicato e pericoloso; non assisterò al continuo spegnersi delle luci lungo il percorso a causa della pioggia e non sarò presente al ripartire della gara alle 7 del mattino perché……
Perché mi sono addormentata alle 20.30 o poco dopo e mi sono svegliata alle 9 del mattino!!!!!!!!
Praticamente ho fatto un endurance di nanna.
Robe da matti.
Saranno state le botte oppure la stanchezza, o ancora le lunghe giornate al lavoro senza riposi di questa strana stagione oppure ancora il freddo, fatto sta che mi sono risvegliata con la certezza di aver fatto una gran dormita e una gran corta 24h.
Beh la bike non l’ho più tolta dal gavone, mi sono preparata la colazione facendo finta di essere in campeggio in vacanza, sono tornata in paese a fare la spesa visto che domani sera parto veramente per le vacanze qualche giorno ed ho atteso la fine della gara tra gli spettatori, tra le non poche domande del tipo “ successo qualche cosa Kate”????
Alle 12.30 ho pranzato con Stefano al pasta party degli atleti e poco dopo riavvicino a Sandro per salutarlo ma lui, con u sorriso mi dice” ti fermi vero? Ti premio….”
Stavolta sorrido io…
Premi l’ultima concorrente ma sai anche che per me è un gesto importante.
Sarà l’ultima edizione della Tua Rendeva Sandro e questo premio sarà il mio ultimo premio del Sandro Ducoli come patron della gara e non sarà un gadget qualunque messo li sulla mensola, no non lo sarà.
Perché ogni singolo premio, per poco valore possa avere agli occhi di altri per me è un grande ricordo, un pezzetto di quei momenti passati quassù, è un risentire quelle gocce di pioggia sulla pelle del viso, avere ancora la pelle d’oca dal freddo o le unghie delle mani di una strana sfumatura di blu…. È un pezzo della mia vita.
Sono sempre stata una sentimentale, forse tipico del fatto che sia donna o semplicemente perché ho un animo più sensibile di altri ma sono ridiscesa verso il mio lago d’Iseo col magone e pur se so che può sembrare stupido, che posso tornare qua tutte le volte che voglio è come se mi avessero tolto qualche cosa.
Non so ancora che cosa ma so che mi mancherà quel non so che…..
Forse tra qualche tempo, rigirandomi in mano quei premi, pezzetti di legno o plastica che siano, capirò quello che è in realtà questa mancanza, questa assenza e, forse, cercherò di colmare quel vuoto magari, semplicemente, ripensando ai bei momenti passati con tanti amici su questo percorso, tra queste montagne e tra le sculture di legno che rendono ancor più bella questa valle.

Alla prossima ragazzi

giovedì 30 agosto 2012

Dolomiti del Brenta-Bregn de l'Ors

L'orso l'ho visto!!!!


Ero talmente persa dalla stanchezza che ne vedevo uno dietro ogni pianta, in compagnia di Gengis Khan ed il mahatma Gandi...
Scherzi a parte, credo sia stato uno dei giri più bello che io abbia mai fatto ed anche i miei compagni di viaggio sono dello stesso avviso, nonostante la stanchezza assoluta e l'orticaria che ci viene al solo sentir parlare di mountain bike!!!!
L'aver sottovalutato sia la distanza in chilometri che l'altimetria ha lasciato il segno nei muscoli delle gambe e della schiena ma credo che sia solo una delle cose che ricorderò di questa giornata e forse la cosa minore perchè lo spettacolo delle Dolomiti è unico, incredibile e spettacolare.
L'inizio di questa giornata è stata la settimana scorsa quando, di ritorno dal Rifugio Lorenzini, Alberto ha iniziato a parlarci di questo posto dove andava in campeggio da ragazzino assieme al padre e da cosa nasce cosa e poco dopo ci si ritrova davanti al pc a scaricare percorso e cartina, si controllano i turni di lavoro di tutti e riuscendo a trovare un giorno in comune, si decide e si organizza.
Si parte al mattino alle 5, due ore di viaggio fino a Tione di Trento alla ricerca del campo sportivo da dove parte la cicliabile e l'inizio del percorso scelto.
Un caffè lo abbiamo bevuto strada facendo in un bar, ci abbiamo mangiato assieme una fetta di strudel di mele cosi tanto per non perdere gli zuccheri.....
Bike pronte e giacca invernale infilata visto che ci sono 16 gradi ed ho un freddo dell'accidenti, passiamo qualche minuto a guardare e studiare i segnavia e partiamo... sbagliando ovviamente!!!
Cosi abbiamo fatto subito otto chilometri che non centravano nulla con quanto dobbiamo fare in realtà; si torna all'inizio e si imbocca, finalmente, la ciclabile giusta e via verso Pez, un piccolissimo paesino di 5 case dove vorremmo fermarci per un altro caffà ma non c'è un bar e si continua scendendo lungo la ciclabile....
Un immenso bosco ci circonda, un silenzio che da quasi fastidio....
Arrivati in fondo alla discesa ci rendiamo conto di dover tornare idietro un pezzo e salire su di un sentiero sterrato che entra nel bosco in salita, è interamente ciclabile anche se la pendenza inizia a farsi sentire e da li si raggiunge una strada asfaltata dove eravamo poco prima!!!!!!!
Andiam bene, indietro ed avanti come dei gamberi.
Continuiamo a salire lungo l'asfalto finoa prendere una strada di campagna che passa tra campi coltivati e bosco che, a sua volta sbuca in cima su di un tornante e da li si entra in un altra strada boschiva che sale verso Iron.
La forestale sale  completamente all'ombra nel  bosco fiancheggiando un ruscello che trascina rocce e tronchi verso valle, una musica quell'acqua che mi accompagnerà per tantissimi chilometri.
Alberto è molto più avanti ed anche se non trovo giusto che partendo in compagnia uno decida di andarsene per fatti suoi abbandonando il gruppo in un luogo dove il telefono non prende e,  se succede qualche cosa, puoi chiedere aiuto solo agli orsi ed alle aquile, continuo a salire sapendo che la strada è una sola, sempre in salita.
Nelle rocce accanto alla strada trovo spesso delle immagini sacre lasciate da chi, magari, in esse trova pace e conforto. Le ho fotografate anche se ai miei occhi altro non sono che immagini e basta pensando a qualte volte mia mamma avesse cercato di farmele amare ma sono sempre state quel qualche cosa che non capivo e che ho archiviato in una parte del cervello.
Dopo svariati chilometri ecco i cartelli che indicano  l'ingresso uffiiale nel Parco delle Dolomiti del Brenta e nella Vall'Algone, questo paradiso di silenzio ed alberi.
Si continua a salire e ad un certo punto raggiungo Dado ed assieme arriviamo fino ad un ponte dove ci fermiamo  cercando di capire da che parte è andato Alberto...... aveva girato a destra per raggiungere quello che una volta era il campeggio della sua infanzia.
Sul ponte c'è una vipera arrotolata che ci ricorda che qua siamo a casa loro e che è il loro habitat naturale, per cui all'occhio.....
Via che si riparte.
Poco dopo raggiungiamo il rifugio  Ghedina dove ci fermiamo per due panini e rifornimento borracce, da quqa in poi l'acqua è veramente poca per cui meglio essere preparati; panini con lo speck, col formaggio, coca cola e caffè... una mezz'ora di pausa per poi risalire in slla rifocillati e più stanchi di prima... si perchè quando si riparte chissà com'è siamo stanchi e non riposati.
Si torna a salire verso le altre malghe e la sbarra da dove n on possono più proseguire le autovetture e dove un gentilissimo ragazzo in uniforme da guardia del parco ci consegna una cartina e ci spiega il percorso da li in poi......si sale, si sale e si sale.
Il panorama è decisamente bellissimo e si intravedono delle piccole baite tra le piante dei boschi circostanti che sembrano uscire da una cartolina, bellissime e curate, balconi e davanzali ricolmi di gerani colorati, le tende alle finestrelle che vogliono  solo indicare che alcune persone amano questi posti tanto da aver deciso di vivere in mezo alla natura ed al silenzio.
Ma i chilometri nelle gambe stanno diventando veramente tanti e sono stanchissima, per di più sto finendo l'acqua nonostante sia partita a "pieno carico", borracce e zaino idrico e la sete è tremenda quando pioi sai di non avere più scorte.
Incontro una jeep solitaria che scende ed al mio segnale gentilmente si fermano ed alla richiesta di acqua mi regalno la loro bottiglia con un sorriso avvisndomi che per arrivare alla malga Movlina manca poco poù di un chilometro e che i miei compagni di avventura sono poco più avanti.
Guardando la strada che scende dietro a me mi rendo conto che la pendenza è costante, mai meno dell'8%, quel continuare a salire che ora mi sta sfiancando, sono arrivara quasi al 40 esimo chilometro di salita...ed ecco la la malga e sopra di essa la traccia del Passo chiamato Bregn de l'Ors!!!!
Finalmente acqua a volonta, un bagno e gente attorno che non so bene come diavolo sia arrivata fin quassù visto che mi è sembrato di essere sempre da sola sulla strada.
Un attimo di riposo, le informazioni chieste ad un ragazzo che porta l'uniforme delle guardie del parco, l'avviso che la discesa verso valle non sarà facile visto il sentiero che vogliamo fare ma si decide di avanzare e di non fermarci.
Il passo è li, posso quasi toccarlo ma mi sembra tanto lontano, siamo tutti stanchi e quei 150 metri in salita lungo un crinale tagliando la cresta del passo, spingendo la bike, mi sembra un impresa titanica e solo quando vedo il sentiero che scende a valle tiro un sospiro di sollievo.
Il mio contachilometri segna 44.600 metri di salita!!!!! sono mica pochi.
Siamo a 1836 metri di quota e le pareti delle DOlomiti sembrano innalzarsi come a riparare dl vento e si vede il rifugio dei 12 Apostoli, 200 metri piu in alto.... ci si può arrivare solo su di un sentiero tra rocce dolomitiche e pertanto senza bike al seguito... meno male altrimenti quei due qua si inventavano di arrivare fin lassu!!!!
Si inizia a scendere lungo un sentiero al cui inizio troviamo un indicazioe: bici a mano, estremamente pericoloso.
Cominciamo bene...... e saranno 2 chilometri da incubo su di un sentiero di rocce e tronchi, radici e lastre di roccia a strapiombo... e fa niente se la sotto vedevo il lago di Valagola, mi sono presa una serie di spaventi da urlo!!!!!
Comunque piano piano siamo scesi ed il laghetto è veramente bello, abbiamo guadato il ruscello che lo alimenta e siamo scesi lungo il sentiero fino alla palizzata della malga successiva, l'abbiamo aggirata e da li inizia la discesa verso sant'Antonio, 20 chilometri di strada nel bosco da guidare ed abbiamo iniziato ad incontrare gente che saliva, gente in bicicletta ad a piedi con zaini e bastoncini....
Qua poco distante ci sono gli impianti di risalita del Dos dei Sabion, una zona molto frequentata durante la stagione invernale per gli amanti dello sci mentre d'estate sono gli amanti del trekking a farla da padrone... o i fulminati come noi che giriamo in mtb.
Al paesino di Sant Antonio una breve sosta tecnica perchè la bike di Alberto ha dei problemi al cambio ma poi si riparte, un chilometro su asfalto in slita e di nuovo giu fino a Pinzolo dove, dopo una pausa caffè, decidiamo di non seguire più la strada consigliata dal percorso ma di scendere lungo la statale fino a Tione, sono 23 km di discesa.....
E si parte, loro sparati come palle di fucile, io con piu calma.
Passando per Strembo vedo parte del percorso della 24h di Valle rrendna a cui parteciperò sabato e domenica prossima, e pensando al fatto che è l'ultima edizione mi dispiace un sacco, era una specia di appuntamento fisso di fine estate... pazienza.
Pedalo con calma, sono stanca e la strada scende in discesa per cui seguo le ruote di Valchiria fino a Tione, raggiungo il parcheggio del centro sportivo ed i ragazzi sono la ad aspettarmi, carichiamo le bici, togliamo le scarpette da ciclista e si riparte verso casa, saranno quasi due ore di strada.
Radio accesa in sottofondo, Alberto che sonnecchia, Dado serio alla guida ed io nel mezzo che cerco di non sbatacchiare di qua e di la nelle curve..... Siamo tuti e tre cotti e quando raggiungiamo casa mia, il vederci scendere dal furgone sembra una scena dia Ridolini.... ahi ahi ahi.. male ovunque!!!!
75 km in sella, 45 di salita, 9 ore in giro di cui 7 in sella.... non male per una giornata in giro tra amici...
Chissà dove ci porterà lo spirito di avventura la prossima volta....

giovedì 23 agosto 2012

Valsorda, Rifugio Lorenzini e malga Guccione

Se hai voglia di pedalare sta tranquillo che trovi percorsi e sentieri ovunque. Ed è quello che capita sistematicamente a me che passo il tempo libero a spulciare siti web e cartine nei posti piu disparati per trovare quel percorso che mi ispiri più di altri.
Avevo fatto una ciaspolata lo scorso inverno con Barbara e Francesco qua a Borno e nella Valsorda e gia allora avevo pensato tra me e me , mentre salivo con le ciaspole ai piedi lungo la strada ricoperta di neve verso la cima, che durante l'estate doveva essere uno spettacolo rifare questi percorsi in sella ad una mtb....
e cosi, detto fatto, scovo il sito di Borno turismo e trovo ben otto percorsi differenti già belle che fatti, ne propongo un paio ai ragazzi, Dado ed Alberto, e si decide pronti via!
Questa settimana ho solamente il mercoledi di riposo per cui alle sette del mattino colazione al  volo, zaino pronto e Valchiria lucida, do da mangiare al gatto Swarzt e loro  arrivano col furgone poco dopo, carico tutto e via verso la valle e la salita della Malegno Borno.
Come al solito viaggiando con due uomini è un continuo batture, scherzi, risate e devo dire che ormai tutto questo fa parte del viaggio in se ed è stramaledettamente divertente.
Stavolta poi Alberto se ne è inventata una da fuori di melone, la volta scorsa era il serpente da un occhio solo, stavolta è la maglia traforata anti sudure da ciclista....
si perchè ha dei buchini che lasciano traspirare il sudore ma, adesso si ride, gli fanno male ai capezzoli!!!!!
Dice che passano attraverso la maglia, si gonfiano e gli fanno male... beh ho iniziato a ridere ad Iseo ed ho smesso a Borno nel parcheggio del cimitero dove abbiamo lasciato il furgone.
ma dove diavolo va ad inventarsele sto ragazzo qua lo sa solamente lui.
Il percorso scelto per oggi non è tra i più difficili tant'è che i chilometri non sono tanti, ma la salita ha dei pezzi da fare con la bike a spalla per cui diventerà impagnativa per quello, comunque via che si parte ma si devia per il caffè della partenza in paese.
Facciamo lo slalom tra le bancarelle del mercato, la gente ci guarda sorridendo e, di sicuro, pensando che siamo un poco fuori.
Un caffè e l'immancabile brioches per Dado che sembra sempre avere fame, due chiacchiere e  si parte davvero stavolta.
Inizia la lunga salita , 5 chilometri di asfalto che rompono non poco le scatole visto che si parte a freddo, si segue la segnaletica per Croce di Salven e si sale, piano piano.
Lo zaino pesa, le gambe devono ancora scaldarsi ed intanto guardo il panorama.
I ragazzi sono più avanti ma non è più un problema, loro sanno che io in salita patisto  parecchio e loro si fermano qualche minuto ad aspettare questa old lady che arranca su per la strada piano piano.
Poco dopo Salven ecco la deviazione a sinistra indicata come Via Valsorda, inizia lo sterrato ed inizia il divertimento.. si perchè su asfalto non è che mi piaccia molto andare in mtb.
La strada sterrata si inoltra nel bosco, una leggera pendenza che non fa mai venire il fiatone sebbene non ti lasci mai un attimo  senza pedalare, ma si sale e lo spettacolo della valle sottostante è veramente bello....
I chilometri sotto le ruote passano, il terreno diventa leggermente più "infido" con rocce che ti fanno scivolare ma si sale ed anche io non trovo particolari difficolta, non ho ancora messo il rampichino per cui va bene cosi.
Arriviamo ad un bivio dopo una decina di chilometri, da un lato sale stile arrampicata da capre mentre stando a destra sembra più dolce e decidiamo per quello che  sembra il percorso meno complicato..... ma ben presto ci accorgiamo che forse era meglio dalla parte opposta!!!!
Incontriamo dei raccoglitori di funghi che ci avisano che poco più avanti il sentiero è "scomparso" a seguito di una frana e che si deve deviare nel bosco; ci dicono anche che la devazione nel bosco è segnata e di non preoccuparsi.
Sarà una lunghissima arrampicata con le bike in spalla e devo dire che è stata una delle parti piu dure della giornata ma la mtb avventura è anche questo per cui va bene cosi e ridiamoci sopra... mi verranno i bicipiti alla Hulk.
Finalmente arriviamo ad un enorme prato con una roccia in mezzo dove sbucano un sacco di segnavia del cai e le indicazioni per il rifugio Lorenzini dove abbiamo in programma una sosta mangereccia e vi troviamo un signore che ci chiede come mai non siamo saliti dalla strada....... ci guardiamo l'un l'altro e chiediamo " quale strada"???????
La famosa salita stile capre era lunga poco più di 200 metri trasformandosi poco dopo in una comoda carrereccia pedalabile... ah!!!! e va beh ormai siamo qua, mezzi morti di fatica ma siamo su, va bene lo stesso no???
Seguendo le tracce del percorso scaricato da Internet sapevo che d li in poi vi era un bel pezzo da fare tra rami e radici, rocce e tronchi per cui, dopo un  attimo di riposo ci siamo diretti nella direzione malga Guccione con le bike in spalla.
Che faticaccia però.
E dire che si intravedeva la cima ma sembrava allontanarsi anzichè avvicinarsi, scherzi della stanchezza e della fame visto che mezzogiorno era arrivato e passato.
E qua c'è l'avventura guanto fregato dalle formiche.
Formiche grosse come la falande del mio dito mignolo scorrazzavano tra le radici e le rocce dove noi arrancavamo con le bike e ci sta visto che è il loro habitat naturale.... ma che le formiche fregassero i guanti dei ciclisti questa non la sapevo ne me l'aspettavo però!!!!
Dunque Dado si ferma perchè camminando cosi in salita si è accorto che una scarpa, probabilmente non allacciata stretta gli aveva fatto venire una vescica al calcagno. Siccome nello zaino ho sempre un "di tutto un pò" per il pronto soccorso, decidiamo di mettere un cerotto e disinfettare tutto per evirare che sanguini e poi renda complicata la discesa verso valle; si toglie i guanti e li mette sulla roccia li accanto... e mentre toglie scarpa e calza ed io ed Alberto tiriam fuori il pronto soccorso, vediamo uno dei due guanti che si allontana...... cioè mi sembra che scivoli giù per la scarpata tra le piante.......... invece erano una ventina di formiche che si stavano trasportando il guanto sulla schiena!!!!!!!!!!!!!!!
Quasi cadiamo nel burrone per prenderlo e non lo abbiamo preso.....robe da matti. Ci siamo guardati e abbiamo iniziato a  ridere che basta, fregati dalle formiche giganti!!!!
Robe da matti... e Dado che con un guanto solo per tutto il giorno l'ha solevato per aria al grido Black Power.... una volta o l'altra ci arrestano.
Scollinati finalmente ci siamo trovati  in un altro prato enorme con al centro un laghetto per abbeverare le mucche, lo abbiamo attraversto tutto ( il prato non il laghetto) ed in fondo, dopo un piccolo passo su pietre, abbiamo visto Pratolungo ed il rifugio nel mezzo.
Discesa facendo lo slalom tra le mucche sdraiate a terra e risalita al Lorenzini tra gli sguardi incuriositi degli escursionisti a piedi; scesi dalla bike, abbiamo chiesto se potevamo mangiare qualche cosa ed alla conferma della cucina aperta ci siamo rilassati, cambiando le maglie e bevendo coca cola mentre aspettavamo il pranzo.
Vi erano parecchie altre persone arrivate lassu a piedi o in seggiovia e quando ci hanno chiesto da che parte eravamo saliti hanno fatto occhioni meravigliati... il sentiero 6 del Cai è considerato piuttosto " difficile".... beh siam qua no??? e non è che siamo in forma atletica smagliante....
Pasta rossa preceduta da un piatto di affettati, due risate chiaccherando con gli altri avventori, caffè e grappa perchè in montagna si deve..... però il vino no perchè dovevamo scendere... non so quale sia il male minore.
Ora si scende a valle per una strada piuttosto sconnessa passando dalla malga Guccione dove ci fermiano per prendere del formaggio Silter... buono da paura. Un chilo a testa da mettere nello zaino, come se non fossimo già carichi abbastanza e giu di nuovo passando per strade sconnesse e boschi fino a quando non si raggiunge la seggiovia. da li la discesa è ancora più in pendenza ed io ho qualche problema per cui, avendo il canotto della sella fisso, faccio parecchi pezzi seduta sul telaio di Valchiria ma si viaggia scomodi e le gambe fanno male per cu alcuni pezzi li faccio a piedi. I ragazzi mi aspettano a valle sapendo benissimo che sarò giù poco dopo di loro e non li ringrazierò mai abbastanza per tutte le volte che mi hanno aspettato.
C'è una bar nella baita Corna Rossa dove ci fermiano a prendere un gelato, due chiacchiere e poi si riparte, ormai il paese è li dietro l'angolo e sbuchiamo alla pista di pattinaggio di Borno, un paio di chilometri  dal nostro parcheggio.
Il cielo si è imbronciato, le nuvole nere cariche di piogghia stanno diventando sempre più grandi ed i tuoni sono veramente forti.....carichiamo le bike in macchiana e scendiamo a valle, scappando in pratica alla burrasca che seguirà, con grandine e raffiche violente di vento.
Il vento in effetti ci ha "seguito" fino a valle e tutti e tre eravamo contenti di questa frescura, dopo setimane a 35 gradi  un po di pioggia non può che far bene ma purtroppo si fermerà in valle e non scenderà fino al nostro lago.
Abbiamo avuto anche l'avventura di avere davanti un "nonno" su di una panda rossa che metteva le frecce nelle curve e le faceva passando sui cordoli dei marciapiedi, che in tangenziale viaggiava praticamente contromano o a cavallo delle strisce e quando siamo finalmente riusciti a superarlo gli abbiamo suonato e urlato da matti, continuando a cantare a squrciagola fino a Sale Marasino dove abbiamo fatto una sosta.....birra e pesciolino!!!!
Lo so lo so che siam fuori ma che bello però.....
Io non so bene cosa mi riserva il futuro e credo che nessuno di noi lo sappia ma di certo so che continuerò a pedalare in giro, cosi, alla desperados come diciamo noi Diavoli Rossi.
Mi diverto, sto bene prima durante e dopo e torno a casa stravolta dalla stanchezza ma contenta tanto che me ne sto sul divano in solitaria a coccolare il gatto che , probabilmente, penserà "ma che cavolo di padrona strana ho io...".
I will ride, forever, questo è sicuro....