La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

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Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 21 ottobre 2012

Ciao Roger


Ci ho messo una settimana per trovare le parole, per cercare dentro di me quello che ora sto scrivendo.
Il dolore ha lasciato il posto alla rassegnazione e la consapevolezza del fatto che non ti vedrò più rende le mie giornate più tristi e lunghe.
Continuo a guardare, qua sulla scrivania, il modulo di iscrizione alla maratona di New York, quella che dovevamo fare assieme tu di corsa ed io in bike accanto a te ma poi, assieme, avevamo deciso che la tua condizione non permetteva che tu corressi più ed allora avevo cercato una sedia a rotelle con i pedali dietro e ti avrei spinto fino all’arrivo perché la maratona io la volevo fare con te amico mio.
Avremmo passato assieme il traguardo, avremmo gioito e pianto, avremmo riso come dei pazzi al passaggio sotto lo striscione ed avremmo vinto la nostra battaglia, assieme, spalla a spalla, come negli ultimi cinque anni ma il destino ci ha messo lo zampino e la lunga battaglia intrapresa l’abbiamo persa, assieme, perché non sono riuscita a passarti la forza di lottare ancora, la stessa forza che fece vincere a me questa stramaledetta guerra contro il nostro corpo che ci si ribella contro, che ci consuma e che, purtroppo, non ti ha lasciato scampo.
Mi si è strappato il cuore quando ti ho visto immobile, nella cinerea colorazione della morte; ho sentito un dolore immenso dentro e lo stesso dolore farsi strada per uscire e trasformarsi in lacrime amare, disperate e silenziose perché il dolore era mio sabato scorso ed è mio tuttora nel silenzio della mia casa.
Credo di non aver mai avuto un amico speciale come te Roger, il tuo sorriso unico e dolcissimo, contagioso quasi, il tuo saper ascoltare e la tua immensa bonta.
Mi hai ascoltata per ore quando avevo il cuore spezzato, senza criticare mai ciò che avevo fatto, ciò che avevo scelto e solo dopo, quando a me era rimasto solo il dolore dell’abbandono hai parlato dicendomi ciò che non avevi mai detto prima perché rispettavi le mie scelte; mi sei stato accanto quando io ho avuto lo scontro frontale con la malattia, odiosa ed infida, ma le tue spalle erano li, accanto a me, pronte a sorreggermi ed aiutarmi a sopportare un dolore fisico cosi grande che mescolato ad un cuore spezzato non volevano darmi pace.
Tu, un angelo con le scarpette da corsa ai piedi, tu un ragazzone della valle che veniva a trovarmi ovunque pur di farmi sorridere.
E quando, poco alla volta, ho rivisto il sole nei miei sentimenti e la lotta contro un nemico oscuro sembrava quasi alla fine tu eri li, presente…
Ricordo gli aperitivi sul lungolago ridendo come dei pazzi alle espressioni strane fatte dai vicini di tavolo che non capivano il nostro parlare in dialetto svizzero, ricordo le serate a casa tua con tuo figlio e Giusy chiacchierando su progetti assurdi ma bellissimi, il progetto del nostro viaggio con il mio camper su per le montagne svizzere con il plauso dei nostri famigliari che scuotevano il capo ma leggevano nello scintillio dei nostri occhi la voglia tutta bambina di scappare a modo nostro.
Ricordi che ora mi tengono compagnia rendendo il tuo addio forse ancora più doloroso.
Tu per me c’eri sempre, a qualunque ora del giorno o della notte.
Tu sei stato, per anni, colui a cui mandavo un sms alla fine di ogni gara per dirti che ero arrivata tutta intera, ultima magari ma intera; tu eri quello che mi spronava a fare ciò che amavo ed amo ancora , la mia mtb, la mia Valchiria, colui che mi diceva: non si molla Kathy, non si molla mai!!!
Tu che hai fatto la Proai Golem tante volte arrivando a braccia alzate, tu che correvi lungo il fiume per allenarti davi forza a me ma io non sono riuscita a passarla a te quando ne hai avuto bisogno.
Quanti progetti avevamo fatto quando eri in ospedale a Como 4 anni fa…
Ma un sms nella notte ha rotto tutto questo lasciandomi solo tanta tristezza.
Per un attimo, in chiesa, un raggio di sole ha rischiarato le pareti ed ho capito che era il tuo modo di dirci addio, in quell’attimo te ne sei volato via.
Vola stela, hai tutto un cielo dove correre ora, hai un universo di stelle da toccare e far brillare con il tuo sorriso.
Vola Roger, io starò qua ancora un po’ cercando di tener fede a quello che ti ho promesso anni fa, non mollare mai.
Correrò per te, ogni singola volta e che arrivi ultima, penultima o a premio sarà per te amico mio, per sempre.

1 commento:

Monte Cantiere Outdoor ha detto...

Al di là del dolore penso che sia stato bellissimo aver vissuto un'amicizia così grande, non è da tutti, nel bene e nel male. Ciao Kathy.