La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


mercoledì 27 maggio 2009

Comincia l’avventura!!

Certo che una la penso e un’altra la invento….
Chissa come mai, raggiunta una certa età, si torna indietro e ci si comporta come dei ragazzini, divertendosi come dei matti.
Mai e poi mai avrei pensato, anni fa, di iniziare a far gare in mtb; certo, in bici ci sono sempre andata ma gare….mi sembrava una cosa da ragazzi, da gente con tanto di manico e coraggio da buttare, non certo per signore quarantenni in tacchi alti e rossetto, men che meno di buttarmi nell’endurance.
Ma quando, nel 2007, feci la mia prima 24h ad Idro, sotto un diluvio universale accompagnata dalla mia ragazzina che faceva il tifo, mi ha preso un virus brutale che non mi molla più e che mi tengo ben stretta addosso!!!!
Mi è entrata nel sangue quella sensazione di festa unica nel suo genere, una specie di Woodstock della mtb, dove i bikers si mescolano ai bambini sui loro tricicli, dove belle ragazze si stendono al sole per abbronzarsi e signore più soft stanno sedute all’ombra a leggere un libro, il tutto accompagnato da musica a palla di giorno e le parole dello speaker che dal palco parla ed incita chi passa dal traguardo senza fermarsi o chi parte per un altro giro.
Ed il tutto condito dal profumo delle grigliate, dalle lattine di birra divise con i vicini e dalle risate che si spargono sopra questo accampamento colorato con tende bellissime, altre rappezzate alla bene e meglio ed altre ancora che della tenda hanno ben poco ma è un unico mondo: gli endurancers.
E stamattina, quando sono partita alle 8 per andare ad Idro, avevo la macchina piena di picchetti in legno preparati da Zambo ( anche lui si è imbarcato in quest’avventura), martello e chiodi, nastro colorato ed i cartelli che ci identificheranno nel bel mezzo dell’accampamento, scelti in base ad una specie di legge non scritta che ti fa seguire l’istinto ed ecco che saremo El Zambo Solitario e Tartaruga Zoppa alla riscossa!!!!
La location del nostro accampamento: accanto al cimitero!!! E si perché se devo aver paura di qualcuno sono di certo i vivi, non i morti; anzi, magari tra gli spiriti locali trovo quello che mi proteggerà in questa bella follia: 24 ore in sella a cercar di fare più km possibile, pedalare nel calore del sole cercando di vincere la sete ed il caldo non pensando, pedalare nel buio della notte cercando di vincere quei fantasmi dentro che affiorano proprio quando la stanchezza si fa sentire e ti morde la gola, aspettando quel chiarore nel cielo che indica l’alba ed il giorno che segnerà la fine della tua sfida al mondo.
E per quanto folle possa sembrare agli occhi dei più, ci si sente dei conquistatori, dei guerrieri, ed anche se l’unica cosa che porteremo a casa sarà una foto ricordo, avremo la consapevolezza di avercela fatta.
Kathy Pitton

domenica 24 maggio 2009

Divinus Bike muy muy caliente!!!

Qualche volta penso che i detti dei nonni abbiano sempre un fondo di verità e quello che “ le stagioni non ci sono più” oggi è più azzeccato che mai!
Fine maggio, per cui primavera, e ti ritrovi con 37 gradi che scottano e bruciano, specialmente se vai a correre in mountain bike per le colline del Soave, a Monteforte d’Alpone, per la settima Divinus Bike.
Come spesso succede, mi lascio catturare da un nome, che sia un luogo o una gara non è importante ed ecco che inizio ad organizzare la trasferta, il mio fedele amico Dado di sempre( che credo ormai mi odi un po’) che passa alle sei del mattino a casa col furgone e via che si parte, destinazione Veneto stamattina, per andare a pedalare su sentieri sconosciuti tutti da scoprire e vedere com’è questa Divinus Bike.
Anzi Di-Vinus visto che nel pacco gara abbiamo trovato una bottiglia di Soave da portare a casa e bere fresca con gli amici.
Lungo la strada intoniamo perfino un “ il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei fanti il 24 maggioooooo” che non centra nulla con la Torre di San Martino della Battaglia che abbiamo intravisto dall’autostrada ma siccome li oggi facevano una rievocazione storica della guerra con gli austro-ungarici ci si è intruppato il cervello è storia per storia ci veniva da cantare quella del Piave.
Va beh, comunque si arriva a Monteforte velocemente ed alle otto siamo già nel parcheggio ad attaccare il numero sulla bicicletta ed abbiamo tutto il tempo per fare volantinaggio per la nostra Rampigolem del 5 luglio prossimo, attacchiamo anche uno striscione gigantesco lungo la strada dove tutti i bikers devono passare per cui lo leggeranno per forza.
Fa un caldo incredibile e sono solo le otto del mattino, non oso pensare a quello che sarà tra un po’.
Un giro per orientarsi, due pedalate fino in piazza per un altro caffè, uno scambio di saluti con quanti si incontrano spesso nelle gare in mtb e passa il tempo ed è ora di andare in griglia.
Griglia di merito per me ( e di sicuro si sono sbagliati) e Dado poco lontano, tanto mi raggiunge lungo il percorso.
Sono anni che partecipo a queste gare e per la prima volta vedo una griglia rosa! Tante, tantissime ragazze, non ne ho mai viste cosi tante assieme e quasi mi emoziono; quante volte ho detto che mi sarebbe piaciuto vedere piu ragazze in griglia di partenza, con lo smalto alle unghie ed il rossetto perche siamo donne anche se in mtb sporche di fango, donne orgogliose di essere li, accanto ad amici o compagni, nel mondo che ci siamo scelte per essere diverse ma noi stesse, sempre e comunque.
Ci si scambia qualche frase di incoraggiamento, si chiedono consigli a quelle che conoscono il percorso, ci si prepara mentalmente alla fatica che sarà tanta oggi con il sole a picco che brucia e da cui non puoi scappare.
Scambio un buon augurio con Marika e dobbiamo tapparci le orecchie per lo sparo della prima salva e la partenza della nostra griglia ed inizia la gara contro se stessi.
Subito in salita e sembra non finire mai e la spinta di un ragazzo è decisamente ben accettata e da li in poi sarà un susseguirsi di saliscendi fino a restare senza fiato, per la pendenza si ma principalmente per il caldo: è micidiale.
Il percorso è veramente bello, un susseguirsi di colline e vigneti e mentre sali o scendi vedi altri sopra di te nella collina accanto e sembra un pallottoliere colorato formato da centinaia di ciclisti dalle maglie colorate.
Riesco a salire per tratti dalla pendenza importante in bici ma il caldo mi stà togliendo energie e la decisione di fare il percorso corto non tarda ad arrivare.
Al primo ristoro riempio tutte e due le borracce, bevo quasi due bottigliette d’acqua ed il resto va a rinfrescare il casco e, di conseguenza, la mia testa che sta cocendo sotto il sole.
La pelle delle braccia inizia a bruciare, la maledizione dei biondi, e penso che la crema solare non serve a nulla se la lasci nell’armadietto del bagno a casa!!!
Un bel sentiero in discesa, un paio di derapate da quasi brava che mi gaso un po’( solo perchè non sono caduta altrimenti sentivate che rosario) e giù per strade velocissime; un piccolo ruscello attraversa la strada e tutti sembrano cercarlo per raffreddare un po’ le gambe e poi via di nuovo, sentiero dopo sentiero, fino a quando non sento la voce di Dado che mi raggiunge ed andiamo avanti per un pezzo assieme.
Sono tanti gli amici che mi sorpassano, ci si incita a vicenda come se quello fosse il nostro doping e, piano piano, intravedi il fondo valle e sai che l’arrivo è vicino ed allora vai più veloce, la voglia di arrivare, di una doccia fresca e di bere qualche cosa che plachi la sete ti fanno spingere sui pedali e voli fino al traguardo.
L’unica cosa a cui penso nel passare il traguardo è bere, acqua o altro non importa ma voglio bere, è incredibile la quantita di liquido che il mio fisico ha richiesto oggi, mi sembra di bruciare.
Vedo arrivare Alessandro Arabia, il mio coach virtuale e lo saluto e mi complimento con lui per il tempo: lui ha fatto il percorso lungo nel tempo in cui io ho fatto il corto…. Sembra una moto non un ciclista!!
Ora ci si rilassa, la doccia tanto sognata toglie un po’ di fatica anche se, poco dopo, ricominci a sudare ma ora siamo arrivati e non importa più; il pasta party, due chiacchiere con gli amici, un bravo a Natale che è secondo di categoria ( mi sento una polenta accanto a lui…20 anni più di me e vola!!) e l’ora di tornare si avvicina.
La classifica riporta solo gli atleti del lungo, non ho idea della mia posizione ma ormai va bene cosi, non è cosi importante in fondo.
Il caldo torrido ci accompagnerà fino a casa ma mi porto dietro, come sempre, un sacco di emozioni e di belle sensazioni ed un'altra avventura già prende forma nella mia testa… vedremo dove mi porterà Valchiria la prossima volta.
Kathy Pitton

domenica 17 maggio 2009

9 colli off road ed un bicchiere di San Giovese.


Lo scegliere le gare in base al nome mi porta spesso cosi lontana da casa che la trasferta si trasforma in una piccola vacanza ed inizia col caricare la bike ed i bagagli in macchina questo fine settimana sui pedali.
330 km da percorrere ed arrivare allo stadio di Cesenatico e ritirare il pacco gara dell 8° edizione della 9 Colli Off Road e poi alla ricerca del piccolo albergo che ho prenotato online e la fortuna mi ha sorriso stavolta perché è praticamente dietro l’angolo ed a due passi dal mare.
Il tempo per mettere tutto in camera, Valchiria compresa sotto lo sguardo sorpreso dell’albergatore e via in spiaggia, a piedi nudi nella sabbia… che bella sensazione, era tanto tempo che non lo facevo.
Ma il pensiero và alla gara di domattina, all’altimetria, all’arrivo in salita tosta sotto l’arco medioevale di Montiano, questo paesino a pochi km dal mare dove però non trovi un metro di strada o piazza in piano!!!! O Sali o scendi, nessuna via di mezzo.
Va beh ci penserò domattina e poi devo ancora capire sta storia della partenza alla “francese”…
Il suono della sveglia mi ruba un bel sogno e giu a far colazione alle sei e mezza del mattino, nessuno in giro a quest’ora, solo le Old Lady suonate come me che vanno in bicicletta per l’Italia.
Alle sette e mezza sono già a Montiano, parcheggiare è abbastanza facile e la bike e pronta poco dopo, bandana del Pirata, due borracce per la sete che mi terrà compagnia di sicuro sotto questo sole e zaino in spalla.
Nella piazza bandiere e transenne che fanno parte dell’arredamento di ogni gara di mountain bike, l’arco colorato della partenza e lo striscione dell’arrivo che si tende sotto uno stupendo arco antico ma se guardo giu mi vengono i brividi: sembra la salita della Madonna del Corno, quella chiamata muro del Pianto…ogni bikers bresciano e bergamasco la conosce e sa quanto è dura ed il sapere che è all’arrivo, cioè quando sei cotto dopo ore in sella, mi da un po’ da pensare.
La voce dello speaker mi è famigliare e guardalo la Biker Alf, Alfio Montagnoli per la cronaca!
Un saluto e le due battute di rito come sempre quando ci incontriamo in giro per l’Italia e chiedo come funziona sta cosa della partenza francese: praticamente parti quando vuoi tra le 7.30 e le 9.00.
Però mi dicono che con il mio numero devo partire alle 10 nella griglia degli agonisti… ma no che non aspetto due ore qua in giro e dai che parto tra gli escursionisti, forse non risulterò nella classifica finale ma che importanza ha? In fondo io vinco sempre quando vedo lo striscione “Arrivo”per cui via che si parte per una nuova avventura.
Parecchi tratti di trasferimento in asfalto ma saranno molte le volte in cui mi fermerò nell’arco della mattinata a guardar giu per i crinali delle colline ai piedi degli Appennini, uno spettacolo grandioso!
Sembra tutto disegnato con la riga, sembra che persino le piante di pesche ed albicocche che si perdono a vista d’occhio, siano “ordinate”in grandi appezzamenti quadrati e qua interviene mia figlia che , all’arrivo , mi spiegherà la cosa delle Centurie romane, cioè il fatto che in epoca romana il territorio di conquista venisse diviso in quadrati o rettangoli di una strana unita di misura detta Iugero….cioè la quantità di terreno che un bue poteva arare in un giorno! Non ho parole!!!!
Va bene comunque stà di fatto che che Iugero o no ho pedalato per ore in un territorio bellissimo, curato e piacevole davvero.
E ad un certo punto , su di una stradina bianca, pareva avesse nevicato tanto era lo spessore del polline di pioppo sul terreno e, passandoci in mezzo con la bike, si sollevava regalandomi delle suggestive sensazioni di leggerezza.
Poi quel single track lunghissimo, divertente tanto da sembrare un ottovolante, e mi sono dimenticata della fatica, del sudore che mi colava sul collo e delle gambe che non volevano più saperne di andare in salita ed allora mi sono fermata per un momento, una barretta ed una borraccia d’acqua seduta a bordo sentiero a guardare gli altri passare ed a rassicurare quanti mi chiedevano se era tutto ok.
Via che riparto e poco dopo mi ritrovo ad imboccare un cunicolo scavato nella roccia con torce a terra per illuminare la strada ma lo stordimento dato dal passaggio dalla luce del sole al buio totale mi spaventa per un momento ma mi regala poco dopo la sensazione di scivolare letteralmente sulla roccia fino all’uscita dalle “segrete” di questo castello.
Bellissimo!!!
La deviazione per il “corto”, una trentina di km o poco piu, dettata più dallo scrupolo di seguire le indicazioni del mio doc. in seguito ad un piccolo incidente occorsomi la scorsa settimana, mi porta abbastanza presto verso il traguardo e verso quella micidiale salita vista poco prima di partire.
Un pezzo dovrò farlo a piedi, non riesco proprio a stare in sella, la pendenza è troppa, ed anche cosi la fatica mi sembra enorme e lo spiazzo davanti ad una casa mi regala un attimo di sosta per riprendere fiato e vedo che anche altri lo fanno.
Gli ultimo metri a piedi e poi la mano “gentile” di qualcuno che mi spinge in salita per farmi passare sotto lo striscione in sella ed al mio arrivo vedo gli occhi blu della mia ragazzina, venuta fin quaggiù per veder arrivare la sua mamma fuori di melone come dice lei…. E qua partirà la lezione di storia di cui ho scritto poche righe fa!
Le foto di rito ed un arrivederci ad Alfio alla prossima volta, una doccia calda che con la polvere lava via anche un po’ di stanchezza e poi tutti al pasta party con tanto di piadina e fragole grosse, succose e dolci ed un bicchiere di vino rosso con cui brindo a me stessa ed a tutti quelli che , come me, non hanno paura di mettersi in gioco attaccandosi un numero alla schiena e pedalare per ore arrivando stanchi ma con un sorriso, magari tra gli ultimi, ma sentendosi bene.
Alla prossima ragazzi.
Kathy Pitton

giovedì 14 maggio 2009

Pacco gara Franciacortino alla Rampigolem 2009

Zone (Bs)
Il 5 luglio sembra ancora lontano ma già giungono le iscrizioni a questa gara di mountain bike che guarda il lago d’Iseo dall’alto del Monte Guglielmo ed il Comitato Organizzatore ha deciso di rendere il pacco gara più ricco con una bottiglia di vino della vicina Franciacorta, oltre alla pompa tascabile personalizzata, agli integratori ed alla bottiglia d’acqua.
Unica nel suo genere in quanto totalmente off road in assenza totale di traffico, la Rampigolem vuole, con la sua 5° edizione, bissare il successo delle passate edizioni, in particolare l’edizione 2008 che ha visto alla griglia di partenza il campione italiano Cominelli, giunto al traguardo in 40 esima posizione in quanto attardato da ben due forature durante la gara.
Ricordiamo inoltre la possibilità di gareggiare gratuitamente utilizzando la convenzione stretta tra il C.O. e gli albergatori di Zone, rendendo la gara stessa una piccola vacanza in un incantevole angolo di terra bresciana.
Informazioni sulle iscrizioni e descrizione percorso le potrete trovare sul sito www.rampigolem.it.

venerdì 8 maggio 2009

Una lepre in mtb

Finalmente il mio giorno di riposo ed il sole splende alto nel cielo e non posso pensare ad altro che alla mia mtb.
A mezzogiorno in punto parto, zaino in spalla, due borracce, una vaga idea del dove andrò in sella a Valchiria e via… sterrato a dieci metri da casa mia, strade bianche e mi avvicino alle colline di Corte Franca ed alla salita in ciotoli del cimitero di Nigoline; inizio a salire ed ecco che sbuca dalla curva una macchina in retromarcia e, sinceramente, un bello spavento non me lo toglie nessuno!!! Ma io dico, con tutto lo spazio che c’è, in retro devi scendere da quella strada? Bah, valla a capire la gente!!!
Un po’ lo spavento, un po’ la pendenza, sta di fatto che non riesco a ripartire ed allora scendo con l’idea di ricominciare dal basso; stà di fatto che vedo la strada sterrata li accanto, un invito a seguirla e visto che non la conosco, non ho bisogno neppure di pensare un secondo che le ruote vanno per conto loro in quella direzione.
Entra nel bosco e poco dopo inizia a salire, un fondo smosso dalle piogge insistenti appena finite e dai detriti delle piante, ma seguito a pedalare e mi ritrovo a fiancheggiare un ruscello e la strada è delimitata ai lati da vecchie mura in pietra e, poco più avanti, uno slargo ed una cascina.
Bel posto, non ci ero mai stata prima e dire che sono anni che giro per la Franciacorta in bike; seguo la strada e trovo anche un piccolo ponte in legno a scavalcare il ruscello ed anche due bisce nere piuttosto lunghe che mi attraversano la strada…. Una strizza!!! In dialetto li chiamiamo bes bastuner, credo sia chiamato Frustone in altre parti d’Italia, ho trovato il nome scientifico, viridiflavus, su Google... va beh, comunque si chiami mi sono presa una strizza che saltavo sulle gomme della bike che sembravo na rana.
Poco dopo incrocio la solita strada sterrata che va verso Adro e sbucano tre ragazzi del Racing in allenamento, mi piacerebbe seguirli ma mentre loro fanno un km io ne faccio mezzo....
Passo per il paese di Adro e decido di fare la salita fino agli alpini, praticamente un pezzo del percorso di gara della FranciaciortaBike, non avendo una meta precisa vado un pò a naso, decido strada facendo dove girare. Salgo su, dura come sempre quella salita e poi giù fino al lago a Paratico con l’idea di andare a mangiare un gelato alla Gatta! Niente da fare, tutte le gelaterie sono chiuse e mi devo tenere la voglia di dolce ed accontentarmi di una barretta alle nocciole!
Seguo la strada lungo il lago pensando di raggiungere Tavernola Bergamasca ma la strada non mi piace, troppo traffico e poco dopo giro la bike e torno verso casa via sterrati ma poco prima di girare nella mia via, decido di proseguire per la Riserva delle Torbiere e la Gimondi Bassa....
Che strano giro stò facendo! Il percorso permanente lo conosco a memoria, ogni sentiero ed ogni curva mi sono cosi famigliari, ogni sasso sembra essere al suo posto da anni ed il terreno ha tenuto bene nonostante le piogge.
Poco prima del maneggio di Monterotondo la mia giornata si trasforma in un qualche cosa di veramente inaspettato! Una lepre decide di buttarsi sotto le mie ruote ed io faccio un volo in un cespuglio di spine a bordo sentiero, resto a terra io e la lepre anche.
Ci ho messo un momento a togliermi spine dappertutto, ma davvero dappertutto... un male dell’accidenti e lei li , a zampe per aria, un bestione da far salmi per un esercito!
L’ho presa per le orecchie e l’ho infilata nello zaino, magari se mi vedeva qualcuno mi beccavo anche una multa ma io mica l’ho fatto apposta di metterla sotto, è lei che si è buttata sotto le ruote.
Me ne sono tornata verso casa con lo zaino decisamente pesante e mi sono accorta solo dopo che spuntava un orecchio dall’apertura, qualcuno sicuramente avra pensato che avevo cacciato di frodo da qualche parte... ma il bello arriva adesso.
Apro il garage, appoggio la bike al muro per lavarla, tolgo lo zaino e lo metto nel cestino della bicicletta di mia figlia ed il tutto comuncia a saltellare qua e la... mi sembrava di essere in un film di Harry Potter.
Il vicino curioso, quello che spia sempre dalla finestra ne avrà da raccontare per una settimana, come minimo pensava che stessi facendo delle strane macumbe... comunque sta di fatto che la lepre mi ha rosicchiato un pezzo di zaino e quando ho chiuso il garage, era li che saltava in giro buttando per aria le lattine di colore di Dante.
Robe da matti!
Il bello è che sono andata in paese e l’ho raccontata a Gabriele che credo stia ancora ridendo.
Quando sono tornata a casa ho aperto il garage e lei è balzata verso la libertà, come è giusto che sia.
Ho fatto 68 km in mtb oggi, ed è stata una giornata decisamente strana ma questo non toglie il fatto che non la dimenticherò; credo che queste cose, queste avventure se vogliamo chiamarle cosi, capitino solo a quanti come me vanno in giro anche solo per guardarsi attorno senza dover correre a tutti i costi ed allora hai il tempo di “assaporare” anche queste cose, questi incontri fuori dal comune. Ho un pò di graffi nuovi in giro alle gambe e sulle braccia ma li considero una specie di riconoscimento per la mia passione per le ruote grasse ed una specie di “grazie” da parte della lepre con le orecchie lunghe.
Kathy Pitton