La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


lunedì 27 febbraio 2012

Granfondo Ugolini-Pomponesco


Ogni anno è diversa, non credo di aver mai fatto due anni consecutivi lo stesso percorso, tutto dipende dalle lune del grande Po che comanda quaggiù,  argini o non argini l’acqua passa ed inonda campi e piazze.
Eppure sono talmente abituata a queste gare di inizio stagione, piatte e veloci, che non riesco a rinunciare ad esserci, spalla rotta o meno.
E si perché la spalla rompe ancora eccome sta stronza!!
Pensavo che una decina di giorni col braccio al collo come consigliatomi da Paolo, il mio ortopedico, fossero sufficienti, ma a quanto pare il fattore vecchiaia influisce non poco sulla velocità di guarigione per cui stavolta Kathy va cosi e zitta, mica colpa di nessuno se decido di andar ad abbracciare piante.
Sabato mattina preparo il mio camper, saluto il mio lago e parto in compagnia di un nuovo computerino di bordo che , a differenza del precedente navigatore che mi mandava sempre per autostrade, mi fa prendere strade alternative mandandomi nella confusione più totale tantè che ad un certo punto  mi dirigo verso il primo casello autostradale ed imbocco la Modena Brennero, uscita Pegognaga e direzione Guastalla, attraverso il ponte sul Po’ la seconda volta nel giro di un ora ed eccomi a Pomponesco, parcheggio nel solito posto da anni e mi sistemo.
Due spaghetti per pranzo, due passi in paese a vedere la piazza rifatta di recente ed a curiosare sulla bacheca del municipio come faccio ogni anno per vedere se la popolazione ha superato la fatidica soglia dei 1800 residenti… macchè, neppure stavolta il numero è salito, sempre li attorno ai 1750 o giù di li.
Me ne torno al parcheggio e vedo che nel frattempo sono arrivati altri camperisti e tra di loro una coppia dal Friuli ed è un viso che conosco ma che non riesco ad associare ad un nome… ci si presenterà alla fine della chiacchierata e scopro che è Antonella Incristi con il marito, amica su Facebook e ciclista affermata.
Dopo le chiacchiere decido di provare il percorso, fa caldo ed il sole splende, sarebbe un peccato rinchiudersi dopo questo lungo e freddo inverno. Un cambio veloce, la bici già pronta e via verso la partenza e le frecce che segnano il percorso.
Tanta erba come sempre, il terreno è morbido e sembra di sprofondare per qualche millimetro ma poi, a furia di pedalate, si avanza, si sale lungo gli argini e quel continuo su e giu che spezza fiato e gambe e mi vien voglia di dire a quanti credono che le gare di pianura siano facili: ma se non respiri mai!!
Infatti si pedala sempre, senza tregua, ed arrivi stanco come nelle gare xc che hanno molte salite , la sola differenza è che in quel caso nelle discese si rifiata.
Pedalo tranquilla, seguo il percorso con facilità ma mi rendo anche conto che la spalla fa male e che ogni piccolo sobbalzo è doloroso…..mi da dà  pensare sta cosa.
Che faccio domani?
Bah la notte porterà consiglio.
Ritorno al camper dopo il giro completo, doccia bollente ed altra passeggiata in paese, tiro l’ora di cena guardando le poche vetrine sulla strada principale, torno a “casa”, mi preparo qualche cosa di cena ed accendo la tv che mi farà compagnia per un po’ di tempo.
Nel frattempo i pensieri frullano nel cervello…..
Ok ho deciso, un solo giro con gli escursionisti, e per la classifica del circuito pazienza.
Sono già contenta del fatto che son qua anche quest’anno a differenza di quanto pensavo lo scorso dicembre per cui gambe in spalla Kathy e pedala.
La notte passa, l’alba si avvicina, mi svegliano gli arrivi delle molte macchine con le bici sul tettuccio ed è ora di alzarsi ed andare alla verifica tessere.
Un bel pacco gara che è un premio di per sé, il numero da attaccare alla bici e torno per un the bollente, un po’ di frutta e la vestizione da biker.
Farà caldo anche oggi?
Decido per un intermedio, attacco il chip nuovo a Valchiria, il numero è a posto e sono pronta per questa nuova avventura.
Nel frattempo sono arrivati in tantissimi, saremo quasi in 600 alla partenza e quello che più mi fa piacere è che ci sono una trentina di ragazze; anni fa eravamo mosche bianche, ora è bello vedere rossetto sulle labbra e smalto sulle unghie di questi biker in gonnella, alcune delle quali determinate come se non più di tanti maschietti.
Le chiacchiere con Sonia, con Orietta e Paola, il tempo che scorre veloce ed è ora di partire, un giro di lancio di 5 km e poi la corsa vera, il percorso di 23 km da fare due volte.
Pronti via, e sembra che il tempo scappi, tutto un susseguirsi di pedalate e frenate, e poi finalmente il gruppo si dipana lungo il percorso e presto sarò quasi in solitaria.
La decisione presa durante la notte si rivelerà presto la scelta più sensata.
La stanchezza di ieri sommata alla corsa di oggi presto fanno si che la spalla sinistra sembri più pesante dell’altra con quel piccolo dolore costante sebbene sommesso ma che  non lascia mai la presa. Alla fine la somme di tanto piccolo dolore lo fa diventare tanto e forte, quasi insopportabile e rallento inevitabilmente.
Ma va bene cosi, farò parecchia strada con un signore di 72 anni, in gara regolarmente, incavolato nero perché, a suo dire, i vecchi e le donne dovrebbero fare un solo giro.
Presto sentirò arrivare la moto con il primo, quel WonderFabio che ormai sembra aver messo l’ipoteca su ogni gara con quella grinta spettacolare che lo rende unico, pedalo fino al traguardo e mi fermo, cercando l’ambulanza per un po’ di ghiaccio e raffreddare questa maledetta spalla dolorante.
Doccia veloce sul camper, un cambio di abiti ed eccomi al pasta party e ad applaudire alle premiazioni delle amiche e dei conoscenti; una sola cosa mi dispiace…sentire che viene ripreso verbalmente dai giudici ma non squalificato solamente perché nessuno ha fatto reclamo uno dei ragazzi, molto conosciuto, perché ha fatto il giro di lancio anziché sull’erba su asfalto, per far meno fatica? Per poter sorpassare tutti visto che non era in prima griglia?
Fanno fatica tutti sull’erba, campioni ed ultimi, ma se sei onesto ti adegui.
E mi dispiace veramente tanto perché ……perché lo conosco bene e non mi è mai sembrato il tipo… oppure è talmente spinto a vincere per forza che si adegua alle “esigenze”di chi comanda in squadra?
Io non giudico, non sta a me farlo ma sui blog di parecchi biker questa notizia è stata riportata per cui non né un segreto e la gente ne parla.
È ora di tornare a casa, le solite procedure per mettere il camper in “condizione da viaggio” e via per strade poco trafficate, credo fosse la Cispadana o un nome cosi ed alle 16 sono già a casa ed inizia il lavoro di scarico…. Ma non ciclistico però ma quel lava tutto, sistema il camper, lava Valchiria, mettere in ordine il caos lasciato dalla figlia 17enne mentre io non c’ero e solo verso le 20 mi siedo finalmente sul divano un attimo.
Ma io ho già voglia di tornare in sella….

Serata Odolese

Il 25 febbraio si è svolto presso il Vittoriale degli italiani a Gardone Riviera la serata di presentazione della stgione agonistica 2012 del gruppo mtb Odolese.
Andrea Leali mi ha invitata alla serata e mi sono ritrovata a parlare sul palco in compagnia delle ragazze che corrono e vincono.. Cosa diavolo ci facevo li con loro non lo so.....
Comunque grazie, è stato bello far parte dello star sistem Mtb provinciale.

mercoledì 15 febbraio 2012

12° Memorial Massetti-Leno




Prima o dopo doveva capitare!
Devo dire che finora la fortuna ha girato dalla mia parte, cadute si ma qualche graffio e basta, forse solo la Gimondi mi ha lasciato ricordini vari in giro per le gambe ma nulla di grave.
Però questa volta ho giocato troppo con quello che non so fare, il Xc appunto.
Va beh prima vera ferita di guerra che lascia il segno, un braccio al collo non è nulla di cosi devastante, qualche giorno di riposo poi si riparte.. ma ora inizio dall’inizio….appunto!
Volantino raccattato ad una delle gare del Gliso, la conosco per il fatto che faceva parte del Winter Trophy e dell’Oglio Chiese, è stata la prima gara che ha fatto mia figlia lo scorso anno anche se con un risultato cosi cosi; il camper è pronto ma mi fa lo scherzetto di non partire per cui tolgo tutto dal bestione, butto in macchina e via verso Leno dopo aver buttato un occhio alla cartina, sicura del fatto che l’approssimazione di una spanna mi ci porti senza girare troppo a vuoto.
Arrivo presto, un caffè al bar, verifica tessere con i ragazzi che dicono “ pensavamo avessi paura del freddo”, torno al caldo ancora un poco prima di preparare bike e me stessa, aspetto Laura e le altre ragazze ed eccomi a  togliere Valchiria dalla macchina, montare la ruota davanti con fatica perché le pastiglie dei freni si sono chiuse, mi metto la maglia pesante, due paia di guanti sovrapposti e via a girare un po’ per scaldarmi le gambe anche se il freddo è decisamente padrone di me e dell’aria qua attorno.  Ci sono un sacco di persone che conosco, ci si saluta, due chiacchiere del più e del meno, le battute di chi mi chiede se ero a ciaspolare anche ieri notte per qualche monte e l’ora della partenza si avvicina.
Fabio Balbi tiene calda l’atmosfera con le battute al microfono chiamando questo o quello per un intervista; ci chiama in griglia e scopro con piacere che anche Denise è presente, temerariamente incurante del freddo, del ghiaccio e della neve.
Pronti via.
Il giro è il solito, fatto di strade ghiacciate e spolverate di neve, campi arati resi durissimi e scorrevoli nonostante le zolle, il single track diviso in due dalla strada….. primo giro via che vola, paso il traguardo facendo la battuta dell’essermi fermata a bere un caffè e via che si riparte.
Devo dire che nonostante il freddo mi sento bene, sono solo un po’ stanca….
Ma è quel poco di stanchezza che mi frega!
Arrivo al passaggio tecnico tra le piante, tentenno giusto quel secondo che basta per farmi scivolare quei tre centimetri di lato, sbatto la spalla sul tronco dell’albero di sinistra, mi avvito attorno ad esso, sento una gran legnata alla testa e culo a terra! Che botta ragazzi, resto senza fiato un paio di minuti, mi rialzo, salto in sella e via…….ma sento che qualche cosa non va, quel dolore pungente che, nonostante sia a muscoli caldi, si fa sentire.
Tiro dritto verso il traguardo, lo passo e mi avvicino all’ambulanza li accanto dove spiego l’accaduto, mi piazzano un chilo e mezzo di ghiaccio sulla spalla e bon.
Ristoro dolorante, the caldo e panino, un caffè poco dopo, la premiazione e mi chiamano perché premiano le prime 5 e sono quarta, me ne vado verso la macchina ed inizio a sentire un dolore sordo, sempre più forte man mano mi avvicino alla tangenziale.
Il ritorno a casa è stato decisamente una tribulata! Ma siccome sono una testona che la metà basta, doccia calda, pigiama, the bollente e divano, nonostante mia figlia continuasse  a dirmi. Ma non è meglio che vai al pronto soccorso mamma?
La notte è stata un incubo di fitte e l’alba ha portato consiglio: telefonata a Marina chiedendo se il marito ortopedico fosse in servizio in ospedale, una volata fino alla clinica di Ome, le lastre e la visita che confermeranno i sospetti: microfrattura dell’Acromion! Aiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Ecco. E adesso ho il braccio al collo, mi salta la ciaspolata a Collio sabato prossimo.
 La gara ad Orzinuovi che mi piace da morire domenica.
E sono arrabbiatissima, con me stessa e nessun altro perché cavolo ho voluto fare il passaggio in sella ben sapendo che quei passaggi non sono per me ma è meglio che li faccia a piedi.
Kathy sei una testa di rapa!!!!!!!!
Per cui pazienza, qualche giorno a riposo e poi si vedrà.
Ma tra poco parte il River Marathon Cup ed io sarò presente e schierata in griglia, braccio o non braccio.
Magari uno bionico però…..

martedì 14 febbraio 2012

Con le ciaspole tra Val Trompia e Val Palot


4° ciaspolata al Prato Nuovo, comune di Pezzaze……so che è per la strada che sale a Collio ma di preciso mi perdo nella cartina, comunque il volantino dice ciaspolata sotto le stelle, Barbara e Francesco ci stanno e alle 15.30 si parte.
Ormai siamo il trio delle ciaspole, sempre a girar per valli alla ricerca di percorsi più o meno conosciuti che poi ricorderemo la prossima primavera per rifarli in mtb.
Risaliamo la strada che porta a Polaveno, si scende verso la Val Trompia ed alla deviazione per Pezzaze si inizia a salire.
La strada sale lungo il versante della montagna, grassi fiocchi di neve cadono lentamente dal cielo e son belli a vedersi, ma meno male che la macchina di Francesco ha 4 ruote motrici ed i copertoni da neve.
Dal centro del paese seguiamo le indicazioni scritte su grossi cartelli gialli, la strada si stringe e la neve diventa sempre più spessa ed iniziamo ad incontrare parecchie macchine che scendono come se avessero rinunciato ad arrivare in cima.
Sono ben sette i chilometri da fare fino al punto di ritrovo dove si effettuano le iscrizioni, parcheggiare è un problema sia per il fatto che il fondo stradale è ricoperto da una spessissima colte nevosa sia per il fatto che la strada è effettivamente molto stretta. E poi ci sono i rintronati che, nonostante sia evidente il fatto che non si possa parcheggiare, si piazzano in mezzo e seraficamente se ne vanno a bar a ritirare le ciaspole senza prestare affatto attenzione al traffico ed alla difficoltà altrui di passare oltre.
Ad un certo punto scende anche un camioncino carico di sale e sabbia e si incastra tra massicciata da un lato ed una Panda dall’altra!
Nel contempo saliva anche una macchina dei carabinieri che frena e si ritrova di traverso…
Non ho parole.
Gli addetti alla logistica sembrano un po’ persi, credo che non si aspettassero cosi tanta gente ed una nevicata cosi massiccia, ci danno indicazioni un po’ contorte tantè che decidiamo di proseguire e salire più in alto possibile con la macchina.
Ed è a questo punto che tutti pensiamo: ma dall’altra parte non c’è Val Palot????
Finalmente arriviamo nella località Prato Nuovo, vediamo la cascina illuminata dai falò e tanta gente che ha deciso di lasciare le macchine giù e risalire a piedi, facendo in pratica un percorso più lungo della ciapolata stessa!!!
Parcheggio tattico a lato strada tra cumuli di neve, ci si cambia al volo e si sale lungo la strada che porta ala partenza.
Probabilmente la nevicata non era attesa ed ha fatto si che moltissime persone fossero in ritardo pertanto si partirà con mezz’ora di ritardo… ma dentro si sta abbastanza bene, il caldo è “sparato” da un enorme ventola che cerca di scacciare il gelo che non è da poco visto che il termometro segna -12!!!
Si congela se si sta fermi.
E via che si parte!
Due percorsi, un corto ed un lungo; ci si accorda di andare ognuno col proprio passo e ci si ritrova qua alla cascina al ristoro finale.
Subito la salita mi fa venire il fiatone, lascio passare quanto sono più veloci di me, cerco di trovare la giusta velocità senza strafare e via cosi, su fino al primo ristoro.
I ragazzi sono sicuramente molto piu avanti di me ma poco importa, mi stò godendo questa bella sensazione tra i boschi qua attorno.
Primo ristoro, the caldo a volontà e pezzetti di cioccolata; parecchia gente ferma a chiacchierare e tra di essi due carabinieri giovani che fanno da “scorta diciamo.
Li accanto vi è anche la deviazione tra “corto” e “lungo”, si vedono le fiaccole che illuminano il lungo sentiero in salita, molta salita per la verità… e meno ale che lo danno come percorso per bambini… ed è un urlo da bambino quello che si sente, con relativo grido di aiuto da parte di una mamma.
Il sentiero è veramente ripido e con le ciaspole si fatica a salire tant’è che un piccolo scivola verso valle e la madre, nel tentativo di raggiungerlo, cade e rotola lungo il declivio.
I due carabinieri salgono al volo per aiutare e chiedono al alcuni presenti di dare una mano… ed io col cuore di mamma sempre acceso vado a cercare di prendere il piccolino che se ne sta appeso ai rami di un cespuglio.
Il bello è che non riuscivo a salire con le racchette ai piedi e cercando di toglierle manca poco che volo pure io.
Recuperato il piccoletto che ride come un matto forse inconsapevole del pericolo, si continua per il corto con gli altri al seguito e sinceramente ho fatto una fatica bestiale.
In alcuni punti si sprofondava nella neve fino a metà polpaccio e la traccia del sentiero era troppo stretta per usare le ciaspole e talmente inclinato da rendere tutto molto complicato. Mi dispiace ma quello non è un sentiero per bambini ma per stambecchi, lo hanno detto in parecchi all’arrivo.
Comunque ci è voluta un ora per fare un chilometro e mezzo e visto che sono anni che marcio nella neve questo significa che era veramente tosto per percorso.
Gli altri hanno continuato fino alla cima, sul Medelet, e se non ho capito male l’altimetria dava 1720 metri lassù.
All’arrivo mi sono cacciata al ristoro cercando un po’ di calore, il sudore mi si era gelato addosso e mi sono ritrovata a togliere la berretta ed avere i capelli congelati in spirali ricciolute.
Ma lo sguardo sul ben di Dio preparato dalle signore del ristoro ha fatto passare a tutti sia il freddo che la fatica. Decine di torte fatte in casa, panini con salame e lardo, the bollente e vin Brulè hanno scaldato l’atmosfera.
I ragazzi sono arrivati poco dopo, stanche ed affamati come tutti e tra una chiacchiera a voce ed una chiacchiera mangiata il tempo è volato via.
Ora si scende a prendere la macchina e decidiamo di non rifare la stessa strada ma di continuare dritti ed arrivare in Val Palot e da li scendere lungo il lago ed a casa.
Detto fatto!
In pochi minuti siamo arrivati in vista delle piste da sci della piccola valle sopra il Sebino, desolatamente vuote seppur illuminate per dare la possibilità di sciare in notturna.
All’andata un ora e 40 minuti, il ritorno in poco meno di un ora….. a saperlo si faceva la salita da questa parte anche per arrivare fin lassù… ma sarà per la prossima volta, intanto però sto pensando che , nella prossima estate potremmo fare lo stesso giro in bike, salendo dai pollai della Gimondi, scendere in Val Trompia, risalire la montagna fino alla località Prato Nuovo e da li scendere sul lago tornando a casa facendo il giro della sponda bergamasca.
Lunga la storia ma in una bella giornata, per un giro in giro in compagnia si potrebbe benissimo fare… vedremo dai.

domenica 5 febbraio 2012

1° Xc Parco dello Strone

Valchiria sei grande!!
E si, quando ci vuole ci vuole.
La stò trascurando in questo periodo, era sporca da domenica scorsa e da prima ancora, credo dal Raid d’Inverno di Crema l’11 dicembre, abbandonata in un angolo della taverna…..
Eppure lei stamattina, nella neve di Pontevico, ha risposto alla mia chiamata, io pedalavo e lei stava in equilibrio sulla neve, solo una derapata in una curva a destra ma per il resto perfetta la mia cavallina da corsa.
L’ho letteralmente buttata in macchina ieri sera tornata dalla ciaspolata di Vezza d’Oglio, sveglia alle sei e via per arrivare in questo paese che ho individuato sulla cartina, entrata in autostrada a Rovato, destinazione Brescia per lo svincolo con la Cremona.
Trovo neve che cade piano ma la strada è pulita, gli spazzaneve ed i spargi sale stanno lavorando da stanotte ma, raggiunto lo svincolo per Cremona appunto, tutto cambia.
La ne e c’è eccome sul manto stradale, si scivola parecchio per cui avanti a 50 all’ora… in autostrada.
Bah!!!
Uscita Pontevico, seguo le indicazioni per il paese ma ad un certo punto devo fermarmi a chiedere informazioni per raggiungere questa frazione, Bottegno.
Parcheggio nell’aia di una cascina di fronte alle stalle strapiene di vitellini come indicatomi da un addetto al percorso e due passi fino al bar che fa da ritrovo e punto iscrizione.
Il numero l’ho già, devo solo fare la verifica e sfoggio la mia tessera bianca modello 2012 nuova di zecca, ritirata ieri mattina da Gabriele.
Un caffè con le ragazze, due chiacchiere con Cecco ed Ezio, la lunga coda per il bagno e sono le nove meno un quarto, ora di preparare la mia bike e me stessa per questa galoppata nella neve.
Nevica tantissimo, fa molto freddo ed è un attimo avere le mani ed il viso congelati; coperta bene, due maglie termiche, due paia di calze, doppi guanti pesanti ma il freddo punge ugualmente come a ribadire che l’inverno è inverno e sta nevicando per cui silenzio e pedala.

Ed è quello che faccio infatti.
Monto la ruota a Valchiria, le do un po’ di olio, due pedalate qua e la ed è ora di partire per questa nuova avventura in sella, gara nuova di zecca ma che in parte ricalca una vecchia cross country che facevamo anni fa a Verolanuova nel Parco dello Strone.
Pronti via.
Lunghe strade bianche completamente innevate ed il cercare di capire dove mettere le ruote per non scivolare fa andare tutti al rallentatore per i primi chilometri; sentieri larghi che danno la possibilità di superare senza intralciare, single track nel bosco che danno comunque modo di non dar fastidio agli altri…
Mi piace.
Il ponte da passare dove una volta si faceva il guado nel fiume ( e meno male che non lo si fa con questo freddo), il sentiero poco dopo e l’argine da superare che faccio a piedi risalendo in sella una volta in cima, l’ultimo chilometro del primo giro nel campo arato che con la neve è fattibilissimo e meno faticoso di quando la coltre bianca non c’è.
Se fossi superstiziosa mi sarei ritirata alla fine del primo giro visto che sul ponte un gatto mi ha tagliato la strada ed era nerissimo… ma i gatti sono i famigli delle streghe per cui amici miei no???
Eh si, Valchiria è la mia scopa….. a detta di qualcuno!
Allora occhio malocchio prezzemolo e finocchio non statemi in mezzo alle scatole altrimenti… heheheh.
Passo il traguardo felice come mai perché il mio obbiettivo era non farmi doppiare prima della fine del primo giro di 10 chilometri e ci sono riuscita per cui obbiettivo number one ok!
Via per il secondo giro conoscendo la traiettoria da tenere, seguendo le scie lasciate dagli altri nel manto bianco, fare una curva a manetta e riuscire a stare in sella riprendendo la giusta direzione dopo una serie di zig zag ma non mollando mai.
E di nuovo la neve che schizza, il ponte da passare, le strade innevate che attutiscono i rumori , le foglie mescolate alla neve stessa che per assurdo creano un cuscinetto e rendono i passaggi più veloci e scorrevoli ed io ho voglia di canticchiare perché stò andando bene e mi piace la sensazione che sento nelle gambe e nei polmoni e, nonostante stia gareggiando, trovo il tempo di guardarmi attorno, di vedere i fossi ed i canali gelati, le piante cariche di neve che abbassano i rami e rasentano i nostri caschi, sorridere a quanti corrono a piedi nel parco facendo spazio quando passiamo noi….
E gli ultimi due chilometri farli il più velocemente possibile, passare il traguardo con un sorriso sul viso con il giudice che mi urla “ Kate sei fantastica”,,,, facendomi emozionare.
Il the bollente per scaldare la gola e le mani gelate e la corsa alla machina per togliere le scarpette e cercare di scaldare i piedi congelati con tanto di alluce blu che ancora ora fa male ma sentirmi bene, tanto bene, nonostante il freddo ed i chilometri di corsa di ieri notte nelle gambe e nella schiena che pensavo avrebbero reso la mia gara odierna un supplizio.
Mi cambio all’addiaccio come tutti del resto, il ristoro oggi è stranamente a pagamento ma poco importa, due euro non mi cambiano la vita, le chiacchiere con Sonia, Elena e Roberta, le risate per rubarci le sedie accanto alla stufa e la premiazione a cui chiamano anche me, 4°.
Certo sono stanca, la strada verso casa sembra più lunga di stamattina ma con la musica che mi fa compagnia arrivo, tolgo Valchiria dal baule e la metto in taverna, al caldo.
Ha un po di fango addosso come il trucco sbiadito di una signora alla fine di una lunga giornata fuori casa ma è bellissima, la curva elegante del telaio in titanio argento e la serigrafia nera che la distingue da tante altre bike, la sella che ha decisamente bisogno di una pulita e le ruote artigliate che amo cosi tanto, questa cavallina di razza che mi segue ed asseconda come poche altre hanno saputo fare… grazie Valchiria.
Tu non tradisci mai, non giudichi ma dai tutta te stessa per accontentare me in questo bellissimo gioco che si chiama mtb.
So che te ne starài li, al buoi fino a domenica prossima quando, alle sei del mattino, verrò a prenderti e ti porterò in un qualche altro campo infangato e pieno di neve, per correre, per giocare ancora un po’.
Sei grande Valchiria.

12° Ciapolata a Vezza



Eccola di nuovo.

Era stata la mia prima ciaspolata anni fa e da allora è diventata un appuntamento fisso di inizio febbraio.
Parto sempre presto, verso le due, per trovare parcheggio facilmente e non sempre è facile visto che ci sono 4000 partecipanti ogni anno e Vezza d’Oglio non è certamente una metropoli.
Ho chiamato Roger stamattina, di solito passo da lui a Breno per un caffè ma stavolta l’appuntamento salta, è impegnato con la Protezione Civile da qualche parte e non sarà a casa….. pazienza sarà per la prossima volta!
Risalgo la valle lentamente, non ho fretta, sono sola e la musica mi fa compagnia.
Ho quasi caldo in macchina visto che sono vestita da neve ma meglio caldo che freddo, posso sempre spogliarmi mentre se fosse il contrario batterei i denti e peggiorerei solo il raffreddore che mi tormenta da tempo.
I paesini della Valle Camonica si susseguono uno dietro l’altro, la neve diventa sempre più tanta ai lati strada e le montagne in lontananza ne sono completamente ammantate e sembrano brillare di luce propria.
Chi ha fretta mi supera ma vedo che molti, rendendosi conto del fondo stradale scivoloso, superano si ma poi si mettono loro a 40/50km all’ora, per cui tanto valeva restare dietro no???
Ed eccolo lo striscione del parcheggio, le macchine sono ancora poche e posso parcheggiare al numero 1, di solito ero al 4, parecchio lontano.
Parcheggio, infilo gli scarponi da trekking che mi accompagnano ogni volta e che ormai sono comodi come pantofole, mi metto lo zaino a spalle e le ciaspole nella sacca e via verso la partenza del bus che ci porterà in centro al paese ed al ritiro del pettorale.
La gente è veramente poca finora ed in un attimo ritiro tutto compreso il gadget di quest’anno che è un porta chiavi con delle piccole ciaspole attaccate, mi siedo su di una panchina ed inizio ad attendere.
Non ho voglia di infilarmi in un bar ed aspettare tre ore o fare il giro dei ristori a bere the o vin Brulè, anche se sola sono attrezzata ed un libro mi farà compagnia mentre attorno si fa ressa a ritirare pettorali e ciaspole a noleggio.
Leggo ed il tempo vola, qualcuno mi chiama per nome e vedo facce amiche, due chiacchiere ed in poco tempo arrivano le sei, ora in cui è meglio avvicinarsi alla partenza.
Siamo meno del solito dicono gli organizzatori, i pulman che di solito arrivano da lontano hanno rinunciato per il maltempo, evitando di rischiare di trovar neve lungo la strada e far fatica a rincasare a notte fonda.
Comunque in piazza si ammassano piu di 3500 persone più gli imbucati si arriva al ragguardevole numero di 4200 persone stimate.
Io mi dirigo verso il Centro Adamello dove parte l’agonistica e guardo partite questi 120 ragazzi che di professione corrono… corrono come gazzelle nella neve!
E subito dopo partiamo noi.
La vene è soffice, in alcuni punti, nonostante le ciappole ai piedi si sprofonda ma poi tutto diventa meccanico, le gambe girano bene ed io mi guardo attorno.
Ormai conosco il percorso a memoria, fa parte del mio Dna da 12 anni.. anzi no, un anno ci hanno fatto salire per una valle laterale visto che la neve si era trasferita ai Carabi e qua l’erba imperava nonostante fosse febbraio!
Al primo ristoro c’è pochissima gente, siamo decisamente tra i primi, un the caldo e via di nuovo… nonostante o zaino riesco a correre anche se a passo corto e continuo cosi fino alla deviazione tra percorso corto e lungo, opto per lo short track visto che domani sono a correre in bike e via verso il traguardo.
Un'altra piccola sosta all’ultimo ristoro, guardo i dolci ma lascio perdere, ho sete e bevo tre the caldi che scaldano e danno gli zuccheri che mi servono per arrivare.
Farò l’ultimo chilometro con un “ragazzo” della mia età che, galantemente, 10 metri prima del traguardo rallenta e mi lascia passare.
Blocco il cronometro su 1h 28 minuti, 10 minuti più dell’anno scorso ma stavolta con la neve.
Sono sudata fradicia.
Salgo verso il ristoro, mi cambio al volo in bagno e mi siedo quasi in solitudine nella vastissima sala dove verrà servito il pasto per gli atleti.
Il “cavaliere” di poc’anzi è seduto poco lontano ed alza il bicchiere di vino verso di me, un “alla salute” che ricambio volentieri.
Niente chips elettronici quest’anno, non capisco perché ma forse è meglio cosi, il tempo che ho fatto lo conosco bene come so a memoria i tempi di ogni anno passato.
Mentre cerco di mangiare qualche cosa la tosse nervosa che mi prende ogni volta corro forzando più di quanto dovrei mi tormenta ma vedo che anche il mio antagonista ne soffre e mi dice: troppo pochi Sali…..
Terrò presente grazie.
Forse troppo stanca per mangiare o semplicemente dovevo aspettare un poco più di tempo fatto stà che
buona parte del vassoio resterà intatto, mangio la fettina di dolce quella si, buona…
E’ ora di partire, raccatto lo zaino e le ciaspole e mi avvio verso la fermata del servizio trasporto atleti verso i parcheggio ed ho fortuna perché l’autobus è li ad aspettare e si parte nol giro di tre minuti.
Butto tutto in macchina e parto mentre inizia a nevicare fitto fitto per cui prudenza a scendere lungo la strada della valle.
E mentre guido penso che anche stavolta l’ho finita per il semplice gusto di farla e con un buon tempo per di più.
Questa corsa in notturna fa parte del circuito di Coppa Lombardia, ogni anno vi sono più persone che la fanno, con scopi ed obbiettivi diversi, il mio obbiettivo è semplicemente quello di esserci.
Perché è bello anche cosi.
Perché in fondo io faccio ciò che mi piace
Perché io non devo dimostrare un bel cavolo a nessuno, prima o ultima che io sia.
Perché cosi, guardando negli occhi una persona che mi ha detto “ di piantarla di fare scemate perché alla tua età ti stanchi…” potrò ribattere che io ero li, mentre qualcun altro era sul divano a grattarsi le palle!!! Ma il bello è che non sempre chi le ha.. le ha davvero… non so se mi spiego.
Adesso vado a dormire perché alle sei la sveglia suona, neve o non neve!