La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 29 maggio 2011

Parco delle colline da spettatrice….



Ho deciso che non mi piace, non mi piace e basta.
Non ci vado più a vedere le gare dove non posso correre per questo o quel motivo.
Lo so che dovrò mollare davvero una volta o l’altra ma l’essere stata li stamattina, tra decine di amici che guardavano il manubrio della mia Valchiria e mi chiedevano se avevo dimenticato a casa il numero mi ha fatto venire il magone.
Mi sono alzata presto, ho fatto la colazione che faccio sempre prima di una gara, preparato la borraccia con i Sali giusti, mi sono messa la divisa della squadra ed ho preso lo zaino che metto di solito nelle lunghe escursioni…e già quello mi sembrava stonato, non andavo a fare un giro lungo il lago o una delle valli qua attorno.
La lunga pedalata nel fresco della mattina attraverso la Riserva delle Torbiere incontrando decine di ciclisti, i chilometri che separano Iseo da Rodengo Saiano che scappavano da sotto le ruote, incrociare a Monticelli quanti facevano riscaldamento e mescolarmi con loro, come una di loro, come in fondo mi sono sempre sentita.
Ma oggi non gareggio, sarò al lavoro alle 13 e ieri sera ho finito alle 22 e comunque avevo deciso di togliermi dal circuito delle gran fondo belle ma dure, si deve capire quando non si può andare oltre e quali sono le effettive capacità.
I miei limiti li conosco, va bene cosi.
Ma il cuore la pensa diversamente.
Ho salutato Zambo e Marcello, un nuovo iscritto al gruppo, ho scattato qualche foto, ho girato qua e la salutando una marea di gente che, al dire “non la faccio” mi guardava stranita, ho augurato un bocca al lupo a tutti e mi sono avviata lungo la strada per vederli passare.
Ho appoggiato la bike lungo una siepe ed assieme alle tante mogli e compagne dei corridori ho aspettato che arrivasse l’ora della partenza per vederli sfilare e fotografare…ma non credevo di stare cosi male.
Ognuno di loro, ed erano 850, passandomi accanto sulla strada, si portava via un pezzetto di me!
Solo Natale, il nostro nonno volante, ha capito come effettivamente stavo, gli è bastato uno sguardo per capire che avrei voluto essere sui pedali, con loro, con la moto scopa dietro a sbuffare come sempre, con la paura di non arrivare in tempo… ma essere nel gruppo.
Si tende a nascondere i propri sentimenti per non sembrare deboli ma è una cosa che non mi è mai riuscita; ho pianto per tante cose nella mia vita, per un amore perduto, per uno sgarbo ricevuto, per un dolore fortissimo o la perdita di una persona cara ma mai avrei pensato di piangere per la mtb.
Ma non mi sono sentita debole, per niente.
Mi sono resa conto che ho bisogno di quelle sensazioni, di quella scossa lungo la schiena che ti fa stare bene con te stessa e con il mondo, di quelle paure lungo una discesa ripida che ti porta a frenare per rallentare o la voglia irrefrenabile di ululare come un lupo mentre corro tra le “braccia” di un bosco; emozioni e sensazioni che scuotono la parte tranquilla di me facendomi sentire viva.
E’ come un amore unico, indissolubile e rarissimo, nulla può farlo cambiare perché il legame è cosi forte che non esiste alcunché che possa spezzarlo.
Natale mi ha fatto strada in silenzio come per farmi da scorta fino ad Ome, dove lui ha proseguito per arrivare non so dove lungo il percorso e fare un filmato da postare su Facebook, io ho girato verso Iseo ma mi sono ritrovata alla chiesa di Monticelli, per intercettare il percorso ancora una volta….una droga.
Poi piano piano mi sono diretta ad Iseo, una sosta obbligatoria da Gabriele dove ho incontrato altri del gruppo in giro, due foto a loro e via verso casa.
Sotto la doccia le ultime lacrime sono scivolate nello scarico assieme allo shampoo, mi sono messa la divisa e sono andata al lavoro ma ci ho pensato tutto il pomeriggio: no, non posso lasciare la mia Valchiria, mai.
Venerdi sera andrò a Verona, c’è la prima delle Night on Bike, io ci sarò.

martedì 24 maggio 2011


Sono anni che giro per i sentieri della Franciacorta, su e giu dai monti qua attorno e dalle colline che circondano casa mia...ma capita di uscire in un caldissimo pomeriggio di fine maggio e di voler andare da una parte e capitare in un altra.
E scopro questo sentiero qua... bellissimo, a mezza costa su monte di Nigoline, nascosto da una muraglia di piante, qualche vipera schiacciata accanto al sentiero ma bellissimo da pedalare...,.
Credo facesse parte della Vignalonga edizione uno, quando si scendeva dal sentiero dei castelli anche se non ne sono proprio sicura....Finisce alla santella delle gambe, sopra Palazzo Torri e dalle parti del cimitero di Nigoline.
Comunque lo rifaccio con piu calma domani e vedo dove comincia a costo di girare tutta sera per sentieri.
Che bel pedalà!

lunedì 23 maggio 2011

Guado di Monticelli



Dalle sette del mattino alle 14 in servizio in divisa, un rebelot di turisti,gruppi piu o meno fai da te che perdono i battelli, sono in ritardo o non sanno neppure dove sono o dove devono andare.....
Alle 14.05 sono in macchina, alle 14.15 un piatto di riso e pesce ed alle 14.40 sono finalmente in bike sulla strada per Iseo ed il bar di Gabry dove ho appuntamento con Beppe per un uscita in compagnia, lontani dal caos della domenica iseana.
Decidiamo per un Polaveno/pollai/Monticelli con sosta rinfrancatrice alla Gelateria Giardino.
Discesa tecnica velocissima dopo la sosta fragole di bosco, chiacchiere a manetta, prese per il culo comprese, deviazione al guado del torrentello di MOnticelli quasi in secca e sosta gelato con conseguente abbiocco...risvegliato solo dai tuoni che ci hanno fatto inforcare le bici e pedalare a manetta fino a casa.
Grazie della bella compagnia Beppe, come sempre sei un amico!

Fragoline di bosco


Mi fermo all'inizio dello sterrato della Gimondi, dopo la salita per Polaveno ed ecco spuntare, tra le foglie a lato del sentiero. le fragoline selvatiche!!!
Mollata la bike in terra ne ho raccolte a manciate, con Beppe che mi guardava stralunato... pensava fossi diventata matta.
Ma le fragole sono, con i lamponi ed il patato, la passione della mia vita!

giovedì 19 maggio 2011

Medioevo a due passi da casa...


Tra Monticelli e Camignone c'è sto posto qua, non ricordo neanche il nome... sembra di fare un salto nel medioevo......
Chiesa antica, strade tanto strette in ciotoli che passi in bike o a piedi, silenzio assoluto, cespugli di rose e vigneti... null'altro!
Che bello.

Chiesette rustiche campestri.



Quante volte ci sono passata accanto in questi anni senza soffermarmi a guardarla veramente. Piccola e sulla collinetta sembra voler guardare le vigne e far la guardia.Qualcuno ne cura le rose piantate davanti alla porta d'ingresso, sprangata purtroppo in seguito ad atti di vandalismo idiota...
Ma da pace sedersi sulle scale e guardare la ferrovia che passa poco distante e le foglie mosse dalla brezza del pomeriggio.

Camomilliamociiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii



I campi pieni di camomillaaaaaaaaaaaaaaaa!
Domani mi porto una borsa, ne racolgo un po la faccio seccare e poi tisaneeeeeeeeeeeee.
Dio se stò be'!!

mercoledì 18 maggio 2011

Sere di primavera



Eccole le sere di primavera, quelle dove le giornate si allungano ed ho il tempo, dopo il lavoto, di andarmene per vigne e provare quei sentieri visti tempo fa e mai calcati con le ruote.
Ci sono tanti leprotti nei cespugli e se hai pazienza e ti fermi, li vedi attraversare i sentieri con timore, annusando l'aria e scappando non appena ti vedono.
E se alzi lo sguardi ecco le poiane scure che si poggiano tra i filari e che si alzano in volo al tuo passaggio.
Quanto mi piace finire la giornata cosi, dopo il lavoro, nel silenzio delle mie colline, tra i filari di vite che hanno reso famosa questa parte di Lombardia ma che per me sono casa, sono silenzio e sono pensieri in libertà.
E sulla via del ritorno incrocio il Gliso, finalmente in mtb, a pedalare sui sentieri che ci accumunano nella passione per questo sport e per questa terra.

martedì 17 maggio 2011

2° Rally dell’ Adda-Camp.Italiano Off Road Udace

Una lunga settimana senza Valchiria, senza stare sui pedali un solo attimo e mi sento già come se dovessero portarmi alla neuro e legarmi ad un tavolo da vivisezione.
Mamma se mi manca pedalare in giro, mi sembra cosi strano non sbirciare il calendario di Pianeta Mtb per cercare qualche cosa vicino a casa a cui iscrivermi.
Danno pioggia nel fine settimana ma la voglia di rimettere il fondo schiena sulla sella è tanta anche se dopo la batosta della Conca d’Oro le gare volevo lasciarle dove stanno per un po’ ma ci si mette lo zampino di un amica, che ha tanta voglia di parlare e di stare in compagnia, che mi telefona, manda messaggi ed email e mi ritrovo il sabato sera alle 22 in cantina a preparare la sacca ed a controllare s e una settimana di trascuratezza abbiano “ferito” la mia piccola stellina su ruote…ma lei sta’ bene ed io in fondo pure.
Sono in divisa da marinaio con la divisa da ciclista in mano dopo una lunga giornata di servizio e quasi dimentico le scarpette, il casco è ok e mi pare di non aver dimenticato nulla eccetto la cartina per arrivare a questo paese del Lodigiano dal nome strano, Zelo Buon Persico e da brava lacustre mi diverto a pensare “Zelo buon salmerino, buon coregone, buona tinca, buona sardina” ma chi diavolo avra’ dato questo nome al paese?
Magari, essendo sul fiume Adda, il persico era uno dei pesci più pescati e da qua il nome al borgo… che ne so!
Vado a dormire abbastanza presto ma alle 2 di notte mi sveglia il diluvio, una pioggia battente che spazza tutto e sinceramente un po’ di magone mi è venuto.
Alle 5 e mezza giù dalle brande, come mi ha scritto un amico sul sito di Alberto, colazione veloce, Valchiria in machina e via verso Rovato e l’autostrada, uscirò a Cavenago e Lorena sarà li ad aspettarmi.
Non accenna a smettere di piovere, sarà pesantissimo il terreno lungo il fiume ma preferisco non pensarci sin da ora, non conosco la zona e non ho mai fatto questa gara, chissà com’è!
Ed eccolo il casello ed all’uscita Lorena ad aspettarmi come promesso; la seguo per una serie infinta di stradine e dopo 15 minuti credo di essermi già persa, meno male che lei fa strada altrimenti col cavolo che trovato questo paesino.
Sosta caffé e ciacole e via che si riparte fino al parcheggio vicino alla zona delle iscrizioni.
Guardando verso l’orizzonte non capisco se ho le visioni o se veramente i mie occhi hanno messo a fuoco il cielo che in lontananza si apre e lascia uno scorcio sui monti e quello che vedo è ..neve????
Non capisco bene da che parte sto guardando, se sono le Orobie o cos’altro ma si, quella che vedo è neve!
Effettivamente fa freschetto ma la neve…
Un altro caffé, qua Lorena è di casa e la salutano tutti, il numero 306 per la bike e torniamo verso le macchine per darci una sistemata e preparare tutto.
Lorena mi presenta tantissime persone tra i quali l’ex marito, simpaticissimo; mi da il benvenuto tra le pianure del Lodigiano e le gare da loro organizzate, mi fanno stare bene e sentire “a casa”.
Ascolto le loro chiacchiere e mi accorgo che questa è la parte che più mi mancava, quel cicaleggio che prima di ogni gara ti fa compagnia e ripenso a come mi sentivo domenica scorsa, la voglia di mollare tutto ed appendere la bike al chiodo. Ora è diverso, con il senno del poi penso che posso benissimo restare in questo mondo ancora per un po’, magari scegliendo gare meno faticose anche se non esistono gare piu o meno facili di altre, dove non c’è salita si deve pedalare a tutta per mantenere un ritmo decente, oppure trovi sentieri nel bosco tecnici da matti tutti da guidare con attenzione per non impigliarti in qualche ramo o finire contro un tronco.
Vedremo man mano, oggi cerco di finire questa poi ci penserò di volta in volta.
Non smette di piovere anzi sembra aumentare, qua alla partenza è strada sterrata su ghiaia ma piu avanti mi dicono ci siano campi arati…. Andiam bene.
Anti-acqua sulla maglia, testa bassa e pedalare Kathy; proviamo una parte del percorso, velocissimo come sembrava infatti, mi sa che qua partono a 40 all’ora.
Si presentano le altre ragazze, una russa, altre amiche di Lory..è cosi strano non vedere le facce a cui sono abituata di solito, alcuni ragazzi li riconosco, vedo anche Gianpaolo Fappani alla partenza ma ora dai che si parte.
In griglia schierati per categorie, le donne ultime con i veterani, ci avvisano che parte del sentiero sull’argine è crollato e di fare attenzione a non uscire dal tracciato segnalato per non finire nel fiume.. se ecco, manca solo un bagno fuori stagione e som a post!
Via sbang e cavolo son gia la in fondo!
E la miseria altro che 40 all’ora qua!
Ma come dico sempre il bello del viaggio è il viaggio stesso e non me la prendo più di tanto, sono un diesel è devo partire piano altrimenti scoppio subito.
Strade bianche, sentieri nel bosco da guidare, alcuni pezzetti su asfalto e di nuovo strade bianche ed ecco il fiume con il sentiero franato e le fettucce che ci dirottano nel bosco, qualche ramo da schivare ed i bassi cespugli che mi sfiorano la faccia, bello quel lungo sentiero a pochi metri dall’acqua, il silenzio interrotto solo dalle moto in lontananza…
In coda al gruppo macino i miei km, uno dopo l’altro ma sarà il fango, sarà l’acqua che continua a cadere, i freni iniziano a fischiare e ad un certo punto non frenano più ed ho un attimo di panico nello scendere da un argine….
La botta finale è il campo arato quasi alla fine, sprofondo talmente tanto che non girano più le ruote ed il cambio inizia a fare scrrr sffffff ….
La gara è a giri, tre per la precisione, per un totale di 54 km, l’ultimo giro non lo farò, ma passando sotto l’arco del traguardo avviso che mi fermo, non vorrei fare piu danni alla mia bike di quanti non ne abbia già.
Lavo la bike, aspetto l’arrivo d Lorena che è terza assoluta delle donne ma prima di categoria ed è felice perché la gara è prova del campionato nazionale off road Udace ed io lo sono per lei.
Un cambio veloce dopo essermi lavata sommariamente con la canna del lavaggio bike, un panino al ristoro e dio devo partire, solo le 11.45 ed alle 13.30 devo essere in servizio.
Chiedo ad uno dei ragazzi del posto quale sia la strada più veloce verso Brescia e mi indicano prima la Paulese poi la Rivoltana…spero di non sbagliare strada!
Certo che se mi fermano i poliziotti son messa bene, fango tra i capelli e sul viso, bike sporca in macchina, capelli in piedi, sembro maga Mago!
Devo dire che arrivo velocemente sulle strade conosciute ed a Caravaggio mi suona il telefono, una spumeggiante Lory che mi avvisa della seconda posizione di categoria, Donne B, ed il premio lo ritira lei per me!
Bella storia.
Gli ultimi chilometri li faccio col sorriso, una doccia velocissima a casa ed alle 13.30 sono regolarmente in servizio, in divisa da marinaio come ogni giorno.
Ma non è il premio che mi fa stare bene, è che una domenica no come quella scorsa, non è riuscita a rovinare del tutto la voglia di scoprire sentieri nuovi, forse in modo più tranquillo e meno tribulato ma mi piace ancora, tanto.
Come ho scritto domenica scorsa qualche gara in meno magari ma con ancora la voglia di scoprire, di vedere e di mettermi in gioco accettando le sconfitte e le difficoltà comunque perchè fanno parte della sfida, in mountain bike come nella vita di tutti i giorni.
Alla prossima.

domenica 8 maggio 2011

Conca d’Oro 2011:un addio alle armi.




Prima o poi lo si deve fare, per quanto possa dispiacere o far male si deve avere il coraggio di riconoscere che, ad un certo punto, ogni bravo comandante deve accettare la propria resa e ritirarsi con onore.
Non che io centri molto con i soldati o con un qualche esercito anche se, nel fondo di un qualche cassetto dei desideri di ragazza, si trova ancora l’uniforme da aviatore e sebbene l’uniforme la porti ogni singolo giorno dell’anno per lavoro, ma da marinaio, ribadisco che con i pensieri da Rambo non centro nulla ma cosi, sui due piedi e visti i ridicoli risultati sul campo, è ora che lasci le granfondo titolate e dure a chi le sa fare e che passi a gare un po’ più semplici per poi decidere in via definitiva di mollare tutto.
50 anni sono una bella curva a gomito, per chiunque.
A me oggi hanno dato un trofeo spettacolare come partecipante più “anziana” del comparto femminile e sebbene il premio mi abbia fatto immensamente piacere, come tutti gli altri per la maglia nera nel corso degli anni, la cosa mi ha fatto riflettere un attimo e mentre raggiungevo casa lungo le Coste della Valsabbia ascoltando un vecchio cd del Genesis ho avuto modo di pensare e ripensare……..
Alcuni a quella boa contrassegnata con il numero 50 fanno cose strane, chi si fa l’amante magari di 25 anni in meno per sentirsi giovane, oppure un tatuaggio od ancora un percing; io di tatuaggi ne ho parecchi fatti anni fa’, quando farli era strano e diverso, tutti ad eccezione di uno fatto da poco tempo per ricordarmi ogni singolo giorno di una persona tanto unica e speciale per me da essere insostituibile ed i percing li sto togliendo, uno alla volta, perché reputavo di averne troppi, anche quelli fatti 30 anni fa a Banckog oppure in California quando, giovane e giramondo, trovavo divertente “addobbarmi” il corpo in modo diverso dal solito.
Ma ora devo decidermi a mollare, magari non tutto e subito, dedicarmi ad un qualche gara meno complessa e con meno altitudine; gare di pianura piu veloci che si fanno comunque a tutta ma che ti lasciano respirare se la filosofia che adotti è la mia, cioè arrivo anche io prima o poi.
Certo che la situazione contingente di oggi non era ottimale viste le 74 ore senza dormire, un problema che mi perseguita quando i pensieri per la testa sono troppi e se non dormi e non riposi hai voglia di spingere sui pedali, su non vai.
Esattamente 5 km dopo la partenza sentivo in lontananza già le moto scopa ma testardamente continuato fino a quando, con un altro ragazzo, non ho sbagliato strada ed abbiamo rifatto tutta la strada alla rovescia ed in salita per tornare sul percorso giusto.
Ad un certo punto straparlavo, non dico di aver visto i folletti ed i puffi ma quasi, continuavo a bere ma avevo la gola secca, vedevo male la strada ed ho rischiato più volte di cadere ma il ridicolo è che i ragazzi della moto, che andavano avanti ed indietro, ad un certo punto mi fanno: ma non avevi problemi in discesa tu?
Non sono mai andata cosi veloce, non sono riuscita a vedere il pericolo neppure in quelle discese con scritto “Pericolo” lasciando non pochi di stucco, totale incoscienza dovuta alla stanchezza più assoluta.
Ma il ridicolo è che ho superato un po’ di gente, ho imboccato una discesa su di una cementata che non centrava nulla con la gara, ho seguito dei ciclisti che non facevano parte della gara stessa e mi sono trovata ad Agnosine senza sapere dove andare e tornare indietro e perdere completamente la strada.
Ad un certo punto ho chiesto ed un anziano mi ha indicato una salita dicendo “passano di li…”.
Se mi chiedete che salita fosse non lo so, ricordo solo che era dura, tanto dura, ed ero convinta di essere sul Bertone ma non so neppure dove diavolo ero finita.
Ho iniziato a scendere e ad un certo punto devo aver incrociato il percorso originale, altri biker sul sentiero e poi sulla strada asfaltata, la salita che porta in paese ed il traguardo che passo con il numero infilato nei pantaloncini, me ne vado al camper e cerco di tirare il fiato.
Ho il cuore a mille, il fiato corto, mi sento le gambe svuotate e la testa nel pallone.
Non sono riuscita a mettere la bike nel gavone perché ho sentito la testa girare ed ho dovuto sedermi per non cadere; mi ha aiutato Mauro a mettere a posto la bici, mi ha fatta salire sul camper e mi ha ordinato di sdraiarmi un pezzo. Credo di essermi addormentata in tre minuti, solo per poco tempo, per poi avere di nuovo il cuore a mille e la voce flebile ed il respiro corto.
Ero talmente persa da non ricordare se avessi finito la gara oppure no; nell’andare al pasta party ho chiesto al Signor Gaioni del servizio chip ed ho avuto la conferma di aver saltato un controllo e per tanto, e giustamente, fuori classifica.
Potete immaginare la sorpresa di sentirmi chiamare sul palco per un premio di presenza che non solo non pensavo di poter avere ma il vedermi consegnare un trofeo gigantesco mi ha lasciato senza parole.
I ragazzi mi hanno presa in giro quando si sono accorti che non lo appoggiavo neppure sui tavoli nonostante fosse pesantissimo con il piedistallo di marmo, lo tenevo in braccio come se fosse un tesoro da proteggere, il mio tesoro, i miei 50 anni.
La vita mi ha regalato tanto, tanto mi è stato tolto o rubato ma tirando le somme posso solo sorridere guardandomi indietro.
Ne è valsa la pena, sempre, anche quando qualche dispiacere mi ha rigato il volto con lacrime amare o quando avrei voluto avere accanto qualcuno ma non ho potuto averlo; ho amato incondizionatamente ricevendo tanto oppure pochissimo ma si ama a prescindere da ciò che ti viene dato e tra questi amori ne ho uno grande, la mia Valchiria.
La mountain bike è stata, è ancora e sarà sempre un grande amore, al di la dei risultati, dei traguardi raggiunti o delle giornate amare come oggi; ma posso dire che mi ha insegnato e dato tantissimo, dalle amicizie nate per la passione dei pedali ai posti incantevoli che ho avuto la possibilità di vedere e che continuerò a vedere, ne sono certa.
Qualche gara in meno non mi impedirà di pedalare con quel vento tra i capelli che mi ha accompagnata fino a qua e non mi fermerà dallo scoprire posti nuovi e luoghi incantati che aspettano solo di avere impressa una traccia delle mie ruote artigliate sui sentieri; qualche gara in meno non farà si che non ami più questo stupendo sport anzi avrò forse un po’ di tempo in più per insegnarlo ai piccoli del mio paese, quegli stessi ragazzini che ,lo scorso anno, hanno affollato la nostra scuola di mtb chiamandomi “Maestra Kathy” e facendomi ridere a crepapelle con le loro domande, le loro facce buffe e la loro voglia di volare.
Le mie, di ali, le tengo chiuse per un po’.

venerdì 6 maggio 2011

Un lungo giorno con lo zaino in spalla




Partita alle 10.45 del mattino e tornata alle 19 dopo 137 km, da Iseo lungo la sponda bergamasca del lago fino a Lovere, ciclabile fino a Darfo Boario terme, mucche al pascolo lungo l'Oglio che campane al collo mi accompagnano con il loro dilong dililong e poi su, fino a Breno, passando per il parco del Barberino e la zona archeologica di Cividate e la lunga galleria gelida dei camuni, scavata nella roccia viva.
La salita durissima su roccia e la cementata fino al Tempio di Minerva in Spinera e l'ultimo tratto lungo il fiume fino alla casa di Roger, un caro amico che mi aspettava con the caldo e biscotti.
Il ritorno per la stessa via con qualche piccola variante, con un vento contrario da paura, sosta gelato a Costa Volpino ed arrivo in serata, cotta come un pollastrino ai ferri, a casa.
Che tirata ragazzi.
Ma che bello però.

Chiesetta di san Giorgio


Eh si, ci sono un sacco di cose belle qua attorno e ci passiamo davanti mille volte senza guardarle davvero.
Le vediamo si ma non sappiamo cogliere la bellezza intrinseca che le distingue.
Come la chiesetta di San Giorgio, del XIV secolo, lungo la strada che da Sarnico porta a Predore, con il piccolo campanile che svetta sulla costruzione come un dito verso il cielo.
Ed i fiori che la circondano, con il loro colore, la rendono accogliente anche per chi, come me, non vede la costruzione come un luogo di culto, ma come un luogo di riflessione oltre che di memoria storica.

San Paolo che brucia....


E guarda te se dalla sponda bergamasca del lago devo vedere l'isoletta di San Paolo che fuma come una ciminiera.
Stanno bruciano le sterpaglie spero, altrimenti dove andranno in vacanza i Beretta quest'estate????

In giro trovi gli amici...


Si parte al mattino presto per pedalare in solitaria ma lungo la strada incontri alcuni amici, come Cesare/Rambo, il mio giardiniere preferito!!!!

mercoledì 4 maggio 2011

Gli alpini sul monte Alto



Riposarsi all'ombra della chiesetta degli alpini sul monte Alto, dopo la salita che porta fin quassu e guardare il panorama non ha prezzo!!!

In giro per chiesette....



Un pomeriggio cosi, in sella a Valchiria, in giro per sentieri che frequento e conosco poco e scoprire chiesette nascoste dalle piante sulla collina di Colombaro... Ed uno splendido single track nel bosco in discesa da fare a manetta!!!!

Quel brontolo del mio amico.....



Eh si, alcuni amici sono piu brontoli di altri, ma decisamente speciali!!
Perchè ti raccattano per strada se sei giu di morale, ti ascoltano mentre spari cazzate e ti fanno da poggia gambe prima di una lunga salita....