La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


sabato 30 luglio 2011

7° Rampinight

Giovedì a pranzo con mia figlia a Monteisola, pesciolino abbondante e polenta… un cibo da atleti da apura…. E allora ci vado o no?
E ci ho pensato durante tutto il pranzo mentre i chiacchiericcio di Elsa e degli altri commensali sembrava il brusio del vento tra le foglie di alcune piante.
Iscritta col fattore K da Gabriele tempo fa, non ho ancora ben capito cosa sia sto K qua e perché l’abbiano chiamato cosi e non che ne so, X factor, Y list o che altro, posso decidere all’ultimo minuto di partire o meno.
Al lavoro fino alle cinque con uno sguardo al cielo che praticamente alle 16 puntuale, come un cucù svizzero, si annuvola e manda lampi e tuoni come se lo pagassero, decido di tornare in Valle Sabbia anche quest’anno.
Tanto i ragazzi della Odolese e gli organizzatori della Rampinight mi conoscono, sono il solito impiastro da un giro più panino e bon, cosi corsa a casa, tolgo la divisa, butto la bike in macchina e via che si parte con mia figlia che dal divano mi guarda da sotto in su menando la testa di qua e di la come per dire: ma te quando è che ti metti a posto?
Un ora scorre via guidando ed ascoltando i Nickelback, giù dai tornanti delle coste ed ecco che il cartello del Motodromo svetta lungo la strada.
E dire che la prima volta, anni fa, non sapevo neppure che esistesse sto posto e non sapevo di certo che ci avrei passato ogni anno una sera in sella alla mia bike.
Movimento attorno, le facce di sempre a salutare, i camper parcheggiati sono più del solito ma scopro che domani o domenica ci sarà un qualche gara in moto di rilievo ed alcuni partecipanti sono già qua per saggiare il terreno.
L’elenco degli iscritti riporta un sacco di nomi importanti e mi sento solo un granello di sabbia in mezzo a loro: Lorenza Menapace, Alverà, Pasquali, Claudia Paolazzi, Viviani…..nomi legati alle prime posizioni di classifica, tante maglie tricolori che sfileranno sotto i rami dei boschi qua attorno questa sera.
Ogni volta penso al cosa ci faccio io qua in mezzo e mi scappa da ridere ma poi dico a me stessa che importa, ci provo, vedo di finirla ed il resto conta ben poco.
Alberto Gli soni e Grazia in veste di fotografi ( ma mi aspetto di rivedere Alberto in sella prima o poi), Giorgio e Silvia con cui scambiare due chiacchiere mentre ci si prepara e mi becco anche una lavata di testa per il fatto che Valchiria è sporca… hai ragione Giorgio, la stò maltrattando ma lei mi accetta per quel che sono e sa che se non l’ho lavata e lustrata stavolta è perché sono un po’ presa dal lavoro, dai mille impegni e da una testa matta che, in questo periodo, ha pensieri strani e che spesso vaga per un mondo tutto suo.Prometto, domani la lavo, ingrasso la catena e la coccolo un po’!
108 il numero, solito chip strano da attaccare al casco ma basta che funzioni e va bene cosi e via a fare un po’ di riscaldamento e ben presto mi schiero in griglia, quella lunga serie di barriere gialle da dove scattano le moto in corsa e dove noi biker appoggiamo le ruote delle mtb in attesa che i giudici diano il via.
Una sola rampa di lancio verso l’alto stavolta, rampa stile Stargate che sembra finire direttamente tra le nuvole.. meno male che è una sola, lo scorso anno erano due!
Via che si parte o meglio loro partono, io pedalo, arrivo all’inizio della rampa, scendo e spingo fino i cima, vedo come è la salita e decido di scendere a piedi….. praticamente quando mi immetto sul percorso credo che gli altri siano quasi a meta strada.
Comunque pedalo, un accordo di sguardi alla moto scopa che capisce al volo il mio motto chi va piano arriva sempre e mi lascia pedalare in pace.
Salgo su per quella strada sterrata, arrivo in cima ed inizio la lunga salita su asfalto che di solito facevo a piedi mentre stavolta la pedalo tutta, arrivo alla deviazione ed inizio a scendere, passo tra la gente che non capisce come mai sono cosi indietro ma io vado avanti e quelli che mi conoscono e sono sul percorso mi dicono: e vai Kathy!
Perchè io arrivo, più dopo che prima ma arrivo.
Inizia la lunga discesa che alla Conca d’Oro si fa alla rovescia e mi fa penare tutte le volte, seguo il sentiero e passo il punto in cui, gli altri anni, di solito mi doppiavano ma stavolta no!
La mia non è una gara contro gli altri ma solo con me stessa, il guadagnare 10 minuti piuttosto che 8 fa si che io vinca, solo me stessa d’accordo ma è un migliorare quello fatto e chi se ne importa se gli altri fanno due giri mentre io ne faccio uno solo.
Sono qua perché i piace mica perché devo timbrare il cartellino!
Incontro Enrico Andrini in panne con la sua bike e mi dispiace vederlo ritirare ma capita e si deve accettare il rischio di rompere la catena o forare e non riuscire ad aggiustare la bici fa parte del gioco anche se ti lascia l’amaro in bocca, special modo per i ragazzi come lui che di solito volano e vincono.
Continuo lungo il sentiero e sento arrivare le moto e Pelizzari seguito poco dopo da Fabio Pasquali, volano sulle ruote come sempre.
Fabio, da cavaliere come sempre, mi dice di stare attenta con l’oscurità nel bosco, si vede male….grazie Fabio lo so, conosco questo percorso bene ormai ma mi fa piacere il fatto che tu ti sia preoccupato per me.
Poco alla volta mi sfilano in tanti, a tratti spingo su altri pedalo, arrivo sulla strada asfaltata ed inizio a scendere verso il paese e la voce dello speaker che dice i nomi di quanti sfilano davanti a lui sul traguardo.
Sono scoppiata a ridere quando, passando sulla linea del traguardo mi ha fatto un ululato di incoraggiamento ed un applauso a scena aperta definendomi temeraria!
Temeraria… no solo un poco incosciente magari, decisamente tenace e testarda come un mulo quello si ma temeraria no… mi spaventano le discese e quel sentiero nel bosco con la scarpata accanto mi ha fatto accapponare la pelle da matti dalla paura ma io passo, evito di guardare giu a vado piano terrorizzata dal fatto di fare un tufo nel vuoto o nel torrente li sotto.
Come sempre sembro appena arrivata ed è ora di tornare a casa.
Fabio mi saluta e scopro che era terrorizzato di cadere lungo la discesa, deve partire per le vacanze.. …..conosco una ragazza che emetterebbe fulmini e saette dagli occhi se non potesse partire stasera.. vero Fabio??
Buone vacanze.
Un cambio veloce, un panino al ristoro ed è ora di partire, la classifica la guardo domani su internet, tanto lo so che devo guardare in fondo ma, come dice un amico biker, si deve avere del coraggio per attaccare il numero e mettersi in griglia, ci si mette in discussione accettando anche di essere maglia nera; ma quell’ultimo era comunque li, a faticare, magari più degli altri, per arrivare facendoci sopra una risata.
Mi dispiace solo che, come detto dal Gliso, con due squadre di ciclisti ad Iseo che praticano la mtb, ci fossi solamente io a rappresentarle.
Comunque è stato bello, anche in solitaria perché da sola, in questo ambiente, non mi sento mai.

martedì 26 luglio 2011

Tignale mtb Night Race

Edizione uno e , come sempre mi lascio intruppare dalle novità.
Sono curiosa come una gatta e le domande che mi girano per la testa sono mille, come sarà, dove la fanno, sarà complicata, dura da matti che mi sbrindello tutta o arriverò al traguardo sana e salva…
Praticamente mentre leggo la notizia sono già iscritta, con l’incoscienza tipica che mi distingua come al solito.
I ragazzo dell’Odolese sanno come coinvolgere le old Ladies come me nelle loro avventure ed io mi lascio trascinare con uno spaghetto cotto.
Venerdì anomalo, ho chiesto un cambio turno ai colleghi e lavoro al mattino a Sulzano fino alle 14, una volata a casa, due giri del tavolo in compagnia di Elsa e sono pronta: la borraccia, le scarpe e la sacca sono in macchina, manca solamente la mia bicicletta e detto fatto sono per strada.
Lo so che è presto ma conosco la strada, e la gardesana di venerdì pomeriggio viene presa d’assalto dai turisti, preferisco partire presto ed arrivare prima, avrò tempo per un caffé ed una prova percorso.
Come detto ecco che da Salò in poi è una colonna unica e si procede a passo d’uomo ma la pazienza è dei forti dicono e la musica mi fa compagnia assieme a tanti pensieri, neppure mi accorgo che passa quasi un ora e mezza; sono nella zona delle gallerie di Toscolano, so che all’uscita di una di queste c’è la strada che sale verso Tignale.
Ed eccola e si inizia a salire.
Che spettacolo la vista da quassù.
Tornante dopo tornante mi arrampico sulla montagna ed il lago dall’alto sembra diventare sempre più piccolo e più blu; passo il paesino di Tignale e vado verso la frazione da cui partirà la gara questa sera alle 20.30.
Una piccola frazione dove le strade o salgono o scendono, qua il piano deve essere un concetto ben poco conosciuto; seguo le indicazioni delle frecce gialle e blu della gara e mi ritrovo alla piscina comunale, tante macchine parcheggiate ed gia un po’ di ciclisti in giro tra i quali Giorgio, Silvia, Jordy ed il Dottor Formenti più abbronzato che mai.
Verifica tessera, il chip da mettere sul casco incollato, un caffé i compagnia di Baldassarre e signora e decido di preparare la bici e di provare parte del percorso.
Azz………….
La prima parte bella, un po’ di ghiaia smossa lungo il sentiero in salita ma piano si sale, la cementata poco dopo ma breve, il passaggio sul bel sentiero nel bosco a lato della strada asfaltata e giù lungo i tornanti che ho fatto in salita….e poi curva secca a destra e…..
Sono stata li a guardarla un po’ e me ne sono tornata alla partenza da dove ero venuta.
Se avessi fatto quella salita in prova col cavolo che la facevo anche in gara, avrei esaurito tutte le energie da subito.
500 metri al 30%.
Un mezzo incubo, anzi no, un incubo intero.
Da ribaltamento in particolar modo per quelle come me che hanno il fondoschiena pesantoccio da tirar su a furia di pedalate!
Va beh ci penserò quando sarà il momento.
Ritorno alla partenza, gironzololo attorno,. aspetto che arrivino Antonio e Francesco per far squadra almeno un momento… è cosi bello quando non ci sono solamente io del G.C.Iseo.
Iniziano ad arrivare un sacco di persone, Luisella, Fabio Pasquali, Francesca, Simone che mi chiederà, scusandosi per questo, quanti ani ho perchè sua madre, che è li ad applaudirlo, lo vuole sapere… eh, 50 tondi ragazzo, non son pochi per mettersi in discussione in queste gare lo so ma mi piace troppo per smettere, magari l’anno prossimo, chissà….
Avvisano che la partenza sarà ritardata di 15 minuti per dar modo a tutti di arrivare in tempo, parecchia gente è rimasta imbottigliata nel traffico del venerdì sera sulla litoranea e tra di essi anche Lorenza Menapace, la mia campionessa amica preferita.
Cavolo ho dimenticato il fanale, senza nel bosco non si vede un accidenti ma ecco che Giorgio mi viene in aiuto prestandomene uno dei suoi.
È ora di partire, giro di lancio per sgranare il gruppo vista la presenza di personaggi illustri come Bettelli e Ragnoli e tanti nomi importanti nel panorama mtb italiano…che cosa ci faccio io qua non l’ho ancora capito, faccio numero d’accordo, per il resto….
Pronti via, lungo la strada fino in paese, due chilometri che a me sembrano 20 vista la velocità e la salita e la catena decide di scendere a metà!
Mi fermo in parte a sistemare ed un signore mi filma mentre, porconando in russo per non farmi capire, sistemo il danno e riparto mentre gli altri stanno già tornando e filano verso il traguardo e la partenza vera.
Va beh pazienza, faccio il giro dell’isolato da sola e passo dall’area partenza già in ritardo rispetto al gruppo… anzi no, c’è un'altra ragazza con me, poco più avanti.
Giù nel parco, seguo le frecce, salgo lungo la salita sterrata, faccio un pezzo a piedi dove non riesco a pedalare, Giorgio mi fa una foto e via verso la cementata.
A spinta fino in cima e giu in sella lungo il sentiero che fiancheggia la strada cercando di non rompere le scatole agli altri che hanno già fatto il giro! Sono solo un due ma cavolo se vanno, sembrano in moto, gli altri no, quelli “normali” come me vanno più piano.
Giù lungo la strada asfaltata e stavolta la salitona al 30% la devo fare, rampichino e su, dura da morire, col cuore che scoppia dal torace ma la gente ti applaude, non puoi mollare, non si molla e si va su tra gli applausi e gli incitamenti dei presenti… per un attimo ti senti un campione anche se tra gli ultimi.
In cima arrivo stravolta e la salita poco dopo nel sentiero tecnico diventa difficile più del dovuto anche perché non vedo bene ma poi sono in fondo sulla strada e via verso gli ultimi due km e l’arrivo.
Dovrei fare ancora un giro ma c’è la fettuccia tirata, stanno arrivando tutti e non si vede piu nulla all’interno del bosco.
Ripongo la bici, mi avvicino al ristoro ed ho una sete tremenda, le fette di melone fresche tolgono arsura e polvere dalla gola; poco dopo inizia il pasta party e mi siedo con Silvia e la loro compagnia.
Sembra passato un solo attimo dalla partenza da casa ed è già ora di ritornare, sono stanca e quello strano crac alla schiena che ho sentito in salita ora è diventato un dolore sordo e fastidioso e dovrò fermarmi più volte lungo la strada verso casa per il dolore.
Chissà cosa mi sono fatta stavolta.

Ma non è importante.

Prima di ripartire però ho guardato le premiazioni ed Antonio Inverardi è a premio, quinto di categoria, è belo vedere i miei colori premiati ed il sorriso di chi riceve il premio.
Scarico la macchina ed è giù l’una di notte, lavo via polvere e un po’ di fango dalle gambe con una lunga doccia bollente e cerco di rilassarmi non pensando al dolore alla schiena, passerà esattamente come è venuto, deve essere cosi.
Ora, col senno del poi, posso dire che la Tignale Night race è bellissima, merita la pena di arrivare fin lassù e la fatica di pedalare lungo quei sentieri, c’è della bella gente e mai avrei immaginato che un paesino di 1000 anime potesse avere 200.000 presenze di turisti all’anno… questo è quanto mi è stato riferito, ma guardando le immagini del lago, i parapendio ed i deltaplano che volteggiano lassù posso credere che sia un paradiso per chi ama il volo libero.
Forse ci tornerò, chissà.
Mai è una parola che non mi piace perché limita l’immaginazione, la parola forse da più speranze e possibilità.
Alla prossima.

sabato 23 luglio 2011

Laghi di Cancano e Torri di Fraele

Sapevo neppure che ci fossero queste torri e lo stesso vale per i laghi di Cancano e San Giacomo, è proprio vero che qualche volta si conosce meglio il resto del mondi che casa propria.
Comunque torniamo alla scoperta di questi posti ed al come sono arrivata ad organizzare una trasferta fin quassù in Valtellina.
Lo scorso inverno ho partecipato, come ogni anno, a diverse corse con le ciaspole ed ho conosciuto Iveta, una ragazza polacca che vive a Corte Franca da anni ormai col marito.
Anche lei appassionata di bicicletta, me la sono vista arrivare un giorno in biglietteria con una guida sui percorsi più belli da fare in nord Italia in sella ad una mtb..mai regalo è stato più gradito!
Tra le tante proposte descritte su questa guida del Touring trovo il Paso dell’Alpisella e le fonti dell’Adda.
Mi hanno incuriosito subito e ne ho parlato con Dado, tornato in sella dopo quasi due anni di assenza ed in lui
ho trovato subito l’ok per questa escursione da organizzare in un giorno libero per entrambi.
E martedì mattina alle sei siamo partiti alla volta del passo dell’Aprica e Bormio.
Ci fa compagnia Alberto, nuovo iscritto al nostro gruppo ciclistico ed amico di Dado, ciclista da sempre ed appassionato delle lunghe uscite in sella come noi.
La giornata è un po’ grigia, le previsioni danno pioggia nel pomeriggio ma noi siamo ottimisti e sull’ottimismo appunto puntiamo la giornata.
Abbiamo iniziato a ridere appena partiti e devo dire che a furia di ridere quasi mi faccio la pipi addosso… e la causa di queste risate sono le cose piu stupide, vecchie canzoni cantate a squarciagola o lo squillo del cellulare di Alberto che trila ogni 5 minuti… lui ufficialmente è al lavoro!
Arriviamo ad Edolo ed una pausa caffé è necessaria a tutti e tre per svegliarci definitivamente, le brioche sono un optional per scaldarci visto che le temperature sono piuttosto bassine.
Dopo una buona mezz’ora si riparte verso il passo ed i suoi tornanti.
Faremo una deviazione verso la località Stazzona, perché secondo i ragazzi si risparmiano circa 20 km di strada, un tornante dietro l’altro stretti stretti e se si incrocia un'altra macchina bisogna stare attenti mica poco.
Troviamo anche un cartello lungo la strada, vendono patate mele e gouda, il frutto dell’ eterna giovinezza… non so bene cosa sia ma mi terrò informata sull’argomento!
Ci vorranno circa tre ore per arrivare a Bormio e risalire verso la Valdidentro e la località Isolaccia dove ci fermeremo a far rifornimento di panini con la mortadella ed a bere un caffé.
La signora del bar, gentilissima, mi regalerà una cartina della Valtellina dettagliata e veramente bella, con un sacco di percorsi da fare in bicicletta.
Via che si riparte verso le Torri di Fraele!
Beh uno spettacolo simile non me lo aspettavo di certo.
Due torri di pietra costruite a ridosso della pietra montana del Parco nazionale dello Stelvio, messe a far la guardia ai vecchi passi che collegavano la Valtellina all’Engadina ed alla Germania, facevano parte di una vecchia fortificazione ormai distrutta sul passo del Fraele, detto anche “delle scale” per le traversine di legno che, utilizzate come gradini, venivano appoggiate sullo scosceso roccione sottostante per facilitare il passaggio.
Guardandole dal basso verso l’alto pare di vedere una scena di un qualche film, adesso tanto di “moda” con le torri maledette abitate da un qualche stregone tipo Moldegord o roba simile… fanno un certo effetto, ed a tratti pare si confondano con la roccia della montagna.
Lungo quei lunghissimi tornanti che salgono fin lassù abbiamo visto decine di ciclisti, impegnati a domare quelle pendenze quasi impossibili su strapiombi da brivido dove i parapetti non esistono proprio.
Mi sono venuti i brividi guardandoli salire.
Superate le torri dopo un tunnel scavato nella roccia viva, ecco aprirsi una valle e si vede il piccolo lago di Scale e, costeggiandolo, si vedono in lontananza le due costruzioni, quella della A2A che gestisce il bacino artificiale dei laghi di Cancano e le dighe e la casa che ospita l’ufficio informazioni del Parco dello Stelvio e la scuola Nazionale di Mtb Alta Valtellina.
Parcheggiamo il furgone e ci guardiamo in giro: alcune macchine, persone che si preparano per una passeggiata, ciclisti che arrivano dalla sponda del lago e le dighe dalle dimensioni impressionanti.
Scopro che esiste una terza diga sommersa, segnalata sulle cartine informative e guardo il profilo del lago che abbiamo intenzione di seguire.
Non vi è nulla di particolarmente impegnativo ma l’altitudine rende tutto più complicato, arriveremo fino a 2250 metri oggi.
Fa freddo e meno male che mi sono portata il giubbotto invernale, peccato aver dimenticato i guanti invernali ma pazienza, vedrò di scaldarmi strada facendo.
Via che si parte.
Fiancheggiamo il lago sinistro del lago di Cancano fino alla diga ed è un continuo saliscendi su di una strada a volte in terra battuta altre su vecchio asfalto molto deteriorato e pieno di buche.
Da ogni lato si guardi si vede acqua scorrere e spesso dovremo “guadare” piccoli ruscelli che ci si parano di fronte sulla strada.
La diga centrale che separa i due bacini artificiali si delinea netta davanti a noi e non sono poi cosi tanti i chilometri che ci separano da essa.
Il vento è gelido ma poco alla volta pedalando ci si scalda.
Mi fermerò speso per fare delle foto ed i ragazzi mi aspetteranno oppure sarò io a doverli rincorrere ma siamo in vacanza oggi giusto?
Ed allora tutto con calma please!
Superiamo la diga e seguiamo la strada lungo il bacino di San Giacomo.
Un susseguirsi di piccole cascinette ristrutturate, casette dalle imposte colorate e ciclisti, tanti ciclisti come noi.
Alcuni sbucano dai passi che portano al lago della Mora oppure a Livigno, con pesanti zaini sulle spalle e vestiti decisamente da inverno… c’è la neve sui passi.
Noi continuano a seguire le indicazioni per la chiesetta di San Giacomo ed una volta raggiunta, decidiamo di andare a Pia de Grat…non ho idea di cosa sia ma ci piace il nome ed allora giù seguendoli sentiero, attraversando una pietraia e guadando tre fiumiciattoli che con forza vanno verso valle.
Vediamo la deviazione verso il passo dell’Alpisella e scopriamo che è parte del percorso della maratona delle Alpi di mtb. 144 km di sterrati su e giù dai passi alpini tra Italia e Svizzera.
Che spettacolo.
Altro fiume ed altro guado cercando di non bagnare le scarpe e non congelarci i piedi e poi su quella strada tra i pini e gli abeti in discesa per chilometri verso quella piana il cui nome ci ha colpito cosi tanto.Sarà una discesa divertente, lunga ed appagante e sono veramente tanti i ragazzi e le ragazze in mtb che incontreremo lungo il percorso.
Giunti in fondo alla piana si decide di tornare verso l’alto e di seguire il percorso originale per cui, ora, tutto in salita ma con calma si arriva in cima ed è passata più di un ora dalla deviazione e tre dalla partenza.
Si continua.
Ecco di nuovo la diga centrale che attraverseremo in bicicletta ma mi fa una strana impressione vedere a pelo d’acqua le rovine delle costruzioni sommerse, quelle che un tempo erano abitazioni ora sono solo lo spettro di esse.

Vi è anche una lunga costruzione credo pre-bellica, sembra un deposito o parte di una caserma, chissà cosa era in verità.
Circa a metà della diga vi sono delle costruzioni al cui interno si vedono lucine verdi e rosse, deve essere la centrale di comando, da qua controllano il deflusso delle acque e credo regolino lo stesso in caso di troppa o troppo poca acqua nell’invaso.
Giunti dal lato apposto rifacciamo la strada di prima verso nord per raggiungere il Rifugio di San Giacomo che avevamo visto al mattino e che ci è stato caldamente raccomandato da Albano per il fatto che si mangia benissimo… e noi ascoltiamo i consigli degli amici per cui all’una e mezza siamo seduti senza perdere di vista le nostre biciclette e ci facciamo consigliare da una gentilissima ragazza sulla cucina di casa.
E si parte con gli antipasti seguiti da polenta e stracotto, costine e salame ai ferri.. e vinello rosso.
Abbiamo cominciato a ridere alle due ed abbiamo smesso alle sei e mezza.
E per finire dolce della casa a base di mirtilli e more in salsa con la panna e grappa alle fragole!
Ed in discesa andavamo come Mandrake dopo, con la testa leggera ed il cuor contento che la metà bastava.
Ed abbiamo riso tanto ma tanto ma tanto.
Arrivati al furgone abbiamo riposto le biciclette, ci siamo cambiati e vestiti caldi con il riscaldamento acceso e siamo ridiscesi a valle ma la storia non finisce qua.
E no perché Alberto aveva in serbo una sorpresa, la visita ad un suo fornitore che a Bormio fa formaggi e salumi per cui, dopoaver scorrazzato tra i vitellini cosi carini dagli occhi languidi che mi guardavano strano, mi sono ritrovata in mano un sacchetto con un formaggio Scimudin o un nome cosi, uno yogurt da mezzo kg appena fatto alle fragole e una Slinzega che credo sia una specie di bresaola, il tutto condito con la simpatia ed un caffé dal padrone di casa!
E vaiiiiiiiiii.
Ed ora verso casa, cantando vecchie canzoni di Mal dei Primitives fino a piangere dal ridere, intervallate da Ska a tutta manetta con Dado che guidava ballando.
Che giornata ragazzi.
Il bello è che la vogliamo rifare perché è stata troppo bella ma vorremmo farla in due giorno con tanto di sconfinamento in Svizzera, pane e wurstel e ritorno.
Prima della fine di questa strana estate la facciamo, potete scommetterci.

mercoledì 20 luglio 2011

Granpremio Margherite – Solarolo di Goito

Ero stanca! Dovevo riposare!
Venerdi non sono andata a correre ma stamattina mi è presa la fregola di corsa ed alle sei ero a far colazione, alle sette meno un quarto in tangenziale a cercare questa frazione di Goito che non trovo neppure sulla cartina….meno male che c’è Google maps!
Una gara in puro stile bassa pianura, nessun metro di dislivello ma tanta erba, argini e campi, va bene cosi, si pedala, io sono contenta e non penso troppo e la mattina corre via veloce.
Quasi mi perso in questo territorio che per me non ha punti di riferimento, tutto piatto stile tabula rasa, un caldo allucinante già alle otto del mattino e nessun anima in giro a cui chiedere informazioni.
Paso e ripaso davanti ai cartelli che indicano il paese di Ceresara, alla terza volta mi viene un nervoso che basta!
E che cavolo, ho letto questo nome altre volte ne sono sicura, non ricordo dove ma l’ho in fondo alla memoria, magari prima o poi mi viene in mente, o, forse, ci sono già stata in qualche gara anni fa, non so ma mi infastidisce perfino rileggere sempre questo nome…il perchè appena lo so lo dico.
Finalmente vedo una macchina con le bike sul tetto prendere l’unica strada che non avevo ancora imboccato ed ecco una chiesa, tre case ed un bar, un cartello scritto col pennarello nero “iscrizioni” e sono arrivata finalmente.
Due o tre Ciao Kathy, la tessera in fondo allo zainetto che non trovo ed iscrizione fatta e siamo a posto.
Un caffè ordinato quasi a gesti ad un sorridente occhi a mandorla che però capisce ben poco della mia lingua, una mezz’ora a perder tempo qua e la ed è meglio che prepari la bike che è meglio.
Si parte alle nove e mezza, tre giri da 9 km, alle 11 sarà tutto finito ed all’una sarò puntuale al lavoro, come se nulla fosse!
Certo che è desolante non vedere anima viva in giro, forse perché sono abituata al caos del lungolago di Iseo, ai turisti, all’aperitivo al bar…qua ho incontrato si e no 6 persone ed ormai sono le nove del mattino!
Ho parcheggiato praticamente davanti alla chiesa della frazione, tolgo la bici dal baule e faccio due pedalate qua attorno e da dietro l angolo sbuca Gianmaria, era una vita che non lo vedevo, credo che l’ultima volta sia stata alla Conca D’Oro dove avevo avuto una giornata decisamente no ed avevo deciso di mollare le corse in mtb ….cosi non è stato evidentemente visto che son qua.
Pedaliamo in giro assieme per un poco chiacchierando del più e del meno, ci concediamo ancora un caffè prima della partenza e via che ci si schiera sotto l’arco blu.
Pronti via!
100 metri, curva a destra, altri 100 metri ed a sinistra nel campo ed inizia la gara.
Sono in fondo dietro ad Ulderino e faro tutto il primo giro seguendolo a ruota,… per la verità ci ho provato a superarlo ma non ci sono mai riuscita!
Cavolo ma non molla un secondo eppure mi sembra di andare abbastanza oggi.
Il percorso si snoda a ridosso di canali irrigui nei campi, tra strade bianche e qualche pezzetto di ciclabile, è veloce ed in un batter d’occhio sono al traguardo, ci passo sotto e via per un altro giro.
Lui è sempre li davanti ma ora ci provo… e riesco a superarlo!
Vado e pedalo, canticchio dentro di me una vecchia canzone dei Genesis, penso a chi vorrei fosse qua con me ma non c’è più e, poco alla volta, mi ritrovo nel pezzo di parco delimitato dalle fettucce colorate e mancano solo 300 metri al traguardo.
Chissà perché quando penso il tempo mi vola via ma anche se un mezzo sorriso amaro resta sul mio viso io stò continuando a vivere mentre altre persone, a modo loro, hanno rinunciato.

Non so chi ha fatto la scelta giusta, so solo che non posso stare ad aspettare per quel poco tempo che resta da vivere, si perché io vivo qua ed ora, ed il tempo fugge via, in un attimo appena trascorso mi sono ritrovata ad essere una donna di 50 anni quando solo ieri ero una ragazza di 25 con lo zaino a spalle a far scavi archeologici in Perù o ad inseguire zebre e gnu in qualche savana africana…
Tempore fugit.
Panta rei.
Questo non significa che non sia disposta ad allungare la mano dietro a me ma ora non lo posso fare, non ci sarebbe nessuno a prendere quella mano ed a stringerla ed allora pedalo, corro, scrivo, leggo, respiro e ricordo ogni singolo attimo ma non scordo neppure di toccarmi le ferite rimaste a segnare quel tempo.

Il ristoro è li, una coca cola a dissetarmi e spazzare la polvere dalla gola, le chiacchiere a spazzare i pensieri dalla testa, due risate per tornare di buon umore e rivedere il sole.
Valchiria torna in macchina, una sistemata veloce pulendo la polvere dalle gambe con l’acqua minerale delle bottigliette che tengo nel baule, una maglia pulita e sono quasi presentabile; aspetto Gian e gli scrocco un succo al bar aspettando le premiazioni…siamo entrambi a premio, lui terzo di categoria ed io quarta.
Un cestone enorme di prodotti alimentari graditissimi sempre sono il nostro premio ed alle 11.45 sono già in viaggio verso casa.
Lungo la strada decido di ascoltare un vecchio disco del Jethro Tull, che voglia di risentirli dal vivo in un bel concerto…
Ma ora pensiamo ad arrivare a casa, doccia al volo, un panino e la divisa da ciclista viene spodestata per un po’ da quella ufficiale di marinaio… ma solo per poco….
Ho già in testa dove andare tra qualche giorno e sarà un'altra storia da raccontare.

lunedì 18 luglio 2011

Piane di Bossico

E’ qua dietro l’angolo praticamente, 40 minuti di macchina ma siccome come sempre andiamo in giro per il mondo e non sappiamo cosa abbiamo dentro casa, non ci ero mai stata.
Avevo sentito alla radio, in non ricordo quale programma, una pubblicità sui sentieri di Bossico e siccome sono curiosa come una gatta ed ho un collega che abita li, mi sono fatta procurare delle cartine dei sentieri, ho coinvolto Dado nel progetto di una giornata lassa gironzolare in mtb ed ecco che è martedì e si parte alle 9 del mattino.
40 minuti di strada fino a Lovere, si sale per Clusone ed eccola li la deviazione per Bossico, una lunga serie di tornanti che sembrano salire e salire verso il cielo e poco dopo eccoci parcheggiati vicino al campo di calcio.
Due passi fino alla piazza per capire da che parte girare, un caffé al bar per svegliarci invia definitiva e due panini al supermercato li accanto per non morire di fame e siamo pronti…
Si torna al furgone, ci si infila le scarpette ai piedi, si inforcano le bike dopo aver sistemato lo zaino in spalla e via che si parte con la cartina a portata di mano.
Decidiamo di seguire le indicazioni per le Tre Mantelle salendo lungo una difficile salita che porta a mezzacosta sopra il paese e che,poco dopo, diventa una bella sterrata da pedalare in tutta tranquillità.
La vista è spettacolare da quassù, si vede tutta la valle sottostante, credo sia la val Borlezza.
Arriviamo alle tre Santelline, costruite attorno al 1900, raffigurazioni sacre che indicavano la via ai viandanti; decidiamo di seguire il sentiero a sinistra, in discesa, e si scende veloci nel bosco fino ad una sbarra che ci impedisce di continuare, c’è una riserva, non so se di caccia o cosa sta di fatto che non possiamo continuare oltre.
Seguendo il sentiero ci accorgiamo che diventa sempre piu tecnico e finiamo nel letto di quello che è, presumibilmente,il letto di un ruscello.
Si torna indietro.
Dalla santellina in poi, il sentiero sale a destra e decidiamo di arrivare alla chiesetta dei caduti.
La strada si snoda nel bosco, tutta pedalabile, ed è veramente bella cosi all’ombra.
Abbiamo lasciato l’afa sul lago oggi e sebbene il caldo si faccia sentire, il vento e l’ombra delle piante ci protegge ed in alcuni tratti ho quasi freddo.
Arriviamo alla chiesa dei caduti dopo quasi un ora in sella e ci troviamo u piccolo laghetto circondato da un prato in leggero dislivello, parecchi tavoli in legno con le panche per un pic nic e tanta gente a prendere il sole, bambini che giocano e cani che abbaiano qua e la seguendo i bimbi.
Come è tranquillo qua.
Decidiamo di consumare il nostro pranzo quassù.
La fontana di acqua li accanto ci riempirà le borracce più di una volta ed il tempo scorre veloce, si stà bene e le chiacchiere ci fanno compagnia.
Vediamo partire un gruppo di motociclisti tedeschi verso un sentiero che non avevo notato e, guardando la cartina, capiamo che va verso il colle di San Fermo a 1250 metri di altezza… ci guardiamo e via che si parte, deciso ad occhi chiusi, si va fin lassù.
La salita è durissima in alcuni tratti ed io farò parecchia strada a piedi con Valchiria a spinta ma mi consola vedere che alcuni motociclisti fanno una fatica dell’accidente a salire, non sono solo io ad avere problemi allora!
Dado mi precede di un bel pezzo e ad un certo punto lo sento chiamare: Kathyyyyyyyyyyyyyy ne vale la penaaaaaaaaaa!!!
Capirò quando arriverò in cima il perché di quell’urlo lassù.
Che spettacolo!
Arrivo in cima e mi si apre un mondo meraviglioso: il Monte Colombina domina una piana verde con al centro un laghetto circondato da fiori, un prato vastissimo puntellato qua e la da piccole cascine ristrutturate con i gerani alle finestre ed al centro di tutto ciò una chiesetta del 1902, ristrutturata dagli alpini negli anni 80, in pietra e legno con un piccolo portico davanti all’ingresso.
La chiesetta è chiusa ma si può guardare all’interno dalle finestrelle ai lati del portale d’ingresso, chiuse solo dalle grate di ferro battuto che riproducono fiori e foglie.
Stupenda.
Ci sediamo all’ombra accanto ad un ragazzone del posto, tatuato dalla testa ai piedi, con cui scambiamo due chiacchiere.
Quassù non hanno l’acqua ci racconta ed è l’unica cosa che manca, per il resto la pace, il silenzio, il sole ed il cielo a portata di mano sono una ricchezza inesauribile.
Parliamo del più e del meno, sarà gentilissimo a riempirci le borracce ed a darci informazioni per la discesa a valle.
Seguiremo il sentiero che porta alla località Forcellino seguendo una vecchia mulattiera e, sulla culma del monte, staremo a guardare a valle.
Da un lato la Val Borghezza, dall’altro il lago d’Iseo dall’alto ed a nord la Valle Camonica.
Che spettacolo!
Ma la parte più bella è il vedere tre coppie di falchi che volteggiano a caccia in un lento girare sopra le nostre teste, sono cosi rari ma quassù, nel silenzio assoluto, trovano il loro habitat naturale.
Iniziamo a scendere lungo il sentiero ma è duro e difficile, una frana ha mangiato il sentiero e si deve scendere nel bosco, praticamente con la bike a spalla ed aggrappandosi alle piante per non scivolare a valle lungo la scarpata.
Sarà lunga arrivare fino al ciglio di frana ed iniziare a scendere normalmente.

Vediamo una casetta ristrutturata dopo quasi un ora di discesa e se c’è una casa ci sarà una strada pensiamo… e cosi infatti!
Poco dopo ecco uno slargo nel bosco e l’inizio di un largo sentiero battuto che porta a valle…sembra il canalone della Gimondi, divertente da scendere in bike anche s piuttosto tecnico ma poco alla volta e con molta attenzione si arriva in fondo senza danni o quasi, quei graffi qua e la che son solo medaglie.
Arriviamo in località Monte di Lovere, seguiamo per la località Prati di Sta e dopo una lunghissima discesa che pareva non finire mai su di una strada di pietra battuta siamo alla fontanella della Località Pila; da li alla Piazzetta di Bossico sono solo pochi minuti.
Arrivati in piazza prendo il cellulare e chiamo betta, una carissima amica che qua risiede e lavora, seguo le sue indicazioni ed arriviamo all’ambulatorio dentistico dove svolge la sua attività, ci offre un paio di bottiglie d’acqua, scambiamo due chiacchiere e la promessa di rivederci per una cena senza biciclette naturalmente!
Un saluto e si scende nuovamente ma…ma siamo morti di fame!

Al bar della piazza di fronte alla chiesa ci fermiamo ed ordiniamo due piadine, coca cola e caffè.
Ora, seduti al fresco della piazzetta, ci accorgiamo di essere stanchi; ci sono 35 gradi ma il vento ti fa percepire una temperatura inferiore, ho le braccia ed il viso arrossati dal sole e stasera sarà meglio mettere della crema per evitare di trovarmi col naso spelato.
Dopo aver pranzato/merendato visto l’orario, ci avviciniamo al furgone ma prima una puntatiti al negozio di alimentari dove stamane ho comprato i panini, mi interessa quel formaggio di malga piccante vorrei portarne a casa un pezzetto.
Le bike a bordo, le scarpe ed il casco nella sacca e via che si parte verso casa.
Arriveremo verso le sette di sera, stanchi morti ma veramente contenti, valeva la pena arrivare fin lassù; hoscoperto dei posti stupendi poco lontani da casa dove la pace e la tranquillità fanno da cornice a dei paesaggi incredibili.
A volte si cerca lontano da casa quello che hai dietro l’angolo senza neppure saperlo….ma ora lo so!
Le piane di Bossico sono veramente belle e ci sono decine e decine di sentieri da battere con le ruote di Valchiria e ci tornerò lassu magari seguendo il sentiero fino al Rifugio Magnolini a 1680 metri di altezza.
So che da li posso passare alla Val di Scalve ed alla distesa infinita dei suoi boschi dove di solito vado a far sci di fondo durante l’inverno, sarebbe bello fare gli stessi sentieri pedalando.
 Prima o poi ci andrò.

martedì 12 luglio 2011

Balla con i lupi

Bella storia questa qua, lupi veri, grigi, al guinzaglio, che giravano tra di noi biker senza il minimo timore, ne da parte nostra che da parte loro.
E sono veramente belli da guardare, maestosi e fieri.
Avevo letto di questa corsa di notte con i lupi grigi tempo fa, su Mtb Magazine e ne avevo cercato notizie su internet decidendo, poco dopo aver letto, di partecipare prima o poi.
Lo scorso anno ci avevo pensato ma non mi andava di andarci da sola per cui, quest’anno, con l’amico Dado rientrato in sella dopo quasi due anni, partenza alle sei e mezza alla volta di Monticello Brianza dove abbiamo un appuntamento virtuale con Lorena, Simona e Robert.
Seguiamo le indicazioni del navigatore dopo l’uscita di Agrate e presto ci troviamo in questo paesetto brianzolo dove cerchiamo Villa Greppi da dove partirà questa pedalata notturna.
Che bel posto però!
Un antica dimora nobile divisa in tre grandi costruzioni all’interno di un parco bellissimo, e su ogni gigantesca terrazza un gruppo musicale, blues, jazz e rock… ad ognuno il proprio genere musicale insomma.
Consegno il modulo di iscrizione e ritiriamo i nostri pacchi gara, una bella maglia con i lupi disegnati sopra, una quantità di dolci e la borraccia personalizzata come ricordo oltre che ad una medaglia di plastica che vale come buono pasto.
Ci sono centinaia di persone che girano per il parco, genitori con bambini piccoli per mano, ragazzi che ridono, ciclisti più o meno seri, gente con vecchi cancelli colorati e biker dalle bike tecnologiche fino ad una bicicletta elettrica!
E va beh che non è una competizione ma una bici elettrica non me l’aspettavo proprio, sono poi 15/18 km, si può pedalare tranquillamente…..non avevo fatto i conti con l’oste!
Al parcheggio incontriamo le ragazze con Robert, si stanno preparando e poi, tutti assieme si va alla partenza e si aspetta tra musica, birra alla spina e panini alla salamella.
Alle 21.30 pronti via!

I lupi grigi sono davanti con i ragazzi del Torrevilla, gli organizzatori, si scende lungo il viale di ingresso alla villa e giu per la strada e poi finalmente lo sterrato da mordere con le ruote di Valchiria.. ma non si morde un bel niente!
Non è una competizione e qua vanno tutti piano, anzi no pianissimo, ci metto mezz’ora per fare due km.
Il percorso è bellissimo ma c’è troppa gente ed è piu il tempo che passo ad agganciare e sganciare il pedale che quello che passo realmente in sella a pedalare….nelle discese poi non vanno proprio per paura, nelle salite “perché ci sono i sassi che si muovono” oppure “perché è in piedi….”.
Sinceramente dopo un po’ faccio di tutto per superare qualcuno ed andare avanti.
E dire che la location è bella, la musica che ti coglie all’improvviso dietro una curva con la Cavalcata delle Valchirie di Wagner è intrigante e coinvolgente e le illuminazioni lungo il percorso veramente belle….quando poi da lontano vedo la scritta Pedala coi lupi incendiata ad arte beh non posso dire che non mi piace, anzi!
Ma resta il fatto che c’è gente che cade a destra e sinistra senza motivo apparente, cade nelle ortiche, nel fossetto li accanto, nel campo di grano e sul sentiero da fermo!
Uno mi è venuto addosso solo perché si è sentito sfiorare da un qualche insetto! Ussignur…
C’è gente senza casco, bambini che sono stufi e piangono e mamme mezze isteriche perché i papa’ sono andati avanti senza di loro, coppiette che si spronano a vicenda e “fenomeni” che sembra stiano facendo la Dolomite Superbike!
Ho dato due giri di pedale e mi sono involata, raggiunta poco dopo da Dado e via verso l’arrivo di sta cosa strana.
Il bello è che mi è pure piaciuta, per l’atmosfera, per l’organizzazione perfetta, per la musica e gli effetti speciali ma, secondo me, c’era troppa gente sul percorso.
Forse la soluzione sarebbe far partire due gruppi distinti, i meno esperti dietro e gli altri davanti oppure mettere un limite alle iscrizioni seppur sia per beneficenza, ma questo non spetta a me ne deciderlo ne farlo.
Alla fine arriviamo al parco, mettiamo la bici sul furgone e, dopo un cambio veloce, via al pasta party; la coda è lunghissima e mentre aspetto che tocchi a noi dado opta per una media alla spina, fresca, deliziosa che scende in gola come un rosolio che allieva fatica ed arsura….mi ritrovo mezza brilla per il fato che è da mezzogiorno che non mangio nulla!
Meno male che tocca a me al ristoro: paella valenciana, pasta al pesto, maccheroni al ragù, cotoletta, wurstel ai ferri, due muffin alla crema, una fetta d crostata ed una bottiglia d’acqua!
Alla faccia della dieta del ciclista.
E ci accomodiamo nel salotto del jazz, mangiando in compagnia di musica stupenda ed altri che, come noi, sono affamati e stanchi ma contenti di essere li.
Ad un paio di ragazzi che si lamentavano del “percorso difficile” non sono riuscita a non dire “ma difficile dove scusa? Per gli ultimi due km di salita!!!????
Abbiamo fatto veramente tardi, è mezzanotte e mezza e siamo ancora qua…Lorena e Simona arrivano poco dopo a cena ma noi decidiamo di partire verso casa, abbiamo parecchi chilometri da macinare ed anche ieri sera, alla festa celtica, ho fatto tardi per cui, se domattina voglio essere al lavoro con una faccia decente meglio avviarci!
Sbagliamo l’uscita da parcheggio ed usciamo dall’entrata… e uno!
Sbagliamo strada e finiamo quasi a Lecco … e due!
Finalmente troviamo le indicazioni per Milano ma l’ingresso della tangenziale è chiuso per lavori.. e tre!
Cambiamo direzione ma non troviamo l’autostrada… e quattro!
Aiuto la birra ha colpito ancora!
Decidiamo di fermarci ad un distributore per un paio di caffé a testa per schiarirci le idee e finalmente siamo sulla strada giusta.
Ho fatto la doccia alle due e mezza del mattino e mi è sembrato un secondo solo tra l’appoggiare la testa sul cuscino ed il suonare della sveglia al mattino alle sette e mi ci sono voluti tre caffé e sembrare almeno sveglia., un pochino solo però.
Fa nulla, forse ci torno anche l’anno prossimo con la scusa che i lupi sono belli ed io li adoro, che vendono la bandana con i nomi di tutti quelli che hanno partecipato nell’edizione precedente e la mia la voglio per i posteri, i nipotini di quando farò la nonna pedalante su è giù per il lungolago.
Non una gara stavolta ma, qualche volta, in buona compagnia, è bello anche cosi!

giovedì 7 luglio 2011

Giro d'Italia in rosa

Sono andata a vedere le ragazze del giro passare, poco dopo la loro partenza da Rovato... le trovo bellissime. Mi girano giusto un po le scatole quando penso al tam tam mediatico dei giro d'Italia degli uomini e tutti li a guardare ed applaudire, mentre stamattina solo brontolamenti da parte dei soliti sportivi da bar con relativa birra davanti per il fatto che dovevano chiudere le strade mezz'ora.  Mondo al maschile che quanche volta mi fa girare le palle alla grande.  E dire che la fatica è la stessa anzi, forse, per motivi biologici, per le donne la fatica è maggiore particolarmodo in alcuni periodi ma quasto evidentemente non conta, se non  hai il pisello sei meno.... e che cavolo! Comunque lo spettacolo c'era eccome ed erano bellissime. Ed il mio spirito era con loro e lo sarà fino alla fine del giro d'Italia donne...e ragazze, dimostrate  a sti pirlotti che sui pedali la determinazione è donna, che la fatica è la stessa e che la caparbietà con cui arrivate al traguardo è da grandi campioni, anche senza il pisello!

martedì 5 luglio 2011

Xc Castiglione delle Stiviere

Ultima prova del circuito Night on bike 2011, ultimo venerdi sera di corsa dal lavoro a casa, cambio praticamente sulle scale, bike in macchina e via verso Castiglione. La conosco questa gara, il percorso che sale su quella scalinata fino all’orologio del castello che sembra partire verso il cielo, la discesa lungo la scalinata che porta in piazza e le scale nel parco.
Ma la scalinata non si dimentica facilmente, sembra una rampa di lancio, forse è per questo motivo che l’hanno chiamata Stairway to night… proprio una scala verso la notte a toccar le stelle.
Comunque arrivo, parcheggio, cerco la verifica tessere che non è nel arco come lo scorso anno ma nella piazza di partenza, un caffe anzi due cosi mi sveglio dal torpore pomeridiano, due chiacchiere con Simone e me ne torno alla macchina e preparo la mia bicicletta chiacchierando con Fabio Pasquali ed i suoi.
Sono sinceramente stanca dopo la gara di martedì sera con relativo arrivo a casa a notte fonda, il mercoledì al lavoro, il giovedì a far pacchi gara fino a tardi per la Rampigolem, oggi al lavoro e le corse fin quaggiù ma il circuito lo voglio finire e vorrei tenermi il quinto posto nella classifica generale femminile.
Un giro in giro, l’incontro con Paola anche lei reduce dalla staffetta di martedì, i soliti amici e le persone che incontri dappertutto in gara, le chiacchiere per passare il tempo ed è ora di partire, donne nell’ultimo gruppo.
Pronti via, la salita subito verso il cielo spacca fiato e gambe e l’ultimo pezzo lo faccio a piedi ma non sono la sola però!
La lunga discesa verso la scalinata e la piazza ma già sopraggiungono i ragazzi partiti prima di noi, Fabio mi chiama a gran voce e li lascio passare, non avrebbe senso non farlo, hanno vantaggio di tempo e velocità.
Arrivo in piazza, giro attorno al monumento e ecco sopraggiungere una faccia conosciuta con la gomma posteriore a terra…. E mi chiede se gli do la ruota di Valchiria… è no, stavolta no!
Devo finire la gara, a costo di farla a piedi.

Arrivo al parco, il saliscendi dei sentierini e l’altra scalinata, la ghiaia che schizza ovunque al passaggio e le teste di cavolo che pacificamente in mezzo non hanno ancora capito che se gli si va addosso si fanno male……per me qualcuno è suonato tanto ma tanto proprio, particolarmente quelli che arrivano da paesi lontani che proprio non vogliono adeguarsi alle abitudini ed alle usanze locali.
Il bello è che guardano tranquilli i bambini sul percorso di gara e quando gli arrivi praticamente addosso e gli urli “Stradaaaaaaaaaaaaaaa” ridono anche, pare ti prendano per il culo….
Che faccian poi loro, io vado per la mia strada, evito ciò che posso ma di sicuro non vado a cadere io per la stupidità altrui.
Il primo giro va, il secondo è una mezza agonia, metà lo faccio a piedi ma arrivo al traguardo, a piedi o no io arrivo.
E cosi sarà infatti.
Nona su dieci ragazze, quinta nel circuito su sedici, io sono contenta cosi.
Aspetto le premiazioni facendomi una sommaria doccia con le bottiglie di acqua che tengo nel baule, mi cambio e torno al ristoro per il mio panino con la salamela e la birra offerta dall’organizzazione e mi siedo in compagnia della signora Pasquali con la quale chiacchiero un ora circa.
Il tempo passa, arrivano le premiazioni, salgo sul palco due volte con Fazione che mi fa le foto, applaudo alle altre ragazze e la serata volge al termine.
Torno al parcheggio con quella strana apprensione che mi prende sempre quando lascio Valchiria da sola, sono terrorizzata dall’idea che me la rubino, metto i sacchi premio nel baule..e sono praticamente la spesa di due settimane, parto e me ne torno verso casa.
Arriverò a notte fonda, sono tutti a dormire mentre scarico la macchina e metto le cose a posto; il tempo per una doccia ed una stanchezza assoluta si impadronisce di me, una notte di sonno pesante mi farà bene anche perché la sveglia è li che mi guarda e so che suonerà alle sei e mezza del mattino….
Ma sono contenta cosi, il mio mondo mi ha regalato ancora emozioni, un sorriso e la voglia di provarci ancora.

sabato 2 luglio 2011

All Finisher Night on Bike 2011

Finita! e stavolta sono riuscita a meritarmi il premio per la 5° piazza!

Eccomi in compagnia dell'amico/speaker Alfio Montagnoli...che mi mette sempre in crisi col microfono!

Grazie BikerAlf.