La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


mercoledì 26 maggio 2021

NOSTALGIA CANAGLIA…


Anni. Si anni davvero, e sono tanto ormai.

1 ottobre 2013. 6h Urcis ad Orzinuovi, ultima gara.

E l’inizio di tutto sto casino che mi ha portato a non so più quanti interventi alle mani, ai polsi ed al braccio.

Ora leggo Pianeta mtb spesso, guardo le classifiche, seguo il calendario come s dovessi scegliere a quale gara iscrivermi, chiedo ai ragazzi della mia squadra se hanno gareggiato che li metto sul blog, cerco le loro foto, continuo a seguire i vari circuiti immaginandomi la con loro…

Ma la storia, questa storia, quella delle ruote grasse, purtroppo è finita tempo fa.

Qualche giretto la scorsa estate dopo il lockdown, un po di rulli in cantina ma poco altro. E leggere continuamente di mtb, guardare le vecchie foto e sorriderne.

Ma so anche che il mondo delle ruote grasse è cambiato, tanto. Ora sembra che siano tutti professional! Essere derisa dai ragazzi giovani per il peso, mai stata magra neppure quando correvo, pare che abbiano fatto tutto loro, che siano bravi solo loro, con bici che praticamente vanno da sole, gare in e-bike e gravel che noi ci sognavamo pedalando sulle nostre vecchie 26, sudore e lacrime per davvero.

Arrivare anche a piedi con la bike in spalla perché non si riusciva a riparare una foratura, magari con graffi e botte varie sfoggiate come medaglie; ricordo che per anni non ho più messo le gonne corte ma lunghi sottanoni a coprire graffi, spellature varie ed ematomi. Ma ero feliceeeee!

Ora se dovessi presentarmi in griglia sono sicura vedrei gli occhi di qualcuno ridere, sei vecchia Kathy, hai la bike non “conforme” alle nuove generazioni.

La mia vecchia Valchiria, con le ruote da 26, costruita per me da Giangi’s bike su misura, telaio di titanio venuto dagli states…. La mia cavallina da corsa sui sentieri, tanto speciale che bastava pensassi una cosa e lei la “faceva”, con un semplice movimento delle anche..

Decine di gare in 30 anni, centinaia, un numero tale che qualcuno non raggiungerà mai. Qualche podio “per sbaglio”, dato più per culo che per bravura, oppure in gare dove la partecipazione femminile era talmente risicata che ti premiavano per la volontà di esserci a tutti i costi. A volte capitava che ripartissi subito dopo l’arrivo, magari dovevo essere in servizio due ore dopo, e vedermi recapitare la famosa “sporta della spesa” a casa da amici, vinta perché premiavano le prime 10 donne ed eravamo in 8.

Le gare dell’Oglio Chiese, fantastiche, dove tra una pedalata ed una caduta si chiacchierava, dove il ristoro a pane e salame era fantastico, dove ci si divertiva e chissenefrega della classifica. O le gare serali organizzate sempre da Matteo, circuiti cittadini dove , tra scale in salita e discesa, ciottoli, giardini di qualche villa storica passavo più tempo a spingere la bici che a pedalare, ma dove mi divertivo come una matta.

Il River Marathon cup, in Emilia Romagna, con l’inseparabile amico di sempre, Dado, partenze all’alba col furgone, cantando magari, ed arrivare ultimi quasi di proposito perche il premio era bellissimo. Tornare a casa con pacchi gare composti da salami e parmigiano ed una bottiglia di Lambrusco.

Ora li vedo litigare per un posto in classifica, rispetto poco o nulla, regole mai rispettate o semplicemente ignorate.

Mi piacerebbe, una volta guarita magari, riuscire a fare quelle 2 gare che mancano alle 1000, ma credo che rimarrà uno dei tanti sogni nel cassetto, non per mancanza di voglia ma perché non mi andrebbe di sentire ancora quelle frasi tipo “ che ci fa quella li in griglia, non è troppo vecchia”?

Potrei insegnarvi cosa è la passione per le ruote grasse, potrei raccontarvi delle lacrime versate  quando mi dissero che non potevo più correre perché non guarivo facilmente, potrei farvi ridere con aneddoti e racconti di anni sulle ruote grasse. O delle lacrime versate per pura gioia arrivando al traguardo di gare durissime in Francia o in Germania perché per me vincere era semplicemente tagliare il traguardo.

E gli ultimi anni nelle endurance, 24h in sella, sotto diluvi, o gare di 6h col ristoro fatto a metà percorso dove trovavi la birra alla spina ed arrivare a fine gara allegra ma non troppo, col sorriso stampato sul viso che non me lo toglievi per settimane.

Quanta gente ho conosciuto, quante amicizie nate sulle ruote grasse. Quanti bei momenti e quanti ricordi.

Nostalgia? Si tanta, tanta da piangere a volte.