Anni. Si anni davvero, e sono tanto ormai.
1 ottobre 2013. 6h Urcis ad Orzinuovi, ultima gara.
E l’inizio di tutto sto casino che mi ha portato a non so
più quanti interventi alle mani, ai polsi ed al braccio.
Ora leggo Pianeta mtb spesso, guardo le classifiche, seguo
il calendario come s dovessi scegliere a quale gara iscrivermi, chiedo ai
ragazzi della mia squadra se hanno gareggiato che li metto sul blog, cerco le
loro foto, continuo a seguire i vari circuiti immaginandomi la con loro…
Ma la storia, questa storia, quella delle ruote grasse,
purtroppo è finita tempo fa.
Qualche giretto la scorsa estate dopo il lockdown, un po di
rulli in cantina ma poco altro. E leggere continuamente di mtb, guardare le
vecchie foto e sorriderne.
Ma so anche che il mondo delle ruote grasse è cambiato,
tanto. Ora sembra che siano tutti professional! Essere derisa dai ragazzi
giovani per il peso, mai stata magra neppure quando correvo, pare che abbiano
fatto tutto loro, che siano bravi solo loro, con bici che praticamente vanno da
sole, gare in e-bike e gravel che noi ci sognavamo pedalando sulle nostre
vecchie 26, sudore e lacrime per davvero.
Arrivare anche a piedi con la bike in spalla perché non si
riusciva a riparare una foratura, magari con graffi e botte varie sfoggiate
come medaglie; ricordo che per anni non ho più messo le gonne corte ma lunghi
sottanoni a coprire graffi, spellature varie ed ematomi. Ma ero feliceeeee!
Ora se dovessi presentarmi in griglia sono sicura vedrei gli
occhi di qualcuno ridere, sei vecchia Kathy, hai la bike non “conforme” alle
nuove generazioni.
La mia vecchia Valchiria, con le ruote da 26, costruita per
me da Giangi’s bike su misura, telaio di titanio venuto dagli states…. La mia
cavallina da corsa sui sentieri, tanto speciale che bastava pensassi una cosa e
lei la “faceva”, con un semplice movimento delle anche..
Decine di gare in 30 anni, centinaia, un numero tale che
qualcuno non raggiungerà mai. Qualche podio “per sbaglio”, dato più per culo
che per bravura, oppure in gare dove la partecipazione femminile era talmente
risicata che ti premiavano per la volontà di esserci a tutti i costi. A volte
capitava che ripartissi subito dopo l’arrivo, magari dovevo essere in servizio
due ore dopo, e vedermi recapitare la famosa “sporta della spesa” a casa da
amici, vinta perché premiavano le prime 10 donne ed eravamo in 8.
Le gare dell’Oglio Chiese, fantastiche, dove tra una
pedalata ed una caduta si chiacchierava, dove il ristoro a pane e salame era
fantastico, dove ci si divertiva e chissenefrega della classifica. O le gare
serali organizzate sempre da Matteo, circuiti cittadini dove , tra scale in
salita e discesa, ciottoli, giardini di qualche villa storica passavo più tempo
a spingere la bici che a pedalare, ma dove mi divertivo come una matta.
Il River Marathon cup, in Emilia Romagna, con l’inseparabile
amico di sempre, Dado, partenze all’alba col furgone, cantando magari, ed
arrivare ultimi quasi di proposito perche il premio era bellissimo. Tornare a
casa con pacchi gare composti da salami e parmigiano ed una bottiglia di
Lambrusco.
Ora li vedo litigare per un posto in classifica, rispetto
poco o nulla, regole mai rispettate o semplicemente ignorate.
Mi piacerebbe, una volta guarita magari, riuscire a fare quelle
2 gare che mancano alle 1000, ma credo che rimarrà uno dei tanti sogni nel
cassetto, non per mancanza di voglia ma perché non mi andrebbe di sentire
ancora quelle frasi tipo “ che ci fa quella li in griglia, non è troppo
vecchia”?
Potrei insegnarvi cosa è la passione per le ruote grasse,
potrei raccontarvi delle lacrime versate
quando mi dissero che non potevo più correre perché non guarivo
facilmente, potrei farvi ridere con aneddoti e racconti di anni sulle ruote
grasse. O delle lacrime versate per pura gioia arrivando al traguardo di gare
durissime in Francia o in Germania perché per me vincere era semplicemente
tagliare il traguardo.
E gli ultimi anni nelle endurance, 24h in sella, sotto
diluvi, o gare di 6h col ristoro fatto a metà percorso dove trovavi la birra
alla spina ed arrivare a fine gara allegra ma non troppo, col sorriso stampato
sul viso che non me lo toglievi per settimane.
Quanta gente ho conosciuto, quante amicizie nate sulle ruote
grasse. Quanti bei momenti e quanti ricordi.
Nostalgia? Si tanta, tanta da piangere a volte.