La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


martedì 17 ottobre 2017

La mia Urcis 6h

Un anno dopo le stampelle rieccomi qua, magari non troppo convinta, con l'ansia di chi non ha la piu pallida idea di cosa possa fare con la bici dopo mesi di stop.
Mi ero iscritta come solitaria, lo faccio da anni ormai, ma poi mi rendo conto che non ne farei nemmeno mezza di ora ed allora accetto l'invito di Enrico Panza, ex compagno di squadra ora in forza alla Cicli Bettoni e chiedo ad Andrea Ferretti se mi cambia l'iscrizione da singola a duo Lui Lei.
Gentilissimo come sempre mi cambia l'iscrizione, concordo sul fatto che pagherò la differenza al check in per il compagno di pedalate e sono a posto.
Il venerdi sera, dopo un workshop a Milano, butto un po di robe sul camper e parto alla volta di Orzinuovi e la frazione di Barco.
Sono anni che vengo quaggiù, la strada si srotola sotto le ruote da sola, ed io accompagno questo piccolo viaggio con la musica e canticchiando non ricordo neppure che cosa.
Arrivo a Barco, parcheggio il bestione e dopo averlo messo in "assetto da notte" scendo a fare due passi.
Il campo adibito a parcheggio e gazebo squadra inizia a colorarsi, il percorso già fettucciato è il solito di sempre, almeno alla partenza. So che ci sono stati dei cambi nel percorso, zona centrale, con più single track e più tecnicità, ma vedrò domani, stasera assaporo e respiro il sapore della Urcis.
Decido di cenare in solitaria sul camper, evitando il tendone e la gente, a volte la solitudine serve a riallineare i pensieri; so che saranno le ultime pedalate, ancora non so se per sempre o solo fino alla prossima primavera, devo capire che fare e decidere quanto finora rimandato....
La sera scende, mi fa compagnia la tele e presto il sonno avvolge tutto e spengo le luci. Altri camper sono arrivati nel frattempo, sale un po di vento e sento il brontolio lontano di qualche tuono... speriamo non piova.
Il mattino arriva presto, colazione in solitaria e verso le 9 vado al banco del check... ritiro il tutto, pago la differenza "coppia" e me ne torno al camper dopo aver salutato un po di gente. Un libro mi fa compagnia fino all'ora di pranzo quando arriva Enrico e, con lui, si va  a mangiare un piatto di pasta al tendone dell'organizzazione.
Lui se ne sbafa due!!! fame tanta.
Le 15 arrivano veloci, lui partirà per primo come a Castenedolo, visto che poi alle 18 dovrà scappare per andare al lavoro, fa il fornaio, il lavoro principe per gli orari sballati e strani.
Guardare la partenza è sempre un piacere, la musica a volume alto, i sorrisi e le chiacchiere, i miei compagni di squadra che fremono dalla voglia di dare il meglio di se  e pedalare verso il traguardo.... il mio mondo per tanto tempo.
Mi sposto verso il castello di Barco per vederli arrivare ed affrontare la discesina del castello ed il single poco dopo, ed i primi sfrecciano ad velocità sostenute, seguiti poco alla volta da chi, come me, se la prende un poco più comoda.
Torno poi verso la zona gazebo e faccio compagnia a Michy e Carlo, aspettando il passaggio dei ragazzi.
Il tempo scorre piano, il pomeriggio avanza ed è ora che mi prepari un poco anche io.
Torlo la bici dal gavone, attacco il numero, preparo la maglia " fuori ordinanza" come dice il Presidente del Ftc Equipe, salto in sella e ben poco convinta mi avvicino verso la zona cambio.
Enrico è già li che aspetta, pensavo facesse ancora un giro, se non comincio con un casino non sono contenta io..
Lui va  a fare la doccia ed io parto a piedi, come richiesto dal regolamento, salto in sella verso il castello ed inizia il primo giro. Alla discesa mi rendo conto che mi tremano le gambe, ho sempre avuto paura di quella piccola striscia di terra; ora l'hanno allargata, si gira attorno alla pianta che sta nel mezzo e non si fa la curva secca a sinistra appena scesi; cerco di stare in piedi sul sentiero, arrivo incolume alla fine, e mi ritrovo sullo sterrato e sul ponticello poco dopo. Come sempre lascio spazio a chi ha fretta e decido che con molta calma farò il mio giro e, se riesco, ne farò due.
Tanti tratti fatti mille volte, un single track tutto nuovo, le radici da schivare, le piante da non abbracciare e, poco alla volta, mettendomi in parte ogni qualvolta qualcuno mi passa accanto, arrivo al ristoro. Stanca morta. Eh si, se non ti alleni non vai, non ci sono storie. Mi chiedono se voglio una birra, come si fa a dire di no?
e riparto poco dopo, avendo ancora in mano un pezzo di biscotto.
E mi scappa da ridere. Certo che la Urcis è ben strana come gara, mi fa star bene solo al pensiero anche se combino ben poco in sella.
Piano piano passo attorno al campo dei gazebo, scendo la discesa resa scoscesa dai tanti passaggi e risalgo verso il traguardo poco dopo per ripartire subito dopo. Qualcuno mi chiama, non so chi, mi giro e manca poco che cada.
Ussignur...
Accendo il faro della bici e la luce sul casco, mi avvio verso l'ultimo giro con una lentezza da lumaca che fa quasi pena ma l'obbiettivo è arrivare in fondo e nulla più.
Passo il traguardo dopo quasi un ora, mi avvio verso il camper ed una doccia calda, mi cambio e torno al gazebo dei compagni di squadra che lottano ancora per rubare secondi qua e la. Ben presto iniziano a smontare il gazebo e ci avviciniamo alla zona festa dove lo spiedo ci aspetta.
E la serata passa ridendo e scherzando fin quando un messaggio sul telefono non mi chiede: ma come siamo in classifica? non lo so, come al solito.
Vado a vedere e non mi trovo.
Chiedo a qualcuno dello staff e mi dicono di dirlo a Riggiriello.
Alle 11 io me ne torno al camper, sinceramente della classifica non me ne sono mai interessata neppure quando di km ne facevo un botto all'anno, figurati ora. Solo la domenica mattina, appena sveglia, manderò un messaggio ad Andrea per chiedere come mai e salta fuori che ieri sera Riggi mi ha cercata, il nostro chip aveva un problema.
Devo dire che in quattro e quattr'otto hanno messo a posto tutto e siamo in classifica, 8° Lui Lei, nulla di che, per colpa mia ovviamente, ma va bene cosi.
Non ho mai fatto faville in sella neppure 20 anni fa, figurati ora, ma la voglia di essere qua è sempre grande; il rivedere gli amici, Grazia, Sonia, Angela, i ragazzi che si dannano per avere un posto in piu in classifica, quelli che se la son sempre tirata da matti e che ancora oggi, dopo anni, fanno la stessa cosa, quelli che come me hanno solo voglia di mettersi in sella e far due giri bevendo una birra e sedersi la sera per lo spiedo in compagnia. Tutto questo è la Urcis da sempre.
Forse tornerò da spettatore oppure ancora in sella, questo ancora non lo so, ma il sapore di Urcis, l'aria magica ed unica di questo piccolo pezzo di pianura in mezzo ai campi, con le mucche della cascina li accanto che vagano e l'odor di letame, le mosche che non ti lasciano mai in pace, quel profumo di spiedo che ti accompagna tutto il giorno e le facce col sorriso stampato sopra sono quelle cose che rendono uniche questa gara che gara non è, questa festa che festa è anche se in una gara, questo miscuglio di tutto e tutti che amo e che chiunque sia stato qua una volta non può non amare.
In ognuno di noi resta sempre qualche cosa di speciale, un ricordo, un luogo, un amore; dentro di me c'è una U che resta li e non se ne va. Mai.