La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


sabato 20 dicembre 2008

Silenzio…

Turisti, partenze dei battelli, gruppi da accompagnare, visite guidate, promozioni, relazioni sul turismo, riprese televisive sul lago, fiere all’estero… la mia vita di tutti i giorni, un caos di voci e persone, una baraonda di visi, ma ora mi spetta il silenzio assoluto!
Quanto aspetto, ogni anno, quel periodo in cui il silenzio fa da padrone della mia giornata, nulla da fare od organizzare, nessun orologio da guardare e solo silenzio… oppure quel sssssssssssss dei copertoni sui sentieri, sulle foglie bagnate che ovattano tutti i rumori, oppure il tec tic della catena che cambia ruota dentata o il sibilo leggero dei freni.
Ed una giornata come oggi, col sole che scalda poco alla volta il gelo degli scorsi giorni, con la giacca invernale che da quasi fastidio, non posso stare a casa e non serve neppure pensare che sono già in bike fuori dal garage, ipod pronto e via.
Poco asfalto ed ecco i miei sentieri attraverso la torbiera, solo il silenzio a far da padrone in questo angolo di Franciacorta; pozzanghere immense danno l’idea delle piogge incessanti delle scorse settimane, il livello delle vasche naturali è talmente alto che i sentieri sembrano disegnati sull’acqua stessa e quei pochi germani che ancora non si sono rintanati e si godono la calda giornata di sole sono a pochi centimetri dalle mie ruote.
Solo il fruscio dei copertoni a farmi compagnia e non accendo neppure la mia musica oggi perché il silenzio rende tutto attorno a me cosi bello, cosi rilassante che non desidero null’altro.
Mi è mancata cosi tanto la bike in questi giorni passati, mi mancava la sensazione di benessere che mi regala ogni volta ad ogni uscita; mi mancava il non sentire la tensione dei muscoli sotto il tessuto della tuta invernale, mi mancava anche il dolore degli stessi muscoli alla fine di ogni uscita.
Ma oggi la sensazione è diversa, piu intensa, perché un dolore antico e nuovo allo stesso tempo non mi regala la stessa serenità di sempre in quest’uscita.
Un mare di emozioni contrastanti, di rabbia assoluta, di voglia di urlare al cielo, di piangere.
Rabbia assoluta perché dico no, non potete dirmi che non posso più pedalare, perché sarebbe come tagliarmi le gambe e rinchiudermi in gabbia.
Voglia di urlare al cielo che no!!! Non ci stò, ditemi che non tocca a me anche stavolta.
Voglia di piangere perché le lacrime scendono da sole, non riesco a fermarle ed in fondo non voglio fermarle perché io non posso fermarle.. cosi come un nuovo dolore non fermerà me!
I guerrieri combattono in piedi, guardando il nemico negli occhi e, forse, vivranno un giorno solamente, ma da leoni!

lunedì 15 dicembre 2008

Intervista mancata.............

Qualche volta capita che qualcuno voglia farti un intervista... e ti scappa da ridere.. almeno a me è successo cosi! chi vai ad intervistare? un illustre sconosciuta che, in fondo, non ha assolutamente nulla di speciale.
Chi me lo ha chiesto è una persona conosciuta durante le mie scorribande in mtb in giro per l'Italia ed, in fondo, mi ha fatto piacere anche se mai verrà pubblicata.
Ma va bene cosi.
La metto qua sul mio blog per mia futura memoria, per quel solo secndo in cui sono stata "importante".



Sarebbe esagerato, attribuirgli il titolo di "personaggio" del 2008, ma di certo, non crediamo di sbagliare definendola una delle più originali interpreti dello scenario Off Road del nord Italia.
Di lei, conosciuta prima, per i suoi diari,attraverso i quali ci ha reso "correi"delle sue imprese agonistiche,e poi sui campi di gara,ci ha colpito l'aspetto un po’ teutonico: bionda,occhi azzurri,fisico,non ce ne voglia un po’ robusto, ma sopratutto la grande passione e la grande serenità, con cui vive la “ sua” mountain bike, alla luce di tutto questo,abbiamo voluto saperne di più,ad iniziare dal nome ..Kathy Pitton

K…Kathy da Katheryne, sono nata ad Aarau (Svizzera),ma risiedo a Iseo (Bs) ,da quando avevo 12 anni, divento Caterina quando nel 1979 prendo la cittadinanza italiana, ma tutti mi conoscono come Kathy, in quanto al cognome,mio padre è di origini friulane, da cui o da qui ..Kathy Pitton

D.. quando la folgorazione per la MTB ...
K….la passione per la mtb, è cresciuta in me poco a poco, tutto ha avuto inizio dieci anni fa dopo un brutto periodo di malattia, mi ha aiutato ad uscirne,mi ha dato nuove motivazioni, mi ha aiutato inoltre, a perdere i trenta chili in meno che attualmente mi ritrovo, o meglio che non mi ritrovo,ne ho ancora parecchi da smaltire , ma non ho fretta con il tempo se ne andranno….
D…Marathon o Cross Country, e che biker sei?
K….Marathon…decisamente, non sono tagliata per l’XC ,qualche volta ci ho provato,ma spesso quando io concludevo il primo giro,gli altri avevano finito la corsa,..no,senza esitazioni dico Marathon, li riesco a trovare il mio equilibrio,li riesco a trovare la carburazione giusta,(mi ritengo un diesel),e poi la lunga distanza mi fa scoprire nuovi scenari,e mi fa conoscere tanta gente con cui condividere la fatica, e la gioia di vivere questo meraviglioso sport…
D…..stagione 2008…e come ti stai preparando per il 2009
K….stagione 2008..vorrei dimenticare la brutta caduta di Odolo( Bs) ,nella Conca d’Oro,per il resto è stata una stagione che vorrei rivivere,ho conosciuto tanta gente,ed in particolare ho instaurato un bel rapporto di amicizia,con il Team Sculazzo, per il 2009 mi sto preparando alternando palestra, piscina e sci da fondo , ma principalmente cerco di star bene con me stessa,senza forzature,divertendomi, se non ci fossero questi presupposti cadrebbe tutto……
nel 2009 vorrei correre il River Marathon Cup, la 24 ore della Val Rendena e di Idro, poi la Via dei Saraceni,… mi ci vorrebbe una settimana per elencarle tutte
D…..sogno nel cassetto?
K…..tanti sogni…cosa vuoi vivo alla giornata, il domani è una cosa sconosciuta,preferisco affrontarlo man mano,sogni…quello che ogni genitore vorrebbe: vorrei vedere mia figlia sorridere,saperla felice…credo sia il sogno principale, poi magari qualche raid nel deserto…la muraglia cinese…il ponte sul fiume Kway ,il deserto del Mohhwe..e tante altre mete, tutto ovviamente in stile Kathy , zaino in spalla e via…..
D…..riflessione finale….
K….so’ che molti mi considerano un po’ “fuori”, mi guardano con un sorriso della serie” ma perche non te ne stai a casa”,io so’ solo che faccio quello che mi piace e che amo,senza illusioni,conosco i miei limiti, la considero se vuoi una sfida con me stessa,…seguo le emozioni del momento,mi commuovo, quando taglio il traguardo e mi dico “Kathy anche stavolta è fatta”,mi commuovo alle premiazioni, insomma tante emozioni, ed un mare di forze dentro che mi spingono ad andare avanti, ed avanti ancora….quindi bikers, rassegnatevi….vedrete ancora per molto questa inguaribile Old Lady, ho ancora tanti sentieri, da scoprire…………

martedì 9 dicembre 2008

Mountain bike lato B

Adesso c’è tutta stà roba, chiavette, hard disk tascabili, cd, mini disk…ma vi ricordate i vecchi Lp? Ne ho ancora una montagna in una scatola in cantina e continuo a rimandare ad un altro giorno il trovare un vecchio giradischi funzionante, un vecchio stereo come il mio vecchio Akai, (chissà che fine ha fatto) cosi, solo per vedere se la musica è uguale a quel tempo e capire se, qualche volta il lato B del disco è meglio del lato A, quello ufficiale…
E quel lato B magari ti regala un sacco di emozioni, cosi a pelle, e non le dimentichi.
Come la Mtb.
Griglie di partenza, pettorale, chip, tempo in gara, tempo in prova, freni nuovi, telaio piu leggero e che se non è in titanio non va bene, posizioni in classifica e di categoria…questo è il lato A.
Ma il lato B, quello si che è uno spasso!!!!
Si, anche quello che guardano i maschietti..
Ma vuoi mettere le risate del rubare il panino a Dado al ristoro perché era l’ultimo ed avevo una fame dell’accidenti? E lo spiedo a fine gara che se avevo perso due etti ne rimetto quattro o la pizza prima della 12 ore a Pordenone alla tavolata dei Vigili del Fuoco?
Oppure quella volta a Guastalla alla Aironbike che mi ero persa Dado sul percorso ed alla fine me lo hanno trovato quelli con il quad che arrivava a piedi e ci siamo abbuffati di tortellini freddi ma di un buono che basta; o lo scompisciarsi dalle risate perché quasi si schianta su di un albero perché una ciclista si stava spogliando a lato strada con il suo lato B in bella mostra abbellito da uno strepitoso perizoma bianco?
Quanti km in giro per l’Italia quest’anno noi due, una coppia di vecchi amici da sempre con una sola cosa in comune, la Mountain bike.
Sono stata ovunque; in Veneto, in Friuli, Piemonte e Liguria, la mia Lombardia e in Emilia Romagna.
Ho scoperto paesi e posti che non dimenticherò facilmente ed ho avuto la fortuna di conoscere un sacco di persone; di molte ricordo il nome, di altre solo il viso ma fanno parte di me adesso, della mia vita come ciclista.
Chissà perché poi non è mai pesato il fatto che la domenica mattina la sveglia suonasse alle sei, ore in macchina o sul furgone per arrivare in paesi sconosciuti, pedalare per ore a volte nel fango e sotto la pioggia per poi ritornare a casa ed alla vita di tutti i giorni, ma dentro avere la consapevolezza di aver scoperto un altro angolino di mondo in sella.
Adesso la stagione non favorisce le scorribande tra i campi e, qualche giorno, il freddo è cosi intenso da scoraggiare anche le pedalate più brevi ma la mia mente stà già pensando alla prossima stagione; ci sono un sacco di posti dove andare e dove ritornare.
Ho voglia di rivedere alcuni amici, imparare a conoscerne altri ed a condividere con loro quella bella sensazione di quando attraverso il traguardo e penso: E vai Ka che sei arrivata anche stavolta!!!
E la festa poi al pasta party, le foto ricordo e la maglietta della gara e dimenticarsi di guardare la classifica cosi capita che, se per un qualche strano caso vinco qualche cosa, vado a casa senza ritirare il premio…. Oppure di risultare prima in classifica solo perché non si sono presentate altre ragazze alla partenza…
Sarà anche il lato B della mia Mtb ma è divertente.
E nessuno potrà mai portarmi via quelle bellissime immagini impresse nella mente, quei tramonti rosso fuoco a cui ho assistito solo perché mi sono fermata a riposare in cima ad una salita troppo dura per le mie gambe, oppure quell’arcobaleno sul lago perché non avevo fatto in tempo a rientrare ed avevo preso una lavata sotto un acquazzone estivo ed ancora quelle albe rosse e rosa perché non avevo tempo di allenarmi anche solo quel poco ed allora levatacce alle cinque per macinare qualche km nei campi.
Metto nel lato B anche lo sguardo divertito di qualcuno che mi vede arrivare in bike sporca di fango e scuote il capo ridendo, oppure il “mamma sei fuori” della mia Elsa che non si meraviglia più se le dico: “mi piacerebbe andare la…..” e si preoccupa se per tre giorni non esco a pedalare.
Capita di scoprire che una canzone ti piace più di un'altra anche se è sconosciuta e che sa regalarti un sacco di emozioni ed è questo che mi da questa parte del mondo su due ruote artigliate; non sarà agonismo e la voglia di vincere ma è tutto il resto, ed è a questo “resto” che non voglio rinunciare, perché è divertente, perché mi fa sorridere, perché mi fa stare bene.

Kathy Pitton

giovedì 20 novembre 2008

In letargo? Non se ne parla ……

Un mese!!!! Roba da crisi di astinenza con tanto di ululati alla luna.
Era esattamente un mese che Valchiria dormiva nel suo angolino al caldo: bisogna riposare, hai fatto troppe gare quest’anno, alla tua età non devi esagerare altrimenti viene il mal di schiena….
A stare ad ascoltare tutti mi sento una vecchia bacucca da mettere in una casa di riposo che deve assolutamente appendere la bike al chiodo.
Ma stiamo scherzando?
L’ultima gara è stata la 6 ore Morenica a Vialfrè ( To ) il 19 ottobre scorso, il giorno dopo scarico un paio di ore e poi il nulla assoluto; il lavoro mi ha portato oltr’alpe per due fiere ma le gambe reclamavano e tutto quel star seduti, su e giu dagli aerei….
Oggi finalmente un giorno tutto per me o quasi: una bella giornata e all’una non c’è assolutamente niente che possa trattenermi, infilo le scarpette e via in bici.
La Riserva delle Torbiere sembra un altro mondo con i colori dell’inverno, poche foglie e quelle poche sul sentiero a fare da cuscinetto alle ruote smorzandone il rumore, attutendo anche quel fruscio che di solito mi accompagna nelle scorribande tra i campi.
Non ci sono più gli animali che, di solito, scappano al mio passaggio, hanno freddo e se ne stanno rintanati o sono volati al caldo fino alla prossima primavera: beati loro, fa un freddo!!
Un mese senza pedalare mi sembra un eternità e le gambe me lo confermano, mi stanco prestissimo ed in salita faccio parecchia fatica ma poi tutto rientra nella normalità, basta andare piano e le salite si affrontano e vincono, le discese si fanno magari non a manetta ma si scende.
E’ cosi gratificante veder scorrere ai lati dei sentieri i campi e le cascine, il vedere i contadini che preparano le viti all’inverno e mi salutano sollevando la mano e con un sorriso; quante volte mi hanno vista passare e quante volte ho chiesto loro dell’acqua perché la borraccia era vuota e mi chiedono ora se non ho freddo, se i ciclisti non vanno in letargo fino a primavera o se pedalano tutto l’inverno…
Credo che il sorriso dipinto sulla mia faccia risponda loro senza bisogno di parlare.
Incontro altri come me che, incuranti del freddo, pedalano sui sentieri della Gimondi ed il saluto nasce spontaneo tra i componenti di questa tribù a cui non tarpi le ali, anzi le ruote, neppure durante l’inverno.
Due ore solamente ma come si sta bene.
Torno a casa e dopo una doccia bollente decido che io in letargo non ci vado proprio e, tempo permettendo, gironzolerò per la mia Franciacorta in lungo ed in largo e magari scoprirò ancora qualche sentiero e proverò a seguirlo per scoprire dove andrà a finire.
Kathy Pitton

martedì 28 ottobre 2008

E vaaaaaaaaaaaiiiiiiiiiiiii

Da oggi 28 ottobre 2008 il Gruppo Schiva la Frasca team di Fabione ci ha ingaggiati ufficialmete con somma gioia della sottoscritta e di Dado ( sullo sconcertato perchè non ha capito...)!!
Unica condizione: non rompere mai assolutamente i maroni!
Sarà fatto!!!
A resto del mondo si ma ai componenti del Team no.
Yuppiiiiiiiiiii

lunedì 20 ottobre 2008

Polenta e Mountain bike


….e la domanda scatterà in automatico: che cosa centra la polenta con un fine settimana in sella?
Centra eccome se alle due di sabato pomeriggio, mentre stò facendo mente locale sulle “strategie di gara” arriva un sms di Dado che ci invita ad uno spiedo per la sera.
Alla faccia dello stare leggeri perché domani si va a Vialfrè alla 6 ore morenica.
Come si fa a dire di no? Ed ecco che alle 20.30 puntuali ci ritroviamo seduti attorno ad un tavolo ed arriva di tutto, ravioli al burro, spiedo con polenta, tanta polenta, patatine e tiramisù il tutto accompagnato da vino rosso…. Mamma aiuto domani devo pedalare.
Ed alcuni conoscenti al tavolo accanto che ci dicono: ma gli “atleti” non dovrebbero stare leggerini la sera prima di una gara ed a nanna presto? Certo ma gli atleti veri però…noi facciamo finta.
A casa presto ci andiamo, ma sono pur sempre le 23 e l’alba arriva talmente veloce che appena suona la sveglia penso di aver fatto casino e di averla impostata male: mi sono appena infilata sotto le coperte….
Che sonno, sono le cinque del mattino e ci vogliono tre tazze di caffè per svegliarmi un po’.
Arriva Dado col furgone, si carica tutto, controllino di sicurezza per non dimenticare niente, un commento alla sua tuta nuova di zecca stile boxeur e via in autostrada.
E’ lunga la strada ma due chiacchiere aiutano a far passare il tempo allegramente, la radio accesa ci fa compagnia…e sento gli amici di Radio Deejay con il loro programma mattutino “I guerrieri” e, senza dir nulla a Dado, mando loro un messaggio: Kathy e Dado del G.C.Iseo in partenza alle sei del mattino per il Piemonte per una gara endurance in mtb a Vialfrè.
Sosta caffè e brioches in autogrill e via di nuovo… proprio durante la pausa caffè la radio a annunciato al mondo intero che eravamo per strada all’alba per assecondare una passione, definendoci Guerrieri!!! Wow.
I cartelli si susseguono lungo il bordo della strada, usciamo ad Ivrea e, cartina alla mano, si cerca Vialfrè. Giroliamo un po’ a vuoto, vediamo un'altra macchina con le bici nel baule e poco dopo ecco il cartello giallo con scritto 6 ORE MORENICA.
Arrivati.
Parcheggiamo all’interno del Parco naturale, ci sono già un sacco di persone in giro in bike, pacco gara e verifica tessere come rito sempre uguale in ogni gara e mi ricaccio in macchina perché fa un freddo dell’accidenti.
Brrrr. Un momento ancora al caldo, una stiracchiata come i gatti e dai che cominciamo a preparare tutto.
La bici è a posto, le scarpette ed il casco, guanti e quasi sembriamo dei bikers veri.
Qualche km per scaldare le gambe, il cambio rompe un po’ le scatole ma l’organizzazione ha pensato anche a quest’eventualità ed un meccanico della Bican in due secondi regola tutto e fila tutto liscio ora.
Mi sento chiamare e mi trovo di fronte i ragazzi di MTB PASSION, che piacere vederli di persona; li troverò lungo il percorso molte volte nel corso della giornata a fare foto e filmati e, spesso, una battuta la facciamo quando mi resta il fiato tra una salita e l’altra.
E’ diverso il percorso rispetto allo scorso anno, leggermente più lungo e più tosto, l’ultima salita nel bosco è davvero ostica per me ma in compenso la discesa tecnica poco dopo la partenza la faccio piano all’inizio ma a tutta poi… e non sono mai caduta!!!! E dai che ad invecchiare si acquisisce in esperienza, almeno stavolta niente lividi come ricordo.
Il tempo scorre e mia figlia viene a salutarmi, ci ha raggiunto qualche ora fa con il papà ed ora vanno a pranzo con Natalina, una mia cucina che vive poco lontano da Vialfrè; io devo smaltire ancora la polenta e lo spiedo di ieri sera, meglio accontentarmi di qualche biscotto e di una banana con un the caldo al ristoro atleti.
E Dado decide una strategia di gara tutta sua: confondere il nemico stravaccandosi sull’erba pancia all’aria a prendere il sole!
C’è di bello che noi due riusciamo a divertirci come dei matti tutte le volte e se accorge anche Fabio, lo speaker ufficiale; lo abbiamo incontrato ovunque in giro per l’Italia alle varie gare a cui abbiamo partecipato e due parole si scambiano volentieri; anzi mi ha “ufficialmente” incaricato del compito di scrivere il resoconto di gara, lo faccio sempre e quasi quasi sono più brava a buttar giù parole che con la bike.
Ma la mia Valchiria mi porta in giro e la considero parte di me: non c’è Kathy senza di lei.
Decido per un ultimo giro, sono stanca ora e Dado mi aspetta ed il traguardo lo passiamo assieme in parata con le braccia alzate: anche questa in saccoccia.
La doccia è un film come lo scorso anno, tanto gelata che gli urli che si sentono rendono l’idea di quanto sia piacevole farla ma voglio lavar via la polvere e resisto qualche minuto…ma che freddo!!!!! Il mio vicino di box ha detto fatto strani versi per tutto il tempo… ve lo lascio immaginare.
Vestita e pulita mi sento meglio e ci si rilassa volentieri; consegna del chip e pasta party che non è un pasta party ma una merenda Sinoira a base di formaggi, pane, salcicce in umido e una valanga di polenta!!! Quanto è buona ragazzi.
Rilassati ed in buona compagnia si attendono le classifiche ufficiali e le premiazioni: Dado 32esimo dei Solo Men e 70esimo nella classifica generale; terza Solo Ladies per me e 72esima nella classifica generale.
Una foto ricordo sul podio che finirà con le altre tra i ricordi, un cesto pieno di roba da portare a casa ma un sacco di soddisfazione personale: esserci stata anche quest’anno.
Il posto sul podio è stato una piacevole sorpresa ma ciò che conta per me, come sempre, è questo mondo fatto di sportivi veri e sportivi “quasi veri”come me che però ci provano e si divertono; il poter dire di aver passato una domenica ancora pedalando all’aria aperta assieme a persone che amano le mie stesse sensazioni, che hanno le mie stesse emozioni.
E non fa nulla se mi fa male dappertutto, se la polenta devo smaltirla a furia di pedalate e se per tornare a casa abbiamo fatto due ore di coda in autostrada per attraversare Milano anche perché è stato bello vedere Dado cantare e ballare al volante, sentirlo urlare un “Bionda” alla signora della macchina accanto.
Non ho ancora deciso se questa gara è stata l’ultima della stagione, domani guardo il calendario di Pianeta Mountain Bike e vedrò se qualche posto mi risulterà più simpatico o intrigante di un altro.
Alla prossima.
Kathy Pitton

domenica 5 ottobre 2008

Su e giù per i fossi del Delta Polesano


Che fine settimana!
Sabato mattina presto via di corsa al lavoro in divisa, assisto alla posa della prima pietra in un cantiere da parte di autorità della Regione, poi all’inaugurazione della nuova sede degli uffici della navigazione sul lago, buffet con ogni ben di Dio, un paio brindisi e poi meglio scappare a casa altrimenti domani non salgo in bici neppure col paranco.
Tutto pronto, bike in macchina, Elsa che si porta i compiti da fare strada facendo per seguire stà mamma un po’ fuori di testa che gironzola per l’Italia in Mountain bike e dai che si parte per Adria, Rovigo, delta del Po, il padre dei fiumi italiani.
Una zona a me quasi totalmente sconosciuta ed anche per trovare una sistemazione per la notte mi sono affidata ad internet, un B & B dal nome carino tipo Casina Badoer e dalle foto intriganti, due email alla Signora Patrizia che lo gestisce e via per un'altra avventura.
Avevo visto questa gara anche lo scorso anno tra i calendari di Pianeta Mountain bike ma non avevo avuto tempo per venire fin qua, ma stavolta non me la sono lasciata scappare; sono senza “scorta” oggi, i miei compagni di bike di sempre, Dado e Zambo, hanno impegni di lavoro e famiglia per cui affronterò il Delta in solitaria.
Le foto trovate sul web mi rimandano immagini di pianura senza grosse difficoltà tecniche, niente salite spaccagambe a cui abbiamo fatto l’abitudine con le gare lombarde, ma so per esperienza che le gare di pianura sono altrettanto toste per via della velocità e speriamo che il fondo sia asciutto altrimenti ci sarà da tribulare nell’Oasi naturale di Panarella….
Due ore e mezza di macchina con al musica a palla, arriviamo ad Adria giusto in tempo per ritirare il pacco gara ed il numero, non dovrò fare la fila domattina presto: ho il 1009 su fondo rosa… e una bellissima maglia da ciclista con una rana in bicicletta, il simbolo della squadra locale, la mtb Tuttinbici; maglia sequestrata subito da mia figlia che si innamora della ranocchia ed a me resta solo da pedalare!
Ora dobbiamo trovare il nostro B&B.
Il navigatore trova il paesino ma alla fine seguo le indicazioni datemi da Patrizia via email: campagna a perdita d’occhio, terra grassa e nera, qualche cascina qua e la e già in macchina cominciano a dirmi: ma sei sicura che ci sia anima viva da stè parti?
Un lungo rettilineo, due curve e Tana!
Un incanto: sembra la casa delle fate e degli gnomi tra i boschi.
Una casa colonica ristrutturata con materiale naturale con il metodo della bioarchitettura, legno decorato con colori naturali, decori incisi a mano nelle vecchie tavole che ricoprono pavimenti e pareti ed anche soffitti… e le stanze!!
Mia figlia resta con gli occhi sgranati a guardare il soffitto della stanza azzurra destinata a lei: sulla parete di fronte al letto lo zodiaco dipinto che con la luce si illumina; la stanza gialla invece con fiori secchi e vecchi bauli a far da armadi, il profumo di essenze naturali ovunque ed il soffitto del bagno trasparente che lascia vedere le vecchie travi del tetto.
Uno spettacolo !!!!
La cura assoluta dei particolari in ogni loro parte rende l’atmosfera unica; vecchi mobili ristrutturati e decorati, soffitto di travi i legno tra le quali trovi dipinti a carattere campagnolo, animali e fiori e… E non so come descrivere quel piccolo paradiso:
Il sentirti a casa anche se non è casa tua e Patrizia che ci accoglie come vecchi amici, con un sorriso e ci troviamo seduti attorno ad un tavolo a chiacchierare come se ci conoscessimo da sempre.
Bello davvero questo connubio di anime sconosciute che si trovano e si riconoscono.
Ci sistemiamo, preparo Valchiria e faccio un giro per rendermi conto di come è il terreno li attorno e lo trovo secco ed asciutto, sarà una gara veloce domani.
Arriva presto la sera e l’ora di cena e la padrona di casa ci prepara una gigantesca insalata con ogni colore possibile, mangiare colorato fa bene all’umore, poi una pasta al farro con verdure e come dolce della dolcissima ricotta con il miele.
Tutto buonissimo ma mi sa che, con il buffet di stamattina e la cena di stasera sarà ben complicato correre domani.
Presto arriva la notte e mi addormento pensando alla gara ma il profumo delle essenze presenti nella stanza mi rilassano a tal punto che dormo praticamente nove ore ed è la sveglia a destarmi stamattina e non l’agitazione pre-gara.
Colazione presto in compagnia dei gatti di casa ed è ora di abbandonare la tranquillità di questo angolino di mondo incantato e di buttarci nella mischia della gara.
Un saluto a Patrizia con la promessa di tenerci in contatto e via verso il paese per i rituali che mi accompagnano in ogni gara: un giro per scaldare le gambe, ancora un caffè, le borracce ed un bacio da Elsa, il mio porta fortuna preferito.
Le donne sono poche come sempre per cui prima griglia con i mostri sacri della bike, Longo ed altri nomi famosi, visi sconosciuti stavolta, sono cosi lontana da casa.
Bang e via che si parte.
I primi km sono talmente veloci che sembra di volare sul pavè di Adria, si toccano punte ai 40 all’ora, pazzesco.
Si entra nello sterrato lungo un argine e quello che mi colpisce è la polvere sollevata dai ragazzi del gruppo di testa, quasi non vedo chi mi precede.
Da li in poi un susseguirsi di argini sa salire o scendere, praticamente non si passa quasi su asfalto; il tratto dentro l’Oasi naturale mi risulta pesante con i tratti nella sabbia dove arranco a spinta e mi sembra di non andare avanti.
Resto sola ad un certo punto e ho quasi paura di aver sbagliato strada ma poi vedo una macchina dei pompieri che mi rassicurano: sono sul percorso giusto.
Cosi avanti, cercando di non perdere tempo, di non fermarmi ai ristori, di spingere sui pedali e recuperare un pochino di tempo ma 54 km sono tanti e dopo due ore di gara sono cotta: e si kathy, invece di mangiare e bere prima di una gara si fa a meno!!!
Ma la vita è bella anche per quello no???
Ma non mollo e mi avvicino alla fine, riesco anche a superare due ragazzi ed arrivo al traguardo alle 13.05, 54 km in due ore e cinquanta minuti.
Adesso qualcuno starà ridendo della mia media ridicola dei 18,4 all’ora contro i 31 tenuti dal primo arrivato…ma io vado piano, non sono ultima, ho in media 20 anni più di loro e vinco sempre quando arrivo senza danni a me ed a Valchiria.
E sapete quale è stato il premio più bello? Mia figlia che mi mette la sigla di Rocky a manetta quando arrivo alla macchina, a me, alla mamma fuori di testa in mtb che però arriva sempre.
Sono 10° tra le donne ed ho due o tre ometti dietro in classifica ma come sempre questo è poco importante per questa old lady.
Un mega pranzo-party con pasta pollo allo spiedo e torta, vinco anche un paraorecchie per le uscite invernali in bike, c’è un sole splendido e la gara mi è proprio piaciuta.
E’ ora di tornare a casa ora, ci sono quasi 300 km da fare e siamo tutti un po’ stanchi ma mi resterà il ricordo di queste terre basse, del delta cosi maestoso, di quei sentieri tra un canale e l’altro che sembravano non finire mai, dei sistemi di irrigazione artificiale che guardati dai campi sembrano enormi uccelli con le ali spiegate che al posto delle zampe hanno le ruote e quel colore tanto scuro della terra coltivata, cosi poco usuale da noi sulle colline della Franciacorta.
Chissà dove andrò a pedalare la prossima volta….

Kathy Pitton

domenica 28 settembre 2008

Una Gimondi all’anno…..

Non trovo la rima per continuare.
Passato velocemente quest’anno ed ecco l’appuntamento di casa, quello a cui non puoi mancare ma se inizio a scrivere dalla fine della giornata la giornata stessa non sembrerà un gran che visto l’epilogo.
Non risulto in classifica ed è una rabbia sorda quella che ho dentro: il mio posto, anche se tra gli ultimi mi spetta, è mio e lo voglio ad ogni costo.
Ero cosi contenta ieri sera, finito il lavoro tardi sono passata dal palazzetto dello sport e già sentivo nell’aria il suono della giornata di oggi, i colori delle bandiere sventolare al vento, il vocio delle persone a guardare curiosi i bikers che scorrazzano per il paese a scaldare le gambe… E l’alba arriva veloce, il preparare tutto ciò che serve, il mangiare quello che credi possa aiutare a reggere meglio la fatica ed è già ora di uscire di casa in bike ed avvicinarsi al paese.

L’incontrare visi noti e volti sconosciuti, in chiamarsi ed incitarsi che fa salire l’adrenalina e ti fa sorridere.
Un caffè al bar con gli amici e via, le foto di rito e le dieci si avvicinano presto e la prima griglia è già schierata ed allora entri, tanto sai che i dieci minuti in più o in meno di riscaldamento non ti cambieranno le cose ed in griglia scambi quattro chiacchiere con gli amici, Natale mi urla un saluto e pronti via tra due ali di folla fino in piazza e poi su dai che si inizia a salire.
E’ da stamattina che sento un rumorino strano, anche Dado e Zambo me lo hanno fatto notare, e, purtroppo, mi rendo conto che la ruota davanti è leggermente frenata… cosa diavolo faccio ora? Non so che fare e decido di continuare.
Beh…un agonia arrivare su al canalone!
Mi toccava spingere rapporti diversi per riuscire a salire in scioltezza e sono arrivata esausta.
Quante volte ho provato e riprovato la Gimondi quest’anno! Su e giù da Polaveno fino a riuscire a fare un tempo per me fantastico, quasi 20 minuti in meno della prima salita anni fa.
Quanti km ho macinato per riuscire una volta a fare bella figura nella gara di casa e tutto va a rotoli per uno stupido pistoncino che rompe le scatole sul disco del freno e mi rallenta si perché vado cosi veloce di solito…. Che scatole.
Il canalone è sempre la mia Nemesi e lo faccio piano anche se a furia di riprovarlo ormai lo conosco come le mie tasche…cosi non è per quel ragazzo che ha finito la sua gara proprio li, con danni notevoli e mi dispiace proprio tanto.
Il vedere tutti quegli addetti della croce rossa attorno a lui, il suo viso insanguinato, la posizione innaturale delle gambe…santo cielo ragazzi ma andate piano!!! Potete correre quanto volete appena più giù, potete volare se lo volete davvero ma qua…
Non vale la pena rovinarsi la vita in quella che dovrebbe essere una stupenda giornata di sport e di sole.
Via ora, pianura e vigneti ma è dura spingere una bike con una ruota che gira sempre meno; sono stanchissima e presto i crampi si fanno sentire. Meno male che il ristoro di Passirano arriva ed anche l’assistenza meccanica: Gotti Junior in due minuti mette tutto a posto e mi dice “devi averne fatta di fatica”!!!
Si tanta ma adesso è ok.
Ed arriva Monterossa: lo scorso anno era stata durissima col fango mentre stavolta la trovo veramente bella… i ragazzi all’inizio della prova speciale ridono quando dico loro che la faccio a piedi ed anche all’uscita del fettucciato mi sorridono e mi avvisano che gli ultimi sono ancora al ristoro…wow, tra gli ultimi del gruppo sono in testa allora! Ed ecco la discesa nel vigneto e la fine della speciale, il tecnico armeggia col tappetino dicendomi che c’è un chiodo.
Via di nuovo tra i campi e presto ecco la seconda prova speciale, a Monterotondo: entro nel fettucciato ed inizio a girare mente i tecnici prendono il sole, diavolo sono proprio in solitaria ormai….un Katyyyyyyy arriva dalla strada: è Natale Reboldi che ha finito la gara in un tempo strepitoso e mi fa compagnia per tutto il tracciato.
Che forte che è, vorrei avere la sua birra addosso ed ho 20 anni meno di lui.
Mi augura un buon fine gara e parte, andrà a casa in bike e credo abbia un sacco di km da fare ancora, praticamente fa scarico appena dopo la gara. Un fenomeno quell’uomo.
Via per la Madonna del Corno; un addetto della protezione civile mi avvisa che forse hanno già chiuso il cancello orario ma l’unico modo per saperlo è arrivare la e vedere…il tappetino c’è ma non il tecnico, passougualmente ed inizio la salire, un po’ in bike ed un po’ a piedi ed arrivo in cima ed inizio a scendere e giu fino in paese e poi in piazza e poi al traguardo col mio braccio alzato e le lacrime agli occhi come sempre quando sento il mio nome ed il mio numero, F 15.
E Dado e Dante e mia figlia ad aspettarmi, gli altri ragazzi della squadra e gli amici e quella festa che amo al di là di ogni cosa, della fatica e del sudore e dei muscoli che fanno un male cane.
Pasta party ed il piacere di scoprire che come gruppo abbiamo vinto 100 kg di pasta…mamma quanto pesano i sacchi!!!!
Sono già la tre, giro la bike verso casa contenta come sempre: mi aspetta una doccia calda e l’aspettare le classifiche, sarò tra gli ultimi ma non importa….
Invece no.
Non so perché ma non risulto in classifica, neppure nelle prove intermedie e la cosa mi fa imbestialire fino a farmi venire mal di stomaco.
Io non ho mai tagliato una gara nella mia vita, non m’importa arrivare ultima perché esiste un primo solo se ci sono quelli come me!!!!!
Quelli che si fanno in quattro per riuscire ad allenarsi di notte o al mattino presto magari quando fa un freddo cane o piove ma se non si può diversamente lo si fa con la passione unica di chi ama davvero questo sport; di quelle persone che pensano ancora che uno sport come la mountain bike possa cambiarti la vita solo in meglio, insegnandoti ad amare davvero la natura e ad apprezzare un bel panorama, un bel tramonto ed un alba sul lago.
Di quelle persone che pensano ancora e sempre più intensamente che la bike possa anche salvarti la vita se davvero lo vuoi ed allora combatti contro le salite più toste e se arrivi in cima senza fiato sarai contento perché avrai ancora quel poco di fiato per fare wow quando guarderai giù e ti renderai conto di dove sarai arrivato, e se i muscoli urleranno sarai contento di sentire quel dolore perché significa che le gambe funzionano, che il cuore batte nel tuo petto come un tamburo di guerra, la tua guerra e che vincerai ogni singola volta, solo per te stesso!!
Kathy Pitton

lunedì 1 settembre 2008

South Garda bike e una nuova Diavolina rossa…



31 agosto, seconda edizione della South Garda bike.
Lo scorso anno me l’ero persa per questioni di lavoro ma quest’anno mi sono scritta ancora alla fine di giugno ed oltre a Dado che fa parte del mio mondo in bike da tempo, una gradevole novità mi fa sorridere: Elsa cavalcherà Pendragon , la mia “vecchia” bike per la sua prima gara in mtb…
Non una gara vera e propria ma dovrà in ogni caso fare quasi 20 km con qualche salitella qua e la.
E’ bello vederla alle prese con la maglia della squadra al mattino presto, le borracce ed il casco nella sua sacca e sul furgone di Dado saranno 6 le bike da caricare.
Via che si parte, un’ora in macchina e Medole arriva presto e anche il colore dei bikers già in giro il mattino presto, i parcheggi pieni di camper e furgoni e biciclette dappertutto.
Parcheggiamo vicino al campo sportivo con le docce dietro l’angolo, all’arrivo sarà comodo averle lì a portata di mano e con piacere sento la voce di Giorgio e Silvia che mi chiamano per un saluto. Visi conosciuti ovunque, i ragazzi dello Sculazzo li riconosco da lontano per il colore scuro della maglia, il tempo passa veloce tra un saluto e l’altro.
Cerchiamo la segreteria per regolare le solite procedure d’iscrizione ma non riesco a trovare il mio nome nell’elenco degli iscritti, meno male che tengo sempre tutti i documenti da parte; devo aspettare che arrivi qualcuno dell’organizzazione per sistemare questo disguido e mi pare proprio strano visto che Dado risulta regolarmente iscritto e l’iscrizione l’abbiamo fatta assieme. Va beh, a posto lo stesso, mi danno un numero altissimo ma va bene cosi, avevo comunque deciso di fare la middle; capirò solo all’arrivo che mi hanno messo tra gli escursionisti e mi dispiace un po’ non essere nella mia categoria, la MW2… va bene cosi, velleità agonistiche non ne ho, voglio solo divertirmi pedalando.
Torniamo al parcheggio per preparare le bike e mi sento chiamare… un viso che conosco ma il nome mi sfugge.
Un vecchio compagno di studi che ha iniziato da poco ad andare in bici, si lancia nell’impresa della Marathon da 60 km, bravo!!! Due parole, un in bocca al lupo e ci si vede alla prossima.
Tattica di gara? Praticamente nessuna, solo la voglia di misurarmi come sempre con me stessa, il tagliare il traguardo come traguardo personale e null’altro, la voglia di sentire che i muscoli reagiscono alle sollecitazioni e, soprattutto, godermi il paesaggio.
Girando tra le vie del centro storico un'altra voce mi chiama: un piacere immenso conoscere finalmente Natale, un 67enne in splendida forma che vola sulle ruote della mtb come un giovanotto!!
Cavolo pero, ho ancora 20 anni di tempo per fare il giro del mondo un paio di volte almeno in bici, deve essere bellissimo a quel età avere ancora voglia di mettersi in gioco.
Dai, si fa sul serio ora, Elsa sta girando qua attorno con gli altri per scaldarsi, le chiedo di avvicinarsi e la voglia di darle un buffetto sulla guancia rivela tutta la mia parte “mammesca” e vederla stare in sella cosi naturalmente mi fa sentire bene, sarà anche orgoglio di mamma ma non so che farci.
In griglia sono già tutti schierati, le dieci si avvicinano e l’energia nell’aria si sente, palpabile come sempre…bang parte la marathon…..bang e parte la middle…..
Km in pianura, veloci come il vento, un polverone che non vi dico, qualche passaggio su asfalto e di nuovo strada bianca e poco alla volta si avvicina la prima salita, quella che porta al Radar della Nato… incrocio Silvia e Giorgio, stanno tornando in dietro, deve essere successo qualche cosa, di solito non mollano mai, mi dispiace ragazzi. La salita non è lunghissima ma si sente nelle gambe, il gruppone si è già allungato e sono nelle retrovie come sempre ma le gambe girano e affronto la salita senza fretta e poi giù per la discesa e via tra stradine di campagna e sentieri.
Bella mi piace, il percorso e un susseguirsi di cambi di ritmo, mai monotono, non troppo tosto ma neppure facile; veloce, stramaledettamente veloce quello si.
Eccola la Rocca di Solferino, passiamo all’interno, non l’avevo mai vista, bella davvero e poi giù sulla strada per poi risalire in un bosco.
Uno stupendo toboga tra le piante, mi sembra di essere sulle montagne russe, viaggio veloce e mi diverto da matti.
A quel punto il percorso incrocia la marathon e gli Elite stanno arrivando e devi dar strada e non voglio stare in mezzo a rompere le scatole quindi alcuni sentieri li faccio in parte a piedi per lasciarli passare, sono talmente veloci sti ragazzi.
Si scende e si torna su strada poi via velocemente fino al traguardo che passo a braccia alzate, lo faccio sempre perché vinco ogni volta che sento il bip bip del chip che segna il mio tempo. Piano mi avvicino al parcheggio e sono tutti lì ad aspettarmi e la mia ragazzina mi dice che si è divertita, che le è piaciuto, che siamo tutti matti ma che è bello stare in mezzo a noi: una nuova diavolina rossa!!!!
Doccia calda per lavare via la fatica e la polvere ( e quella è davvero tanta) poi via al pasta party che diventa un anguria party e li, seduti, scambiamo quattro chiacchiere con gli altri lì attorno.
Aspetto le classifiche e sarà a questo punto che scoprirò di essere nella categoria escursionisti; poco male, fa lo stesso, non sono ultima e risulto terza in questa categoria.
Il mio premio? L’aver passato una bella giornata in bike, l’aver avuto il piacere di rivedere vecchi amici, l’aver visto mia figlia muoversi in bici come se fosse la cosa che ha sempre fatto fin dalla nascita, l’aver passato un attimo seduti allo stesso tavolo con Paola e Marino del team Sculazzo, l’aver rivisto Elena Zappa dopo la brutta caduta a Pomponesco più in forma che mai…..
Insomma l’essere stata ancora una volta, per un giorno intero, nel mondo della Mtb.
E volerci tornare ancora.

Kathy Pitton

mercoledì 20 agosto 2008

Un giro in giro……al lago.

Finalmente un giorno di riposo, stacco la spina da turisti per caso e fai da te e me ne vado a zonzo in bike.
Parto alle due del pomeriggio, il sole alto nel cielo ed inizialmente penso di aver fatto una cavolata ma poi la giornata si rivela per quello che è… stupenda.
Passo a prendere Dado al suo laboratorio, praticamente lo rapisco ( e lui si lascia rapire visto che spegne il telefono per non farsi trovare dai clienti) e via che si parte per la litoranea verso nord.
Obbiettivo: giro del lago, pausa gelato da qualche parte e ritorno tre ore dopo o giu di li.
Fino a Marone la strada è trafficata dai vacanzieri, molte automobili e cerchiamo di farla a tutta per raggiungere Vello e la sua ciclabile sulla vecchia strada che costeggia il lago e, come sempre, la troviamo affollata di ciclisti come noi che a bordo lago si godono una bella giornata di sole.
Quelle pareti a strapiombo sul lago, il vento qua sempre presente e quelli scorci di panorama unici sono foto da incorniciare e riguardare nelle serate d’inverno, delle cartoline che ci faranno compagnia quando la bike starà ferma in garage e non potremo uscire…
Via fino alla fine della strada chiusa al traffico, su per la vecchia costiera fino a Pisogne e poi a seguire la provinciale verso Lovere e la parte nord del lago..
Meno male che era stanco!!!! Una tirata di quasi trenta km in poco meno di un ora e un quarto e dovevamo fare solo un giro in giro!
Pausa gelato: un fragola nocciola che mi fa venire voglia di un bis ma lo so che non si può, la ciccia non se ne va di sicuro ed allora in sella e dai che si riparte per la parte più bella del lago.
La sponda bergamasca, quella che ho sempre definito “selvatica” per quelle pareti a strapiombo sull’acqua, per quella strada in parte ricavata dalla roccia viva dove passa una sola macchina alla volta e dove si deve fare parecchia attenzione.
Accendo il fanale di coda di Valchiria ed un altro che tengo attaccato allo zaino, non si sa mai che non mi si veda in galleria… ma Dado ha un altro programma: non conoscevo questo pezzo di stradina che passa sotto l’Orrido dei Bogn.. le pareti sono lisce ed altissime sull’acqua e dei tunnel scavati ti permettono di passare li sotto evitando le gallerie per qualche pezzo… che bello questo posto.
Sembra la facciata di una cattedrale gotica.
Ci sono un sacco di persone qua attorno a prendere il sole, chi gioca a volano o a carte su tavoli attrezzati, qualche tenda, bello davvero.
Strada costiera ora e quei tunnel che un po’ mi fanno paura, le macchine ti passano veramente vicine ma presto siamo fuori ed arrivati a Riva di Solto decidiamo di fare una pausa caffè.
Seduti a guardare il lago ed a prendere il sole come i turisti veri, vediamo arrivare il battello di linea e la voglia di rompere le scatole ai colleghi in servizio prevale su tutto ed allora ecco che inforco la bike e mi presento a pontile e li prendo bellamente in giro con tanto di linguaccie finali.
A volte è bello fare un po’ i bambini!
Dai che è ora di ripartire; la strada sale un po’poi ridiscende lungo la costa e i km aumentano e la stanchezza comincia a rendere le gambe pesanti, le borracce sono quasi vuote ma siamo quasi arrivati.
Decidiamo di fermarci un attimo al nostro Covo dei Bikers per bere ancora qualche cosa in compagnia poi, dopo aver salutato gli amici, ognuno torna a casa sua: ci si sente domani per organizzare un uscita assieme o, semplicemente per sapere se le gambe fanno male….
A casa il contachilometri segna 78 km, non male per un giro in giro in compagnia.
Fino alla prossima.
Kathy Pitton

martedì 12 agosto 2008

Guglielmo in notturna… a raccogliere stelle cadenti!

11 agosto, aria di vacanza qua attorno ma siamo col naso per aria a vedere se le nuvole di questa strana estate hanno deciso di farci vedere la luna e le stelle oppure no.
Un uscita serale in gruppo, una notturna senza fretta per risalire il monte Guglielmo, una cena in compagnia e la discesa verso valle con i fanali sul casco…. Mi attirava questa cosa, lo scorso anno non avevo potuto andare ma stavolta non me la perderei per nulla al mondo.
Il solito gruppo, alcuni del G.C. Iseo, altri ancora del Racing team e della Free Bike Erbusco, una squadra di amici che hanno in comune la passione per la mtb e che, stavolta, lasciano a casa la competizione.
Ho preparato tutto ieri sera, i fanali montati sulla bike, lo zaino con quanto mi potrà servire, un fast in più, non si sa mai speriamo solo non serva a nessuno.
Dado ed io partiamo tardi, entrambi abbiamo lavorato fino alle sei; altri sono partiti alle quattro del pomeriggio da Iseo in bike, alcuni in macchina fino a Zone per poi iniziare da li a pedalare verso la cima:
pausa caffe per tirarci su di morale al bar di Cislano e su in furgone fino alla Croce di Marone; incontriamo alcuni ragazzi in salita, chi va forte e chi fa parecchia fatica ma piano piano arriveranno tutti..Il tempo di parcheggiare e le bike sono già pronte, siamo partivi già bardati di tutto punto, zaino e scarpette, casco e guanti e dai che si parte: non è molta la salita da qua ma è salita e partire sulla cementata diventa prima un problema poi una presa per i fondelli uno con l’altro e dai che cominciamo a ridere fin da subito.
Come sempre salgo piano ed ho il tempo di guardarmi attorno; qualche goccia di pioggia disturba l’atmosfera ma poi smette ed ho il tempo di guardare il cielo verso valle colorarsi di rosso scuro e rosa sul lago, il nostro amato lago: è una cartolina tanto è bello ed i colori lo rendono unico.
Arrivo all’ultimo tornante e Dario inizia a scattare le foto e visto che a me e Dado ha tagliato la testa riscendiamo per poi risalire e rifarla di nuovo tra le risate di tutti.
Alcuni del ragazzi sono gia seduti ad aspettare, altri sono ancora sul monte e scenderanno tra un po e l’atmosfera è quella di una combriccola di pazzoidi che scorrazzano qua e la con la bike: alcuni avventori della trattoria ci guardano ed ascolto i loro commenti: ma dove vanno questi qua di notte? E come scenderanno?
Vedrai che stanno qua a dormire….
Mi fermo ancora a guardare verso valle, tra una spaccatura della montagna ed il colore dell’acqua da quassù è verde smeraldo e gli ultimi raggi di sole riflettono sull’acqua, uno spettacolo!
Dai che si entra al caldo, abbiamo fame e si sente un profumino di grigliata che è un invito a tavola.
Poco alla volta siamo tutti seduti e siamo davvero in tanti, battute e scherzi, pacche sulle spalle ed il tempo vola via davanti al cibo ed a qualche bicchiere di vino, chiacchiere e racconti di avventure.
Alcune storielle di Dario e Dado fanno ridere talmente tanto che presto ci ritroviamo con le lacrime agli occhi e credo di non essermi divertita cosi tanto da un sacco di tempo.
Presto arrivano i caffe e bisogna cominciare ad organizzarci per il ritorno ma la luna che dovrebbe rischiarare il percorso si nasconde e non lascia il suo chiarore; neppure le stelle cadenti di San Lorenzo ci fanno il regalo della loro scia luminosa ed allora accendiamo le nostre torce, i fari sui caschi e sulle bike e saremo noi le stelle luminose che scendono a valle…..
Gabriele ad aprire la pista ed io a chiuderla perché la più lenta e prudente, con Sandro a farmi da cavaliere e guardando dall’alto vedo il chiarore delle nostre luci lasciare la scia in discesa e mi sembrava di essere parte di una storia di elfi e folletti dei boschi: luci che passano veloci e non vedi più un attimo dopo, solo il rumore dei copertoni sulla ghiaia e sulla terra dei sentieri verso il basso, un silenzio irreale rotto solo qua e là per un attimo dai nostri richiami o dai freni che per un attimo sibilano per rallentare la corsa.
In Croce di Marone ci fermiamo e mettiamo le bike sul camioncino di Dado.
Presto siamo a seguire gli altri verso Zone e poi giù lungo la litoranea del lago: i ragazzi davanti e noi a far loro da “Scopa” con tanto di lampeggianti a far da schermo e protezione, come quelli “veri” insomma.
Arrivati ad Iseo tutti in piazza berci la birra della staffa, per concludere una bellissima serata.
Alcuni paesani ci chiedono cosa abbiamo combinato e sentendo della nostra discesa dal Guglielmo in bike con i fari la frase “si toc mac” non si fa attendere.
E’ mezzanotte e poco alla volta ognuno di noi prende la strada di casa con un ciao alla prossima ragazzi.
Mi sono divertita da matti ed ancora adesso, mentre scrivo queste righe, ho il sorriso stampato sulla faccia.

Kathy Pitton

mercoledì 30 luglio 2008

Il ruggito dei Diavoli Rossi!!!!



Ci sono le strategie di gara adottate dagli atleti forti per vincere o per piazzarsi alla grande, ci sono quelli che vanno a correre in gare scelte da loro dalla società…. Poi ci sono io.
Gironzolo per Internet e scelgo le gare perché hanno un bel nome simpatico oppure perché le fanno in un posto che non conosco e vorrei vedere dov’è; oppure, semplicemente perché la trovo su Pianeta Mountain bike e mi colpisce il fatto che venga organizzata per beneficenza, per una bambina di nome Camilla e sono una mamma anche io e farei qualunque cosa se si trattasse di mia figlia.
Ed allora scatta la voglia di sempre,un email all’organizzazione per l’iscrizione, coinvolgo altri della squadra e via che si parte, Dado passa a prendermi alle cinque del pomeriggio a casa, bike sul furgone, mia figlia al seguito in versione fotografa ufficiale e l’appuntamento con gli altri a Nuvolento per il 1° Trofeo del Convento in un pomeriggio afoso di martedì 29 luglio.
Il ritiro del numero, un caffè e due chiacchiere con gli altri già arrivati; c’è anche Gabriele oggi pomeriggio, capitan Alberto Glisoni e Zambo con tutta la tribu al seguito.
Sento i vari commenti di quanti l’hanno provata: dura da matti!!!
Ah… andiamo bene.
Va beh, ormai siamo qua, facciamo almeno un giretto per scaldare le gambe, le sette arrivano in un attimo e via per il giro di lancio ad “andatura turistica”: 38 all’ora! Alla faccia dell’andatura turistica.
Resto nelle retrovie subito ma so che è meglio cosi, non avrò nessuno dietro e non darò fastidio a quelli che vanno come treni.
Le salite si rivelano subito toste e dure, selettive e tecniche ma siamo in ballo ed allora balliamo:
rock’n roll nelle orecchie e dove arrivo arrivo.
Del resto non c’è storia, io vado piano e non me la prendo più di tanto ma forse è questo che mi distingue: non corro per dimostrare qualche cosa a qualcuno, corro per me stessa ed ormai lo sapete, vinco ogni singola volta passo il traguardo, qualunque sia la posizione in classifica.
In alcuni tratti la salita è talmente ripida che a piedi si fa una fatica bestia ma anche gli altri vanno a spinta e quei pochi che salgono in sella, Arici, Botticini, Fappani, sono quei campioni che guardo con ammirazione ed a cui urlo il mio “vaiii” anche se non ne hanno bisogno.
La mia Elsa la trovo praticamente ovunque sul percorso con la macchina fotografica ad immortalarci.
Dado è poco più avanti di me e gli urlo di andare, di non aspettarmi, e farà bene ad ascoltarmi.
Al ristoro vedo passare Gabriele a tutta manetta, alla faccia del “non vado più, non ho tempo per allenarmi…” e gli leggo sul viso quella determinazione data solo dalla passione pura, l’amore per uno sport di fatica e sudore ma che regala talmente tanto in sensazioni che è impagabile ciò che si sente.
Sfilano poco alla volta tutti gli altri, ed inizia la discesa verso il traguardo: un toboga da affrontare a velocità folle con grinta, se tentenni sei fuori… e poco dopo vedo un ragazzo tentennare, piantare i freni e volare letteralmente nel bosco, una botta pazzesca.
Ho cercato di dare una mano al ragazzo della moto che ci seguiva, lo abbiamo rimesso in piedi mentre altri scendevano a scavezzacollo ma poco dopo l’ho visto ripartire traballando ma sulle sue gambe: avrà dei gran lividi dappertutto per qualche tempo.
In fondo alla discesa una passerella di legno e giù nel fettucciato in un campo e li mi passa Zambo e mi incita come sempre , quel “dai Ka” che mi fa da doping.
E poco dopo una specie di passaggio obbligato sotto delle docce, proprio delle docce, per una rinfrescatina generale….grandi i ragazzi dell’organizzazione a pensare anche al caldo afoso di questa serata d’estate.
Via verso il traguardo, le scale da scendere e poi asfalto, un ultima salita e poi via verso il traguardo; Dado mi aspetta poco prima dello striscione e mi fa da scorta e passo sotto lo striscione Arrivo a braccia alzate, come sempre.
Elsa con un sorriso grandioso che mi aspetta, gli amici di sempre e lo speacker che mi chiede com’è andata: bene, sempre bene.
Le docce, il pacco gara e poi al tendone delle feste dove ci aspetta la cena a base di Porchetta e le premiazioni.
Siamo seduti al tavolo tutti assieme, una piacevole compagnia dopo la corsa e la fatica e poco alla volta il tempo passa tra una battuta e l’altra.
E le premiazioni sono una sorpresa: Dado sul podio come 5° della categoria M5, Alberto Glisoni 3° M5 e la qui presente old Lady 1° categoria femminile.
Cinque Diavoli Rossi del G.C. Iseo presenti in gara, tre di loro sul podio!! Mica male direi.
Rooooooaaaaaaaaarrrrrrrrrr il nostro ruggito di guerra!
Lo speacker si ricorda di me alla gara di Pomponesco, la Gran fondo dei tre Comuni e mi chiede se conosco la novità per il prossimo anno: il Trittico del Po diventerà River Marathon Cup…
Si grazie e ci sarò perché questa old lady ha ancora voglia di gironzolare per l’Italia in mountainn Bike in compagnia di qualche altro Diavolo Rosso per ruggire ancora ma, soprattutto, per ridere ancora.

Kathy Pitton

giovedì 17 luglio 2008

Monte Guglielmo tra asini e lama!

La montagna di casa, li, a guardarmi ogni singola mattina quando apro le griglie delle finestre di casa, quella che segna l’inizio dell’inverno facendoci intravedere una spruzzatina di neve sulla sua cima e quella croce posta li in bella mostra… quante volte mi sono detta “ci arrivo in bici un giorno” ma non l’ho mai fatto perché altri erano i giri che volevo fare, altre le mete che mi attiravano nel mio girar per boschi e valli in bike.
Era tanto tempo che volevo rifare una giornata intera a zonzo sulle due ruote, come tanti anni fa, quando la mountain bike era una novita, le ragazze in bici pochissime ed i posti da scoprire tantissimi.
Punto la sveglia alle 5 del mattino, lo zaino è subito fatto, borracce e qualche barretta, due soldi, il cellulare e via da casa poco prima delle sei.
Fa freschino stamattina ma sui pedali ci si scalda velocemente; un caffè dalla Barbara che mi da della matta scatenata e poi via, lungo la litoranea fino a Marone e poi su a Zone, salita interminabile su asfalto fino alla località Cislano e qua una pausa ci vuole, sono già cotta.
E’ facile pensare che con tutti i km che faccio sia semplice arrampicarsi su per montagne ma gli anni sono passati ed inesorabilmente la stanchezza arriva prima, le gambe diventano pesanti e la schiena urla vendetta del tipo : “appena arriviamo giu a casa vedrai…”
L’ultima volta che sono arrivata fino alla Croce di Marone la strada era tutta sterrata ma ora hanno asfaltato una buona parte della stessa e si sale piu agevolmente ma la pendenza ragazzi, non ti da un attimo di tregua, senza respiro, e presto inizia lo sterrato e si saltella qua e la.
C’è un gran traffico di jeep della Croce Rossa e dei Pompieri, vanno su al Rifugio Almici dove viene organizzata una randonee di giovani, un qualche cosa che ha a che fare col papa in Australia, o giu di li… va be insomma un gran via vai di mezzi pesanti e uffa, spesso mi devo fermare per farli passare ma poi faccio una fatica dell’accidenti A RIPARTIRE.
Un po a piedi, un po in sella, piano piano arrivo fino alla Croce di Marone e mi fermo per un the caldo: avevo bisogno di riposare un momento, ho anche un po freddo. Mi siedo e mi metto a guardare in giro; c’è una bellissima cascina ristrutturata con un sacco di animali, cani, asini e… non ci posso credere! Dei lama. Sono proprio dei lama. Pensavo di vedere male, di avere le allucinazioni o di aver fatto un salto temporale in Perù… dei lama sul monte Guglielmo!!!! Li belli pacifici in mezzo al pascolo, probabilmente si trovano bene, magari il clima è pure simile al loro luogo d’origine. Ma pensa te.
Dai che si riparte, è lunga fino in cima.
Strada cementata, poi ricomincia lo sterrato, su e su e su ed intanto il sole fa capolino tra le nuvole, speriamo che non piova, è già dura cosi.
Ci sono un sacco di escursionisti a piedi, alcuni salgono veloci come il vento, altri passeggiano ma a me sembra che vadano tutti più veloci di me….
Andando piano ho il tempo per guardarmi attorno e non posso non vedere questo panorama spettacolare: sembra una cartolina.
Che bello quassu, una calma ed un silenzio quasi irreali, solo il mio ipod nelle orecchie ma presto lo tolgo, il silenzio ha una sua magia che vorrei incamerare per quando tornerò giu tra il traffico ed il caos di tutti i giorni.
Inizio a vedere la prima malga e so che la cima è vicina, solo un poco di nebbia si è alzata ma non riesce a nascondere un gruppo di mucche con tanto di campanacci al pascolo: come faranno a stare cosi arrampicate su quei declivi scoscesi lo sanno solo loro: mucche coni freni!
Dai Kathy che ci sei quasi.
Sono sinceramente stanchissima e faccio un paio di km a piedi e mi siedo ad un tornante in un area pic nic e non ci credo! Sbuca un altro ciclista ed è… Zambo!!!! E vien su in sella, sembra un motorino.
Ma dico io, l’hai fatta in gara pochi giorni fa questa salita, domenica prossima vai in Val Saviore e come allenamento ti fai il Guglielmo… mostro, sei un mostro!!!
Lo aspettano dei colleghi di lavoro sulla cima, riparte poco dopo e ci provo a stargli dietro ma rinuncio subito: a piedi che è meglio.
Eccolo finalmente la in cima il Redentore!
Ed il rifugio è li accanto, solo una salita a dividermi da un panino e da un the caldo.
A piedi.
Ci sono un sacco di persone quassu, stanno facendo dei lavori e si fermano a pranzo.
Poco distante stanno montando un maga palcoscenico per la festa di domani sera, gente che va e che viene, montano fili elettrici e installano casse acustiche. Per una sera anche il Redentore sentira la musica sparata a tutto volume verso il cielo....si perché qui oltre al cielo non c’è null’altro.
Nel rifugio si sta bene e mi siedo vicino al fuoco ed il suo calore mi avvolge e stò cosi bene li al caldo ma meglio pensare ascendere ora, si stanno alzano le nubi e non vorrei trovarmi a meta discesa sotto un diluvio.
Alla malga lascio il passaggio alle mucche, quassù la precedenza ce l’hanno loro, stanno rientrando dal pascolo e pare conoscano la strada di “casa” da sole: dilidin dilidong din dong….
Se penso alle ore passate a salire fin quassu mi fa un poco rabbia il fatto che ci si metta cosi poco a scendere, nessun ostacolo tra me e la valle, solo i tornanti e qualche mezzo della Protezione Civile che incrocio man mano, qualche baita di montagna e molti pascoli e presto sono quasi a valle… ruzzolone compreso.
Quello fa parte del gioco e visto che lividi precedenti stavano sparendo mi pare giusto averne di nuovi come rimpiazzo: ho preso un tornante un po’ stretto e rataplam a gambe all’aria.
Nulla di grave, solo il morale un po’ a terra ma non basterà questo a guastare una bella giornata.
Quando torno a casa da queste mie cavalcate, lavo la bike per prima e poi i piace ripensare al giorno appena trascorso, a quanto ho visto ed a quanto mi è piaciuto quel senso di libertà, senza ore da rispettare, orari da far combaciare, impegni da mantenere.
Ed anche se sono stanca e magari la schiena rompe le scatole, faccio finta di non sentirla e chiudo gli occhi e sono ancora la…. Su quella salita, a guardare quel panorama, a gustarmi quella discesa….a sorprendermi per un lama tranquillo tra gli asini in un posto che non è il suo ma che lo è diventato.
Kathy Pitton

domenica 6 luglio 2008

6 ore del Barboj


Che nome strano, mi sono detta leggendolo, chissa dov’è…..
Un paesino a 13 chilometri da Parma, sulle colline: Lesignano de Bagni.
Il parco del Barboj si trova nel suo territorio, al confine col comune di Rivalta, tra calanchi e crinali scoscesi a perdita d’occhio, macchie di colore bruno, giallo e verde…Un vero piacere per gli occhi.
Per arrivarci si sale e si sale su stradine che sembrano fatte solo per i trattori e quando sei in cima inizi a scendere per poi risalire poco dopo, un susseguirsi di saliscendi che mi han fatto pensare più di una volta di essermi persa.
Poi eccolo il parco, lo si vede dall’alto ma quello che mi ha catturato lo sguardo è l’arco gonfio d’aria che si staglia verso il cielo, l’arrivo e la partenza di questa strana gara di mountain bike della durata di sei ore, una endurance organizzata per la prima volta dal gruppo Kinomana.
Quasi tre ore di macchina in questo caldo sabato di luglio, partenza alle otto del mattino cercando di schivare le code dei vacanzieri diretti sulla riviera adriatica e l’arrivo sul posto abbastanza in orario; tutto il tempo per ritirare il pacco gara ed il numero e guardarsi attorno un attimo.
Che strano parco!! Praticamente è pelato… non ci sono piante se non qualche rara eccezione; in compenso coltivazioni a perdita d’occhio e trattori ovunque e scopro poco dopo che fanno anche una gara con i trattori alla Festa del raccolto, una specie di tradizione locale che finisce, come sempre , a tortellini e Lambrusco.
E quelle strane pozze di acqua grigia che bolle.. terme!!! Sono terme. Ecco perchè ci sono tutte ste persone che si impiastricciano mani e braccia con questo fango e stanno li, al sole che brucia da matti, per farlo asciugare e poi lavar via alle fontanelle.
Musica ed aria di festa ed è contagiosa questa atmosfera.
Bike da preparare, borracce da riempire, Elsa che decide di stare in macchina a leggere perché il sole scotta veramente tanto e ci si brucia ed il tempo scorre veloce e l’una del pomeriggio si avvicina, la partenza della gara si sente nell’aria e lo speaker annuncia il breefing capitani poco dopo.
Descrivono il percorso, ci avvisano che le discese sono velocissime, attenzione innanzi tutto e precauzioni ai guadi dei torrenti: sono tre!!!
Un anello di sette km circa, due salite molto impegnative e tecniche e due discese da urlo.
Poco dopo parte la prima ambulanza: ma dico, non siamo ancora partiti, bell’inizio.
Una ragazza provando il percorso di gara a tutta è volata alla prima discesa: dislivelli attorno al 27%. Polso e braccio fratturati.
Accidenti, mi dispiace veramente per lei e penso che il giro di ricognizione non lo faccio, farò il primo giro in gara a ritmo di passeggiata, cosi, non si sa mai…
Partenza in stile Le Mans, bici a terra e noi di corsa, un ragazzo mi da una mano a partire e mi augura un “ e vai kate…” chi è non lo so però, ha la maglia del Golf Hotel Franciacorta… boh!!
La prossima volta chiederò il nome.
Prima salita, ghiaia per una cinquantina di metri e poi asfalto e poco oltre inizia la prima discesa: i primi 500 metri volano ma poi sembra che la strada sparisca davanti a me, freno per istinto ma è cosi ripida che non ti fermi e un momento di panico mi prende… oddio adesso volo!
Un ragazzo forse capisce la mia paura, forse ne sente l’odore e mi affianca e quel “non mollare, stai indietro” mi scuotono ed arrivo in fondo senza danni… mamma che scossa di adrenalina però. Poi giu ancora ed ecco il primo guado e si passa senza danni… poi su e su e su ancora e non riesco piu a stare in sella, è un muro da scalare e vedere altri che non riescono a farla in sella mi rinfranca un poco.
Alla fine della salita una cascina e un miraggio..una fontana ed una canna dell’acqua. Il sole è implacabile, 38 gradi, sento la pelle che scotta e non ho fatto ancora un giro e quella doccia improvvisata fa piacere e sono in molti ad approfittarne.
Poi giu di nuovo, un'altra discesa tanto ripida che puoi frenare fin che vuoi ma vai giu e non ti fermi ed allora decido che le faccio a bordo campo, nell’erba, li almeno i freni un poco funzionano, i copertoni fanno presa e rallento.
Altri due guadi di seguito con tanto di passerelle da superare, qualcuno vola e cade, altri come me decidono che un piede a terra non cambierà di molto le cose e via di nuovo tra i campi e di nuovo su e su a spinta.
Poi giù un'altra volta fino alla salitona in asfalto che ti porta sui calanchi di queste colline da dove ti butti in una discesa infinita verso il traguardo con a lato i declivi impervi a volte e coltivati altre volte ancora, un susseguirsi di colori che catturano e sembrano un quadro di Monet.
Un attimo di pausa al traguardo, una fetta di anguria fresca e poi via un altro giro ed una altro ancora fino a quando non reggo più…
In alcuni tratti mi fa compagnia per un attimo la mitica Ausilia Pistarini, la Signora delle 24 ore italiane, campionessa italiana single speed, e scopro una persona stupenda, amichevole anche con un illustre sconosciuta come me, uno scricciolo di donna dalla forza infinita e dal viso dolcissimo; forse è per questo motivo che la chiamano Biancaneve.
E quel suo “non mollare”, il “ci si vede al traguardo” fanno un gran piacere…. Macinerà un infinità di giri prima della fine delle sei ore di gara.
Un ragazzo buca e gli passo il fast, un altro è senza acqua e non mi costa cosi tanto passargli una delle mie borracce, ne ho sempre due; all’arrivo uno di loro mi insegue per pagarmi la bomboletta …ma dai.. lascia stare.
Fallo anche tu se dovesse servire ad un altri, è solo un piccolo gesto.
I ragazzi dell’organizzazione sono stupendi davvero, sono ad ogni angolo e chiedono se hai bisogno di aiuto, di acqua, di assistenza; e le ragazze al ristoro dispensano una montagna di frutta fresca, davvero gradita con quel caldo pazzesco, e litri di the freddo, succhi di frutta, acqua e Sali e una serie di sorrisi che sono un piacere, in particolare quelli della signora col pancione, carina da morire davvero.
Le docce sono a turni e riesco ad infilarmi prima che arrivino tutti i ragazzi, Elsa fa la guardia fuori dalla porta e cerco di essere velocissima per non far aspettare nessuno ma tutto è ok, siamo tutti stanchi e ce la prendiamo con comodo tra una battuta e l’altra.
Il team Todesco vince il primo assoluto a squadre, altri vengono premiati perché piu giovani o più lontani, la ragazza caduta con polso fratturato viene premiata come la più sfortunata… poi le soloriders…. Prima una ragazza che la scorsa settimana ha vinto la 12 ore della Lunigiana: si chiama Bacchiavini come alcuni degli amici della squadra dello Sculazzo, magari è parente di “Bomber” Luca Bacchiavini, che vola sulle ruote grasse o del Signor Bacchia…
Seconda Ausilia “Biancaneve” Pistarini e terza questa Old lady delle ruote grasse…..wow, qualche volta combino qualche cosa di buono anche io!!!!
E’ una festa dopo le premiazioni, Tortellino party per tutti, crudo di Parma affettato al momento e melone a volontà, affettati di ogni genere e dolci fatti in casa… lambrusco e bianco di Scanzano…wow ragazzi!!!!!
L’atmosfera è rilassata e si è tutti amici anche se non si conosce il nome del vicino di posto, e poco a poco si avvicina l’ora del ritorno a casa: domenica lavoro per cui è meglio rimettersi in macchina e tornate in Lombardia.
Ho scoperto un altro pezzetto di Italia che non scorderò, ho conosciuto gente che, come me, ama la mountain bike sopra tanto altro, ho un nuovo ricordo ad addolcirmi la vita e una fotografia da mettere nel mio album dei cimeli.
Ed è stato bello, al di là del risultato.

Kathy Pitton

lunedì 30 giugno 2008

FranciacortaBike un po’ assetata…


Ci ho pensato parecchi giorni prima di decidere in via definitiva di parteciparvi e fino a domenica mattina sono stata nel dubbio: quella discesa “assassina” mi terrorizzava davvero tanto.
Va beh la faccio a piedi…. Eppoi vado piano e dietro non avrò più nessuno!!!
Ormai è un dato di fatto che le retrovie siano più tranquille per cui bike in spalla e via alla volta di Erbusco, poco lontano da casa stavolta, i compagni di merende e bike di sempre, Dado con suo furgone e Zambo che troviamo sul posto.
Siamo in tantissimi stamattina, 700 iscritti, il colore ed il putiferio di ogni gara di Mountain bike, elettricità nell’aria che si respira e ti resta dentro, le chiacchiere davanti ad un caffè, il saluto agli amici ed ai bikers che conosci ed i riti di ogni gara, diversi per ognuno di noi ma guai a prendersi in giro: una carezza a Valchiria l’ho già fatta a casa mentre le attaccavo il numero 14, quello che mi da diritto alla prima griglia tra i Vips della bike….scappo ogni volta. E si, sono delle schegge e li in mezzo sono a disagio, meglio nelle retrovie, nessuno che spinge e corre per le prime posizioni.
Abbiamo il tempo per scaldare un po’ le gambe, una decina di km gironzolando qua attorno e le 9.30 si avvicinano veloci e non ho ancora deciso se faccio il percorso lungo o il corto… lo deciderò strada facendo.
Il sole è già alto e scalda parecchio, meno male che ho preparato due borracce e prima di mettermi in griglia bevo un bicchierone d’acqua e, forse, devo ringraziare questo gesto dettato dall’istinto.
Il solito pugno a Dado e Mauro, il nostro modo di dirci “in bocca al lupo” perché siamo una squadra ma ognuno farà la sua gara personale, ognuno dovrà gestire le proprie forze senza l’aiuto degli altri…
Via ora ed è già ressa alla prima strettoia, fondo ghiaioso in salita, c’è chi spinge, chi urla di spostarsi, chi si accoda o accosta per far passare.
Fa caldo, veramente caldo ed il sole è implacabile sin dai primi chilometri; anche se scorrono sotto le ruote velocemente sento i raggi caldi sulla pelle delle braccia e sul viso e quelle poche zone d’ombra nei vigneti non portano ne refrigerio ne tregua al calore.
Mi sorpassa Alberto, il “capitano” della nostra squadra, farà da fine corsa.. è appena rientrato da un infortunio alla spalla e, secondi lui, è fuori forma!!! Ma se io non riesco a stargli dietro neanche col turbo inserito, alla faccia del fuori forma…
Via via che si avvicina il Monte Alto, la sete fa da padrona e le borracce iniziano ad alleggerirsi del loro carico d’acqua e quando la salita inizia davvero a farsi sentire nelle gambe mi acorgo che la prima è già finita e la salita è ancora lunga e tutta al sole.
Quando finalmente si entra nel bosco ed inizia quello strappo micidiale fino alla cima del monte, alla Croce, non ho più un goccio di acqua e l’ombra non mi ripaga dell’arsura alla gola!
Come molti altri arrivo in cima ma la sorpresa amara è che non c’è un ristoro, si deve scendere fin dopo la discesa Assassina per trovarlo ed allora rubo, letteralmente rubo una bottiglia d’acqua ad uno della Protezione Civile.. e lo farò ancora molte volte prima della fine.
Come già provato la scorsa settimana e quella ancora prima, la scarpata in discesa non riesco a farla ed allora scendo a piedi e riesco a scivolate più di una volta anche cosi; la presenza di più postazioni della croce Rossa mi fanno pensare che sia caduto più di qualcuno, spero solo che nessuno di loro si sia fatto male seriamente.
Finalmente la fine di questo incubo roccioso!
E posso pedalare nuovamente tra le vigne della mia Franciacorta; crinali di colline moreniche a perdita d’occhio, su per le stradine tra i campi e le vigne, giu tra i filari dove i grappoli verdi spiano tra le foglie… è uno spettacolo.
Ma la stanchezza è tanta e la sete forte.
Molti sono i ragazzi che ho visto rinunciate, è dura certo, lo so ma non mollate ragazzi! Se questa old lady riesce ad arrivare lo potete fare anche voi! Ma i crampi dovuti al caldo ed alla mancanza di liquidi fanno strage.
Sono in compagnia di tre ragazzi, ricordo il nome di uno solamente, Rinaldo, e mentre pedaliamo ci si tira su di morale uno con l’altra, dai che siamo quasi arrivati: il corto, opto per il corto, non ce la faccio più.
E cosi è. Passo il traguardo e lo speaker Fabio mi saluta come sempre: lo conobbi lo scorso anno alla sei ore Morenica in Piemonte e da allora l’ho incontrato più volte in giro per i campi di gara: la scorsa settimana alla Sunset mi ha quasi consolato dicendomi al traguardo (mentre comunicavo il mio ritiro ai giudici) “e dai Kate che nelle endurance vai meglio”; in effetti è vero.
Mauro arriva appena dopo di me, ha fatto la lunga nello stesso tempo in cui io ho fatto il percorso corto: mica male, bravo.
So che Dado non è ancora arrivato, ma stavolta ho le chiavi del furgone e posso riporre Valchiria e farmi una doccia tranquilla….quasi!
Abbiamo fatto quasi una rivolta: ma dico io, i maschietti avevano a disposizione una marea di docce, alle ragazze un microscopico spogliatoio con scritto “arbitro” e lo abbiamo trovato occupato da tre baldi giovanotti nudi come dei rospi!
Fuori raus ale!!!!!
Saremo anche in poche ma ci siamo eccome!
E mentre l’acqua calda scivolava sulla pelle e sui muscoli doloranti, ho fatto il punto della giornata e, come sempre, ho sorriso: certo è una gara durissima e non so se la farò ancora, il difetto maggiore è stato la mancanza di rifornimento idrico. E’ vero che non è colpa di nessuno se il sole picchiava da matti e c’erano 40 gradi e forse devo ringraziare personalmente tutti quei ragazzi della Protezione Civile a cui ho fregato da bere: RAGAZZI GRAZIE SONO IN DEBITO.
Con me negli spogliatoi oltre alle ragazze che non conosco personalmente c’è Silvia Pasini; ho imparato a conoscerla in questi due anni, quante volte l’ho vista sul podio o in gara accompagnata dal suo inseparabile Giorgio.
Lei è una campionessa vera.
Sono una bella coppia di atleti, compagni di squadra e nella vita: al traguardo di una gara Giorgio, arrivato prima di lei, l’ha attesa e si è tolto il casco al suo arrivo con tanto di inchino…. Siete un piacere per gli occhi ragazzi, davvero e spero di incontrarvi tante altre volte.
Torno al furgone ed aspetto Dado che arriva poco dopo, anche lui distrutto dal caldo e dalla sete.
Subito a bere ed a mangiare qualche cosa, siamo tutti stanchi e lo stare seduti a polentare un poco non dispiace a nessuno.
Mi guardo attorno, pensavo che la mia Elsa venisse a farmi le foto di rito ma oggi non c’è, sarà per la prossima volta…e scopro che non sono la solita maglia nera: nel “corto”, categoria femminile, sono al terzo posto… e va bene, ci sarà qualcuno che dira: ma eravate solo in tre?
Non lo so però mi sono anche abbronzata oggi,sono a strisce come una zebra: mani bianche, avambracci rossi come gamberi, spalle bianche… gambe metà e metà.
Bello, mi sa che lancio una nuova moda.
E va bene cosi, fino alla prossima.

Kathy Pitton

domenica 22 giugno 2008

Sunset Bike 2008


Lo so lo so che avevo detto “ non ci torno più lassù…” ma come si fa!!!
E quei ragazzi dell’organizzazione lo sanno si come si lusinga una old lady, mettendola nella brochure informativa della gara con tanto di foto al traguardo dello scorso anno e pubblicando il mio resoconto di gara….
E poi questo paesino della Val Sabbia non so, ha una magia tale che mi è entrato nel sangue tant’è che Ono Degno di Pertica Bassa mi piace proprio e con la tribu al seguito ecco che ci torno per la seconda edizione della Sunset Bike.
Il risultato sportivo,…… beh lasciamo perdere, credo di essere l’unica ciclista che riesce a capottarsi in salita per ben due volte però sono tornata a casa con il sorriso sulle labbra e con me anche il compagno di bike e merende Dado, mia figlia, Dante e tutti glia latri.
Anche lui è rimasto affascinato da questo angolo di tranquillità assoluta, da quei declivi che sembrano usciti da un quadro del passato, da quell’infinito spazio dove far vagare lo sguardo verso valle e scoprire sfumature di verde che non si vedono spesso in pianura.
Salendo lassu ieri pomeriggio, ben sapendo che la gara sarebbe stata quasi impossibile per noi da finire, abbiamo guardato attorno ed assaporato il paesaggio per mantenerlo in memoria una volta tornati alla nostra vita frenetica di ogni giorno, al mondo in cui abbiamo deciso e scelto di vivere a scapito della tranquilla serenità di angoli come questi.
E’ stato bello rivedere i ragazzi dalle magliette rosse dell’organizzazione che si davano da fare da matti facendo si che tutto funzionasse alla perfezione e ci sono riusciti eccome.
Prova unica del Provinciale di Mtb, un parterre con nomi illustri, 250 iscritti ed altrettanti partenti, un sacco di ragazzi categoria esordienti, molti escursionisti che come me ci provano e ci mettono il cuore e l’anima sui pedali.
Il numero 17 da attaccare alla bike, uno stupendo pacco gara da portare a casa, e una pedalata al tramonto che mi fa venire il fiatone subito su per la salita che è la partenza e poi via nella parte vecchia del paesino, su su fino al primo capitombolo…e non so neanche come ho fatto.
Va beh, organizziamoci che si riparte; Dado mi guarda in viso e continua a dirmi “ sei strana oggi…” come se leggesse sul mio viso l’epilogo della giornata, e non faccio in tempo a finire la prima discesa ed iniziare nuovamente a salire che patapam sono nuovamente a terra!
Ma dico, ci si cappotta in discesa, il come faccio a farlo in salita non lo so proprio ed a stò punto decido di rinunciare.
A malincuore torno al traguardo e comunico ai giudici la mia decisione.
Quelle poche volte in cui mi sono ritirata ho sempre sentito un buco allo stomaco, un magone dell’accidenti… ogni rinuncia è una sconfitta in fondo.
Passano man mano i ragazzi, passa Francesco dell Iseo Racing Team, la nuova “squadra corse” del paese, Cesare poco dopo ed entrambi mi chiedono che succede, rispondo con un alzata di spalle… fa niente dai, andrà meglio la prossima volta.
Poi arriva Zambo ed anche lui mi fa lo stesso sguardo…. E’ una muta domanda, ma so che conosce già la risposta: difficilmente rinuncio, oggi, evidentemente, non è giornata.
Capita e si deve accettare anche questo in uno sport dove la fatica è una parte dominante, dove una caduta può compromettere tutto il lavoro che hai fatto per prepararti.
Do la colpa al caldo improvviso e fastidioso, al cambio che non ha funzionato ma, in fondo, so che Valchiria funziona benissimo ed il caldo era si intenso ma non cosi tanto.
Va bene cosi.
Aspetto che arrivino tutti e nel mentre ho il tempo per guardarmi attorno, per guardare donne con i capelli sotto un fazzoletto che rastrellano il fieno in campi dalla pendenza quasi impossibile, donne anziane sedute sull’uscio di casa che lavorano antichi ricami che non si vedono quasi più e che ti guardano con uno strano sorriso, forse pensano che siamo tutti matti.
Intanto nell’aria si spande un profumo di spiedo che è un invito, che risveglia una fame che il caldo aveva allontanato e ci si avvicina al campo sportivo per la premiazione e per la cena.
Zambo vince nuovamente un pacco regalo con ogni ben di Dio dentro e lo chiamo al telefono per avvisarlo, ha dovuto partire presto con sua figlia per tornare a casa; lo ritiriamo noi per lui.
Sul palco passano i campioni conosciuti e quelli che saranno i campioni di domani e vengono distribuite le maglie di Campione Provinciale.
Noi festeggiamo a base di uno spiedo fantastico, salamele e dolce al cioccolato.
Non siamo neppure in classifica ma abbiamo passato un bellissimo sabato pomeriggio in un luogo magico in cui torneremo ancora…. In sella alle nostre bike.

Kathy Pitton

giovedì 19 giugno 2008

Il Monte Alto….è proprio alto!!!

Giornata di riposo e di riposare non se ne parla proprio.
Due commissioni, un aperitivo al bar con Dado e poi a casa, vestizione da ciclista e via tra i campi.
Il terreno è pesante, non drena l’acqua caduta per quasi due mesi di seguito, le pozzanghere sono profonde e le ruote grasse di Valchiria vi affondano e la fatica si fa sentire nelle gambe.
Oggi voglio salire sul monte Alto, fino alla croce e seguire il tracciato della Franciacortabike che si terrà il 29 giugno.
Attraverso Cortefranca evitando la strada asfaltata, conosco ogni sentiero qua attorno e mi avvicino al cimitero di Nigoline, una salita non male a ciottoli e poi asfalto fino in cima: tre tornanti spacca polmoni prima di tornare sulle strade bianche che attraversano i vigneti della Franciacorta.
Via veloce ora ed attraverso Adro e guardo il monte da lontano, come un miraggio che si presenta davanti agli occhi ma che non riesci a toccare, un traguardo che voglio toccare e mettere in tasca oggi pomeriggio.
Cavolo che caldo che fa, dopo tanta pioggia il sole è implacabile, come se volesse riprendersi il tempo perduto nascosto dietro le nuvole.
La pendenza della strada aumenta poco alla volta ed inizia ad avvicinarsi il momento di scalare e di alzarsi in sella…. Da lontano il monte mi guarda dall’alto ed io guardo lui, so che sarà fatica e sudore ma voglio provarci ed anche se sono sola in sella oggi e sarebbe sempre meglio essere in due, non si sa mai, mi avvicino sempre piu e la salita aumenta la pendenza e ed dura davvero ora.
Il passaggio in un borgo medioevale, una fontanella e decido che è meglio riempire la borraccia mezza vuota, la sete è sempre uno dei miei problemi; conosco questa strada, l’ho fatta spesso e quei tre tornanti sono proprio tosti ma non mollo, metto il rampichino e spingo sui pedali fino in cima. Un automobilista mi sta dietro ed evita di sorpassarmi in curva, mi ha lasciato il tempo di rientrare nel tornante, grazie davvero…. Un incitamento dal finestrino fa piacere, sempre!!
Su, su, sempre piu su fino alla cava poi la chiesetta degli alpini ed ancora la strada bianca che sale ancora e si trasforma in una pietraia… ma ho il tempo di vedere centinaia di farfalle di tutti i colori! Uno spettacolo incredibile tant’è che mi fermo e penso “ chissà se la loro polverina mi può dare una mano ad andare più veloce..”, l’ho raccontato talmente tante volte ad Elsa che quasi ci credo anche io… Ma si dai, qualche volta è bello credere anche alle favole che ci hanno raccontato da ragazzini e che ora raccontiamo ai nostri figli, la polvere di farfalla fa volare!
Ed allora dai che si pedala su per la salita e zitti!
E magari…. Quanto è tosta, alcuni pezzi li faccio a piedi, non riesco proprio a pedalare fino su. Poi il fango non aiuta di certo. Dove il sole non è riuscito a passare tra le foglie degli alberi del bosco è un pantano pazzesco, sprofondi con ruote, scarpe e non ne vieni fuori se non a spinta.
Ho perso di vista le frecce rosse che segnano il percorso e ad un certo punto ho perfino l’impressione di essere già passata da quel punto, oppure sono solo stanca e non molto obbiettiva, non so bene ma vado avanti.
Una freccia la vedo e mi indica ancora di salire e quello che vedo non mi piace: un solco profondissimo in un mare di fango d’argilla rossa, non riesco quasi a stare in piedi da ferma, spingere la bike diventa davvero difficile, continuo a scivolare e stò pensando seriamente di tornare indietro ma non cambierebbe di molto la situazione, avrei lo stesso problema scendendo… arranco su e su ed ancora e, finalmente, vedo che spiana, ci sono degli alberi e finalmente vedo la croce della cima.
Sono arrivata, stanca morta ma in cima.
Devo scendere ora e non sarà facile vista la salita e poco dopo iniziano i guai davvero: fango fango e fango ovunque! E quando questo finisce inizia la discesa tecnica nella pietra ed io la trovo un po’ da folli.
Scendo a piedi e faccio una gran fatica a stare in piedi anche cosi, cado e mi rialzo ed alla fine non so neppure quante volte sono caduta.
Sono letteralmente ricoperta di fango da capo a piedi, sono sprofondata fino alle caviglie e le scarpe sono avvolte da una massa uniforme marroncina.
Quando arrivo in fondo, tra i campi, mi siedo un attimo a riposare ed a pensare: non so se la faccio questa gara, non sono cosi brava e quelle discese sono davvero al di fuori della mia portata; ci ho messo quasi quattro ore per fare quello che sarebbe meta del percorso di gara, forse è meglio rinunciare stavolta.
Giro la bike verso casa, ancora una mezz’ora in sella prima di arrivare, mi ci vorrà tempo per lavare Valchiria, la catena da ingrassare e poi metterò me in lavatrice!
Però stò cosi bene dopo, la stanchezza pesa sulle spalle e nelle gambe, andrò a letto presto e domani sarò di nuovo pronta per un altro giro tra le mie vigne, sui miei monti e forse avrò anche il coraggio di domare quella brutta bestia che è la Franciacortabike!!!!

Kathy Pitton

lunedì 26 maggio 2008

12 ore mtb del Magredi


Ci ho messo un pochino di tempo a capire quale fosse il significato di questa parola…. terre magre.
Quella materia magra composta di terra e sassi che poco regala agli uomini anche se lavorata, tipica di questa parte del Friuli, ed è in queste terre che ho voluto provare una nuova avventura endurance di mtb a cavallo della mia Valchiria.
Due e-mail per inviare l’iscrizione, la risposta da parte dell’organizzazione e via che si parte, un sabato mattina, alla volta di San Quirino, Pordenone.
Accetto la sfida con me stessa per questa 12 ore che parte a mezzanotte del sabato ed arriva all’ora di pranzo della domenica, una battaglia con la stanchezza, il sonno ed il freddo.
Anche in Friuli in tempo è stato inclemente negli ultimi giorni ed ha piovuto tanto da lasciare vaste pozzanghere e veri e propri laghetti all’interno del parco che ospita questo evento sportivo.
All’arrivo ho la fortuna di incontrare proprio uno degli organizzatori, Livio, ed è sempre lui che mi indica dove parcheggiare e piantare la tenda che sarà il mio “campo base” durante tutta la gara.
Il posto affidatomi è esattamente sul percorso, accanto all’arrivo, ai servizi ed al tendone ristoro.
Il tempo passa veloce tra il piantare picchetti e far si che la tenda non mi crolli sulla testa ed il sistemate tutto quanto occorre; ho anche il tempo di provare il percorso prima che faccia buio, lo percorro piano e cerco di memorizzare i passaggi più ostici e tecnici, con la notte sarà più difficile capire come comportarsi in gara.
Il terreno è davvero pesante in alcuni punti ma ho passato di peggio in altre gare ed il pensiero corre alla 24 ore di Idro dello scorso anno, un mare di fango ed acqua che ci ricopriva dalla testa ai piedi, ti si appiccicava addosso e appesantiva la bike tanto da doversi fermare spesso a lavarla.
La sera arriva ed un cielo sempre più scuro non promette nulla di buono ma tutti siamo li, col naso per aria e diciamo “ma non vedrai, non pioverà stanotte…”, un modo come un altro per convincere noi stessi che andrà tutto bene ed anche l’evidenza delle prime gocce di pioggia non ci fa arrendere.
Ordiniamo la pizza tutti assieme e nel capannone centrale si cena e si conversa.
Mi ero messa un po’ in disparte, defilata, non conosco nessuno dei bikers friulani ma loro mi chiamano e mi invitano al loro tavolo; non siamo in tantissimi, molte squadre hanno dato forfait per il tempo, altre non hanno confermato l’iscrizione ed è un peccato perché i ragazzi dell’organizzazione si sono dannati per far si che andasse tutto bene; scopro pure che sono quasi tutte squadre dei vigili del fuoco e tra loro dei veri campioni che difendono i colori nazionali in gare di grosso livello.
Alla fine della cena sono “adottata” vigile del fuoco anche io.
Decido di riposare un po’ prima della gara ma dormire è impossibile, l’adrenalina fa battere il cuore veloce ma li, sdraiata in tenda, ripenso al percorso, cerco di vederlo nella mia testa come se fossi in bike e memorizzo quei due o tre passaggi che non mi piacciono molto.
Mi accorgo anche che mi pervade una calma serena, una consapevolezza: so che ce la posso fare, con calma come sempre ma arriverò fino in fondo; e so che dovrò dosare le forze, non ho cambio in corsa durante la gara, sono nella categoria Only e qua la classificano Extreme!
Ho preparato una serie di borracce, barrette energetiche, qualche piccolo panino, qualche cosa di dolce, tutto a portata di mano ed avendo la tenda vicino al percorso devo solo fare una piccolissima deviazione di alcuni metri per fare rifornimento…. E proprio carino il mio campo base con tanto di picchetto fuori e le insegne del G.C. Iseo scritte in rosso, ho fatto le foto per i posteri!
Dai che è ora, mezzanotte di avvicina; si parte in stile Le Mans, a piedi o di corsa e la bike 300 metri più avanti. Tutti quanti decidono di partire a piedi, c’è tutta la notte per correre,.
Via nel parco, lungo i muri perimetrali di questo bel posto, e poi fuori, sulle strada che fiancheggia i muri stessi e di seguito nel magredo friulano.
I primi giri scorrono veloci, i km si accumulano nelle gambe ma è tutto ok…. E poi il buio mi assale! La batteria dei fari ha mollato di punto in bianco e mi ritrovo all’oscurità più completa circa a metà percorso ed un attimo di paura e di smarrimento… che faccio ora?
Meno male che sono in una zona del percorso in cui si vedono le luci del paese vicino, in mezzo ai campi sarebbe stato molto peggio! Vado a memoria per un chilometro e mezzo poi mi raggiunge un altro ciclista e gli chiedo di rallentare giusto il tempo di uscire su strada: seguo la sua luce e ben presto sono all’arrivo, lo passo gridando “21” il mio numero per i giudici di gara e di corsa a cambiare la batteria.
Di nuovo nella notte spingendo sui pedali ma dopo tre ore inizia un diluvio incredibile, è talmente forte la pioggia che seppur con i fari al massimo quasi centro un albero all’interno del parco…ero a destra e credevo di essere dal lato opposto del sentiero.
Molti come me decidono di fermarsi un poco, sparando spiova velocemente o, almeno, si riduca l’intensità del temporale: mi rifugio nella tenda, mangio qualche cosa e mi stendo sul materasso ed iniziano i guai….i muscoli sentono la stanchezza ed il freddo e lo stare fermi non aiuta di certo. Mi avvolgo nella coperta dopo essermi cambiata e messa cose asciutte e poco a poco mi rilasso, mi scaldo e mi viene sonno!!! No non va bene cosi, sono le quattro e mezza del mattino, non si dorme ma si pedala! Meno male che il gallo dei contadini li vicino mi viene in aiuto tant’è che tutto ad un tratto si mette a cantare nonostante sia notte fonda, diluvi di brutto ed il sole sia in vacanza alle Barbados.
Dai Kathy che si riparte. Un the caldo dai ragazzi allo stand e via in sella a Valchiria per un altra lotta nel fango.
Ed è lotta davvero stavolta, fango ovunque ed in alcuni tratti si scivola, l’acqua non viene drenata dal terreno e sono talmente vaste le pozzanghere che puoi fare ciò che vuoi ma devi entrarci per passare oltre; ho fango sul viso, tra i denti e su per il naso, non capisco piu dove finisce il pantaloncino e dove iniziano le mie gambe ma tengo duro e via un giro dopo l’altro ed il cielo si schiarisce poco alla volta ed alzo il viso per far si che la pioggia mi lavi via un po’ di fango.
E qua la domanda di molti è: perché lo fai?
Il cosa mi spinga o ci spinga a fare questo non lo so, so solo che spesso, in queste “battaglie” contro gli elementi, la pioggia ed il fango, trovo il tempo per combattere altre battaglie, per sconfiggere altri demoni e paure e mi sento BENE ed ho sempre una gran voglia di ridere quando rivedo le foto, di come sono conciata all’arrivo di qualche gara, altro che Signora in tacchi a spillo e rossetto, sembro la reclame di una guerra di fango che però vinco!!!
Alle 8 del mattino la direzione di gara decide che per le condizioni pessime del tempo e del terreno, la gara viene interrotta e la classifica stilata in base ai risultati conseguiti sino a quell’ora.
Cerchiamo di lavare via il fango da noi stessi e dalle bike (prima loro), riesco a rendermi presentabile con tanto di gonna, maglietta e rossetto… siamo donne no? E che diamine ci spetta di diritto il farci belle!!
Iniziamo a smontare tutto, tenda e picchetti e poi ci avviciniamo al tendone ristoro per qualche cosa di caldo e le premiazioni.
La squadra che vince è la squadra dei vigili del fuoco che il prossimo mese andra ai campionati a Cuneo se non sbaglio… bravi ragazzi, tutti bravi.
Alla fine tocca anche a me.
Sono abituata ad avere spesso la maglia nera della mia squadra e se non me la danno mi arrabbio pure ma stavolta sono in cima: un trofeo per essere l’unica donna che ha finito la gara, un altro ancora per essere una lady categoria Extreme ed uno stupendo cesto con ogni ben di Dio dentro.
La mia foto ricordo e la promessa di tornate il prossimo anno magari con altri compagni di squadra a rifare una gara che mi è piaciuta, tempo a parte!!!
Ma al tempo, all’età ed alle donne non si comanda.

Kathy Pitton

lunedì 12 maggio 2008

Una Conca d’Oro un po’ ammaccata.

Torno in Val Sabbia con la mia mtb dopo quasi un anno e combino un mezzo disastro! Probabilmente doveva andare cosi, ma va bene lo stesso.
Era un sacco di tempo che pensavo di fare questa gara, ne avevo letto sulle riviste di Mountain bike e sul web, mi attirava questa sfida alle porte di casa; un sacco di km da gennaio ad ora, 10 gare nel carnet personale e per prepararmi meglio i consigli di amici ciclisti più esperti…
Ci sono arrivata preparata, non sono un razzo in salita e conosco i miei limiti pertanto sono partita consapevole di dover faticare ed anche se ho la bike nuova, la mia Valchiria, le gambe sono sempre le mie vecchie gambe ed io sono sempre la vecchia Kathy.
Ma stavolta ci vorrà un po’ di tempo per riprendersi, dovrò leccarmi le ferite per qualche giorno.
Ormai siamo come il Trio Lescano del secolo scorso, Dado e Zambo mi fanno da spalle e via che si parte alle sette del mattino per Odolo.
Arriviamo presto, Mauro conosce tutte le scorciatoie, parcheggiamo tra altri furgoni, il colore di sempre ci avvolge ed è un piacere ascoltare i mille dialetti italici e le lingue straniere di quanti, come noi, passano i loro giorni di festa pedalando.
Ci sono tutti i campioni oggi, una griglia d’onore con nomi famosi, quelli che la bike la “usano” per lavorare.
Qualche volta li invidio per il tempo che possono dedicare allo sport che amo cosi tanto, ma forse mi diverto più io che pedalo solo per passione, dovendo rubare tempo al sonno ed alla mia famiglia per allenarmi.
Dai che si parte, ho il 1511 di pettorale.
Zambo parte alle 10 con la marathon, Dado ed io alle 11 per la classic, un percorso meno lungo e massacrante ma tosto da matti ugualmente.
Via e si inizia subito a salire ma scorre veloce sia la strada sotto le ruote che il tempo e ben presto si incrocia il percorso della marathon ed iniziano a passare alcuni che mi conoscono e mi incitano…Dai non mollare!!!
Mai si molla, assolutamente, devo essere proprio ko per fermarmi.
Il 20 km segnerà la fine della mia gara con gli altri e l’inizio della mia gara personale.
Discesa in single track, veloce e tecnica. Ci ho messo anni ad imparare a scendere senza danno da quei sentieri ed ora volo sulle ruote, impari sulla tua pelle come si fanno le curve, come si salta e come si schiva… ma se lungo il percorso salgono due ragazzini in bici per emulare i grandi che vedono in gara e te li trovi davanti all’improvviso, hai pochissimo secondi per decidere: o addosso a loro o a lato.
Sarà l’istinto materno, sarà quel non so che ma ho deciso di gettarmi a lato e mi si è capovolto il mondo. Sono rimasta senza fiato per la botta alle costole e velocemente mi sono arrivate alla mente le immagini di me stessa alla Gimondi del 2004, caduta nel canalone all’inizio della gara e fine della stessa dopo 4 ore di fatica pura con le costole rotte e non ti dico le botte varie.
Tagli, escoriazioni e quel dolore sordo che non passava ed uno dei due ragazzino che mi chiede con uno sguardo terrorizzato se stò bene.
Non sono riuscita a rispondere.
Dieci minuti ferma per poi decidere di ripartire; qualche biker mi ha chiesto se tutto era ok, facevo un cenno con la testa ma credo fosse più per rassicurare me stessa che loro.
Alla fine della discesa ho cercato qualcuno dell’organizzazione ma non ho trovato nessuno ed ho continuato.
Quando alla fine ho visto qualcuno dell’assistenza mi sono sentita dire che non avevano il servizio scopa e dovevo tornare in bike comunque all’arrivo, di tagliare il percorso ed andare ad Odolo.
Non avevo neppure idea di dove ero, come si fa a tagliare un percorso se non sai dove diavolo sei?
Ed allora mi aspettate all’arrivo, perché io arrivo.
Ho usato l’acqua della borraccia per lavarmi le ferite, ho fatto la salita del Bertone a piedi, sono arrivata in cima piangendo dal male, ho mandato un messaggio ai ragazzi dicendo loro che ero caduta e che ci avrei messo due ore in più del preventivato ad arrivare, di portare pazienza… li ho fatti aspettare e mi dispiaceva da matti, ho fatto far tardi a tutti ma non l’ho fatto apposta.
Avevo pensato di fare la gara in tre ore e mezza, l’ho fatta in cinque e sono arrivata conciata da cani ma sono ARRIVATA UGUALMENTE!!!!
Facendo la doccia mi sono resa conto delle botte ma passeranno come sempre.
L’ironia della cosa è che nel pacco gara c’e una bellissima maglia tecnica nera, il colore dell’ultimo arrivato: stavolta me l’hanno data in anticipo.
Ci ho fatto sopra una risata.
Un piatto di pasta e via che si torna a casa, oggi è la festa della mamma ed Elsa mi aspetta per festeggiare.
Avrò tempo per leccarmi le ferite e guariranno come sempre perché ho ancora un sacco di chilometri da fare, perché voglio salutare i miei amici biker in giro per l’Italia, perché il mondo su due route è appagante.

Kathy Pitton