La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


lunedì 12 maggio 2008

Una Conca d’Oro un po’ ammaccata.

Torno in Val Sabbia con la mia mtb dopo quasi un anno e combino un mezzo disastro! Probabilmente doveva andare cosi, ma va bene lo stesso.
Era un sacco di tempo che pensavo di fare questa gara, ne avevo letto sulle riviste di Mountain bike e sul web, mi attirava questa sfida alle porte di casa; un sacco di km da gennaio ad ora, 10 gare nel carnet personale e per prepararmi meglio i consigli di amici ciclisti più esperti…
Ci sono arrivata preparata, non sono un razzo in salita e conosco i miei limiti pertanto sono partita consapevole di dover faticare ed anche se ho la bike nuova, la mia Valchiria, le gambe sono sempre le mie vecchie gambe ed io sono sempre la vecchia Kathy.
Ma stavolta ci vorrà un po’ di tempo per riprendersi, dovrò leccarmi le ferite per qualche giorno.
Ormai siamo come il Trio Lescano del secolo scorso, Dado e Zambo mi fanno da spalle e via che si parte alle sette del mattino per Odolo.
Arriviamo presto, Mauro conosce tutte le scorciatoie, parcheggiamo tra altri furgoni, il colore di sempre ci avvolge ed è un piacere ascoltare i mille dialetti italici e le lingue straniere di quanti, come noi, passano i loro giorni di festa pedalando.
Ci sono tutti i campioni oggi, una griglia d’onore con nomi famosi, quelli che la bike la “usano” per lavorare.
Qualche volta li invidio per il tempo che possono dedicare allo sport che amo cosi tanto, ma forse mi diverto più io che pedalo solo per passione, dovendo rubare tempo al sonno ed alla mia famiglia per allenarmi.
Dai che si parte, ho il 1511 di pettorale.
Zambo parte alle 10 con la marathon, Dado ed io alle 11 per la classic, un percorso meno lungo e massacrante ma tosto da matti ugualmente.
Via e si inizia subito a salire ma scorre veloce sia la strada sotto le ruote che il tempo e ben presto si incrocia il percorso della marathon ed iniziano a passare alcuni che mi conoscono e mi incitano…Dai non mollare!!!
Mai si molla, assolutamente, devo essere proprio ko per fermarmi.
Il 20 km segnerà la fine della mia gara con gli altri e l’inizio della mia gara personale.
Discesa in single track, veloce e tecnica. Ci ho messo anni ad imparare a scendere senza danno da quei sentieri ed ora volo sulle ruote, impari sulla tua pelle come si fanno le curve, come si salta e come si schiva… ma se lungo il percorso salgono due ragazzini in bici per emulare i grandi che vedono in gara e te li trovi davanti all’improvviso, hai pochissimo secondi per decidere: o addosso a loro o a lato.
Sarà l’istinto materno, sarà quel non so che ma ho deciso di gettarmi a lato e mi si è capovolto il mondo. Sono rimasta senza fiato per la botta alle costole e velocemente mi sono arrivate alla mente le immagini di me stessa alla Gimondi del 2004, caduta nel canalone all’inizio della gara e fine della stessa dopo 4 ore di fatica pura con le costole rotte e non ti dico le botte varie.
Tagli, escoriazioni e quel dolore sordo che non passava ed uno dei due ragazzino che mi chiede con uno sguardo terrorizzato se stò bene.
Non sono riuscita a rispondere.
Dieci minuti ferma per poi decidere di ripartire; qualche biker mi ha chiesto se tutto era ok, facevo un cenno con la testa ma credo fosse più per rassicurare me stessa che loro.
Alla fine della discesa ho cercato qualcuno dell’organizzazione ma non ho trovato nessuno ed ho continuato.
Quando alla fine ho visto qualcuno dell’assistenza mi sono sentita dire che non avevano il servizio scopa e dovevo tornare in bike comunque all’arrivo, di tagliare il percorso ed andare ad Odolo.
Non avevo neppure idea di dove ero, come si fa a tagliare un percorso se non sai dove diavolo sei?
Ed allora mi aspettate all’arrivo, perché io arrivo.
Ho usato l’acqua della borraccia per lavarmi le ferite, ho fatto la salita del Bertone a piedi, sono arrivata in cima piangendo dal male, ho mandato un messaggio ai ragazzi dicendo loro che ero caduta e che ci avrei messo due ore in più del preventivato ad arrivare, di portare pazienza… li ho fatti aspettare e mi dispiaceva da matti, ho fatto far tardi a tutti ma non l’ho fatto apposta.
Avevo pensato di fare la gara in tre ore e mezza, l’ho fatta in cinque e sono arrivata conciata da cani ma sono ARRIVATA UGUALMENTE!!!!
Facendo la doccia mi sono resa conto delle botte ma passeranno come sempre.
L’ironia della cosa è che nel pacco gara c’e una bellissima maglia tecnica nera, il colore dell’ultimo arrivato: stavolta me l’hanno data in anticipo.
Ci ho fatto sopra una risata.
Un piatto di pasta e via che si torna a casa, oggi è la festa della mamma ed Elsa mi aspetta per festeggiare.
Avrò tempo per leccarmi le ferite e guariranno come sempre perché ho ancora un sacco di chilometri da fare, perché voglio salutare i miei amici biker in giro per l’Italia, perché il mondo su due route è appagante.

Kathy Pitton

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