La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 18 marzo 2012

Tra Lambrusco e Prosecco pedalo all'Aironbike



Tra Lambrusco e Prosecco il River è finito!



Sembra passato solo un attimo ed è già tutto finito.

Mi sembra solo ieri di aver scaricato il modulo di iscrizione, fatto il bonifico online ed aver spedito tutto via fax per paura di non aver compilato sul web in modo corretto ed eccomi seduta al tortellino party  ed a tirare le somme del circuito e della Aironbike edizione 13°.
Abbiamo avuto fortuna con il clima stavolta rispetto alla corsa edizione, il sole ci ha accompagnato evitandoci le pedalate estenuanti nel fango e sotto la pioggia e tutte e quattro le gare sono volate, un mese di trasferte al di qua e di la del grande Po, il camper sempre pronto, le facce note e quelle meno conosciute a cui ora sorrido, i vari pacchi gara distribuiti per casa o negli armadietti della cucina pronti per essere sbranati dai lupi presenti in casa mia a seguito dei vari inviti di mia figlia verso gli amici musicisti ma in fondo mi fa piacere veder apprezzato il mio “sforzo” sui pedali.
E poi, in bella mostra sul pianale della cucina c’è la fantastica bottiglia di Prosecco in versione magnum che mi hanno regalato all’arrivo della gara di domenica, il mio premio per l’ultima donna agonista arrivata al traguardo a fine gara a pieni giri… e si, perché stavolta l ho fatta tutta, ultima o non ultima, la gara l ho ultimata e chi se ne frega se la scopa mi seguiva.
Anzi devo dire che lo avevo dato per scontato, volevo finirla a tutti i costi tanto da avvisare Umberto  e Fabione del fatto che, prima o poi sarei passata dal traguardo e di avvisare la moto di lasciarmi in pace.
Ma il River Marathon Cup è iniziato quattro settimane fa a Pomponesco con una gara sofferta e dolorosa per  via della spalla rotta il 12 febbraio scorso in quel di Leno, una sola settimana di stop forzato con il braccio al collo, il mettere e togliere il tape kinesiologico per accelerare la guarigione, il seguire una tabella ben precisa in palestra atta solo ed esclusivamente al recupero più veloce possibile ed eccomi in griglia in una calda mattinata di febbraio.  Ma un solo giro quella domenica, pregiudicando l inserimento in classifica finale ma il dolore era troppo forte ed a malincuore la rinuncia a proseguire dopo il primo giro di 25 km.
Pazienza, andrà meglio la prossima volta.
Ma le altre testardamente concluse, a denti stretti anche se ho dovuto passare dall’ambulanza per farmi dare del ghiaccio a fine gara ma con la soddisfazione tutta personale di averla finita anche se tra gli ultimi al traguardo.

E forse la più sofferta è stata la Fosbike, lunga quasi 60 chilometri, tra argini e golena, campi ed erba che tutto fanno meno che agevolare le pedalate ma la compagnia di Angelo prima e del ragazzo sulla bici scopa poi hanno fatto si che arrivassi al traguardo con un sorriso nonostante tutto, la schiena a pezzi e la spalla che sembrava volersi staccare dal  tronco.
Ed ora, alla Airon, sorridere al sole che  mi  scalda nonostante al mattino il fresco si faccia sentire sulla pelle. Ma la mia Aironbike comincia nella mattinata di sabato con la partenza per Guastalla non prima di aver ritirato la mia fettona di crostata di lamponi che considero il mio porta fortuna e che sarà la colazione prima della gara, il seguire l’autostrada conoscendo ormai il percorso a memoria, arrivare al Lido Po e parcheggiare nel solito angolo vicina al percorso ma non cosi vicina alla pizzeria che di sera diventa ritrovo di giovani e della loro musica a palla; e due passi fino al tendone dove si ritirano i pacchi gara ed i numeri, il saluto alle ragazze dello Sculazzo e quella passeggiata lungo la riva del grande fiume per vedere se qualche cosa è cambiato ma lui scorre placido, lontano mille miglia dalla furia dello scorso anno dove tutto ha travolto e sradicato lasciandone i segni ancora oggi.
Ogni anno trovo qualche nuova scultura in legno, tronchi trasportati dal fiume lungo la rive che qualche mano artista locale trasforma in un animale, un serpente od un gallo. Sono belli, originali e diversi, piacevoli da guardare e ben si collocano nell’ambiente circostante, come se ne facessero parte da sempre.
Dopo un pasto veloce decido di provare il percorso; scarpette allacciate e via seguendo le frecce lungo la ciclabile prima, giù da quell’argine che mi spaventa sempre e che faccio a piedi, seguendo le indicazioni e le voci di quelli del team che stanno ancora segnando il percorso stesso.
Un passaggio strano tra alberi caduti e grigi, dove la forza dell’acqua ha devastato tutto e lasciato il segno ed il passarci in mezzo mi fa capire con che forza è arrivata fin qua portando di tutto oltre ai rami spezzati ed ai tronchi ma la parte più bella è quel lungo passaggio accanto al fiume, lungo almeno quattro chilometri, un sentiero che sembra non finire mai ma gradevolissimo sia da fare che da ammirare, il passaggio tra le piante reso nervoso dalla discontinuità del terreno che richiede moltissima attenzione e quel ponte sotto cui si passa e che da anni è il ritrovo dei viveur locali…..anche questo fa colore e fa parte della mia Aironbike!
La lunga doccia calda, un piatto di pasta in compagnia della musica in sottofondo ed un buon libro da leggere mentre attendo l’arrivo di Giusy, compagna di squadra che arriverà tardi, molto tardi, tanto che ero già nel mondo dei sogni da un po’…. E’ riuscita a svegliare qualche persona nei camper accanto perché non riusciva a togliere la ruota della sua bike e metterla nel gavone del camper ma poi, dopo vari tentativi, finalmente si dorme ed il mattino arriva subito, sembra passato solo un attimo ed è già ora di afre il caffè e vestirsi da ciclista, togliere le bike e controllare che tutto sia ok, oliare la catena ed entrare in griglia.
Ma prima due parole con Antonella Incristi, ciclista di livello conosciuta personalmente solo quattro settimane fa ma già amiche, forse perché in sintonia, forse perché  entrambe con le origini ben piantate in Friuli e con un piede lei in Sicilia ed io in Svizzera ma mi piace quel chiacchierare in dialetto ladino che ricorda tanto la mia infanzia e mio padre,  le auguro di vincere e lei, di rimando, promette di vincere anche per me!
Ora si parte e lascio defilare la maggior parte lungo il giro di lancio, cerco di trovare il mio ritmo ed a testa bassa inizia la mia gara, quella con me e null’altro. E troverò anche il tempo di salutare alcuni amici lungo la strada, di fermarmi al ristoro a bere Sali e the freddo, sgranocchiare una barretta e continuare, passaggio sul traguardo mentre Alfio Montagnoli mi saluta e riprendere il giro, leggermente diverso ma bello… si bello.
Decisamente inedito rispetto a tante altre edizioni e sono veramente molte le volte che ho partecipato a questa gara ma stavolta mi intriga di più, mi piace ed anche quando mi raggiungerà la moto scopa non me la prenderò più di tanto, la finirò ugualmente.
Ed a cinque chilometri dall’arrivo vedrò una maglia poco più avanti, Ulderino Richetto, partecipante anziano a queste gare di pianura che conosco da anni che cerco di raggiungere a tutti i costi… ma raggiungo altre due ragazze prima dl traguardo, escursioniste che hanno voluto fare il percorso completo nonostante a loro fosse destinato un giro solamente.
Ed ecco che, come passo il traguardo, mi si presenta un magnum di Prosecco per brindare, ultima agonista all’arrivo ma a pieni giri. E me ne torno al camper in compagnia di questa mega bottiglia che porterò a casa e berrò in compagnia di alcuni amici alla prima occasione.
Il piattone di tortellini, il bicchiere di vino rosso in compagnia, le risate con Sonia Ravenoldi e le altre ragazze e lo spanciarsi dal ridere con il Doc delle ruote grasse, Roberto Zappa, che con ironica sornioneria, apprezza il perizoma a vista di Sonia e con discorsi più o meno seri, arriveremo alla premiazione dove applaudo gli amici e le amiche.
Tornando a casa farò strada normale, con tranquilla serenità, arrivando a casa più o meno nello stesso tempo che avrei impiegato facendo l’autostrada, seguendo strade secondarie poco trafficate ma che mi danno modo di guardare attorno, di osservare, di vedere cose che la velocità in autostrada non ti permette.
Prima o poi verrò qualche giorno al parco del Mincio qualche giorno, portandomi Valchiria naturalmente e scoprendolo poco alla volta una zona che poco conosco ma che vorrei diventasse mia.
Ora, mentre scrivo, rivivo questa ultima trasferta per il River ma so già che, nonostante ogni anno dica che sia l’ultima, l’anno prossimo sarò ancora quaggiù, nella golena tra sabbia e tronchi, a brindare con una bottiglia di Lambrusco alla mia voglia di pedalare.
Alla prossima ragazzi!

venerdì 16 marzo 2012

Fosbike 2012...


Il fosso non c’è più!
Cavolo non c’è più.
E dire che i primi anni era cosi caotico il passaggio poco dopo la partenza, venti metri e giù dalla bici, salto del fosso e via di nuovo lungo la strada fino all’inizio dello sterrato….
Va beh pazienza, il fosso non c’è più ma ce ne sono tanti altri da passare in gara, alcuni su e giù dagli argini, altri su dei ponticelli creati per l ‘occasione con assi di legno e poi i passaggi creati nei campi tra un canale di irrigazione e l’altro con dei grossi tubi che fan si che non si debbano fare tre chilometri per passare dalla parte opposta.
Insomma ce né per tutti i gusti qua a Carpi.
Non ricordo nemmeno più la prima volta che venni quaggiù in compagnia di Dado, era ancora il Trittico del Po se non ricordo male e questa è la 21 esima edizione per cui ne è passata davvero tanta di acqua sotto i ponti e di chilometri sotto le mie ruote.
Sono arrivata alle due del pomeriggio di sabato, parcheggiato al solito posto tra le villette in un parcheggio defilato rispetto alla strada, ormai i residenti riconoscono il camper e mi salutano quando mi vedono scendere; a volte è capitato che altri concorrenti parcheggiassero qua accanto ma di solito preferiscono sostare quei 600 metri più in la, attaccati alla partenza ed al centro sportivo dove avviene sia la consegna tessere che le premiazioni ma fanno sempre festa li il sabato sera e preferisco poter dormire un po’ e godermi la tranquillità.
Decido di fare un giro, mi vesto e son pronta a partire. Appena scendo dal camper un signore, residente nella via stessa mi chiede “ e allora signora, siamo pronti per domani”???.
Rispondo con un sorriso mentre lui continua a trapiantar rose nel vialetto di casa sua… il bello è anche questo, far parte del luogo anche se non lo sei, accettata dalla gente che ormai ti considera parte del baraccone colorato organizzato ogni anno dai ragazzi della Saltafossi, un circo che dura un giorno soltanto ma che attira ogni volta 500 o 600 persone sulle loro bike colorate e, di seguito, altrettante tra famigliari ed accompagnatori.
Faccio praticamente sei pedalate e suona il cellulare, Alberto Francescon che mi chiede dove sono e perché non vado a ritirare il pacco gara per cui deviazione, due chiacchiere con i ragazzi, ritiro numero e pacco regalo e torno al camper per depositare il tutto e riparto…
Seguo le indicazioni per un po’ e poi, come spesso mi capita ultimamente, mi perdo lungo il percorso! Non è possibile cavolo ma la mia testa registra una cosa ma mi manda da un'altra e cosi torno sui miei passi, riprendo dalla prima indicazione utile e seguo finalmente la strada giusta ed arrivo al primo ponte sul fosso, quello che anni fa, in una domenica con tanto ma proprio tanto fango, mi aveva regalato un tuffo nel canale fuori stagione con Dado che si sbellicava dalle risate. Lo faccio o no????
E lo faccio si, ed in sella anche, dimenticando per un attimo la paura di quei passaggi tecnici che spesso mi hanno messo in crisi.
A furia di farli anche una polenta come me impara o no????
Pedalata dopo pedalata mi ritrovo all’arrivo ed è guardando il contachilometri che penso ci sia qualche cosa che non va… dichiarati ufficialmente 54 km in totale ma se il giro ne misura 31 ed i giri da fare sono due… la somma non mi torna.

Va beh ci penserò domattina.
Torno alla mia casetta su ruote, doccia calda, accendo la tele e mi preparo la cena; quando sono in giro cosi, in solitaria, il che succede molto spesso ultimamente, non ho voglia di uscire e girare la sera, forse perché non conosco ne il posto bene le la gente qua attorno e, sinceramente, da sola non sto poi cosi male, ho sempre un buon libro, un paio di cd da ascoltare oppure cerco tra i tanti canali del televisore se uno spettacolo mi attira più di un altro.
La sera passa cosi, velocemente e presto mi ritrovo con la testa che ciondola sulle pagine del libro che sto leggendo, mi appassiona ma sono stanca e decido che è meglio dormire.
Fisso la sveglia e poco dopo spengo le luci e le braccia di Morfeo mi portano nel suo mondo.
E deve avermi amato alla follia Morfeo per non lasciarmi svegliare, non ho sentito la sveglia e neppure l’andirivieni delle macchine al mattino.
Alle 8.30 sono ancora in pigiama, mi rendo conto che la gara parte tra un ora, ho ancora tutto da preparare e mi scordo della colazione, forse l’unica cosa importante che proprio non avrei dovuto scordare.
Alle 9.20 entro in griglia praticamente di corsa e meno male che un amico mi ha chiamata al telefono chiedendomi dove fossi finita ed un attimo dopo la gara parte e si inizia a pedalare.
Sono un diesel per cui la velocità all’inizio non arriva e lascio sfilare tutti senza fretta, il tempo non è un problema….
Il primo giro ok, buon ritmo, pedalata tranquilla ma costante, passaggi che conosco e paesaggio da guardare, qualche saluto a chi mi chiama per nome e via lungo le stradine ed i campi, raggiunta ad un certo punto da un ciclista senza casco, pantaloni lunghi tenuti alle caviglie con dello scotch arancione e con una mtb con le sacche attaccate dietro!!! E pedalava ad una velocità spaventosa.
Angelo si chiama e mi tirerà fino alla fine del primo giro, facendo si che gli stessi a ruota, dandomi le dritte per alcuni passaggi ed una mano “mentale” quando capiva che non ce la facevo più….
Si perché se non mangi sei come una macchina senza benzina, ad un certo punto vai in riserva e puf…….passo il traguardo e riparto, sperando che la strana sensazione di vuoto nelle gambe passasse…..
Il secondo giro è leggermente diverso per cu ho sperato che fosse più corto ma mi sbagliavo e me ne sono accorta al 45 esimo chilometro, quando ho pensato” e dai Kathy che ne mancano solo 7 o 8..”.
Al 55 esimo quasi urlo che non ce la facevo più ma avevo un altro angelo su ruote a seguirmi, perché il primo aveva dovuto andare a casa… il ragazzo Scopa!!!! Eh si, chissà perché faccio sempre amicizia con loro io…. Polenta!
Va beh comunque sono arrivata, passato il traguardo con segnati 59 km 560 metri, seduta per terra con un'altra ragazza appena arrivata, e siam state li a consolarci a vicenda per un momento ma più che altro me ne stavo li perché alzarmi era un vero problema.
Arrivare al camper è stato come un gran premio della montagna, fare la doccia l’attraversata del lago a nuoto, vestirmi una mezza maratona ed arrivare al pasta party un avventura nella jungla.
Ero talmente stanca che non sono neppure riuscita a mangiare, ho bevuto succhi, coca cola, caffè… qualunque cosa contenesse caffeina e zucchero e mi potesse tirare su….
Ed il viaggio verso casa è stato altrettanto faticoso.
Di solito non ho problemi a guidare il mio bestione ma stanca com’ero, e con il vento teso sull’autostrada tenerlo in carreggiata è stata dura e mi sono fermata tre volte lungo la strada del ritorno per riposare un attimo riuscendo perfino a litigare con un pinguino scemo che aveva parcheggiato nello spazio scarico camper andando a bersi un caffè fregandosene altamente se altri dovevano scaricare le acqua grigie! Ed ha scaricato chimico ed acqua grigie dappertutto meno che nello scarico sto deficiente!
Secondo me dovrebbero fare un esame ad alcuni camperisti per vedere se sono in grado mentalmente di gestire un veicolo del genere nel rispetto delle norme, senza far cretinate che poi ricadono sulla testa anche di quelle persone che le regole le conoscono e le rispettano.
Mamma che nervus!!!!!
Deve solo ringraziare che ero ko altrimenti lo mettevo al tappeto sto cretino patentato.. e sto pensando di pubblicare la targa di quel mezzo… quasi quasi…..
Comunque a casa scarico, lavaggio, ri-doccia, riposo…….alle 20 ero a nanna……..ma già penso alla mia gara di domenica prossima, la Mia Aironbike…..
Sculazzo arrivo!

martedì 6 marzo 2012

4° Xbionic - Asola






Eccola di nuovo, quarta edizione e quarta partecipazione per me.
 Sono tantissime le gare a cui ho partecipato e sono molte quelle che seguo dalla prima edizione e la Xbionic è una di queste. Sebbene sia una gara di pianura ( il che non guasta visto la mia scarsa preparazione) diventa dura semplicemente per il fatto che devi pedalare e pedalare e pedalare, senza un attimo di tregua e l’erba diventa pesante se vuoi tenere una buona media.
 Comunque sia, eccomi di nuovo a preparare sacca e scarpette, casco e Valchiria, mettere tutto sul camper ed aspettare Giusy che oggi viaggia con me. In ritardo…….eh!!!!!
Avevamo accordato di partire alle sei e mezza del mattino ma alle sette meno dieci non è ancora arrivata ed io odio essere in ritardo, sarà che ho l’orologio svizzero incorporato nel DNA, sarà una questione di abitudine ma non mi piace aspettare; comunque alla fine arriva e si parte, due chiacchiere lungo la strada accompagnate da un po’ di musica ed alle otto circa siamo ad Asola ma ovviamente, essendo tardi, i parcheggi vicini al tendone sono occupati e ci dirottano verso il grande parcheggio del centro commerciale a circa 800 metri ma in bike si fa presto ad arrivare alla verifica tessere.
Verifica fatta, pacco gara ritirato, due chiacchiere con amici e conoscenti e la sorpresa di vedere due compagni di squadra della vecchia guardia che, di solito, fanno gare su strada, G. Franco e Gianpaolo, che hanno deciso di venire a questa gara ieri sera.
Chip a posto e ci si ritrova poco dopo nel piazzale del parcheggio accanto al camper, vestizione e siam pronti per pedalare. La gara è di circa 52 km, un giro di lancio e due giri di 21 chilometri, ma non so cosa farò, devo sempre tener presente che la frattura alla spalla rompe ancora le scatole e fa male dopo circa due ore in sella per cui mi adeguerò man mano pedalo.
Arriva anche Beppe, gli altri sono dispersi tra le centinaia di ciclisti presenti, circa 1100 mi dicono, e poco alla volta ci si avvicina alla partenza ed alle griglie.
So che il regolamento cita testualmente che, se si arriva dopo le de ore esatte dallo scoccare della partenza, si verrà dirottati verso il traguardo per evitare di tenere tutta l’organizzazione in piedi fino alle 15 ed oltre lungo il percorso.
Beppe mi comunica l’intenzione di fare il “corto” ed io lo seguirò a ruota credo… vedrò lungo la strada dai!
Partenza e via lungo la strada asfaltata ad una velocità pazzesca per me, tipo 38/40 all’ora! Sarà meglio mettersi da parte e lasciar sfilare il gruppone che è meglio, senza rischiare di restare senza benzina ancor prima di partire; inizia lo sterrato e l’andatura rallenta, mi sento spesso chiamare ma non capisco che è per cui scusate se non rispondo ma l’orecchio sordo non aiuta di certo, dico ciao stela a tutti e bon!
Ecco che si ripresenta il traguardo, lo si passa tra le ultime posizioni e via per il giro lungo tra argini ed erba.
Pedalo praticamente in solitudine, poco importa, e mi guardo attorno: il paesaggio è cosi diverso da casa ma ha quel fascino particolare che lo rende diverso. Qua l’occhio spazia lontano, nulla a fermare la vista, nessuna montagna o collina, solo campi ed erba.
La media che riesco a tenere non è poi cosi male ma la spalla fa un male del diavolo e presto, troppo presto, devo iniziare quelle strane manovre di guida con un braccio solo e non è facile gestire le vibrazioni e le zolle d’erba senza cadere, arriverò a due chilometri dal traguardo in un ora e 35 minuti, per me un buon tempo… certo che i primi hanno fatto tutta la gara con lo steso tempo ma per me è un record.
Li devo decidere: se continuo ne avrò per un'altra ora almeno ma la spalla non regge lo so… il dolore è già sordo e profondo, lo pago per alcuni giorni di seguito di solito per cui, a malincuore, decido di fermarmi ad una curva ed attendere o scattare delle due ore che mi permetterà di essere comunque in classifica ad un giro. Che inizio di stagione del cavolo, sebbene conosca i miei limiti  mi dispiace non finire le cose che comincio ma posso farci ben poco e sinceramente devo prendere atto del fatto che il mio ortopedico me lo avesse detto, doloroso e lungo da passare.
Accidenti a quella pianta!
Mi reimmetto sul percorso e mi avvicino al traguardo mentre alcuni miei compagni di squadra mi superano a razzo… come vanno veloci loro….
Arrivo, Alfio mi chiama come al solito per una piccola intervista e poi via verso il camper ed una doccia calda e mentre sono sotto la doccia arriva Giusy che ha finito la sua prova. Sbuco dal finestrino del bagno e la spavento non poco facendola ridere! Passa anche un amico di vecchia data, Gianmaria, lo saluto, due parole e si torna dentro al caldo, mi vesto e sono pronta a andare al pasta party.
Una lunghissima fila ci aspetta e tocca aspettare quasi mezz’ora prima di arrivare alla distribuzione dei piatti per il nostro pranzo. Nel frattempo parlo con uno dei ragazzi dell’Emporio che mi propone di fare squadra alla 24h di Rendena a settembre…. Ci devo pensare ma di solito preferisco fare le endurance in solitaria, regolando il mio passo alla prestanza fisica del momento, se sono stanca mi fermo, se ho fame mangio, se ho sonno dormo mentre se sono in squadra un qualche regola me la devo porre… vedremo dai, non so neppure se avrò le ferie in quel periodo e con il lavoro strano che faccio non  posso prendere impegni cosi a lungo termine.
Ci sediamo a pranzo e nel frattempo espongono le classifiche che non guardo come sempre mentre Giusy è interessata non poco e sono contenta per lei nel sapere che è nona ed a premio!!!
Ma poi aggiunge: guarda che sei arrivata 14 esima… impossibile dico io, siamo in quasi 70 donne sarò tra le ultime sicuramente.
Ma la curiosità prende il sopravvento e mi avvicino ai fogli esposti: mi hanno messo a pieni giri anziché con un giro in meno…non ci sto, non mi piace sta cosa e vado a cercare Matteo dell’organizzazione per comunicarlo. Mi manda dai ragazzi della Champion chip e comunico la stessa cosa a loro, verificano e dicono ok ci pensiamo noi!!!!
Dopo la premiazione di Giusy torniamo verso casa facendo strani discorsi che spaziano dalla religione alla storia, ai libri letti e  da leggere, alle prossime gare ed a mille altre cose che ora non ricordo neppure più.
Una sosta a Provaglio al camper service per svuotare le cisterne d’acqua facendo spostare una coppietta appartata a sbaciucchiarsi….. erano imbarazzatissimi ed a me scappava da ridere… ma proprio qua dovevate stare? Con tutti i campi che in sono in giro? Va beh, beata gioventù….
Arrivo a casa, smontare il tutto è il lavoro più lungo, pulire la bicicletta, lavare la divisa, pulire il camper e sembra sempre che non finisca mai; lavatrice partita e finalmente posso riposarmi un poco sul divano ma ben presto salgo nello studio e cerco sul web i risultati dei miei compagni di squadra per pubblicarli sul sito e l’amara sorpresa di non essere in classifica morde un po’…. Anche Beppe non c’è!
Scrivo una e-mail alla Sdam sperando mi spieghino perché…. Perché mi girerebbero ben le scatole l’esser stata onesta e poi finire addirittura cancellata dalle classifiche!!!
Ma al mattino dopo mi arriva una e-mail di rettifica con l’inserimento nella classifica ufficiale sia del mio tempo che quello di Beppe.. cosi siamo a posto dai!
Ora la spalla pulsa ed è un fastidioso compagno di lavoro questo dolore ma da un lato penso che si, sono caduta, ma facendo quello che mi piace fare però e non inciampata con le ciabatte in casa magari. Sarà solo una delle tante ferite di battaglia che ogni biker si porta appresso con orgoglio, tanto di spalle ne ho due giusto? E domenica ci sarò a Carpi, un giro solo se proprio non ce la faccio ma ci sarò…..

lunedì 5 marzo 2012

Du pas soi sercoi...


L’ho trovata in Internet sta ciaspolata qua, cercando non so più che cosa.
Valle di Scalve, pista degli abeti tra gli abeti appunto, credo una delle piste da fondo più belle io abbia mai calcato con gli sci e con la bike naturalmente.
Anche se la spalla sinistra rompe ancora un po’ decido di andarci nonostante domani mattina abbia la X Bionic Challenge ad Asola, ma ho voglia di muovermi dopo una settimana di sedentarietà forzata  passata tra Lugano e la fiera, i treni ed i mezzi vari per andare e venire dalla Svizzera è tantissima per cui alle cinque e mezza del pomeriggio salto in macchina con zaino al seguito, ciaspole  sul sedile posteriore e via verso la via Mala e la valle.
Ci metto poco più di un ora ad arrivare lassù e risalendo quella bellissima valle e la spettacolare strada che ne costeggia il fiume mi rendo conto che è veramente in piedi e capisco del perché feci quella  faticaccia la scorsa estate quando passammo una giornata intera su e giù per questa valle in mountain bike, Dado ed io.
La pista degli abeti è sulla strada che porta al passo del Vivione, parcheggio semi vuoto e pochissima gente in giro.
 Mi ero abituata alle centinaia di persone nelle ciaspolate fatte durante quest’inverno con Barbara e Francesco, alle migliaia di Vezza d’Oglio o della Val di Non ma qua la tranquillità regna sovrana.
Attraverso il ponte, mi avvicino agli spogliatoi usati tante volte per lasciare lo zaino quando venivo qua a sciare e trovo la zona iscrizioni ma il mio nome non risulta tra gli iscritti seppur avessi mandato una email di conferma settimana scorsa dall’ufficio ma mi iscrivono seduta stante senza troppi problemi, mi consegnano il biglietto per il ritiro del gadget alla fine della serata e siamo a posto. Torno al parcheggio e decido di dirigermi al bar per qualche cosa di caldo sebbene la temperatura esterna non sia poi cosi bassa, sette gradi circa, ma un vento fastidioso si è levato e preferisco aspettare al caldo.
Un the,ed il tempo passa veloce.
Alle sette e mezza esco e chiamo Michela, una collega di lavoro che dovrebbero essere presente stasera con delle amiche ed infatti eccola nel parcheggio, due parole con loro e poi me ne torno alla macchina, preparo le mie cose ed aspetto le otto per la partenza.
Vorrei correre almeno per buona parte del percorso, finirla il più velocemente possibile ed essere a casa verso le 22 cosi da poter dormire almeno sette ore prima della levataccia delle 5 e mezza di domattina.
Alle 20 pronti via.
Il terreno è gelato, la neve battuta per gli sci da fondo è gelata e fa da fondo compatto, senza ciaspole si scivolerebbe facilmente; inizio la mia “corsa”, piano all’inizio ma sento le gambe bene seppur un po’ pesanti e riesco a procedere bene per quasi 40 minuti.
Il percorso si snoda lungo la pista da fondo lunga 10 chilometri ma la conosco bene e so dove deviare nel caso sia particolarmente stanca; la deviazione tra corto e  lungo non è molto lontana ed al ristoro bevo al volo una tisana della valle, fatta con le erbe di questa zona, ha un spore strano, particolare, un misto tra mentuccia e camomilla ma il colore scuro indica la presenza di altro.. buona comunque.
Prima di partire avevo chiesto a Michela se poteva lei ritirarmi il gadget di fine gara perché cosi posso partire subito dopo il mio arrivo ma pensandoci durante il percorso potevo farlo tranquillamente anche io….
Eravamo circa in 120 alla partenza, tutti tranquilli meno io; ad un certo punto ho distanziato tutti forse perché ero l’unica che voleva andar via presto, gli altri oltre all’iscrizione per la camminata avevano pagato anche per la cena in uno dei ristoranti locali e quasi mi dispiace ripensando al piatto di cervo con polenta di quella volta con Dado  e le nostre bike in giro per questi monti…
Un silenzio incredibile mi accompagna e quasi mi dispiace andar veloce perché sono “rumorosa” nel bosco ed in quel piccolo tratto sul ponte di legno il raspare delle ciaspole è fastidioso a sentirsi.
Alla deviazione del percorso di fondo dei 5 km attraverso e torno verso il traguardo, arrivo marciando di buon passo, saluto un esterrefatto organizzatore che mi chiede….ma l hai fatta di corsa????
Forse sono abituati ad avere poca gente che fa la passeggiata più per stare in compagnia che altro, io giro  con le ciaspole tutt’inverno di qua e di la ed un poco di agonismo devo averlo nel sangue no???
Mi dirigo verso la macchina, ripongo tutto e parto, neppure un caffè mi trattiene ancora qua. Scendo nuovamente lungo la via Mala e di nuovo penso alla fatica lunga 18 km in salita fatta la scorsa estate ma ricordo anche la soddisfazione una volta arrivati quassi, le scorribande per la pista da forno che in estate diventa un lungo sentiero percorribile in bicicletta ed il Sali scendi lungo i ponti in legno come se fosse una specie di ottovolante tutto per noi.
E si ci torno in bike la prossima volta, forse ancora con Dado o qualche altro compagno di squadra che si lascerà coinvolgere da questa old lady sempre alla ricerca di qualche cosa di nuovo da fare e da provare.