Tra Lambrusco e Prosecco il River è finito!
Sembra passato solo un attimo ed è già tutto finito.
Mi sembra solo ieri di aver scaricato il modulo di
iscrizione, fatto il bonifico online ed aver spedito tutto via fax per paura di
non aver compilato sul web in modo corretto ed eccomi seduta al tortellino
party ed a tirare le somme del circuito
e della Aironbike edizione 13°.
Abbiamo avuto fortuna con il clima stavolta rispetto alla
corsa edizione, il sole ci ha accompagnato evitandoci le pedalate estenuanti
nel fango e sotto la pioggia e tutte e quattro le gare sono volate, un mese di
trasferte al di qua e di la del grande Po, il camper sempre pronto, le facce
note e quelle meno conosciute a cui ora sorrido, i vari pacchi gara distribuiti
per casa o negli armadietti della cucina pronti per essere sbranati dai lupi
presenti in casa mia a seguito dei vari inviti di mia figlia verso gli amici
musicisti ma in fondo mi fa piacere veder apprezzato il mio “sforzo” sui
pedali.E poi, in bella mostra sul pianale della cucina c’è la fantastica bottiglia di Prosecco in versione magnum che mi hanno regalato all’arrivo della gara di domenica, il mio premio per l’ultima donna agonista arrivata al traguardo a fine gara a pieni giri… e si, perché stavolta l ho fatta tutta, ultima o non ultima, la gara l ho ultimata e chi se ne frega se la scopa mi seguiva.
Anzi devo dire che lo avevo dato per scontato, volevo finirla a tutti i costi tanto da avvisare Umberto e Fabione del fatto che, prima o poi sarei passata dal traguardo e di avvisare la moto di lasciarmi in pace.
Ma il River Marathon Cup è iniziato quattro settimane fa a Pomponesco con una gara sofferta e dolorosa per via della spalla rotta il 12 febbraio scorso in quel di Leno, una sola settimana di stop forzato con il braccio al collo, il mettere e togliere il tape kinesiologico per accelerare la guarigione, il seguire una tabella ben precisa in palestra atta solo ed esclusivamente al recupero più veloce possibile ed eccomi in griglia in una calda mattinata di febbraio. Ma un solo giro quella domenica, pregiudicando l inserimento in classifica finale ma il dolore era troppo forte ed a malincuore la rinuncia a proseguire dopo il primo giro di 25 km.
Pazienza, andrà meglio la prossima volta.
Ma le altre testardamente concluse, a denti stretti anche se ho dovuto passare dall’ambulanza per farmi dare del ghiaccio a fine gara ma con la soddisfazione tutta personale di averla finita anche se tra gli ultimi al traguardo.
E forse la più sofferta è stata la Fosbike, lunga quasi 60
chilometri, tra argini e golena, campi ed erba che tutto fanno meno che
agevolare le pedalate ma la compagnia di Angelo prima e del ragazzo sulla bici
scopa poi hanno fatto si che arrivassi al traguardo con un sorriso nonostante
tutto, la schiena a pezzi e la spalla che sembrava volersi staccare dal tronco.
Ed ora, alla Airon, sorridere al sole che mi
scalda nonostante al mattino il fresco si faccia sentire sulla pelle. Ma
la mia Aironbike comincia nella mattinata di sabato con la partenza per
Guastalla non prima di aver ritirato la mia fettona di crostata di lamponi che
considero il mio porta fortuna e che sarà la colazione prima della gara, il
seguire l’autostrada conoscendo ormai il percorso a memoria, arrivare al Lido
Po e parcheggiare nel solito angolo vicina al percorso ma non cosi vicina alla
pizzeria che di sera diventa ritrovo di giovani e della loro musica a palla; e
due passi fino al tendone dove si ritirano i pacchi gara ed i numeri, il saluto
alle ragazze dello Sculazzo e quella passeggiata lungo la riva del grande fiume
per vedere se qualche cosa è cambiato ma lui scorre placido, lontano mille
miglia dalla furia dello scorso anno dove tutto ha travolto e sradicato
lasciandone i segni ancora oggi.Ogni anno trovo qualche nuova scultura in legno, tronchi trasportati dal fiume lungo la rive che qualche mano artista locale trasforma in un animale, un serpente od un gallo. Sono belli, originali e diversi, piacevoli da guardare e ben si collocano nell’ambiente circostante, come se ne facessero parte da sempre.
Dopo un pasto veloce decido di provare il percorso; scarpette allacciate e via seguendo le frecce lungo la ciclabile prima, giù da quell’argine che mi spaventa sempre e che faccio a piedi, seguendo le indicazioni e le voci di quelli del team che stanno ancora segnando il percorso stesso.
Un passaggio strano tra alberi caduti e grigi, dove la forza dell’acqua ha devastato tutto e lasciato il segno ed il passarci in mezzo mi fa capire con che forza è arrivata fin qua portando di tutto oltre ai rami spezzati ed ai tronchi ma la parte più bella è quel lungo passaggio accanto al fiume, lungo almeno quattro chilometri, un sentiero che sembra non finire mai ma gradevolissimo sia da fare che da ammirare, il passaggio tra le piante reso nervoso dalla discontinuità del terreno che richiede moltissima attenzione e quel ponte sotto cui si passa e che da anni è il ritrovo dei viveur locali…..anche questo fa colore e fa parte della mia Aironbike!
La lunga doccia calda, un piatto di pasta in compagnia della musica in sottofondo ed un buon libro da leggere mentre attendo l’arrivo di Giusy, compagna di squadra che arriverà tardi, molto tardi, tanto che ero già nel mondo dei sogni da un po’…. E’ riuscita a svegliare qualche persona nei camper accanto perché non riusciva a togliere la ruota della sua bike e metterla nel gavone del camper ma poi, dopo vari tentativi, finalmente si dorme ed il mattino arriva subito, sembra passato solo un attimo ed è già ora di afre il caffè e vestirsi da ciclista, togliere le bike e controllare che tutto sia ok, oliare la catena ed entrare in griglia.
Ma prima due parole con Antonella Incristi, ciclista di livello conosciuta personalmente solo quattro settimane fa ma già amiche, forse perché in sintonia, forse perché entrambe con le origini ben piantate in Friuli e con un piede lei in Sicilia ed io in Svizzera ma mi piace quel chiacchierare in dialetto ladino che ricorda tanto la mia infanzia e mio padre, le auguro di vincere e lei, di rimando, promette di vincere anche per me!
Ora si parte e lascio defilare la maggior parte lungo il giro di lancio, cerco di trovare il mio ritmo ed a testa bassa inizia la mia gara, quella con me e null’altro. E troverò anche il tempo di salutare alcuni amici lungo la strada, di fermarmi al ristoro a bere Sali e the freddo, sgranocchiare una barretta e continuare, passaggio sul traguardo mentre Alfio Montagnoli mi saluta e riprendere il giro, leggermente diverso ma bello… si bello.
Decisamente inedito rispetto a tante altre edizioni e sono veramente molte le volte che ho partecipato a questa gara ma stavolta mi intriga di più, mi piace ed anche quando mi raggiungerà la moto scopa non me la prenderò più di tanto, la finirò ugualmente.
Ed a cinque chilometri dall’arrivo vedrò una maglia poco più avanti, Ulderino Richetto, partecipante anziano a queste gare di pianura che conosco da anni che cerco di raggiungere a tutti i costi… ma raggiungo altre due ragazze prima dl traguardo, escursioniste che hanno voluto fare il percorso completo nonostante a loro fosse destinato un giro solamente.
Ed ecco che, come passo il traguardo, mi si presenta un magnum di Prosecco per brindare, ultima agonista all’arrivo ma a pieni giri. E me ne torno al camper in compagnia di questa mega bottiglia che porterò a casa e berrò in compagnia di alcuni amici alla prima occasione.
Il piattone di tortellini, il bicchiere di vino rosso in compagnia, le risate con Sonia Ravenoldi e le altre ragazze e lo spanciarsi dal ridere con il Doc delle ruote grasse, Roberto Zappa, che con ironica sornioneria, apprezza il perizoma a vista di Sonia e con discorsi più o meno seri, arriveremo alla premiazione dove applaudo gli amici e le amiche.
Tornando a casa farò strada normale, con tranquilla serenità, arrivando a casa più o meno nello stesso tempo che avrei impiegato facendo l’autostrada, seguendo strade secondarie poco trafficate ma che mi danno modo di guardare attorno, di osservare, di vedere cose che la velocità in autostrada non ti permette.
Prima o poi verrò qualche giorno al parco del Mincio qualche giorno, portandomi Valchiria naturalmente e scoprendolo poco alla volta una zona che poco conosco ma che vorrei diventasse mia.
Ora, mentre scrivo, rivivo questa ultima trasferta per il River ma so già che, nonostante ogni anno dica che sia l’ultima, l’anno prossimo sarò ancora quaggiù, nella golena tra sabbia e tronchi, a brindare con una bottiglia di Lambrusco alla mia voglia di pedalare.
Alla prossima ragazzi!