La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


giovedì 31 dicembre 2009

Tiriamo le somme.........

2009 in saccoccia, finito!
Guardandomi indietro vedo un sacco di pedalate, una marea di nuovi amici, gare finite e traguardi conquistati, qualche volta con le lacrime agli occhi oppure tra gli ultimi ma sempre, sempre, con le braccia alzate al cielo.
Tutte vittorie per me, al di la del risultato, del tempo o del posto in classifica.
Qualche soddisfazione per dei premi conquistati inaspettatamente, qualche delusione per non essere riuscita a fare una gara piuttosto che un altra perchè i mille impegni non l'hanno permesso ma, tutto sommato, una bella stagione, 32 gare all'attivo in mtb ed alcune sulla neve con e ciaspole, altra mia passione.
Cosa chiedo al nuovo anno?
1000 Km in più in sella........tutto qua!
Ed il dove andrò a pedalare lo scopriro' strada facendo, con lo zaino in spalle e la macchina fotografica in mano, davanti al ristoro di un qualche gara che non ho mai fatto ed a cui vorrei partecipare proprio perchè non l'ho mai fatta; mille angoli di mondo che vorrei scoprire per memorizzarne le immagini e sorriderne al ricordo, nuove conoscenze e mille spunti per scrivere i miei racconti, come quella volta in cui una lepre decise di piombare sotto le ruote della mia Valchiria facendomi fare un volo dell'accidenti......però mi sono portata a casa la lepre.....senza farla in salmì semplicemente perchè era ancora viva ed è scappata dal mio garage......
Oppure quando per una disattenzione sono finita nel fosso a lato del sentiero che risaliva la valle Camonica oppure ancora lo scontro con una mucca in discesa da un monte e l'atterraggio un un montone di letame!!!
Avventure da morir dal ridere che non dimenticherò mai, in compagnia di amici da sempre come Dado o Zambo, o, semplicemente, in solitudine tra le vigne della mia Franciacorta.
Auguro a tutti, sinceramente, un anno pieno di salute innanzi tutto, di soddisfazioni e tante, ma tante, pedalate.
Auguri ragazzi!

domenica 27 dicembre 2009

1° Ciaspocollio



E si, me le vado proprio a cercare col lanternino le cose piu strane, stare a casa una domenica neanche a parlarne; il bello è che passo ore sul web a cercare cose alternativa da fare visto che con la bike sono, più o meno, ferma.
Le ciaspole mi sono sempre piaciute, tre o quattro gare, ed alcune prove di Coppa Italia, le faccio ogni anno ma ho una predilezione per le edizioni di partenza, le novità assolute e, sinceramente, mi piace passare alcune ore alla ricerca di queste novita’… poi unisco il fatto che a Collio Val Trompia ho una zia che vedo pochissimo ed una caterva di cugini di vario grado ed ecco che, il sabato pomeriggio parto con la tribu al seguito ed in camper raggiungo il paese montano nella valle parallela al mio lago, 50 km o poco più da casa mia.
La neve caduta la settimana scorsa è sparita sotto la pioggia battente, solo qualche mucchietto agli angoli delle strade sembra voler ricordare che è inverno e che siamo in montagna; un comodo parcheggio a 200 metri dagli impianti di risalita e dalla partenza della gara di domattina e la sera presto scende avvolgendoci nel silenzio.
Cena tra cugini e davanti ad una pizza si scherza e si parla del più e del meno e poi via a nanna nel tepore del camper che ci aspetta.
Alle otto del mattino sono in piazza davanti al municipio a ritirare il mio numero, il 98, ed incontro un sacco di amici bikers che, come me, fanno attività alternative alla mountain bike durante l’inverno; due chiacchiere e le solite battute poi via a prepararsi.
Alle 9. 40 viene dato il via al gruppo di 250 persone circa presenti alla partenza e da subito sappiamo che le ciaspole serviranno a poco!
Salita tosta poco dopo la partenza e dopo poco meno di un km ho già il fiato corto e lo avrò fino alla fine della salita su quel sentiero stretto e pieno di radici affioranti, tronchi d’albero e ghiaccio infido che fa cadere molte persone; leggo alcuni cartelli a lato del sentiero e scopro di essere sulla pista del Bike Park Pezzeda, la pista di downhill e freeride per bikers con un sacco di manico… discese che non hanno nulla di normale, dei muri con pendenze da capogiro e, nelle curve, assi di legno per far da appoggio……………da matti tanto!!!!!
Quanto mi piacerebbe aver 25 anni in meno ed avere il coraggio di lanciarmi già da quei canaloni pieni di rocce e piante, ai miei tempi non esistevano percorsi simili, anzi era una novità anche la mtb……………..e dire che dicevano che non sarebbe durata che un paio di stagioni!!!!
Alla faccia.
Si arriva fino al rifugio Larice sulle piste da sci ed ho quasi voglia di fermarmi quassù visto che ci tornerò più tardi per pranzare ma quando inizio qualche cosa la voglio finire e seppure il percorso sia durissimo voglio terminare la mia fatica, cambiarmi e risalire in seggiovia per pranzare in pace!
Qualche volta la voglia di mollare è stata forte ma ci ha pensato Madre natura a farmi andare avanti facendomi scorgere le cascatelle dei ruscelli parzialmente gelati; sembravano dei piccoli monumenti all’inverno, oppure ancora quando gli stessi ruscelli ho dovuto guadarli facendo attenzione al ghiaccio presente che si nascondeva e mimetizzava con la roccia ed un paio di volte, forse la stanchezza, forse la poca attenzione, un paio di atterraggi sul “morbido” molto poco eleganti li ho fatti.. pazienza, fa parte del gioco.
La vista da lassu era decisamente spettacolare ed anche mentre scendevo a valle e sulla testa mi scorrevano i seggiolini degli impianti di risalita, nonostante la stanchezza stavo bene….ed il vin brulè degli alpini ha aiutato non poco a scaldare gli animi ed a velocizzare la discesa sul ghiaccio, voli compresi!
In fondo è un gioco dove il giocattolo principale siamo noi, delle pedine da muovere su di un enorme parco giochi e dove a vincere è solo la consapevolezza di sé!
Quando poi, seduta sulla seggiovia, risalivo la montagna senza fatica stavolta e vedevo molti dei concorrenti ancora alle prese con la discesa scivolosa e dura allo stesso tempo ho sorriso ma non per rimarcare il fatto che io avessi già finito e loro no, ma perché ho visto sul loro viso la stessa espressione che avevo poc’anzi, la consapevolezza di aver raggiunto uno scopo…. Unicamente l’arrivare in fondo e poter dire “Io c’ero!”.
Il fatto poi di avere una zia che gestisce un rifugio sulle piste da sci e ti prepara un pranzo da leccarsi i baffi aiuta non poco nonostante abbia i muscoli che sprizzano acido lattico da ogni dove. Tornare a valle sembra sempre più veloce della risalita e la strada di casa sembra scorrere più velocemente del giorno prima; ora, mentre scrivo, penso già a cosa posso fare la prossima settimana, a dove andrò a cacciare il naso, in sella a Valchiria o con le ciaspole ai piedi.
Alla prossima ragazzi.

Kathy Pitton

domenica 13 dicembre 2009

In bici con Babbo Natale!






Anzi no, 200 Babbo Natale in giro per le strade di Montebelluna, un colpo d’occhio veramente bello, tutte quelle bianche barbe svolazzanti, pantaloni e giubba rossa e cappellino con relativo ponpon bianco.
Uomini, donne, ragazzi e ragazze, bambini nei seggiolini dei genitori o con le proprie biciclettine colorate a sfilare tra la gente in piazza tra gli sguardi divertiti degli adulti ed increduli dei piu piccoli.
Bella domenica questa, niente gara ma solo una pedalata per beneficenza organizzata alla grande dai Diavoli del Montello e da Pedali di Marca, due realtà trevigiane ben presenti nel mondo dello sport delle ruote grasse.
Ambasciatore d’eccezione dell’Unicef per Guinea Bissau, la pluri campionessa di sci Deborah Compagnoni.

Ed è cominciata come sempre leggendo un trafiletto su Pianeta Mtb questa giornata e mezz’ora dopo ero già a caricare la bike sul camper; qualche cosa di diverso dalla gara domenicale o dalla pedalata per la Franciacorta, un pizzichino di bonta’ natalizia ci vuole visto il periodo e visto che è pro Unicef e non mi sono mai vestita da Babbo Natale in vita mia, via che si parte alla volta del Veneto, Montebelluna per la precisione.
Alle nove del mattino sono a ritirare il pacco gara composto, per l’appunto, da un abito da Babbo Natale completo di barba bianca e berretta, orsetto portachiavi con la maglia dell’Unicef e tanto di numero per la bike.
Mia figlia inizia a ridere nel vedermi infilare la tunica rossa sopra il completo da ciclista, ma il bello viene quando scendo dal camper e mi metto in bicicletta, letteralmente circondata da decine di ciclisti che fanno HoHoHo….. da morire dalle risate!
Partenza un poco caotica alle 10.30 e sfilata fino alla piazza dove il sindaco e le varie autorità ci salutano ed elogiano il nostro modo alternativo di fare beneficenza eppoi via per le strade del paese scortati dalle macchine della protezione civile e dagli Alpini, tutti vestiti di rosso naturalmente.
I ragazzi della squadra locale, i Diavoli del Montello appunto, ci fanno da apri pista e via cosi fino al primo ristoro.
L’andatura è proprio da crociera, sono molti i bambini che seguono il gruppo con le loro biciclettine e dopo il ristoro a base di the caldo, pandoro e panettone, si riparte fino al bivio del percorso corto e lungo: i piccoli e molti altri seguono la strada più breve fino al traguardo, noi continuiamo per il percorso più lungo che il mio contachilometri indicherà in poco meno di 30 km alla fine.
Secondo ristoro, molto gradito da tutti… brule caldo e Pinza, un dolce locale che non ho mai capito di cosa sia composto; sembra polenta con l’uvetta! Buonissimo.
Via verso la fine del “giro turistico” ed all’arrivo ci attende un'altra tavolata con dolci e cioccolata calda, molto gradita oltre che molto buona.
Due chiacchiere, si ripone tutto nel bagagliaio e sembra volata questa giornata diversa dalle solite domeniche in sella, un giorno iniziato con basse e grigie nuvole che sembravano portare acqua o neve e finito con un pallido sole che ha reso piacevole una giornata invernale.
Torno a casa senza quella sensazione di piacere che lascia l’adrenalina dei dopo gara ma con una serenità diversa: forse è pochissimo di fronte alle disgrazie del mondo ma oggi, 200 Babbo Natale hanno voluto contribuire e far sorridere alcuni bambini meno fortunati di noi.
Il numero 21 con il disegno di uno strano barbone in bici lo metterò tra i ricordi di gara e nell’armadio avrò un completo in più… se vi serve un Babbo Natale sapete dove sono!!!
Hohoho

Kathy Pitton

mercoledì 9 dicembre 2009

Per ricordare Franca


Non potrei parlar di lei, Franca, come avrebbero potuto fare altri amici che con lei hanno condiviso veramente tanti momenti, a volte intensi, altri invece leggeri ma altrettanto importanti.
Ho avuto però il piacere - e la fortuna - di conoscerla e frequentarla quanto basta per capire da subito quanto fosse dolce quella ragazzotta del Nord-Est.

Per niente appariscente, non una prima donna e nemmeno una biker d'alti ranghi, perlomeno in senso sportivo.

Da podio invece la sua persona, il suo modo di porsi, sorridere, di dare la giusta importanza a quello che molti - anzi no, mi correggo, pochi - considerano un mondo agonistico e prettamente sportivo.

Per Franca le 24 ore erano motivo d'incontro, riunione, divertimento e spensieratezza.

Certo, pedalava, eccome se lo faceva, ma pareva esser più che altro una scusa.

Ho pensato, prima di mettermi alla tastiera, se fosse stato giusto o meno scrivere qualche riga su di lei, al significato stesso che avrei potuto e dovuto dare alle mie parole, o all'articolo stesso.

Io che non la frequentavo come altri che - meglio di me - avrebbe saputo raccontare di lei.

Dei suoi pregi, e perchè no, difetti; dei suoi viaggi avventurosi, e del suo inesauribile sorriso.

Sorriso che spero si sia portata lassù, ora che lei è certamente una delle stelle più brillanti nel cielo.

Un sorriso che vorrei riuscire ad avere io, quando con gli amici delle 24 ore la ricorderò.

Non tutti la conoscevano, e per questo molti si potrebbero chiedere: ma chi era Franca?

Franca era una dei tanti, ma era soprattutto una di noi.

Anzi, Franca era, ed è, tutti noi.


Franca.......era Margherita.......e Sandro.......ed Ausilia.........

Franca era Livio........Lillo..........Giuseppe........Roberto...........

Franca era Luciano.........Flaviano...........Alberto.........Eros..........io.

Franca era chiunque prenda la mountain bike come uno strumento per riunirsi condividendo più passioni: dallo sport alla natura, al piacere ed il calore di un'amicizia sincera.

Ciao Franca.

martedì 8 dicembre 2009

Scalinata verso il cielo... e cosa ho trovato in cima!!!!


Sapori in bicicletta.




Unire l’utile al dilettevole, bella storia questa!
Utile l’andare in mtb cosi ci si tiene in forma, si ha il sorriso facile e si scoprono posti nuovi ed, essenzialmente, si smaltisce il dilettevole cioè la parte più bella del mio scorrazzare per l’Italia….:la gastronomia locale!
Perché chissà com’è ma sta di fatto che trovo sempre di quei posticini dove si mangia da sciogliersi tutti in brodo di giuggiole, dove i sapori più fantastici mi vengono presenti su dei piattoni che son si belli da guardare ma ancor di più da mangiare.
Ostellato, provincia di Ferrara, è qua che ho scovato questa gara in mtb nota come 16° G.P. Le Vallette, all’interno dell’omonima oasi naturale delle Cicogne.
Visto che c’è un lungo ponte, carico il camper e via, alla volta dell’Emilia Romagna con l’intenzione di proseguire poi per la Toscana e far felice mia figlia e portarla a Volterra, patria dei Volturi e delle tante storie di fantasmi ora di moda tra i ragazzi.
Arriviamo in questo paesino alle sei di sera e non è facile trovare il parcheggio camper ma leggendo i cartelli vedo l’indicazione per questo Borgo Tassone: una vecchia cascina, trasformata prima in agriturismo ed ora in un centro per il turismo rurale.
Hanno delle casette in legno nel bosco, lunghi sentieri dove passeggiare, un laghetto ed il loro ristorante dove servono cucina tipica Ferrarese.
Chiedo se posso parcheggiare il mio mezzo e, visto la gentilissima disponibilità ad ospitare la nostra “ingombrante “ presenza per la notte, decidiamo di fermarci per cena: mai una decisione fu cosi saggia.
Ci presentiamo all’ora concordata e si presenta Andrea, il menù con le gambe… si perché lui stesso si definisce cosi: inutile presentare un impersonale pezzo di carta colorata con un lungo elenco di piatti quando invece lui stesso ci elenca gli ingredienti e la storia del piatto stesso, come viene cucinato ed il perché…..
Ci lasciamo consigliare e ci arriva, poco dopo, un immenso piattone con tortelli dai colori più strani, il viola del radicchio ed il bianco della ricotta fresca, l’arancione della zucca ed il verde della mentuccia, una sinfonia di sapori da lasciar senza fiato.
E le lasagne di zucca poi…..il tutto innaffiato da un deciso vino rosso locale.
Non credo di aver mai mangiato cosi bene!
Devo promettere a mia figlia di tornare da queste parti anche il prossimo anno a far gare cosi mangiamo il secondo ma al dolce non rinunciamo… crostata di zucca naturalmente.
Alla faccia della gara di domattina.
Il camper ci accoglie con il calore della stufa accesa e la notte passa tranquilla in questo camper stop molto ben illuminato ed il mattino mi accoglie con una leggera nebbiolina che intravedo dalle tende del finestrino.
Trovare l’Oasi naturale è facile ad eccomi alle 9 del mattino in versione ciclista al banco d’iscrizione ed al ritiro numero: il 33.
Un giro per capire cosa mi aspetta e farò un sacco di idro-bike stamattina!
Il percorso si snoda sulle sponde di questa immensa palude dove le cicogne nidificano e mi sembra di essere a casa, nelle mie Torbiere; pedaleremo nei campi a fianco delle stradine bianche ed in alcuni punti le ruote sprofonderanno non poco nell’acqua.
Un lungo giro che ci porterà a passare ben sette ponticelli di legno che collegano un isolotto all’altro, una full immersion nella natura quasi addormentata di questa stagione; una stupenda giornata fredda si, ma con uno splendido sole a rendere tutto più piacevole.
Ciò che mi ha colpito inoltre sono state le tantissime sculture di ogni tipo che sono disseminate lungo i sentieri e le strade bianche di questa oasi naturale, un modo molto diverso di mostrare opere d’arte in un contesto ben diverso dalle pareti di una galleria d’arte o di un museo, un modo decisamente unico di mostrare l’opera dell’uomo a confronto con l’opera della natura.
La mia gara?
Bella, come tutte del resto, lo sapete.
Mi perdo con i pensieri tra i sentieri, stacco la spina e volo con la fantasia e mi guardo attorno e fotografo con la mente ciò che vedo per poi raccontarlo cosi, con le parole, cercando di rendere vive delle sensazioni e trasformare le stesse in emozioni…. Non sempre ci riesco lo so ma mi piace provare….
Arrivo con foto, parecchio fango da lavare via e la fortuna indiscussa di avere doccia bollente sul camper quando sul campo di gara non c’è; riconsegna del numero e ritiro premio in natura, un sacchettone di prodotti vari che Elsa divide tra un armadietto e l’altro della nostra casa su ruote.
Appena dopo pranzo via verso la Toscana, lasciamo la Pianura Padana alle spalle ed iniziano le colline e poi gli Appenini e mentre sempre più mi avvicino a Volterra mi rendo conto di capire benissimo il motivo che ha spinto tanti stranieri a trasferirsi quaggiù.
Antichi casolari disseminati sui pendii coltivati ad olivo, poderi trasformati in locande e ristoranti, antiche rocche a guardia di un glorioso passato…bellissimo!
Ed ecco la rocca di Volterra, lassu a guardia di chi giunge da valle, e saranno decine e decine i tornanti da fare fino alle Fonti di Docciola, una delle porte di ingresso della città e parcheggio per camper consentito dal comune.
Ci accoglie una variopinta comunità di camperisti, saranno un centinaio i mezzi parcheggiati ordinatamente sullo sterrato; ed eccola li la porta di ingresso alla cittadella, con le due scalinate che sembrano arrampicarsi verso il cielo alla cui base si trova l’antica Fonte e la vasca di raccolta dell’acqua.
Per arrivare a città alta dovrò fare due soste, fiatoneeeee!!!
Praticamente faccio scarico su e giu dalle scale non sui pedali.
Mi reputo fortunata, ho avuto la possiblità di viaggiare per il mondo e di vedere moltissimi posti ma esistono ancora moltissimi luoghi che mi lasciano senza fiato per la bellezza, per la loro unicità e credo che Volterra sia uno di questi posti; mia figlia mi ha raccontato la storia di New Moon e della protagonista, Bella, della magia di quei racconti….. la città stessa, a mio avviso, ha un che di magico che ti avvolge mentre cammini per le sue antiche stradine, tra i palazzi e le piazze lastricate; visitando alcuni dei tantissimi musei ho visto dipinti rinascimentali dai colori fortissimi i cui personaggi sembravano uscire dal dipinto stesso mentre nei saloni degli antichi palazzi sembrava di vedere dame in complicati abiti danzare al suono di musiche dimenticate… che belle sensazioni sono state.
Ma come ogni bella cosa, presto finisce ed i quattro giorni di vacanza sono volati via e si torna verso casa sotto una pioggia battente.
Ora, dopo aver scaricato Valchiria dal camper ed aver riposto tutto e mentre stò scrivendo queste parole, la voglia di ripartire è grande e credo proprio che non passeranno molti giorni dalla mia prossima avventura, magari sempre unendo l’utile al dilettevole, la mia mtb ai sapori della cucina locale perché non ci sono storie… davanti ad un buon piatto ed un bicchiere di vino non conta più il dialetto che parli, si è tutti amici e si chiacchiera volentieri.
Alla prossima ragazzi.

Kathy Pitton