La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


mercoledì 30 maggio 2012

Iseo Soncino in sella





Fantastico giro in giro oggi, sotto un sole che mi ha cotto braccia e naso ma la voglia di un lungo giro in bike ha avuto la meglio sul mal di schiena.
Partiti da Iseo alle 8.30 alle 11.45 eravamo sotto il castello a farci una piadina, coca cola e caffè per poi girare la bike e tornare alla volta del nostro lago...... anche perchè alle 16 dovevo essere al liceo di Adro a prendere mia figlia....
Alle 15.10 ero a casa, doccia al volo e puntualissima all'appuntamento con Elsa, un poco stravolta ma ok.
Riassumendo:
117 km in sette ore circa, pochissimo asfalto visto che abbiamo seguito l'Oglio il più possibile... con tanto di aironi e cicogne in volo.
E un oca assassina che voleva beccarmi il fondoschiena assolutamente da cui sono scappata urlando e pedalando come una matta, sotto lo sguardo divertito del contadino e di Dado....

domenica 20 maggio 2012


E che palle.
Una povera pirla parte alle sei del mattino per Milano, si presenta alla verifica tessere e si sente dire: Federazione?
No grazie, voi non correte!
Ma porco mondo io voglio solo pedalare, mica mi frega delle vostre menate Udace, Scain, Uisp, Fci, Csi... e chi più ne ha più ne metta!
Dio che maroniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.
Ma vi mettete daccordo una volta per tutte e la pianatte di far diventare matti tutti con le tessere che se sono blu non vanno bene le volete rosse, pero devono avere una sfumatura violetta e con scritto A al posto di B di traverso!
Voglio solo poter pedalare punto! delle vostre emante burocratiche non me ne può fregare di meno e mettetevi daccordo cavolo....

lunedì 14 maggio 2012

1° Starterbike


Lo sappiamo tutti che il Gliso di notte non dorme ma studia vie alternative dove pedalare ed ecco che spunta l’ultima sua creatura, sbucata da uno dei tanti sentieri del Monte di Iseo, figlia dei tre tronconi più il boschetto e nipote del Senrierù, altra creatura nata tre anni fa per la Vignalonga.
Ma il bello del Gliso è proprio questo, inventare quello che poi a noi pedalatori piace confermate e consolidare nel tempo, le famose tracce del Gliso che ormai abbiamo nel Dna e che non ci togliamo di torno neppure con un vaccino di nuova generazione.
Giovedì scorso avevo provato il percorso in totale solitudine e devo dire che lo avevo trovato bello tosto, bello però…. Da la in cima ho fatto anche delle foto, un bel panorama davvero ed anche se sulle varie varianti in discesa del Sentierone appunto avevo tribolato non poco devo dire che mi era piaciuta………
Ma qualcuno o qualcosa ci mette sempre lo zampino ed ecco che le previsioni del tempo, ormai quasi sempre azzeccatissime, mettono temporali fortissimi durante la notte tra sabato e domenica e quella discesa con la pioggia mi spaventa non poco….
Ma come fai a non presentarti ad una gara fuori dalla porta di casa e davanti alla palestra che frequento da 12 anni?
Ed ecco che alle sette la sveglia suona puntuale, saluto mia figlia che parte con suo padre per Udine con il mio camper per il concerto dei Metallica e dei Radiohead ( che nervus la mia musica….), mi vesto da ciclista e metto Valchiria in macchia, cinque minuti e sono alla Starter dove è gia tutto un fermento nonostante alle 4 stanotte si sia scatenato un diluvio universale con vento e grandine….ed anche ora piove che è un piacere.
Siamo in pochi, magari un poco folli ma buoni, 54 per la precisione, li a ritirare numero e pacchettino regalo cercando di tirarci su di morale per non pensare alla lavata che ci attende ed ai fanghi gratis che ci spettano di diritto in una pedalata del genere.
Dado con la faccia dell’appena alzato che mi guarda di sottecchi dicendomi “vedi di portarti il cellulare che s e servisse…” e Mauro che arriva direttamente dal turno di lavoro notturno a dare una mano ad Alberto, entrambi senza bike ma comunque nel mondo delle gare; tanti amici ed in primis Simone, titolare della palestra e sponsor della gara oltre che uno dei miei istruttori da tempo, tutti li, col naso per aria cercando di capire se smette oppure no.
Un caffé, due chiacchiere e sono le nove e 19, forse è meglio darmi una mossa.
La bike e pronta, il mio numero da abbonata, 447, le gambe un poco meno pronte e la giacca anti- acqua per cercare di stare un po’ al caldo comunque, quattro pedalate qua e la e via che si parte per il breve giro di lancio su per la “salita dei dottori” e poi il primo troncone.
Cecco mi fa compagnia per un pezzetto ma io sono lentissima vicina a lui per cui dopo circa 2 chilometri sono sola lungo le irte rampe dei tre tronconi.
Avevo messo in programma la gara in solitudine, so di non riuscire a partire in salita dando quel poco che ho per cui non me la prendo più di tanto, pedalo con il rampichino sbuco dal primo tratto, salgo la salita su asfalto, mi fermo per una battuta con Zambo e riprendo a piedi il secondo tratto in ciotoli dove spesso scivolo, arrivo a Bosine e mi immetto nel famigerato terzo troncone, lungo e ripido ma piano piano arrivo su.
Attraverso la strada verso il boschetto e sento l’urlo di Natale Reboldi che è li a far foto e che mi urla bonariamente che questa non è proprio la gara per me… ma lo so anche io Naty, ma il fascino dell’edizione 1 è sempre li in agguato e se non mi fossi iscritta probabilmente starei a mangiarmi le mani ora!
Sento la moto in lontananza e so che già i primi stanno arrivando ed allora esco dal sentiero del boschetto cercando di non intralciare nessuno, attraverso il campo nell’erba alta e mi bagno quel poco che ancora avevo asciutto, mi sembrava di nuotare nell’acqua non di essere nell’erba.
Giù nel sentiero nel bosco, l’attraversare la strada, un latro tratto di bosco e finalmente il tratto della Gimondi che porta al Mafa dove il fango non c’è e finalmente posso pedalare senza continuare a scivolare di qua e di la.
Sento il telefono che vibra in tasca ma non ho tempo per rispondere e vedo Dado subito dopo con il Giudice di gara ed è stato lui ad inviarmi il messaggio, preoccupato dal fatto che non mi aveva ancora vista arrivare e la domanda del giudice. Non ti ritiri?
Neanche morta guarda!
Io non mi fermo a costo di arrivare all’una!!
La lunga salita al Mafa lenta ma costante, la deviazione a destra e poi giù nello scivoloso sentiero creato da Alberto, la pioggia lo ha reso una pista da pattinaggio, le ruote vanno dove hanno voglia loro, tratti in sella e tratti a piedi ma intanto vado avanti e non mi fermo.
Il mio timore era di intralciare gli altri ragazzi durante la gara ma l’essere in pochi e con un giro di 13 km ha fatto si che ci si spalmasse lungo il percorso e cosi ho potuto arrivare in fondo senza intralciare nessuno. L’ultimo tratto, quello del Gimondino che ogni biker iseano conosce bene, la breve discesa sui sassi ed il sentierino con la pianta in mezzo e poco dopo la lunga discesa veloce che porta in paese attraversando prima Via Bonomelli e Via Bonardi per poi risalire un tratto della strada verso Polaveno e la discesa verso il traguardo….
E sto ridendo mentre attraverso l’arco dell’arrivo come se il fango attaccato alle gambe e l’acqua piovana che mi scorre addosso fossero una carezza e poco mi interessa se mi ci vuole mezz’ora per togliere fango da ovunque.
Lavo la mia compagna di viaggio, la asciugo e la metto in macchina, un panino al bar della palestra, la fetta di torta promessami da Sarre se avessi finito la gara, due bicchieri di the perché ho una sete che berrei il lago intero ed è l’ora delle premiazioni.
I miei compagni di squadra sono tutti a premio e mi fa piacere ed anche io lo sono, seconda ed ultima donna visto che eravamo solamente in due… certo io con Nadia Tosi centro poco, mentre lei faceva il primo giro io stavo ancora partendo ma non mi metto certo al suo livello, anzi, ammiro quella ragazza per la tenacia e la determinazione che ha, io arrivo al traguardo, ci sono sempre e mi piace far parte di sto ambaradan.
Il resto è colore, quello delle maglie delle squadre.
Il resto è calore, quello dell’abbraccio degli amici e dei compagni di squadra.
Tutto il resto per me è passione e divertimento.

martedì 8 maggio 2012

Conca bagnata e fotografata!


Ecco che arriva la Conca, una bestia che mi spaventa ogni volta e che mi lascia sempre il segno.

Ruggisce si sta gara qua, graffia come un leone arrabbiato a cui hai rubato l’osso preferito, le sue salite mi lasciano senza fiato e mi strapazzano la schiena che è un piacere.
Sono anni che la faccio, cado, mi rialzo, riparto, litigo con i sentieri ed il Bertone, che prego i ragazzi della moto scopa di lasciarmi in pace e di andare pure avanti senza di me che tanto arrivo…
Lo scorso anno ho perso la Trebisonda e mi sono ritrovata a girare di qua e di la senza aver ben chiaro dove diavolo fossi, arrivando poi al traguardo per vie traverse dopo quattro ore, sconvolta e dolorante!
E mi si chiede: perché diavolo ti iscrivi allora?
Verissimo rispondo, ma se la mettono sempre nel pacchetto di sette o otto gare a cui mi iscrivo a gennaio per risparmiare un po di soldi poi è naturale che ci venga e la faccia o quanto meno parta, poi vedo di volta in volta.
Ma sono giorni di pioggia battente, anzi settimane che piove, la conoscenza del percorso fa si che mi spaventi non poco tutta quest’acqua che sembra voglia spazzare via tutto e lasciare solo un mare di fango e sono questi i pensieri che mi passano per la testa mentre alle sette di sabato sera risalgo le coste di Nave verso Odolo e guardo il fiume di pioggia che scende lungo i tornanti della strada che sale in valle, portando con se terra rossa e sassi e rallentando di molto la velocità del mio bestione.

 Ma ho un appuntamento stasera, cena a casa di Silvia e Giorgio e voglio arrivare ad un orario decente visto che hanno una figlia piccola.
Mentre faccio gli ultimi chilometri avviso che sono in arrivo e salgo seguendo le indicazioni per il parcheggio; il grande parco Rinascita, allargato dal comune, è davvero immenso ma fradicio come mai in seguito alle piogge e ci provo ad entrare nell’erba per parcheggiare ma sentendo le ruote slittare e sprofondare decido che è meglio uscire al volo dall’erba e parcheggiare sul solido asfalto vah……
E lascia il segno la piccola “escursione” nell’erba bagnata, il muso del camper è impiastrato di fango ed erba e neppure la pioggia battente riesce a pulire quel macello.
Giorgio arriva in compagnia del figlio, 5 minuti di macchina ed eccomi a casa loro, in cucina seduta al loro tavolo e tra chiacchiere su biciclette e gare, passa la serata in compagnia gustando la cena ed il bicchiere di vino rosso che mi concedo.
Isabel, la piccola di casa, mi omaggia di un suo pensiero, un disegno col mio nome sopra, lo appenderò in camper come ricordo della serata e sarà lei stessa a portarlo a bordo, riaccompagnandomi per la notte con il suo papà.
Il pensiero di come sarà la gara al mattino dopo mi fa compagnia tutta notte, ma il sonno e la stanchezza presto avranno la meglio sui pensieri e sarà la sveglia alle sette della domenica mattinata svegliarmi, colazione al volo e due passi fino alla segreteria della gara per il ritiro del numero e del chip.
Trovo i ragazzi che da anni chiudono la gara in sella alla moto scopa, faccio loro una foto e sorridono dicendomi” ti scortiamo anche stavolta”?
Fino alla fine ci penso, la faccio o no?
Il numero lo attacco solamente alle nove, dopo averci pensato più e più volte ed allora salta in sella Kathy, pedala, dove arrivi arrivi.
Pronti via lungo la discesa della partenza rinnovata, Sali e poi discendi nuovamente per poi risalire lungo i tornanti asfaltati e poi via lungo la stradina nel bosco, a volte cementata ed altre no, la stessa che si fa alla Rampinight ma alla rovescia per poi iniziare a salire…

Sembra senza fine ed il terreno bagnato non aiuta.
Ed allora stacco la spina, non penso più alla fatica, al mal di schiena, alla testa che fa male e lascio scorrere le emozioni lungo la pelle cosi come le gocce d’acqua che cadono mentre altre ancora le sento saltare da una foglia all’altra mentre passo sotto le piante; un ‘ora poi un'altra ed il tempo sembra mangiato dal mio non sentire, dal mio non voler mollare.
È solamente il passaggio sopra un tappeto dei chip scollegato che mi fa rinsavire sentendo altri che, irosi ed urlanti, maledicono chi ha staccato i cavi facendo si che l’intertempo convenisse rilevato, con somma rabbia per chi ha velleità di tempi e classifiche, con totale indifferenza per chi la classifica non la guarda neppure.
Sorrido passando davanti ad una casa con alcune persone raccolte fuori dal cancellino a fare il tifo ed alla battuta stile “ varda che gatuna che ve so!” rispondo con un miaooooooooo ansimante e ci rido sopra.
C’è ancora una discesa, brutta, ma poi finisce anche se la fai a piedi e mi siedo in fondo ad essa togliendo la macchina fotografica dalla tasca posteriore ed iniziando a far fotografie.
Tanti avranno pensato che fossi fuori, pedala e vai al traguardo no?
Ma il mio, di traguardo, era già raggiunto.
L’essere qua oggi, nonostante tutte le magagne che ho, la sordità che un po’ alla volta si sta impossessando della mia vita facendomi assistere senza sentire allo scorrere di tutti i giorni, la schiena che fa sempre più male e sembra non avere soluzione, le cadute di inizio stagione che hanno lasciato il segno e che si fanno sentire ad ogni cambio climatico, mi fa sentire ancora parte di qualche cosa, mi da la certezza di poter ancora vivere questa passione nonostante tutto e di tenerla mia fino a quando avrò un po’ di fiato per pedalare.
Al passaggio di un amico che si ferma con un sorriso, risalto in sella ed arrivo al traguardo cercando con gli occhi qualche viso famigliare e sentendo quelli che, al punto Winning Time, stavano discutendo sul fatto che alcuni tappeti non fossero attivi.
Doccia calda, un cambio veloce, un piatto di pasta in compagnia mentre si svolgono le premiazioni, due parole con Adriana che, alle prese con un problema alla spalla mi chiede un consiglio come Kinesio terapist e,poco dopo, siamo al camper dove le applico un tape preventivo e guardando l’orologio, decido che è ora di tornare.
Perdo tempo sistemando le cose sul camper e mettendomi in condizioni di viaggiare per poi rifare la strada fino a casa, con calma sotto un temporale tremendo.
Ho tante cose che mi passano per la testa e tante persone da ringraziare, Gerva che ad ogni gara si fa applicare il tape sulla schiena fidandosi della mia terapia alternativa, Giusy che mi fa compagnia in alcuni istanti di queste trasferte, gli altri compagni di squadra che fanno sempre quadrato attorno a me e mi fanno sorridere.
Andrea Leali della Odolese che, ogni anno, mi fa sentire a casa anche se sono un disastro come ciclista ed al mio amico Mario Verlato, Supermarioracing, per la sua esuberante ed unica presenza sui campi di gara, come amico, meccanico e ciclista/podista, unico pazzo scatenato che fa il palio con me e che mi abbraccia stretto stretto ogni volta.
Ed un grazie speciale a G.R. per avermi messo in condizioni di esserci anche stavolta, fino in fondo.
Un grazie anche a Te, sebbene la tua presenza non fosse fisica, perchè ti ho intravisto a cavallo della tua bike li, tra gli altri, con lo sguardo a terra come hai sempre fatto quando gareggiavi, con quegli occhi con le pagliette gialle che sorridono anche quando non lo fa il viso e che mi fanno stare bene quando li guardo.