La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


martedì 8 maggio 2012

Conca bagnata e fotografata!


Ecco che arriva la Conca, una bestia che mi spaventa ogni volta e che mi lascia sempre il segno.

Ruggisce si sta gara qua, graffia come un leone arrabbiato a cui hai rubato l’osso preferito, le sue salite mi lasciano senza fiato e mi strapazzano la schiena che è un piacere.
Sono anni che la faccio, cado, mi rialzo, riparto, litigo con i sentieri ed il Bertone, che prego i ragazzi della moto scopa di lasciarmi in pace e di andare pure avanti senza di me che tanto arrivo…
Lo scorso anno ho perso la Trebisonda e mi sono ritrovata a girare di qua e di la senza aver ben chiaro dove diavolo fossi, arrivando poi al traguardo per vie traverse dopo quattro ore, sconvolta e dolorante!
E mi si chiede: perché diavolo ti iscrivi allora?
Verissimo rispondo, ma se la mettono sempre nel pacchetto di sette o otto gare a cui mi iscrivo a gennaio per risparmiare un po di soldi poi è naturale che ci venga e la faccia o quanto meno parta, poi vedo di volta in volta.
Ma sono giorni di pioggia battente, anzi settimane che piove, la conoscenza del percorso fa si che mi spaventi non poco tutta quest’acqua che sembra voglia spazzare via tutto e lasciare solo un mare di fango e sono questi i pensieri che mi passano per la testa mentre alle sette di sabato sera risalgo le coste di Nave verso Odolo e guardo il fiume di pioggia che scende lungo i tornanti della strada che sale in valle, portando con se terra rossa e sassi e rallentando di molto la velocità del mio bestione.

 Ma ho un appuntamento stasera, cena a casa di Silvia e Giorgio e voglio arrivare ad un orario decente visto che hanno una figlia piccola.
Mentre faccio gli ultimi chilometri avviso che sono in arrivo e salgo seguendo le indicazioni per il parcheggio; il grande parco Rinascita, allargato dal comune, è davvero immenso ma fradicio come mai in seguito alle piogge e ci provo ad entrare nell’erba per parcheggiare ma sentendo le ruote slittare e sprofondare decido che è meglio uscire al volo dall’erba e parcheggiare sul solido asfalto vah……
E lascia il segno la piccola “escursione” nell’erba bagnata, il muso del camper è impiastrato di fango ed erba e neppure la pioggia battente riesce a pulire quel macello.
Giorgio arriva in compagnia del figlio, 5 minuti di macchina ed eccomi a casa loro, in cucina seduta al loro tavolo e tra chiacchiere su biciclette e gare, passa la serata in compagnia gustando la cena ed il bicchiere di vino rosso che mi concedo.
Isabel, la piccola di casa, mi omaggia di un suo pensiero, un disegno col mio nome sopra, lo appenderò in camper come ricordo della serata e sarà lei stessa a portarlo a bordo, riaccompagnandomi per la notte con il suo papà.
Il pensiero di come sarà la gara al mattino dopo mi fa compagnia tutta notte, ma il sonno e la stanchezza presto avranno la meglio sui pensieri e sarà la sveglia alle sette della domenica mattinata svegliarmi, colazione al volo e due passi fino alla segreteria della gara per il ritiro del numero e del chip.
Trovo i ragazzi che da anni chiudono la gara in sella alla moto scopa, faccio loro una foto e sorridono dicendomi” ti scortiamo anche stavolta”?
Fino alla fine ci penso, la faccio o no?
Il numero lo attacco solamente alle nove, dopo averci pensato più e più volte ed allora salta in sella Kathy, pedala, dove arrivi arrivi.
Pronti via lungo la discesa della partenza rinnovata, Sali e poi discendi nuovamente per poi risalire lungo i tornanti asfaltati e poi via lungo la stradina nel bosco, a volte cementata ed altre no, la stessa che si fa alla Rampinight ma alla rovescia per poi iniziare a salire…

Sembra senza fine ed il terreno bagnato non aiuta.
Ed allora stacco la spina, non penso più alla fatica, al mal di schiena, alla testa che fa male e lascio scorrere le emozioni lungo la pelle cosi come le gocce d’acqua che cadono mentre altre ancora le sento saltare da una foglia all’altra mentre passo sotto le piante; un ‘ora poi un'altra ed il tempo sembra mangiato dal mio non sentire, dal mio non voler mollare.
È solamente il passaggio sopra un tappeto dei chip scollegato che mi fa rinsavire sentendo altri che, irosi ed urlanti, maledicono chi ha staccato i cavi facendo si che l’intertempo convenisse rilevato, con somma rabbia per chi ha velleità di tempi e classifiche, con totale indifferenza per chi la classifica non la guarda neppure.
Sorrido passando davanti ad una casa con alcune persone raccolte fuori dal cancellino a fare il tifo ed alla battuta stile “ varda che gatuna che ve so!” rispondo con un miaooooooooo ansimante e ci rido sopra.
C’è ancora una discesa, brutta, ma poi finisce anche se la fai a piedi e mi siedo in fondo ad essa togliendo la macchina fotografica dalla tasca posteriore ed iniziando a far fotografie.
Tanti avranno pensato che fossi fuori, pedala e vai al traguardo no?
Ma il mio, di traguardo, era già raggiunto.
L’essere qua oggi, nonostante tutte le magagne che ho, la sordità che un po’ alla volta si sta impossessando della mia vita facendomi assistere senza sentire allo scorrere di tutti i giorni, la schiena che fa sempre più male e sembra non avere soluzione, le cadute di inizio stagione che hanno lasciato il segno e che si fanno sentire ad ogni cambio climatico, mi fa sentire ancora parte di qualche cosa, mi da la certezza di poter ancora vivere questa passione nonostante tutto e di tenerla mia fino a quando avrò un po’ di fiato per pedalare.
Al passaggio di un amico che si ferma con un sorriso, risalto in sella ed arrivo al traguardo cercando con gli occhi qualche viso famigliare e sentendo quelli che, al punto Winning Time, stavano discutendo sul fatto che alcuni tappeti non fossero attivi.
Doccia calda, un cambio veloce, un piatto di pasta in compagnia mentre si svolgono le premiazioni, due parole con Adriana che, alle prese con un problema alla spalla mi chiede un consiglio come Kinesio terapist e,poco dopo, siamo al camper dove le applico un tape preventivo e guardando l’orologio, decido che è ora di tornare.
Perdo tempo sistemando le cose sul camper e mettendomi in condizioni di viaggiare per poi rifare la strada fino a casa, con calma sotto un temporale tremendo.
Ho tante cose che mi passano per la testa e tante persone da ringraziare, Gerva che ad ogni gara si fa applicare il tape sulla schiena fidandosi della mia terapia alternativa, Giusy che mi fa compagnia in alcuni istanti di queste trasferte, gli altri compagni di squadra che fanno sempre quadrato attorno a me e mi fanno sorridere.
Andrea Leali della Odolese che, ogni anno, mi fa sentire a casa anche se sono un disastro come ciclista ed al mio amico Mario Verlato, Supermarioracing, per la sua esuberante ed unica presenza sui campi di gara, come amico, meccanico e ciclista/podista, unico pazzo scatenato che fa il palio con me e che mi abbraccia stretto stretto ogni volta.
Ed un grazie speciale a G.R. per avermi messo in condizioni di esserci anche stavolta, fino in fondo.
Un grazie anche a Te, sebbene la tua presenza non fosse fisica, perchè ti ho intravisto a cavallo della tua bike li, tra gli altri, con lo sguardo a terra come hai sempre fatto quando gareggiavi, con quegli occhi con le pagliette gialle che sorridono anche quando non lo fa il viso e che mi fanno stare bene quando li guardo.

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