La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


lunedì 14 maggio 2012

1° Starterbike


Lo sappiamo tutti che il Gliso di notte non dorme ma studia vie alternative dove pedalare ed ecco che spunta l’ultima sua creatura, sbucata da uno dei tanti sentieri del Monte di Iseo, figlia dei tre tronconi più il boschetto e nipote del Senrierù, altra creatura nata tre anni fa per la Vignalonga.
Ma il bello del Gliso è proprio questo, inventare quello che poi a noi pedalatori piace confermate e consolidare nel tempo, le famose tracce del Gliso che ormai abbiamo nel Dna e che non ci togliamo di torno neppure con un vaccino di nuova generazione.
Giovedì scorso avevo provato il percorso in totale solitudine e devo dire che lo avevo trovato bello tosto, bello però…. Da la in cima ho fatto anche delle foto, un bel panorama davvero ed anche se sulle varie varianti in discesa del Sentierone appunto avevo tribolato non poco devo dire che mi era piaciuta………
Ma qualcuno o qualcosa ci mette sempre lo zampino ed ecco che le previsioni del tempo, ormai quasi sempre azzeccatissime, mettono temporali fortissimi durante la notte tra sabato e domenica e quella discesa con la pioggia mi spaventa non poco….
Ma come fai a non presentarti ad una gara fuori dalla porta di casa e davanti alla palestra che frequento da 12 anni?
Ed ecco che alle sette la sveglia suona puntuale, saluto mia figlia che parte con suo padre per Udine con il mio camper per il concerto dei Metallica e dei Radiohead ( che nervus la mia musica….), mi vesto da ciclista e metto Valchiria in macchia, cinque minuti e sono alla Starter dove è gia tutto un fermento nonostante alle 4 stanotte si sia scatenato un diluvio universale con vento e grandine….ed anche ora piove che è un piacere.
Siamo in pochi, magari un poco folli ma buoni, 54 per la precisione, li a ritirare numero e pacchettino regalo cercando di tirarci su di morale per non pensare alla lavata che ci attende ed ai fanghi gratis che ci spettano di diritto in una pedalata del genere.
Dado con la faccia dell’appena alzato che mi guarda di sottecchi dicendomi “vedi di portarti il cellulare che s e servisse…” e Mauro che arriva direttamente dal turno di lavoro notturno a dare una mano ad Alberto, entrambi senza bike ma comunque nel mondo delle gare; tanti amici ed in primis Simone, titolare della palestra e sponsor della gara oltre che uno dei miei istruttori da tempo, tutti li, col naso per aria cercando di capire se smette oppure no.
Un caffé, due chiacchiere e sono le nove e 19, forse è meglio darmi una mossa.
La bike e pronta, il mio numero da abbonata, 447, le gambe un poco meno pronte e la giacca anti- acqua per cercare di stare un po’ al caldo comunque, quattro pedalate qua e la e via che si parte per il breve giro di lancio su per la “salita dei dottori” e poi il primo troncone.
Cecco mi fa compagnia per un pezzetto ma io sono lentissima vicina a lui per cui dopo circa 2 chilometri sono sola lungo le irte rampe dei tre tronconi.
Avevo messo in programma la gara in solitudine, so di non riuscire a partire in salita dando quel poco che ho per cui non me la prendo più di tanto, pedalo con il rampichino sbuco dal primo tratto, salgo la salita su asfalto, mi fermo per una battuta con Zambo e riprendo a piedi il secondo tratto in ciotoli dove spesso scivolo, arrivo a Bosine e mi immetto nel famigerato terzo troncone, lungo e ripido ma piano piano arrivo su.
Attraverso la strada verso il boschetto e sento l’urlo di Natale Reboldi che è li a far foto e che mi urla bonariamente che questa non è proprio la gara per me… ma lo so anche io Naty, ma il fascino dell’edizione 1 è sempre li in agguato e se non mi fossi iscritta probabilmente starei a mangiarmi le mani ora!
Sento la moto in lontananza e so che già i primi stanno arrivando ed allora esco dal sentiero del boschetto cercando di non intralciare nessuno, attraverso il campo nell’erba alta e mi bagno quel poco che ancora avevo asciutto, mi sembrava di nuotare nell’acqua non di essere nell’erba.
Giù nel sentiero nel bosco, l’attraversare la strada, un latro tratto di bosco e finalmente il tratto della Gimondi che porta al Mafa dove il fango non c’è e finalmente posso pedalare senza continuare a scivolare di qua e di la.
Sento il telefono che vibra in tasca ma non ho tempo per rispondere e vedo Dado subito dopo con il Giudice di gara ed è stato lui ad inviarmi il messaggio, preoccupato dal fatto che non mi aveva ancora vista arrivare e la domanda del giudice. Non ti ritiri?
Neanche morta guarda!
Io non mi fermo a costo di arrivare all’una!!
La lunga salita al Mafa lenta ma costante, la deviazione a destra e poi giù nello scivoloso sentiero creato da Alberto, la pioggia lo ha reso una pista da pattinaggio, le ruote vanno dove hanno voglia loro, tratti in sella e tratti a piedi ma intanto vado avanti e non mi fermo.
Il mio timore era di intralciare gli altri ragazzi durante la gara ma l’essere in pochi e con un giro di 13 km ha fatto si che ci si spalmasse lungo il percorso e cosi ho potuto arrivare in fondo senza intralciare nessuno. L’ultimo tratto, quello del Gimondino che ogni biker iseano conosce bene, la breve discesa sui sassi ed il sentierino con la pianta in mezzo e poco dopo la lunga discesa veloce che porta in paese attraversando prima Via Bonomelli e Via Bonardi per poi risalire un tratto della strada verso Polaveno e la discesa verso il traguardo….
E sto ridendo mentre attraverso l’arco dell’arrivo come se il fango attaccato alle gambe e l’acqua piovana che mi scorre addosso fossero una carezza e poco mi interessa se mi ci vuole mezz’ora per togliere fango da ovunque.
Lavo la mia compagna di viaggio, la asciugo e la metto in macchina, un panino al bar della palestra, la fetta di torta promessami da Sarre se avessi finito la gara, due bicchieri di the perché ho una sete che berrei il lago intero ed è l’ora delle premiazioni.
I miei compagni di squadra sono tutti a premio e mi fa piacere ed anche io lo sono, seconda ed ultima donna visto che eravamo solamente in due… certo io con Nadia Tosi centro poco, mentre lei faceva il primo giro io stavo ancora partendo ma non mi metto certo al suo livello, anzi, ammiro quella ragazza per la tenacia e la determinazione che ha, io arrivo al traguardo, ci sono sempre e mi piace far parte di sto ambaradan.
Il resto è colore, quello delle maglie delle squadre.
Il resto è calore, quello dell’abbraccio degli amici e dei compagni di squadra.
Tutto il resto per me è passione e divertimento.

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