Rampigolem
Arrivata alla sua terza edizione, quest’anno la Rampigolem attende un nutrito gruppo di bikers pronti a sfidarsi lungo la salita del Guglielmo e la successiva discesa verso Zone ed il traguardo.
I ragazzi dell’organizzazione e quelli del Gruppo Ciclistico Iseo hanno iniziato a pulire i sentieri ed a sistemare i punti del percorso di gara più tecnici.
Molti sono i motivi che spingono a partecipare a questa gara che fa parte del circuito Brescia Cup: i servizi offerti, il prezzo contenuto e, da non sottovalutare, la cornice stupenda dove si svolge questa manifestazione sportiva.
Ora tocca a voi; il primo di luglio siete pronti a mettervi in discussione?
Vi aspettiamo.
Kathy Pitton
sabato 26 maggio 2007
venerdì 25 maggio 2007
Maglia nera
Maglia nera
Stavolta è mia e l’ho ritirata con un sorriso. Finora son sempre riuscita a mettere qualcuno tra me e l’ultima posizione ma stavolta non è stato cosi. Ma non fa nulla, sono comunque arrivata a dispetto della mia bestia nera…… Il Monte Alto.
In quei 45 km, tanto è lunga la Vignalonga, mi hanno fatto compagnia il beep beep del cardiofrequenzimetro (spesso oltre soglia), il mio respiro ( molto corto a volte) e lo scoppiettio della moto da cross che mi ha accompagnato negli ultimo 10 chilometri fino al traguardo.
Quando si inizia a 40 anni ad andare in bike si mette un po’ tutto in discussione, principalmente se stessi; ti trovi ad affrontare percorsi accidentati, salite che non ti lasciano respirare e discese che il fiato te lo tolgono perché fanno paura.
Ma è li che inizia il bello, quel tener duro fino in fondo per arrivare a tutti i costi perché è una scommessa con te stesso.
I miei compagni di squadra sembrano dei treni in corsa, vanno , vincono…. Quando arrivo io buona parte di loro ha già fatto la doccia….. ma va bene cosi.
Quella piccolissima soddisfazione di sorpassarne alcuni mi fa sorridere perché so che, poco dopo, mi devo fermare per riprendere fiato e loro, passandomi accanto, dicono “dai non fermarti…”.
Oppure salendo per la strada della torre ad Adro e trovare il Signor Gotti che mi urla “ dai, ndom, pedala che te ghe la fet…”. Allora cerchi di pestare sui pedali pensando che poco dopo c’è un pezzo di discesa e posso riprendere fiato.
Ma la cosa piu bella è arrivare al traguardo e non fa niente se non c’è piu nessuno in giro e quelli dell’organizzazione stanno sbaraccando tutto, c’è un dolcissimo musetto da gattina dagli occhi azzurri che mi aspetta e mi grida “Dai ma….”
Per me è il premio più bello, il resto non conta nulla.
Kathy Pitton
Stavolta è mia e l’ho ritirata con un sorriso. Finora son sempre riuscita a mettere qualcuno tra me e l’ultima posizione ma stavolta non è stato cosi. Ma non fa nulla, sono comunque arrivata a dispetto della mia bestia nera…… Il Monte Alto.
In quei 45 km, tanto è lunga la Vignalonga, mi hanno fatto compagnia il beep beep del cardiofrequenzimetro (spesso oltre soglia), il mio respiro ( molto corto a volte) e lo scoppiettio della moto da cross che mi ha accompagnato negli ultimo 10 chilometri fino al traguardo.
Quando si inizia a 40 anni ad andare in bike si mette un po’ tutto in discussione, principalmente se stessi; ti trovi ad affrontare percorsi accidentati, salite che non ti lasciano respirare e discese che il fiato te lo tolgono perché fanno paura.
Ma è li che inizia il bello, quel tener duro fino in fondo per arrivare a tutti i costi perché è una scommessa con te stesso.
I miei compagni di squadra sembrano dei treni in corsa, vanno , vincono…. Quando arrivo io buona parte di loro ha già fatto la doccia….. ma va bene cosi.
Quella piccolissima soddisfazione di sorpassarne alcuni mi fa sorridere perché so che, poco dopo, mi devo fermare per riprendere fiato e loro, passandomi accanto, dicono “dai non fermarti…”.
Oppure salendo per la strada della torre ad Adro e trovare il Signor Gotti che mi urla “ dai, ndom, pedala che te ghe la fet…”. Allora cerchi di pestare sui pedali pensando che poco dopo c’è un pezzo di discesa e posso riprendere fiato.
Ma la cosa piu bella è arrivare al traguardo e non fa niente se non c’è piu nessuno in giro e quelli dell’organizzazione stanno sbaraccando tutto, c’è un dolcissimo musetto da gattina dagli occhi azzurri che mi aspetta e mi grida “Dai ma….”
Per me è il premio più bello, il resto non conta nulla.
Kathy Pitton
mercoledì 23 maggio 2007
Rally dell'oglio
25 febbraio, sei del mattino, sveglia che suona e mi ci vuole un attimo per ricordare il perché mi alzo cosi presto di domenica mattina….ah si, il Rally dell’Oglio.
Tra un po’ arriva Dado con il suo furgone, caricheremo le bike e via, cartina in mano, per raggiungere Casalmorano, Cremona…..non ho idea di dove sia.
La bike è pronta da ieri sera, aveva una gomma a terra, ora è ok. La sacca con le scarpe ed il casco, un cambio ed un paio di borracce e, in fondo, tre cioccolatini, quelli fanno bene all’umore.
Si parte.
C’è il blocco del traffico stamattina, le macchine in giro sono poche anche perché è piuttosto presto; si parla del piu e del meno mentre si viaggia e non penso alla gara, ai sentieri che , probabilmente , saranno fangosi…per di più inizia a piovigginare, speriamo smetta almeno un po’.
Si arriva in fretta, 40 minuti circa.
Il ritiro dei pettorali e dei pacchi gara, prepariamo le bici e noi stessi ma c’è tempo per un caffè, per due chiacchiere con quelli che , come noi, hanno rinunciato a dormire una domenica mattina per assecondare una passione, la mountain bike.
Anche se è solo una passione e l’agonismo lo lasciamo a quelli piu giovani, dentro monta una carica, quel qualche cosa che ti fa battere il cuore più velocemente e ti rende il respiro più corto…è la voglia di correre, la voglia di dare tutto ciò che si ha, di sentirsi “grandi” solo perché si arriva al traguardo.
Via, si parte!
Davanti a me un gruppone di ragazzi, quelli che corrono veloci per arrivare tra i primi, poi parto io, con calma, devo dosare le forze altrimenti le gambe non reggono fino alla fine.
Il terreno è duro, uno sterrato veloce e qua e là le pozzanghere da evitare, ma si viaggia, basta pestare sui pedali e non ascoltare il battito del cuore che si fa rapido ed il respiro che si accorcia.
Su e giù dagli argini, dentro e fuori dalla sabbia che sembra inchiodarti lì e non mollarti,poi ancora su e giù da argini ripidi come pareti con la bike in spalla.
Poi arriva il bosco, uno stretto sentiero che si snoda tra gli alberi che non ti lascia un attimo di respiro, non puoi perdere la concentrazione quando di traverso trovi tronchi da scavalcare e rami da evitare. Ma lo sguardo si perde al di là delle piante, va al fiume sottostante che scorre veloce a cui vorresti affidarti per arrivare prima.
Molti mi sorpassano, altri sono dietro a me, ci si passa la voce, ci si incoraggia…” dai che arrivi, dai…”.
E lo dico anche a me stessa “ …dai Ka, non mollare…”.
Mi raggiunge Dado, era nel gruppo successivo al mio e si continua assieme, fino al traguardo.
Lo passiamo assieme e ci diamo due pacche sulle spalle; il tempo? 1 ora e 40 minuti per 30 Km di sterrati. Non ho idea del mio posto in classifica ma non importa. Ancora una volta mi sono divertita, ancora una volta ho sentito il vento sulla pelle del viso e tra i capelli, ancora una volta ho passato qualche ora con i miei pensieri e con me stessa e mi piace cosi.
Forse non varrà nulla ma noi c’eravamo.
Kathy Pitton
Tra un po’ arriva Dado con il suo furgone, caricheremo le bike e via, cartina in mano, per raggiungere Casalmorano, Cremona…..non ho idea di dove sia.
La bike è pronta da ieri sera, aveva una gomma a terra, ora è ok. La sacca con le scarpe ed il casco, un cambio ed un paio di borracce e, in fondo, tre cioccolatini, quelli fanno bene all’umore.
Si parte.
C’è il blocco del traffico stamattina, le macchine in giro sono poche anche perché è piuttosto presto; si parla del piu e del meno mentre si viaggia e non penso alla gara, ai sentieri che , probabilmente , saranno fangosi…per di più inizia a piovigginare, speriamo smetta almeno un po’.
Si arriva in fretta, 40 minuti circa.
Il ritiro dei pettorali e dei pacchi gara, prepariamo le bici e noi stessi ma c’è tempo per un caffè, per due chiacchiere con quelli che , come noi, hanno rinunciato a dormire una domenica mattina per assecondare una passione, la mountain bike.
Anche se è solo una passione e l’agonismo lo lasciamo a quelli piu giovani, dentro monta una carica, quel qualche cosa che ti fa battere il cuore più velocemente e ti rende il respiro più corto…è la voglia di correre, la voglia di dare tutto ciò che si ha, di sentirsi “grandi” solo perché si arriva al traguardo.
Via, si parte!
Davanti a me un gruppone di ragazzi, quelli che corrono veloci per arrivare tra i primi, poi parto io, con calma, devo dosare le forze altrimenti le gambe non reggono fino alla fine.
Il terreno è duro, uno sterrato veloce e qua e là le pozzanghere da evitare, ma si viaggia, basta pestare sui pedali e non ascoltare il battito del cuore che si fa rapido ed il respiro che si accorcia.
Su e giù dagli argini, dentro e fuori dalla sabbia che sembra inchiodarti lì e non mollarti,poi ancora su e giù da argini ripidi come pareti con la bike in spalla.
Poi arriva il bosco, uno stretto sentiero che si snoda tra gli alberi che non ti lascia un attimo di respiro, non puoi perdere la concentrazione quando di traverso trovi tronchi da scavalcare e rami da evitare. Ma lo sguardo si perde al di là delle piante, va al fiume sottostante che scorre veloce a cui vorresti affidarti per arrivare prima.
Molti mi sorpassano, altri sono dietro a me, ci si passa la voce, ci si incoraggia…” dai che arrivi, dai…”.
E lo dico anche a me stessa “ …dai Ka, non mollare…”.
Mi raggiunge Dado, era nel gruppo successivo al mio e si continua assieme, fino al traguardo.
Lo passiamo assieme e ci diamo due pacche sulle spalle; il tempo? 1 ora e 40 minuti per 30 Km di sterrati. Non ho idea del mio posto in classifica ma non importa. Ancora una volta mi sono divertita, ancora una volta ho sentito il vento sulla pelle del viso e tra i capelli, ancora una volta ho passato qualche ora con i miei pensieri e con me stessa e mi piace cosi.
Forse non varrà nulla ma noi c’eravamo.
Kathy Pitton
Domenica mattina
Domenica mattina.
Li vedi arrivare in Piazza Garibaldi alla spicciolata, chi dal lungolago, chi da Via Campo, qualcuno sbuca da un vicolo, come tanti cavalieri in sella al loro cavallo….. a due ruote.
E partono alla conquista della loro meta, chilometri di strada macinata con costanza, col sudore che scorre dalla fronte ma col sorriso di chi ha fatto di una passione una ragione di vita.
Sono i “ragazzi” del Gruppo Ciclistico Iseo.
Un centinaio quest’anno gli iscritti; la maggior parte del gruppo è composta da stradisti, quelli che vanno veloci su quelle ruote tanto sottili che a volte ti chiedi come fanno a non cadere.
Poi, poco più tardi compaiono i ragazzi delle “ruote grasse”, quelli che tornano sporchi di fango, quelli che la strada asfaltata mal sopportano e, appena vedono un sentiero, vi si buttano a cuor leggero, arrampicandosi come stambecchi, i bikers.
Non puoi non riconoscerli, con le tute rosse e nere, con la scritta Iseo sul petto, con la voglia di correre nelle gambe e la voglia ancora più grande di stare assieme, di condividere qualcosa.
Attivi nel partecipare a raduni e granfondo, da due anni anche organizzatori di gare di mountain bike che, poco a poco, stanno perdendo il carattere locale per diventare provinciali: la Rampigolem, alla sua seconda edizione quest’anno, e la VIgnalonga, prima edizione fortemente voluta ed organizzata da Alberto Gli soni.
Anch’io faccio parte del gruppo dei bikers, sono tra quelli che arrivano dietro a tutti ma arrivo, sempre; e la scritta G.C.I. sul petto, accanto al logo della Società Operaia di Iseo, la porto con piacere.
Kathy Pitton
Li vedi arrivare in Piazza Garibaldi alla spicciolata, chi dal lungolago, chi da Via Campo, qualcuno sbuca da un vicolo, come tanti cavalieri in sella al loro cavallo….. a due ruote.
E partono alla conquista della loro meta, chilometri di strada macinata con costanza, col sudore che scorre dalla fronte ma col sorriso di chi ha fatto di una passione una ragione di vita.
Sono i “ragazzi” del Gruppo Ciclistico Iseo.
Un centinaio quest’anno gli iscritti; la maggior parte del gruppo è composta da stradisti, quelli che vanno veloci su quelle ruote tanto sottili che a volte ti chiedi come fanno a non cadere.
Poi, poco più tardi compaiono i ragazzi delle “ruote grasse”, quelli che tornano sporchi di fango, quelli che la strada asfaltata mal sopportano e, appena vedono un sentiero, vi si buttano a cuor leggero, arrampicandosi come stambecchi, i bikers.
Non puoi non riconoscerli, con le tute rosse e nere, con la scritta Iseo sul petto, con la voglia di correre nelle gambe e la voglia ancora più grande di stare assieme, di condividere qualcosa.
Attivi nel partecipare a raduni e granfondo, da due anni anche organizzatori di gare di mountain bike che, poco a poco, stanno perdendo il carattere locale per diventare provinciali: la Rampigolem, alla sua seconda edizione quest’anno, e la VIgnalonga, prima edizione fortemente voluta ed organizzata da Alberto Gli soni.
Anch’io faccio parte del gruppo dei bikers, sono tra quelli che arrivano dietro a tutti ma arrivo, sempre; e la scritta G.C.I. sul petto, accanto al logo della Società Operaia di Iseo, la porto con piacere.
Kathy Pitton
Iscriviti a:
Post (Atom)