La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


mercoledì 24 ottobre 2012

100 minuti Mtb Maneggio Orsini




E ci siamo, ultima gara del Gliso per il 2012…credo!!!
Si perché lo vedo da qua che gli sta fumando il cervello, e di sicuro ne sta inventando un paio come minimo.

Si parte per Verolanuova alle sette e mezza del mattino, passo in paese a recuperare Dado, carichiamo tutto sul camper e via per una pedalata nel Parco dello Strone.
Si arriva, individuò la stradina che porta al maneggio e mi preoccupo del fatto che il bestione è grande e grosso ed ho sempre paura di non passare o di attaccar dentro in qualche pianta, mando Dado in ricognizione e dopo l’ok, mi avventuro verso lo spiazzo indicatomi, praticamente sono parcheggiata sull incrocio del fettucciato del percorso ma se va bene agli organizzatori va bene anche a me.
Dado è rilassatissimo, tutto felice di on aver dovuto guidare e sebbene sia sempre un po’ preoccupato del fatto che gestisca il camper con disinvoltura, lo vedo sorridere e mi piace sta cosa, il fatto che abbia ripreso a correre e mettersi in gioco, anche se senza tessera e come ciclo amatore.
Un caffè dopo aver ritirato il numero, aspettiamo Luisa e Miriam che oggi fanno squadra con noi ed andiamo a preparare le bike.
Valchiria è ancora sporca dalla mia uscita di ieri pomeriggio dopo due settimane di stop, una settimana in giro per mezza Lombardia con gruppi di tedeschi ed una settimana di magone dopo la morte di un carissimo amico, ma è ora di rimettersi in sella e pedalare anche perché il cicio aumenta e deve andarsene.
Accendo il boiler per avere acqua calda al ritorno ma la spia resta accesa e scopro di aver finito il gas… ussignur!  È una tribolata pazzesca cambiare la bombola, filettatura inglese al contrario ed io non me ne ricordo mai per cui sto un quarto d’ora a smadonnare finché Dado, preso da compassione, non decidere di prendere in mano la situazione e chiavi alla mano mette tutto a posto…..  Ora di corsa a preparare noi stessi e le bike, le nove e mezza arrivano veloci e la nebbia si alza dai campi, spero vivamente che il sole faccia capolino tra poco, con la nebbia ho sempre avuto strane esperienze in gara tipo quella, anni fa sempre da queste parti in cui, in sella, non m i vedevo i piedi ed io sbucavo su dalla nebbia stessa come se fossi un ectoplasma a metà….. ne rido ancora! Era incredibilmente impressionante vedere queste mezze persone che sbucavano solo con la parte alta del busto dalla nebbia ed il resto non lo vedevi ma era stranissimo anche per me che pedalavo perché non sapevo dove diavolo stavo passando, se sulla strada, se vi fossero buche o se magari finiva il sentiero e c’era un fosso.
Comunque pronti via che si parte.
E trecento metri dopo eravamo persi!!!! Robe da matti. Il gruppone davanti a manetta, noi “tranquilli” dietro tanto ci sono quasi due ore di gara da fare e ci troviamo sulla stradina del giro di lancio senza indicazioni, avvolti dal manto bianco impalpabile a cercare l’omino che ci dia indicazioni… e non ero sola stavolta a perdermi, ma Dado, Miriam, io, altri tre ragazzi e quattro accompagnatori in mtb fuori gara.
E gira che ti rigira alla fine, dopo sette km, troviamo un tipo con la Panda bianca ed il giubbino arancione e gli chiediamo indicazioni e lui: “che fif oter che…”!!
E si mette davanti con le frecce lampeggianti a farci da apri pista fino ad incrociare il percorso dove uno dei giudici rilevava i numeri, ci fanno immettere sul circuito e si parte per la gara davvero stavolta.
L’unico neo era che quelli che sopraggiungevano ci chiedevano “ma voi da dove sbucate”?????
Mi sono sentita in colpa senza esserlo, loro avranno sicuramente pensato che avessimo tagliato da qualche parte ma cosi on era.. anzi per inciso abbiamo fatto quasi sei km in più; comunque da li in poi si è pedalato eccome se lo si è fatto!
La formula dei 100  minuti potrà anche sembrare strana ma non è cosi male in fondo, si perché è come se fosse una piccola endurance, uno pedala fin quando al passaggio sotto il traguardo non ti dicono di fermarti oppure se sei lungo il percorso e finisce il tempo ufficiale di gara ti verrà conteggiato l’ultimo giro…insomma una trovata geniale del Gliso, cosi, tanto per movimentare l’ambiente un pochino a fine stagione.
Alla fine di giri ne abbiamo fatto cinque Miriam, Dado ed io mentre Luisa ne ha fatti sei.
Ed il percorso era bello, divertente, un po’ pesantino per le piogge dei giorni precedenti ma non cosi male in fondo e quel bellissimo sentiero nel bosco, tutto da guidare… uno spasso anche per le polente come me. Mi spiace solo per una cosa, mi è capitato di sentire in ritardo le chiamate “destra-sinistra” dei ragazzi che andavano più veloci di me… mi scuso ma con l’orecchio sinistro sordo a volte percepisco più che sentire le voci per cui ragazzi urlate un po più forte la prossima volta.
Premiazioni a gogo, gara e circuito, podio tutto dei Diavoli Rossi al femminile, prima Luisa, seconda Miriam e terza io…. Ed anche nel circuito 4C siamo salite sul podio, seconda io, terza Luisa e quarta Miriam… mica male come giornata autunnale. Se poi si conclude con un pranzo prenotato alcuni giorni prima presso lo stesso agriturismo a base di spiedo praticamente a volontà, buonissimo, seguito da qualche bicchiere di vino in compagnia… beh che dire, viva la mountain bike se questo è il seguito.
Ci siam persi nella nebbia, ci hanno ritrovato, abbiamo pedalato, ci siamo divertiti ed abbiamo concluso la giornata in compagnia di amici che condividono la stessa passione, che dire… meglio di cosi non si poteva no???????
Sempre meglio che passare le domeniche sul divano a polentare…..meglio mangiarla la polenta!!!!
Alla prossima.

domenica 21 ottobre 2012

Ciao Roger


Ci ho messo una settimana per trovare le parole, per cercare dentro di me quello che ora sto scrivendo.
Il dolore ha lasciato il posto alla rassegnazione e la consapevolezza del fatto che non ti vedrò più rende le mie giornate più tristi e lunghe.
Continuo a guardare, qua sulla scrivania, il modulo di iscrizione alla maratona di New York, quella che dovevamo fare assieme tu di corsa ed io in bike accanto a te ma poi, assieme, avevamo deciso che la tua condizione non permetteva che tu corressi più ed allora avevo cercato una sedia a rotelle con i pedali dietro e ti avrei spinto fino all’arrivo perché la maratona io la volevo fare con te amico mio.
Avremmo passato assieme il traguardo, avremmo gioito e pianto, avremmo riso come dei pazzi al passaggio sotto lo striscione ed avremmo vinto la nostra battaglia, assieme, spalla a spalla, come negli ultimi cinque anni ma il destino ci ha messo lo zampino e la lunga battaglia intrapresa l’abbiamo persa, assieme, perché non sono riuscita a passarti la forza di lottare ancora, la stessa forza che fece vincere a me questa stramaledetta guerra contro il nostro corpo che ci si ribella contro, che ci consuma e che, purtroppo, non ti ha lasciato scampo.
Mi si è strappato il cuore quando ti ho visto immobile, nella cinerea colorazione della morte; ho sentito un dolore immenso dentro e lo stesso dolore farsi strada per uscire e trasformarsi in lacrime amare, disperate e silenziose perché il dolore era mio sabato scorso ed è mio tuttora nel silenzio della mia casa.
Credo di non aver mai avuto un amico speciale come te Roger, il tuo sorriso unico e dolcissimo, contagioso quasi, il tuo saper ascoltare e la tua immensa bonta.
Mi hai ascoltata per ore quando avevo il cuore spezzato, senza criticare mai ciò che avevo fatto, ciò che avevo scelto e solo dopo, quando a me era rimasto solo il dolore dell’abbandono hai parlato dicendomi ciò che non avevi mai detto prima perché rispettavi le mie scelte; mi sei stato accanto quando io ho avuto lo scontro frontale con la malattia, odiosa ed infida, ma le tue spalle erano li, accanto a me, pronte a sorreggermi ed aiutarmi a sopportare un dolore fisico cosi grande che mescolato ad un cuore spezzato non volevano darmi pace.
Tu, un angelo con le scarpette da corsa ai piedi, tu un ragazzone della valle che veniva a trovarmi ovunque pur di farmi sorridere.
E quando, poco alla volta, ho rivisto il sole nei miei sentimenti e la lotta contro un nemico oscuro sembrava quasi alla fine tu eri li, presente…
Ricordo gli aperitivi sul lungolago ridendo come dei pazzi alle espressioni strane fatte dai vicini di tavolo che non capivano il nostro parlare in dialetto svizzero, ricordo le serate a casa tua con tuo figlio e Giusy chiacchierando su progetti assurdi ma bellissimi, il progetto del nostro viaggio con il mio camper su per le montagne svizzere con il plauso dei nostri famigliari che scuotevano il capo ma leggevano nello scintillio dei nostri occhi la voglia tutta bambina di scappare a modo nostro.
Ricordi che ora mi tengono compagnia rendendo il tuo addio forse ancora più doloroso.
Tu per me c’eri sempre, a qualunque ora del giorno o della notte.
Tu sei stato, per anni, colui a cui mandavo un sms alla fine di ogni gara per dirti che ero arrivata tutta intera, ultima magari ma intera; tu eri quello che mi spronava a fare ciò che amavo ed amo ancora , la mia mtb, la mia Valchiria, colui che mi diceva: non si molla Kathy, non si molla mai!!!
Tu che hai fatto la Proai Golem tante volte arrivando a braccia alzate, tu che correvi lungo il fiume per allenarti davi forza a me ma io non sono riuscita a passarla a te quando ne hai avuto bisogno.
Quanti progetti avevamo fatto quando eri in ospedale a Como 4 anni fa…
Ma un sms nella notte ha rotto tutto questo lasciandomi solo tanta tristezza.
Per un attimo, in chiesa, un raggio di sole ha rischiarato le pareti ed ho capito che era il tuo modo di dirci addio, in quell’attimo te ne sei volato via.
Vola stela, hai tutto un cielo dove correre ora, hai un universo di stelle da toccare e far brillare con il tuo sorriso.
Vola Roger, io starò qua ancora un po’ cercando di tener fede a quello che ti ho promesso anni fa, non mollare mai.
Correrò per te, ogni singola volta e che arrivi ultima, penultima o a premio sarà per te amico mio, per sempre.

mercoledì 17 ottobre 2012

Granfondo del Riso


Partita per Milano…
Si, alle sei meno un quarto di domenica mattina, dopo la mitica 6h di Urcis perché di andare a casa non ho proprio voglia, sola col gatto sul divano…. Macchè macchè….
Faccio fatica a trovare sto paesino alle porte della metropoli, Carpiano si chiama, esco a Melegnano e gironzolo o attorno finché non intravedo un cartello e mi avvicino al centro.
Capisco di essere al posto giusto quando inizio a vedere ciclisti in mountain bike che girano attorno alle rotonde, parcheggio il bestione a lato strada e mi avvicino alla zona arrivo/ partenza per l’iscrizione.
Dunque non capisco.
Mi dicono Granfondo del Riso….
Tutto piatto, qualche campo che di risaia non sa neppure lontanamente, campi di mais spogli pieni di “scarfoi” come si dice in bresciano ma di riso non ne vedo…
Va beh vediamo dopo.
Facce più o meno conosciute, un amico bergamasco che spunta tra la folla, alcune ragazze che vedo in altre gare di solito ma l’atmosfera è strana, forse perché vengo dalla mitica Urcis dove la festa è la regola ed il pedalare un optional….
Via si parte.
Asfalto, un campo da fare a zig zag nell’erba, segue strada bianca che finisce in un campo gia tagliato con i tipici spuntoni del mais, un sentiero lungo un ruscello, un paio di passaggi su asfalto, un argine ed un altro campo….
Dopo il primo giro mi ero già rotta i maroni.
Allora io vado piano e va bene, che mi superino pure tanto mi frega un cavolo, ma che arrivi il campione di turno e mi dica “cazzo ci fai qua” quando lui crede di essere ai mondiali mentre invece è nella campagna milanese e Fontana and Co. sono da qualche parte in Europa a fare gli europei mi fa pensare che stavo meglio ieri a Barco, dove sport ed agonismo si miscelano con lealtà e divertimento, senza troppe menate del tipo “io son bravo e tu tirati da parte”!.
Di giri ne ho fatti tre cioè fin quando i giudici di gara mi hanno fermato perché la gara era finita, me ne sono andata al camper, fatto la mia doccia calda e son tornata al ristoro per mangiare qualche cosa, salutare un paio di persone ed andarmene senza vedere neppure una risaia…
Ah una cosa… ma le gran fondo non sono a giro unico o al massimo due tipo la gara di Pomponesco o la Aironbike dei miei amici di Guastalla?
Sei giri nei campi sono al massimo una Xc…..
Sono una rompimaroni lo so…..
Ma oggi mi gira cosi

martedì 16 ottobre 2012

Urca la Urcis 2012




Eccola qua la mia gara preferita, quella che aspetto dall’inizio della stagione e che ogni anno diventa più simpatica.
Quella che ha il ristoro con la birra ala spina, che mi fa crepare dal ridere, dove se c’è il guado è un tuffo dietro l’altro e se non c’è quello trovi il sabbione dove ti impantani e non ce ne vieni fuori se non a spinta.
Oppure trovi la variante alla Charlye che un anno è in salita e l’anno dopo te la ritrovi, in discesa però e tutti i tuoi preparativi per farla come si deve vanno a Patrasso; ma resta una certezza, ci si diverte!!!!
Ed allora aspetti che sul sito compaia il semaforo verde, mandi la mail di iscrizione e corri in banca per versare il dovuto e controlli la votazione ----- si perché sti ragazzi qua ti fanno anche scegliere che tipo di gara vuoi, se di giorno o di sera o la variante meta e meta e sarà quest’ultima stavolta che ci terrà impegnati per sei ore in sella, una day and night new style.
Raggiungo Barco il venerdì sera, parcheggio a 200 metri dalla zona cambio e praticamente a dieci metri dal percorso e mi avvio a piedi verso il tendone dove si svolge cena/pranzo e ristoro ed eccola li la compagnia al completo, Ivan, Charlye e famiglia e tutti gli altri “ragazzi” dell’organizzazione, raggiunti poco dopo da Ilario con la sua inseparabile cagnetta.
E mi siedo con loro per la cena, come ogni anno, due chiacchiere tra un panino e salamella ed una patatina, una birra alla spina e due risate.
E’ bello sentirsi a casa.
E poi me ne vado a dormire, serena e tranquilla, in attesa del mattino successivo e della partenza.
Colazione in solitaria con l’aria che già freme per la gente che va e viene, ciclisti e non che si aggirano per il campo, tutti in attesa delle 15 e della partenza ufficiale della gara.
Io in solitaria come sempre, Luisa, Miriam e Giusy in squadra a tre, i due Michele, Gianotti e Quaranta, in compagnia di un loro amico in un'altra squadra, un sacco di amici in giro e la simpatia di chi, come Giuseppe Frumento, che ad ogni passaggio mi urla Iseooooooooo.
Che bel mondo.
Numero attaccato, giro di prova no grazie tanto in sei ore ho voglia di passarci, due caffe, un piatto di pasta, ci scappa anche un gelato ed alle 15 in punto via che si parte correndo a piedi per il campo cosi tanto per scaldarci un po’….
Correre per me è complicato con le scarpe da ciclista, me la prendo comoda ed inforco Valchiria e via che si parte.
Al contrario rispetto allo scorso anno ma il giro è lo stesso, quello che da anni faccio e rifaccio volentieri, il lungofiume, il lunghissimo single track nel bosco e le strade bianche li attorno, qualche pozzanghera gigante ma è bello, tanto divertente, come sempre del resto.
Ed il tempo passa inesorabile ma la calma sta di casa nel mio Dna e va benissimo cosi, mi guardo attorno e pedalo.
Ad uno dei passaggi poco dopo la zona cambio mi fermo a guardare la gara dei piccoli, ci sono tre dei nostri Diavoletti Rossi in gara e li incito…… ma sono in gara anche io e seppur con calma riparto con loro che prima mi danno un bacio sulla guancia… …i miei cuccioli!!!
Alle sei monto i fari e riparto.
Ma i miei occhi non vanno molto d’accordo con la notte nel bosco e le ombre date dai fasci di luce spesso mi ingannano e decido di mollare tutto quando mi trovo abbracciata ad un albero.
Decido di fermarmi al ristoro, bermi la birra alla spina tanto è l’ultimo giro per me e tornare verso il traguardo, la mia sei ore finisce a 5 ore ed un quarto.
Nel frattempo è arrivato Dado a fare il tifo.
Doccia al camper e poi assieme ad aspettare Giusy che sta facendo l’ultimo giro riuscendo nell’intento di mantenere il primato per la squadra conquistato l’anno scorso.
Ed alla fine eccola sbucare dal cortile del castello di Barco, ultimo tratto del percorso, cotta e stravolta per aver dato tutto fino alla fine.
Ed inizia la festa.
Le premiazioni tardissimo rispetto allo scorso anno, lo spiedo buonissimo come sempre e la compagnia eccellente come ogni volta fanno arrivare l’una di notte in un lampo e mentre tutti tornano a casa io mi avvicino alla casetta su ruote e mi metto a dormire…
O meglio cerco di farlo….
Ma alle tre di notte sono ancora sveglia e non c’è verso di riuscire a chiudere gli occhi per cui decido di preparare il camper per la partenza e di vestirmi, farmi un caffè super concentrato e di partire…
Sono le sei del mattino, destinazione Milano…….

giovedì 4 ottobre 2012

Una Gimondi in meno...

L ho sentita sulla pelle per anni, dieci per la precisione, cavalcata con rabbia, arrivata ferita, stanca ed infangata, lacrime sulle guance o un sorriso sulle labbra....
L ho amata, odiata, subita, l ho fatta con rabbia e con piacere, ho vinto la paura della discesa e la stessa discesa mi ha lasciato i segni sul corpo, insomma l'ho vissuta fino in fondo, fino al punto di dire basta.
Viverla da fuori è stato diverso, strano.
Le cose cambiano nel corso degli anni, la vita stessa ti fa cambiare, cambiano gli amori che probabilmente amori non erano, le passioni si affievoliscono o si indirizzano da un altra parte e tu ti trovi a vedere con  occhi completamente diversi quello che, anni prima, era cosi importante da farti litigare pur di essere presente, pur di far parte di questa cosa, di questo evento, passare in piazza in sella diventa pian piano bello si ma meno importante.
Per dieci anni ho sentito il cuore battere forte al mattino, arrivare in griglia due ore prima perchè dovevo essere li tra tutti gli altri, ed emozionarmi quando lo sparo rompeva l'aria e dava il via lungo la strada che porta in Piazza Garibaldi e da li salire, arrivando tre o quattro ore dopo a ripassare per quella piazza con la gente che ti guardava strano oppure ti applaudiva.
Mi è mancata stavolta, tanto.
Ho avuto il magone sia il sabato che la domenica mattina quando sono stata allo stand con i compagni di squadra, gli stessi compagni che nel corso degli anni sono cambiati piu volte, una prima volta andandosene in una squadra corse nuova, vari cambiamenti che lasciano un pò di sconcerto ed amaro in bocca ed ora, una seconda ondata che se ne va... per giusta causa in fondo, noi non possiamo "dare" ciò che loro cercano oppure vogliono e posso augurare loro solo tanta fortuna.
Spero solo che le amicizie restino e no succeda come già successo tempo fa che ti incontrino e sia occasione solo per criticare o prendere in giro.
Ognuno fa le sue scelte, io ho fatto le mie.
Ho passato la mattinata a correre da un punto all'altro del percorso gara, facendo foto, incitando i ragazzi ed alla fine me ne sono tornata a casa di corsa dopo aver visto la scalata alla Madonna del Corno sporca di fango e con tanti chilometri nelle gambe che se facevo la gara ne facevo di meno....
Al lavoro nel pomeriggio ripensando alle sensazioni forse perdute, alle amicizie diventate importanti nel corso degli anni oppure agli amici persi proprio per colpa di questa passione per le ruote grasse.
Ma credo che quello che mi mancherà di più era fare questa gara con la presenza di qualcuno accanto, un amico speciale, due occhi che ancora rivedo quando penso al passato e che mi mettono malinconia.
Ho tanti altri amici che pedalano con me, Dado in particolare che mi sopporta da 40 anni (o forse ci sopportiamo a vicenda) e con loro farò ancora migliaia di chilometri in giro per il mondo ma la Gimondi era quella cosa  unica perchè a casa, ma ho saputo dire no a ciò che è cambiato troppo nel corso del tempo e che ora non fa più per me.