La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 28 settembre 2008

Una Gimondi all’anno…..

Non trovo la rima per continuare.
Passato velocemente quest’anno ed ecco l’appuntamento di casa, quello a cui non puoi mancare ma se inizio a scrivere dalla fine della giornata la giornata stessa non sembrerà un gran che visto l’epilogo.
Non risulto in classifica ed è una rabbia sorda quella che ho dentro: il mio posto, anche se tra gli ultimi mi spetta, è mio e lo voglio ad ogni costo.
Ero cosi contenta ieri sera, finito il lavoro tardi sono passata dal palazzetto dello sport e già sentivo nell’aria il suono della giornata di oggi, i colori delle bandiere sventolare al vento, il vocio delle persone a guardare curiosi i bikers che scorrazzano per il paese a scaldare le gambe… E l’alba arriva veloce, il preparare tutto ciò che serve, il mangiare quello che credi possa aiutare a reggere meglio la fatica ed è già ora di uscire di casa in bike ed avvicinarsi al paese.

L’incontrare visi noti e volti sconosciuti, in chiamarsi ed incitarsi che fa salire l’adrenalina e ti fa sorridere.
Un caffè al bar con gli amici e via, le foto di rito e le dieci si avvicinano presto e la prima griglia è già schierata ed allora entri, tanto sai che i dieci minuti in più o in meno di riscaldamento non ti cambieranno le cose ed in griglia scambi quattro chiacchiere con gli amici, Natale mi urla un saluto e pronti via tra due ali di folla fino in piazza e poi su dai che si inizia a salire.
E’ da stamattina che sento un rumorino strano, anche Dado e Zambo me lo hanno fatto notare, e, purtroppo, mi rendo conto che la ruota davanti è leggermente frenata… cosa diavolo faccio ora? Non so che fare e decido di continuare.
Beh…un agonia arrivare su al canalone!
Mi toccava spingere rapporti diversi per riuscire a salire in scioltezza e sono arrivata esausta.
Quante volte ho provato e riprovato la Gimondi quest’anno! Su e giù da Polaveno fino a riuscire a fare un tempo per me fantastico, quasi 20 minuti in meno della prima salita anni fa.
Quanti km ho macinato per riuscire una volta a fare bella figura nella gara di casa e tutto va a rotoli per uno stupido pistoncino che rompe le scatole sul disco del freno e mi rallenta si perché vado cosi veloce di solito…. Che scatole.
Il canalone è sempre la mia Nemesi e lo faccio piano anche se a furia di riprovarlo ormai lo conosco come le mie tasche…cosi non è per quel ragazzo che ha finito la sua gara proprio li, con danni notevoli e mi dispiace proprio tanto.
Il vedere tutti quegli addetti della croce rossa attorno a lui, il suo viso insanguinato, la posizione innaturale delle gambe…santo cielo ragazzi ma andate piano!!! Potete correre quanto volete appena più giù, potete volare se lo volete davvero ma qua…
Non vale la pena rovinarsi la vita in quella che dovrebbe essere una stupenda giornata di sport e di sole.
Via ora, pianura e vigneti ma è dura spingere una bike con una ruota che gira sempre meno; sono stanchissima e presto i crampi si fanno sentire. Meno male che il ristoro di Passirano arriva ed anche l’assistenza meccanica: Gotti Junior in due minuti mette tutto a posto e mi dice “devi averne fatta di fatica”!!!
Si tanta ma adesso è ok.
Ed arriva Monterossa: lo scorso anno era stata durissima col fango mentre stavolta la trovo veramente bella… i ragazzi all’inizio della prova speciale ridono quando dico loro che la faccio a piedi ed anche all’uscita del fettucciato mi sorridono e mi avvisano che gli ultimi sono ancora al ristoro…wow, tra gli ultimi del gruppo sono in testa allora! Ed ecco la discesa nel vigneto e la fine della speciale, il tecnico armeggia col tappetino dicendomi che c’è un chiodo.
Via di nuovo tra i campi e presto ecco la seconda prova speciale, a Monterotondo: entro nel fettucciato ed inizio a girare mente i tecnici prendono il sole, diavolo sono proprio in solitaria ormai….un Katyyyyyyy arriva dalla strada: è Natale Reboldi che ha finito la gara in un tempo strepitoso e mi fa compagnia per tutto il tracciato.
Che forte che è, vorrei avere la sua birra addosso ed ho 20 anni meno di lui.
Mi augura un buon fine gara e parte, andrà a casa in bike e credo abbia un sacco di km da fare ancora, praticamente fa scarico appena dopo la gara. Un fenomeno quell’uomo.
Via per la Madonna del Corno; un addetto della protezione civile mi avvisa che forse hanno già chiuso il cancello orario ma l’unico modo per saperlo è arrivare la e vedere…il tappetino c’è ma non il tecnico, passougualmente ed inizio la salire, un po’ in bike ed un po’ a piedi ed arrivo in cima ed inizio a scendere e giu fino in paese e poi in piazza e poi al traguardo col mio braccio alzato e le lacrime agli occhi come sempre quando sento il mio nome ed il mio numero, F 15.
E Dado e Dante e mia figlia ad aspettarmi, gli altri ragazzi della squadra e gli amici e quella festa che amo al di là di ogni cosa, della fatica e del sudore e dei muscoli che fanno un male cane.
Pasta party ed il piacere di scoprire che come gruppo abbiamo vinto 100 kg di pasta…mamma quanto pesano i sacchi!!!!
Sono già la tre, giro la bike verso casa contenta come sempre: mi aspetta una doccia calda e l’aspettare le classifiche, sarò tra gli ultimi ma non importa….
Invece no.
Non so perché ma non risulto in classifica, neppure nelle prove intermedie e la cosa mi fa imbestialire fino a farmi venire mal di stomaco.
Io non ho mai tagliato una gara nella mia vita, non m’importa arrivare ultima perché esiste un primo solo se ci sono quelli come me!!!!!
Quelli che si fanno in quattro per riuscire ad allenarsi di notte o al mattino presto magari quando fa un freddo cane o piove ma se non si può diversamente lo si fa con la passione unica di chi ama davvero questo sport; di quelle persone che pensano ancora che uno sport come la mountain bike possa cambiarti la vita solo in meglio, insegnandoti ad amare davvero la natura e ad apprezzare un bel panorama, un bel tramonto ed un alba sul lago.
Di quelle persone che pensano ancora e sempre più intensamente che la bike possa anche salvarti la vita se davvero lo vuoi ed allora combatti contro le salite più toste e se arrivi in cima senza fiato sarai contento perché avrai ancora quel poco di fiato per fare wow quando guarderai giù e ti renderai conto di dove sarai arrivato, e se i muscoli urleranno sarai contento di sentire quel dolore perché significa che le gambe funzionano, che il cuore batte nel tuo petto come un tamburo di guerra, la tua guerra e che vincerai ogni singola volta, solo per te stesso!!
Kathy Pitton

lunedì 1 settembre 2008

South Garda bike e una nuova Diavolina rossa…



31 agosto, seconda edizione della South Garda bike.
Lo scorso anno me l’ero persa per questioni di lavoro ma quest’anno mi sono scritta ancora alla fine di giugno ed oltre a Dado che fa parte del mio mondo in bike da tempo, una gradevole novità mi fa sorridere: Elsa cavalcherà Pendragon , la mia “vecchia” bike per la sua prima gara in mtb…
Non una gara vera e propria ma dovrà in ogni caso fare quasi 20 km con qualche salitella qua e la.
E’ bello vederla alle prese con la maglia della squadra al mattino presto, le borracce ed il casco nella sua sacca e sul furgone di Dado saranno 6 le bike da caricare.
Via che si parte, un’ora in macchina e Medole arriva presto e anche il colore dei bikers già in giro il mattino presto, i parcheggi pieni di camper e furgoni e biciclette dappertutto.
Parcheggiamo vicino al campo sportivo con le docce dietro l’angolo, all’arrivo sarà comodo averle lì a portata di mano e con piacere sento la voce di Giorgio e Silvia che mi chiamano per un saluto. Visi conosciuti ovunque, i ragazzi dello Sculazzo li riconosco da lontano per il colore scuro della maglia, il tempo passa veloce tra un saluto e l’altro.
Cerchiamo la segreteria per regolare le solite procedure d’iscrizione ma non riesco a trovare il mio nome nell’elenco degli iscritti, meno male che tengo sempre tutti i documenti da parte; devo aspettare che arrivi qualcuno dell’organizzazione per sistemare questo disguido e mi pare proprio strano visto che Dado risulta regolarmente iscritto e l’iscrizione l’abbiamo fatta assieme. Va beh, a posto lo stesso, mi danno un numero altissimo ma va bene cosi, avevo comunque deciso di fare la middle; capirò solo all’arrivo che mi hanno messo tra gli escursionisti e mi dispiace un po’ non essere nella mia categoria, la MW2… va bene cosi, velleità agonistiche non ne ho, voglio solo divertirmi pedalando.
Torniamo al parcheggio per preparare le bike e mi sento chiamare… un viso che conosco ma il nome mi sfugge.
Un vecchio compagno di studi che ha iniziato da poco ad andare in bici, si lancia nell’impresa della Marathon da 60 km, bravo!!! Due parole, un in bocca al lupo e ci si vede alla prossima.
Tattica di gara? Praticamente nessuna, solo la voglia di misurarmi come sempre con me stessa, il tagliare il traguardo come traguardo personale e null’altro, la voglia di sentire che i muscoli reagiscono alle sollecitazioni e, soprattutto, godermi il paesaggio.
Girando tra le vie del centro storico un'altra voce mi chiama: un piacere immenso conoscere finalmente Natale, un 67enne in splendida forma che vola sulle ruote della mtb come un giovanotto!!
Cavolo pero, ho ancora 20 anni di tempo per fare il giro del mondo un paio di volte almeno in bici, deve essere bellissimo a quel età avere ancora voglia di mettersi in gioco.
Dai, si fa sul serio ora, Elsa sta girando qua attorno con gli altri per scaldarsi, le chiedo di avvicinarsi e la voglia di darle un buffetto sulla guancia rivela tutta la mia parte “mammesca” e vederla stare in sella cosi naturalmente mi fa sentire bene, sarà anche orgoglio di mamma ma non so che farci.
In griglia sono già tutti schierati, le dieci si avvicinano e l’energia nell’aria si sente, palpabile come sempre…bang parte la marathon…..bang e parte la middle…..
Km in pianura, veloci come il vento, un polverone che non vi dico, qualche passaggio su asfalto e di nuovo strada bianca e poco alla volta si avvicina la prima salita, quella che porta al Radar della Nato… incrocio Silvia e Giorgio, stanno tornando in dietro, deve essere successo qualche cosa, di solito non mollano mai, mi dispiace ragazzi. La salita non è lunghissima ma si sente nelle gambe, il gruppone si è già allungato e sono nelle retrovie come sempre ma le gambe girano e affronto la salita senza fretta e poi giù per la discesa e via tra stradine di campagna e sentieri.
Bella mi piace, il percorso e un susseguirsi di cambi di ritmo, mai monotono, non troppo tosto ma neppure facile; veloce, stramaledettamente veloce quello si.
Eccola la Rocca di Solferino, passiamo all’interno, non l’avevo mai vista, bella davvero e poi giù sulla strada per poi risalire in un bosco.
Uno stupendo toboga tra le piante, mi sembra di essere sulle montagne russe, viaggio veloce e mi diverto da matti.
A quel punto il percorso incrocia la marathon e gli Elite stanno arrivando e devi dar strada e non voglio stare in mezzo a rompere le scatole quindi alcuni sentieri li faccio in parte a piedi per lasciarli passare, sono talmente veloci sti ragazzi.
Si scende e si torna su strada poi via velocemente fino al traguardo che passo a braccia alzate, lo faccio sempre perché vinco ogni volta che sento il bip bip del chip che segna il mio tempo. Piano mi avvicino al parcheggio e sono tutti lì ad aspettarmi e la mia ragazzina mi dice che si è divertita, che le è piaciuto, che siamo tutti matti ma che è bello stare in mezzo a noi: una nuova diavolina rossa!!!!
Doccia calda per lavare via la fatica e la polvere ( e quella è davvero tanta) poi via al pasta party che diventa un anguria party e li, seduti, scambiamo quattro chiacchiere con gli altri lì attorno.
Aspetto le classifiche e sarà a questo punto che scoprirò di essere nella categoria escursionisti; poco male, fa lo stesso, non sono ultima e risulto terza in questa categoria.
Il mio premio? L’aver passato una bella giornata in bike, l’aver avuto il piacere di rivedere vecchi amici, l’aver visto mia figlia muoversi in bici come se fosse la cosa che ha sempre fatto fin dalla nascita, l’aver passato un attimo seduti allo stesso tavolo con Paola e Marino del team Sculazzo, l’aver rivisto Elena Zappa dopo la brutta caduta a Pomponesco più in forma che mai…..
Insomma l’essere stata ancora una volta, per un giorno intero, nel mondo della Mtb.
E volerci tornare ancora.

Kathy Pitton