La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


giovedì 30 luglio 2009

Mi noleggi una lattina di Coca Cola?


Ve beh che il lavoro scarseggia, bene anche industriarsi in qualche attività alternativa, ma il noleggio delle bibite poi...... e se poi la bevi tutta come la restituisci?
Girando in bike ne vedi proprio di tutti i colori!!

sabato 25 luglio 2009

Rampinight…..a volte ritornano!!


Il nome racconta la sua storia da solo e cosa vuoi che sia se non un arrampicata di notte su ruote grasse.
Ritorno al crossodromo del Galaello di Preseglie dopo due anni ben sapendo che non è facile, che le salite sono toste e che le discese ti invogliano a lasciar correre le ruote della mtb ma il chiaro scuro dato dalla notte imminente invita alla prudenza, ma la voglia di riprovarci è grande e visto che i compagni di squadra mi assecondano, alle sei e mezza di sera siamo ad arrampicarci nei tornanti che dalla Val Trompia passano alla Val Sabbia.
Verifica tessere, numero 231 su Valchiria e mi siedo ad aspettare, non scaldo le gambe, so già che non servirebbe, sarei in panne senza fiato ancor prima di iniziare.
Dado mi riempie di urlacci dopo aver visto la salita alla partenza e, sinceramente, strabuzzo gli occhi anche io… non era cosi nel 2007!
Accidenti, sembra la rampa di lancio di Stargate, altro che partenza in salita.
Arriva anche Zambo con la tribu al seguito, scambio di battute più per tirar su il morale che altro e via in griglia modello motocross, tutti schierati a fianco l’uno dell’altro ad attendere il via dei giudici: otto in punto via che si parte!
Cento metri e piedi a terra, alcuni salgono di traverso su quel muro di terra rossa, altri cadono, moltissimi come me a spinta fino in cima poi giu a capofitto fino alla strada e di nuovo a salire per strade sterrate, un susseguirsi di saliscendi nel bosco.
Il caldo torrido di questi giorni non aiuta di certo ed anche quel poco d’aria sembra arroventata o forse sono solo i miei kg da tirar su in salita che si fanno sentire ma non mi fermo ed anche se sono già in fondo al gruppone, prendo il mio passo e dove non arrivo in sella vado a spinta.
Qualche battuta dalle persona accanto al percorso, le ascolto e sorrido perche’ loro vedono una old lady che fa fatica ma non vanno al di là delle apparenze, dietro alla fatica c’è il piacere di fare ciò che mi piace e niente altro.
Inizia finalmente la discesa e lascio correre le ruote e mi guardo attorno, ascolto la musica che arriva dalle cuffie del mio ipod e vado avanti, tra strappetti da togliere il fiato e discese tecniche poco dopo.
Vedo un biker in difficoltà e mi dispiace scoprire che è Giorgio Pasotti, un grosso problema con la rotula gli impedisce di terminare la sua gara e torna al traguardo a piedi; gli chiedo se serve aiuto, se vuole assistenza ma mi spinge avanti con un “cuidado querida” , stai attenta….. e’ la nostra regola non scritta, parlarci in spagnolo.
Lo vedo tranquillo anche se dolorante per cui riparto e vedo verso il traguardo.
Man mano che mi superano i ragazzi cerco di non stare in mezzo al sentiero, loro lottano per le posizioni di testa ed è giusto sia cosi per cui mi fermo alcune volte in punti del percorso particolarmente stretti pur di non intralciare e ecco che pof mi cade qualche cosa davanti al viso e mi rendo conto che è una lente degli occhiali! Accidenti, già sono una talpa di mio,se poi non ho le lenti sono praticamente al buio.
Proseguo ed in alcuni casi vado proprio a memoria, seguo gli altri finche riesco poi piano piano scendo fino alla strada asfaltata ed è piu facile vedere ora fuori dal bosco… meno male, iniziavo ad essere veramente preoccupata.
Lampi all’orizzonte sembrano promettere un po di pioggia e frescura in questa torrida e strana estate, qualche tuono brontola in lontananza ed eccolo il motodromo e l’arrivo e la fine della mia fatica.
Dado ad aspettarmi, tante altre persone da salutare, la moglie di Zambo che mi rincorre e dice “Brava”!!!!! insomma…… mica tanto brava, ho fatto un giro su due, doppiata per cui, come da regolamento, fermata alla fine del giro ma in fondo lo sapevo fin dalla partenza che più di cosi non avrei fatto, tanto per me l’importante è arrivare in fondo, è stato un piccolo viaggio stavolta ma piacevole come sempre.
Un cambio veloce, riconsegnare i numeri e ritirare il pacco gara, un litro d’acqua per calmare l’arsura ed il meritato panino con salamela come cena in attesa delle classifiche che per me saranno una sorpresa: sette donne amatori iscritte ma solo tre all’arrivo e quando Mauro i dice che sono prima MW2 gli dico di non prendermi in giro!!!
Invece è vero e sinceramente ancora adesso non ci credo.
Dado ed io ci scateniamo nel Karaoke con una canzone di Battisti: 10 ragazze per meeeeeeeee posson bastare, 10 ragazze per me, voglio dimenticare ……..e lui balla pure il twist.
Una coppia di matti insomma, ma matti allegri bene però!
Guardo le altre premiazioni, batto le mani e poi chiamano anche me e ricevo il mio premio con tanto di foto ricordo assieme al Dottor Formenti, una foto che finirà dritta nel mio album dei ricordi speciali.
Iniziano le prime gocce di pioggia, giusto il tempo di salire sul furgone e si scatena un diluvio con vento fortissimo, bufera che ci accompagnerà fin quasi a casa.
Sulla strada per Polaveno sembra di stare nel film di Dracula, una nebbia fitta si leva dall’asfalto arroventato dalle giornate di sole a picco ed ora bagnate dalla pioggia ed è un peccato vedere tutte le ghirlande di fiori di carta delle varie contrade per il Palio delle Oche, pendere mestamente dalle piante e dai balconi, come se si fossero sciolte con il diluvio.
Ed ecco la splendida vista notturna sul lago, il nostro lago, mille luci che si specchiano nell’acqua e che sono come il richiamo della foresta per me: casa.
Ma prima una sosta da Sandro per l’ultimo caffe e per due chiacchiere sulla nostra avventura su ruote, la solita presa in giro del “ ma dove andate voi due….. mica ora di smettere….”
Per stare a casa a fare cosa? Le parole incrociate del Corriere?
Avrò tempo per farle…..
A casa metto i fiori in un vaso, il premio sul tavolo della cucina, Valchiria nel suo angolo in taverna e mi siedo un attimo a pensare: anche se non mi avessero premiata, è stato bello ritornate a fare la Rampinight.
Alla prossima ragazzi.

Kathy Pitton

lunedì 20 luglio 2009


Qualche volta è bello girare senza una meta precisa, fermarsi a fare due foto ad un bel panorama oppure a fare due chiacchiere con un anziano a bordo lago....
Non sempre è una gara ma solo il puro piacere di viaggiare su due ruote.

domenica 12 luglio 2009

Cross country in Maddalena


E’ qua dietro l’angolo, a mezz’ora di strada e come faccio a non andare?
Eppoi di sabato fatico meno a prendere mezza giornata di ferie, coinvolgo mezzo gruppo e ci si iscrive alla prima edizione Xc Maddalena organizzata dai ragazzi delle giubbe rosse dell MBO, i bikers piu eleganti del bresciano.
Zamboni l’ha provata alcuni giorni fa e , tranquillo mi dice: “ no dai, facile, qualche strappetto…”
Se lo prendo lo faccio fuori a morsi, quasi mi viene un colpo quando ho visto i sentieri da fare in salita e discesa ma ormai siamo in ballo e quando inizio qualche cosa la voglio finire e via che si parte alle tre verso la città e poi su per il Colle della Maddalena.
Parcheggiare già non è facile nonostante sia presto, un sacco di gente ha deciso di passare un pomeriggio su questa montagna cittadina, ci sono gli stand gastronomici, le bancarelle dei dolci, un po di musica, un’aria di festa che rende il pomeriggio allegro e rilassante.
Ritiro del numero, un saluto agli amici, un bacio a Raffaella e ci si prepara per scaldare un poco le gambe; arriva anche Zambo e si parte cercando di capire da dove passa la gara, di certo si sale e sale e sale…..
Non ero mai salita quassù e mi attira una strana costruzione in legno protesa verso la valle: la rampa di lancio per parapendio e deltaplani… bello ripensare ai miei voli dal monte sopra Sale Marasino verso il lago, nessuna rampa per lanciarti ma solo i dirupi della montagna che sovrasta il Sebino e che voglia di tornare a volare sopra il mio lago senza l’ausilio di un motore.
Quanta nostalgia di quel tempo ma ho riposto le vele ormai da anni e le due ruote mi regalano comunque emozioni, forse meno forti, ma altrettanto gratificanti.
Tanti bikers in allenamento e tra loro Carlo Manfredi Zaglio che, passandomi accanto, si ferma e mi saluta ridendo per la menzione nell’articolo della Vignalonga…articolo……dai, non sono un giornalista, scrivo solo racconti e dentro ad essi trovi quello che sento pedalando tra i boschi, guardandomi attorno ed ascoltando, non parole ma sensazioni e trovando in esse piacere e consapevolezza.
Mi fa piacere comunque, moltissimo, sapere che alcune persone leggono quanto scrivo e sorrido anche quando, non conoscendomi, si trovano di fronte questa old lady che tutto pare meno che una ciclista e mi chiedono: Ma sei tu Kathy?
Si sono io Kathy, quella che si mette in fondo al gruppo in partenza per non intralciare i ragazzi che viaggiano alla grande, che ride per farsi coraggio nel vedere la salita in partenza e che arriva alla fine del giro di lancio pensando di fermarsi ma che poi non lo fa e va avanti lo stesso anche se, in quel sentiero nel bosco in discesa, decide di scendere e farla a piedi perché il “pelo” l’ha lasciato a casa ed ha un po’ di strizza ed urla al compagno Dado di aspettarla in fondo.
Noi siamo quelli che si fermano se qualcuno ha bucato e gli diamo il fast e le bombolette e diamo una mano se qualcuno cade, la posizione in classifica poco conta in fondo, basta finirla.
Quando poi il fondo non è piu scivoloso e risalgo in sella, arrivano i primi e come si fa ad intralciare ed allora ti metti da parte e cerchi di farti piccola e non rompere le scatole e lasciarli passare, loro lottano per le prime posizioni, io mi guardo attorno.
Alcuni pezzi nel bosco sono veramente divertenti, sembra un ottovolante ed è proprio bello lasciare scivolare la bike verso i dossi posti poco dopo, lo slalom tra le piante fino alle salite che faccio rigorosamente a spinta.
Alcuni mi passano accanto e salutano e non sempre riconosco la maglia e mi dispiace non poter dare loro un nome oltre ad un volto ma loro mi chiamano per nome e quel “dai non mollare” mi accarezza le orecchie e penso che si che arrivo e non mollo, devo arrivare in fondo, il resto poco importa!
Qualcuno magari pensa “ma perché lo fa?”
Non esiste un perché, è solo il mio essere me stessa, in fondo non chiedo nulla se non il lasciarmi fare ciò che mi piace, il coltivare la mia passione.
So anche che ad ogni gara, quando la chiudo nelle retrovie, devo ringraziare quei ragazzi in moto che mi seguono con pazienza o quei ciclisti che fanno il fine corsa e che terminano la gara con me, ed è un grazie sincero e grandissimo davvero.
Fine dei sentieri e su per la strada asfaltata, ultimi metri di ciotoli ed ecco il traguardo, il viso dei miei compagni di squadra ad aspettarmi, le fette di anguria, la bike gettata sull erba e le chiacchiere tutti assieme.
Una doccia molto rustica utilizzando una tanica d’acqua sul furgone con Dado che fa la doccia praticamente accanto all’ambulanza e poi di corsa al party… salamine alla brace e coca cola, seduti sulla scalinata di cemento assieme a tanti altri ciclisti ad attendere le premiazioni e qua si ride perché mi premiano come quinta arrivata della categoria femminile, nonostante abbia fatto solo un giro di lancio ed un giro completo: un pacco regalo fornitissimo ed una stupenda rosa.
Ma quello che mi ha lasciato senza parole è stata la presentazione di Alfio, lo speaker ufficiale della gara che mi ha definita “la musa ispiratrice, con i suoi racconti, di tanti bikers…”
Non ho mai neppure lontanamente pensato di poter ispirare alcun che, so solo che è stato bello sentirsi dire da alcune persone che hanno iniziato ad andare in mountain bike dopo aver letto alcuni miei racconti perché questa è una vittoria ma non mia, ma dello sport, quello vero, quello praticato per passione e con amore.
Qualche volta lo sport può aiutarti ad uscire da un tunnel lungo e scuro e ridarti voglia di vivere e sorridere, può salvarti la vita nel vero senso del termine.
Per cui ragazzi rassegnatevi ad avere attorno, nelle gare in mtb, questa old lady che vi lascerà strada ogni qual volta dobbiate passare, basta dirlo….
Alla prossima ragazzi
Kathy Pitton

lunedì 6 luglio 2009

Rampigolem: UN grazie a tutti!!



Organizzare una gara non è facile, tanto meno una gara in mtb in una zona piuttosto impervia, bellissima ed unica a decisamente fuori mano.
Per la prima volta ho toccato personalmente la fatica “mentale” di pensare a come rendere appetibile una competizione dove la fatica la fa da padrone, dove nulla è facile e dove, se sbagli qualche cosa, il tuo lavoro va perso.
Coinvolta dall’organizzatore ed ideatore in persona, Gabriele Bianchin, mi sono occupata della parte mediatica, delle comunicazioni alla stampa e sul web e del reperire parte dei premi e dei pacchi gara, nello specifico il vino in Franciacorta, decisamente la parte più facile e meno pesante visto il grande lavoro svolto dai ragazzi con picconi e pala a spianare la slavina che ha rovinato parte del percorso quasi al Gpm.
Ho cosi avuto modo di vedere l’altra parte della barricata, quella che di solito chi corre non valuta, quella che quando sei in griglia di partenza ed attendi lo start da parte dei giudici non vedi e, forse, non capisci.
Stavolta ho capito quanto sia faticoso anche mentalmente l’attendere le iscrizioni che arrivano nell’ultima settimana e fino all’ultimo non sai quanti saranno i partecipanti, se riuscirai a coprire le spese, se tutto andrà liscio e nessuno si farà del male, se il ristoro sarà sufficiente per tutti o troppo scarso e pregare perché Giove Pluvio non riversi la sua rabbia sul percorso.
Quando poi tutto finisce, quando tutti sono tornati a casa e resta solo da riporre quanto avanzato, il materiale da riportare indietro, allora si che ci si può rilassare e tiri un sospiro di sollievo… anche se durante la gara ero lontana, al lavoro, il pensiero correva lassù a Zone e pensavo: sara finita? Sarà andato tutto bene? Chi avrà vinto?
Non ho potuto fare molto se non quello per cui sono tagliata, scrivere, rompendo le scatole magari ai ragazzi di Pianeta Mtb e Mtb Passion ma ora, col senno del poi penso che ABBIAMO tutti fatto un buon lavoro di squadra, una squadra piccola magari, ma con tanta passione dentro.
Grazie di cuore.
Kathy Pitton

domenica 5 luglio 2009

9 ore di Bondo


Ho fatto endurance da 24 ore, da 12 e da 6, la 9 ore mancava all’appello nel mio elenco di gare fatte.
Già o scorso anno mi aveva incuriosito il nome, non sapendo che era una località trentina poco lontana dal lago d’Idro ma la concomitanza con altre cose da fare aveva fatto si che la perdessi ma quest’anno ero ben decisa a non lasciarmi scappare l’occasione di vedere com’era questa gara endurance dalla durata “anomala” per cosi dire.
Non ci ho pensato proprio su un attimo, ho spedito il fax per l’iscrizione ed ho cercato di fare qualche ora in piu in bike per essere allenata… più o meno!!
Alle cinque del mattino ho caricato tutto in macchina, tenda, sedie, tavolino, viveri vari, Valchiria e le tute da ciclista e via alla volta del lago d’Idro e Tiano.
Il tempo in macchina scorre abbastanza veloce anche in solitaria, musica che accompagna i pensieri mentre costeggio la parte del lago che non conosco, una leggera nebbia si alza tra le piante come un velo a nascondere le sponde; nomi di paesi noti e mi accorgo che dalla memoria appaiono immagini di tanti anni fa, da ragazza, quando andavo a sciare al Gaver e da qua passavo…. Quanto tempo eppure sembra ieri che passavo le mie giornate sugli sci da fondo tra i boschi di queste montagne.
Ormai sono vicina, vedo altre macchine con la bici sul tetto e poco dopo infatti, il cartello Bondo appare accanto alla strada e seguendo le frecce, vado al parcheggio per le tende: uno spettacolo! Tutto lo spazio diviso a rettangoli con le fettucce, ogni squadra ha diritto ad uno spazio delimitato, ci sta sia la macchina che la tenda e pensare che credevo di dover arrivare prestissimo per avere un posto accanto al percorso.
Tenda montata in poco tempo ( miracoli della tecnologia pop up), numero e pacco gara e già so che di quello speck ne vedrò ben poco con la mia belvetta a casa che lo adora, una bella cornice in legno dove metterò la foto ricordo ed è ora di bersi un caffè per una sferzata di energia.
Al bar molta gente e tra di loro vedo Claudia Paolazzi, conosciuta due anni fa alla 6 ore Morenica di Torino; due parole e scopro che è agguerrita nonostante sia la sua prima 9 ore anche se ammette di essere un poco preoccupata per il suo mal di schiena……ma dai campionessa!! Allora io che dovrei dire? Qualche volta non vado neanche a spinta eppure non ho proprio voglia di restare a casa e di attaccare la bike al chiodo.
Ci si da appuntamento in griglia e tornando verso il campo base mi accorgo che sono accanto al cimitero! Ridendo tra me e me penso che in fondo in ogni endurance che ho fatto avevo il campo base accanto al cimitero e non è mai andata tanto male, speriamo sia cosi anche stavolta.
Accanto a me ora te tende sono molte etra loro rivedo con piacere il viso di Oliviero con i suoi compagni di squadra, eravamo vicini anche ad Idro; di fronte ho The Doctor, un biker che conosco di vista ma a cui non riesco a dare un nome e, nonostante si scambi qualche parola, non gli chiederò il nome, resterà The Doctor per tutta la gara.
Prova percorso? No grazie! Scaramanzia forse o semplicemente la paura di vedere le difficoltà prima di doverle affrontare, avrò nove ore di tempo per affinare la “guida” lungo i sentieri e le strade di terra battuta.
Le 10 arrivano in un attimo, sento l’adrenalina amica che pompa nelle vene la voglia di pedalare, la voglia di tendere i muscoli e di sentirne la reazione, la voglia di andare e di faticare e mi metto in coda al gruppo come sempre, gli altri corrono, io assaporo il viaggio.
Ogni gara è un viaggio verso l’ignoto, verso il nuovo, una forma d’avventura che cattura pensieri ed anima, lasciandomi segni profondi ed indelebili di scoperta, lo scoprire luoghi e posti che altrimenti non potrei scoprire o vedere e che restano miei per sempre.
Lentamente finisco il primo giro, sentieri e strade nel bosco, qualche salita, alcuni tratti tecnici dove devi saper guidare la bike, ma essenzialmente un piacevole scorrere tra scorci bellissimi e sotto i rami di boschi antichi ed è qua che la mia mente torna indietro di quasi 40 anni, tra i boschi di un altro paese, una lingua diversa da quella che parlo ora ed il viso di una bambina dalle lunghe trecce bionde che corre sotto i rami di un'altra foresta con accanto due cani enormi che la accompagnano e lo sguardo vigile di un uomo che sorrideva nascondendo il sorriso un una fitta barba bianca che dopo poco la chiama per mostrarle alcuni scoiattoli…in flash back quasi doloroso; i ricordi sono belli perché nessuno te li può rubare e restano tuoi per sempre, qualunque cosa accada.
Torno in me e mi accorgo che il giro l’ho finito, che salgo per la salita posta poco prima del traguardo e dai tappeti che rilevano il tempo e via per il secondo giro con quelle salette poste sulla piazza che faccio sempre con la paura di cadere e quel ponte di legno su cui passo sempre a piedi tra gli sguardi divertiti degli spettatori.
Un falso piano su erba, una discesa a razzo e via per un altro campo fino ad un sentierino, saranno 10 metri ma micidiali!!
Il ristoro poco dopo dove il pit stop è obbligatorio e le signore delle case accanto col tavolino fuori dal cancello che ti offrono i biscotti fatti in casa ed un bicchiere di vino.
Ad un certo punto, in salita, mi si affianca Margherita Beltramolli che mi urla “ Kathy ci beviamo una birra”?
Eh si campionessa se bevo una birra adesso non arrivo più neppure a spinta!! All’arrivo dai, magari una coca cola….
Passa il tempo, accumulo km nelle gambe e la stanchezza inizia a farsi sentire; invidio Lorenza Menapace e Claudia Paolazzi che stanno correndo in una sfida sportiva al limite tra loro, una gara di durata tirata da matti che alla fine le porterà ad accumulare un numero di chilometri impressionante, prima e seconda in una sfida incredibile.
Pausa pasta, cambio maglia e via, si torna in pista e si alza in vento; da una giornata caldissima ed assolata tutto si trasforma in un tipico temporale di montagna con la pioggia che inizia a cadere dopo 5 ore e mezza di gara, rinfrescando noi ciclisti e l’atmosfera ma rendendo il terreno scivoloso e la velocità di gara per molti, me compresa, rallenta di molto.
Alcuni si fermano, altri non mollano e continuano a girare ed io pedalo pian piano senza fretta; in un sentiero una ragazza cerca di sorpassarmi ma scivola rovinosamente e con la sua ruota anteriore compisce la mia posteriore ma resto in sella non sapendo che quel colpo ha compromesso il copertone, me ne accorgerò non molto tempo dopo, in salita poco prima dell’arrivo: purtroppo non riesco a rimediare al guaio e la mia 9 ore si trasforma in una 7 ore mio malgrado.
Pazienza, il mio piazzamento non ne risente di certo, ho tempo per fare la doccia con calma prima che ci sia coda, mangio qualche cosa con calma ed inizio a riporre la bike e l’attrezzatura da campeggio sfidando i miei vicini che, ridendo, vogliono vedere come faccio a piegare la tenda in tre minuti come dicono le istruzioni… ce ne metto 7 considerando che sta piovendo a dirotto e vinco la scommessa!!
Ritiro le mie foto, un caffè per scaldarmi ed attendo l’arrivo dei primi allo scoccare delle nove ore di gara; una foto a Margherita dopo la nostra birra come promesso su quella salita, una alla mitica Lorenza ed a Claudia arrivata stremata ma sorridente, uno sguardo al mio mondo colorato su ruote grasse, il saluto agli amici e conoscenti ed un arrivederci alla prossima, non so ancora dove ma di sicuro un nome che mi piace lo trovo sul calendario nazionale mtb.
L’organizzatore, togliendomi il chip piombato da solitario ha chiesto se la gara mi era piaciuta… piaciuta? La considero bellissima.
Un giusto mix di tecnica, salita, discesa e piacere di pedalare in un contesto affascinante quale è il Trentino e di sicuro ci tornerò, magari con qualche compagno di squadra.
Quando arrivo a casa è notte fonda e la pioggia non ha ancora dato tregua, il vento squassa i rami e fa volare foglie; mentre scarico tutto dalla macchina la stanchezza si fa sentire ma stò pensando di far aggiustare la ruota posteriore velocemente perché so che tra non molti giorni c’è una gara sulla montagna poco lontano da casa mia…..
Mi piacerebbe esserci.
Kathy Pitton

mercoledì 1 luglio 2009

Staffetta del Po.


Bello l’ambathon!!!
Eccoli tutti a pensare “che roba è”???
Avevo il dubbio tra duathlon e biathlon e non sapendo bene cosa dire mi è uscita questa combinazione: ambathlon appunto.
Tutto inizia un mese fa, leggo sul sito del Team Sculazzo di questa loro nuova iniziativa e la curiosità prende velocemente il sopravvento, un email per chiedere informazioni, un giro di sms tra amici ciclisti per chiedere se qualcuno è interessato, ma visto che nessuno ama correre quasi desisto ed ecco la folgorazione: Marina, ex ciclista ed ora maratoneta.
Le mando un messaggio e neppure un minuto dopo la risposta da parte sua con la domanda “ quando si parte”?
Martedì 30 giugno, a riposo dal lavoro per cui nessun problema a partire nel primo pomeriggio ed alle 14.30 siamo in macchina alla volta di Guastalla, Reggio Emilia.
Con calma arriviamo in pianura, le chiacchiere e la musica ci tengono compagnia ed arriveremo con tanto anticipo ma per entrambe è una giornata di vacanza, niente figli da accompagnare in giro, niente lavoro, solo la voglia di stare assieme, chiacchierare del piu e del meno e goderci il pomeriggio passeggiando su e giù lungo l’argine del Po cercando di abbronzarci un pochino al caldo sole di questa torrida e strana estate.
Come è strano il Lido Po in estate, l’ho conosciuto due anni fa alla fine dell’inverno per la mia prima Aironbike, l’ho visto la scorda primavera per la stessa gara con acqua ovunque in seguito alla piena del fiume, ora sembra di essere al mare.
Per un attimo mi preoccupo e penso di aver sbagliato giorno, sono le 17.30 e non vedo nessuno in giro ma ecco che arrivano i ragazzi dello Sculazzo team ed in un attimo una frenetica attività fa prendere forma al parterre di questa gara, la 1° edizione della Staffetta del Po, podismo e mtb assieme.
Chissa cosa combino oggi, le partenze a razzo mi fanno sempre un po’ paura, ci metto un sacco di tempo a “carburare”, spero di non scoppiare subito.
Pronti e schierati a pettine, partono i podisti per la prima frazione, alcuni sembrano volare ed un attimo dopo vedo sparire anche Marina tra di loro e mi sembra passato un solo attimo che già iniziano ad arrivare i primi ed il cambio avviene velocemente e due minuti dopo il primo eccola sbucare in fondo alla pista, la mia compagna d’avventura, Marina Beccaria dell’Atletica Franciacorta, e mi fa segno vai Kathy vai e mi trovo a pedalare a perdifiato accanto al fiume, ad imboccare sentieri dal fondo durissimo dove saltelli qua e là e giù da un argine poco dopo e poi su….. ho il cuore in gola ma penso anche che sono solo 10 km e sono testarda e non mollo mai, mai e poi mai…
Mi scorre davanti agli occhi quello che vedo, il percorso famigliare dell’Aironbike della scorsa stagione e parte di quello di quest’anno, terreno che conosco e che so essermi amico e 37 minuti dopo sono al traguardo a dare il via alla corsa di Marina per la terza frazione; poco tempo per bere qualche cosa, un po’ di zucchero che eccola arrivare di nuovo, sembra che voli sulle sue magre gambe da corridore, tanto diverse dalle mie.
Un'unica cosa mi spaventa, la notte che si avvicina e quel tratto nel bosco già scuro di suo che senza la luce del sole diventa un problema per chi già vede poco di suo ma passa anche quello ed ecco che vedo due maglie conosciute, i colori del Team di casa, fermi sull’argine: Marino e Paola con una capretta appena nata in braccio, forse abbandonata dalla madre perché spaventata da noi bikers…come faccio a non fermarmi?
Marino mi urla”vai e finisci il giro” e li mi rendo conto che sono ancora in gara ed allora cerco di recuperare ed andare piu velocemente che posso e mi sembra di volare fino alla sabbionaia poco prima del traguardo.
A 300 metri dall’arrivo ecco Marina che mi aspetta e mi corre accanto e fa il tifo per i miei ultimi metri di gara e salta e corre e ridiamo assieme per aver finito questa strana cosa iniziata per gioco, questo Ambathlon come ho deciso di chiamarlo a dispetto del suo nome vero, Duathlon.
Una meritata doccia per lavar via la polvere che ci ricopre da capo a piedi e poi al panino party con salamella e scoprire che ci hanno chiamato per le premiazioni e di aver diritto ad un premio.
Un ora passata a salutare i tanti amici, a chiacchierare in compagnia e presto arriva l’ora di ripartire alla volta di casa, sono molti i km che ci aspettano da fare nella notte ma resta come ogni singola volta il piacere di aver fatto qualche cosa di bello per noi stesse, quella sensazione di benessere che dura per giorni e che ci fa star bene.
Nei prossimi giorni prenderà forma una nuova gara ed una nuova storia per me stessa per ritrovare ancora dentro di me la serenità che mi regala ogni volta questo stupendo mondo da cui non mi voglio staccare.
Vorrei fare un applauso personale ad Umbry, Tiziano, Fabione, Enzo, Simone, Gianluca e tutti quelli di cui non ricordo il nome ma che saluto ogni singola volta, i ragazzi in nero e giallo che hanno organizzato questa stupenda manifestazione sportiva portando 117 staffette e 7 singoli alla prima edizione della Staffetta del Po: siete stati grandi!
Ma del resto lo si sapeva già, visto il successo del Vostro Trittico del Po e del River Marathon Tour di quest’anno.
Alla prossima ragazzi
Kathy Pitton