La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


giovedì 30 giugno 2011

3° Staffetta del Po

Eccola li la locandina della staffetta dei ragazzi dello Sculazzo, fatta la prima con Marina, replica lo scorso anno, non posso di certo mancare stavolta.
Tiziano gentilissimo mi manda il modulo di iscrizione via fax visto che il mio pc da i numeri…sarà il caldo…..messaggio a Marina e siamo già iscritte d’ufficio!
Alle quattro di questo afosissimo martedì 28 giugno si parte per Gualtieri e l’Emilia Romagna, autostrada e chiacchiere.
La solita uscita dalle parti di Guastalla, i pochi chilometri fino a questo paesino che saprà sorprendermi ed eccolo la in fondo l’arco rosso della partenza e quello blu dell’arrivo pochi metri dopo, in una piazza spettacolare dove svetta la torre dell’orologio.
Scopro cosi che è il paese di Ligabue, il pittore non il Liga nazionale rockettaro, e la piazza è un quadrato perfetto di palazzi uno più bello dell’altro da cui passi per i portici o per arcate che by-passano da parte a parte, sotto le quali trovi scalinate antiche, affreschi e dipinti.

Che bello!
Parcheggiamo nella piazzetta appena dopo, vicino alle docce messe a disposizione per noi dall’amministrazione comunale, il calorosissimo benvenuto dalle “donne” del team che si occupano del reparto iscrizioni e segreteria, ritiriamo il nostro numero, 181 come lo scorso anno, e ci sediamo per un caffè ed un attimo di riposo prima della gara.
Al bar trovo Paola che, con ancora il polso dolorante dopo la caduta e relativa frattura, ha deciso di fare la podista oggi anziché pedalare vista l’impossibilità momentanea.
Con due chiacchiere e di fronte ad un caffè il tempo sembra correre via ed è ora di trasformarci in atlete più o meno serie.
Fa un caldo micidiale, sembra di respirare acqua tanto è alto il tasso di umidità; la bike è pronta, io anche, Marina è gasata come mai, ci siamo spruzzate una bottiglietta a testa di Autan per fregare gli elicotteri a forma di zanzara che girano qua attorno ed oggi vedremo di correre a perdifiato ed arrivare col sorriso stampato sul volto.
Una bella sorpresa ci viene svelata da Tiziano poco dopo: non avevo guardato bene la locandina della gara sulla quale siamo immortalate all’arrivo dello scorso anno…una copia per ciascuna, per i posteri naturalmente!
Quando sarò una vecchia nonna potrò raccontare ai miei nipotini delle pedalate fatte sugli argini del Po con un sacco di amici e le foto, i numeri gara e le locandine saranno il ricordo più bello, da mostrare a loro ma, principalmente, per me, per ricordare quelle sensazioni che ho provato, le emozioni che ora vivo e che allora ricorderò con piacere.

Dai ragazzi è ora di partire.
Prima frazione di podismo, 2 km per Marina che li farà lentamente, da brava maratoneta ed al suo giungere in piazza, la mia partenza a razzo dopo la chiamata del mio numero di pettorale.
Una strada stretta, curva a sinistra a gomito e su per uno strettissimo sentiero lungo l’argine, non vedevo neppure dove mettevo le ruote dal fogliame delle canne a lato dello stesso.
Arrivata sull’argine via lungo uno sterrato, giu sulla ciclabile e via per campi… per poco.

Mi avevano detto della sabbia ma non pensavo cosi però… ti pianti dentro e non ti muovi più!
E come mi fermavo mi assalivano nugoli di zanzare affamate che non mi pungevano le gambe o le braccia ma la faccia,il collo ed il fondo schiena attraverso la stoffa dei pantaloncini ste stronzissime bestiole ronzanti!
Certo, dalle altre parti avevo messo l’anti zanzare…
E poi mi sentivo pungere l’orecchio destro, solo il destro….sul sinistro ho un percing, sta a vedere che era quello che le faceva scappare, se cosi fosse me ne sparo in giro sette o otto cosi evito di impiastrarmi di essenze ed oli vari cercando di evitare di essere perennemente ricoperta di ponfi che danno un prurito fastidiosissimo
Comunque sia ho cercato di fare il possibile per correre a perdifiato, pedalare per la verità e dopo 21 minuti sono arrivata al traguardo dando il via libera alla partenza della terza frazione, quella di corsa per Marina.
Avevo il cardio che faceva bip bip bip… decisamente senza fiato!
E mi è parso proprio un attimo e Marina era già al traguardo, non ero riuscita neppure ad abbassare i battiti sotto soglia che mi sono rifondata sotto l’arco rosso, su per l’argine e via per le stradine del percorso di 11 chilometri.
Solo quando sono arrivata agli ultimi due chilometri, quelli che passavano sul sentiero nel bosco da fare tipo ottovolante a testa bassa mi sono rilassata un attimo, sapevo che poco dopo sarebbe finita.
Ho sceso l’argine a piedi, paura di cadere, e sono entrata in piazza dando il via all’ultima frazione, ho atteso qualche minuto e mi sono avvicinata alla torre dell’orologio per aspettare la mia compagna di viaggio, l’ho accompagnata al traguardo io in sella e lei di corsa mano nella mano in segno di vittoria e, felici come mai, ci siamo abbracciate poco dopo sotto uno scroscio di applausi da parte della gente e degli altri ragazzi.
Sapevamo di aver fatto un buon tempo ma quello che conta di più e che, per un altro anno, abbiamo condiviso fatica, sudore e passione, rinsaldando un rapporto di amicizia che ci lega da anni ed anche se non ci vediamo spesso sappiamo che basta che una chiami e l’altra arriva, senza troppe domande…solo il “dove si corre?”
Una doccia dopo aver riposto bike e scarpette da corsa in macchina, il pacco gara da ritirare e ci mettiamo in fila per la cena ma iniziano le premiazioni e siamo orgogliosamente terze.
Certo il premio è un salame, il Lambrusco che accompagnerà una cena tra amici, i biscotti da sgranocchiare davanti al televisore ed una maglia tecnica da mettere in un'altra gara, oltre al formaggio ed altre cose ma per noi è un premio che vale tanto anzi tantissimo.
Si cena in compagnia, si chiacchiera e si parla di gare fatte o da fare, di questo o quel posto, di sogni e desideri ma è ora di andare, si torna a casa.
Lo speaker, sapendo la nostra provenienza lombarda ci aveva chiesto se saremmo state a casa al mattino dopo…profeta in patria credo…mi sono ritrovata ad entrare in autostrada ed uscirne poco dopo, obbligata, per chiusura della stessa per lavori.
Ho gironzolato a vuoto per un bel po prima di trovare un cartello che mi ricordasse più o meno dove fossi, direzione Mantova, seguire quella strada e giungere a casa verso l’una di notte, decisamente stanca di guidare.
Marina mi ha tenuta sveglia con le chiacchiere e meno male, altrimenti mi sarei fermata da qualche parte a dormire.
Ora, mentre scrivo, penso già al fatto che c’è un altro duathlon dalle parti di Orzinuovi, devo informarmi sulla data, vedere se sono libera dal lavoro, avvisare Marina e ripartire per una altra corsa contro il tempo, contro le zanzare che hanno trasformato il mio orecchio destro in un orecchio stile Dumbo e duellare contro le vespe che sembrano adorare la cicciotta di questa signora pedalante.
Con le ali ai piedi, sempre e comunque perché ci sono un sacco di posti da scoprire e che voglio conoscere.

martedì 28 giugno 2011

Franciacorta Bike senza chip!

Ne conosco il percorso a memoria, potrei farlo ad occhi chiusi fino in cima al Monte Alto, la discesa no, troppo tecnica meglio guardare bene dove si mettono le ruote.
Ma….
E si ci sono i ma, i se ed anche i forse.
Ma se lavori dalle 13 in poi e se arrivi troppo tardi al lavoro forse potresti avere dei problemi e, con i tempi che corrono, meglio tenerselo il lavoro va che è meglio.
Per cui opto per fare la Franciacorta Bike in versione fotografo, partenza alle sette del mattino da casa con Dado (si il mio amico Dado, ricomparso dopo quasi due anni di stop agonistico), Alberto al seguito e via per campi fino alla partenza della gara ad Erbusco.
Gironzoliamo per il parterre, salutiamo qua e la, a chi chiede dove abbiamo il numero diciamo che lo abbiamo lasciato a casa, abbraccio Simona con immenso piacere e ci concediamo un caffé in un bar del centro.
Ritorniamo alla partenza e comincio a rincorrere Cristian, Michele, la Giusy e compagnia bella per le foto da mettere sul blog della squadra.
Non vedo arrivare Zambo e lo chiamo al cellulare…stà tornando verso casa, ha dimenticato le borracce! Beata gioventù che se ne va!
Alle 9 via verso il Monte Alto per essere all’inizio della cementata prima dell’arrivo del gruppo di testa e faremo una bella sudata, fa un caldo micidiale ed il sole picchia di brutto, sarà dura per i ragazzi in gara oggi.
All’inizio della stradina che porta agli alpini una macchina ci suona ed ecco Giorgio il Messicano che, in macchina, cerca di raggiungere una postazione per far foto…anche lui!

Ma siamo tutti fotografi oggi?
E chi pedala?
Guardo l’orologio e sono le 9.45, non mancherà ancora molto all’arrivo dei primi ragazzi scatenati come furie ed ecco che si sentono le moto in lontananza, gli apripista che indicano l’arrivo imminente dello squadrone.
E li vedi da lontano, sembrano non avere neppure sentore del fatto che sono in salita, la stessa salita che a me, Dado ed Alberto ha tolto il fiato, loro no, sembrano in sella ad una moto.
Che forti che sono.
Ora aspetto l’arrivo delle mie maglie, i miei compagni di squadra.
Il primo a passare sarà Thony Viola, Carlo poco dopo, poi Massimo, Michele, Cristian ed ecco spuntare Zambo che , nel vederci, alza le braccia e ci urla “ e la ola”????
Accanto a lui la mia amica Simona, scatenata sui pedali e Giusy poco dopo che mi dice di aver visto parecchi cadere; è l’incubo di ogni gara, veder cadere gente, sentire le sirene dell’ambulanza sapendo che significano guai grossi.
Lasciamo passare tutti e torniamo giu verso l’arrivo mentre Alberto si avvia verso Iseo.
Ridendo e scherzando stiamo macinando un sacco di chilometri, quasi quasi ne facevo meno a fare la gara; comunque rieccoci alla partenza/arrivo, ci si confonde con i ciclisti presenti e ci abbuffiamo di frutta al ristoro degli atleti ed ecco la conferma: tre feriti gravi per una caduta in gruppo pochi chilometri dopo la partenza, molti contusi che so sono arrangiati a tornare con le proprie gambe.
Sembra che la colpa sia da imputare ad un dosso appena dopo una curva, il sole in faccia ha fatto si che non lo vedessero e, cadendo uno, gli altri siano finiti uno sopra l’altro.
Vedo uno dei ragazzi della MBo tutto graffiato sulle gambe e mi conferma il suo ritiro, è sempre un dispiacere ma l’importante è poterlo raccontare in piedi sulle proprie gambe, non in un lettino d’ospedale.
Ne vedo un altro, tutto fasciato e nonostante questo sanguinante, spingere le bike con una mano e zoppicando avviarsi al parcheggio. L’ho rincorso, gli ho preso la bici e l’ho portato al parcheggio, l’ho aiutato a metterla in macchina ed a sistemare le sacche.
Aveva spalla e gomito fasciati, una bruttissima abrasione sulla schiena che sanguinava copiosamente ma sembrava non voler mollare la bicicletta e la maglia della squadra sebbene praticamente distrutta.
Gli ci vorrà un po’ per rimettersi in sesto ma mi auguro di rivederlo presto in gara e ci siamo dati un appuntamento alla prossima, come si fa di solito tra biker e devo dire che ci ho pensato tutto il giorno, chissà che fatica ad arrivare a casa e guidare in quelle condizioni ma un aiuto non lo ha voluto, risoluto e coraggioso.
Sicuramente starà già meglio e sarà in garage a preparare la sua bike per la prossima corsa.
La compagnia è bella, avrei voluto aspettare l’arrivo dei ragazzi ma devo tornare ad Iseo, preparami e cambiare divisa, da ciclista a marinaio, e via al lavoro.
Torniamo via strade secondarie e come pensavo, abbiamo fatto piu di 50 km avanti ed indietro a seguire la gara dai vari punti di osservazione, se avessimo fatto il percorso ne avremmo fatti di meno ma oggi è andata cosi, qualche volta senza chip a rilevare il tempo, tanto tra qualche giorno corro di nuovo con Marina, la nostra staffetta annuale con i ragazzi dello Sculazzo!

E poi la Franciacorta Bike la posso fare quando voglio, basta uscire dal garage, prendere il primo sentiero li vicino a casa e seguirlo, il Monte Alto non è tanto lontano da casa mia.
Sempre con le ali ai piedi, buone pedalate a tutti.

domenica 26 giugno 2011

Medieval Race

16.30, venerdì pomeriggio e scappo letteralmente dal lavoro, corsa a casa, cambio tattico da una divisa all’altra, bike in macchina e via verso la tangenziale, navigatore impostato su San Giovanni in Croce e si va in provincia di Cremona.
Lo scorso anno i era piaciuta questa corsa nel parco della villa della Dama con l’ermellino di Leonardo, su e giu tra piante e casette sparse in questo parco immenso e scuro, sembrava di essere in una foresta tropicale, il laghetto costeggiato più volte e le insidiose salitele da tre metri create ad arte per spezzare la schiena di vecchie signore pedalanti inseguite da un nugolo di zanzare feroci che vista la ciccia esposta, han deciso di banchettare…ma stavolta le frego hehehe, la prima cosa che ho messo nello zaino è stato l’Autan!
Mi ci vuole quasi un ora e mezza ad arrivare fin laggiù, canticchio sulle note di un vecchio cd dei Nomadi ed il tempo passa piano piano; chissà se anche qua ha piovuto forte come da noi nel pomeriggio di giovedì…
Arrivo, parcheggio nella piazza principale, cerco la verifica tessere ma non la trovo! Hanno spostato la logistica al campo sportivo e ci metto un bel pezzetto a piedi ad arrivare fin laggiù.
Sonia cerca lo stesso posto cosi come gli altri ciclisti qua attorno, ci si rimpallano le informazioni, dopo il passaggio a livello laggiù a destra, si arriva al banco della Tagracer e ritiro il mio numero, il 902, che mi sta accompagnando dall’inizio di questo circuito.

Bike pronta, io anche, due chiacchiere con Angela ed il gentilissimo Diego a cui chiedo in prestito l’olio per la catena e sono pronta a pedalare, più o meno insomma.
Le face conosciute sono tante come sempre, ci si scambia un saluto ed a volte basta un mezzo sorriso senza tante parole in mezzo e ci si capisce al volo, parti della stessa tribu che trovano il loro posto nel colorato carrozzone delle gare su ruote grasse.
Stavolta non si entra nel parco dal cancello principale, la casa della Dama con l’ermellino è ingabbiata nelle impalcature dell’impresa che sta lavorando al restauro per cui si entrerà dalla porta di servizio diciamo, un ingresso laterale che immette direttamente all’interno del parco passando prima su di un pezzo della ciclabile.

Partenza per categorie come al solito, non siamo in tantissimi ma la stagione è ricchissima di gare e ci sono i mondiali a Montebelluna a cui molti non vogliono mancare seppur con poche o nessuna possibilità di classifica.
Quest’anno hanno aggiunto un giro di lancio in un campo di mais appena tagliato, ecco si proprio quello con le canne tagliate che sotto le ruote fanno un casino micidiale e sembra sempre che vogliano bucarti copertoni e scarpe se appoggi i piedi a terra; comunque, stongioni o no si parte e si gira attorno al campo, un allungo velocissimo e sono subito dietro a tutti.
Ma le old Lady vanno piano, non si fermano e prima o dopo arrivano! Eh si.
Perchè se lo scorso anno ci avevo messo 1h e 20 a fare i miei tre giri …il quarto non ci penso neanche morta a provare a farlo….quest’anno, con un giro di lancio in più, sono arrivata al traguardo in 1h 00 minuti e 27 secondi il che equivale, per le mie scarse capacità di velocità, un record personale e se qualcuno ride lo morsico tutto!
Considerando anche che sono un anno più vecchia….va benissimo cosi.
E che cavolo…chi ha fretta passi pure avanti, a me piace anche guardarmi attorno, fare due chiacchiere con gli addetti al percorso, quelli dell’ambulanza, special modo quel baffone alto e moro, sono simpaticissimi per cui…..
Traguardo con sorriso, via alle macchine altrimenti le zanzare ci assalgono come i Vietcong infilandosi anche sotto i pantaloncini da ciclista, una doccia sommaria con due bottiglie di acqua minerale, mezzo litro di anti-zanzare spry e via al ristoro a mangiar fette di anguria, pesche e qualche pezzetto di crostata.
Alfio mi sequestra facendomi raccontare la Black Forest Ultra Marathon, passano i minuti ed ecco la premiazione…ho fatto bene ad ascoltare le ragazze, Sonia, Angela e Barbara ( che mi vogliono presentare non ricordo chi, bell’uomo ciclista 53enne..vedremo) e fermarmi perché a premio ci sono anche io.

Torno verso la macchina e nella piazza ora animata di gente gira una colorata giostra con i cavalli, mi piacerebbe farci un giro ma credo che la gente riderebbe di me…immagino già le loro facce, io una signora su di un cavallo che gira sulla giostra, un gioco riservato ai bambini…
Eppure sto a guardarli un po’ e la voglia di salire per un giro è fortissima ma meglio saltare in macchina, la strada è lunga fino a casa.
Ancora oggi dopo tre anni di navigatore non sono riuscita a capire perché al ritorno mi calcola sempre un percorso diverso dall’andata…e per di più più corto di quasi 20 km, misteri della tecnologia, la stessa tecnologia che si è mangiata 415 numeri di telefono della mia rubrica su di un cellulare ultra moderno che fa anche massaggi e pastasciutta al ragu!
Ad un cero punto della strada un faro illumina la notte.. e se non son svelta a frenare tiro sotto un carabiniere che con una torcia in mezzo alla carreggiata voleva indicarmi di fermare la macchina ed accostare…ussignur!
Mi guardano un pò storto!

Va beh non sono in abito da sera, ho due o tre baffi di fango sul viso, sono in pantaloncini da ciclista e canottiera e con la bike buttata sul sedile dietro della Mercedes..ma la macchina è mia mica rubata!
Che ci fa vestita da ciclista signora???
Ma secondo voi una vestita cosi che ha anche la bici in macchina dove è stata? Ad un Rave party?
Visto che brontolo sempre ma che fondamentalmente sono una brava ragazza mi mollano dicendo vada piano..lason perder scèc!
Arrivo a casa a mezzanotte, sono stanca ma per la guida più che per la gara, la doccia lava via polvere e decisamente concilia il sonno, il letto è un miraggio dove mi rintano e chiudo gli occhi sulla giornata appena trascorsa.
Buonanotte mondo di ciclisti che pedalano nelle calde sere d’estate, buonanotte viaggiatori con le ali ai piedi.
Buonanotte amici miei.

giovedì 23 giugno 2011

Black Forest Ultra Mtb Marathon

Foresta Nera…. Un nome che ha sempre evocato nella mia memoria la saga del Magdeburg, l’epopea della guerra dei 30 anni nel 1630, uno dei periodi pù neri della storia teutonica, eppure ha avuto sempre un fascino tutto particolare di cavalieri, principi, oscuri castelli che nascondevano un qualche antico segreto, battaglie concluse con campi disseminati di cavalli feriti e cavalieri morenti…
La storia è sempre stata una delle mie passioni, lo scoprire che quello che siamo oggi lo dobbiamo a quanto fatto dai nostri avi nel passato e considerando la quantità di sangue diverso che scorre nelle mie vene, rivivo un po’ la storia passata della mia famiglia…
Sono svizzero/lombardo/friulano/celtica oppure longobardo/celtica/slavo/friulano/svizzera.
Fate vobis.

Torniamo a bomba, cioè al come mi sono ritrovata li a Kirchzarten tra altri 6000 biker semi-congelati dal freddo.
Ci sono gare che hanno un fascino tutto particolare e che una volta nella vita vuoi fare assolutamente.
La scorsa stagione avevo passato una magnifica settimana in Francia per la Roc d’Azur cimentandomi alla mia maniera in quattro gare differenti e divertendomi non poco; quest’anno volevo qualche cosa di nuovo, diverso ed unico ed il fascino di questa 14 esima edizione della Black Forest si è fatta di punto in bianco irresistibile.
Mandata l’iscrizione ancora a gennaio e non sapendo ancora a cosa andavo incontro, ho avuto anche da scegliere tra ben cinque diversi percorsi!
Escludendo a priori la extreme da 116 km per una questione di logica incapacità fisica, valutando che la marathon 85 potesse essere troppo lunga comunque ho optato per la Short Track di 43 km. escludendo anche quella da 65 e la Power da 55 km.
Posso sempre tornarci un'altra volta no???
Comunque via che si parte, sono circa 500km ed in camper ci vuole un po’.
La Svizzera è il mio paese d’origine ed ogni volta passo il confine mi ritrovo a guardare quelle montagne con un occhio diverso dal turista di passaggio; io li su quei pendii ho imparato a sciare, sono ruzzolata dalla slitta centinaia di vote, mi sono arrampicata mille volte durante le vacanze estive ed ho camminato per decine di chilometri nelle escursioni con lo zaino in spalla, io qua sono a casa.
Dopo il lungo tunnel del Gottardo ci fermiamo al Sant. Gothard Rasthütte per il pranzo, per quei sapori della memoria che mi fa piacere rivivere di volta in volta, con mia figlia che brontola perché acasa non le faccio mai il Rösti di patate o la torta di mele con la panna come la faceva Mutti Geiser, la mia tata/mammadue che Elsa ha conosciuto e ricorda seppur vagamente.
Siamo a metà strada ed è ora di rimettersi in viaggio.
Il tempo non promette nulla di buono, piove a tratti e fa freddo; da lontano le cime delle Alpi mostrano ancora i valloni pieni di neve che luccica da lontano, resterà sicuramente per tutta l’estate.
Piano piano ci si avvicina al confine con la Germania, quei confini che ormai esistono solo sulla carta almeno per noi europei.
Dal confine al paese di Kirchzarten ci sono solo 80 km ed in poco tempo eccoli al’ingresso del campeggio che avevo in precedenza contattato; una decina di minuti dopo eravamo già alla piazzola a noi assegnata e, come partecipante alla Black Forest, pago un prezzo irrisorio: 10 € a persona al giorno tutto compreso, piscina, sauna, utilizzo di tutti i servizi, docce calde, lavanderia, scarichi per il camper, centro fitness e chi più ne ha ne metta!
Il campeggio è enorme, più di 500 piazzole, circa 1800 persone ed almeno 1500 mtb!

Ma che bello basta.

Qua attorno ci sono almeno 300 km di piste ciclabili più la mitica Swarzwald Straße, la ciclabile più lunga d’Europa che attraversa da nord a sud tutta la Foresta Nera, 450 km, e più di 200 km da un lato all’altro, tra Germania e Svizzera….un vero paradiso per chi ama pedalare.
Un unico neo: piove a dirotto e fra un freddo micidiale!
Alle 21 sono a dormire sotto il piumone.
Il mattino dopo si presenta comunque freddo e grigio, la pioggia ha dato una piccola tregua ma i vicini mi dicono che hanno appena sentito le previsioni del tempo e sono pessime… uffa!
Ho avuto la fortuna di nascere con questo dono strano, il poli-glottismo, imparo una lingua ad una velocità incredibile e negli anni ne ho imparate bene otto e qua mi sento decisamente a casa: francesi e tedeschi, belgi ed olandesi, svizzeri, inglesi ed italiani, qualche spagnolo…..ad eccezione del russo le ho parlate tutte, alla spesa al supermercato oppure al ristorante od alla lavanderia o semplicemente tra vicini di camper mentre si montava o sistemava la ruota della bicicletta.
Credo che anche la stessa passione faccia si che il dialogo tra stranieri diventi più facile, si capiscono le motivazioni, le lunghe trasferte e le tribulate in sella, si è parte di un insieme di cose che ci rende diversi ma simili, ci accomuna rendendoci amici e rivali allo stesso tempo ma con quella lealtà che qualche volta alcuni dimenticano.
Mi incammino verso il centro sportivo e ritiro il numero che mi accompagnerà in questa avventura, il 6205 con un paio di bellissime copri scarpe in regalo, materiale vario ed il Road Book della gara con altimetrie, postazioni di controllo ed aiuto e ristori.
Decisamente utile.
So che dovrò salire per 30 km e di seguito scendere per 13 fino all’arrivo….
Qua l’organizzazione è impeccabile, alle 9 del mattino della domenica ci si ritrova in stazione, 1300 partenti nello Short Track e tutti, dico tutti, verranno trasferiti in treno alla partenza.
Le bike vengono messe su dei tir con rimorchio, ogni singolo pedale rivestito da una “calza” di gomma piuma per far si che non rovini le altre biciclette, ogni bici viene messa una di testa ed una di coda sui camion dagli addetti al trasporto e portate alla partenza; noi le raggiungeremo dopo mezz’ora di treno appositamente messo a disposizione dalle ferrovie tedesche per l’occasione.
Dalla sala d’aspetto assistiamo in silenzio allo scatenarsi di un vero e proprio uragano, vento fortissimo, grandine ed acqua a catinelle, diciamo pure che il morale è a terra; saliamo sul treno, si chiacchiera ma lo sguardo è sempre al finestrino ed alo scatenarsi degli elementi… ma non poteva regalarci una mezza giornata di sole????
Arriviamo alla partenza, la mia corsa un po’ preoccupata a recuperare Valchiria tra migliaia di altre bike e sinceramente un po’ di strizza mi è venuta quando non riuscivo a trovarla…peccato che non avessi guardato il numero del camion che me l’ha portata fin quassù.
Alla fine la trovo, esattamente dove doveva essere ed è tutto in ordine, tempo a parte; ci sono circa 10 gradi, piove a secchi e saltello per non raffreddarmi ma è tutto inutile.
Mi rifugio con decine di altri ciclisti in ricoveri di fortuna, sotto tetti, piante, balconi ma è inutile, il freddo non si placa e per quanto faccia finta di non sentirlo morde eccome!
Ma la gente è meravigliosa: ti chiama per nome ( e’ scritto sul numero), ti incita, si complimenta con te per il coraggio, è un continuo accumularsi di autostima e ad un certo punto non lo sento più il freddo e mi avvicino alle griglie di partenza: sono nella prima.
Da li alla partenza cercherò di pedalare un po’, lo spazio lo consente, saltello, faccio pipi, bevo, risaltello, pedalo e poi via che si parte.
Un anello per tornare in paese ed il primo controllo, non ricordo nemmeno più quante volte sono passata sui tappeti per il rilevamento chip, e poi via sulla lunghissima salita su strada bianca nel bosco, bosco cosi fitto da non farti vedere il cielo, alberi tanto alti che ti chiedi come facciano a non spezzarsi sotto il loro stesso peso e quelli scorci stupendi nelle vallate sottostanti dove scorrono i fiumiciattoli che hai passato poco prima, pezzi di lago di cui non ricordo il nome se non di uno, il Titisee, le case arrampicate sui crinali…un susseguirsi di immagini che mi sono rimaste impresse un poco alla rinfusa mentre pedalavo col fiato corto in salita.
Ma ciò che non posso dimenticare sono le centinaia di persone che, sotto la pioggia, ci incitava con campanacci, trombe tirolesi lunghissime dal suono talmente forte da stordire, i ragazzini che ti rincorrevano per darti un sorso d’acqua o, semplicemente, per dirti Bravo!!!
E nel pezzo più duro, quando ho iniziato pensare “non ce la farò mai”, le vignette un metro per un metro con disegnati ciclisti che si arrampicavano con i denti lungo una montagna e la scritta “Du macht das für Spaß”..lo fai per divertirti!
Eh si, lo facciamo perché ci piace, per divertirci per cui non posso prendermela con la bicicletta oppure la salita, ho scelto io di essere qua, non si molla Kathy.
Eppoi guardi il Road Book e ti accorgi che manca pochissimo alla cima, che i 30 km sono quasi finiti, sai che poi si scende a valle e da li in poi non mi fregava più nulla della pioggia, delle mani gelate e delle ginocchia che facevano male per il freddo.
Al ristoro mi fermo, mangio qualche cosa bevo e riparto, la discesa è lunghissima non tecnica ma ripida e fa freddo. Devo fermarmi poco dopo la meta, le mani non le sento più e non so se freno oppure no ed anche i freni sanno di bruciato, pausa di qualche minuto e via che si ricomincia.
E senti l’aria dell’arrivo negli ultimi chilometri e la voglia di arrivare è tanta e la voce in lontananza dello speaker è come il richiamo di una sirena, significa riposo ed allora ci metto ogni goccia di energia rimasta e quando entro nello stadio di Kirchzarten con centinaia di persone che urlano “Gut gemacht” beh riesco anche a commuovermi! Che oca che sono ma è più forte di me.
Elsa mi aspetta al traguardo con la macchina fotografica ed io sono al settimo cielo, il mio ruggito lo sentiranno in tanti.

Ho il mio certificato di partecipazione in mano, gli occhi che mi brillano, il cuore che canta a modo suo la mia conquista ed il resto della giornata è cosi confuso tra stanchezza, doccia bollente, cena tedesca per festeggiare ed a nanna presto perché sono cotta.
Mi concedo ancora un giorno di vacanza ed al ritorno devio verso Laufenbourg in Svizzera dove ho un pezzo di cuore e famiglia, il mio fratellone Hans che vedo pochissimo purtroppo, ma dieci anni di differenza di età, strade diverse nella vita e modi diversi di vedere le cose hanno fatto si che io viva in Italia e lui lassù dove è diventato un rappresentante importantissimo dello stato elvetico.
Lo abbraccerò stretto stretto sia all’arrivo che alla partenza, ci si lascia sempre con un velo di tristezza negli occhi ma la promessa è di rivederci presto stavolta e prima di partire mi dice:
Tu a 70 anni sarai ancora a pedalare in giro…
Magari , chissà…..
Lungo la strada non faccio altro che guardare fuori dal finestrino cercando di assaporare e memorizzare ogni singola gola di montagna, le striature lasciate dal ghiaccio e dall’acqua sulle rocce, il colore delle foglie ed il diverso colore del cielo verso le cime, la quasi impossibile locazione di alcune malghe sui pendii tanto erti da sembrare strapiombi e le bestie che pascolano che paiono arrampicarsi sulla nuda roccia.
Il lago dei quattro Cantoni, il lago di Lucerna e quello di Lugano e poi Como per avvicinarmi sempre di più a quel lago che ho scelto come casa tanti anni fa, dove c’è casa e famiglia ma qualche volta guardo a nord con un po’ di nostalgia.
Ma posso sempre tornarci.
Kathy Pitton

lunedì 13 giugno 2011

24h lago d’Idro 2011- Campionato Italiano Endurance Solo

Era stata la mia prima 24h in solitaria nel 2007 ed allora non avevo la più pallida idea di che cosa fosse e cosa significasse pedalare e stare in sella per cosi tante ore, di notte al buio, sotto una pioggia scrosciante, con i pensieri che sembravano avere vita propria e mettevano a nudo paure ed angosce.
Non avrei mai immaginato che questa specialità potesse affascinarmi cosi tanto nonostante non abbia mai ottenuto risultati eclatanti ma ogni anno, guardando il calendario di 24h Passion, ne scelgo alcune e faccio di tutto per poterci essere; non sempre il mio lavoro permette fine settimana interi liberi, devo per tempo organizzare turni e cambi con i colleghi, più o meno contenti di farmi questo favore.
Sono arrivata ad Idro all’una di notte di Sabato, in arrivo da Carpendolo e la sua notturna cittadina, ho parcheggiato il bestione nel parcheggio del centro sportivo che fa da logistica e segreteria all’evento e mi sono messa a dormire con le gocce di pioggia a far da ninna nanna e cullare il mio dormiveglia.
Sarò tra i primi, alle otto del mattino, a ritirare numero e chip, a bere un caffé in compagnia di Leali e del Signor Gaioni della Tagracer che, ieri sera, ha cronometrato la mia “performance” notturna.

Ci scherziamo sopra, saluto il Dottor Formenti e me ne torno al camper, metto il numero a Valchiria e me ne vado in centro, sul lungolago, per vedere se e cosa è cambiato nel parterre arrivo/partenza… pare tutto uguale salvo forse 100 metri dopo la partenza, una deviazione in meno.
Un altro caffé ed è ora di tornare alla base, preparare le borracce, mangiare qualche cosa e pensare alla lunga giornata che ho davanti.
Al parcheggio trovo Luisella con i suoi compagni di squadra, parliamo un po’ del più e del meno per poi tornare ognuno ai propri preparativi ed ai pensieri che ne conseguono.
Verso le 11 mi avvio verso la zona partenza; questa volta sono proprio in solitaria, nessuno della squadra e nessuno che mi accompagna per l’assistenza in loco; ho preparato tutto al meglio, borracce piene e barrette, frutta secca e quella fresca per le soste, qualche panino e, naturalmente, il ristoro fisso dove vi è acqua e riso freddo a volontà.
Sul lungolago incontro Lorenza Menapace, ci abbracciamo e parliamo un po’; ha dentro di se parecchia tristezza e vuole vincere la maglia tricolore da portare alla nonna anziana come regalo.
Capisco la sua motivazione, devi averne una grande dentro ogni volta per affrontare queste dure prove da sola, contro tutto e tutti, critiche comprese.

Anche per me ogni endurance che provo a fare e finire diventa una sfida, contro me stessa e nessun altro, la gente può dire e pensare ciò che vuole, io so che posso e voglio provarci, il resto conta poco.
Alcuni anni fa conobbi una persona tutt’ora speciale ed unica nel mio cuore che mi disse: “Quando l’allievo è pronto il maestro appare”.
Allora fui io il maestro insegnandogli la determinazione, il camminare a testa alta ed a guardare le persone negli occhi senza paura e con sicurezza, il non mollare e l’affrontare i propri demoni con coraggio….
Ora le cose sono cambiate, sono io l’allievo, sono io a dover trarre insegnamento da ciò che provo e da ciò che sento.
Il mio maestro ora è quell’insieme di attimi vissuti o voluti vivere e sfuggiti tra le dita come sabbia, quelle emozioni e quel dolore che rende ognuno di noi unico ed inimitabile, quell’insieme di cose che mi ha fatto decidere di smettere di pedalare per poi non riuscire nell’intento, sentendomi perduta come senz’aria.
Ho augurato a Lorenza di vincere quella maglia, cosa che ha fatto alla grande.
Come grandi sono state tutte le ragazze, Ausilia, Anna, Ilaria, Luisella e tutte le altre di cui ho scordato il nome ma che, con determinazione, hanno pedalato nella notte, sotto l’acqua, senza smettere mai.
Passaggio dopo passaggio sotto quell’arco sul lungolago con la gente a guardare ed applaudire, gli incoraggiamenti di chi ti conosce e chiama per nome hanno fatto si che le ore passassero e che quella salita, prima dura ed a piedi, diventasse amica ed in sella, piano piano, fino all’inizio del sentiero che portava alla cascata, giù in discesa fino in paese per poi ricominciare.

Verso le 19 una voce tonante sopra le altre mi chiama per nome ed ecco Super Mario che, presente come ogni anno in veste di meccanico, mi invita a cena…carne alla griglia!
Accetto l’appuntamento per le 21.30 e continuo a pedalare; alcune gocce di pioggia nel pomeriggio sono cadute, poi era tornato il sole ed è stato un continuo mettere e togliere la mantellina anti-acqua.
In uno dei tanti passaggi sul traguardo ecco spuntare Giorgio Pasotti con le stampelle! E dire che lo scorso anno aveva gareggiato in coppia con Silvia ma quest’anno un ginocchio ballerino operato da poco lo immobilizza.
Peccato.
Un bacio e due parole, un abbraccio con lo speaker Elio che ci fa le battutacce e via che riparto per un altro giro.
Alle 21.30 sono puntuale all’appuntamento per cena e tra una goccia di pioggia e l’altra, due sorsi di birra scusa artigianale ricevo un piatto con costine, pane abbrustolito e coppa ai ferri!
A però, mica male…peccato che la pioggia inizi a cadere di brutto con violenza ed il pensiero di scendere lungo quel sentiero verso la cascata di notte, sotto una pioggia battente e con luce artificiale mi impaurisce non poco.

Me ne torno al camper, mi scaldo un po’ con un vecchio maglione ed una tazza di the e la stanchezza, ignorata fino ad ora, si presenta a richiedere il conto: nove ore in sella non sono poche.
Decido di riposare fin quando nons mette di piovere e cado nel mondo dei sogni fino alle 4 del mattino.
Endurance significa non fermarsi mai, non mollare fino alla fine ma il mio corpo ha chiesto una tregua ed io l’ho concessa.
Farò ancora un giro al mattino presto, battendo i denti dal freddo e decido di finire qua la mia 24h del lago d’Idro 2011; alle 12 devo essere in servizio allo scalo di Iseo, devo partire e tornare verso casa.
Un salto al tendone del ristoro, due brioche ed un caffé e via verso la valle ed il mio lago.
La doccia calda di casa lava via la polvere ed il sudore ma la stanchezza resta a farmi compagnia nel lungo pomeriggio al lavoro sotto una pioggia battente.
Quello che mi resta di questa avventura è una ridda di emozioni, di amici incontrati nuovamente da cui hai avuto un sorriso ed a cui hai risposto nello stesso modo.
I flash nella memoria di un papero attaccato al casco di una ragazzo che, ogni qual volta mi passava vicino mi diceva “dai dai..”; oppure il maialino sul casco di un altro ancora che, con la pioggia, si era inzuppato tanto d appiattirsi sul casco stesso ed ancora il piccolo gufo del “Grande” Capo gufo di Trento, presente in squadra più agguerrito che mai.

Facce e persone a cui ripenso con piacere e che so di incontrare ancora su qualche sentiero, non sappiamo quando ma sappiamo che sarà cosi tra qualche tempo.
Ad una ragazza che leggendo il mio blog lascia un piacevole messaggio chiedendomi cosa provo nella ricerca dell’agonismo a tutti i costi rispondo che sinceramente non lo so!
Ogni qual volta ho provato a smettere mi sono sentita come senz’aria e pur sapendo che le gare diventano sempre più faticose e le mie performance sono quel che sono in loro trovo probabilmente quanto mi manca nella vita di tutti i giorni, seppur essa sia ricca di impegni, lavoro, famiglia, amici e sogni, come tutti del resto.
Forse, solo forse, vorrei che alcuni di quei sogni non restassero tali   come lo è stato per  Val Rendeva oppure la Roc d’Azur o ancora la Rando Rouge in Francia per cui non vedo perché non possano avverarsi alcuni dei pensieri che girano per la mia testa matta.
Ma tutto questo, per quanto folle agli occhi di tanti, in fondo non è altro che quello che io chiamo vita, molto semplicemente la mia Vita.
Alla prossima

domenica 12 giugno 2011

Carpenbike by night



Seconda prova, secondo venerdì sera sui pedali da qualche parte in giro per i paesi della bassa Lombardia e se non facessi confusione tra Castenedolo e Carpenedolo sarebbe meglio.

Ed eccomi arrivata, parcheggio nello stesso posto dello scorso anno, cerco in piazza il banco delle iscrizioni per ritirare il numero ma non trovo nessuno, al momento penso di aver davvero sbagliato paese ma poi,vedendo altri in bici che si guardano attorno, arrivo alla conclusione che sono solamente un po’ in anticipo per questa serata alla Carpenbike by night.

Dopo la cronometro di settimana scorsa nel veronese sulle colline del Lugana da fare in apnea a tutta, qua posso “prendermela comoda” e decidere di fare tre o quattro giri, 40 minuti piu un giro dice il regolamento., il percorso lo conosco ed è simile a quello della corsa stagione salvo l’aggiunta di uno zigzago fettucciato nel campo in salita…..

Sembra sempre che ci sia poca gente a queste garette serali ma poi, alla fine ed in griglia di partenza, vedi che i numeri non sono per niente indifferenti, piacciono queste serate diverse, e la gente apprezza il vedere questi pazzoidi su ruote che sfrecciano tra rampe e scale dei vari castelli o palazzi in centro al paese, dove, di solito, si va a piedi.

Sonia, della squadra organizzatrice di casa mi fa compagnia per il riscaldamento, Angela si fa il percorso almeno tre volte solo per scaldarsi, le altre ragazze girano qua attorno, ognuno ha il suo modo di passare il tempo prima del via ufficiale che sarà alle 20.

La gara finirà al passaggio del primo concorrente dopo 40 minuti, al suono della campana si dovrà fare ancora un giro e fine…

Sarei personalmente contenta di fare gli stessi giri dello scorso anno, tre, nonostante abbiano fatto delle aggiunte tecniche, comunque cercherò di fare del mio meglio e la classifica..beh quella vedremo poi.

Pronti via, scaglionati per categoria, donne e ragazzi nell’ultimo gruppo e su subito per la lunga salita che porta al castello.

La gente si siede tranquillamente fuori casa con sdraio e seggiole e ci guarda passare, applaude e fa battute, un modo diverso di guardare una gara ciclistica rispetto alle telecronache trasmesse in tv.

Nel campo fettucciato mi ritrovo in un gruppo a far la discesa e la salita poco dopo, mi sento “oppressa” dai ragazzi che corrono come dei cavalli di razza ma riesco a tenere il ritmo e torno sulla strada, li lascio sfilare e spingo a mano la bike lungo le scale di legno fatte con i tronchi; sono pochi quelli che riescono a farle in bici e la discesa seguente, anch’essa di tronchi, fino al sentiero che riporta dal parco alla strada, salita ripidissima ed altro zig zag in un campetto, discesa da urlo ed altro rampone… poi giù a perdifiato sulla lunga discesa del castello dove trovo Gian che fa foto… e sono bellissime!

Mi dirà poi di salutargli Beppe, compagno di squadra che lo scorso anno era qua con me.

Altro giro altro regalo, di nuovo la salita e giù fino alla piazza dove, finalmente, suona la campana per l’ultimo giro e l’arrivo che passerò a pugno alzato!

Eh si, perché si vince anche cosi, solo partecipando ad un qualche cosa che ti piace e fa stare bene.

Una pedalata fino alla piazzetta interna dove hanno allestito un ristoro gigantesco a base di frutta e dolci, bevo anche il tavolo quasi dalla sete che ho e poi, piano piano, porto la bike in macchina, mi infilo una maglia asciutta e torno guardare le premiazioni delle ragazze… ma mica mi aspettavo di venir chiamata a premio: settima.

La solita borsa della spesa, come dice mia figlia, ed io l’apprezzo ogni singola volta, non per il valore come premio ma per il valore intrinseco che porta dentro di se.. io c’ero!

Lungo la strada del ritorno il pensiero và inevitabilmente alla nuova avventura in cui mi sto imbarcando ed al dove sarò tra qualche ora, si perché non vado a casa a dormire ma solo a cambiare mezzo di trasporto, butterò Valchiria nel gavone ed andrò su di un altro lago… ma quella è un'altra storia!

sabato 4 giugno 2011

Night on bike is back!



Eh si, quando ci vuole ci vuole.
Mi ero divertita tantissimo la scorsa stagione in quelle quattro sere d’estate in sella a Valchiria, 4 cross country cittadine divertenti e velocissime, gente che, seduta ai tavolini del bar per l’aperitivo o un caffè, ti applaudiva quando passavi.
E non ho voluto mancare neppure stavolta; iscrizione spedita giorni fa, bike pronta, io un po’ meno dopo una parziale riflessione sul agonismo e la decisione, più o meno coerente, di riprovarci ancora, di rimettermi in gioco, di attaccare il numero alla bici e mettermi in griglia e quel che viene viene, senza troppi patemi per il risultato o il tempo.
Sono di venerdì sera cosi non devo chiedere permessi al lavoro, l’unica cosa è che la prima prova è a San Giorgio in Salice, in Veneto, e devo correre per arrivare ad un orario decente…
Se poi ci metto anche l’aver impostato sul navigatore un santo diverso ah partiam proprio bene.
Invece di San Giorgio senza drago ci ho scritto San Giovanni…. E non lo trovava, mi mandava in Umbria!
Scoperto l’arcano dopo aver controllato il nome esatto del paese sulle scartoffie dell’iscrizione, eccomi a buttare sacca e bike in macchina e partire alla volta di Peschiera del Garda; il traffico è meno di quanto pensassi, il tempo non è un granché e le nuvole scure all’orizzonte non promettono nulla di buono ma sperare che non piova è normale e canticchio lungo la strada.
Il come ho fatto a pensare di restare lontana da sto mondo non lo so, mi sembrava di aver perso la tramontana a non poter attaccare un numero alla bike e partire, fare a meno di quelle emozioni che mi ha regalato questo sport..l’ho pensato, l’ ho fatto per qualche settimana con l’unico risultato di sprofondare in una depressione decisamente sgradita.
Ok, lascerò fare le gare complicate o troppo dure agli altri, farò gare più alla mia portata ma non voglio smettere, non ancora almeno.
Esco dall’autostrada e mi immetto sulla statale, gironzolo a vuoto e poco dopo mi ritrovo al centro di questo paesino tra le colline venete, la patria del Lugana.
Un attimo per trovare il parcheggio, il numero da ritirare e la bike da preparare, un caffè e mi metto a girare qua attorno, due chiacchiere con Angela, Sonia, Laura… le ragazze che spesso incontro sui campi di gara.
Chi l’’ha provata la definisce veloce ma insidiosa, qualche strappetto spacca gambe e qualche pozzanghera… altri dicono “facile”… ma non la provo, avrò tempo per farlo in gara.
Incontro Alfio Montagnoli che farà la sua parte da speaker durante l’evento, ma il mio sguardo continua a sollevarsi verso l’alto, quelle nuvole non promettono nulla di buono e sinceramente spero tanto non piova!
Siamo in tantissimi pur essendo una gara serale e ieri c’e stata la Lessinia qua in Veneto mentre da noi la Brescia Cup aveva la sua Madonna Pellegrina a Berzo Inferiore, per cui una buona parte di atleti ha nelle gambe la gara di ieri ma i biker, si sa, sono mezzi matti e per la loro passione lasciano tutto e tutti e pedalano…
Finalmente espongono gi orari di partenza ed essendo una cronometro si parte a distanza di venti secondi uno dall’altro; cavolo sono alle 20.20, ho quasi un ora da aspettare!
Passo il tempo gironzolando in bike, chiacchierando con altri ragazzi e con le ragazze, Laura in particolare, reduce dal terzo posto nella Lessinia di ieri e stasera qua per conquistare un altro premio facendo scarico.
Che tosta che è!
Ci sono due ospiti d’onore: Mirko Celestino e Paola Pezzo.
Il primo parteciperà alla gara mentre la nostra olimpica farà la mamma con i suoi due piccolini al seguito; si perché lei è una biker, una donna, una mamma ed una moglie, ai miei occhi una grande.
Chiamano i numeri in griglia e poco alla volta si avvicinano al mio; mi immetto nell’imbuto di partenza e faccio un respiro all’inizio dei venti secondi scanditi alla partenza…via!
10 km da fare a tutta, in apnea per quanto possibile, 10 km dove devi sparare tutto ciò che hai con il cuore ed il fisico al limite e se sei una old lady 50 enne diventa tutto più complicato.
Ma ho dato quello che avevo, tutto, a testa bassa, con la gola secca ed il cuore a mille e l’unica rampa che non sono riuscita a fare in sella l’ho fatta spingendo la bike di corsa…mai mollare, mai!
Mi hanno superata in tanti partiti dopo di me e tra questi un sorpasso a filo di Fabio Pasquali che, al traguardo, mi ha chiesto se per caso mi avesse ostacolato… ma Fabio sono io che ostacolo te non tu me! Sono io quella che va piano e cerca di stare in parte non tu che vai come una moto da cross!!
Quel ragazzo lo adoro; è un Signore con la esse maiuscola, sempre, corretto fino al midollo e con quella faccia da bravo ragazzo che non puoi non guardare.
Pensavo di fare la gara in 40/42 minuti, l’ho terminata in 32, un tempo enorme se paragonato agli altri ma ero contenta, tanto.
Tanto perché ho accettato di arrivare tra gli ultimi pur di rimettermi in griglia, di respirare quell’aria densa di sensazioni che sento in ogni gara e che, da spettatrice, non riesco a sentire.
Mi sono mangiata pesche ed albicocche al ristoro, ho diviso le ciliegie con Sonia ed ho addentato un panino in compagnia di Matteo e le ragazze della Novagli, ho aspettato le premiazioni per applaudire i premiati per poi ripartire verso casa sotto una pioggerellina fastidiosa ed insistente.
Mentre tornavo verso casa ho cercato di capire perché tre ragazzi, arrivati in trenino uno dopo l’altro al traguardo, con un tempo di quasi due minuti inferiore a quello del campione del mondo potessero pensare di farla franca prima di decidersi ad ammettere di aver tagliato il percorso.
Ho ripensato anche al saluto di Maurillio, uno degli organizzatori che, vistami in attesa di partire è venuto di persona a stringermi la mano…il perché non lo so ma mi ha fatto piacere.
Ho capito che non me ne frega un accidenti se arrivo ultima, io qua ci sto ancora un bel po’ a dispetto di quanti pensano che non combino un accidente e vado piano ma io ci sono e ci sarò ancora.
Old Lady Kate non molla.
Alla prossima ragazzi.

venerdì 3 giugno 2011

Fritto misto al grido di "Geronimooooooooooo"

Al lavoro fino alle 14, una corsa veloce a casa, panino al volo mentre mi mettevo le scarpette ed il casco, Valchiria pronta ed eccolo arrivare il redivivo Dado, dopo un anno lontano dalla bike!
Un giro stile fritto misto, sentieri, strade bianche, salite toste e discere ardite come nella canzone di battisti...
Ad ogni discesa vedere Dado che sorrideva ed urlava "geronimooooooooo" è stato impagabile!
A Sarnico ci ha raggiunti Alberto, neo iscritto al gruppo, un gelato alla gatteria anzi due... e via di nuovo, su su per la salitona della ciclabile x Palazzolo, la salita ciotolosa del castello di Capriolo e poi di nuovo campi, sentieri, fango e pozzanghere.


bello bello bello.
Bello il giro, grandiosa la compagnia, fortunata la giornata che ci ha permesso, nonostante le nuvole, di pedalare in compagnia e bellissimo riavere il vecchio compagno di pedalate al fianco, il mio amico Dado!