La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

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Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


giovedì 23 giugno 2011

Black Forest Ultra Mtb Marathon

Foresta Nera…. Un nome che ha sempre evocato nella mia memoria la saga del Magdeburg, l’epopea della guerra dei 30 anni nel 1630, uno dei periodi pù neri della storia teutonica, eppure ha avuto sempre un fascino tutto particolare di cavalieri, principi, oscuri castelli che nascondevano un qualche antico segreto, battaglie concluse con campi disseminati di cavalli feriti e cavalieri morenti…
La storia è sempre stata una delle mie passioni, lo scoprire che quello che siamo oggi lo dobbiamo a quanto fatto dai nostri avi nel passato e considerando la quantità di sangue diverso che scorre nelle mie vene, rivivo un po’ la storia passata della mia famiglia…
Sono svizzero/lombardo/friulano/celtica oppure longobardo/celtica/slavo/friulano/svizzera.
Fate vobis.

Torniamo a bomba, cioè al come mi sono ritrovata li a Kirchzarten tra altri 6000 biker semi-congelati dal freddo.
Ci sono gare che hanno un fascino tutto particolare e che una volta nella vita vuoi fare assolutamente.
La scorsa stagione avevo passato una magnifica settimana in Francia per la Roc d’Azur cimentandomi alla mia maniera in quattro gare differenti e divertendomi non poco; quest’anno volevo qualche cosa di nuovo, diverso ed unico ed il fascino di questa 14 esima edizione della Black Forest si è fatta di punto in bianco irresistibile.
Mandata l’iscrizione ancora a gennaio e non sapendo ancora a cosa andavo incontro, ho avuto anche da scegliere tra ben cinque diversi percorsi!
Escludendo a priori la extreme da 116 km per una questione di logica incapacità fisica, valutando che la marathon 85 potesse essere troppo lunga comunque ho optato per la Short Track di 43 km. escludendo anche quella da 65 e la Power da 55 km.
Posso sempre tornarci un'altra volta no???
Comunque via che si parte, sono circa 500km ed in camper ci vuole un po’.
La Svizzera è il mio paese d’origine ed ogni volta passo il confine mi ritrovo a guardare quelle montagne con un occhio diverso dal turista di passaggio; io li su quei pendii ho imparato a sciare, sono ruzzolata dalla slitta centinaia di vote, mi sono arrampicata mille volte durante le vacanze estive ed ho camminato per decine di chilometri nelle escursioni con lo zaino in spalla, io qua sono a casa.
Dopo il lungo tunnel del Gottardo ci fermiamo al Sant. Gothard Rasthütte per il pranzo, per quei sapori della memoria che mi fa piacere rivivere di volta in volta, con mia figlia che brontola perché acasa non le faccio mai il Rösti di patate o la torta di mele con la panna come la faceva Mutti Geiser, la mia tata/mammadue che Elsa ha conosciuto e ricorda seppur vagamente.
Siamo a metà strada ed è ora di rimettersi in viaggio.
Il tempo non promette nulla di buono, piove a tratti e fa freddo; da lontano le cime delle Alpi mostrano ancora i valloni pieni di neve che luccica da lontano, resterà sicuramente per tutta l’estate.
Piano piano ci si avvicina al confine con la Germania, quei confini che ormai esistono solo sulla carta almeno per noi europei.
Dal confine al paese di Kirchzarten ci sono solo 80 km ed in poco tempo eccoli al’ingresso del campeggio che avevo in precedenza contattato; una decina di minuti dopo eravamo già alla piazzola a noi assegnata e, come partecipante alla Black Forest, pago un prezzo irrisorio: 10 € a persona al giorno tutto compreso, piscina, sauna, utilizzo di tutti i servizi, docce calde, lavanderia, scarichi per il camper, centro fitness e chi più ne ha ne metta!
Il campeggio è enorme, più di 500 piazzole, circa 1800 persone ed almeno 1500 mtb!

Ma che bello basta.

Qua attorno ci sono almeno 300 km di piste ciclabili più la mitica Swarzwald Straße, la ciclabile più lunga d’Europa che attraversa da nord a sud tutta la Foresta Nera, 450 km, e più di 200 km da un lato all’altro, tra Germania e Svizzera….un vero paradiso per chi ama pedalare.
Un unico neo: piove a dirotto e fra un freddo micidiale!
Alle 21 sono a dormire sotto il piumone.
Il mattino dopo si presenta comunque freddo e grigio, la pioggia ha dato una piccola tregua ma i vicini mi dicono che hanno appena sentito le previsioni del tempo e sono pessime… uffa!
Ho avuto la fortuna di nascere con questo dono strano, il poli-glottismo, imparo una lingua ad una velocità incredibile e negli anni ne ho imparate bene otto e qua mi sento decisamente a casa: francesi e tedeschi, belgi ed olandesi, svizzeri, inglesi ed italiani, qualche spagnolo…..ad eccezione del russo le ho parlate tutte, alla spesa al supermercato oppure al ristorante od alla lavanderia o semplicemente tra vicini di camper mentre si montava o sistemava la ruota della bicicletta.
Credo che anche la stessa passione faccia si che il dialogo tra stranieri diventi più facile, si capiscono le motivazioni, le lunghe trasferte e le tribulate in sella, si è parte di un insieme di cose che ci rende diversi ma simili, ci accomuna rendendoci amici e rivali allo stesso tempo ma con quella lealtà che qualche volta alcuni dimenticano.
Mi incammino verso il centro sportivo e ritiro il numero che mi accompagnerà in questa avventura, il 6205 con un paio di bellissime copri scarpe in regalo, materiale vario ed il Road Book della gara con altimetrie, postazioni di controllo ed aiuto e ristori.
Decisamente utile.
So che dovrò salire per 30 km e di seguito scendere per 13 fino all’arrivo….
Qua l’organizzazione è impeccabile, alle 9 del mattino della domenica ci si ritrova in stazione, 1300 partenti nello Short Track e tutti, dico tutti, verranno trasferiti in treno alla partenza.
Le bike vengono messe su dei tir con rimorchio, ogni singolo pedale rivestito da una “calza” di gomma piuma per far si che non rovini le altre biciclette, ogni bici viene messa una di testa ed una di coda sui camion dagli addetti al trasporto e portate alla partenza; noi le raggiungeremo dopo mezz’ora di treno appositamente messo a disposizione dalle ferrovie tedesche per l’occasione.
Dalla sala d’aspetto assistiamo in silenzio allo scatenarsi di un vero e proprio uragano, vento fortissimo, grandine ed acqua a catinelle, diciamo pure che il morale è a terra; saliamo sul treno, si chiacchiera ma lo sguardo è sempre al finestrino ed alo scatenarsi degli elementi… ma non poteva regalarci una mezza giornata di sole????
Arriviamo alla partenza, la mia corsa un po’ preoccupata a recuperare Valchiria tra migliaia di altre bike e sinceramente un po’ di strizza mi è venuta quando non riuscivo a trovarla…peccato che non avessi guardato il numero del camion che me l’ha portata fin quassù.
Alla fine la trovo, esattamente dove doveva essere ed è tutto in ordine, tempo a parte; ci sono circa 10 gradi, piove a secchi e saltello per non raffreddarmi ma è tutto inutile.
Mi rifugio con decine di altri ciclisti in ricoveri di fortuna, sotto tetti, piante, balconi ma è inutile, il freddo non si placa e per quanto faccia finta di non sentirlo morde eccome!
Ma la gente è meravigliosa: ti chiama per nome ( e’ scritto sul numero), ti incita, si complimenta con te per il coraggio, è un continuo accumularsi di autostima e ad un certo punto non lo sento più il freddo e mi avvicino alle griglie di partenza: sono nella prima.
Da li alla partenza cercherò di pedalare un po’, lo spazio lo consente, saltello, faccio pipi, bevo, risaltello, pedalo e poi via che si parte.
Un anello per tornare in paese ed il primo controllo, non ricordo nemmeno più quante volte sono passata sui tappeti per il rilevamento chip, e poi via sulla lunghissima salita su strada bianca nel bosco, bosco cosi fitto da non farti vedere il cielo, alberi tanto alti che ti chiedi come facciano a non spezzarsi sotto il loro stesso peso e quelli scorci stupendi nelle vallate sottostanti dove scorrono i fiumiciattoli che hai passato poco prima, pezzi di lago di cui non ricordo il nome se non di uno, il Titisee, le case arrampicate sui crinali…un susseguirsi di immagini che mi sono rimaste impresse un poco alla rinfusa mentre pedalavo col fiato corto in salita.
Ma ciò che non posso dimenticare sono le centinaia di persone che, sotto la pioggia, ci incitava con campanacci, trombe tirolesi lunghissime dal suono talmente forte da stordire, i ragazzini che ti rincorrevano per darti un sorso d’acqua o, semplicemente, per dirti Bravo!!!
E nel pezzo più duro, quando ho iniziato pensare “non ce la farò mai”, le vignette un metro per un metro con disegnati ciclisti che si arrampicavano con i denti lungo una montagna e la scritta “Du macht das für Spaß”..lo fai per divertirti!
Eh si, lo facciamo perché ci piace, per divertirci per cui non posso prendermela con la bicicletta oppure la salita, ho scelto io di essere qua, non si molla Kathy.
Eppoi guardi il Road Book e ti accorgi che manca pochissimo alla cima, che i 30 km sono quasi finiti, sai che poi si scende a valle e da li in poi non mi fregava più nulla della pioggia, delle mani gelate e delle ginocchia che facevano male per il freddo.
Al ristoro mi fermo, mangio qualche cosa bevo e riparto, la discesa è lunghissima non tecnica ma ripida e fa freddo. Devo fermarmi poco dopo la meta, le mani non le sento più e non so se freno oppure no ed anche i freni sanno di bruciato, pausa di qualche minuto e via che si ricomincia.
E senti l’aria dell’arrivo negli ultimi chilometri e la voglia di arrivare è tanta e la voce in lontananza dello speaker è come il richiamo di una sirena, significa riposo ed allora ci metto ogni goccia di energia rimasta e quando entro nello stadio di Kirchzarten con centinaia di persone che urlano “Gut gemacht” beh riesco anche a commuovermi! Che oca che sono ma è più forte di me.
Elsa mi aspetta al traguardo con la macchina fotografica ed io sono al settimo cielo, il mio ruggito lo sentiranno in tanti.

Ho il mio certificato di partecipazione in mano, gli occhi che mi brillano, il cuore che canta a modo suo la mia conquista ed il resto della giornata è cosi confuso tra stanchezza, doccia bollente, cena tedesca per festeggiare ed a nanna presto perché sono cotta.
Mi concedo ancora un giorno di vacanza ed al ritorno devio verso Laufenbourg in Svizzera dove ho un pezzo di cuore e famiglia, il mio fratellone Hans che vedo pochissimo purtroppo, ma dieci anni di differenza di età, strade diverse nella vita e modi diversi di vedere le cose hanno fatto si che io viva in Italia e lui lassù dove è diventato un rappresentante importantissimo dello stato elvetico.
Lo abbraccerò stretto stretto sia all’arrivo che alla partenza, ci si lascia sempre con un velo di tristezza negli occhi ma la promessa è di rivederci presto stavolta e prima di partire mi dice:
Tu a 70 anni sarai ancora a pedalare in giro…
Magari , chissà…..
Lungo la strada non faccio altro che guardare fuori dal finestrino cercando di assaporare e memorizzare ogni singola gola di montagna, le striature lasciate dal ghiaccio e dall’acqua sulle rocce, il colore delle foglie ed il diverso colore del cielo verso le cime, la quasi impossibile locazione di alcune malghe sui pendii tanto erti da sembrare strapiombi e le bestie che pascolano che paiono arrampicarsi sulla nuda roccia.
Il lago dei quattro Cantoni, il lago di Lucerna e quello di Lugano e poi Como per avvicinarmi sempre di più a quel lago che ho scelto come casa tanti anni fa, dove c’è casa e famiglia ma qualche volta guardo a nord con un po’ di nostalgia.
Ma posso sempre tornarci.
Kathy Pitton

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