La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


lunedì 24 agosto 2009

1° Trofeo Memorial Ivan Nember


Le mie povere gambe stavano ancora gridando vendetta per il Parco delle Colline di ieri che già preparo la sacca per un'altra trasferta…..diciamo mezza trasferta, è più corretto cosi.
Pur sapendo che le gare di Cross country non mi sono congeniali, vorrei andare fino su al Colle di San Bernardo a vedere dove è l’osservatorio astronomico; non devono esserci costruzioni attorno per non falsare la luce naturale delle stelle e deve essere in alto, veramente molto in alto.
I ragazzi della squadra Mtb del Lumezzane ne hanno messa in piedi una veramente tosta e gia dalla partenza so che non la porterò a termine ma sapendolo dall’inizio ho il vantaggio fin da subito di non dannarmi più di tanto, è il luogo che mi interessa e, non da meno, la promessa di un pane e salamina alla fine della gara.
Ormai il rumore del furgone di Dado è conosciuto nella mia via, fa parte del colore locale e, quando arriva, tutti sanno che stiamo per partire per una delle nostre sortite in mtb!
Lumezzane non è cosi lontano, 40 minuti di strada, e ce la godiamo chiacchierando del più e del meno come sempre; la mia ragazzina ha preferito stare a casa per finire i compiti delle vacanze visto che l’inizio delle scuole è dietro l’angolo ma mi porto dietro il suo In bocca al lupo Ma!!
Arriviamo al centro sportivo a ritirare il numero di gara e ci indicano una chiesetta in cima alla montagna, da la si parte e si arriva; la strada sale con una pendenza micidiale, tant’è che spesso il furgone fa fatica sia a fare i tornanti che ad arrancare fino alla curva successiva e quando si incrocia un'altra macchina è quasi impossibile farsi da parte.
Alla sommità del monte altre macchine sono già parcheggiate a bordo strada, non si riesce a continuare e decidiamo di fermarci a pochi metri dalla linea di partenza, rigorosamente in salita.
Non siamo in tantissimi ed i volti sono quelli di bikers conosciuti nelle tante gare mtb in giro, le maglie si riconoscono dai colori, Zaina, Agnosie, Mtb Crew, G,C.Iseo, Iseo Racing, Scott e tante altre che, in automatico associ ai nomi di chi le indossa.
Anche i partecipanti e vincitori del Parco delle Colline di ieri sono qua, per loro sarà una passeggiata, per tutti gli altri un pochino meno.
Due chiacchiere con il Chico Mex Giorgio Pasotti e Silvia Pasini, unica altra donna presente e, sicuramente, l’unica vera ciclista delle due.
Due pedalate su e giù e quel che vedo mi spaventa un po’, troppo dura e pericolosa e la stanchezza per la gara di ieri non è certo un valido aiuto per cui quello che avevo dato per scontato diviene una certezza, giro di lancio poi mi fermo, più che altro è che terrei in ballo l’organizzazione un sacco di tempo per nulla, per aspettarmi magari un ora dopo l’arrivo di tutti gli altri e non mi sembra giusto.
Al via partono tutti a razzo e nel giro di un attimo mi ritrovo già in panne sulla salita cementata e non ho neppure iniziato il giro di lancio!
Qualche battuta la sento dai presenti ma se te la prendi allora non dovresti neppure uscire di casa, continuo finchè riesco e poi scendo e spingo. Arrivo in prossimità del fettuciato nel campo accanto all’osservatorio astronomico e già i primi passano dal lato opposto e capisco che non ha senso una gara cosi per me, conosco i miei limiti.
Dado poco avanti a me mi fa segno di continuare ma decido che stop, mi fermo.
E lui che fa? Torna indietro e si ferma anche lui!!!!
Solidarietà credo…. O semplicemente la consapevolezza che anche per lui sarebbe stata durissima.
Ci avviciniamo al traguardo e comunico ai giudici la mia intenzione di fermarmi ed attendiamo gli altri.
Il passaggio dei primi è spettacolare, volano letteralmente ma gli altri hanno il viso contratto dalla stanchezza, grondano sudore e si vede la loro fatica trasparire dall’espressione dei visi.
Dura, durissima dicono, particolarmente in discesa.
Vicino a me qualcuno dell’organizzazione che mi dice che sono in classifica comunque…. Ma siete matti ragazzi?
Ho fatto solo il giro di lancio, non è giusto per principio e non è rispettoso per quanti l’hanno fatta tutta, in particolar modo per i ragazzi che faranno ben due giri arrivando distrutti!
Mi fanno un sorriso e rispondono che ci vuole anche una buona dose di coraggio ad iscriversi ad una gara cosi… coraggio o un bel po di incoscienza dico io, qualche volta mi rendo conto di essere addirittura più fuori di quanto mi abbiano spesso detto!
Mi faccio due risate all’arrivo “tattico” di Alberto: si ferma a 100 metri dall’arrivo per aspettare il passaggio del primo per non fare il secondo giro e, come pensavo io, non fare aspettare tutti mentre magari in solitaria finiva il tracciato.
Passerà il traguardo abbracciato a Betelli con tanto di foto ricordo scattata dalla Grazia.
Il sono un po’ fuori schema ma Alberto mi segue a ruota però….
Siamo un gruppo di pedalatori malati di passione per le ruote grasse ed è un visus che non riusciamo a debellare, nonostante la fatica, il sudore, le cadute ed una serie incredibile di escoriazioni.
Anche Gabriele arriva al traguardo un po’ sacramentato….una caduta nel fosso ed un'altra poco dopo gli lascia dei bei segnacci sulle braccia e sulle gambe, medaglie, sono solo medaglie!!
Ci avviciniamo al tendone delle premiazioni e ci sediamo a mangiare il nostro panino, ascoltando la musica e le persone attorno a noi.
Alla fine mi premiano, un premio che non credo di aver meritato ma che comunque fa piacere.
Scambio quattro chiacchiere con Pasquali e con Giorgio e Silvia e poi si torna verso valle prima in bike e poi col furgone.
Ho un'altra foto ricordo scattata dal Chico Mex alla premiazione ed una montagna di sensazioni positive che mi resteranno addosso ancora per qualche giorno ma di riposo però, devo riordinare le idee in vista di un'altra avventura in Mtb, in Trentino stavolta.
I ragazzi del Lumezzane hanno fatto un gran lavoro per questa gara, gara dura ma in un contesto veramente unico e spettacolare e meritano di certo, per la prossima edizione, di un adesione massiccia di quanti amino questo sport.
Io non ci sarò come ciclista ma, probabilmente, come tifosa!!!
Alla prossima ragazzi
Kathy Pitton

domenica 23 agosto 2009

Il Parco delle Colline di corsa!


Di ogni gara mi porto a casa qualche cosa, un ricordo, una situazione magari un poco ridicola, qualche escoriazione ma della Mediofondo del Parco delle Colline, organizzata dai ragazzi di Rodendo Saiano porterò a casa due cose in particolare: il caldo ed un angelo in bike che si chiama Riccardo Magni.
Ma cominciamo dall’inizio di questa caldissima giornata.
Una gara che già lo scorso anno mi aveva attirato ma la collocazione estiva la rendeva un poco complicata per quanti, come me, lavorano nel turismo e le domeniche le passa a lavorare di solito… non sempre riesco a “Scappare” chiedendo ferie, non sempre c’è chi mi sostituisce ma quest’anno, una serie di fattori hanno fatto si che potessi tranquillamente iscrivermi e pedalare.
Provata a pezzi sia con Dado che con Zambo nelle scorse settimane e sperando che Giove Pluvio si decidesse a far cadere un po’ della sua acqua su questa torrida estate, alle otto e mezza carico Valchiria sul furgone di Dado ma lo seguo con la mia macchina stamattina, dovrò essere al lavoro verso le 14.30 e dovro correre per arrivare in tempo, le mie performance in bike non sono sempre veloci, anzi!
Parcheggio “tattico”, vicino all’uscita dello stesso per poter scappare verso la tangenziale alla fine della gara, pronti che si parte per bere un caffè e fare due chiacchiere con le decine di persone che già animano il parterre in attesa di Zambo che in un sms mi comunica che è in chiesa………
Veramente lui intendeva “alla chiesa” e già noi a pensare che non sapesse più a che santo votarsi e che tentasse anche quella strada pur di finire la gara…..
Un continuo prendersi in giro anche durante il caffè al bar ma il bello è che ci piace ed è divertente.
La partenza sarà in due gruppi distinti, la Granfondo alle 10 e noi mezzofondisti alle 11, sotto un torrido sole che già ci fa sudare da fermi, figuriamoci dopo pedalando.
Il gruppo dei più forti è gia schierato in griglia, gli altri si accodano poco dopo e noi aspettiamo che partano per poi far passare un po di tempo scaldandoci girando per le strade sterrate che circondano il paese.
Quando Zambo passa con gli altri del primo gruppo gli urliamo di tutto “Dai Mauro, Zambo vaiiiiiiiii che sei forteeee!!!” chissà poi se ci sente con le cuffiette del lettore mp3 nelle orecchie.
Partita la Granfondo sembra non restare nessuno, un silenzio per qualche attimo come se tutto fosse finito e che la gara sia terminata cosi, con il via del giudice di gara, ma ecco che cominciano a vedersi tutti gli altri, quelli come me e Dado che faranno la Mediofondo, quelli che andranno più piano e che se la prenderanno meno.
Perfino due bikers siciliani in griglia di partenza con noi, da Messina precisamente, che trasferta lunga ragazzi, spero sia stata l’occasione per una bella vacanza in Franciacorta!
Pronti via che si parte e l’inizio su strada invoglia spingere forte sui pedali e si toccano punte di 35 km/h e sono tantissimi per me e preferisco rallentare altrimenti non arrivo più.
I chilometri si accumulano sul display del mio computer di bordo e presto, troppo presto forse, inizia la salita della Santissima, un lungo nastro d’asfalto con pendenze veramente a due cifre, metto il rampichino e su, piano piano e qua inizio ad intravedere le ali del mio angelo personale.
Mi supera quasi in cima alla rampa, mi incita quando si accorge che stò mollando e mi aiuta la sua voce, quel “dai non mollare che ci sei quasi”, mi aspetta quando vado più piano di lui.
Mi accorgo che non ha il numero di gara, un infiltrato per cosi dire, ma credo che senza il suo aiuto morale non avrei mai passato il traguardo oggi.
Discesa tecnica e poi via lungo una stradina bianca accanto alla tangenziale, la chiesa vecchia e l’inizio della salita della Tesa, un mezzo calvario che farò a piedi fino alla deviazione del percorso corto dove quasi mi commuovo quando qualcuno del RS Bike mi dice che con i miei racconti trasmetto emozioni.
Nel Dna mi trovo questa capacità di mettere parole in fila con un senso compiuto ed a queste parole lego le mie emozioni e sensazioni ma qualche volta vorrei essere capace di andare anche in bike come scrivo, mentre invece sono un mezzo disastro in sella!
Pazienza, non si può avere tutto dalla vita, sono contenta cosi.
La discesa nel bosco è divertentissima, lascio correre la bike e Riccardo davanti che fa strada e cerco di seguire le sue scie anche se lui è veloce e la mia poca pratica di tecnica di discesa unita ad un po di sana strizza mi frena ma arriviamo in fondo senza danni e via, ora tocca al Berta.
I tornanti in asfalto non sono cosi duri ed è bello vedere anche il mio coach Paolo della palestra che fa lo sbandieratore ma poco dopo inizia lo sterrato e diventa tutto un poco più complicato, minore aderenza delle ruote, il caldo che mi fa sentire una sete pazzesca e sembra sempre che le borracce siano vuote anche se le ho appena riempite, e la polvere che mi si infila negli occhi facendoli lacrimare ma lui è li, vicino a me, e non mi lascia un attimo e non immagina lontanamente l’aiuto che mi sta dando.
Quando poi inizia quel sentiero tecnico in discesa dove le pietre sono instabili e le radici affiorano, sarà lui stesso a dirmi di scendere, di non rischiare, e continueremo assieme a piedi fino a quando non riusciro a vincere la paura e risalire sui pedali.
E la discesa finisce e quel veloce campo che mi porta sul rettilineo e poi al traguardo mi vedrà sorridere e spingere sui pedali con Riccardo accanto che mi spingerà a spremere ogni singolo muscolo fino alla fine, fino al passaggio sotto lo striscione del traguardo dove Alberto mi farà una foto mentre gli faccio le linguacce e Mauro mi urla Brava!!
Non ho salutato il mio angelo in mtb.
Ero talmente di fretta che sono corsa alla macchina, ho buttato la mia bike sul furgone di Dado e sono partita alla volta di casa vestita da ciclista con le scarpette ancora ai piedi, chiamando la mia collega al telefono dicendole che stavo arrivando, di portare pazienza ancora un po’.
Sono arrivata a casa trafelata, doccia al volo e mi sono messa l’uniforme e precipitata al lavoro dove, alle 14.30, ho preso regolarmente servizio… fa nulla se avevo ancora il cuore che batteva a mille.
Guardano le increspature del lago oggi nel pomeriggio ho pensato a come ringraziare quel ragazzo a cui non ho detto neppure ciao ma che ha regalato due ore della sua giornata per aiutare me, un illustre sconosciuta, a finire una gara che lui avrebbe probabilmente fatto in metà del tempo.
Spero di incontrarlo presto in un'altra gara per dirgli Grazie!
Grazie per aver avuto pazienza e per avermi spinta al limite, a provare ad andare oltre ed a non mollare perché oggi, forse, lo avrei fatto e sarei venuta meno al mio codice d’onore personale dove sta’ scritto che non si molla mai.
Alla prossima
Kathy Pitton

venerdì 21 agosto 2009

Le scarpette di Valchiria


La mia stupenda cavallina da corsa, Valchiria, ha la scarpa posteriore nuova di zecca, El Gato...... Speriamo che si arrampichi davvero dappertutto!!!! Cosi fatico un pochino meno.
Ma non è bellissima la mia piccolina?

mercoledì 19 agosto 2009

Castelletto del Garda


Ecco il Castelletto del garda e dado, ben mimetizzato, a caccia delle bellezze locali.

Da un lago all’altro


Di solito sono io che invento giri fuori dall’ordinario ma stavolta è stata un idea di Dado, il che all’inizio mi ha lasciata senza parole…… poi gli ho chiesto” ma sei sicuro”?
Visto che l’idea è rimasta quella iniziale, cioè il fare il giro del lago di Garda in mtb, una rapida controllata alla bike, catena e gomme ok, zaino con quello che potrebbe servire, non si sa mai cosa può capitare, e alle sei del mattino di martedì 18 agosto, via che si parte alla volta di Brescia lungo le strade meno battute della zona.
Fa quasi freddo a quest’ora della mattina, l’alba inizia a rischiarare la strada che le ruote scorrono, i fari che uso nelle 24 ore montati per l’occasione fanno luce a sufficienza ma è bello veder sorgere il sole e tutto diventare più nitido.
Lasciamo Monticelli alle spalle, Rodendo Saiano, Gussago ed ecco la città, poco traffico a quest’ora e la gente è in vacanza e non vi è la frenesia dei giorni di lavoro.
Attraversiamo il centro e via verso Rezzato alla ricerca della Gavardina, la ciclabile che porta fino a Salo e per poco non la manchiamo se Dado non avesse fatto caso ai tronchi che delimitano il fiume.
Peccato che le segnalazioni siano cosi scarse, la conoscono solo le persone che ci passano accanto ogni giorno ma per quanti la cercano intenzionalmente non è facile trovarla eppure il progetto provinciale per le ciclabili era stato pubblicizzato non poco.
Va beh, roba politica, oggi non mi riguarda, sono a spasso sulla mia Valchiria.
Quante volte ho pensato di prendere ruote da strada ma mi sembra una specie di tradimento alla mia passione per il fuoristrada, eppoi con queste ruote posso fare a meno di prestare attenzione a dove vado.
Presto troviamo la diramazione, da un lato verso Salò, dall’altro verso Desenzano e, mentre sono ferma a guardare la cartina ed a confrontarla con il cartellone della provincia passa una signora piuttosto stizzita per il fatto che “ sti ciclisti stiamo sempre in mezzo……”
Ma ti sei alzata male stamattina? In fin dei conti questa è una ciclabile e fino a prova contraria sono in bici e non con una moto per cui vediamo di non rompere le scatole al mattino presto… diavolo sono solo le sette e mezza del mattino!!!
Via che si parte.
Scorre lungo il fiume accanto alla tangenziale questa strada, pezzi nel bosco all’ombra, alcuni ponticelli da attraversare, si passa accanto a dei parchi giochi, zone attrezzate con tavoli per il pic nic… bello.
Il tempo scorre in una dimensione tutta sua in bicicletta per me, come se fosse rallentato, forse solo per il fatto che mi piace questa sensazione di tensione dei muscoli, è un piacere lo scorrere delle immagini davanti ai miei occhi ed il vedere altri che, come me, al mattino presto rubano ore al sonno per macinare chilometri su due ruote.
Inizia la salita, Passo Tormini mi dicono si chiami, Tiracollo per quanti l’hanno provata…. Credevo fosse piu dura ma forse il vedere il golfo di Salò la sotto non mi fa pensare poi cosi tanto alla fatica.
Alle nove e mezza siamo seduti sul lungolago con una colazione German Style, caffè americano, succo d’ananas fresco e brioches scherzosamente “pucciata” ne cappuccino del vicino di tavolo….
Il nostro piano di “conquista del Garda” è abbastanza semplice, pedalare e pedalare fin dove arriviamo, poi ci si organizza… semplice no?
Sono abbastanza allenata alle lunghe distante, Dado un po’ meno ma per ora regge bene e via che si parte ala volta della parte trentina del lago.
I paesi scorrono accanto al lago, qualche rapida sosta per riempire le borracce e si arriva a Gargnano dove chiediamo ad un vigile da dove parte la vecchia strada in disuso….. non si potrebbe passare visto che è chiusa ma ci passano tutti i ciclisti e sappiamo che, se dovesse succede qualche cosa, gli unici responsabili saremo noi.
Il panorama è decisamente mozzafiato, strapiombi sul lago da altezze incredibili, ma altrettanto incredibili sono le salite, strappi micidiali che tagliano fiato e gambe ed il caldo inizia a farsi sentire ed oggi, secondo i meteorologi sarà una delle giornate più torride della stagione… andiam bene!
In un tornante particolarmente ripido quasi mi prende un accidente: il piano strada è franato verso il lago ed una parte della strada stessa presenta delle crepe dal quale si intravede lo strapiombo sottostante. Posso garantirvi che non ho mai avuto cosi paura; in tre pedalate ho raggiunto la parte “solida” con il cuore a mille che mi sembrava esplodere dentro, sia per la salita che per lo spavento!!! Che strizza.
Una pausa per riprendermi e via, con nelle orecchie il rombo delle auto che passano nelle gallerie sovrastanti la nostra testa ma in bici, per quanti fari tu possa avere, le gallerie restano un pericolo e quando non ho alternative , ne esco con le braccia e le spalle contratte dalla tensione.
Meglio starne fuori.
Arriviamo a Limone verso l’una e scendiamo in picchiata sulla discesa che porta al paese nella conca sottostante; giornata di mercato per cui bici a mano lungo le stradine.
Pranzo a bordo lago circondati dai turisti con un occhio alle bike appoggiate li accanto e non sono state poche le volte in cui uno dei due si è alzato per andare a controllare che fossero ancora li accanto e tutte intere… ringhio come un doberman quando qualcuno si avvicina a Valchiria.
L’interno del vecchio borgo è bellissimo ed anche se non riusciamo a farlo in bici è piacevole passarvi in mezzo, rovo anche una cartolina da spedire ad Elsa per la sua raccolta; poco dopo inizia una salita che porta verso l’alto ed in sella riusciamo a salire fino quasi alla strada sovrastante ma vedo un sentiero con dei ciotoli antichi, indicato come Sentiero del Sole.
Un signore inglese ci invita a seguirlo, è la vecchia strada panoramica delle limonaie e credo sia stata la decisione ed il consiglio migliore della giornata: non ho mai visto nulla di cosi bello!
Stretto ed addirittura angusto in alcuni punti, con delle pendenze vicine al 20% ( almeno cosi indicava il mio computer di bordo) ma con una vista spettacolare dall’alto verso il borgo vecchio ed il lago; certo, alcuni punti erano talmente in piedi che ho dovuto scendere e spingere la bike in salita ma anche questo fa parte del gioco….
Si giunge sulla strada e si continua tra continue salite e discese ed arriviamo in cime, alla parte più ventosa del lago: un infinità di windsurf solcano il lago, è veramente un bel vedere e qua il mio amico Dado si divertirà come un matto perché la ciclabile passa praticamente sulle spiagge e sono molte le bellezze locali in topless che si godono la calda giornata di sole.
Km di ciclabile fino al ponte che passa il Sarca e poi giù a seguire la strada verso sud stavolta.
La stanchezza si fa sentire ed il caldo è micidiale, i pit stop si susseguono per riempire le borracce.
Io stò bene, le gambe girano e la stanchezza è ancora lontana ma mi accorgo che dado inizia a pedalare male spesso rallenta il ritmo: non è abituato alle lunghe distanze e questa è decisamente una lunghissima distanza!
Dolore ai polsi ed alle mani, il sottosella che rompe le scatole….
Di comune accordo a Castelletto decidiamo di vedere se c’è un battello fino a Desenzano ma purtroppo non c’è.
Si torna in sella non senza aver prima chiamato i rinforzi che già avevamo organizzato nel caso ce ne fosse bisogno.
Si continua fino a Garda dove finisce la nostra pedalata lunga un giorno intero.
Arriva Sandro per un recupero con il furgone ma prima una cena sul lago….non si può di certo tornate a casa affamati.
Dado sembra dispiaciuto del fatto che la nostra avventura sia finita prima del previsto; insomma, non poi cosi prima: abbiamo percorso 175 Km su ruote grasse, una grande distanza per la mtb.
Eppoi siamo partiti assieme e si torna assieme, altrimenti che senso avrebbe.
Gli amici sono la parte di famiglia che ti scegli da solo; ho centinaia di conoscenti ma di amici pochi, sono rari quelli veri, e Dado è un amico vero da 35 anni.
E sinceramente non penso proprio che questa da parte sua sia una rinuncia, anzi, considerando che di solito il percorso più lungo che fa è il giro del lago d’Iseo, cioè 66 km, penso che sia andato ben oltre quanto previsto da lui stesso.
E’ stata una gran bella giornata e mi piacerebbe farla un'altra volta in buona compagnia perché comunque su due ruote vai dappertutto e scopri angolini dimenticati ma bellissimi da riscoprire.
Alla prossima ragazzi.
Kathy Pitton

venerdì 7 agosto 2009

Ma il convento dov’è?


Seduta con le zampotte all’aria ed un po di ghiaccio sulla caviglia nel giardino di casa ed il naso infilato in un bicchiere da dove si leva il profumo del vino regalatomi dai ragazzi di Nuvolento, ripenso alla serata di ieri, 6 agosto, ed alla tostissima gara messa assieme da Emanuele Bodei e dai ragazzi dalla Bike and Friends, una cross country spacca gambe alla sua seconda edizione a cui non ho potuto resistere.
Giorno strano per una gara il giovedì ma per quanti come me sono di riposo proprio in quel giorno, un piacevole modo di passare la serata tra amici bikers e profumo di porchetta arrosto, un po di musica e tanta fatica!!
Iscrizione di tutti e quattro i Diavoli Rossi del G.C. Iseo e via alla volta di Nuvolento in una torrida giornata d’agosto: verifica tessere, due battute con molti conoscenti, il numero 126 da attaccare alla bike ed aspettiamo gli altri, Zambo e Gabri, che arriveranno poco dopo.
Riesco a far ridere tutti quando dico che devo scaldare le gambe, lo sanno che se mi danno troppo ora poi non vado più, ma devo pur far finta di essere una ciclista seria qualche volta, oppure no??
I commenti di quanti l’hanno provata fanno venire i brividi: durissima, piu dello scorso anno…..andiam bene allora!
Era già durissima la volta scorsa e sono riusciti scovare un'altra salita con una pendenza tale che quasi mi ribalto indietro e subito dopo un single track da urlo tra pietre e radici affioranti, come prova percorso mica male.
Sarà meglio tornare indietro ed aspettare in griglia, ascolterò un po di musica per rilassarmi.
Accanto a me una ragazza, Lorena Zocca, non avevo mai avuto il piacere di conoscerla personalmente pur avendo letto di lei in molte classifiche e lei che, sentendo il mio nome dice: i diari di Kathy….
E’ bello sapere che qualcuno mi legge, chissà, magari tra qualche anno lo scrivere diverrà il mio lavoro…..bah, ho i miei dubbi però non si sa mai!
Via che si parte e quel veloce tratto pianeggiante sembra sparire inghiottito dalle ruote di Valchiria e la micidiale salita si presenta davanti a me in un attimo e Dado che fermo a meta mi urla: ci ritiriamo?
Ma se non siamo neanche partiti, pedala dai che è meglio.
Certo che pedalare vuol dire stare in sella e se non ci riesci perche non vai su allora si cammina e scopri che la bike pesa un accidenti e la usi come supporto per non cadere; chissà dove sono già i primi la davanti, il mio Angelo di nome e di fatto in sella alla moto da cross mi segue sorridendo, qualche volta incitandomi…Dai signora!!!
Una passerella in legno prima di un fettucciato nel campo e scivolo malamente, la caviglia fa croc ma non stò ad ascoltarla, dai che ora c’è la salitona sterrata nel bosco: io non so come facciano, poco dopo mi doppia Ramon Bianchi, sembra in sella ad una moto ed io non ho neppure fatto metà percorso, poco dopo arrivano Pasquali e Botticini anche loro ad una velocità….
Il ristoro è una specie di miraggio, acqua per calmare la sete, acqua da mettere nella borraccia e poi giu, finalmente un po di discesa, ma che discesa!
Vedo che molti altri la fanno a piedi, il mio Sindaco preferito, l’organizzatore della Sunset mi raggiunge e pure lui commenta che è pericolosa, ma loro vanno giu ad una velocità incredibile.
Anche il Gliso, nonostante abbia bucato, vola verso la fine della discesa, io vado piano tanto non cambia niente, in fondo ci arrivo come sempre.
Avevo dimenticato le scale, quelle da fare poco prima dell’arrivo, un po in sella ed un po a piedi e poi via fino al traguardo dove Emanuele, in versione speacker, mi saluta ed io passo col braccio alzato…ultima donna ma comunque al traguardo.
Mia figlia ad aspettarmi, le foto assieme a Dado e Mauro, un cambio veloce d’abiti ed una doccia sommaria visto che i signori maschietti si sono appropriati di tutte le docce e non ho voglia di aspettare due ore e via al tendone dove la porchetta arrosto spande il suo profumo nell’aria e risveglia l’appetito dei presenti.
Un po’ di musica, le chiacchiere, le classifiche da guardare e le premiazioni che sono una festa per la nostra piccola squadra: Mauro al suo primo podio 5° di categoria M4, Dado 4° della M5 ed io 3° (ed ultima donna) della categoria MW mentre Gabriele è 12° della categoria M2.
Il premio è quel qualche cosa di tangibile che ti porti a casa ma a me resta sempre sulla pelle quel sapore di conquista, quella sensazione di benessere che dura giorni interi e mi fa stare bene a prescindere del posto in classifica, sono cosi tante le maglie nere che ho collezionato in questi anni e le ho tutte addosso come una seconda pelle, perché io ero li e mi sono messa in discussione attaccandomi un numero sulla schiena o sulla bike, mi sono schierata in griglia accanto ai campioni veri senza voler fare nulla di piu’ di quello posso in realtà fare, magari una fatica dell’accidenti che ti fa stringere i denti e qualche volta ti fa anche piangere ma in fondo ti fa stare bene.
Il ghiaccio sulla caviglia si è sciolto ormai ma il livido rimarrà qualche giorno ma lo considero una medaglia alla mia incoscienza, alla mia voglia di volare anche senza le ali per poterlo fare.
E pensandoci bene sono due anni che vado a Nuvolento al Trofeo del Convento ma io, sto convento, non l’ho ancora visto, mi sa che mi tocca tornare anche la prossima volta, un giro solo però per le Old Ladies.
Questo bicchiere di vino rosso è un brindisi a me ed a Voi ragazzi, fino alla prossima volta.
Kathy Pitton