La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


mercoledì 19 agosto 2009

Da un lago all’altro


Di solito sono io che invento giri fuori dall’ordinario ma stavolta è stata un idea di Dado, il che all’inizio mi ha lasciata senza parole…… poi gli ho chiesto” ma sei sicuro”?
Visto che l’idea è rimasta quella iniziale, cioè il fare il giro del lago di Garda in mtb, una rapida controllata alla bike, catena e gomme ok, zaino con quello che potrebbe servire, non si sa mai cosa può capitare, e alle sei del mattino di martedì 18 agosto, via che si parte alla volta di Brescia lungo le strade meno battute della zona.
Fa quasi freddo a quest’ora della mattina, l’alba inizia a rischiarare la strada che le ruote scorrono, i fari che uso nelle 24 ore montati per l’occasione fanno luce a sufficienza ma è bello veder sorgere il sole e tutto diventare più nitido.
Lasciamo Monticelli alle spalle, Rodendo Saiano, Gussago ed ecco la città, poco traffico a quest’ora e la gente è in vacanza e non vi è la frenesia dei giorni di lavoro.
Attraversiamo il centro e via verso Rezzato alla ricerca della Gavardina, la ciclabile che porta fino a Salo e per poco non la manchiamo se Dado non avesse fatto caso ai tronchi che delimitano il fiume.
Peccato che le segnalazioni siano cosi scarse, la conoscono solo le persone che ci passano accanto ogni giorno ma per quanti la cercano intenzionalmente non è facile trovarla eppure il progetto provinciale per le ciclabili era stato pubblicizzato non poco.
Va beh, roba politica, oggi non mi riguarda, sono a spasso sulla mia Valchiria.
Quante volte ho pensato di prendere ruote da strada ma mi sembra una specie di tradimento alla mia passione per il fuoristrada, eppoi con queste ruote posso fare a meno di prestare attenzione a dove vado.
Presto troviamo la diramazione, da un lato verso Salò, dall’altro verso Desenzano e, mentre sono ferma a guardare la cartina ed a confrontarla con il cartellone della provincia passa una signora piuttosto stizzita per il fatto che “ sti ciclisti stiamo sempre in mezzo……”
Ma ti sei alzata male stamattina? In fin dei conti questa è una ciclabile e fino a prova contraria sono in bici e non con una moto per cui vediamo di non rompere le scatole al mattino presto… diavolo sono solo le sette e mezza del mattino!!!
Via che si parte.
Scorre lungo il fiume accanto alla tangenziale questa strada, pezzi nel bosco all’ombra, alcuni ponticelli da attraversare, si passa accanto a dei parchi giochi, zone attrezzate con tavoli per il pic nic… bello.
Il tempo scorre in una dimensione tutta sua in bicicletta per me, come se fosse rallentato, forse solo per il fatto che mi piace questa sensazione di tensione dei muscoli, è un piacere lo scorrere delle immagini davanti ai miei occhi ed il vedere altri che, come me, al mattino presto rubano ore al sonno per macinare chilometri su due ruote.
Inizia la salita, Passo Tormini mi dicono si chiami, Tiracollo per quanti l’hanno provata…. Credevo fosse piu dura ma forse il vedere il golfo di Salò la sotto non mi fa pensare poi cosi tanto alla fatica.
Alle nove e mezza siamo seduti sul lungolago con una colazione German Style, caffè americano, succo d’ananas fresco e brioches scherzosamente “pucciata” ne cappuccino del vicino di tavolo….
Il nostro piano di “conquista del Garda” è abbastanza semplice, pedalare e pedalare fin dove arriviamo, poi ci si organizza… semplice no?
Sono abbastanza allenata alle lunghe distante, Dado un po’ meno ma per ora regge bene e via che si parte ala volta della parte trentina del lago.
I paesi scorrono accanto al lago, qualche rapida sosta per riempire le borracce e si arriva a Gargnano dove chiediamo ad un vigile da dove parte la vecchia strada in disuso….. non si potrebbe passare visto che è chiusa ma ci passano tutti i ciclisti e sappiamo che, se dovesse succede qualche cosa, gli unici responsabili saremo noi.
Il panorama è decisamente mozzafiato, strapiombi sul lago da altezze incredibili, ma altrettanto incredibili sono le salite, strappi micidiali che tagliano fiato e gambe ed il caldo inizia a farsi sentire ed oggi, secondo i meteorologi sarà una delle giornate più torride della stagione… andiam bene!
In un tornante particolarmente ripido quasi mi prende un accidente: il piano strada è franato verso il lago ed una parte della strada stessa presenta delle crepe dal quale si intravede lo strapiombo sottostante. Posso garantirvi che non ho mai avuto cosi paura; in tre pedalate ho raggiunto la parte “solida” con il cuore a mille che mi sembrava esplodere dentro, sia per la salita che per lo spavento!!! Che strizza.
Una pausa per riprendermi e via, con nelle orecchie il rombo delle auto che passano nelle gallerie sovrastanti la nostra testa ma in bici, per quanti fari tu possa avere, le gallerie restano un pericolo e quando non ho alternative , ne esco con le braccia e le spalle contratte dalla tensione.
Meglio starne fuori.
Arriviamo a Limone verso l’una e scendiamo in picchiata sulla discesa che porta al paese nella conca sottostante; giornata di mercato per cui bici a mano lungo le stradine.
Pranzo a bordo lago circondati dai turisti con un occhio alle bike appoggiate li accanto e non sono state poche le volte in cui uno dei due si è alzato per andare a controllare che fossero ancora li accanto e tutte intere… ringhio come un doberman quando qualcuno si avvicina a Valchiria.
L’interno del vecchio borgo è bellissimo ed anche se non riusciamo a farlo in bici è piacevole passarvi in mezzo, rovo anche una cartolina da spedire ad Elsa per la sua raccolta; poco dopo inizia una salita che porta verso l’alto ed in sella riusciamo a salire fino quasi alla strada sovrastante ma vedo un sentiero con dei ciotoli antichi, indicato come Sentiero del Sole.
Un signore inglese ci invita a seguirlo, è la vecchia strada panoramica delle limonaie e credo sia stata la decisione ed il consiglio migliore della giornata: non ho mai visto nulla di cosi bello!
Stretto ed addirittura angusto in alcuni punti, con delle pendenze vicine al 20% ( almeno cosi indicava il mio computer di bordo) ma con una vista spettacolare dall’alto verso il borgo vecchio ed il lago; certo, alcuni punti erano talmente in piedi che ho dovuto scendere e spingere la bike in salita ma anche questo fa parte del gioco….
Si giunge sulla strada e si continua tra continue salite e discese ed arriviamo in cime, alla parte più ventosa del lago: un infinità di windsurf solcano il lago, è veramente un bel vedere e qua il mio amico Dado si divertirà come un matto perché la ciclabile passa praticamente sulle spiagge e sono molte le bellezze locali in topless che si godono la calda giornata di sole.
Km di ciclabile fino al ponte che passa il Sarca e poi giù a seguire la strada verso sud stavolta.
La stanchezza si fa sentire ed il caldo è micidiale, i pit stop si susseguono per riempire le borracce.
Io stò bene, le gambe girano e la stanchezza è ancora lontana ma mi accorgo che dado inizia a pedalare male spesso rallenta il ritmo: non è abituato alle lunghe distanze e questa è decisamente una lunghissima distanza!
Dolore ai polsi ed alle mani, il sottosella che rompe le scatole….
Di comune accordo a Castelletto decidiamo di vedere se c’è un battello fino a Desenzano ma purtroppo non c’è.
Si torna in sella non senza aver prima chiamato i rinforzi che già avevamo organizzato nel caso ce ne fosse bisogno.
Si continua fino a Garda dove finisce la nostra pedalata lunga un giorno intero.
Arriva Sandro per un recupero con il furgone ma prima una cena sul lago….non si può di certo tornate a casa affamati.
Dado sembra dispiaciuto del fatto che la nostra avventura sia finita prima del previsto; insomma, non poi cosi prima: abbiamo percorso 175 Km su ruote grasse, una grande distanza per la mtb.
Eppoi siamo partiti assieme e si torna assieme, altrimenti che senso avrebbe.
Gli amici sono la parte di famiglia che ti scegli da solo; ho centinaia di conoscenti ma di amici pochi, sono rari quelli veri, e Dado è un amico vero da 35 anni.
E sinceramente non penso proprio che questa da parte sua sia una rinuncia, anzi, considerando che di solito il percorso più lungo che fa è il giro del lago d’Iseo, cioè 66 km, penso che sia andato ben oltre quanto previsto da lui stesso.
E’ stata una gran bella giornata e mi piacerebbe farla un'altra volta in buona compagnia perché comunque su due ruote vai dappertutto e scopri angolini dimenticati ma bellissimi da riscoprire.
Alla prossima ragazzi.
Kathy Pitton

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