La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


lunedì 30 giugno 2008

FranciacortaBike un po’ assetata…


Ci ho pensato parecchi giorni prima di decidere in via definitiva di parteciparvi e fino a domenica mattina sono stata nel dubbio: quella discesa “assassina” mi terrorizzava davvero tanto.
Va beh la faccio a piedi…. Eppoi vado piano e dietro non avrò più nessuno!!!
Ormai è un dato di fatto che le retrovie siano più tranquille per cui bike in spalla e via alla volta di Erbusco, poco lontano da casa stavolta, i compagni di merende e bike di sempre, Dado con suo furgone e Zambo che troviamo sul posto.
Siamo in tantissimi stamattina, 700 iscritti, il colore ed il putiferio di ogni gara di Mountain bike, elettricità nell’aria che si respira e ti resta dentro, le chiacchiere davanti ad un caffè, il saluto agli amici ed ai bikers che conosci ed i riti di ogni gara, diversi per ognuno di noi ma guai a prendersi in giro: una carezza a Valchiria l’ho già fatta a casa mentre le attaccavo il numero 14, quello che mi da diritto alla prima griglia tra i Vips della bike….scappo ogni volta. E si, sono delle schegge e li in mezzo sono a disagio, meglio nelle retrovie, nessuno che spinge e corre per le prime posizioni.
Abbiamo il tempo per scaldare un po’ le gambe, una decina di km gironzolando qua attorno e le 9.30 si avvicinano veloci e non ho ancora deciso se faccio il percorso lungo o il corto… lo deciderò strada facendo.
Il sole è già alto e scalda parecchio, meno male che ho preparato due borracce e prima di mettermi in griglia bevo un bicchierone d’acqua e, forse, devo ringraziare questo gesto dettato dall’istinto.
Il solito pugno a Dado e Mauro, il nostro modo di dirci “in bocca al lupo” perché siamo una squadra ma ognuno farà la sua gara personale, ognuno dovrà gestire le proprie forze senza l’aiuto degli altri…
Via ora ed è già ressa alla prima strettoia, fondo ghiaioso in salita, c’è chi spinge, chi urla di spostarsi, chi si accoda o accosta per far passare.
Fa caldo, veramente caldo ed il sole è implacabile sin dai primi chilometri; anche se scorrono sotto le ruote velocemente sento i raggi caldi sulla pelle delle braccia e sul viso e quelle poche zone d’ombra nei vigneti non portano ne refrigerio ne tregua al calore.
Mi sorpassa Alberto, il “capitano” della nostra squadra, farà da fine corsa.. è appena rientrato da un infortunio alla spalla e, secondi lui, è fuori forma!!! Ma se io non riesco a stargli dietro neanche col turbo inserito, alla faccia del fuori forma…
Via via che si avvicina il Monte Alto, la sete fa da padrona e le borracce iniziano ad alleggerirsi del loro carico d’acqua e quando la salita inizia davvero a farsi sentire nelle gambe mi acorgo che la prima è già finita e la salita è ancora lunga e tutta al sole.
Quando finalmente si entra nel bosco ed inizia quello strappo micidiale fino alla cima del monte, alla Croce, non ho più un goccio di acqua e l’ombra non mi ripaga dell’arsura alla gola!
Come molti altri arrivo in cima ma la sorpresa amara è che non c’è un ristoro, si deve scendere fin dopo la discesa Assassina per trovarlo ed allora rubo, letteralmente rubo una bottiglia d’acqua ad uno della Protezione Civile.. e lo farò ancora molte volte prima della fine.
Come già provato la scorsa settimana e quella ancora prima, la scarpata in discesa non riesco a farla ed allora scendo a piedi e riesco a scivolate più di una volta anche cosi; la presenza di più postazioni della croce Rossa mi fanno pensare che sia caduto più di qualcuno, spero solo che nessuno di loro si sia fatto male seriamente.
Finalmente la fine di questo incubo roccioso!
E posso pedalare nuovamente tra le vigne della mia Franciacorta; crinali di colline moreniche a perdita d’occhio, su per le stradine tra i campi e le vigne, giu tra i filari dove i grappoli verdi spiano tra le foglie… è uno spettacolo.
Ma la stanchezza è tanta e la sete forte.
Molti sono i ragazzi che ho visto rinunciate, è dura certo, lo so ma non mollate ragazzi! Se questa old lady riesce ad arrivare lo potete fare anche voi! Ma i crampi dovuti al caldo ed alla mancanza di liquidi fanno strage.
Sono in compagnia di tre ragazzi, ricordo il nome di uno solamente, Rinaldo, e mentre pedaliamo ci si tira su di morale uno con l’altra, dai che siamo quasi arrivati: il corto, opto per il corto, non ce la faccio più.
E cosi è. Passo il traguardo e lo speaker Fabio mi saluta come sempre: lo conobbi lo scorso anno alla sei ore Morenica in Piemonte e da allora l’ho incontrato più volte in giro per i campi di gara: la scorsa settimana alla Sunset mi ha quasi consolato dicendomi al traguardo (mentre comunicavo il mio ritiro ai giudici) “e dai Kate che nelle endurance vai meglio”; in effetti è vero.
Mauro arriva appena dopo di me, ha fatto la lunga nello stesso tempo in cui io ho fatto il percorso corto: mica male, bravo.
So che Dado non è ancora arrivato, ma stavolta ho le chiavi del furgone e posso riporre Valchiria e farmi una doccia tranquilla….quasi!
Abbiamo fatto quasi una rivolta: ma dico io, i maschietti avevano a disposizione una marea di docce, alle ragazze un microscopico spogliatoio con scritto “arbitro” e lo abbiamo trovato occupato da tre baldi giovanotti nudi come dei rospi!
Fuori raus ale!!!!!
Saremo anche in poche ma ci siamo eccome!
E mentre l’acqua calda scivolava sulla pelle e sui muscoli doloranti, ho fatto il punto della giornata e, come sempre, ho sorriso: certo è una gara durissima e non so se la farò ancora, il difetto maggiore è stato la mancanza di rifornimento idrico. E’ vero che non è colpa di nessuno se il sole picchiava da matti e c’erano 40 gradi e forse devo ringraziare personalmente tutti quei ragazzi della Protezione Civile a cui ho fregato da bere: RAGAZZI GRAZIE SONO IN DEBITO.
Con me negli spogliatoi oltre alle ragazze che non conosco personalmente c’è Silvia Pasini; ho imparato a conoscerla in questi due anni, quante volte l’ho vista sul podio o in gara accompagnata dal suo inseparabile Giorgio.
Lei è una campionessa vera.
Sono una bella coppia di atleti, compagni di squadra e nella vita: al traguardo di una gara Giorgio, arrivato prima di lei, l’ha attesa e si è tolto il casco al suo arrivo con tanto di inchino…. Siete un piacere per gli occhi ragazzi, davvero e spero di incontrarvi tante altre volte.
Torno al furgone ed aspetto Dado che arriva poco dopo, anche lui distrutto dal caldo e dalla sete.
Subito a bere ed a mangiare qualche cosa, siamo tutti stanchi e lo stare seduti a polentare un poco non dispiace a nessuno.
Mi guardo attorno, pensavo che la mia Elsa venisse a farmi le foto di rito ma oggi non c’è, sarà per la prossima volta…e scopro che non sono la solita maglia nera: nel “corto”, categoria femminile, sono al terzo posto… e va bene, ci sarà qualcuno che dira: ma eravate solo in tre?
Non lo so però mi sono anche abbronzata oggi,sono a strisce come una zebra: mani bianche, avambracci rossi come gamberi, spalle bianche… gambe metà e metà.
Bello, mi sa che lancio una nuova moda.
E va bene cosi, fino alla prossima.

Kathy Pitton

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