La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


giovedì 19 giugno 2008

Il Monte Alto….è proprio alto!!!

Giornata di riposo e di riposare non se ne parla proprio.
Due commissioni, un aperitivo al bar con Dado e poi a casa, vestizione da ciclista e via tra i campi.
Il terreno è pesante, non drena l’acqua caduta per quasi due mesi di seguito, le pozzanghere sono profonde e le ruote grasse di Valchiria vi affondano e la fatica si fa sentire nelle gambe.
Oggi voglio salire sul monte Alto, fino alla croce e seguire il tracciato della Franciacortabike che si terrà il 29 giugno.
Attraverso Cortefranca evitando la strada asfaltata, conosco ogni sentiero qua attorno e mi avvicino al cimitero di Nigoline, una salita non male a ciottoli e poi asfalto fino in cima: tre tornanti spacca polmoni prima di tornare sulle strade bianche che attraversano i vigneti della Franciacorta.
Via veloce ora ed attraverso Adro e guardo il monte da lontano, come un miraggio che si presenta davanti agli occhi ma che non riesci a toccare, un traguardo che voglio toccare e mettere in tasca oggi pomeriggio.
Cavolo che caldo che fa, dopo tanta pioggia il sole è implacabile, come se volesse riprendersi il tempo perduto nascosto dietro le nuvole.
La pendenza della strada aumenta poco alla volta ed inizia ad avvicinarsi il momento di scalare e di alzarsi in sella…. Da lontano il monte mi guarda dall’alto ed io guardo lui, so che sarà fatica e sudore ma voglio provarci ed anche se sono sola in sella oggi e sarebbe sempre meglio essere in due, non si sa mai, mi avvicino sempre piu e la salita aumenta la pendenza e ed dura davvero ora.
Il passaggio in un borgo medioevale, una fontanella e decido che è meglio riempire la borraccia mezza vuota, la sete è sempre uno dei miei problemi; conosco questa strada, l’ho fatta spesso e quei tre tornanti sono proprio tosti ma non mollo, metto il rampichino e spingo sui pedali fino in cima. Un automobilista mi sta dietro ed evita di sorpassarmi in curva, mi ha lasciato il tempo di rientrare nel tornante, grazie davvero…. Un incitamento dal finestrino fa piacere, sempre!!
Su, su, sempre piu su fino alla cava poi la chiesetta degli alpini ed ancora la strada bianca che sale ancora e si trasforma in una pietraia… ma ho il tempo di vedere centinaia di farfalle di tutti i colori! Uno spettacolo incredibile tant’è che mi fermo e penso “ chissà se la loro polverina mi può dare una mano ad andare più veloce..”, l’ho raccontato talmente tante volte ad Elsa che quasi ci credo anche io… Ma si dai, qualche volta è bello credere anche alle favole che ci hanno raccontato da ragazzini e che ora raccontiamo ai nostri figli, la polvere di farfalla fa volare!
Ed allora dai che si pedala su per la salita e zitti!
E magari…. Quanto è tosta, alcuni pezzi li faccio a piedi, non riesco proprio a pedalare fino su. Poi il fango non aiuta di certo. Dove il sole non è riuscito a passare tra le foglie degli alberi del bosco è un pantano pazzesco, sprofondi con ruote, scarpe e non ne vieni fuori se non a spinta.
Ho perso di vista le frecce rosse che segnano il percorso e ad un certo punto ho perfino l’impressione di essere già passata da quel punto, oppure sono solo stanca e non molto obbiettiva, non so bene ma vado avanti.
Una freccia la vedo e mi indica ancora di salire e quello che vedo non mi piace: un solco profondissimo in un mare di fango d’argilla rossa, non riesco quasi a stare in piedi da ferma, spingere la bike diventa davvero difficile, continuo a scivolare e stò pensando seriamente di tornare indietro ma non cambierebbe di molto la situazione, avrei lo stesso problema scendendo… arranco su e su ed ancora e, finalmente, vedo che spiana, ci sono degli alberi e finalmente vedo la croce della cima.
Sono arrivata, stanca morta ma in cima.
Devo scendere ora e non sarà facile vista la salita e poco dopo iniziano i guai davvero: fango fango e fango ovunque! E quando questo finisce inizia la discesa tecnica nella pietra ed io la trovo un po’ da folli.
Scendo a piedi e faccio una gran fatica a stare in piedi anche cosi, cado e mi rialzo ed alla fine non so neppure quante volte sono caduta.
Sono letteralmente ricoperta di fango da capo a piedi, sono sprofondata fino alle caviglie e le scarpe sono avvolte da una massa uniforme marroncina.
Quando arrivo in fondo, tra i campi, mi siedo un attimo a riposare ed a pensare: non so se la faccio questa gara, non sono cosi brava e quelle discese sono davvero al di fuori della mia portata; ci ho messo quasi quattro ore per fare quello che sarebbe meta del percorso di gara, forse è meglio rinunciare stavolta.
Giro la bike verso casa, ancora una mezz’ora in sella prima di arrivare, mi ci vorrà tempo per lavare Valchiria, la catena da ingrassare e poi metterò me in lavatrice!
Però stò cosi bene dopo, la stanchezza pesa sulle spalle e nelle gambe, andrò a letto presto e domani sarò di nuovo pronta per un altro giro tra le mie vigne, sui miei monti e forse avrò anche il coraggio di domare quella brutta bestia che è la Franciacortabike!!!!

Kathy Pitton

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