La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

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Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


mercoledì 20 luglio 2011

Granpremio Margherite – Solarolo di Goito

Ero stanca! Dovevo riposare!
Venerdi non sono andata a correre ma stamattina mi è presa la fregola di corsa ed alle sei ero a far colazione, alle sette meno un quarto in tangenziale a cercare questa frazione di Goito che non trovo neppure sulla cartina….meno male che c’è Google maps!
Una gara in puro stile bassa pianura, nessun metro di dislivello ma tanta erba, argini e campi, va bene cosi, si pedala, io sono contenta e non penso troppo e la mattina corre via veloce.
Quasi mi perso in questo territorio che per me non ha punti di riferimento, tutto piatto stile tabula rasa, un caldo allucinante già alle otto del mattino e nessun anima in giro a cui chiedere informazioni.
Paso e ripaso davanti ai cartelli che indicano il paese di Ceresara, alla terza volta mi viene un nervoso che basta!
E che cavolo, ho letto questo nome altre volte ne sono sicura, non ricordo dove ma l’ho in fondo alla memoria, magari prima o poi mi viene in mente, o, forse, ci sono già stata in qualche gara anni fa, non so ma mi infastidisce perfino rileggere sempre questo nome…il perchè appena lo so lo dico.
Finalmente vedo una macchina con le bike sul tetto prendere l’unica strada che non avevo ancora imboccato ed ecco una chiesa, tre case ed un bar, un cartello scritto col pennarello nero “iscrizioni” e sono arrivata finalmente.
Due o tre Ciao Kathy, la tessera in fondo allo zainetto che non trovo ed iscrizione fatta e siamo a posto.
Un caffè ordinato quasi a gesti ad un sorridente occhi a mandorla che però capisce ben poco della mia lingua, una mezz’ora a perder tempo qua e la ed è meglio che prepari la bike che è meglio.
Si parte alle nove e mezza, tre giri da 9 km, alle 11 sarà tutto finito ed all’una sarò puntuale al lavoro, come se nulla fosse!
Certo che è desolante non vedere anima viva in giro, forse perché sono abituata al caos del lungolago di Iseo, ai turisti, all’aperitivo al bar…qua ho incontrato si e no 6 persone ed ormai sono le nove del mattino!
Ho parcheggiato praticamente davanti alla chiesa della frazione, tolgo la bici dal baule e faccio due pedalate qua attorno e da dietro l angolo sbuca Gianmaria, era una vita che non lo vedevo, credo che l’ultima volta sia stata alla Conca D’Oro dove avevo avuto una giornata decisamente no ed avevo deciso di mollare le corse in mtb ….cosi non è stato evidentemente visto che son qua.
Pedaliamo in giro assieme per un poco chiacchierando del più e del meno, ci concediamo ancora un caffè prima della partenza e via che ci si schiera sotto l’arco blu.
Pronti via!
100 metri, curva a destra, altri 100 metri ed a sinistra nel campo ed inizia la gara.
Sono in fondo dietro ad Ulderino e faro tutto il primo giro seguendolo a ruota,… per la verità ci ho provato a superarlo ma non ci sono mai riuscita!
Cavolo ma non molla un secondo eppure mi sembra di andare abbastanza oggi.
Il percorso si snoda a ridosso di canali irrigui nei campi, tra strade bianche e qualche pezzetto di ciclabile, è veloce ed in un batter d’occhio sono al traguardo, ci passo sotto e via per un altro giro.
Lui è sempre li davanti ma ora ci provo… e riesco a superarlo!
Vado e pedalo, canticchio dentro di me una vecchia canzone dei Genesis, penso a chi vorrei fosse qua con me ma non c’è più e, poco alla volta, mi ritrovo nel pezzo di parco delimitato dalle fettucce colorate e mancano solo 300 metri al traguardo.
Chissà perché quando penso il tempo mi vola via ma anche se un mezzo sorriso amaro resta sul mio viso io stò continuando a vivere mentre altre persone, a modo loro, hanno rinunciato.

Non so chi ha fatto la scelta giusta, so solo che non posso stare ad aspettare per quel poco tempo che resta da vivere, si perché io vivo qua ed ora, ed il tempo fugge via, in un attimo appena trascorso mi sono ritrovata ad essere una donna di 50 anni quando solo ieri ero una ragazza di 25 con lo zaino a spalle a far scavi archeologici in Perù o ad inseguire zebre e gnu in qualche savana africana…
Tempore fugit.
Panta rei.
Questo non significa che non sia disposta ad allungare la mano dietro a me ma ora non lo posso fare, non ci sarebbe nessuno a prendere quella mano ed a stringerla ed allora pedalo, corro, scrivo, leggo, respiro e ricordo ogni singolo attimo ma non scordo neppure di toccarmi le ferite rimaste a segnare quel tempo.

Il ristoro è li, una coca cola a dissetarmi e spazzare la polvere dalla gola, le chiacchiere a spazzare i pensieri dalla testa, due risate per tornare di buon umore e rivedere il sole.
Valchiria torna in macchina, una sistemata veloce pulendo la polvere dalle gambe con l’acqua minerale delle bottigliette che tengo nel baule, una maglia pulita e sono quasi presentabile; aspetto Gian e gli scrocco un succo al bar aspettando le premiazioni…siamo entrambi a premio, lui terzo di categoria ed io quarta.
Un cestone enorme di prodotti alimentari graditissimi sempre sono il nostro premio ed alle 11.45 sono già in viaggio verso casa.
Lungo la strada decido di ascoltare un vecchio disco del Jethro Tull, che voglia di risentirli dal vivo in un bel concerto…
Ma ora pensiamo ad arrivare a casa, doccia al volo, un panino e la divisa da ciclista viene spodestata per un po’ da quella ufficiale di marinaio… ma solo per poco….
Ho già in testa dove andare tra qualche giorno e sarà un'altra storia da raccontare.

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