La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 8 maggio 2011

Conca d’Oro 2011:un addio alle armi.




Prima o poi lo si deve fare, per quanto possa dispiacere o far male si deve avere il coraggio di riconoscere che, ad un certo punto, ogni bravo comandante deve accettare la propria resa e ritirarsi con onore.
Non che io centri molto con i soldati o con un qualche esercito anche se, nel fondo di un qualche cassetto dei desideri di ragazza, si trova ancora l’uniforme da aviatore e sebbene l’uniforme la porti ogni singolo giorno dell’anno per lavoro, ma da marinaio, ribadisco che con i pensieri da Rambo non centro nulla ma cosi, sui due piedi e visti i ridicoli risultati sul campo, è ora che lasci le granfondo titolate e dure a chi le sa fare e che passi a gare un po’ più semplici per poi decidere in via definitiva di mollare tutto.
50 anni sono una bella curva a gomito, per chiunque.
A me oggi hanno dato un trofeo spettacolare come partecipante più “anziana” del comparto femminile e sebbene il premio mi abbia fatto immensamente piacere, come tutti gli altri per la maglia nera nel corso degli anni, la cosa mi ha fatto riflettere un attimo e mentre raggiungevo casa lungo le Coste della Valsabbia ascoltando un vecchio cd del Genesis ho avuto modo di pensare e ripensare……..
Alcuni a quella boa contrassegnata con il numero 50 fanno cose strane, chi si fa l’amante magari di 25 anni in meno per sentirsi giovane, oppure un tatuaggio od ancora un percing; io di tatuaggi ne ho parecchi fatti anni fa’, quando farli era strano e diverso, tutti ad eccezione di uno fatto da poco tempo per ricordarmi ogni singolo giorno di una persona tanto unica e speciale per me da essere insostituibile ed i percing li sto togliendo, uno alla volta, perché reputavo di averne troppi, anche quelli fatti 30 anni fa a Banckog oppure in California quando, giovane e giramondo, trovavo divertente “addobbarmi” il corpo in modo diverso dal solito.
Ma ora devo decidermi a mollare, magari non tutto e subito, dedicarmi ad un qualche gara meno complessa e con meno altitudine; gare di pianura piu veloci che si fanno comunque a tutta ma che ti lasciano respirare se la filosofia che adotti è la mia, cioè arrivo anche io prima o poi.
Certo che la situazione contingente di oggi non era ottimale viste le 74 ore senza dormire, un problema che mi perseguita quando i pensieri per la testa sono troppi e se non dormi e non riposi hai voglia di spingere sui pedali, su non vai.
Esattamente 5 km dopo la partenza sentivo in lontananza già le moto scopa ma testardamente continuato fino a quando, con un altro ragazzo, non ho sbagliato strada ed abbiamo rifatto tutta la strada alla rovescia ed in salita per tornare sul percorso giusto.
Ad un certo punto straparlavo, non dico di aver visto i folletti ed i puffi ma quasi, continuavo a bere ma avevo la gola secca, vedevo male la strada ed ho rischiato più volte di cadere ma il ridicolo è che i ragazzi della moto, che andavano avanti ed indietro, ad un certo punto mi fanno: ma non avevi problemi in discesa tu?
Non sono mai andata cosi veloce, non sono riuscita a vedere il pericolo neppure in quelle discese con scritto “Pericolo” lasciando non pochi di stucco, totale incoscienza dovuta alla stanchezza più assoluta.
Ma il ridicolo è che ho superato un po’ di gente, ho imboccato una discesa su di una cementata che non centrava nulla con la gara, ho seguito dei ciclisti che non facevano parte della gara stessa e mi sono trovata ad Agnosine senza sapere dove andare e tornare indietro e perdere completamente la strada.
Ad un certo punto ho chiesto ed un anziano mi ha indicato una salita dicendo “passano di li…”.
Se mi chiedete che salita fosse non lo so, ricordo solo che era dura, tanto dura, ed ero convinta di essere sul Bertone ma non so neppure dove diavolo ero finita.
Ho iniziato a scendere e ad un certo punto devo aver incrociato il percorso originale, altri biker sul sentiero e poi sulla strada asfaltata, la salita che porta in paese ed il traguardo che passo con il numero infilato nei pantaloncini, me ne vado al camper e cerco di tirare il fiato.
Ho il cuore a mille, il fiato corto, mi sento le gambe svuotate e la testa nel pallone.
Non sono riuscita a mettere la bike nel gavone perché ho sentito la testa girare ed ho dovuto sedermi per non cadere; mi ha aiutato Mauro a mettere a posto la bici, mi ha fatta salire sul camper e mi ha ordinato di sdraiarmi un pezzo. Credo di essermi addormentata in tre minuti, solo per poco tempo, per poi avere di nuovo il cuore a mille e la voce flebile ed il respiro corto.
Ero talmente persa da non ricordare se avessi finito la gara oppure no; nell’andare al pasta party ho chiesto al Signor Gaioni del servizio chip ed ho avuto la conferma di aver saltato un controllo e per tanto, e giustamente, fuori classifica.
Potete immaginare la sorpresa di sentirmi chiamare sul palco per un premio di presenza che non solo non pensavo di poter avere ma il vedermi consegnare un trofeo gigantesco mi ha lasciato senza parole.
I ragazzi mi hanno presa in giro quando si sono accorti che non lo appoggiavo neppure sui tavoli nonostante fosse pesantissimo con il piedistallo di marmo, lo tenevo in braccio come se fosse un tesoro da proteggere, il mio tesoro, i miei 50 anni.
La vita mi ha regalato tanto, tanto mi è stato tolto o rubato ma tirando le somme posso solo sorridere guardandomi indietro.
Ne è valsa la pena, sempre, anche quando qualche dispiacere mi ha rigato il volto con lacrime amare o quando avrei voluto avere accanto qualcuno ma non ho potuto averlo; ho amato incondizionatamente ricevendo tanto oppure pochissimo ma si ama a prescindere da ciò che ti viene dato e tra questi amori ne ho uno grande, la mia Valchiria.
La mountain bike è stata, è ancora e sarà sempre un grande amore, al di la dei risultati, dei traguardi raggiunti o delle giornate amare come oggi; ma posso dire che mi ha insegnato e dato tantissimo, dalle amicizie nate per la passione dei pedali ai posti incantevoli che ho avuto la possibilità di vedere e che continuerò a vedere, ne sono certa.
Qualche gara in meno non mi impedirà di pedalare con quel vento tra i capelli che mi ha accompagnata fino a qua e non mi fermerà dallo scoprire posti nuovi e luoghi incantati che aspettano solo di avere impressa una traccia delle mie ruote artigliate sui sentieri; qualche gara in meno non farà si che non ami più questo stupendo sport anzi avrò forse un po’ di tempo in più per insegnarlo ai piccoli del mio paese, quegli stessi ragazzini che ,lo scorso anno, hanno affollato la nostra scuola di mtb chiamandomi “Maestra Kathy” e facendomi ridere a crepapelle con le loro domande, le loro facce buffe e la loro voglia di volare.
Le mie, di ali, le tengo chiuse per un po’.

1 commento:

Monte Cantiere Outdoor ha detto...

Ciao IronKate, il post che hai scritto è una delle cose più belle che abbia mai letto, e Tu sei e sarai sempre una grande persona, al di là del fatto che continui a fare le gare oppure no. Sarei, saremmo, onorati se tu volessi partecipare al raduno che abbiamo organizzato qui sull'Appennino Modenese per il 29 maggio. Una giornata per andare in bike, stare in compagnia, andare a tavola e, soprattutto fare amicizia, saresti la nostra Ospite d'Onore. Qui sotto ti incollo il link (non guardare il titolo):
http://www.montecantiere.com/2011/03/pedalata-al-lago-di-garda-con-team.html
Con amicizia e ammirazione un tuo, quasi, coetaneo.