La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 29 maggio 2011

Parco delle colline da spettatrice….



Ho deciso che non mi piace, non mi piace e basta.
Non ci vado più a vedere le gare dove non posso correre per questo o quel motivo.
Lo so che dovrò mollare davvero una volta o l’altra ma l’essere stata li stamattina, tra decine di amici che guardavano il manubrio della mia Valchiria e mi chiedevano se avevo dimenticato a casa il numero mi ha fatto venire il magone.
Mi sono alzata presto, ho fatto la colazione che faccio sempre prima di una gara, preparato la borraccia con i Sali giusti, mi sono messa la divisa della squadra ed ho preso lo zaino che metto di solito nelle lunghe escursioni…e già quello mi sembrava stonato, non andavo a fare un giro lungo il lago o una delle valli qua attorno.
La lunga pedalata nel fresco della mattina attraverso la Riserva delle Torbiere incontrando decine di ciclisti, i chilometri che separano Iseo da Rodengo Saiano che scappavano da sotto le ruote, incrociare a Monticelli quanti facevano riscaldamento e mescolarmi con loro, come una di loro, come in fondo mi sono sempre sentita.
Ma oggi non gareggio, sarò al lavoro alle 13 e ieri sera ho finito alle 22 e comunque avevo deciso di togliermi dal circuito delle gran fondo belle ma dure, si deve capire quando non si può andare oltre e quali sono le effettive capacità.
I miei limiti li conosco, va bene cosi.
Ma il cuore la pensa diversamente.
Ho salutato Zambo e Marcello, un nuovo iscritto al gruppo, ho scattato qualche foto, ho girato qua e la salutando una marea di gente che, al dire “non la faccio” mi guardava stranita, ho augurato un bocca al lupo a tutti e mi sono avviata lungo la strada per vederli passare.
Ho appoggiato la bike lungo una siepe ed assieme alle tante mogli e compagne dei corridori ho aspettato che arrivasse l’ora della partenza per vederli sfilare e fotografare…ma non credevo di stare cosi male.
Ognuno di loro, ed erano 850, passandomi accanto sulla strada, si portava via un pezzetto di me!
Solo Natale, il nostro nonno volante, ha capito come effettivamente stavo, gli è bastato uno sguardo per capire che avrei voluto essere sui pedali, con loro, con la moto scopa dietro a sbuffare come sempre, con la paura di non arrivare in tempo… ma essere nel gruppo.
Si tende a nascondere i propri sentimenti per non sembrare deboli ma è una cosa che non mi è mai riuscita; ho pianto per tante cose nella mia vita, per un amore perduto, per uno sgarbo ricevuto, per un dolore fortissimo o la perdita di una persona cara ma mai avrei pensato di piangere per la mtb.
Ma non mi sono sentita debole, per niente.
Mi sono resa conto che ho bisogno di quelle sensazioni, di quella scossa lungo la schiena che ti fa stare bene con te stessa e con il mondo, di quelle paure lungo una discesa ripida che ti porta a frenare per rallentare o la voglia irrefrenabile di ululare come un lupo mentre corro tra le “braccia” di un bosco; emozioni e sensazioni che scuotono la parte tranquilla di me facendomi sentire viva.
E’ come un amore unico, indissolubile e rarissimo, nulla può farlo cambiare perché il legame è cosi forte che non esiste alcunché che possa spezzarlo.
Natale mi ha fatto strada in silenzio come per farmi da scorta fino ad Ome, dove lui ha proseguito per arrivare non so dove lungo il percorso e fare un filmato da postare su Facebook, io ho girato verso Iseo ma mi sono ritrovata alla chiesa di Monticelli, per intercettare il percorso ancora una volta….una droga.
Poi piano piano mi sono diretta ad Iseo, una sosta obbligatoria da Gabriele dove ho incontrato altri del gruppo in giro, due foto a loro e via verso casa.
Sotto la doccia le ultime lacrime sono scivolate nello scarico assieme allo shampoo, mi sono messa la divisa e sono andata al lavoro ma ci ho pensato tutto il pomeriggio: no, non posso lasciare la mia Valchiria, mai.
Venerdi sera andrò a Verona, c’è la prima delle Night on Bike, io ci sarò.

1 commento:

Monte Cantiere Outdoor ha detto...

La passione ha molti volti... molti tu li conosci a fondo, grande Kathy, grande come il tuo cuore!