La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

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Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


venerdì 3 agosto 2012

Ciclovia del Brembo, Valtorta e Val Stabina



Avevamo deciso di tornare da queste parti ed eco l’occasione, giorno di riposo per me, Dado che riesce a scappare dal lavoro ed alle otto del mattino suona al mio cancello.
Siamo tutti e due un po’ per aria stamattina, lui che pare esca da una serata a tasso alcolico piuttosto elevato ed io che ho dormito si e no tre ore e sono mezza rimbambita. Passiamo dal paese per l’ennesimo caffé da Gabriele e via che si parte per l’autostrada e la Valle Brembana.
La volta scorsa avevamo fatto la Conca di Cespedosio, stavolta abbiamo deciso di fare la Valle del Diavolo o quanto meno questa è l’intenzione iniziale, vedremo man mano per strada.
La ciclovia lungo il fiume Brembo è veramente bella e parlandone abbiamo deciso di ripartire da Zogno, ovvero 20 chilometri più in basso di quanto indicato dal road book, allungando la strada per fare tutta la ciclabile lungo il fiume fino a Piazza Brembana e da li svoltare verso la strada indicata dalle cartine e dal percorso scaricato dal sito dei ragazzi del Mtb Stezzano.
A Zogno parcheggiamo nella piazza del mercato, un caffé al bar della volta precedente e poi a preparare le biciclette per la lunga pedalata, abbiamo calcolato che saranno circa 80 chilometri stavolta e 1300 metri di dislivello.
Pronti via.

Lungo la ciclabile la pedalata è tranquilla, dobbiamo scaldare le gambe e smaltire quella strana sensazione che ci pervade stamattina, io con i miei pensieri e Dado con i suoi…. Forse per questo che siamo compagni di viaggio ideali, in silenzio ognuno di noi macina chilometri accanto all’altra, magari ci separano pochi metri ma siamo ognuno nel suo mondo.
Pedalata dietro pedalata ad un certo punto troviamo una deviazione, stanno lavorando in una delle tante gallerie che caratterizzano questa ciclabile, per la precisione quella dove la volta scorsa abbiamo fatto le foto sotto la cascata.


Passiamo sulla strada, superiamo la strozzatura dei lavori in corso e si continua imboccando la ciclabile pochi chilometri più avanti.
Arrivati alla deviazione presa la settimana scorsa, quella che sale ad Era e Cespedosio, ci viene spontaneo guardare verso l’alto e verso la cava che tanto ci aveva fatto tribolare per raggiungerla, sembra spaccare la montagna a meta… certo che se l’avessi vista prima di salire e mi avessero detto che ci sarei arrivata avrei dato del matto a tutti, ed invece, piano piano sono arrivata su ed ancora oggi affermo che è stato un giro fantastico.
Poco dopo eccoci a Scalvino di Lenna ed al ponte sul fiume che va verso l’agriturismo Ferdy ed i suoi asini.
C’è un ponte da attraversare…….. ed io i ponti sospesi li odio!!!
In particolare quelli fatti di ferro a maglia che pare trasparente e che, quando passi sopra, sembra di essere sospesi nel vuoto ed a me viene un attacco di mal di pancia.
Quanto odio avere le vertigini e quanto ho fatto per combatterle, dall’ipnotismo alle cure più strampalate ma niente da fare, ho paura del vuoto e stop.
Ci vuole tutta la mia buona volontà per passare dall’altra parte e mi trovo in una specie di piccolo mondo incantato: ci saranno 20 asinelli nani ed altrettanti bambini che trottano allegramente lungo l’asinovia che gira li attorno.
Sosta ristoro, gelato e caffè.
Ci fermiamo una mezz’ora e poi si riparte.
Da qua in poi si segue l’itinerario indicato dal percorso scaricato, dobbiamo arrivare a Piazza Brembana e da li seguire la strada per la Valtorta passando dal paese di Olmo al Grembo e passando sul ponte che indica Cassiglio percorrendo la poco trafficata Val Stabina.
E’ un incanto di silenzio e tranquillità.
Si passano ponti sui torrenti, dal lato opposto campi che salgono in quota e mucche a pascolare con i campanacci al collo, nuovamente le farfalle sembrano vivere indisturbate e colorano con le loro ali l’aria che respiriamo.
Ma ben presto Dado si accorge che continuo a rallentare e ben presto mi accorgo che sono senza benzina.
Non ho fatto colazione e la sto pagando alla grande per cui la decisione di fermarci al primo paesino e mangiare qualche cosa cambia un po’ i nostri piani iniziali.
Arriviamo a Cassiglio e ci fermiamo.

Un paese piccolissimo con qualche dosa come 124 abitanti, un nucleo storico che ti fa sentire in una bolla temporale al passato, ponti medioevali in pietra e case costruite sulla roccia, gazebo a strapiombo sui torrente ricoperti di edera e silenzio, tanto silenzio…..
 
La borgata di Cassiglio prende corpo dove l'omonima valle confluisce nel torrente Stabina. Da qui il sentiero sale al Passo di Baciamorti, tappa dell'antica via che conduceva in Val Taleggio e in Valsassina. Oggi è meta degli escursionisti che intraprendono il sentiero delle Orobie Occidentali, che inizia appunto dal lago di Cassiglio.
Baciamorti è ricordato da antiche tradizioni, secondo le quali i morti, trasferiti per la sepoltura da una valle all'altra, ricevevano qui l'ultimo saluto dai propri congiunti. Il pensiero della morte non era poi così peregrino da queste parti, se la caducità della vita secondo un destino incombente e casuale in ogni età e in ogni stagione è il motivo dominante degli affreschi di casa Milesi che raffigurano la più curiosa danza macabra della Valle Brembana.

La scena è quanto mai realistica: il giovin signore ha ingaggiato due musicanti per eseguire la serenata alla donna amata che, affacciata alla finestra, appare lusingata dalle attenzioni del nobile corteggiatore. Ma, ahimè, quanto sono effimere le vicende di questo mondo! Ii giovane e ricco signore non sospetta che la morte ha già scoccato il dardo che lo colpirà improvvisamente. Finirà così legato dalla stessa catena che già tiene stretti due vecchi, che seguo no rassegnati il loro inevitabile destino.
Tutto il complesso è di uno spiccato gusto veneto, avvertibile soprattutto nelle maschere e nel portamento dei due nobili. Non manca, però, un riferimento di carattere popolare e locale: le figure dei due vecchi sono così realistiche che non stupirebbe di trovarne, ancora oggi di uguali. È quasi un'escatologia paesana, una meditazione riflessa su una parte di destino comune alle diverse vicende umane, che, così affrescata a piena vista, vuol perpetuarsi come monito ai posteri anche quando, mutate le contingenze, sarà spento il ritmo delle maschere, svanito il corteggiamento da minuetto, rinfrancato il dorso ricurvo dei miseri e vecchi paesani.
E dopo questo “escursus” storico andiamo al ristorante/ostello dove una giovane ragazza ci propone della pasta alla boscaiola, delle braciole e caffè.. il tutto innaffiato da acqua e coca cola.
Non resta nulla sul tavolo!!!!!!
Che fame che avevo ma anche Dado da questo punto di vista non scherza.

Comunque, dopo aver rifocillato corpo ed anima ed aver “concesso” al compagno di viaggio l’avvelenamento quotidiano tramite la sua sacrosanta sigaretta, si riparte, non prima di aver rivisto i piani di viaggio.

Allora, visto e considerato che i chilometri in più nelle gambe si fanno sentire e che siamo in ritardo sui tempi di marcia, decidiamo all’unanimità di
rinunciare alla Valle dell’Inferno e di fare un giro qua attorno in questa valletta e dare un occhiata.
Al passo Baciamorti non arriviamo ma al laghetto artificiale si.
Una tortuosa stradina sale dal paese verso la diga ed il lago formatosi dietro ad essa; parecchia gente che fa il bagno e tanta altra che se ne sta stesa all’ombra delle piante.. il caldo non risparmia neppure questo angolo di mondo.
Dopo una pausa per rinfrescarci si riparte e stavolta verso valle!
Deciso che ci si torna un altro giorno partendo da Piazza Brembana stavolta e non da 30 km più in basso, arriveremo nella Valle dell’Inferno ed al Passo Baciamorti, costi quello che costi.
Scendendo l’andatura è più sostenuta, vuoi che si è in discesa, vuoi che abbiamo la pancia piena e si sia più rilassati…
Deviazione in piazza per le foto al Duomo Gotico di Brembana e poi giù lungo la ciclabile; sosta caffé ed acqua al agriturismo del mattino e poi gli ultimi 20 chilometri fino al furgone.

Sono 65 chilometri alla fine, neppure pochi in verità.
Le bike sul furgone, un ultima coca cola al bar e via verso l’autostrada con una temperatura media di 36 gradi… pazzesco il calore di questa estate.
Ho le braccia rosse, il naso che si spela ma sto cosi bene però….
Una volta a casa, Elsa ci versa un bicchierone di the freddo alla menta e quei pezzettini di grana da sgranocchiare che non sono per niente male dopo una lunga giornata in sella….
Ma tornando a casa mentre filavamo lungo l’autostrada tra un camion e l’altro abbiamo parlato di settimana prossima, quando io avrò due giorni di seguito di riposo, e l’idea di fare su e giù dal passo del Maniva, magari con una deviazione al Crocedomini……

Ma quella è un'altra storia….

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