
Dimmi te se posso perdermi la prima edizione di sta’ ciaspolata qua! Solo il nome mi piace e poi Careno non so neppure dov’è per cui, pronti via che si parte.
Avevo recuperato il volantino sabato scorso alla Ciaspoluna di Bovegno, fatta l’iscrizione via web ed eccomi a partire alle 15 di sabato pomeriggio, direzione Valtrompia, alla ricerca di questo paesino che non trovo neppure sulla cartina.
Mi dicono di arrivare a Gardone Valtrompia, continuare per qualche chilometro verso nord e seguire le indicazioni per Magno.
Trovo le frecce ed inizio a salire e su sempre più su….
Ho il dubbio di aver sbagliato strada, chiedo ad un signore a passeggio col cane e mi fa segno di seguitare a salire ma la strada si stringe sempre più ed in alcune curve devo fare due manovre per girare.
Niente guard rail ai lati e lo strapiombo sotto, rocce cadute sulla sede stradale… mi viene quasi un attacco di panico all’ultimo tornante, sei gradi sotto zero ed io stò sudando come mai, credo si chiami terrore!
Il bello è che sono in salita, allo scendere stanotte faremo una risata.
Finalmente arrivo in una strada larga e seguo le indicazioni per il Ristorante La Fabbrica che è la zona ritrovo e dal quale avverrà la partenza.
Come sempre sono in anticipo sui tempi, ritiro il mio numero ed una confezione di confettura alla cannella come premio di partecipazione e, dopo aver bevuto un caldo caffè ed essermi rilassata un pochino, me ne torno in macchina a leggere un libro.
Iniziano ad arrivare macchine, si anima il piccolo paesino che è composto praticamente da 5 cascine e qualche malga sparpagliata ai piedi del monte Guglielmo.
Certo che è proprio una prospettiva diversa, abituata come sono a risalire il versante opposto, dalla parte del mio lago passando per Croce di Marone eppure è la stessa montagna, la stessa cima che ogni estate diventa una sfida tra compagni di squadra, il risalire in bike fino al Redentore e fermarsi al rifugio per mangiare un panino e poi scendere a valle facendo lo slalom tra le mucche al pascolo….
Che bei ricordi però..
Verso le 18 mi avvicino all’arco della partenza e mi sento chiamare, sono Roberto Viviani e sua moglie!
Che ci fai qua campione? Mi viene istintivo chiederlo.
Anche lui, come me, trova modi alternativi di “passare il tempo” quando la bike sta ferma in garage; e sarà una piacevole compagnia fin dopo la partenza quando le gambe da campione quale è faranno la differenza sulle mie ma, fino ad allora, sarà un chiacchiericcio fitto e scherzoso ed il tempo è scappato letteralmente dall’orologio.
Pochi attimi prima della partenza, mentre eravamo tutti accanto ai grandi falò accesi per scaldare un po’ la gelida atmosfera, sei gradi sotto zero, lo speaker ci dirà che siamo in 500 a questa prima edizione dei Sapori di malga ed ecco che il cielo si schiarisce dopo un botto… stupendi fuochi d’artificio saranno la colonna sonora della partenza lungo le stradine che ci porteranno a fare questo lungo giro per le malghe del Monte Guglielmo.
La neve non c’è, solo qualche piccolo accenno qua e la, un po’ di ghiaccio insidioso quando ci si avvicina ai ruscelletti che attraversano il percorso, ma la strada si snoda in un bellissimo contesto paesaggistico con scorci della vallata sottostante veramente belli.
Le stelle rischiarano la strada e le torce accese lungo la stessa ci fanno da guida.
Ben presto perderò di vista Viviani ma la gente è tanta e li ascolto chiacchierare; come sempre sono da sola in queste lunghe e fredde sere a camminare per le montagne di casa, ma stò bene con me stessa e con i miei pensieri.
Il primo ristoro è in un agriturismo e devo dire che hanno preparato ogni ben di Dio: crostate, biscotti, pane e salame, formaggi, vin Brulè, the caldo e freddo… quasi quasi non si riparte più…
Via lungo la strada che inizia a salire; qua e là alcune stalle con le luci accese e le mucche che, curiose, ci guardano passare e sembrano dei presepi viventi; forse per l’atmosfera, le stelle che si contano a migliaia, la luna che fa capolino da dietro le montagne circostanti, non so ma mi sembra di essere parte di un immenso scenario semplicemente fantastico ed anche quel senso di solitudine che spesso mi accompagna negli ultimi tempi si fa sentire in un angolo di me, sono serena e cerco di camminare più velocemente per scaldarmi.
Il freddo è pungente e le mani, seppur coperte da guanti pesanti, sono gelate e sono un ottima scusa per fermarsi al secondo ristoro, all’agriturismo Pesei, che ha preparato ancora più roba di quello prima! Perfino fettine sottilissime di lardo su pane caldo, il vino caldo che scalda cuore e mani e crostata di frutti rossi a chili.
E chi si muove più da qua adesso?
Ma poi si riparte e raggiungo la chiesetta degli alpini in cima all’altura, l’hanno ristrutturata loro la scorsa estate e ci offrono un po di the caldo ma solo se entri a visitarla!
E’ bellissima, piccola e raccolta chiesetta di montagna che racchiude in se la forza intensa di uomini che credono e che in essa hanno riposto la loro fede.
Li posso solo invidiare.
Hanno qualche cosa a cui aggrapparsi quando la loro forza interiore vien meno.
Ma questi sono pensieri che nulla hanno a che fare con la serata.
Poco dopo si inizia a scendere ed ecco l’ultimo ristoro dove mi ritirano il numero.
Da li alla macchina manca comunque ancora un bel pezzo e, quando ci arrivo, sono veramente stanca.
Non sembra ma i chilometri macinati sono molti ed il freddo non ha certo aiutato; mi cambio gli scarponi per qualche cosa di più comodo, tolgo il pile fradicio di sudore e mi cambio al volo e via verso il ristorante.
La gente arrivata non è molta e la sala ristorante è quasi vuota ad accezione di un solo tavolo dove trovo seduti Viviani e la moglie!
Si scambiano le impressioni sul percorso ed ecco che arrivano dei piattoni di pasta incredibili: tagliatele ai funghi, maccheroni al ragù e tortiglioni al pomodoro in quantità industriale…. Buono ma decisamente troppo abbondante.
Due chiacchiere con i vicini di tavolo, due saluti ed un “in bocca al lupo” a Viviani per il campionato italiano e mi avvio verso la macchina che trovo letteralmente avvolta da un bozzolo di ghiaccio.
Mi ci vorrà un po’ per sbrinare i vetri e riscaldarla fino a sentirmi bene all’interno.
Nessuna luce elettrica illumina la sede stradale ed il pensiero di quella discesa senza protezioni mi spaventa non poco ma devo andare a casa e devo scendere per forza, nessun elicottero dei Marines verrà a prendermi quassù!
Piano piano scendo a valle e mi sembra sempre di metterci metà del tempo occorsomi per arrivare sin qua per arrivare a casa.
Le cisapole tornano al loro posto senza essere neppure uscite dalla loro sacca, tutto torna al suo posto ed io posso riposarmi pensando già a domani mattina….
Perché voglio correre, ancora….
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