La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 30 gennaio 2011

Le ciaspole, la Valle Sabbia e la Ciaspopertica.

E’ uno dei tanti volantini che mi girano per casa, raccattati nelle gare in giro per le valli che confinano con il lago d’Iseo e la location, la Valle Sabbia, è quel mondo di Narnia che mi affascina ogni volta ci vado.
Da quando iniziai a salire fin quassù per la Sunset bike mi sono letteralmente innamorata di questa valle scoscesa, tanto diversa dalle mie vigne in Franciacorta e seppure io sia nata sulle Alpi Svizzere, mi ha sempre affascinato questo continuo saliscendi, quei prati tanto erti da chiedersi come fanno a risalire gli animali al pascolo fin lassù e come sia possibile, noi generazione del tutto facile ed a portata di mano, decidere di vivere qua, lontano dal mondo frenetico distante solo un tiro di voce ma che sembra lontano anni luce.
Avevo mandato una mail al Sindaco/ amico Bacchetti tramite Facebook per informazioni e sebbene mi avesse invitato ho fatto la regolare iscrizione come tutti, mi pareva giusto cosi, conosco il tribulare dell’organizzazione di una gara e ho ritenuto doveroso farlo.
Ho preparato tutto, ciaspole in macchina e zaino con un pile di ricambio ed alle 15 via per la tangenziale e le coste verso Odolo e la valle.
Me la prendo comoda, la strada la conosco e non ho fretta.
Seguo le indicazioni per Pertica Bassa e, da li in poi un po’ a naso fino a trovare il cartello che mi indica Avendone, questa frazioncina arroccata su per la montagna.
Un seguitare di tornanti stretti, strada dalla pendenza notevole e la ghiaia gettata per far aderire le ruote sulla strada ghiacciata e sulla poca neve caduta stamattina, che ha attaccato subito visto le basse temperature, fa uno strano scricchiolio sotto i copertoni; continuo a salire mentre a lato vedo lo splendido panorama della valle vista dall’alto; e dire che soffro di vertigini ma quando è bello si deve guardare.
Arrivo nel borgo, seguo le indicazioni ed arrivo al campo sportivo dove un enorme falò riscalda l’atmosfera gelida.
Già molti sono presenti presso il gazebo montato per la consegna dei pettorali e rivedo con piacere il Sindaco in persona e molti suoi collaboratori che incontro spesso in giro per campi di gara.
Ho il tempo per un caffé caldo, mettermi gli scarponi ed inizia ad arrivare una folla sempre più numerosa di persone, partiremo infatti alle 18.30 per poter permettere a tutti di ultimare le pratiche di iscrizione: 500 iscritti alla fine.
La descrivono come dura, con un lungo sentiero tra le rocce alla fine ma neve non ce né per cui le ciaspole restano in macchina ma prendo il fanale notturno anche se continuano a dire che non serve e che le fiaccole faranno si che non ci si perda.
Via che si parte; breve tratto all’interno delle vie del paese e poi su, si inizia a salire lungo una strada sterrata; è vero che di neve non ce né ma la pochissima caduta stamattina ha aderito come un film sulle rocce e sulle pietre della strada in salita ed è un continuo scivolare.
Saranno in moltissimi a cadere; ho i bastoncini che mi aiutano e presto inizio a sudare!
Nonostante i 3 gradi sotto zero ho un caldo incredibile e la salita è dura, molto dura ma non mi fermo e piano piano si arriva in cima; un ora per arrivare al primo ristoro che vedo lassù, come una specie di miraggio illuminato dal falo’ ma dopo la faticaccia incredibile per salire il prato talmente in pendenza che alcuni salgono a quattro zampe, non riesco neppure ad avvicinarmi ai tavoli per bere, troppa gente ammassata che se ne sta li, senza lasciar passare tutti quelli che arrivano dopo.
Laura mi passa una bottiglia di acqua al volo, ne bevo due sorsate, agguanto mezzo panino e decido di ripartire, non ha senso stare qua a prendere freddo.
Forse è stata la scelta migliore ma da qua sono iniziati i guai,
le fiaccole disseminate lungo il percorso non erano, a mio parere sufficienti ed a volte mi sono trovata completamente al buoi e sola per il fatto che la maggior parte delle persone si era fermata alla malga per ristorarsi.
Anche con il fanale in testa vedevo poco e male, e questo, che non nè assolutamente colpa degli organizzatori ovviamente, mi ha messo non poco in crisi.
Gli occhiali da vista mi si appannavano continuamente per cui ho dovuto decidere di toglierli e mettere in tasca.
Allora, il percorso è uno spettacolo della natura, nel vero senso della parola.
Tra le piante, guardando verso valle, vedevo le fiaccole disseminate qua e la e tra di loro, una serie infinita di lumini che indicavano la presenza di persone che, come me, avevano la torcia per la visione notturna… come una lunga scia di stelle sospese o di lucciole che vagavano per il bosco.
La stanchezza si fa sentire, gli scarponi mi danno fastidio ma devo continuare ed ecco le luci ed i fuochi della seconda malga e del ristoro. Stavolta devo fermarmi, sono assetata e devo mangiare qualche cosa.
Alcuni ragazzi mi passano un piatto di dolci, due fettine di crostata sono sufficienti ma è il the caldo il piacere maggiore.
Io riparto verso valle.
Ormai faccio parecchia strada in solitaria ed ecco che inizia il sentiero di cui mi avevano parlato, stretto, scosceso, reso scivoloso dalla pochissima neve caduta e dalle foglie bagnate.
Non ci vedo ed ecco il primo volo: atterro sulla schiena tra le rocche e resto senza fiato!
Mi ci vuole un attimo prima di rialzarmi, constatare che di danni non ce ne sono e ripartire.
Con più cautela vado avanti ma la stanchezza fa brutti scherzi ed alla fine del sentiero, mentre sto entrando nel mondo fatato di un bosco pieno di stupende sculture lignee di gufi e civette faccio un altro capitombolo inciampando nei miei stessi bastoncini e stavolta riuscirò ad alzarmi solo con il gentilissimo aiuto di un signore che si è fermato a chiedere se avevo bisogno di una mano.
“Stavolta mi sono fatta male” è il pensiero che mi frulla per la testa…
Avanti fino a quando sento della musica ed ecco l’ultimo ristoro dove dei ragazzi suonano della musica folk davanti al fuoco, mi fermo a riprendere fiato e guardo verso il cielo… si sono aperte le nuvole ed eccolo il mio piccolo carro, la mia costellazione preferita, quella che mi accompagna sempre in queste lunghe corse nella notte; ma ho imparato che si devono guardare le stelle con i piedi ben saldi per terra perché se ti avvicini troppo rischi di bruciarti e ti fai del male.
E’ meglio che vada perché ogni volta mi passano nella mente questi pensieri mi intristisco e mi sento terribilmente sola.
Scendo verso valle e mi ritrovo sulla stessa strada che abbiamo fatto alla partenza, in senso opposto naturalmente; pochi passi ed ecco le vie del paese ed il campo sportivo con il falò acceso ad aspettare il nostro arrivo: tre ore e 5 minuti per tornare fin qua.
Un bicchiere di vin brulè, riconsegno il numero e ritiro il vasetto di miele che è il ricordo della gara e mi avvio verso la macchina, scarponi via e porto alle più comode scarpe da ginnastica, tolgo la giacca zuppa di sudore e mi avvio verso valle, verso casa.
Mi ci vuole quasi un ora e mezza per arrivare al mio lago ed alla doccia bollente che stò desiderando per lavare via fatica e sudore.
La constatazione dei danni sarà più contenuta di quanto credessi ma le botte ci sono e fanno male ma quello che mi preoccupa di più è il polpaccio sinistro messo proprio male, dolorante e contratto e decisamente bisognoso di Lasonil e cerotto anti-dolorifico.
A nanna ora non dimenticando di mettere la sveglia alle 7 perché domattina il Gliso fa il suo Cross delle Torbiere ed io voglio esserci, per onor di firma, per un giro solo… ma io ci sarò con i miei compagni di squadra ed i mie amici, quelli veri.

1 commento:

Stefana Antinini ha detto...

e' tutto vero quello che dice la signora, anche se io che faccio molte "ciaspolate" ho visto una grande organizzazione, si un pò di ressa c'è stata, ma piu per la maleducazione di qualcuno che per causa della organizzazione.Ogni volta che partecipo (sono al terzo anno) mi sembre sempre meglio, bravi ragazzi..