
Lo so che è una frase della canzone di Battisti ma calza pennello alla giornata di oggi.
Alle 6 del mattino la nebbia è talmente fitta che non vedo ad di la della ringhiera del balcone di casa, alle 8 le come non sono cambiate di monto ma, mentre ascolto un vecchio cd in cucina, decido che esco a pedalare.
Una borraccia la porto anche se, con il freddo non bevo per nulla, casco e ipod nelle orecchie e via.
Attraverso la torbiera ed incontro il primo biker della giornata, infangato e sorridente; non ci si conosce ma si alzano solo le dita della mano sinistra dal manubrio ed è un saluto sempre apprezzato. Lungo la strada che collega Cortefranca alla stazione di Provaglio attraverso la riserva naturale delle Torbiere intravedo un uomo dal cappello a tesa larghissima inginocchiato a riva di una delle pozze, Angelo Danesi, amico e fotografo in pensione che passa il tempo a far foto stupende in giro per la Franciacorta.
Due chiacchiere, una foto a tradimento e riparto altrimenti mi congelo.
Non ho le idee ben chiare sul dove andare, seguo il naso e Valchiria fa strada da sola, di preciso non so bene dove sono passata, le lenti degli occhiali appannate dalla condensa e dalla nebbia che depositava le sue goccioline e gli occhi appannati per i pensieri che passano in questo cervello malandato e malinconico…sarà la stagione, sarà che la vita ci riserva sempre delle batoste, sarà che oggi gira cosi ma tengo il telefono spento per non ricevere telefonate e messaggi, voglio stare sola con i miei pensieri.
Ogni tanto mi sorpassavano ragazzi in bici da strada nei pezzi che ho fatto su asfalto, oppure incrociavo ragazzi in mtb negli sterrati resi pesanti dalla nebbia e dalle piogge degli ultimi tempi che non riescono più ad essere assorbite dal terreno zuppo al limite della tolleranza.
Sono letteralmente ricoperta di fango e l’acqua penetra tra le membrane del tessuto e sento il freddo gelarmi la pelle eppure pedalo veloce ma non riesco a scaldarmi a dovere.
Vecchie canzoni dei Creedence mi suonano nelle orecchie attraverso le cuffie, le mormoro a fil di labbra come se mi cullassero mentre le strade mi passano accanto come in un film in bianco e nero.
In alcuni punti la nebbia è talmente fitta che non vedo piu in la di due metri ma vado avanti e Valchiria sa dover portarmi e mi riporterà a casa come sempre.
Da lontano vedo un biker vestito di nero che viene verso di me, un attimo dopo sento la voce di Natale che mi chiama…: Ciao Naty. È bello rivederti dopo un sacco di tempo!
E la prima cosa che mi chiede è se veramente voglio ricominciare a volare la prossima estate….si, torno a volare in parapendio, è tanto che ci penso e la decisione è stata presa.
Due chiacchiere e la promessa di uscire assieme una volta sulle nostre bike e via, ognuno per la sua strada; mi avvicino verso casa, ho freddo e sono stanca.
Eppure la campagna ha uno strano fascino cosi nascosta tra le maglie stese dalla nebbia come lenzuola bianche tra i filari di vite, le strade bianche seppur fangose sembrano immerse in un silenzio irreale, quasi pacificatore.
Ormai sono quasi arrivata, ultimi km su strada per scrollare un po’ di fango dalle ruote ed una volta in garage, un lavaggio completo per poi rimetterla li, al suo posto, splendente, fino alla prossima cavalcata.
Mentre metto la roba da bike a lavare preparo un'altra borsa, gli scarponi da trekking e le ciaspole, stasera vado a correre sulle montagne della Valtrompia, sperando che ci sia neve ma questa è un'altra storia e ve la racconto domani.
Kathy Pitton
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