
Le mele, tonnellate di mele, rosse, gialle, striate….. mele a sacchi e cartoni, dappertutto!
Peccato che ogni volta passo da queste parti è sempre l’ora di chiusura oppure è festivo o non vendono al pubblico perché stanno aspettando i camion per la consegna, sta di fatto che le Melinda me le devo comperare al supermercato pagandole il triplo.
E dire che qua te le cacciano dietro a 30 centesimi al chilo, con 10 euro me ne porto a casa un mezzo vagone per far torte di mele per un esercito ma probabilmente non spettano a me e me ne torno sempre a casa senza.
Passo indietro prima delle mele, camper in assetto di guerra senza bike a bordo ma solo le tute da sci e la sacca delle ciaspole, pronti via che si va in Val di Non per la 38 esima edizione della Ciaspolata, 7000 partecipanti e da due anni a questa parte anche la sottoscritta con la maglia dell’Atletica Franciacorta, iscritta come agonista e quel che viene viene.
L’organizzazione mette a disposizione la sosta camper vicino ad un centro sportivo, bella tribù numerosa stavolta, parcheggio ed allacciamento elettrico per non restare al freddo di notte e via a pranzo a base di prodotti tipici trentini nella trattoria dalla parte opposta della strada e, di conseguenza, un pomeriggio di abbocco totale.
Il pettorale lo ritiro domani mattina alla partenza, oggi me ne sto al calduccio va’ che è meglio, visto le temperature che registra il termometro, un meno 8 alle tre del pomeriggio sono decisamente da brividi.
Sarà il freddo fuori, sarà che si sta bene al caldo, alle 19 sono praticamente in pigiama con una tazza di caffè bollente in mano ed un libro da leggere nell’altra; non ho molta voglia di uscire stasera e vado a letto presto, domani si corre o quanto meno ci provo.
Il perché abbia deciso di iscrivermi come agonista non lo so, forse solo perché essendo iscritta ad una squadra di atletica volevo per una volta usare quella di tessera federale e non sempre e solo quella da ciclista…. Va a capire i miei pensieri.
Sette del mattino del giorno della Befana e sono gia in piedi, anche a seguito di tutti i messaggi di auguri mandati dagli amici carissimi che mi amano alla follia visto che mi considerano una befana con tanto di scopa; caffè ed una fetta di panettone come colazione e fuori a prendere l’autobus che mi porta a ritirare il pettorale alla partenza nel paesino di Romeno……. 15 sotto zero!!!!! Mi si è gelato il naso e non riuscivo quasi a parlare dal freddo.
1053 viola il numero, cappellino blu con logo Melinda d’ordinanza e sono gia libera ma si parte alle 10.30 per cui torno alla fermata del bus e risalto nel camper bello caldo, ne avrò di freddo da mangiare in gara, fatemi stare qua ancora un po va’ che è meglio.
Alle 9 e 15 riprendo il bus con l’autista che mi guarda strano ( avrà pensato che fossi un po’ ubriaca ad andare su e giù tra Romeno e Fondo in bus), torno alla partenza ed aspetto con una marea di altra gente che dicano di entrare in griglia….. e mi accorgo che non ho il chip!!!
E’ nel camper.
Se non mi hanno arrestato stavolta non lo fanno più.
Ho quasi dirottato un bus, tornata a Cavareno, preso il chip, tornata a Romeno e partita 15 minuti dopo gli altri.
Sono diventata quasi cianotica a cercare di correre con le racchette ai piedi, un po’ per l’agitazione, un po’ perché il fiato è quello che è ed un po’ perché nel frattempo erano partiti tutti quelli della non competitiva e fare lo slalom tra bambini, cani, nonni a braccetto che cantano, signore che se la raccontano e non ti lasciano passare è stata una mezza impresa.
Quando poi mi sono accorta di aver raggiunto uno col pettorale del colore uguale al mio mi sembrava di aver vinto il mondiale ma ero talmente senza fiato che fischiavo come una vecchia locomotiva con la bronchite.
Ed ecco il ristoro.
E’ talmente tanta la sete che arraffo il primo bicchiere che mi passano gli addetti e lo bevo tracannandolo, buono…il brulè!
Dunque tre ristori, tre bicchieri, non c’è da meravigliarsi se al traguardo sono arrivata un po’ canterina e vedevo lama dappertutto.
Si lama, quelli delle Ande, con tutto il pelo arruffato, con tanto di ciaspolatore che lo tirava per il collo con una lunga corda e che diceva a tutti di non avvicinarsi… poi arriva il solito giocondo che si avvicina e sciaffete una sputacchiata micidiale……ben ti sta.
Elsa ad aspettarmi al traguardo con le maglie di ricambio, mi consegnano il diploma con il tempo ed intanto continuano ad arrivare persone al traguardo, una marea di gente colorata e contenta, chissà se è stato il vin brulè anche per loro.
Piano piano andiamo verso la zona da dove partono gli autobus verso i parcheggi dei camper e gli alberghi e nonostante avessi guardato i cartelli, ovviamente prendo il bus sbagliato e stavolta sarà mia figlia a far dirottare il mezzo e farci portare al nostro parcheggio dopo aver fatto il giro di mezza valle tra alberghi e rifugi e scaricato tutti i passeggeri.
Penso di non aver mai riso cosi tanto.
Una doccia calda ed un panino e li, mentre decidiamo a che ora partire butto l’a una frase del tipo: ma perché non andiamo in Friuli? Cosi, tanto per, un giro in giro per parenti…
Detto fatto, pronti via e siamo già sull’autostrada; nevica fitto fitto e sottile imbiancando la strada ma stiamo già pensando a domani, ai laghetti gelati della Carnia dove si pattina, allo zio Nini che non vedo da un anno, alla combriccola di cugini e bis-cugini dove siamo a casa anche se arriviamo all’improvviso e dove un piatto di pasta c’è sempre a qualunque ora ed al formaggio Latteria che mi ricorda quando ero piccola e ci andavo in vacanza in Friuli e tentavo di parlare il Furlan.
E’ un po’ una vita da zingari ma con radici ben salde ovunque quando alle spalle hai una famiglia enorme che ti accoglie a braccia aperte; è una vita da zingari ma con punti di riferimento ben visibili nella notte più buia come dei fari accesi lungo una costa con il mare in burrasca, sai sempre dove approdare in sicurezza.
E’ quel senso innato dell’avventura che mi è stato regalato alla nascita dai geni del mio dna che mi fa essere a casa ovunque, sempre e comunque.
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