La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


lunedì 28 febbraio 2011

Aironbike 2011: la lotta nel fango!







E non manco neppure quest’anno alla mia gara di inizio stagione preferita su tante altre.
Sarà l’atmosfera, saranno gli amici, sarà quel non so ché della golena del Pò sta di fatto che mi sono iscritta ancora a fine Dicembre ed a tutto il circuito per di più, cosi so già cosa fare nelle domeniche a venire.
Credo di averla corsa in tutte le salse, con la nebbia che quasi mi perdo, col sole invernale che mi aveva ustionato le braccia, sotto un diluvio, nella neve…ma credo anche che la gara del 2011 non la dimenticherò facilmente, dire unica è dir poco.
Venerdì sera il camper era già pronto, mancava solo la sottoscritta e relativa bicicletta al seguito, per cui sabato mattina pieno di gasolio e via verso l’autostrada e la pianura emiliana.
Un vecchio cd con i successi degli anni 80 mi fa canticchiare lungo la strada ed all’ora di pranzo sono già parcheggiata tra altri camper a 200 metri dalla linea di partenza.
Mentre l’acqua per la pasta inizia a bollire, guardo i ragazzi del Team Sculazzo che, come formiche, finiscono di piantar cartelli con le indicazioni, scaricano camion di viveri e pacchi gara e finiscono di montare il tendone gigante che accoglierà premiazioni e pasta party alla fine della gara.
Il sole è splendido in cielo e, seppur freddo, il clima è ideale per correre in bike anche se è ancora inverno.
Finito il mio pasto in solitaria con il telegiornale a farmi compagnia in sottofondo, raggiungo il parterre ed i ragazzi mi accolgono come sempre con il calore di un sorriso e l’invito a seguirli nel track test del pomeriggio ma ho promesso ad un amica, Lorena, di iscriverla alla gara e devo aspettare le 14.30 per farlo per cui il giro di prova lo farò piu tardi da sola.
Ritiro i pacchi gara, metto tutto sulla mia casa da trasferta ed in un attimo sono in versione biker, pronta a pedalare sugli argini del grande fiume.
L’ho visto tantissime volte ma ogni singola volta, mentre passo sul lungo ponte che divide l’Italia in due, mi impressiona cosi maestoso ed imponente con quella calma placida che inganna perché può trasformarsi in un gigante che spazza la pianura lasciandosi dietro solo detriti.
Lo si vede ed intuisce dalle decine di cascine che, lungo gli argini, sono chiuse ed abbandonate, con i tetti quasi crollati su loro stessi; ma come dar torto a quanti hanno abbandonato la campagna ed il duro lavoro del coltivatore quando ogni loro sforzo poteva venir meno con un solo colpo del grande fiume che, in piena, abbatte gli argini e tutto cancella lasciando solo desolazione alle spalle quando rientra nel suo alveo naturale.
Certo è un poco desolante vedere cosi grandi casolari lasciati in stato di abbandono ma capisco anche chi non se la sia più sentita di combattere contro madre natura sapendo di poter perdere tutto in un attimo.
Ma il pedalare su questi argini ha il suo fascino, una magia particolare che mi piace ricalcare ogni anno ed è cosi che farò il lungo giro nel pomeriggio arrivando al camper verso le cinque e mezza, quando già il sole comincia a calare all’orizzonte.
Se il tempo regge sarà una gran bella gara, veloce ed a parte alcuni tratti con del fango sarà un bel viaggiare.
Una doccia calda e, poco dopo, l’invito di Fabione a cenare con lui, famiglia, e un campione vero, Paolo Alberati.
Ne sono onorata e mi preparo alla serata.
Poco dopo mi bussano alla porta e Marino, uno dei mitici componenti del Team Sculazzo, mi invita ad una pizza con loro li vicino; grazie ragazzi ma stasera ho già un invito1
Anche se ho rifiutato so che potrò un'altra volta tornare e cenare con loro, sono amici da tempo ed in loro compagnia stò proprio bene.
Arriva Fabio con moglie e figlia, raggiungiamo Paola Parmeggiani al Old River ed aspettiamo il campione che arriva un attimo dopo.
Sarà una bellissima serata, abbiamo parlato di tutto e mangiato ridendo e scherzando fino al dolce portato da Paolo stesso direttamente dalla Sicilia, cannoli siciliani ripieni di ricotta dolce, una bomba energetica.. chissà se fa bene ai ciclisti!
Chissà perché quando si sta bene in compagnia il tempo passa velocemente ed è ora di tornare e cercare di riposare un poco.
Un breve saluto ed un buona notte a domani ed eccomi nuovamente nella casina ambulante, salto nel letto e cerchiamo di dormire che domani arriva veloce.
Mi sveglia uno strano tamburellare sul tetto alle 4 del mattino, una scrosciante pioggia che fa crollare la mia speranza di una gara veloce ed asciutta….
E continuerà tutta notte, a tratti mista a neve, un freddo gelido al risveglio in una grigia mattinata con due gradi centigradi, le facce sconsolate di quanti arrivano in macchina per la gara e lo sguardi cupo dei ragazzi che con impegno avevano preparato una gran bella gara ma al tempo non si comanda purtroppo.
Arriva Lorena, uno scambio di battute amare sulla giornata che si prospetta ed è ora di prepararci: mi infilo tutto quello che reputo utile per cercare di scaldarmi un poco, due paia di soprascarpe per tenere i piedi caldi, i guanti lunghi per le mani le cui dita si intorpidiscono, casco occhiali ed eccomi pronta ad affrontare il freddo….e non solo!
Devo ringraziare Fabio Pasquali che, nel salutarmi, ha buttato li una frase che mi ha colpito e che ho memorizzato: bisogna mettere un cambio e tenerlo fino alla fine altrimenti col fango rischi di non riuscire a cambiare più.
Quanto è stato vero!
Un giro per scaldarci le gambe ma presto si deve entrare in griglia: numero rosso, prima griglia tra i “cavalli da corsa” che scalpitano e, come sempre, sono in ansia per la partenza che mi mette paura.
Pronti via sotto una pioggia incessante, giro di lancio di 5 km e poi due giri da 21 km.
I primi 2 chilometri vanno, tra erba e poco fango ma poco dopo, scendendo verso la riva del torrente Crostolina o Crostolo come lo chiamano, si presenta un incubo di fango e mota dove restare in piedi è quasi impossibile, dove vedo cadere gente a destra e sinistra, davanti a me e sento le imprecazioni di quanti dietro non riescono a stare in equilibrio.
Ho fatto alcuni tratti in sella il resto con Valchiria in spalla con i piedi che venivano letteralmente risucchiati da una colla marrone che sembrava messa li per fermarci e non farci continuare.
Cadere cosi, senza riuscire a stare in piedi, scivolando come se fossimo su del sapone.. pazzesco.
Ho visto ragazzi buttare letteralmente la bike e terra e mollare, altri che avevano problemi con cambio e freni che tutto facevano meno che frenare…
Sembrava un girone dell Inferno di Dante dedicato ai biker.
Alla fine del giro di lancio, 5 chilometri ripeto, tanta gente si è ritirata senza neppure iniziare veramente la gara.
Io ho continuato, a testa bassa perché volevo finirla ad ogni costo, non esiste un po’ di fango ed un diluvio che possa fermarmi, no Iron kate non si ferma.
Ricordo una distesa di fango, ovunque.
Ricordo di aver pedalato il più possibile cercando di non cambiare per non avere problemi con il cambio, cosa che ho visto accadere a moltissimi ragazzi.
So di aver fatto tanta strada a piedi sprofondando nella mota e portando Valchiria a mano o sulle spalle e di essermi fermata più volte a “spremere” le gambe come un tubetto di dentifricio perché il fango reso liquido dalla pioggia mi aveva riempito i copri scarpe ed avere i piedi tanto appesantiti da non riuscire più a sollevarli, oppure di aver fatto alcuni argini scivolando sul fondo schiena ed alla fine non riuscire a sollevare la bici imprigionata dal fango che la tratteneva nel terreno.
In un tratto, fatto da tutti rigorosamente a piedi tanto era impossibile pedalare, un ragazzo mi ha detto: “questa non è una gara ma una prova di sopravvivenza”…eppure, nonostante tutto questo, nonostante la stanchezza assoluta che mi ha fatto sentire dolori ovunque, sono riuscita a continuare ed a sorridere ad ogni scatto dei fotografi, a fare una battuta ad Uranio quando, superandomi, mi ha detto” porta pazienza Kathy…”
Beh al tempo non si comanda Umbry, voi avete fatto un lavoro egregio nonostante tutto!
Quando ho rivisto l’ultimo chilometro con nuovamente quella distesa di fango l ho aggredita e sono riuscita a farla quasi tutta in sella, scivolando a destra ed a sinistra e rischiando pure di andar sparata nel canale ma ho tenuto duro e quando ho messo le gomme sull’asfalto ed ho passato il traguardo mi sono messa a ridere come solo un bambini che si diverte può fare.
Ad aspettare quanti arrivavano al traguardo Tiziano Salati e gli altri componenti dello staff che mettono al collo dei partecipanti una medaglia a forma di ruota dentata personalizzata con il logo della gara ….sarà un bel ricordo.
Guardandomi attorno ho visto le facce esterrefatte degli spettatori che vedevano arrivare una serie infinita di personaggi ricoperti letteralmente dalla testa ai piedi di fango e solo poco dopo, vedendomi allo specchio, mi sono resa conto della condizione in cui ero, una specie di Troll marrone con gli occhiali.
Ho aspettato 15 minuti al lavaggio bici senza riuscire a lavarla perché qualcuno si divertiva a fare “pulizia di fino” alla propria bike incurante del fatto che decine di persone stavano aspettando in file e, siccome avevo freddo, decido di non pulirla ma di farle fare un tuffo in una mega pozzanghera li poco distante giusto per togliere il più grosso e di fare la doccia, sono congelata fino al midollo.
Per evitare di portare chili di fango in camper mi spoglio fuori, metto tutto in un sacco e l’acqua che mi passerà addosso sarà di una calda tonalità marrone mentre scende nello scarico; ho fango nel naso, tra i capelli, nelle orecchie e tra i denti e mi sento sporca anche se appena lavata.
Il pasta party al caldo e le premiazioni che seguiranno sono un ricordo vago seppur piacevole, la stanchezza si fa sentire ed ho freddo, le mani sono gelide e non riescono a scaldarsi, le labbra tremano e sono di uno strano color violetto… ho solo voglia di dormire.
Ritiro il mio premio, un pesantissimo pacco pieno di leccornie e torno al camper ma aspetterò un poco prima di partire, sono troppo stanca e non me la sento di entrare in autostrada e di guidare due ore.
Mi riposo un po’ e, quando decido di partire verso casa, il messaggio di mia figlia mi avvisa che ad Iseo nevica mentre qua sta ancora piovendo.
Lungo la strada le gocce di pioggia poco alla volta si trasformano in neve e, verso sera, ci sarà un bel po’ di bianco ad colorare i campi della Franciacorta mentre parcheggio e scarico tutto, lavo Valchiria dalla montagna di fango che ci siamo portate a casa dalla trasferta emiliana e mi siedo finalmente davanti ad una tazza di caffé bollente.
La stanchezza è davvero tanta ma ho anche quella bella sensazione dentro di aver fatto qualche cosa di speciale, di aver alimentato una passione che mi ha dato la possibilità di conoscere persone stupende, campioni veri nello sport e veri campioni nell arte del saper vivere, amici unici che magari vedo poco ma che restano tali nonostante la lontananza e di conoscere ogni volta persone nuove, vedere facce sorridenti nonostante siano ricoperte da uno spesso strato di fango color cioccolata.
Perché ogni domenica è una sorta di avventura, sempre diversa e sempre unica.

1 commento:

federica ha detto...

bravissima ti ammiro molto, anche io vado in mtb e forse faro' la gara il 20 a pomponesco ciao