La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


martedì 18 ottobre 2011

Oreum Cup_francigena Cup


Che nome strano.
Mi incuriosisce principalmente per il fatto che due miei amici, nell’estate appena trascorsa, hanno fatto un viaggio fantastico in bici da qua fino a Roma seguendo l’antica Via Francigena, definendolo il viaggio più fantastico mai fatto.
Li ho invidiati a morte mentre pedalavano lungo tutta l’Italia fino alla capitale e quando mi giungevano i loro messaggi, tutte le sere, con descritto dove erano passati e dove stavano cenando e si sarebbero fermati per la notte, pensavo che si, un giorno, anche io avrei fatto quella antica via….
Cosi, nel leggere di questa gara, non ci ho pensato un solo secondo e via che ci vado anche se ho appena fatto la crono ad Asola e sono un poco cotta.
Alle 5 è suonata la sveglia, camper a posto e pronto a partite, bike solo da caricare e, dopo colazione, via alla volta di Orio Litta in provincia di Lodi.
Il navigatore dice 130 km ed un ora e 15 minuti ma sarà ben diversa la storia; decido di seguire le sue indicazioni e mi immetto nell’autostrada a Rovato ma già mi suona strano il fatto che mi indici la Venezia e non Milano ma sono tranquilla.
Poco il traffico in giro di domenica mattina alle sei e mezza, accendo la radio ed ascolto la musica guardandomi attorno, è ancora notte ma inizia a schiarire e qua e la vedo chiazze di rosso nel cielo.. …speriamo non indichi la pioggia come fa quel vecchio detto popolare….rosso di sera……
A Brescia mi fa prendere la Cremona e via tranquilla……
Iniziano i banchi di nebbia ed è la prima volta dopo questa anomala e lunga estate; ad un certo punto l’autostrada sembra sopraelevata rispetto ai campi a lato e questi ultimi sono letteralmente sommersi dalla nebbia che lascia svettare solo le cime degli alberi come ad indicare la strada, li , testimoni muti delle bizzarrie di stagione.
Ed ecco la stranezza: sembra che la nebbia voglia “mangiarsi” un pezzo di strada e passare dal lato opposto passando sopra il guard rail ed il colpo d’occhio è davvero notevole, sembra un artiglio sollevatosi dal campo sottostante ed appeso al metallo che cerca di sollevarsi e passare dalla parte opposta, come a raggiungere la nebbia dall’altro lato… stranissima situazione.
Ma poco dopo iniziano i guai o meglio inizia la lunga gira volta di qua e di la passando più volte sotto lo stesso ponte!
Insomma ad un certo punto si esce dall’autostrada ma ci sono un sacco di svincoli nuovi di zecca che probabilmente non sono nella memoria del navigatore e che ovviamente non riconosce per cui, mi manda di qua e di la e mi ritrovo sempre allo stesso punto; nessuno in giro a quest’ora del mattino e mi innervosisco a tal punto da pensare adesso me ne torno a casa e vado a dormire!!!
Finalmente decido di mettermi a lato strada e di tirar fuori la mia vecchia e fedele cartina geografica e di tornare alla vecchia maniera, seguo le indicazioni, ripasso sul Po ( non ditemi perché sono finita quasi a Piacenza perchè non lo so) e finalmente ecco sto paese, Orio Litta appunto.
Arrivo fino in centro ma non trovo un parcheggio dove lasciare il bestione senza che dia fastidio ed allora me ne torno al parcheggio intravisto appena arrivata, è a circa un chilometro ma ho abbastanza tempo per farmi una camminata.
Arrivo al Bar Sport, faccio l’iscrizione e me ne torno al camper giusto in tempo per vedere passare un furgoncino che mi strombazza e vedo una mano fuori dal finestrino che saluta: chi sarà??
Mi vesto, tolgo la bici dal gavone e vado verso il centro e la partenza: ci sono sei gradi, un freddo dell’accidenti!
Meno male che l’olio riscaldante per le gambe funziona perché non ho portato i pantaloni lunghi e ringrazio la lucina che mi si è accesa stamattina facendomi buttare nella sacca la giacca pesante.
Ecco Grazia con suo figlio, era lei prima che mi salutava passando; due chiacchiere con lei e pochi altri visto che quaggiù non conosco quasi nessuno e mi faccio spiegare da lei quale sia la strada migliore da prendere al ritorno, cioè via Crema-Orzinuovi cioè esattamente quello che avevo pensato stamattina ma ho voluto dare fiducia alla tecnologia nuovamente e nuovamente mi ha fatto fare un giro dell’accidenti!
Grazia è gentilissima e mi invita a casa sua per il pranzo cosi sarei già per strada ma declino l’invito, vorrei essere a casa ad un orario decente oggi.
È già ora di partire, 4 giri da 9 chilometri.
Non conosco il percorso ma preferisco non provare nulla e fare il primo giro con calma e gli altri di seguito in base alle sensazioni del primo.
Le donne partono in fondo al gruppo ed a me va bene perché cosi so che non darò fastidio a nessuno.
Pronti via.
Strade bianche, campi arati, erba, tanta erba che mette a dura prova la mia schiena già malandata ultimamente e quegli strappi micidiali su per gli argini e giù poco dopo; avevo sentito dire di fare attenzione alla prima discesa ed arrivandoci capirò il perché… un ragazzo a terra, soccorso ed imbracato dai soccorritori e trasportato d’urgenza all’ospedale… il voler superare a tutti i costi su di un sentiero dalla pendenza del 30%, corto d’accordo, ma largo giusto per il passaggio di una bike e basta.
La farò a piedi quella discesa e la seconda anche poco dopo ma il resto in sella, a testa bassa, cercando di non cadere sulle pietre e sulla sabbia di quel sentiero sotto l’argine, un continuo saltellare che mette a dura prova spalle, braccia e schiena.
Alla fine del giro si passa all’interno di Villa LItta Carini, una spettacolare residenza utilizzata per cerimonie e meeting aziendali, sembra la reggia di Versaille .
Passaggio sotto il traguardo e via di nuovo.
Un giro dopo l’altro, la stanchezza che mi rompe il fiato e la sete che si fa sentire; ad un certo punto sento la campana dell’ultimo giro ma qualche cosa non mi quadra, non ho più visto Grazia, ne mi ha superato ne l’ho raggiunta, non capisco.
Vedrò al traguardo com’è la situazione, ora voglio solo finire la gara.
Ultimo giro, ultimi chilometri ed ecco la cosa che mi fa girare le scatole: io e tanti altri a dannarmi sul sentiero sotto l’argine ed ecco il furbone di turno che, bello tranquillo, si fa tutta la strada sopra l’argine stesso tagliando praticamente un terzo del percorso, arriva all’ultima discesa, scende per far vedere che almeno l’ultimo pezzo lo fa e si mette anche ad urlare chiamando strada: ”occhio…occhio…passo a destra.. e fammi passare cazzo…”!!
Ma pensa te sto qua, prima fa il furbo ed adesso vuole anche farmi mettere in parte per far passare lui…ma vedi bene di andartene a quel paese o intelligenza sportiva dell’altro mondo e stammi ben lontano altrimenti ti trito i maroni.
Chi era? Non lo so ma è facile saperlo, basta guardare la classifica, è arrivato una sola posizione avanti a me il mister.
Al traguardo purtroppo scopro che Grazia è caduta malamente e si è spaccata la spalla ed è stata portata all’ospedale con l’ambulanza, ne avrà per un mese; suo figlio mi sembra sereno però per cui significa che , nonostante la gran botta, era cosciente e sono più tranquilla anche io.
Max mi avvisa che hanno già recuperato la sua bike ed un compagno di squadra porterà il ragazzo e la bici a casa.. proprio non potevo venire a casa tua a pranzo Grazia vedi????
Guarisci presto ragazza che ti voglio rivedere in sella con me in qualche angolo di Lombardia ok?
La premiazione non si fa attendere molto, so che il secondo posto è mio ma mi dispiace non avere la mia amica accanto sul podio, stavolta ci saremmo state entrambe, assieme.
Spero sia per una prossima volta.
Saluto Fabio e quei pochi che conosco e riparto verso casa, seguendo la strada normale stavolta ed infatti, cartina alla mano e viaggiando verso Cremona prima, Crema poi, in un ora e 10 minuti sono arrivata mentre all’andata ho fatto il giro del mondo.
Bah che impiastro che sono.
Giuro che domenica prossima il navigatore non lo porto nemmeno e che a Bagnolo Cremasco arriverò comunque e, stavolta, sarò con altre diavole rosse!
Alla prossima.

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