La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

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Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


lunedì 28 gennaio 2008

Non si guarisce proprio....

Macchè!
Neanche dopo alcuni giorni col mal di gambe si riesce a guarire dall’attacco virale fangoso.
Va beh, ci vorra qualche giorno ancora ed allora, per non andare in crisi di astinenza, domenica mattina carico tutto in macchina e parto alla ricerca di Barco, dalle parti di Orzinuovi.
Quasi mi perdo tra i paesi della bassa bresciana, nomi del tutto sconosciuti sfilano al lato della strada, Maclodio, Zurlane, un Fenile Salnitro che sembra uscito da un errore di stampa... Forse è meglio chiedere a qualcuno anche perchè il navigatore mi fà le pernacchie e mi porta dappertutto meno che a Barco.
Un paio di indicazioni da parte delle persone del posto e mi infilo in una stradina in mezzo alla campagna, una cascina qua ed una là, un freddo gelido e poca foschia, un silenzio quasi irreale per quelli che come me sono abituati al rumore del traffico.
Ecco un cartello giallo, MTB, e lo seguo fino a quando non scorgo dei nastri bianchi e rossi a delimitare delle stradine di campagna.
E cominci a vedere un pò di gente, poca per la verita, forse è presto oppure fa veramente freddo fuori dalla macchina.
Seguo le indicazioni e parcheggio di fronte ad una cascina.
Ritiro il numero di gara, il 5 stavolta, saluto alcuni biker che conosco e sento la voce del Gliso, lui c’è sempre a correre nel fango delle nostre fredde domeniche invernali.
Quando torno alla macchina trovo un signore anziano fermo accanto alla macchine e che mi chiede “ E la bici en dò èla schetà”? Ha un sorrido sul viso come per dire “siete tutti matti”, ed allora apro il baule e gli mostro in mio cavallo su ruote... si mette a ridere e scrollando il capo si allontana verso le stalle.
E’allora che vedo decine e decine di teste di mucca che sbucano da quelle aperture nella struttura che ho di fronte, sono proprio tante; e sento uno dei ragazzi li accanto che vuole mettere il numero ad una di loro e cavalcarla....
Ribadisco: una manica di matti! Ma un matto bello, la voglia di divertirsi innanzi tutto senza far del male a nessuno se non due risate in compagnia.
Via a scaldare le gambe ed incontro Adriana, va forte come un treno, ed intravedo la Zappa, la leader delle classifiche femminili e mi fà piacere il loro saluto, sono una del gruppo, quelle che hanno voglia di sporcarsi la domenica mattina, ma il rossetto sempre!
Via che si parte, la voglia di pedalare è forte, forse solo per scrollarsi di dosso il freddo.
Strade bianche, sentieri nel bosco, uno slalom tra le piante su e giù dai dossi e sui tronchi, una specie di ottovolante divertente anche se faticoso.
Terra, sabbia, fango ed anche un poco di letame, sono quasi in panne a metà gara, le gambe non girano oggi e sono già stanca ma se mi fermo è peggio, mi raffreddo.
Alcuni canali a lato dei campi sono pieni d’acqua che corre veloce, ponticelli fatti di tavole per attraversarli ma c’è posto per uno, massimo due, e l’irruenza dei giovani che vogliono passare prima si paga... Patasplash nell’acqua! Un ragazzo davanti a me fa un tuffo, lui e bike al seguito.
Mamma che fredda deve essere ed ora deve pedalare fino al traguardo bagnato fradicio.
Brrrrr lo faccio io per lui, solidarietà credo.
Arrivo alla fine, con le gambe che gridano vendetta e lo stomaco che vuole la sua parte.
Tanto fango come sempre da lavare via, le guance rosse dal freddo ed un pò di stanchezza ma si stà bene.
Tanto bene.
Kathy Pitton

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